lunedì, novembre 07, 2011
Teenage Kicks: gli Apache
Teenage Kicks, una rubrica settimanale che andrà alla ricerca dei movimenti giovanili pre 50’s che hanno preceduto di decenni il mood di quello che ritroveremo poi nei teddy boys, nei mods, nei punks, skinheads etc.
Ribellione all’autorità, individualismo, aggregazione, fiera opposizione all’omologazione e ai valori dominanti.
Gli APACHES vissero a Parigi nei primi anni del 1900, fino allo scoppio della prima guerra mondiale che si portò via buona parte di loro (e della gioventù europea).
Rifiutavano l’idea di integrarsi in una società dominata dal lavoro, avevano come nemici la borghesia e la polizia, contro i quali si mossero in chiave delinquenziale, scatenando una vera e propria guerra urbana, fatta di accoltellamenti e sparatorie.
Prendevano il nome dalla tribù dei Nativi Americani, idealizzati come espressione di libertà e di ribellione a chi li voleva soggiogare.
Parlavano uno slang personale, lo Jare e prestavano estrema attenzione al look:
scarpe a punta, fazzoletto al collo (spesso segno distintivo tra una gang e l’altra), basco o coppola, baffi e basette sottili, ciuffi di capelli sporgenti dal cappello, magliette spesso a strisce, calzoni con piega, fascia intorno alla vita.
Pericolosissimi, arrivarono ad un numero considerevole (fino a 30.000) e tennero a lungo in scacco la polizia.
Michel Perrot li descrive così:
Ben vestito con sciarpa di seta e cappello ben calzato.
Un’eleganza frivola che lo fa passare per effemminato tra gli operai di periferia.
L’Apache sogna le uscite in compagnia, gli amici, la morte, adora i balli e le ragazze.
La donna Apache è libera e allo stesso tempo sottomessa al proprio uomo (che talvolta ne diventa il magnaccia).
L’Apache è sentimentale, un dandy che ha il senso dell’onore e il gusto per la distinzione, non si rassegna a nulla, vuole vedere il proprio nome sui giornali.
Anarchico istintivo ritiene che il furto sia solo un’equa retribuzione e pratica la redistribuzione individuale ai danni dei borghesi o dei “fessi”.
L’Apache è un ragazzo sui 18 anni, giovane proletario delle periferie urbane, principalmente parigine.
Rifiuta il lavoro salariato e la condizione proletaria dei genitori oltre all’essere spiantato.
Ama girovagare, passeggiare in centro, è un emarginato dei sobborghi e vuole stare nel cuore della città.
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Molto interessante
RispondiEliminaNon li conoscevo!
RispondiEliminavai coi Casula!
C
Questi però andavano di coltello.
RispondiEliminaMa come attitudine non sono troppo lontani dai primi mods
allelimo gradisce questa volta?
RispondiEliminabla bla bla bla ..du balle
RispondiEliminaSugli Apache,così come degli esistenzialisti francesi (che in parte furono il fenomeno conseguente) ha spesso ironizzato Totò,in alcuni suoi film tipo "Totò le Mokò".
RispondiEliminaQui la meglio gioventù ci ha dato una lezione che non dimenticheremo mai, ragazzi e ragazze di tutte le età e le provenienze più disparate hanno spalato il fango dell'alluvione nelle strade di Marassi e di Quezzi e della Foce, ho visto una foto di due ragazzini con una "cuffa" di detriti uscire da uno scantinato e ho visto "..quei gerani che la gioventù fà ancora crescere nelle strade"
RispondiEliminasiete l'orgoglio della città intera ragazzi, non mollate mai, voi siete il futuro di Genova
cortez
ORGOGLIO TOTALE !
RispondiEliminaMa il volontariato è una delle poche cose di cui possiamo essere orgogliosi in Italia,conosco abbastanza bene queste realtà.
Grande Cortez!!
RispondiEliminaC
Leggendo la storia degli Apache mi è venuto in mente il grande Helno de Les Negresses Verts...
RispondiEliminaAbout Volontari: il mondo del volontariato e dello spontaneismo giovanile, e non, che si rimbocca le maniche dopo terremoti, alluvioni e disastri vari e' il bright side di questo paese fonfo! Ho fatto parte delle Brigate di Solidarietà Attiva che gestivano un campo a San Biago di Tempera nell'aquilano , un posto dove non arrivavano giornalisti e quindi anche pochi aiuti bertolasiani, l'esperienza è stata formativa e pur essendomi dato da fare ho ricevuto molto di più di quel che ho dato. Sarà cosi pure per i volontari di Zena.
Charlie
Vero, molto Negresses Vertes gli Apache (anzi viceversa !)
RispondiEliminaIl volontariato è la (miglior) risposta silenziosa, attiva e concreta a questa banda di merde che banchetta a nostre spese.
Si fottano, muoiano e alla svelta (un po' tutti eh) che noi ci rimbocchiamo le maniche e facciamo da noi.
Fanculo
Pezzi di merda come BertolaZo che se la sogghignava durante il terremoto,preciso
RispondiEliminaC
gli apache erano casula genoani
RispondiEliminanegli anni venti un attore e regista torinese, Emilio Ghione, li aveva celebrati portando sul grande schermo il personaggio di Za La Mort, apache parigino da lui stesso interpretato.
RispondiEliminaFabio T.