domenica, febbraio 11, 2018

Habitat 67



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

Nel 1967 Montréal, in Canada, ospitò l'Expo (peraltro di gran successo).
Tra le opere principali, tutt'ora agibili, ci fu il quartiere sperimentale Habitat 67 progettato da Moshe Safdie, uno studente della scuola di architettura di McGill University.
La sua tesi di laurea del 1961 fu utilizzata come spunto per il concorso, che vinse all'età di 23 anni.

Il progetto, immaginato come risposta ai problemi di sovrappopolazione planetaria e come democratizzazione dell’accesso alla casa, prevedeva mille residenze contenute in parallelepipedi di cemento armato, impilati da gru semoventi, per un totale di 158 appartamenti, realizzati con materiali e tecniche spartani.
Negli anni è diventato uno dei quartieri residenziali più ambiti della città.

Costruito su un’isola artificiale appositamente approntata per l’Expo, sorge sulla sponda del San Lorenzo.
Seppur ogni casa ha gli stessi volumi è però diversa da ognuna delle altre.

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