venerdì, giugno 19, 2020
Gabriella Ascari
ilposto-MPT: foto della mostra MUSIC PEOPLE THINGS del 2014 scattate a Il Posto.
fotodiscena: foto di scena ufficiali del Nonantola Film Festival esposte in una mostra tematica nel 2016.
livemusic: foto di concerti ed eventi live
2ddiorama: 1 foto di un lavoro più corposo del 2019 sul Carnevale di Notting Hill segnalato a un evento di fotografia
provedilucenaturale: fa parte di una serie in corso sulla luce naturale che entra nella casa.
abitarelospazio: fa parte del nucleo di partenza di un lavoro sullo spazio della casa e il nostro modo di viverlo.
Autoritratto
Gabriella Ascari é la fotografa "ufficiale" dei Not Moving LTD.
Ci ha seguiti fin dal primissimo concerto e ci ha regalato immagini stupende per le quali non potremo mai ringraziarla abbastanza. Merita la massima considerazione, nella speranza che questo post le sia utile per la sua attività.
Per contatti: https://www.facebook.com/gabriella.ascari.3
Gabriella Ascari (Modena), recupera il suo interesse per la fotografia nel 2005 dedicandosi soprattutto ai live e ai ritratti.
Dal 2014 realizza alcune mostre personali e collettive e nel 2019 si orienta verso la fotografia artistica realizzando diversi progetti personali.
Intervista con Gabriella:
1) Quando e come nasce il tuo rapporto con la fotografia?
Se escludiamo la mia prima macchinetta fotografica, vinta da mia madre con i punti del detersivo, quando ero in 2a elementare, ho realmente ripreso a fotografare poco più di 15 anni fa, con la digitale reflex che mi ha regalato mio fratello, a sua volta appassionato di fotografia. Da lì poi non ho più smesso.
È stato comunque un cammino a strattoni il mio, in cui andavo avanti un pezzo (a imparare, ad approfondire qualche ambito, a capire cosa mi interessava di più) finché non incontravo un muro che dovevo saltare a piè pari introducendo qualcosa di completamente nuovo, per dare aria alla mente e andare avanti.
Un po’ di passioni le ho coltivate fin da subito, come le foto dei live, che ancora mi appassionano, i ritratti, che mi hanno consegnato un modo nuovo per relazionarmi con le persone, e poi la scoperta molto recente della fotografia artistica-creativa che apre orizzonti molto ampi e consente di utilizzare la fotografia come strumento di introspezione e di indagine di sé.
Ah, forse dovevo premettere che, a parte pochissime eccezioni, fotografo per passione e non per lavoro.
2) Che soggetti privilegi?
Come accennavo prima, un ambito che ho frequentato molto in passato e che ancora mi appassiona è quello della musica live, nelle dimensioni da club, forse perché avrei sempre voluto vivere in quel mondo sin da ragazzina ma non ho mai avuto i giri giusti.
Adesso invece ho amici musicisti e condividendo il mio mondo con il loro mi sembra un po’ più di farne parte.
Poi ho avuto la fortuna di incontrare un luogo, l’atelier di due sorelle costumiste che lavorano per il cinema, e un ambiente in cui la musica è una componente centrale insieme alla bellezza in senso lato: dagli abiti e dagli accessori che abitano quegli ambienti, alle stanze e agli oggetti di questa casa del centro storico di Modena che sono scenografie perfette dove basta scattare per cogliere la perfezione estetica. In questo luogo, Il Posto, ho potuto sviluppare la mia passione per i ritratti grazie agli ospiti delle serate musicali e ovviamente ai musicisti.
Poi ho sempre fatto fotografia comunque e dovunque: alle cene, in vacanza, in viaggio, in famiglia, in quelle occasioni in cui nessuno vuole mai farsi fotografare ma poi sono tutti riconoscenti che qualcuno abbia trattenuto quelle memorie per tutti.
Da un paio d’anni invece, il soggetto prediletto sono io. Dopo una serie di lutti in famiglia che si sono conclusi con la perdita di mio marito, ho cercato consciamente di trovare altre strade per sviluppare la mia passione in modo più introspettivo e ho iniziato a usare la fotografia come strumento per indagare pezzi di me. È un viaggio impegnativo ma molto ricco e pieno di sorprese, tramite il quale ho anche iniziato a sviluppare un metodo di lavoro che favorisca e stimoli la creatività, che alla fine è un processo come altri che va stimolato perché continui a dare frutti.
3) Esiste ancora la possibilità di essere nuovi nell'ambito della fotografia? Di creare qualcosa di mai visto prima, secondo te?
Credo che l’ambito che è davvero in grado di generare del nuovo e che ha molto a che fare con la fotografia, pur rientrando in realtà a pieno titolo nel più ampio contesto dell’arte in senso lato, è quell’insieme di pratiche che viene definito post-fotografia, cioè l’uso e il riuso di immagini esistenti per creare un’opera nuova che trattiene il significato originale e ve ne sovrappone uno nuovo creandone un terzo, che è il senso dell’opera risultante.
Come dicevo è un mondo più affine all’arte che non alla fotografia, ma è talmente dirompente e versatile, e ha così tante declinazioni -- dall’ambito intimo e personale al commento sociale o politico -- da rappresentare realmente l’ultima frontiera della fotografia.
4) Lilian Bassman non ha esitato a utilizzare Photoshop per le sue ultime produzioni. Cosa ne pensi in proposito?
Photoshop è uno strumento che tutti i fotografi che conosco, amatoriali o professionisti, me inclusa, utilizzano regolarmente.
Lo considero uno strumento, come l’obiettivo che scegli per fare uno scatto o il supporto su cui vai a stampare la foto per ottenere il risultato che vuoi.
L’idea che sia Photoshop a falsificare la fotografia è un’illusione abbastanza ipocrita, perché ogni atto fotografico è una menzogna per il solo fatto di scegliere cosa inserire nell’inquadratura e cosa lasciare fuori.
Poi possiamo discutere nel dettaglio degli usi che se ne fanno e in quali contesti, e allora possiamo trovare delle gradazioni e dei livelli di consenso, ma il purismo integralista contro la tecnologia che avanza direi che non sta più in piedi.
5) I tuoi fotografi di riferimento?
Non ho mai avuto un approccio sistematico alla scoperta degli autori, mi sono sempre considerata piuttosto destrutturata e scombinata in questo senso ma ho degli stimoli esterni che possiamo forse definire dei riferimenti, da Francesca Woodman a Diane Arbus, da Nan Goldin a Cindy Sherman, da Sally Mann a Robert Mapplethorpe fino a fotografi contemporanei che apprezzo moltissimo come ad esempio Lina Scheynius.
6) Dove e quando hai fatto mostre delle tue opere e cosa hai in programma?
Paradossalmente la mia prima mostra è stata una personale, nel 2014, allestita a Il Posto che citavo prima, dal titolo MUSIC PEOPLE THINGS, in cui esponevo gli scatti di 4 anni realizzati in quegli ambienti.
Poi ho fatto un paio di mostre sempre personali ma molto più informali di foto di scena legate al festival di cinema con gara di cortometraggi, il Nonantola Film Festival, che si tiene da anni nel mio piccolo comune. Ho poi esposto dei progetti realizzati nell’ambito di laboratori creativi presentati all’interno di eventi di fotografia del circuito nazionale FIAF, lo scorso anno a Sassoferrato, nelle Marche, e a Carpi in provincia di Modena.
E a fine luglio, a conclusione di un progetto dal titolo HOME, presenterò sul web insieme ad altri autori, all’interno del portale Percorsi Fotosensibili, una mostra allestita in casa con i lavori realizzati, in una sorta di modalità espositiva nuova e interessante che l’esperienza del Covid ha reso praticamente necessaria.
Quanto a me, continuerò a usare me stessa come strumento e soggetto per indagare altri aspetti della mia essenza, nel tentativo illusorio di provare a capire.
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