mercoledì, settembre 11, 2019

Coppa del mondo di Cricket 2019



A cura di ALBERTO GALLETTI

ENGLAND HAVE WON THE CRICKET WORLD CUP!!!

Prima parte della trilogia estiva, argomento a me caro il cricket, che stà tenendo banco nei paesi dell’ ex-Impero di sua Maestà Britannica sparsi ai Quattro angoli della terra.

Evento completamente trascurato da queste parti, se non per pochi isolati cultori dell’ impagabile suono del cuoio su legno, la Coppa del Mondo di cricket ha tenuto in scacco, in una maratona lunga sette settimane in cui tutte le partecipanti si sono incontrate, a parte per le quattro partite annullate per pioggia, almeno una volta, più di un miliardo di persone. Un torneo che ha riservato emozioni forti qua e la e che ne ha tenute in serbo di incredibilmente potenti per la finale di ieri.

Se l’Inghilterra, favorita di inizio torneo, è arrivata alla finale dopo non pochi patimenti, pesanti critiche e il serio rischio di non andare in semifinale, la Nuova Zelanda è arrivata all’ultimo atto sfoderando qualità sorprendenti, non eclatanti ma essenziali e una cammino sottotraccia.

Tre individualità di alto livello inserite in una squadra di buon valore posti al servizio di leadership fenomenale in Kane Williamson, il capitano.
Gran battitore, fine stratega e tattico arguto, nonché grandissimo sportivo.
Grazie a queste doti ha magnificamente diretto una batteria di lanciatori temibilissima e agguerrita e le prestazioni combinate lancio-fielding sono state, a mio parere, le migliori del torneo.

La semifinale con l’India, persa in partenza, si è trasformata grazie a Williamson in un capolavoro tecnico, tattico e motivazionale sfociato in una vittoria che ha avuto dell’incredibile che ha spalancato loro le porte della finale, la seconda di fila. Ieri è andata male, ma quasi gli riusciva di nuovo il colpo.
Alla fine la differenza all’ultima palla dell’over supplementare è stata di un metro, la distanza che a Guptill, il battitore neozelandese, rimaneva da coprire per aggiudicarsi il secondo run e vincere partita e Coppa del Mondo.

Crudele invece, è arrivata prima la pallina, questione di mezzo secondo, che finita tra i guanti di Buttler, il wicket-keeper inglese,che ha abbattuto il wicket neozelandese , sancendo il trionfo inglese. Il primo nella storia, è bene ricordarlo, lo sarebbe stato anche per i kiwis.

Si è trattato a mio modesto avviso della miglior partita di cricket mai giocata, almeno per quanto riguarda il formato limitato One Day Cricket sulla distanza di 50 overs.
Nella splendida cornice del Lords’ Cricket Ground di Londra, due passi dagli Abbey Road Studios, i dignitari e soci dell’ austero e solenne Marylebone Cricket Club hanno accolto le squadre, il pubblico e tutti coloro che hanno concorso a creare un evento all’altezza del rango di chi ospitava e del livello di cricket giocato.
Si inizia alle 10,30 in una Londra coperta da pesanti nubi scure che passano rapide, fa freschino.
La Nuova Zelanda vince il toss e sceglie di andare in battuta per prima. Nella notte ha piovuto, l’outfield è ok e molto veloce, come sempre. Ma il pitch è umido, molto verde dalle immagini quindi, penso, lento ed ingannevole. Sticky wicket lo chiamano loro, una superficie dove giocare è difficile. Ne so qualcosa, negli anni mi sono costati più di un umiliazione sui campi inglesi.

Gli inglesi lanciano bene, anche meglio di quel che mi sarei aspettato e, nonostante qualche errore e un minimo di stanchezza negli ultimi overs, contengono bene gli avversari. Il capitano Williamson viene eliminato per 30, forse il suo peggior score nella manifestazione, e solamente Nicholls passa i cinquanta (55), totale finale 241-8.

L’Inghilterra dovrà farne 242 per aggiudicarsi il mondiale. Williamson però ha altre idee in testa, le ha già sperimentate contro l’India in semifinale ed è stato un successo, oltre che il più grosso choc del torneo.
Il piano prevede lanci feroci velocissimi, accuratissimi, posizioni dei giocatori studiate, alcune decisamente audaci nonchè rischiose.
Quando ho visto lanciare Ferguson, velocissimo, senza neanche uno ‘slip’ schierato, ne tantomeno nessuno a ‘third man’, son rimasto esterrefatto
. Ma è stato questo uno dei motivi che ha reso l’incontro di un livello difficilmente eguagliabile ed assolutamente imperdibile. Gli uomini dislocati in campo da Williamson nelle posizioni strategiche da lui studiate si comportano al meglio, agilità ed atletismo esplosivi, posizioni rischiose, corte, agressive. Ma funzionano, gli inglesi non riescono a schiodarsi dal crease e segnano col contagocce. Inoltre cadono con regolarità preoccupante. Al 23° over (su 50) i punti sono 86 e i battitori eliminati 4. Considerando che i migliori battono davanti e gli altri dietro a questo punto per l’Inghilterra è come stare ai piedi del Pordoi con una graziella e dover arrivare in cima.

Le speranze inglesi sono ora riposte nel duo Stokes-Buttler, gli ultimi due in grado di segnare punti in qualsiasi circostanza.
Non siamo ancora a metà innings e la proiezione punteggio li vede sotto i 200 finali, quindi: primo non devono farsi eliminare, secondo devono aumentare la cadenza con cui segnare punti.

I neozelandesi, loro, non si fanno impressionare e continuano imperterriti. Colin de Grandhomme lancia pallinate micidiali, gli inglesi continuano a segnare poco. Ma i due nel mezzo cominciano un’altra battaglia: resistere e segnare, e ci riescono. La loro partnership durerà per i successivi 22 overs e frutterà 110 punti.
Quando Buttler esce, eliminato da Ferguson, il punteggio è 196-5. Ne mancano ancora 46, i battitori a disposizione sono cinque, gli over mancanti cinque, pochi contro una squadra del genere.

Qui comincia il bello. Woakes entra e viene eliminato all’istante (2),ancora Ferguson. 38 punti da fare con 23 lanci a disposizione, dramma, gente in grado di picchiar dei fuori campo, se non casualmente, non ce ne sono più. Rimane solo Stokes che per nessuna ragione al mondo deve farsi eliminare, e continuare a segnare.
Tocca a Plunkett, ne fa 10 prima di soccombere ad una bordata di Neesham. 22 da fare in 15 lanci, battitori a disposizione 3: la fine è vicina, ma Stokes è sempre li. Bisogna anche fare in modo che sia lui a riceve i lanci per poter segnare, è difficile, molto difficile. Il pubblico è ammutolito, gli inglesi sono divorati dal terrore, i neutrali, comunque tanti, sono completamente assorbiti da questa contesa incertissima. La Nuova Zelanda adesso può solo buttarla via ma tutti sanno che un 6 per gli inglesi può rimetterli in corsa.
Il 6 non arriva. Cade invece Archer, dopo soli tre lanci e senza segnare. E’ finita, o quasi. Silenzio di tomba, un boato distante si leva dai sostenitori neozelandesi.
Entra Rashid, i punti da fare sono sempre 22, i lanci a disposizione 12. Stokes , sempre al suo posto, nel corso del penultimo over ne segna altri 7.
Ultimo over: 6 lanci. L’Inghilterra deve fare 15 punti per essere campione del mondo, la Nuova Zelanda non deve farglieli fare, e saranno loro i campioni del mondo.
L’atmosfera, all’interno di questo glorioso campo è un misto di disperazione e speranza, di sconforto ed esaltazione tipico del cricket. Il capitano neozelandese da la pallina a Trent Boult, il milgiore dei suoi. Finiscili sembra dirgli con lo sguardo.

Primo lancio: Stokes ribatte, potrebbe correre per un punto ma invertendo la posizione col compagno perderebbe lo strike e rinuncia.
Il pubblico è attonito.
Secondo lancio: Boult carica a testa bassa, Stokes gioca un drive fermato subito nei covers e non si muove.
Sempre 15 e una lancio in meno. I neozelandesi si guardano, ci siamo quasi. Il boato di speranza dei tifosi inglesi gli ritorna in gola subito, debole ma pieno quello dei neozelandesi.
Terzo lancio: Stokes picchia un incredibile legnata in tribuna: 6 punti. Boato oceanico, più una liberazione che non vera convinzione di farcela.
Mancano 3 lanci adesso, servono 9 punti. Il Lord’s è in preda a una trepidazione totale, io che davanti allo schermo avevo ormai gettato la spugna resuscito.
Quarto lancio. Boult carica di nuovo, Stokes ribatte a midwicket.
I neozelandesi ,sorpresi, devono rincorrere la pallina.
Stokes corre, torna indietro per il secondo run, ma la pallina sta rientrando velocissima verso il wicket se il keeper avversario la prende e fa saltare un bail prima che lui rientri ala base è fuori. Stokes si tuffa alla disperata, mazza protesa in avanti, per anticipare il rientro, la pallina colpisce fortuitamente la sua mazza e finisce fuori dal campo. Sono 6 punti, arrivati nella maniera più incredibile possibile, un culo della ma..nna diremmo qua. Adesso sono i neozelandesi a precipitare nel dramma.
Due lanci alla fine, tre punti per vincere.
Ancora Boult a Stokes che ribatte corto, corre un run ma rientrando per il secondo Rashid è in ritardo e viene eliminato.

Ultima palla e ultimo uomo.

E due punti per vincere.
Pubblico divorato dalla tensione, il Lord’s Cricket Ground, questo vecchio e austero impianto, simbolo in passato della compassatezza, della gloria e della potenza britannica è in preda al tumulto.
Forse anche quelli delle panchine bianche davanti al pavillion per una volta perdono l’autocontrollo, forse. Come per la palla precedente Stokes gioca corto, corre, ritorna per completare il secondo run che darebbe la vittoria agli inglesi, ma un metro prima della linea la palla torna dentro all’estremità opposta del pitch e Wood viene eliminato.
Un punto.
Partita pareggiata.

Mai vista una roba simile!
Tanto più in una finale mondiale
.

Tutto pari, incredibile. Sette settimane di torneo e nove ore di finale e ancora non si riesce ad avere un vincitore. Stokes dall’altra parte resta imbattuto con uno strepitoso 84.
Si gioca un over supplementare per squadra. Prima gli inglesi con Stokes, eroe di giornata e Buttler, col quale nel momento decisivo ha salvato questa finale.
Stokes riesce a piazzare anche un 6, su un totale di 15, non poco da fare in un over per i neozelandesi.
Per gli inglesi lancia Archer, i neozelandesi rispondono con Guptill e Neesham. Archer comincia male, lancia un wide che da un punto di penailtà a favore dei neozelandesi. Neesham è in forma e ne fa 13, Guptill 1, poi all’ultima palla tocca a Guptill che batte rasoterra a midwicket, i due neozelandesi corrono segnano il primo run, ne serve un altro per vincere, tornano indietro per fare il secondo ma il rilancio inglese da fuori arriva a Buttler appostato sul wicket. Buttler prende al volo e abbatte il wicket un secondo prima che Guptill rientri per completare la seconda corsa.
Mancava un metro.

Gli inglesi corrono impazziti per il campo in preda ad una gioia irrefrenabile, Buttler è abbracciato dai compagni.
Il pubblico lancia un boato immenso e liberatorio, l’Inghilterra è campione del mondo.

Per la prima volta.


Ma, c’è un ma.
Nell’ultimo over, quando la pallina colpisce la mazza di Stokes, il rilancio avviene prima che i due inglesi abbiano completato la seconda corsa.
Tecnicamente l’arbitro avrebbe dovuto assegnare 5 runs e non 6 e la Nuova Zelanda avrebbe dovuto vincere senza andare all’over supplementare.
Beffa atroce.

Indietro non si può tornare. Il capitano neozelandese Williamson, fedele a se stesso non raccoglie la polemica e riconosce il merito agli avversari.
Che gentleman, che sportivo, che grande capitano.
Insomma, come nel ’66 per il gol-non-gol di Hurst, l’Inghilterra vince un mondiale sui prati di casa in circostanze controverse.
E’ nel loro destino.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts with Thumbnails