venerdì, novembre 30, 2018

Novembre 2018. Il meglio



Siamo alla fine del 2018 un bel po' di ottime cose come gli album di Fantastic Negrito, Kamasi Washington, Paul Weller, Paul McCartney, The Good, The Bad & the Queen, Arctic Monkeys, Elvis Costello, Gaz Coombes, Marianne Fiathfull, Spiritualized, Jimi Tenor, Tony Molina, JP Bimeni and the Black Belts, Tenderlonious, Michael Rault, The Sea and cake, Ray Davies, New Mastersounds, Belly, Wilko Johnson, Bellrays, Jack White, Sons of Kermet, Buttshakers, Anderson East, Ray Davies, James Hunter Six, Lewis Express, Orgone, Tracey Thorn, Laissez Fairs, Ruby Rushton, e tra gli italiani Nicola Conte, Calibro 35, Iacampo, New Colour, Savana Funk, Mads, Evil Knievel, Julie's Haircut, Mamuthones, Sick Rose, Guignol, Mina, Blue Giants, Red Lines, Paolo Fresu, Any Other, Plankton Dada Wave, Mimosa, Peawees, Ferro Solo, Di Maggio Connection.

GRAHAM DAY & THE FOREFATHERS - Emmaretta / Love help me
Poco da dire, sempre una spanna sopra agli altri. Due cover di brani dei primi Deep Purple, energizzate da un sound Hendrixiano, garage e ultra psych. SUPER !

THE GOOD, THE BAD AND THE QUEEN - Merrie land
Un ritorno inaspettato e tanto più gradito in quanto tra i migliori dischi dell'anno. Un viaggio, anzi un addio, malinconico nell'Inghilterra della Brexit, un disco al 100% Brit. Si respirano atmosfere che evocano a tratti il mood di "Sandinista" (Paul Simonon è sempre inconfondibile, tanto quanto minimale ed essenziale), altre volte citano sarcasticamente i Beatles, girano tra dub, ritmiche spezzate con la consueta maestria da Tony Allen e la monotona e cantilenante voce di Damon Albarn che cuce il tutto alla perfezione. Originale, personale, spesso geniale, disco di rara classe.

MARIANNE FAITHFULL - Negative capability
Un album di una bellezza struggente, di rara intensità, profondamente malinconico, a tratti apocalittico. La dolente voce di Marianne omaggia l'amica Anita Pallenberg, parla del "Bataclan" nella devastante "They come at night" con Mark Lanegan, strappa cuore e anima in "The gispy and feerie queen" con Nick Cave, riprende in modo straziante "As tears go by" e "It's all over now baby blue" di Dylan.
C'è anche "Witches song" (era su "Broken english") che sembra presa dal primo dei Velvet Underground.
Tanto bello quanto devastante.

THE BEATLES - White Album Deluxe
Difficile accettare che un capolavoro venga in qualche modo ritoccato e rimaneggiato.
Il figlio di George Martin, Giles, ha rimesso mano al monumentale WHITE ALBUM dei BEATLES, rimixandolo e di fatto cambiando l'opera originale.
Il risultato è indubbiamente valido e migliorativo: incredibile pulizia di suoni, elementi mai sentiti che emergono e si fanno evidenti, passaggi, strumenti rimasti sempre "nascosti", ora sono lì, in tutta la loro bellezza.
Una delizia per i BEATLESIANI incalliti.
Tanto quanto la valanga di altro materiale messo a disposizione e riemerso dagli sterminati archivi ovvero altri SETTANTASETTE brani tra demo, session, alternate takes, basi strumentali.
Bellissimi gli ESHER DEMOS (registrati a casa di George, prima di entrare in studio) con le canzoni in versione primordiale, in acustico, tra cui alcune scartate e poi riapparse sui dischi solisti (da "Child of nature" diventato "Jelaous guy" di Lennon a "Not guilty" e "Sour milk sea" di George) ma anche episodi che ritroveremo poi su "Abbey Road" o altrove ("Mean mr mustard" ,"Polythene Pam", "Hey jude", uno stralcio di improvvisazione su "Let it be", "Lady Madonna", "Across the universe" etc).
Alcune cose erano già stata pubblicate sulle "Anthology", altre da tempo reperibili sui vari bootleg.
E poi decine di prove in studio, bozze, con le voci dei Beatles a commentare, una conturbante "Can you take me back ?" (il frammento finale di "Cry baby cry"), una ipnotica, lenta e quasi psichedelica "Helter skelter" di 13 minuti, una bellissima "Yer blues" acustica.
Una bulìmia di materiale che noi fanatici dei Fab Four sappiamo analizzare, apprezzare, capire, studiare, approfondire, decisamente superfluo per il resto dell'umanità.

CHARLES BRADLEY - Black velvet
Album postumo per la grande voce di Bradley con inediti raccolti nelle session dei tre album pubblicato per la Daptone. La consueta classe, cover di "Stay away" dei Nirvana (incredibile versione psych funk soul) e "Heart of gold" di Neil Young. Molto bello ed emozionante.

RAQUEL RODRIGUEZ - Miss me
Un esordio elegantissimo, puro soul pop con venature jazz, bluesy e funk. Molto Stevie Wonder e la tradizione vocale R&B americana, pulizia, coolness e freschezza.
Un album di prima qualità e leggerezza.

BEN PIRANI - How do I talk to my brother ?
Figlio di quel Leonard che suonava con Terry Callier...per non smentire il DNA di famiglia debutta con un disco di splendida SOUL MUSIC.
Brani che spaziano tra rhythm and blues, soul, northern, ballate, pop soul.
Ascolto piacevolissimo, sound molto vintage ma tanto groove e canzoni di eccellente fattura e classe.

GEORGIA ANNE MULDROW - Overload
Un tassello nel rinnovamento della black music tra hip hop, soul, Macy Gray, funk, elettronica. Intrigante e interessante.

SHA LA DAS - Love in the wind
GArrivano dagli States, incidono per la Daptone Records, ovvero una garanzia, sono un padre e tre figli e nell'esordio mischiano doo wop, rhythm and blues, Beach Boys, Arthur Alexander , 50's e 60's.
Una delizia.

ART BRUT - Wham! Bang! Pow! Let's rock out !
Gruppo che ho colpevolmente seguito sempre troppo poco. Tornano dopo sette anni di silenzio con un album davvero riuscito. Art punk con tocchi 60's, i Fall alle spalle, aggressiva schiettezza brit, brani nervosi, elettrici, arroganza sonora e verbale. Energico !

FERRO SOLO - Almost Mine: The Unexpected Rise and Sudden Demise of Fernando - Part 1
Ferruccio Quercetti è da più di vent’anni chitarrista e cantante dei CUT, storica band di blues/punk/noise bolognese. Il suo progetto solista esordisce con il primo atto di una storia autobiografica a cui contribuisce un nutrito stuolo di amici che arrivano da Three Second Kiss, Julie’s Haircut, Chow, Giuda, Forty Winks. I dodici brani spaziano in quel mai dimenticato ambito sonoro che caratterizzò il primo punk: aspro, crudo ma allo stesso tempo romantico e disperato, come sapevano fare nomi come Joe Jackson, Graham Parker and the Rumours, Boomtown Rats. Elettrico e pulsante ma terribilmente malinconico e che sfascia l'anima. ECCELLENTE !

THE THINGLERS - s/t
Puro e semplice garage sound di matrice 60's in arrivo da Pordenone con membri di band storiche della scena come Running Stream, Woody Peakers, Grains, Coleridge. I quattro brani (due originali e due cover di oscuri brani) si spostano tra suoni originali 60's (con un'occhiata ai Nazz di Todd Rundgren) e il gusto reinterpretativo che fu caro a band come Fuzztones o Lyres. Grande copertina, eccellente sound.

DI MAGGIO CONNECTION - Rowdy
Guidata da Marco Di Maggio, unico italiano insignito della Rockabilly Hall of Fame, la Connection firma il terzo album (il quattordicesimo per il leader). Undici brani in cui è il rockabilly (nella versione amfetaminica alla Stray Cats) a farla da padrone (in tal senso la versione con tanto di fiati di Smoke on the water è da antologia) ma che guarda anche a country, swing, Buddy Holly, blues e tanto altro. Il tutto maneggiato con tecnica e competenza sopraffini.

MITROPA EXPRESS - Strade
La band trentina pubblica il terzo ep, confermando la bontà e la freschezza della loro urgenza. Quella stessa che sentivamo nei primi dischi punk rock nel 1977. Clash, Jam, Buzzcocks, Adverts, Sham 69, una rabbia disperata e rassegnata in evidenza ("paesi dormitorio / tutti davanti alla TV / tutti davanti al video poker"). Un piccolo grande disco!

PETER SELLERS AND THE HOLLYWOOD PARTY - The Early Years 1985-1988
Una delle band seminali del nuovo rock italiano degli 80, attiva proprio nel momento in cui una serie di band nostrane abbracciavano un mix di rock n roll, 60's, psichedelia, garage. I Peter Sellers unirono molte di queste influenze, accostarono primi Pink Floyd e Velvet Underground, folk e istanze post punk e sparsero brani tra compilation, 45 giri, live, provini.
La Spittle Records raccoglie tutta la produzione dei primi anni in una preziosa compilation che ci restituisce suoni e colori ancora attuali e stimolanti.

DIEGO POTRON - Winter Session
Uno dei migliori bluesman della penisola approda al secondo album con nove brani autunnali, anzi invernali, sospesi, quasi fluttuanti. Sonorità prevalentemente acustiche e arrangiamenti minimali, voce profonda, quasi sussurrata (JJ Cale insegna), brani che spaziano tra atmosfere che sfiorano Ry Cooder e Neil Young, i Gun Club, Thin White Rope e Dream Syndicate. Notevole.

LIARS - Never looked back
La storica band toscana è stata tra le primissime negli anni 80 a percorrere i sentieri del garage sound di ispirazione 60's, lasciando una lunga serie di incisioni discografiche di primissima qualità. Dopo la classica serie di vicissitudini sono tornati in scena nel 2009 con un singolo a cui fa seguito ora un nuovo album con otto brani inediti. Il sound è più maturo pur restando legato alle matrici originali ma si sviluppa verso un rock chitarristico corposo (che riporta ai Flamin' Groovies e ai Creedence Clearwater Revival ma anche ai True West), caratterizzato da ottime melodie e da un supporto ritmico potente e pulsante. Ottimo (come sempre).

OTTONE PESANTE - Apocalips
Secondo album per il terzetto infernale che riesce, con una tromba, un trombone e una batteria, a scatenare l'Apocalisse ! Ritmi e atmosfere death metal (non a caso è ospite in un brano il cantante Travis Ryan dei Cattle Decapitation), rese ancora più demoniache e inquietanti da una strumentazione così inusuale. Un disco unico, originalissimo, personalità assoluta e totale. Eccellente !!!

BROADCASH - Plays Cash (feat. BOBBY SOLO)
Bobby Solo non ha bisogno di presentazioni se non per il fatto che è uno dei migliori interpreti di country e rock 'n' roll in Italia, a cui si aggiunge la devozione smisurata per Johnny Cash (a cui dedicò anche un disco di covers). Ora si unisce alla band toscana che da anni tributa al grande artista americano concerti impeccabili e insieme ripropongono quattro classici di Johnny Cash da "Walk the line" a "Folsom Prison Blues". Splendido.

BARMUDAS – Rock the Barmudas
I Giuda (e i Faz Waltz) hanno fatto scuola. La band toscana all’esordio con un singolo che si aggira dalle parti di Sweet, Slade, soprattutto T Rex nel lato B “Zaira”. Glam Rock di puro gusto 70’s, rock ‘n’ roll nella migliore accezione del termine, brani incisivi e di perfetta esecuzione. Breve ma intenso.

BANDINI - Cardboard Box & Paper Cups
Un ottimo ep che viaggia tra le fumose atmosfere bluesy jazz di Tom Waits, Willy De Ville e un po' di tex mex e soul. Piacevole e intrigante.

ASCOLTATO ANCHE:
DU-RITES (super funk/blaixploitation strumentale in puro stile 70's, molto divertente), MIGHTY MO RODGER (ottimo album di caldo funk blues), CRAIG CHARLES vol. 6 (ottima, come sempre, compilation di funk, soul, new disco. Groovy), WILL SESSION AMP FIDDLER (disco funk di qualità), VIVIAN SESSOMS (soul jazz pop raffinato ma noiosetto).

LETTO

PAOLO GRUGNI - Pura razza bastarda
Paolo Grugni ci racconta in un romanzo intenso, mozzafiato, monumentale (600 pagine) con ritmo incalzante, la Milano di metà degli anni 60, quando al nord arriva e mette le radici la mafia, con la connivenza di poteri, della politica, delle istituzioni.
Il tutto attraverso la figura del commissario Malfatti che si trova, suo malgrado, coinvolto in un intreccio perverso di malavita, servizi deviati, le prime bombe fasciste, l'anticamera delle stragi di stato.
Il racconto prende forma attraverso un sintetico diario quotidiano con costanti riferimenti a quanto realmente accaduto nell'Italia di quegli anni.
A fianco una, anzi due, complesse storie d'amore e l'appuntamento domenicale, avaro di soddisfazioni, con l'amato Milan (con resoconto puntuale dell'andamento delle partite).
Primo capitolo di una serie che vuole raccontare la recente storia italiana, “Pura razza bastarda” è avvincente, travolgente, appassionante.

MILITANT A - Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo. La mia vita con il rap
Assalti Frontali è una delle esperienze musicali, artistiche, sociali, più importanti in circolazione (da tempo) in Italia.
Militant A ci racconta la difficoltà nell'affrontare un nemico terribile, l'acufene, i suoi viaggi all'interno delle scuole con i laboratori Rap per i bambini, quello avventuroso in Libano tra Beirut e Tripoli a pochi km dalla Siria in guerra, la battaglia per il lago ex Snia a Roma e tanto altro.
Storie di passione e passioni, di lotta, di impegno, generosità, speranza in un mondo più giusto ed equo.
Scritto bene e con il giusto trasporto.

DONNA GAINES - Why Ramones matter
Forse ti amano tutti quando sei morto"
(Johnny Ramone)

E' l'amara ma veritiera conclusione del libro e saggio sociologico della giornalista (Rolling Stone, Spin, The Village Voice) e scrittrice new yorkese Donna Gaines che rivive la vicenda dei RAMONES in prima persona (avendoli intervistati, frequentati ed essendo stata buona amica di Joey).
Una band profondamente divisa all'interno con Johnny despota e tirannico, Dee Dee tossico, Joey problematico e negli ultimi anni gravemente malato ma che era una sola cosa nel momento in cui portava avanti la sua "missione", un'entità unica, compatta, nel macinare centinaia di migliaia di kilometri per i 2.263 concerti della lunga carriera.
La Gaines analizza e dimostra l'importanza che ha avuto la band sulle generazioni a loro contemporanee e successive, approfondisce il rapporto con i simboli nazisti che spesso sono apparsi nelle loro canzoni (buona parte di loro e della crew era di origine ebrea), una delle prime band che li utilizzò per schernire e ridurre a macchiette gli incubi dei loro genitori, riporta testimonianze e aneddoti, sottolinea come furono tra i primi a contestualizzare le donne all'inerno del punk ("Sheena is a punk rocker", "Judy is a punk").
I RAMONES non dimenticarono mai da dove venivano, chi erano e per chi suonavano.
Divennero eroi intoccabili per i loro fan.
Diedero loro una speranza, un scopo, una formula per sopravvivere nelle periferie di un'America devastata dove la vita di un adolescente non ha alcun senso, futuro, nessuna prospettiva e a nessuno sembra importare nulla.
Un libro che accende una nuova e differente luce su una band indimenticabile e indimenticata.

FRANCA RAME - In fuga dal Senato
Eletta con 500.000 voti in Parlamento (nelle fila di Italia dei Valori di Di Pietro), FRANCA RAME ripercorre in un minuzioso diario, i 19 mesi trascorsi in Senato tra il 2006 e il 2009 durante il governo Prodi.
Un libro in cui, tra sarcasmo e sincera disperazione, ci mostra, in tutta la sua crudezza, lo sfascio delle istituzioni, in cui i senatori sono intenti solo al loro interesse, a giochi di partito, a sperperare, accumulare, disdegnando i bisogni e le speranze di chi li ha votati.
Elenca cifre, fa i nomi e i cognomi, si indigna, si dispera, si deprime, si incazza.
Alla fine non ce la fa più, prima lascia il partito (che inciucia con le destre), poi si se ne va, distrutta da tanto degrado.
Libro importante e devastante.

COSE VARIE
Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it, ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà", ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
Occasionalmente su "Il Manifesto".

Sul sito di RadioCoop (www.radiocoop.it) ogni lunedì va in onda il TG musicale "3 minuti con RadioCoop" condotto da me , Carlo Maffini e Paolo Muzio.

Le varie puntate sono qui:
https://www.youtube.com/playlist?list=PLq4GWqezsdXQktNFF5Mai9q0NA4e7CMH4

IN CANTIERE

Il sottoscritto, Rita Lilith Oberti e Dome La Muerte (con la chitarra aggiunta di Iride Volpi) torneranno dal vivo per un breve tour con il nome di NOT MOVING L.T.D. (Lilith, Tony, Dome).

Nel repertorio qualche cover di classici, da Stones a Velvet agli Stooges e un po' di originali dal repertorio storico dei Not Moving.

Per ulteriori informazioni qui:
https://www.facebook.com/Not-Moving-L-T-D-302470280600832

Le date:

Sabato 8 dicembre : Scorzè (Venezia): Go Down Festival al "Novak"
https://www.facebook.com/events/1135937899906525/



Venerdì 14 dicembre: Piacenza "Musici per caso"
https://www.facebook.com/events/1970032206420442/



Sabato 15 dicembre: Magenta (MI) "Ideal"
https://www.facebook.com/events/238593133531634/



Domenica 16 dicembre: Torino "Blah Blah"
https://www.facebook.com/events/182297379392590/

Venerdì 28 dicembre : Savignano sul Rubicone (Rimini) "Sidro"
https://www.facebook.com/events/1892828514158193/

Venerdì 18 gennaio: Aosta "Cittadella"

giovedì, novembre 29, 2018

Get Back. Dischi da(ri)scoprire



Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

KINKS - The Kinks Are the Village Green Preservation Society - Deluxe
Non una grande idea strategica uscire lo stesso giorno del "White Album" dei Beatles.
Forse anche per questo una delle opere più ambiziose dei fratelli Davies finì malamente. A 50 anni rivive nella consueta confezione deluxe, con nuove dinamiche sonore, alternate takes, demo, live alla BBC, per un totale di 62 brani. Album delizioso, brani incredibilmente e semplicemente belli (da "Animal farm" a "Days"), band in formissima, materiale interessante ma solo se si è accaniti fan della band.

PRIMAL SCREAM - Give Out But Don't Give Up - The original Memphis recordings
Un disco che divise fan e critica, dopo il successo del grande "Screamadelica". La band si spostò verso un hard rock blues in pieno stile Stones mid 70's lasciando perplessi in molti, soddisfatti tanti altri (sottoscritto incluso). Riemergono ora i nastri delle session, poi scartate, registrare ai Muscle Shoals a Memphis. Versioni più soul blues, nere, calde, crude, a tratti stupende.
Decisamente meno interessanti le jam session, le alternate take, varie curiosità, contenute nel secondo CD.

CHARENEE WADE - The Offering: The Music of Gil Scott-Heron & Brian Jackson
Cantante new yorkese, molto influenzata dalla lezione di Betty Carter e Sarah Vaughan, riprende, nel 2015, 10 brani del repertorio di Gil Scott Heron in chiave jazz, jazz funk, fusion, in versioni superbe, piene di groove, completamente rivisitate. Pura eccellenza.

JIMMY MC GRIFF - Tailgunner
Il grande tastierista soul jazz approda al 1977 con un album che abbraccia le sonorità disco alla moda ma le rivede con il solito Hammond protagonista (e qualche insert vocale) a cui si affiancano Moog e synth, oltre ad una fantastica sezione fiati.
Album godibilissimo e solare.

mercoledì, novembre 28, 2018

Donna Gaines - Why the Ramones matter



Forse ti amano tutti quando sei morto"
(Johnny Ramone)

E' l'amara ma veritiera conclusione del libro e saggio sociologico della giornalista (Rolling Stone, Spin, The Village Voice) e scrittrice new yorkese Donna Gaines che rivive la vicenda dei RAMONES in prima persona (avendoli intervistati, frequentati ed essendo stata buona amica di Joey).
Una band profondamente divisa all'interno con Johnny despota e tirannico, Dee Dee tossico, Joey problematico e negli ultimi anni gravemente malato ma che era una sola cosa nel momento in cui portava avanti la sua "missione", un'entità unica, compatta, nel macinare centinaia di migliaia di kilometri per i 2.263 concerti della lunga carriera.

La Gaines analizza e dimostra l'importanza che ha avuto la band sulle generazioni a loro contemporanee e successive, approfondisce il rapporto con i simboli nazisti che spesso sono apparsi nelle loro canzoni (buona parte di loro e della crew era di origine ebrea), una delle prime band che li utilizzò per schernire e ridurre a macchiette gli incubi dei loro genitori, riporta testimonianze e aneddoti, sottolinea come furono tra i primi a contestualizzare le donne all'inerno del punk ("Sheena is a punk rocker", "Judy is a punk").

I RAMONES non dimenticarono mai da dove venivano, chi erano e per chi suonavano.
Divennero eroi intoccabili per i loro fan.
Diedero loro una speranza, un scopo, una formula per sopravvivere nelle periferie di un'America devastata dove la vita di un adolescente non ha alcun senso, futuro, nessuna prospettiva e a nessuno sembra importare nulla.

Un libro che accende una nuova e differente luce su una band indimenticabile e indimenticata.

"Li considero intellettuali americani. Erano come noi, per noi e rimarranno sempre con noi"

"Perchè imparare a suonare gli strumenti ? Imparate a suonare le vostre canzoni"
(Dee Dee Ramone)

martedì, novembre 27, 2018

Andrzej Dragan



A cura di MAURO NEGRI.

Fotografo nonché laureato in fisica quantistica è riuscito a creare dei ritratti con un effetto talmente particolare che ha preso il suo nome: l’effetto Dragan.

I suoi ritratti sono la reinterpretazione della realtà come da lui vista, senza stravolgere con aggiunte inesistenti, ma enfatizzando dettagli e colore.
Questo tecnicamente, mentre la metafora insita nel suo lavoro è un mix tra la sua formazione scientifica (l’universo quantistico) e la sua passione per i film di David Lynch che attraverso i suoi personaggi grotteschi e surreali, le ambientazioni allucinanti e le atmosfere oniriche, ha decisamente influenzato la cifra stilistica di questo giovane artista polacco.

http://andrzejdragan.com/

lunedì, novembre 26, 2018

Not Moving LTD



Il sottoscritto, Rita Lilith Oberti e Dome La Muerte (con la chitarra aggiunta di Iride Volpi) torneranno dal vivo per un breve tour con il nome di NOT MOVING L.T.D. (Lilith, Tony, Dome).

Nel repertorio qualche cover di classici, da Stones a Velvet agli Stooges e un po' di originali dal repertorio storico dei Not Moving.

Per ulteriori informazioni qui:
https://www.facebook.com/Not-Moving-L-T-D-302470280600832

Le date:

Sabato 8 dicembre : Scorzè (Venezia): Go Down Festival al "Novak"
https://www.facebook.com/events/1135937899906525/

Venerdì 14 dicembre: Piacenza "Musici per caso"
https://www.facebook.com/events/1970032206420442/

Sabato 15 dicembre: Magenta (MI) "Ideal"
https://www.facebook.com/events/238593133531634/

Domenica 16 dicembre: Torino "Blah Blah"

Venerdì 28 dicembre : Savignano sul Rubicone (Rimini) "Sidro"
https://www.facebook.com/events/1892828514158193/

Venerdì 18 gennaio: Aosta "Cittadella"

domenica, novembre 25, 2018

Il Cristo velato



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

Opera celeberrima, situata nell'affollatissimo centro storico di Napoli, a fianco dell'Università, nella Cappella di San Severo.

Suggestiva e mozzafiato, di una bellezza estrema e travolgente.
Opera scultorea (realizzata per volere del principe di San Severo da Giuseppe Sanmartino nel 1753) di una raffinatezza e qualità talmente eccelse da aver generato leggende a sfondo alchimistico sulla sua realizzazione (il "velo" sembra quasi posato successivamente sul Cristo piuttosto che scolpito).
La cappella è poi riccamente affrescata e adornata di altre statute di gran pregio.

Altrettanto interessanti i due scheletri ("Le macchine anatomiche") nei sotterranei che riproducono l'apparato circolatorio e gli organi umani interni (costruiti con fili di ferro e cera).
Anche in questo caso le leggende si sono succedute tra presunti esperimenti alchemici e addirittura iniezioni nelle vene di piombo fuso (...).

Infine la pavimentazione labirintica è un ulteriore tassello di suggestione.

Da vedere.
Biglietto 7 euro, visita che dura al massimo 20 minuti, in genere un'attesa in coda di una mezzoretta.

http://www.museosansevero.it/

sabato, novembre 24, 2018

"Tommy" a Bergamo



TOMMY (riesci a sentirmi?), il nuovo spettacolo organizzato da La Lumachina Mod e Nick Baracchi, in collaborazione con Cooperativa Impegno Sociale, Cooperativa Sociale OIKOS, Lavorare Insieme, Koinè e La Cascina.

*** L'OPERA ***

TOMMY un'opera rock, pubblicata nel 1969 dal gruppo inglese THE WHO, basata sulla storia di un ragazzo divenuto sordo, cieco e muto a seguito dei traumi familiari.
A peggiorare la situazione subentrano nella sua vita violenze e atti di bullismo, a causa di personaggi che, crudamente e bestialmente, approfittano dello stato del bambino che non può né urlare, né lamentarsi. Ogni cura e ogni tentativo di riportarlo alla normalità sono vani fino a quando Tommy si scopre "mago del flipper" e come tale ottiene notorietà e ricchezza.

*** I PROTAGONISTI ***

Nick Baracchi e i Jolly Roger in versione acustica, accolgono nel loro salotto musicale Antonio Bacciocchi, scrittore, musicista, blogger, per una rilassata e coinvolgente chiacchierata musicale sull'opera rock TOMMY della band The Who, pubblicata nel 1969, arricchita da proiezioni video e altri contenuti artistici realizzati da Luca Baroni e il suo Atelier gli Stanzini.

*** IL FOCUS ***

TOMMY è un emblematico esempio di come, nel complesso mondo delle disabilità, si nascondano doti inaspettate, che rappresentano il punto di partenza per il riscatto e per l'integrazione sociale di tutte le persone svantaggiate.

*** IL LUOGO ***

Lo spettacolo si terrà SABATO 24 novembre presso la SALA CONSILIARE del Comune di Villa d'Almé (BG), inizierà alle 21 circa. La sala verrà aperta intorno alle 20.45 e l'ingresso sarà LIBERO SINO AD ESAURIMENTO POSTI.

https://www.facebook.com/events/284549175725378/

venerdì, novembre 23, 2018

Marina Abramovic - The Cleaner - Firenze, Palazzo Strozzi



Difficile, di fronte alle performance estreme, provocatorie, talvolta devastanti, dell'artista serba, riuscire a definire il confine tra arte “vera” e evento “fittizio” e “inutile”.

Di sicuro Marina Abramovic non è mai passata inosservata, lasciando comunque stupiti per aver sempre saputo osare tanto, sapendosi spingere oltre limiti talvolta apparentemente invalicabili.
La mostra in corso a Palazzo Strozzi a Firenze copre con cura e dovizia di particolari l'intera carriera artistica, tra foto, filmati, opere.

Interessante, curiosa, provocante, spiazzante.

Nell'omologazione dilagante e tra i mefitici miasmi del politically correct, ben venga la Abramovic.

https://www.palazzostrozzi.org/mostre/marina-abramovic/

La presentazione video :
https://www.youtube.com/watch?v=p3LZQ6pmbpA

giovedì, novembre 22, 2018

Paolo Grugni - Pura razza bastarda



Paolo Grugni ci racconta in un romanzo intenso, mozzafiato, monumentale (600 pagine) con ritmo incalzante, la Milano di metà degli anni 60, quando al nord arriva e mette le radici la mafia, con la connivenza di poteri, della politica, delle istituzioni.

Il tutto attraverso la figura del commissario Malfatti che si trova, suo malgrado, coinvolto in un intreccio perverso di malavita, servizi deviati, le prime bombe fasciste, l'anticamera delle stragi di stato.

Il racconto prende forma attraverso un sintetico diario quotidiano con costanti riferimenti a quanto realmente accaduto nell'Italia di quegli anni.
A fianco una, anzi due, complesse storie d'amore e l'appuntamento domenicale, avaro di soddisfazioni, con l'amato Milan (con resoconto puntuale dell'andamento delle partite).
Primo capitolo di una serie che vuole raccontare la recente storia italiana, “Pura razza bastarda” è avvincente, travolgente, appassionante.

mercoledì, novembre 21, 2018

Giacomo Losi, Core de Roma



ALBERTO GALLETTI ci porta alla scoperta di un personaggio "minore" del calcio italiano ma di incredibile spessore

Core de Roma è un soprannome piuttosto inconsueto per uno che viene da Soncino (CR), ma 386 presenze in giallorosso, di cui 299 da capitano, in quindici anni di militanza non passano inosservati nella capitale e forse neanche altrove.

Un personaggio di quelli di una volta, si direbbe e in effetti lo è stato, e lo è.

Losi ha personificato tutto quello che si pensa che un calciatore della sua epoca debba essere stato, e sicuramente ci piacerebbe fosse ancora, almeno a me personalmente.
Lombardo, ragazzo di campagna.
Umili origini, la classica infanzia materialmente difficile ma umanamente felice.
Mamma operaia della filanda, papà, facchino al consorzio agrario, un socialista, rifiutò di prendere la tessera del PNF, e fu deportato in un campo di lavoro nazista.
Due anni senza sapere niente, prima del ritorno a casa dopo la fuga. Mio nonno fece uguale, preso due volte, scappò due volte.

Giacomo gioca tutto il giorno, questo possibilmente fanno i bambini,anche in tempo di guerra, tutto il giorno fuori di casa. Rimarrà così anche da calciatore,intrepido, paura di nessuno, pensare poco, agire sempre, impegno massimo e quel che si prende si prende, siano essi gambe o palloni.
Va detto ad onor del vero che non è mai stato classificato tra i picchiatori.
Ed infatti non lo fu.
Era correttissimo, semmai molto irruento, il classico prodotto italiano dell’epoca.

Nel ’45 ha dieci anni.
La Wermacht in ritirata abbandona la rocca di Soncino, vi si insediano i partigiani che prendono controllo della riva destra dell’Oglio.
Il piccolo Giacomo, forse anche amante dei giochi pericolosi aiuta a trasportare armi, granate e altro materiale bellico, abbandonato o sequestrato ai tedeschi, ai partigiani nella Rocca.
Di sicuro pesò più la deportazione del padre. A guerra finita continuano i giochi, anche quelli pericolosi: un pomeriggio a fare i bulli con le bombe inesplose nel fiume gli costa una falange del pollice, andrà peggio ad un amico che ci lascerà le penne, 16 anni.
Lascia perdere le armi, e anche la scuola, mollata senza rimpianti al termine della quinta elementare.
Subentrano le sue due grandi passioni sportive: calcio e ciclismo, il Torino e Fausto Coppi.
Non ha mai dimenticato chi fosse e da dove venisse Giacomo Losi, nemmeno a Roma, nemmeno quando diventa capitano della squadra e uno delle persone più in vista delle capitale.
Rimane sempre uno che viene da Soncino, praticamente vùn qualsiasi.
Se la bicicletta è un sogno, un pallone, quasi sempre di stracci, lo si rimedia sempre. Inizia con gli amici fondando la Virtus, squadra alla quale cucirà i pantaloncini, essendo diventato apprendista di un sarto appena lasciata la scuola.

A quattordici anni la Soncinese lo preleva dalla piccola Virtus dopo averlo visto in azione, esordisce quasi subito nel campionato lombardo di Prima Categoria. Lo fanno giocare col cartellino di un altro perché legalmente non ha l’età.
Gli attributi calcistici invece ci sono tutti: 17 gol in 12 partite valgono a lui l’ingaggio della Cremonese e mezzo milione di lire alla società. Non cresce molto Mino, come lo chiama la mamma Maria, ma è di corporatura massiccia, un fascio di muscoli scattanti da 72 chilogrammi all’interno di un involucro ben proporzionato di un metro e 68.

Arriva allo Zini come attaccante e diventa titolare per caso quando, non convocato, va a Brescia a vedere la partita della Cremo. Il figlio dell’allenatore si infortuna e l’altoparlante chiama il suo nome negli spogliatoi. Quando si dice il destino: schierato terzino sarà tra i migliori così, a dispetto della statura, il suo destino calcistico si compie, sarà difensore.
Due ottime stagioni con la Cremo gli valgono l’interessamento dell’Inter che lo aggrega alle riserve, con i nerazzurri si presenta al Torneo di Sanremo del 1953, una sorta di pre-Viareggio, vincono il torneo, suo un gol in finale. Nonostante questo l’Inter lo scarta, troppo piccolo, e il suo scopritore, Montanari, lo segnala alla Roma.
Quando annuncia ai genitori che deve andare a Roma per giocare a pallone, non c’è sorpresa ma quella tipica reazione lombarda che ben conosco, un misto tra indifferenza e rassegnazione, entusiasmo zero, che accompagna l’ineluttabilità degli avvenimenti legati al pratico. Quel che c’è da fare si fa. Mi raccomando, gli dice suo padre. La mamma gli preparò la valigia, gli comprarono il vestito nuovo visto che non lo aveva e bisogna essere a posto per una roba del genere.
Suo padre lo accompagnò a Milano e lo mise sul treno per Roma.
Alla Cremonese andarono sette milioni, soldi per una squadra di serie d nel 1954.

Fu amore a prima vista, una città abbagliante e magnificente, gente completamente diversa, un calore inaspettato visto che era un calciatore della Roma.

Lo misero in una pensione, nessun problema per lui, e lo aggregarono alle riserve.
Nessun problema anche qui, nel giro di poco tempo emerse grazie al suo impegno, alla sua grinta e alle sue doti di marcatore inesorabile. Jesse Carver, allenatore della prima squadra, come tutti gli inglesi, lo apprezzò da subito. Dove passare tu non crescere erba, gli disse: a vent’anni era titolare
. Sarosi l’anno dopo, da gran intenditore ed ex-sublime campione qual’era, gli limerà la tecnica rendendola accettabile alla Serie A.

Saranno quindici anni indimenticabili per lui e per la tifoseria giallorossa che lo elesse a proprio indiscusso beniamino. Dal 1961 sarà anche capitano, l’unico giallorosso ad alzare un trofeo internazionale: la Coppa delle Fiere conquistata proprio quell’anno.

Bella la sua vicenda di ragazzo semplice che in quell’Italia della ricostruzione e del primo boom, si trasferisce da un posto qualsiasi in fondo alla provincia alla capitale senza bisogno di cambiare i comportamenti, non credo gli sia mai passato per la testa, per guadagnarsi l’affetto e l’ammirazione dei nuovi tifosi in una realtà così completamente diversa da quella che lo aveva visto crescere. In una parola per affermarsi.
Stessa cosa dicasi del pubblico che lo accolse, non fu mai un problema: Losi dava tutto, amava la maglia, la sua squadra e la sua città d’adozione così, semplicemente. E fu ricambiato. Accettarsi per quello che si è dando il massimo, sinceramente. Una storia semplice,per gente semplice e seria, com’era Losi e così come era il calcio, e probabilmente anche la vita a quel tempo. E così come dovrebbe essere ancora oggi, se non proprio la vita, almeno il calcio. Non è più così purtroppo.
Oggi anche nel calcio si sente parlare di lavoro, quasi esclusivamente lavoro, con tutto il suo corollario di esasperazioni e miserabilità.
Una bestemmia, tristissimo.

Chi, come Losi, tra gli strapagati-sopravvalutati-insopportabili malati di protagonismo di oggi, sarebbe disposto a girare per un Teatro Sistina stracolmo di tifosi chiamati a raccolta dall’allenatore, col cappello in mano, per far di persona la questua per poter pagare la trasferta a Vicenza per la squadra?
Lui lo fece, perché pensava fosse suo dovere, anche se non era d’accordo e pensava che fosse una buffonata.
Quando il presidente trovò i soldi per pagare la trasferta, Losi in qualità di capitano decise di devolvere i soldi raccolti quella sera in beneficenza.
Giù il cappello.

Palletta, così lo soprannominarono a Roma, merito della sua esplosività muscolare che gli consentiva movimenti agilissimi e di rimbalzare qua e la in campo come una palla di gomma. Sembrava scoordinato, forse lo era anche, sempre proteso in avanti fino al limite dell’equilibrio, pur di arrivare prima sulla palla, o sulle gambe di qualcuno.

Fedele a se stesso, giocava per la Roma con la stessa incoscienza e temerarietà con la quale da ragazzo recuperava le bombe nel greto dell’Oglio. Si guadagnò l’appellativo di ‘Core de Roma’ quando, in occasione di un incontro casalingo contro la Sampdoria, realizzò il gol della vittoria di testa (lui!) su angolo di Lojacono.
Si era stirato l’inguine della gamba con la quale saltava mezz’ora prima ed era rimasto in campo perché già erano in dieci per infortunio precedente ad un compagno che non ce l’aveva fatta a rimanere in campo.
Chiese a Lojacono in battuta di guardare dove si sarebbe messo e di crossargliela li.
L’argentino perplesso fece come disse il capitano, Losi saltò con l’altra gamba, senz’altro ignorato dai difensori ciclisti che pensavano non fosse in grado di muoversi, e incornò perfettamente il 3-2 facendo esplodere l’Olimpico.

Ancora, si immolò nella semifinale di Coppa delle Fiere contro l’Hibernian.
Convocato in Nazionale, aveva giocato il giorno prima per l’Italia.
A riposo per regolamento, Losi rese visita ai compagni in ritiro l’indomani mattina.
Mentre s’intratteneva con loro Foni, l’allenatore, gli chiese se non se la sentiva di giocare alla sera.
Nessun problema sono sempre pronto per giocare, fu la risposta.
Così Losi andò in campo, si stirò un’altra volta e compì un salvataggio miracoloso sulla linea che servì a mantenere il 3-3 che mandò la Roma in finale.
Oggi sospendono i campionati per 15 giorni anche in serie B per far giocare due partite in quindici giorni ad una squadra composta di 22 giocatori.
Cioè ne tengono fermi più o meno mille.

In carriera ha marcato quasi tutti i migliori della sua epoca Angelillo, Lorenzi, Sivori, Altafini, Bobby Chalrton, Di Stefano e persino John Charles, al quale rendeva quasi trenta centimetri: vita dura per tutti col ‘Palletta’. Persino il grande Gento disse, mai visto un terzino così forte e veloce. Lui aveva già vinto cinque Coppe dei Campioni di fila, Losi era all’esordio in Nazionale.
Proprio li stava la sua forza, non si faceva mai impressionare.
Era sempre il Giacomo Losi di Soncino.
Anche quando strinse amicizia con il grande Alfredo Di Stefano, per lui Il Più Grande.
Ospiti nello stesso albergo prima di uno Spagna-Italia, durante il pranzo il fuoriclasse ispano-argentino chiese a Losi , cosa è che mettete voi italiani sulla pasta?

Formaggio grana gli rispose Losi, grattandogliene un po sul piatto.
La freccia bionda dopo aver assaggiato esclamò che era una delizia e come avrebbe potuto averlo.
Dammi l’indirizzo, gli rispose Losi, che te lo spedisco a Madrid.
Ne nacque una grande amicizia tra il grandissimo fuoriclasse e l’umile figlio del facchino di Soncino e onesto sfangatore della pedata italica assurto ai massimi livelli grazie all’esclusiva forza di volontà e ad una semplicità d’animo che gli permetteva di ben figurare in qualsiasi occasione. E merito anche a Di Stefano, educato fuoriclasse e giramondo.
Fatico ad immaginarmi qualcosa del genere nel calcio di oggi.

Chiuse la sua parabola con la Roma e col calcio nel 1969.
Dissapori col mago Herrera, che lo voleva a Milano quando allenava l’Inter, ma probabilmente geloso della grandezza di Losi nell’ambiente Roma, portarono alla sua esclusione dalla squadra.
Così a 34 anni smise perché , secondo lui: non potevo giocare per un’altra squadra.

Fedele al core de Roma.

Mai espulso in carriera ne ammonito , il 24 novembre 1968 a Verona contro l’Hellas, Losi era in affanno per contenere Bui e Traspedini, i due attaccanti gialloblu da 1,86m ciascuno, chiaramente in qualche modo ci riuscì, ma ad un certo punto l’arbitro scusandosi con lui tirò fuori il taccuino.
Mentre annotava il nome gli disse, mi spiace Losi devo farlo. Giusto così, rispose lui, ma sti due marcantoni in qualche modo li dovevo fermare.

Fu l’ultima partita della sua carriera in serie A, e la sua unica ammonizione.

Rimane un monumento dell’ AS Roma e, perché no del calcio italiano, nonché un’arzillo ultraottantenne che dirige una scuola calcio in cui predica valori antichi (chissà che fatica) e si occupa sempre delle cose della Roma nel cui ambiente gode sempre di grandissima considerazione.

martedì, novembre 20, 2018

Asia Argento



Riporto l'articolo su ASIA ARGENTO pubblicato sul quotidiano "Libertà" domenica scorsa.

Bello sparare sui bersagli facili.
Tanto più se gli stessi ti si parano davanti e ti invitano in tutti i modi a farlo. Ma nessuno ci obbliga, si potrebbe tranquillamente evitare e guardare oltre. Ma nella decadente società mediatica/social attuale la possibilità di versare tonnellate di fango addosso al prossimo è troppo allettante, poter linciare qualcuno comodamente seduti dietro a un computer, riversare tutta la propria frustrazione, sfogare i più bassi istinti, vomitare insulti, fare uscire il peggio di sé.
Che liberazione.
Se poi la vittima predestinata ha le sembianze di una donna piacente, indipendente, famosa, oltraggiosamente e spudoratamente orgogliosa delle sue scelte, giuste o sbagliate che siano, incurante di moralismi o bigottismi di sorta, il gioco è fatto.

Asia Argento può piacere o non piacere, di sicuro non è mai e poi mai passata inosservata. Soprattutto perchè ha fatto di tutto per restare costantemente alla luce del sole o, forse più correttamente, sotto quella dei riflettori. E comunque, come ha dichiarato, ha un buon scudo intellettuale per ripararsi:
“Faccio questo esercizio: visualizzo le frecce che scagliano contro di me, come nel quadro di Frida Kahlo o nell'effigie di San Sebastiano e le trasformo in fiori.
E se sono dardi avvelenati, glieli rimando indietro con un vigore maggiore”.


Una sorte predestinata, se sei figlia di uno dei più famosi registi cinematografici italiani, vero maestro del genere horror, come Dario Argento, e di un'eccellente attrice come Daria Nicolodi.
Curiosamente il nome originale è Aria (Vittoria Rossa), a causa delle leggi italiane di metà anni 70 che proibivano l'uso di nomi legati alla geografia. Asia è il nome che avrebbero voluto i genitori e che è stato adottato in barba alle regole.

Già da bambina la sua presenza sul grande schermo e su quello televisivo è assidua, fino ad arrivare a comparire in alcuni film del padre come “Demoni 2, l'incubo ritorna” e “La chiesa” e soprattutto in “Palombella rossa” di Nanni Moretti.

La consacrazione avviene con la parte di Arianna, ragazza paraplegica protagonista del film di e con Carlo Verdone “Perdiamoci di vista”, del 1994, che le consegna un Donatello d'Oro. La sua carriera prosegue tra alti e bassi, parti interessanti e riuscite, altre meno ma lavora con nomi come Abel Ferrara, Sofia Coppola, Peter Del Monte, torna ancora a fianco del padre in “La terza madre” e “Dracula 3D”. Si segnala sopratutto la “scandalosa” scena in “Go Go Tales” (in cui recita anche l'ex musa dei Rolling Stones, Anita Pallenberg) del 2007 di Ferrara in cui Asia, nella parte di una lap dancer, bacia voluttuosamente un rottweiler.

Ha anche una discreta carriera da regista soprattutto per cortometraggi e videoclip musicali.
In particolare si ricordano quello per il gruppo dell'ex compagno Morgan, ancora con i Bluvertigo ne “L'assenzio”.
E' spesso attrice e protagonista di quelli di altri artisti, da Loredana Bertè a Renato Zero, il rapper Frankie Hi nrg, Placebo ma soprattutto nel violentissimo, esplicito ed estremo “S(aint)” di Marylin Manson dove non si risparmia in eccessi di ogni tipo (vedere per credere: https://www.youtube.com/watch?v=anEMXOyCCqc).

Ha lavorato a stretto contatto con la musica, sia tramite l'attività di DJ che come fotografa ma collaborando anche con Brian Molko dei Placebo in una riedizione del famoso “Je t'aime moi non plus” e con l'ex compagno Morgan nel suo album solista “A to A”.

Il resto, dall'esclusione da X Factor (in cui si è mostrata competente – quale è – e affidabile) alle accuse di molestie (fatte e ricevute), il Me Too, Bourdain e Corona, sono cibo (avariato) dato in pasto agli sciacalli.
In costante equilibrio tra il trash, la provocazione, un'anima umanamente, artisticamente, sinceramente estrema, spezzata, contraddittoria, Asia Argento rimane una delle espressioni più punk in circolazione, detestata, criticata e odiata da tutti.
Mai nell'indiffreenza.

“Per tutti quelli che non mi hanno saputo amare, per tutti quelli che non mi hanno saputo dare, impedito di brillare, impedito di donare, impedito di vivere. Per voi che non sapete cosa dare”.

sabato, novembre 17, 2018

Domani su "Libertà"



Domani sul quotidiano di Piacenza LIBERTA' nell'inserto "Portfolio" diretto da Maurizio Pilotti nella rubrica "La Musica Ribelle" parlo di ASIA ARGENTO, Guidone, Ted Bundy e del film "Lucifer Rising" di Kenneth Anger.
Nella foto i numeri precedente.

venerdì, novembre 16, 2018

Franca Rame - In fuga dal Senato



Eletta con 500.000 voti in Parlamento (nelle fila di Italia dei Valori di Di Pietro), FRANCA RAME ripercorre in un minuzioso diario, i 19 mesi trascorsi in Senato tra il 2006 e il 2009 durante il governo Prodi.

Un libro in cui, tra sarcasmo e sincera disperazione, ci mostra, in tutta la sua crudezza, lo sfascio delle istituzioni, in cui i senatori sono intenti solo al loro interesse, a giochi di partito, a sperperare, accumulare, disdegnando i bisogni e le speranze di chi li ha votati.
Elenca cifre, fa i nomi e i cognomi, si indigna, si dispera, si deprime, si incazza.

Alla fine non ce la fa più, prima lascia il partito (che inciucia con le destre), poi si se ne va, distrutta da tanto degrado.

Libro importante e devastante.

mercoledì, novembre 14, 2018

Guy Bourdin



Grande fotografo di moda (per "Vogue" in particolare), abilissimo ritrattista surreale e altamente evocativo, sensuale, provocatorio.
Molto influenzato da Man Ray ma anche dai pittori Balthus e Magritte e dal regista Bunuel.

Personaggio controverso, ostile, esigente e intransigente.
Rifiutò offerte per libri, mostre e pretendeva che le sue opere fossero distrutte dopo la pubblicazione.
Il suo primo libro uscì solo dieci anni dopo la morte (nel 1991).
Related Posts with Thumbnails