lunedì, novembre 05, 2018
Pasolini e la musica
ARTICOLO PUBBLICATO IERI SUL QUOTIDIANO DI PIACENZA "LIBERTA'"
Il 2 novembre del 1975 Pier Paolo Pasolini viene assassinato all'Idroscalo di Ostia, in circostanze tutt'ora misteriose, tanto quanto le stragi, le morti, i delitti, gli stupri (Franca Rame in primis) di quell'epoca buia e maledetta che ancora ci trasciniamo, dolenti, ai nostri giorni, tra impunità, “poteri forti”, vecchi e nuovi fascismi.
Conseguenza estrema di un'Italia corrotta, decadente, mafiosa e omertosa fino al midollo, quasi compiaciuta del degrado in cui da decenni affonda.
Pier Paolo Pasolini è stato uno dei più lucidi intellettuali del '900, coraggioso, perseguitato, sia per la sua omosessualità che per le sue idee, espresse senza timori né reverenze. Alberto Moravia lo ha descritto al meglio nell'orazione funebre:
“La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui.
Simile perché egli ne aveva già descritto, nei suoi romanzi e nei suoi film, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un’epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile”.
Libri come “Una vita violenta” o “Ragazzi di vita”, saggi come “Scritti corsari” e film come “Accattone” , “Mamma Roma”, “Il Vangelo secondo Matteo”, “Uccellacci e uccellini” rimangono pietre miliari della cultura italiana, ormai ridotta a brandelli, dileggiata e orfana da tempo di menti e giganti simili.
In questa sede andremo però a verificare gli stretti rapporti intercorsi tra Pasolini e la musica, partendo da una lapidaria affermazione che fece a proposito dei miei amatissimi Beatles, quando arrivarono in tour nel 1965 in Italia (che andò a vedere al Teatro Adriano a Roma):
“Non mi so spiegare il successo dei Beatles.
Questi quattro giovani completamente privi di fascino che suonano una musica bellina”.
Intellettuale curioso e attento a quanto gli accadeva intorno, partiva da un presupposto che esplicitò in un'intervista nel 1960:
“Io credo nella canzone come mezzo verace di espressione, e penso che il genere urlato non sia genuino … i cantanti mi sono simpatici e amo le canzoni. Solo mi piacerebbe che, come mezzo di espressione, fossero portate a un livello più interessante”.
Il suo era un approccio spesso filtrato attraverso un discorso ideologico, come è evidente da un'altra dichiarazione del 1964:
“Non mi dispiace il timbro orgiastico che hanno le musiche trasmesse dai juke boxes. Tutto ciò è vergognoso, lo so: e quindi contemporaneamente devo dire che il mondo delle canzonette è oggi un mondo sciocco e degenerato. Non è popolare, ma piccolo-borghese; e come tale, profondamente corruttore”.
In realtà Pasolini ascoltava poca musica, soprattutto devoto a Bach, Mozart, Vivaldi, Beethoven (le cui arie sono state speso inserite nei suoi film). Possedeva pochi dischi, non seguiva programmi radiofonici o televisivi di carattere musicale ma era molto interessato alla canzone popolare e alla musica etnica (che troviamo, attraverso canti bulgari e rumeni, nei film “Edipo Re” e “Medea” e che cerco' di registrare e preservare durante i suoi numerosi viaggi in Africa e Asia).
Spaventato dall'estinzione della tradizione e della cultura popolare e dalla sparizione dei dialetti, espresse chiaramente il suo disappunto in un'intervista:
“Un popolo avanza al suono di una marcia fatta di cattiva musica, con l’attenzione requisita da una televisione retrograda, incoraggiata da un cinema spesso innominabile, da una sessualità anarchica. Non è musica d’arte o d’amore, questa, ma uno sterile balbettio che obbliga la gioventù a rifugiarsi nella produttività consumistica”.
Ma Pasolini fu anche autore di testi per canzoni. E d'altra parte lo confessò nel suo “poema autobiografico”, “Poeta delle ceneri” :
“Ebbene, ti confiderò, prima di lasciarti, che io vorrei essere scrittore di musica, vivere con degli strumenti dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare, nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e otri, e lì comporre musica l’unica azione espressiva forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà.”
Fin dai primi anni Sessanta si cimentò con i testi per musiche di autori di primo piano come Piero Umiliani, Piero Piccioni, Franco Nebbia, che furono poi incise nel 1961 dalla sua amata Laura Betti, come “Macrì Teresa detta Pazzia”, “Cocco di mamma”, “Cristo al Mandrione “ e “Il valzer della toppa”, quest'ultimo ripreso poi da Gabriella Ferri nel suo album “Sempre” del 1973.
Sempre la Ferri cantò “Cristo al Mandrione” nel 1997 nell'album “Ritorno al futuro”.
Risale al 1963 la collaborazione con Sergio Endrigo.
Per lo scanzonato brano “Il soldato di Napoleone” (incluso nel suo primo album) Pasolini utilizzò alcuni versi tratti dalla raccolta “La meglio gioventù”. Nel 1967 scrive le parole di “Che cosa sono le nuvole” per Domenico Modugno che recita nell'episodio omonimo (una trasposizione dell'”Otello” di Shakespeare) diretto da Pasolini del film a episodi “Capriccio all'italiana”. Ricordava Modugno: «Recitai nell'episodio “Cosa sono le nuvole”, e dal titolo del film nacque anche una canzone, che scrivemmo insieme. È una canzone strana: mi ricordo che Pasolini realizzò il testo estrapolando una serie di parole o piccole frasi dell' Otello poi unificando il tutto”.
Il brano è stato ripetutamente ripreso da altri artisti, dal trio Daniele Silvestri, Max Gazzè, Nicolò Fabi a Giancarlo Onorato, agli Avion Travel che lo inseritono nell'album “Vivo di canzoni”, Paolo Benvegnù, Stefano Bollani.
Domenico Modugno aveva già collaborato con Pasolini cantando i titoli di testa e di coda nel film “Uccellacci e uccellini” su musica di Ennio Morricone (con il quale ebbe anche alcuni scontri non volendo accettare musica composta appositamente ma chiedendo invece una riproposizione di temi classici).
Nel 1968 scrisse il testo del brano “Canzone della sera (suite in modo psichedelico” per il gruppo psichedelico Chetro & Co. (gruppo di Ettore De Carolis che divenne poi arrangiatore per Guccini, Claudio Lolli, Gabriella Ferri, Alan Sorrenti), adattandolo ad una sua poesia, “Notturno”.
La figura e l'immaginario pasoliniano hanno ispirato tantissimi musicisti italiani (e, come vedremo, non solo) che gli hanno dedicato canzoni e omaggi.
Forse la migliore è l'accorata, commovente, struggente “A Pa'” di Francesco De Gregori dall'album “Scacchi e tarocchi” del 1985 (Non mi ricordo se c'era la luna / E né che occhi aveva il ragazzo / Ma mi ricordo quel sapore in gola / E l'odore del mare come uno schiaffo / C'era Roma così lontana / E c'era Roma così vicina / E c'era quella luce che ti chiama /Come una stella mattutina / A Pa' / Tutto passa, il resto va”).
Il brano è spesso ripreso dal vivo anche dai Gang.
De Andrè ne canta nel 1980, in “Una storia sbagliata”, coadiuvato da Massimo Bubola. Nel testo ci sono riferimenti anche alla morte di Wilma Morresi, altro caso oscuro di quei tempi (É una storia vestita di nero / É una storia da basso impero / É una storia mica male insabbiata / É una storia sbagliata).
Mauro Ermanno Giovanardi ha cantato “L'alba dei tram” nell'ambito dell'omonimo progetto dedicato a Pasolini volutto da Remo Anzovini, con testo di Giuiano Sangiorgi dei Negramaro.
Pochi giorni dopo la sua morte la grandissima Giovanna Marini compose e incise “Lamento per la morte di Pasolini” ispirata alla “Orazione di San Donato”, canto popolare della tradizione abruzzese.
“Linea gotica” il secondo dei CSI, gli ex CCCP di Giovanni Lindo Ferretti, è uno degli album più importanti del rock italiano degli anni ’90. All’interno del brano conclusivo, “Irata”, troviamo i versi “Oggi è domenica, domani si muore”, tratti da “Le litanie del bel ragazzo”, opera giovanile scritta da Pasolini e contenuta nella raccolta “Poesie a Casarsa”, pubblicata a proprie spese nel 1942 per l’editore bolognese “Libreria Antiquaria”.
“Pasolini, un incontro” è stato uno spettacolo multimediale che assembla la voce di Pier Paolo, la musica dei Tre Allegri Ragazzi Morti e i disegni del leader della band friulana, Davide Toffolo.
Il pianista Stefano Battaglia per la prestigiosa etichetta tedesca ECM incide nel 2007 il doppio “Re: Pasolini” che diventerà anche uno spettacolo rappresentato nelle più prestigiose sale da concerto del mondo e in cui è inclusa la bellissima “Totò e Ninetto”, omaggio ai due protagonisti di “Uccellacci e uccellini”.
E infine l'ex leader degli Smiths, Morrissey, lo cita (insieme al suo film “Accattone” e ad Anna Magnani) nel brano “You have killed me”.
Con Lilith dedicammo l'album "Stracci" del 1997 all'omonimo personaggio dell'episodio "La ricotta" da "RoGoPaG".
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Cultura 70's
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Al netto del disprezzo 'intellettuale' verso il Rock and roll e affini (che ovviamente non condivido...)avercene figure come PPP al giorno d'oggi. Un coraggio, un talento, un acume e una cultura immensi. Se penso ai nostri 'intellettuali' contemporanei mi butto a mare.
RispondiEliminaConcordo, tristemente, concordo.
RispondiEliminaMusica dei Titoli di apertura di Uccellacci ed Uccellini composta da Morricone, cantante Domenico Modugno.
RispondiEliminaGMV
Grazie per l'articolo, segnalo anche questo contributo a mio avviso eccellente > https://www.youtube.com/watch?v=2nFmz1e3VJo
RispondiEliminaAnonimo delle 12 42
RispondiEliminaGli hoodoo gurus lo citano nel libretto di un disco fra gli ispiratori