martedì, giugno 23, 2020
Manchester United 1998/99
Per la serie Grandi Stagioni, ALBERTO GALLETTI ci porta a quella indimenticabile del MANCHESTER UNITED del 1998/99.
La storia di Alex Ferguson al Manchester United fu caratterizzata da un iniziale periodo di insuccessi.
Periodo che durò dal giorno del suo arrivo, novembre ’86, fino al giorno in cui vinse il campionato inglese per la prima volta nel maggio ’93; il primo per il club dopo ventisei anni, giocavano ancora Charlton, Law e Best e l’allenatore era Matt Busby.
Sette anni, parecchi.
Oggi in sette anni senza trofei avrebbero già cambiato dieci allenatori, non allora.
Era un altro calcio, c’erano altri dirigenti.
Si sapeva ancora aspettare, si poteva ancora aspettare; che una squadra cambiasse, maturasse, prendesse convinzione di se e riuscisse ad esprimersi.
E non si doveva fronteggiare il vortice economico che oggi avvolge club di questo calibro e non perdona niente perché ogni calo della squadra, ogni flessione, neanche insuccesso, ha ripercussioni economiche negative.
Per chi come me, a quei tempi, seguiva il calcio inglese già da un po, il Manchester United era questa squadra con più tifosi e meno titoli della squadra al tempo egemone in Inghilterra, il Liverpool, che aveva vinto più del doppio (18) degli scudetti (7), e che ispirava più simpatia di questi ultimi, nonostante non avessi ancor ben chiare alcune cose e le simpatie vere fossero altrove.
Ci poteva quindi stare che mi trovassi ad Upton Park un mercoledì sera dell’aprile ’92 ad assistere al recupero contro il West Ham già retrocesso che, se vinto, li avrebbe mandati in testa alla classifica con due partite ancora da giocare.
Segnò un tale Brown e il West Ham vinse una partita molto inglese.
Il Leeds rimase davanti, lo United perse anche il sabato a Liverpool e addio campionato.
Il club chiedeva al manager scozzese di vincere il campionato, ovviamente, e in sei stagioni in carica questa fu la volta che ci andò più vicino. Ci riuscì l’anno dopo, determinante l’arrivo di Cantona dal Leeds a novembre.
Nel ’94 la squadra rivinse il campionato, secondo di fila, non capitava dagli anni ‘50, e la FA Cup ottenendo così il primo double della sua storia.
Per Ferguson il tanto inseguito, e ad un certo punto quasi insperato, successo.
Con i dominatori dei due decenni precedenti ormai in declino, l’unica sfida credibile, in patria, rimaneva quella dell’Arsenal; che vinse il campionato del ’95.
Nel frattempo Ferguson aveva completamente rinnovato l’organico, dando il benservito a parecchi veterani, trovati in squadra al momento del suo arrivo e via via liberati a suon di contratti non rinnovati: Mc Clair e Pallister gli ultimi due in quell’estate ’98; e rimpiazzandoli con una nidiata di giovani provenienti dal settore giovanile, opportunamente miscelati ai vecchi professionistoni di cui si fidava.
In quell’estate ingaggiò l’attaccante Yorke dal Villa e il truce difensore Stam dall’ Ajax; infine arrivò Blomqvist dal Parma come riserva di Giggs. Ferguson rilanciava così la sua sfida ai londinesi, autori del double nel ’98.
La stagione partì male, i gunners fanno a fette lo United (3-0) nel Charity Shield che apre la stagione.
In campionato la forma sembra non arrivare: alla prima di campionato deludente 2-2 casalingo con il Leicester City strappato in extremis dopo aver a lungo patito ed esser finito sotto 0-2, rimedia Beckham al 90’. Questo è tipico di questa squadra e si ripeterà ancora, in frangenti decisivi.
Scialbo pareggio, 0-0, anche il sabato dopo in casa del West Ham.
La visita del sorprendente Charlton, che è primo, ad Old Trafford riporta un po di sereno e quattro gol, a uno.
Tre partite cinque punti: non una gran partenza.
La successiva visita a Londra è disastrosa quanto la prima: campo diverso ma stesso avversario e stesso risultato, 3-0 per l’Arsenal nell’incontro di Highbury del 20 settembre. Dopo sei giornate lo United è undicesimo con otto punti e ha giocato una partita in meno; l’Aston Villa è in testa con 14 punti anche se non sembra credibile in prospettiva trentottesima giornata. L’Arsenal ha due punti e una partita in più dei ragazzi di Ferguson.
Ottobre è un buon mese , dopo la sconfitta di Londra lo United realizza una miniserie positiva, cinque vittorie tra cui il sempre gradito 2-0 casalingo al Liverpool e un convincente 5-1 al rognoso Wimbledon; due i pareggi. Il 14 novembre la classifica dice Aston Villa 28, United 25, Arsenal 24.
La settimana dopo sconfitta netta 3-1 a Hillsborough, ma perdono anche Villa e Arsenal e la situazione in testa rimane immutata con Chelsea, Leeds e West Ham che però si portano ad una lunghezza dai gunners, potrebbe scapparci una lotta per il campionato entusiasmante, sei contendenti.
Non sarà così.
Dicembre è un mese terribile, una sola vittoria, 3-0 al Forest il giorno di S.Stefano oltre a quattro pareggi e una sconfitta, in casa (2-3), contro il MIddlesbrough allenato dal grandissimo ex Brian Robson, che va addirittura sul 3-0 entro l’ora di gioco; non avrei voluto essere uno dei difensori a fine gara quando Ferguson rientrò negli spogliatoi. La classifica continua a piangere: il campionato ha effettuato il giro di boa e dopo 20 partite giocate, l’inaspettato Villa è sempre davanti, 39; s’è fatto largo il Chelsea, 37; davanti ai duellanti Arsenal e United 35; tutto rimediabile ad ogni modo.
Middlesbrough che torna ad Old Trafford il 3 gennaio per il terzo turno di FA Cup . Nuovo spavento quando gli ospiti vanno in vantaggio ad inizio secondo tempo. Questa volta però la reazione c’è e il finale di 3-1 proietta lo United al 4° turno, dove se la vedrà col Liverpool, in casa.
Le ultime stagioni sono state ricche di vittorie per il Manchester United, il trofeo del campionato è finito in bacheca quattro volte nelle ultime sei stagioni, insieme a due FA Cup e a quattro Charity Shield, tuttavia il successo in Europa restava chimerico.
Nell’Europa dei grandi.
Perché nel ‘90/91, alla prima stagione di competizioni europee dopo il bando seguito ai fatti dell’Heysel, lo United si era aggiudicato la Coppa delle Coppe battendo in finale il quotato Barcellona grazie ad una doppietta di Mark Hughes.
Questo trofeo, insieme (soprattutto) alla FA Cup dell’anno precedente, avevano salvato la traballante panchina di Alex Ferguson al tempo sempre in discussione causa mancanza di vittorie.
Quello che manca ora in bacheca è la Coppa dei Campioni, l’unica presente è quella del ’68, anche qui Charlton, Law, Best, Busby…..preistoria.
La storia di Ferguson in Champions League, nel frattempo gli avevano cambiato il nome, non fu in principio ne facile, ne tantomeno felice. Due eliminazioni al primo turno contro Galatasary e poi nel girone dove si qualificò il Goteborg.
La semifinale del ’97 sembrava aver restituito il club ad una giusta dimensione europea, ma l’eliminazione del ’98 nei quarti, per mano del AS Monaco e dello strepitoso gol di Trezeguet a Manchester, pose nuovi pesanti dubbi sull’effettiva consistenza dello spessore europeo della squadra.
L’edizione ‘98/99 prevedeva già una prima fase a gironi.
Lo United era finito nel Gruppo D insieme a Bayern, Barcellona e Brøndby, diciamo pure un pessimo sorteggio; non prima di aver dovuto passare da Lodz (2-0 e 0-0) per il preliminare, visto che l’anno prima era arrivato secondo.
Si giocò da metà settembre ad inizio dicembre; non un periodo di grande forma come abbiamo visto. Due vittorie sonanti contro i danesi (5-2 e 6-2) fruttano i sei punti facili da metter nel sottofondo. Poi ci sono due spettacolari pareggi contro il Barcellona, entrambi per 3-3. Quindi altri due pareggi contro il Bayern , 2-2 e l’ 1-1 in casa che sancisce la qualificazione; qualificazione per la quale però possono ringraziare il Bayern che batte due volte il Barcellona.
Ritroveremo il Bayern (squadra), e Barcellona (città) all’apice di questa stagione.
La seconda fase ad eliminazione diretta prevede i quarti di finale, per lo United il sorteggio ha detto Inter, appuntamento ad Old Trafford ai primi di marzo.
La sconfitta casalinga contro il Middlesbrough di dicembre sarà anche l’ultima, non solo in campionato, ma per tutto il resto della stagione; con gennaio la squadra cambia decisamente passo, sorretta da una condizione che comincia ad arrivare e da una convinzione senza eguali. A metà gennaio infatti, il Leicester City, che aveva causato patemi nella giornata inaugurale, viene demolito in casa propria per 6-2.
Il 24 gennaio il Liverpool rende visita ad Old Trafford per il quarto turno di FA Cup in cerca della prima vittoria sui rivali in nove anni, nonché della prima qualificazione in FA Cup ai danni dei red devils dal 1922. E partono col botto: Owen approfitta di una dormita generale della difesa e insacca di testa dopo due minuti!
Dopo aver condotto una partita all’attacco in cerca del pari, lo United, quando tutto sembrava perduto, resuscita per la prima volta in stagione e trova due gol in zona Cesarini, o meglio fergie Time come comincia ad essere chiamata in Inghilterra, all’88 (Yorke) e al 90’ (Solskjaer, tenere a mente) e un’ insperata vittoria che manda la squadra al quinto turno, il morale alle stelle e gli avversari all’inferno.
Si torna al campionato ed è la volta del Nottingham Forest, disintegrato 8-1 sul proprio terreno con un clamoroso poker di Solskjaer.
È il 6 febbraio: il Villa ha perso terreno a gennaio e ora classifica dice United 50, Chelsea 46, Arsenal 45.
They looked unstoppable.
Lo scontro diretto con l’Arsenal finisce 1-1 e due vittorie nelle due parte seguenti permettono allo United di mantenere il primo posto.
Vittorie che diventano quattro con le due ottenute nel mese di marzo nelle uniche due partite giocate; ritorna la Champions League.
Una doppietta di Yorke da la vittoria allo United sull’Inter nella partita di andata ad Old Trafford; a S.Siro lo United subisce gol al 60’ e quindi la pressione nerazzurra nel tentativo di cercare il gol del pari, Scholes a tempo quasi scaduto infila il pallone dell’ 1-1 che risolve la pratica qualificazione.
Il 3 aprile, dopo quattro vittorie di fila, lo United impatta sul campo del Wimbledon: vanno subito sotto quando su corner a loro favore vengono presi in contropiede da un lunghissimo rilancio del portiere avversario, Phil Neville e Schmeichel pasticciano, ne aprofittano Hartson e Euell, quest’ultimo insacca. Rimedia Beckham a fine primo tempo. Col pari in tasca, la testa va altrove e nel secondo tempo lo United bada a non subire e se ne va da Londra con un pari. Pari anche per l’ Arsenal e primato in classifica salvo.
Ma la testa dicevamo è altrove, mercoledì ad Old Trafford arriva la Juventus, tre volte finalista negli ultimi tre anni, per l‘andata della semifinale di Champions League. Ryan Giggs salva i red devils in pieno recupero infilando il gol dell’ 1-1. La Juventus, specie nel primo tempo, ha avuto in mano la partita e anche occasioni per il raddoppio. Questa ad ogni modo è una squadra che non muore mai e sicuro a Torino venderanno cara la pelle.
A Torino ci sono anch’ io, non vedevo una partita di Coppa dei Campioni da più di dieci anni.
Ricordo l’attesa e l’ emozione nell’avvicinarmi allo stadio e la delusione, mista al solito ‘sempre la stessa storia’, dopo solo dieci minuti di partita, quando Inzaghi mette dentro il 2-0 per la Juve che in quel momento parve chiudere il discorso qualificazione.
Ricordo una bolgia indescrivibile e un certo imbarazzo nel cercare di mascherare che non è che ne facessi proprio parte, mi crollò il mondo addosso.
Ma qui viene fuori la squadra che non muore mai: spalle al muro, con una montagna da scalare, ripartono.
Keane fa un gol di testa formidabile, uno dei migliori che abbia mai visto dal vivo: 1-2.
Siamo solo a metà primo tempo, un altro gol qualificherebbe lo United: c’è vita.
Si, e anche speranza, perché dieci minuti dopo Yorke pareggia, ancora di testa e poi prende un palo clamoroso.
Sono le situazioni che esaltano gli inglesi, che riuscivano a far girare le partite in dieci minuti, e far crollare psicologicamente gli avversari, momentum lo chiamano.
Questa è la seconda volta in stagione che riemergono dall’abisso.
Poi Andy Cole, oh Andy Cole!
Mai amato: prima sbaglia un gol fatto e poi ne fa uno da un angolo difficilissimo, 3-2!
E finale di Coppa dei Campioni dopo 31 anni: storia del calcio inglese.
E io c’ero, dovetti però stare attento a non scoprirmi troppo per evitare di prenderle.
Grandissima partita.
Treble comincia a diventare una parola ricorrente in questo aprile da infarto.
In campionato rifilano un 3-0 allo Sheffield Wednesday nonostante parecchi titolari tenuti a riposo in vista della prima partita contro la Juve, mentre il sabato successivo al trionfo di Torino non va oltre l’ 1-1 ad Elland Road, tradizionalmente uno dei campi più difficili per lo United.
L’ Arsenal, che ne ha fatti sei a Middlesbrough per la prima volta in stagione balza al primo posto (+1) , pur se con una partita giocata in più.
Inoltre, tra le due partite con la Juventus si è giocata la semifinale di FA Cup, avversari, manco a dirlo, l’Arsenal.
E’ una sfida titanica, il turno va al replay con entrambi gli incontri ai supplementari.
Finisce senza reti la prima sfida al Villa Park, le squadre danno vita ad un grande incontro senza riuscire a superarsi. L’arbitro annulla un gol a Keane per fuori gioco.
Quattro giorni dopo, stesso campo, una delle sfide che fecero la storia di questa competizione.
Le squadre giocano una partita di grande livello tecnico, intensità al limite della ferocia e occasioni da ambo le parti.
Segna prima Beckham con un perfetto tiro dal limite che si insacca a mezza altezza.
Pareggia Bergkamp con un altro tiro da lontano che rimbalza davanti a Schmeichel.
Poi Keane viene espulso per doppia ammonizione e l’Arsenal che sembrava in difficoltà prende la supremazia del gioco.
A pochi istanti dal termine la supremazia sembra dare i suoi frutti quando l’arbitro assegna un rigore all’Arsenal per atterramento di Parlour da parte di Phil Neville in area; mancano pochi istanti alla fine dell’incontro.
Sul dischetto va Bergkamp che calcia alla sua destra, Schmeichel, quella sera indeciso sul gol e in un altro paio di occasioni, si riscatta e para.
Si vai ai supplementari, l’Arsenal continua a dominare, ma è lo United che trova il gol con Giggs che recupera palla nella sua metacampo, fila via sulla sinistra bevendosi in velocità mezza squadra con dribbling ubriacanti e una volta in area spara una legnata sotto la traversa per il gol vittoria: maradonesque. Poi ci fu Torino.
Di nuovo in campionato: il primo maggio vincono entrambe; Arsenal 72, United 71 una partita giocata in meno. Il cinque maggio lo United pareggia (2-2) ad Anfield e appaia i rivali, Ferguson accusa l’arbitro di aver favorito il Liverpool. L’Arsenal batte il Tottenham 3-1, i punti di vantaggio dei gunners diventano tre.
9 maggio, sabato, vittoria decisiva a MIddlesbrough, 1-0; nel posticipo del martedì l’Arsenal perde a Leeds 1-0, il giorno dopo lo United pareggia il recupero a Blackburn (0-0): United 76, Arsenal 75. Si va all’ultima giornata. Lo United riceve il Tottenham che va in vantaggio e gela lo stadio.
Beckham prima, e Cole ad inizio secondo tempo segnano i gol che battono un Tottenham bello e mai domo; L’Arsenal batte 1-0 il Villa.
Per il Manchester United è il quinto titolo in sette stagioni!
Prima del primo di questi cinque ne aveva vinti sette nelle precedenti centodieci! E primo trofeo stagionale in bacheca.
Sabato 22 maggio a Wembley tutto pronto per il secondo trofeo stagionale; finale di FA Cup, avversario il Newcastle. Vittoria abbastanza agevole.
Il Newcastle durò meno di dieci minuti, giusto il tempo di un tiro e di un brutto tackle su Keane che deve essere sostituito.
Gli subentra Sheringham che segna un bellissimo gol più o mano al primo pallone toccato.
Scholes ad inizio ripresa sigla il definitivo 2-0.
Secondo trofeo stagionale e terzo ‘double’ in sei stagioni.
Prima del primo di questa serie, nel 1994 non ne avevano mai fatto uno, mai vista una roba simile.
Neanche il tempo di festeggiare perché il mercoledì c’è la finale di Champions League.
Sintetizzo dicendo che i miei tentativi di recuperare un biglietto furono, tanti, tantissimi, costanti, insistenti, fantasiosi e disperati; ma non ci fu nulla da fare.
Ferguson dovette fare i conti con un centrocampo da inventare di sana pianta: assenti Keane, Scholes squalificati. Gioca Butt, soluzione obbligata e Beckham, spostato interno. Giggs va all’ala destra e Blomqvist all’ala sinistra. Yorke e Cole confermati davanti. Io davanti alla tele disapprovai disperato.
Dopo 6’ minuti lo shock, erroraccio di Schmeichel su punizione di Basler che finisce in porta.
Ci risiamo. Quest’anno in ogni partita che contasse qualcosa partono malissimo, sempre con indecisioni dietro. Non mi sbaglio, ma all’inizio sono sempre nervosi.
Il primo tempo, senza essere travolgente è un monologo del Bayern, l’atra finalista, che prende anche un palo e una traversa e sbaglia un altro paio di occasioni-gol clamorose.
Nel secondo tempo ci sono un paio di occasioni, poco pericolose e dopo 70’ la sconfitta sembra certa. Finalmente Ferguson fa qualcosa: toglie Blomqvist e mette Sheringham, Beckham torna all’ala, e meno male.
Ma è ancora Bayern, Scholl fa un pallonetto a Schmeichel, completamente in confusione e fuori posizione, la palla picchia sul palo e il portiere se la ritrova fra le braccia.
Sconfitta sempre più certa e disperazione che ormai ha lasciato il passo alla rassegnazione.
Ferguson continua a parlare con McClaren a bordo campo, e non fa niente, la squadra non si scuote, ma perchè cazzo non toglie quel paracarro di Cole?
Quando mancano si e no dieci minuti finalmente lo toglie, al suo posto Solskjaer che quasi pareggia col primo tiro che fa, Kahn blocca.
Ma di nuovo è il Bayern a essere pericoloso , Jancker in rovesciata prende la traversa; 5’ alla fine, ormai è andata.
C’è un altro tiro di Solskjaer parato facile, poi Collina da tre minuti di recupero.
Lo United guadagna un corner, arriva Schmeichel, come se non avesse già combinato abbastanza casini stasera, il cross è respinto; però un po in troppi, tra i difensori tedeschi, guardano il portiere e quando il tiraccio di Giggs sulla respinta arriva davanti a Sheringham, lui è solo e lo gira senza neanche guardare , la palla incredibilmente finisce in porta. 1-1, è finita. Tiro un dei sospiri più sollevanti della mia vita.
No, sul calcio d’inizio lo United ruba palla e assalta, c’è un ultimo corner.
Batte Beckham (benissimo), Sheringham ci arriva di testa e devia, sulla traiettoria c’è Solskjaer che colpisce di tacco e mette dentro.
2-1!!
Adesso è davvero finita, e una sconfitta quasi certa si è trasformata in una delle vittorie più incredibili mai viste nel giro di due minuti.
Camp Nou in visibilio totale.
I tedeschi distrutti crollano a terra e ci rimangono. Un bel vedere, non c’è che dire.
Si completa cosi un treble storico per il club di Old Trafford, il primo e per ora unico mai ottenuto da una squadra inglese.
E’ stata una squadra strana, molto forte, ma molto particolare.
Parecchio british a pensarci bene. Una squadra dotata di grande carattere la cui forza principale è stata per tutta la stagione (e il periodo fergusoniano), il non mollare mai. Le partite del Villa Park, Torino e Barcellona lo dimostrano ampiamente.
Tre volte spacciati, tre volte resuscitati, l’ultima addirittura dall’oltretomba, e senza i suoi trascinatori a centrocampo per di più.
Chiara l’impronta del tecnico che ha plasmato la squadra, l’intera rosa, a sua immagine e somiglianza. Nei trionfi come nelle contraddizioni.
I protagonisti:
Formazione tipo [Un concetto che aveva già cominciato a svanire (presenze/ gol)]:
1 Peter Schmeichel(56/0)
2 Gary Neville (54/1)
3 Denis Irwin (45/3)
4 Jaap Stam (50/1)
5 Ronny Johnsen (30/3)/Phil Neville (29/1)
6 Roy Keane (53/5)
7 David Beckham (53/9)
8 Paul Scholes (38/11) / Nicky Butt (34/2)
9 Andy Cole (43/24)
10 Ryan Giggs (36/10)
11 Dwight Yorke (48/29)
Allenatore: Alexander Ferguson
Quindi:
Teddy Sheringham (11/5); Jesper Blomqvist (29/1); Ole Gunnar Solskjaer (17/18); Hennin Berg (21/0); Wes Brown (16/0); David May (7/0); Raymond van der Gouw (7/0); John Curtis (4/0); Jonathan Greening (3/0); Jordi Cruyff (2/2); Michael Clegg (3/0)
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Ottimo pezzo, come sempre. Vorrei precisare che Stam proveniva dal PSV Eindhoven.
RispondiEliminaQueentamero
Vero, chiedo venia. Cos ho scritto?
RispondiEliminaChissà cosa ci avrebbe riservato quella stagione se Dublin non fosse stato fuori tre mesi per un infortunio al collo.
RispondiEliminaCharlie