lunedì, giugno 15, 2020
KIss
Riprendo l'articolo di ieri su "Libertà" dedicato ad alcune considerazione sui KISS (di cui parlai già anni fa nel blog).
Nella storia del rock, così spesso ispirato da letteratura, esistenzialismo, concetti alti e profondi e che a sua volta ha cambiato milioni di vite in tutto il mondo attraverso testi, sensazioni, immagini poetiche, c’è un gruppo che è sempre stato considerato poco più di uno “scherzo”.
Uno scherzo che in 40 anni ha venduto milioni di copie (almeno 130!), sbancato classifiche, riempito stadi.
Eppure i KISS sono ricordati esclusivamente per il leggendario look, spettacoli pacchiani, estremi, talvolta di pessimo gusto con sangue finto, costumi a dir poco teatrali, fuochi d’artificio, le inquietanti due s del nome virate al simbolismo nazista delle SS.
Paradossale essendo il leader e bassista Gene Simmons ebreo, nome reale Chaim Weitz, nato in Israele, la madre ungherese scampata a un campo di concentramento.
Questo particolare non ha risparmiato loro frequenti accuse di filo nazismo.
In ogni caso Simmons é sempre stato un solido sostenitore del partito repubblicano americano e posizionato a destra.
In mezzo le tristi storie di droga del batterista Peter Criss, vari scioglimenti, reunion frequenti, alternate a litigi, spesso pubblici, dichiarazioni sopra le righe e tanto altro.
Soprattutto la trovata, decisiva per il successo della loro carriera, di dipingersi la faccia con maschere fantastiche che per molto tempo divennero impenetrabili, tanto da fare diventare le vere forme del loro viso un mistero gelosamente conservato a lungo (solo in tarda età incominciarono a suonare a viso nudo).
Famoso il tentativo di entrare in una discoteca romana, dopo un concerto, ovviamente senza trucco.
Allontanati tra frizzi e lazzi da buttafuori e proprietari mentre tentavano disperatamente di convincerli che loro erano i famosi Kiss.
Una trovata di grande successo ma che li rese invisi alla critica seria del rock (siamo negli “impegnati” anni 70) che non gli perdonò quella che era considerata una pagliacciata.
E dire che l'ispirazione avviene dalla nobile arte teatrale giapponese Kabuki.
Ma soprattutto il travestimento esasperato non era, ai loro esordi, così inconsueto: da David Bowie ai New York Dolls, Elton John e i Genesis di Peter Gabriel, la teatralità, anche esagerata, era elemento abbastanza ricorrente nel rock.
Gene Simmons é un grandissimo fan dei Beatles e costruisce, insieme al sempre odiato, ma insostituibile compare, il chitarrista Paul Stanley un gruppo che, come il quartetto di Liverpool abbia una pari visibilità ovvero dove tutti compongano e cantino.
In qualche modo, nonostante i molti cambiamenti di formazione il progetto andrà in porto. Ogni componente dei Kiss rimane una piccola rockstar anche dopo l'abbandono della band.
La carriera discografica inizia nel 1974 e non concede per un po' particolari soddisfazioni.
I dischi non vanno male ma non sono certo un successo.
Il loro é un sound molto semplice, basato su un hard rock diretto, spedito, dalle forti influenze glam, spesso arricchito da contagiose melodie ma fondamentalmente abbastanza anonimo, con testi che parlano di sesso, amore, divertimento e poco più.
E' dal vivo che danno il meglio.
I loro spettacoli con fuoco e fiamme, effetti speciali, costumi particolari, le facce colorate, fanno crescere sempre di più uno stuolo di affezionati fan, la Kiss Army.
Decidono così di portare su disco l'atmosfera del concerto.
“Alive”, entrato tra i migliori dischi dal vivo di tutti i tempi, regala loro, nel 1975, un successo planetario, rendendoli ricchi e famosi.
Gli album successivi li portano ancora più in alto e consentono di far partire un'altra inaspettata forma di guadagno, raramente sfruttata precedentemente (se non dai Beatles).
Producono bambole, giocattoli, fumetti, kit per truccarsi come loro e ogni altro tipo di oggettistica fino ad arrivare a mutande, bare e preservativi con il loro logo e le facce.
La loro carriera diventa lastricata di successi, cadute clamorose, esperienze soliste, cambiamenti di formazione, di stile musicale, esperimenti, litigi, eccessi di ogni tipo, retiterati annunci di addio definitivo, subito dopo smentiti da un nuovo “ultimo tour mondiale”.
Piacciano o meno, rimangono uno dei gruppi più conosciuti e significativi della storia del rock americano, tutt'ora seguiti e omaggiati da milioni di fan e sostanzialmente inimitabili.
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Veramente terribili. Comprai Dynasty, avrò avuto 12/13 anni. Infatuazione pre adolescenziale. Se si continua dopo i 15/16 c'è da preoccuparsi
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