venerdì, febbraio 07, 2014

Julian Lennon - Help yourself



Prosegue la rubrica GLI INSOSPETTABILI ovvero una serie di dischi che non avremmo mai pensato che... Dopo Masini, Ringo Starr, il secondo dei Jam, "Sweetheart of the rodeo" dei Byrds, Arcana e Power Station, "Mc Vicar" di Roger Daltrey, "Parsifal" dei Pooh, "Solo" di Claudio Baglioni, "Bella e strega" di Drupi, l'esordio dei Matia Bazar e quello di Renato Zero del 1973, i due album swing di Johnny Dorelli, l'unico dei Luna Pop," I mali del secolo" di Celentano, "Incognito" di Amanda Lear, "Masters" di Rita Pavone, torniamo ai primi 90's con un album dimenticato di JULIAN LENNON

Le altre puntate de GLI INSOSPETTABILI qui
: http://tonyface.blogspot.it/search/label/Gli%20Insospettabili

Julian Lennon è stato probabilmente il figlio degli ex Beatles che più ha subito l’ingombrante peso dell’importanza artistica e non solo dei genitori.
Dove Sean Ono (Lennon) si è creato una carriera solista interessante, sperimentale e molto personale, Zak Starkey è diventato il batterista di Who e Oasis, Dhani (Harrison) ha sempre tenuto un basso e tranquillo profilo, Stella (McCartney) si è imposta nel mondo della moda e gli altri hanno probabilmente vissuto negli agi delle eredità, Julian ha cercato disperatamente un posto al sole che prescindesse dal cognome che portava.
Non ce l’ha fatta.
Dopo il successo dell’esordio “Valotte” nel 1984, la sua carriera artistica è naufragata in album mediocri e anonimi, in genere passati nell’indifferenza generale.

“Help yourself” è invece un ottimo album rock in cui il nostro, chissà quanto consapevolmente o quanto furbescamente, riempie ogni solco di omaggi a cotanto padre.
Nella rocciosa “Get a life” si palesa il riff di “Cold turkey”, il singolo “Saltwater” è “John al 100%” con inizio “Strawberry fields forever” e solo di Steve Hunter (il chitarrista di “Rock n roll animal” e “Berlin” di Lou Reed a lungo anche con Alice Cooper) che rifà una parte che aveva mandato GEORGE HARRISON (impossibilitato ufficialmente a partecipare ma che in realtà pare abbia contribuito, non accreditato, ad alcune chitarre nel disco).
Il brano è un palese (a tratti imbarazzante) plagio di ogni cosa che ci saremmo ptuto aspettare da un inedito di John Lennon. Ma non per questo meno affascinante.
Anche se è un peccato dover constatare questa fastidiosa sudditanza alle regole (imposte ? auto imposte ? consapevoli ? inconsce ? furbe?) di “figlio di Lennon” quando con piccoli gioiellini come “Listen” o la dolce, acustica, “Take me home”, ad esempio, dimostra di sapersela cavare anche da solo.
Il resto è manierismo anni 90, con anche maldestri tentativi hip hop (nel pasticcio “New phisic s rant” imita pure la voce di Bowie....) o una stranezza electro blues come la percussiva, conclusiva, “Keep the people working”.

Alle tastiere e programmazioni Bob Ezrin (Lou Reed, Peter Grabriel, Pink Floyd etc)

10 commenti:

  1. Molto sottovalutato Julian. Qualcosa di buono l'ha comunque fatto ma adesso è sparito.

    RispondiElimina
  2. E' uscito un discreto ma poco più album nel 2011. Per il resto mi sembra sia un tipo piuttosto problematico.
    Al proposito quando circolarono alcune voci su una possibile reunion dei tre Beatles rimasti con l'aggiunta di Julian al posto del padre, Paul commentò con u nlapidario "Ha già avuto abbastanza problemi, perchè dovremmo fargli anche questo ?"

    RispondiElimina
  3. Ha ha ha me la ricordo questa. Ad ogni modo scrisse Hey Jude per lui. Io son rimasto fermo a 'Much too late for goodbye' e non credo che mi muoverò da li.

    RispondiElimina
  4. Beh, non che il padre non fosse un tipo problematico, anzi...ma temo che non lo uguaglierà neppure in quello, il che è un bene

    RispondiElimina
  5. Tra l'altro John non lo ha mai tanto trattato bene

    RispondiElimina
  6. Credo sia stato la fonte di tutti i suoi problemi

    RispondiElimina
  7. Bene o male gli ha buttato lì un adoratissimo (da John) fratellastro lasciandolo un po' in disparte.
    Si è potuto sicuramente consolare con parte dell'eredità Lennon che ha pensato bene di spendere in divertimenti poco salutari.
    In ogni caso i suoi dischi non sono così malaccio.
    Quell odi Sean Ono Lennon sono più sperimentali e personali invece

    RispondiElimina
  8. Sarà l'influenza della madre.....
    non credo che nessuno dei due assurgerebbe a cronache più clamorose di quelle di quartiere se avessero avuto genitori diversi

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Assolutamente no.
      Lo stesso Zak Starkey, pur ottimo batterista, difficilmente lo avremmo visto dietro ai tamburi di Oasis e Who senza cotanto padre nè Stella McCartney avrebbe furoreggiato nella moda senza quel cognome

      Elimina
  9. sembra una citazione anche la copertina...

    RispondiElimina

Related Posts with Thumbnails