martedì, giugno 02, 2020

Athletic Bilbao - Barcellona 1-0 1984



Riparte un campionato che non interessa a nessuno.
Consoliamoci cone le PARTITACCE di ALBERTO GALLETTI, storie uniche e preziose.


Il 5 maggio 1984 doveva essere una giornata importante per la storia dell’Athletic Bilbao che si era laureato campione di Spagna una settimana prima battendo al fotofinish il Real Madrid per differenza reti (stessi punti: 49) e Barcellona (48).

In programma quel giorno era la finale di Copa del Rey, importantissima in Spagna, importantissima per il club che al tempo deteneva il record di vittorie, 22. Tra loro e la possibilità di aumentare il record e ottenere uno storico double, che non arrivava dal 1957, il Barcellona di Maradona guidato in panchina da Cesar Menotti.

Fu il culmine di una stagione intensa, la rivalità tra le tre pretendenti fortissima, gli incidenti numerosi e il duello in campionato serratissimo.
Cominciò subito mailssimo il 24 settembre, durante l’incontro di campionato al Camp Nou, quando Goikoetxea con un intervento da dietro mandò in frantumi il malleolo di Maradona rompendogli pure caviglia in tre punti e legamenti.

Rimediò solo un cartellino giallo per quello che fu definito poi uno dei falli più volenti mai visti su un campo da calcio.
Menotti, scandalizzato, ne chiese la squalifica a vita definendolo l’anti-calcio e il giudice sportivo, davanti al quale Goikoetxea scoppiò in lacrime, gli comminò una squalifica di 18 mesi.
Scontò poi solo dieci giornate.

Maradona invece dovette affrontare un complicato intervento chirurgico, che riuscì, e una difficile rieducazione.
A differenza però degli intoccabili assi d’oggidì, era, in fondo, uguale al suo killer, duro, determinato, cattivo all’occorrenza; esser cresciuto nei campi dei sobborghi di Buenos Aires era pur servito a qualcosa. E sapeva giocare, parecchio bene anche.
Cominciò quel giorno a serpeggiare un astio violento tra i due club, sottotraccia, trattenuto a stento e anche di malavoglia, che riaffiorava di tanto in tanto con dichiarazioni o interviste a distanza, nelle quali il mutuo disprezzo era tangibile.
Andò avanti tutta la stagione e prese fuoco , abbastanza prevedibilmente, la sera della finale di Coppa.

Era una storia lunga, il Barcellona allora come oggi si vantava del bel gioco offerto e degli assi stranieri ingaggiati e disprezzava apertamente l’Athletic, squadra fatta in casa, squadra di duri non certo di fuoriclasse raffinati, che però a differenza loro vinceva.
E questo bruciava.
Inoltre aveva un conto aperto con Goicoetxea ,che già nel 1981 aveva rotto il ginocchio a Schuster, l’asso tedesco in forza ai blaugrana; ci aveva messo un anno a recuperare e mai del tutto.

Inoltre, come ebbe a dire proprio Goikoetxea parecchio dopo:
“Erano anni in cui ci si era appena liberati dal franchismo e il nazionalismo soffocato per decenni, sempre presente nell’orgoglio identitario dei club calcistici delle minoranze, come noi, ma anche loro, riaffiorava.
Ci si picchiava in campo anche per quello”.


Ora per Maradona si prospettava una lunga ed incerta convalescenza, l’infortunio è gravissimo, i medici ipotizzano anche un prematuro stop all’attività agonistica.
Invece Diego, animato da quello spirito indomito che sempre lo ha contraddistinto recupera.
Recupera e recupera e miracolosamente si rimette in piedi a metà aprile.
Scenderà in campo per le ultime di campionato senza fare in tempo a recuperare il punto di distacco che lo separava dagli acerrimi rivali.
La vigilia del match è incandescente.
Dirigenti e giocatori non le mandano a dire, l’astio riaffiora.
Da Barcellona si accusa il macellaio di Bilbao, si parla di vendetta, siamo pronti eccetera eccetera….
.Anche Maradona, ormai ristabilito, butta benzina sul fuoco “Avrei preferito se il campionato lo avesse vinto il Real” dichiara.
Il massimo dirigente basco risponde che se Maradona continuerà a fare dichiarazioni di questo genere non garantirà cosa gli potrà succedere sabato in campo.

Ad ogni modo l’attesa della partita tra gli sportivi è tanta, i tifosi baschi sono accorsi in massa, oltre 60.000; i catalani, vista la sede e l’avversario han preferito rimanere a casa e guardare la tv; lo stadio è pieno imballato: 100.000 spettatori.

Dopo i primi minuti di studio c’è un malinteso tra i difensori blaugrana, Urruti si trova fuori posto al limite dell’area ma il pallonetto di Endika è debole e MIgueli sventa a un metro dalla porta.
Quindi al 13’ su angolo per l’Athletic da sinistra Schuster respinge corto, la palla finisce tra i piedi di Dani che crossa di nuovo, al limite è appostato Endika che stavolta non sbaglia: controlla bene di petto, e poi mette un bel tiro angolato alla sinistra di Urrurti. 1-0 per l’Athletic.

Il primo tempo vede il Barcellona compassato cercare di manovrare, Maradona tocca parecchi palloni.
In difesa si avvalgono della trappola del fuori gioco; in due 7tre occasioni l’Athletic la buca presentandosi a tu per tu con Urruti.

Maradona ha avuto un po troppo la tendenza a voler fare tutto da solo, ma ha preso colpi ogni volta che ha toccato palla.
Ad ogni tocco un calcio, ad ogni stop una spinta, sempre.
Liceranzu rimedia un cartellino giallo per un entrata da dietro piuttosto robusta e si arrabbia.
Schuster ha trottato per il campo, ha fatto da cane da guardia a Maradona, cercando di colpire quanti più avversari potesse; avversari che non si son tirati indietro, ne sono scaturite un po di scintille.
Il pubblico, quasi tutto di parte biancorossa lo ha spesso beccato.
Lui si è anche innervosito.
Menotti ha osservato tutto con la consueta pacatezza e una sigaretta via l’altra.
Non sono sicuro cosa possa aver detto ai suoi giocatori all’intervallo, il secondo tempo è stato quasi uguale al primo, la scossa non c’è stata, evidentemente confidava in qualche invenzione del Pibe.

C’è infatti subito un errore nella trappola del fuorigioco e Urruti deve sventare di piede fuori area.
Poi un corner per l’Athletic, che non si riesce a battere, c’è un fitto lancio di oggetti in campo proveniente dalla curva dei tifosi blaugrana; è dall’inizio comunque che la tensione è palpabile, i giocatori non hanno risparmiato interventi duri da ambo le parti. Partita interrotta, il ‘Flaco’ Menotti in panchina fuma e osserva. La partita riprende.

Il Barcellona ora è più manovriero, ma l’Athletic contrattacca ad ogni occasione: Sarabia, subentrato al marcatore, Endika, parte dalla sua metacampo, si beve la difesa azulgrana in linea e fila verso la porta: Urruti esce, ma Alesanco lo recupera e lo stende limite; e si prende il giallo. La punizione di Dani è larga.

Schuster , bersagliato da lancio di oggetti, risponde rispedendone uno al mittente, selva paurosa di fischi e buuu da parte dei tifosi baschi li assepiati che stanno anche tirando giù la recinzione.

I giocatori dell’Athletic protestano, vogliono l’espulsione del tedesco, circondano l’arbitro che non ne vuol sapere e fa ampi cenni di finirla; in campo piove di tutto, Schuster se ne sta , da solo, a distanza. Quando il gioco riprende ennesimo contropiede dell’Athletic che ancora una volta elude la trappola del fuori gioco; Urruti deve uscire ancora dall’area per sventare su Salinas.
Occasione per il Barça: un bel colpo di testa di Schuster, Zubizzarreta si distende e blocca.
Poi un violento destro di Sánchez colpisce in testa un difensore dell’ Athletic che crolla, ma sventa il pericolo.
Siamo a metà tempo, all’interno dello stadio ogni tifoso dell’Athletic ha sicuramente una bandiera in mano che da questo momento comincia a far sventolare, lo spettacolo è imponente.
Il Barcellona continua a buttare palloni in area, Julio Alberto ne fa spiovere uno pericolosissimo sul secondo palo, ci si fionda Alesanco, Zubizzareta esce e la prende, il difensore blaugrana finisce in scivolata contro al portiere, ci arriva anche Urtubi che cerca di proteggere il proprio portiere.

La partita stà per finire, la tensione sale.
L’ultimo tentativo è di Maradona che fa secchi tre difensori in area avversaria ma Nunez con un tackle scivolato millimetrico allontana. Maradona vola a terra , reclama il rigore.
Nunez gli si fa sotto e i due si affrontano faccia a faccia, lancio di oggetti in campo, interviene l’arbitro che li separa; manca un minuto.
Ultimo assalto sul corner conseguente:
Carrasco mette in mezzo, Zubizzareta esce male su MIgueli che colpisce di testa, qualcuno salva sulla linea con un calcione che rimanda la palla a quaranta metri; altre proteste.
Incomprensibilmente l‘arbitro da una punizione all’Athletic probabilmente per carica al portiere : mi chiedo se avrebbe convalidato il gol se il colpo di testa fosse entrato.

Parte della recinzione dietro la porta è divelta, i tifosi si preparano all’invasione di campo per festeggiare la vittoria.
Sul rilancio e tentativo di contropiede l’arbitro fischia la fine.
E’ stata una partita durissima, nervosa, cattiva: ha vinto la squadra più dotata di questi attributi.

Poi , succede il finimondo, devono aver avuto da dire, poi qualcuno comincia a picchiare.
Volano calci tremendi, quello di Maradona al massaggiatore del Bilbao è terrificante.
Quello di Migueli alla schiena di un avversario altrettanto, ce n’è anche uno di Schuster niente male.
Dura poco, un minuto credo, ma la furia è devastante, odio e cattiveria puri.
Erano mesi che andavano avanti a distanza e alla fine han sistemato i conti.

https://www.youtube.com/watch?v=cnbEr-X8j9Y

Alcuni tifosi dell’ Athletic, quasi non curandosi della rissa, invadono il campo e festeggiano cercando di abbracciare i propri beniamini.

Negli spogliatoi Menotti dichiarò di non aver mai visto niente di simile in vita sua.

E dire che nel corso della sua carriera di campi in giro per il Sudamerica ne aveva girati parecchi.
In tribuna, Sua Maestà il Re, presente con consorte e figli ha visto tutto; non ha gradito per niente. Dopo aver premiato Dani, pretende le scusa da Federazione, club e giocatori.
Dani riceve la Coppa del Rey dalle mani del sovrano e la alza con un orgoglio stampato in faccia che raramente ho visto in situazioni simili e che contiene tutto il modo di intendere il calcio per i baschi.
Poi scende dal palco reale, torna in campo e viene attorniato e acclamato dai suoi compagni di squadra che tendono le braccia per toccare il trofeo. Poi si issano il capitano sulle spalle portandolo in trionfo, è proprio il caso di dirlo, uno dei trionfi più trionfi che abbia mai visto, per il campo.

I tifosi acclamano i loro idoli.
Hanno vinto, sono i migliori di Spagna, hanno vinto tutto, non c’è Maradona che tenga. Rimane questo l’ultimo trofeo conquistato dall’ Athletic Bilbao.

Maradona, considerato il responsabile della furibonda rissa venne convocato a palazzo per scusarsi di persona col sovrano (nel video sopra, scena comica)
Quindi verrà squalificato, insieme a Clos e Migueli , Goikoetxea, Sarabia e De Andrés, per tre mesi; che non sconterà in quanto Nunez, che non lo aveva mai amato, lo cede al primo offerente: l’Ing. Corrado Ferlaino presidente del Napoli.

Madrid 5 maggio 1984, Estadio Santiago Bernabéu
Copa del Rey - Finale
Athletic Club 1-0 Barcelona

Athletic Club: Zubizzarreta; Urquiaga, Liceranzu, Goikoetxea, Núñez; Patxi Salinas, De Andres, Urtubi, Dani ; Endika (61’ Sarabia), Argote (87’ Gallego) . All. J. Clemente

Barcelona:
Urruti ; Sánchez, Julio Alberto, Migueli, Alexanko; Víctor, Carrasco, Schuster, Rojo (63’ Clos); Maradona, Marcos Alonso . All. C.L. Menotti

Arbitro: Franco Martinez
Marcatori: 13’ Endika (AB)
Spettatori: 100.000


4 commenti:

  1. In quel periodo ACB e Real Sociedad dominavano il calcio spagnolo. Poi furono saccheggiate dei loro migliori giocatori e per decenni fu quasi sempre, e solo, una battaglia a due tra Barca e Real. Un old firm paella.

    Aupa zubigorria.

    Charlie

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  2. Credo purtroppo che abbia fatto più danno la sentenza Bosman che non il saccheggio di Barca e Real,modesto negli ultimi trent anni. Sentenza che ha poi dato il la alla globalizzazione del calcio la quale ha scritto la parola fine definitivamente sulle possibilità di lotta al vertice della Athletic. Per la Real Sociedad si trattò dell unico bi-triennio in tutta la loro storia.
    Con la possibilità di pagare qualsiasi cifra in qualsiasi parte del mondo, Real e Barca non vengono neanche più a chiedertelo i giocatori. Poi be hai uno buono e va al Man City.
    Rimane un romantico anacronismo, sostenuto da un orgoglio e un coraggio che ammiro immensamente, che me li fa amare più di prima.
    Peccato per quest'anno: coronavirus di merda. La vittoria in Copa del Rey era davvero alla portata

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  3. La giocheranno a gennaio. Real e Athletic hanno fatto un accordo che prevede la finale giocata a porte aperte nel 2021. Le due squadre rinunciando ad una finale a porte chiuse da giocare prossimamente hanno rinunciato ad un posto in Europa per la prossima stagione. Entrambe le società hanno preferito una finale con la possibilità di avere il pubblico.
    Sarà una festa basca.

    Charlie

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    Risposte
    1. Non sapevo, ottimo.
      Mi fa piacere e come sempre si distinguono per i motivi giusti. Io, come sempre, sono per l'Athletic Club,

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