Siamo ormai a metà del 2025: tra i migliori album quelli di Bob Mould, Sam Akpro, Freedom Affair, Southern Avenue, Little Barrie & Malcolm Catto, Suzanne Vega, The Loft, Sunny War, The War and Treaty, Ringo Starr, Iggy Pop, Cymande, Lambrini Girls, De Wolff, PP Arnold, Altons, Delines, Gyasi, M Ross perkins..
Ottime cose dall'Italia con Neoprimitivi, Casino Royale, Calibro 35, Cesare Basile, The Lings, Putan Club, Cristiano Godano, I Cani, Billy Boy e la sua Band, Megain Is Missing, Laura Agnusdei, Elisa Zoot, Roberta Gulisano, Angela Baraldi, Flavia Ferretti.
FRANK POPP ENSEMBLE - Waves
Frank Popp non delude mai. Soul, Northern soul, psichedelia, lounge, perfino kraut rock e ospiti particolarissimi come Nicke Andersson già con Entombed e Hellacopters alle prese con un tiratissimo soul in "Caught in Your Web" o Gerry Love dei Teenage Fanclub. E ancora l'attrice e modella Emma Noble e il cantante australiano J Mahon. Come sempre divertente, godibile, colorato, fresco, pieno di sorprese.
M ROSS PERKINS - What's the Matter, M Ross?
Al quarto album il cantautore dell'Ohio ci porta in un mondo profondamente Beatlesiano, a tratti in modalità calligrafica, ma che si concede anche a power pop, beat, boogaloo, tocchi di pop psichedelico. L'approccio è però molto personale, costantemente "folle" e alla fine originale. Una piacevolissima sorpresa.
FREEDOM AFFAIR - Freedom Affair
Spettacolare secondo album per la band americana, registrato in analogico e fedelissimo al sacro groove del più classico Southern Soul anni Sessanta/Settanta. Le stupende voci di Paula Saunders, Seyko Groves e Shon Ruffin vanno a nozze su una base caldissima che ci riporta ai fasti di un tempo. Non rivoluzionerà il mondo della musica ma rimarrà uno dei migliori album "black" del 2025.
SUZANNE VEGA - Flying With Angels
Assente da lungo tempo dalla discografia Suzanne Vega torna con un album davvero bello, vario, pieno di suggestioni sonore e testi combattivi che guardano con lucidità alla triste e complicata attualità (la struggente "Last Train to Mariupol").
Al classico folk rock affianca elementi soul (stupenda "Love Thief"), un inaspettato (quasi) garage punk rock in "Rats", un esplicito omaggio a Dylan ("Chambermaid" rilegge "I Want You").
Consueta classe, innata eleganza, voce inconfondibile, espressività al top.
EMMA JANE THACKRAY - Weirdo
La polistrumentista inglese al secondo album va oltre l'ora di musica, lungo 19 brani in cui esplora i più svariati sentieri, dall'acid jazz, al soul, al funk, allo swing, hip hop, drum and bass, fusion, jazz rock. Un lavoro monumentale, sempre di altissimo spessore, suonato alla perfezione e particolarmente ispirato.
PETE DOHERTY - Felt Better Alive
A 11 anni dal precedente album, il "sopravissuto a stento" ritorna in veste solista e festeggia di essere ancora vivo, dopo le note drammatiche vicissitudini. Lo scorso anno aveva scritto un mezzo capolavoro con i Libertines, oggi esce con un buon disco, malinconico, dalle frequenti tinte country, con qualche episodio più swingante, "Poca Mahoney" con Lisa O'Neill dal gusto punkeggiante. Merita un ascolto e la consueta vecchia domanda quanto i bad habits che lo hanno accompagnato per tanto tempo hanno aiutato o dissipato la sua creatività.
LOUIS PHILIPPE & THE NIGHT MAIL - The Road To The Sea
Piccolo genio della canzone meno scontata Louis Philippe ha sempre navigato in acque nascoste al grande pubblico, dall'esordio circa 40 anni fa con la "sua" El Records. In mezzo una nutrita discografia, sempre caratterizzata da un timbro ben riconoscibile che ritroviamo intatto anche in questo nuovo lavoro, prodotto da Andy Lewis. Difficile (e altrettanto facile) trovare riferimenti ma la sua musica unisce tasselli di Burt Bacharach, canzone francese, Style Council (in particolare quelli di "Café Bleu" e i classicismi di "Confessions Of A Pop Group"), Beach Boys, il primo Paul MccCrtney solista (con o senza Wings), Prefab Sprout, XTC. Delizioso.
SOUTHERN AVENUE - Family
Arrivano da Memphis, Tennessee e nel quarto album "Family" sfoderano una miscela entusiasmante di gospel, southern soul, country, blues.
Voci stupende, retaggi Staple Singers (non a caso hanno inciso per la Stax Records) e un approccio moderno e freschissimo.
TANIKA CHARLES - Reason To Stay
La soul woman canadese firma il quarto album in cui, ancora una volta, si muove, con grazia ed eleganza, nel soul più classico, con una predilezione per i tempi medi, le ballate intense e avvolgenti, melodie accattivanti, temperature calde, colori interpretativi intensi in pieno stile vintage anni Sessanta ma in una chiave moderna. Un lavoro godibile, divertente, solare, perfetto per ogni amante della soul music più pura.
THE AFRO-AMERICAN ENSEMBLE - Free The Black Man's Chains
Preziosa (prima) ristampa di un oscuro album del 1971 tra soul, funk e gospel, pubblicato dopo l'uscita di tre singoli dei Broad Street Gang. Tra i musicisti coinvolti Mitchell Rowe, Bobby Eli, Len Pakula, Daryl Hall, Ron Baker, Norman Harris, The Raelettes e gli archi arrangiati da Richie Rome. Una specie di concept propedeutico per un film o un musical (a cui l'impostazione compositiva si accosta spesso) ma che finì presto nel dimenticatoio. Un lavoro eccellente, da riscoprire e apprezzare.
SAULT - Acts Of Faith
Dopo aver bulimicamente riempito la sua discografia di album in pochi anni (l'ultima volta due anni fa con ben 5 lavori in contempranea) il collettivo inglese torna a farsi sentire, guidato dall'eccellente voce di Cleo Sol, con una suite divisa in 9 distinti brani a base di un soul funk molto melodico e soffice, moderno e avvolgente, di estrema gradevolezza, tra umori 70, Curtis Mayfield, gospel, jazz.
JAMES TAYLOR QUARTET - Only Messin'
Ormai la discografia di James Taylor (con o senza il Quartet o altre denominazioni) è inestricabile e le pubblicazioni non si contano più. Questo nuovo ep esce solo in vinile si avvale del contributo chitarristico del compare nei Prisoners, Graham Day, e di una sezione fiati che conferisce al ruvido funk soul dei quattro brani un groove pazzesco.
AA.VV. - The Countdown Records Story 1985-88
Poco prima di fondare la fortunata Acid Jazz Records, Eddie Piller ci provò con la Countdwon records per la quale incisero eccellenze come Makin' Time e Prisoners e nel 1985 pubblicò la seminale compilation "Countdown Compilation" con il meglio della nuova scena mod, successiva a quella del 1979,
Prisoners, Makin Time, Times, The Moment, Gents, Scene, Fast Eddie tra i tanti.
A 40 anni dalla prima uscita esce questa nuova raccolta in vinile (per l'Acid Jazz) con alcune di quelle band e altre aggiunte, in una sorta di "meglio" dell'etichetta.
La tracklist è invitante e l'ascolto ci conforta per la freschezza che mantiene quel sound e ci fa rammaricare di come molti di questi nomi, pur con così tanto talento, non abbiano fatto strada.
CASINO ROYALE - Fumo
Senza dubbio una delle band più rappresentative e innovative che hanno attraversato lo scibile musicale italiano dal punk in poi. In grado di evolversi in continuazione, dallo ska iniziale a forme sonore sempre più contaminate, tra rock, funk, hip hop, soul, elettronica, dub, drum and bass e tanto altro, fedeli allo spirito della prima pietra miliare della fusione di stili, "Sandinista" dei Clash, a cui hanno fatto spesso esplicito riferimento. Il nuovo album è impostato come una suite unica che lega i vari brani, colonna sonora in cui convergono tutte le varie variabili dell'amata black music, declinata in chiave moderna ma con agganci voluti ed evidenti alle radici. A fianco degli storici membri Alioscia e Patrick Benifei, le voci della giovane rapper Alda e di Marta Del Grandi. Album stupendo e di altissimo livello.
CESARE BASILE - Nivura Spoken
Una delle particolarità più apprezzabili in un artista è la capacità di reinventarsi, rimettersi costantemente in discussione, aprirsi a nuovi orizzonti, senza cullarsi nell’auto omologazione. Cesare Basile non ha mai mai avuto di questi problemi, in una (lunga) carriera, costellata da continui e progressivi cambiamenti artistici, talvolta sorprendenti ma, con il senno di poi, appartenenti a un unicum creativo, saldamente legato da un robusto filo conduttore. Da tempo sperimenta con elettronica e una strumentazione spesso inventata e autocostruita. In questo progetto, rimasto per anni nel cassetto e finalmente pubblicato (in CD e cassetta), entra in un abrasivo e ostile ambito sonoro quasi industrial, talvolta dissonante, affiancandosi alle voci (dialettali e in lingua) di Nada, Rita Lilith Oberti, Sara Ardizzoni, Vera Di Lecce, Valentina Lupica e Sarah Elkahlout. Riservato e destinato a chi sa guardare avanti (e dentro).
EUGENIO FINARDI – Tutto
Uno dei cantautori italiani più rappresentativi in assoluto di sempre, chiude la carriera discografica con l’ultimo anno di inediti, a celebrare i 50 anni di attività. Lo fa con la consueta eleganza mista a rabbia, disillusione, speranza. Testi sempre incisivi, lucidi, spiazzanti che sanno guardare con uguale profondità passato, presente e futuro. Musicalmente si pone sempre in perfetto equilibrio tra canzone d’autore, rock, suoni ricercati, umori mediterranei. Se sarà veramente un addio, lo avrà fatto nel migliore dei modi.
THE PROPER – Meant To Say Something
La band guidata da Ivano Bonfanti firma il secondo album della carriera, iniziata nel 2015 in quel di Londra. Gli undici episodi sono solidi brani che mischiano power pop, mod rock alla Jam, melodie anni Sessanta e un sound chitarristico aspro e nervoso. La produzione (di Brett Buddy Ascott, ex Chords) è attenta ed efficace, le canzoni sono stilisticamente eclettiche, sempre ben composte e curate, l’attitudine quella giusta. Album maturo, di respiro internazionale e alto livello qualitativo.
LIQUID GERMS - Return to Earth
Inaspettato ritorno della band piacentina, nata nel 1997 ma dalla carriera altalenante, con vari cambi di formazione e una discografia limitata a un album e a uno split. Il previsto nuovo lavoro nel 2001 rimase confinato a un demo Cd che viene ora riproposto, completamente risuonato e con l'aggiunta di altre canzoni realizzate all'epoca. Il sound rimane quello degli esordi, un surf strumentale potente e amfetaminico, fortemente influenzato dalla lezione di Man Or Astroman e Devo, sposati al suggestivo immaginario dei film di fantascienza anni 60/70 da Star Trek alla serie UFO (con tanto di spezzoni audio ricavati dai film originali). Divertente, originale, suonato benissimo.
ARPIONI - Buona Mista Social Ska
La band "internazionale" pubblica il secondo volume (a 25 anni dal precedente), dedicato alla rivisitazione "in levare" di brani della canzone d'autore italiana. L'aspetto rilevante è innanzitutto la scelta del materiale, mai banale, che rovista nei meandri più oscuri, da I Ribelli a un brano "minore" di Lucio Dalla ma non disdegna classici come "Azzurro" o "Lugano addio". Ma c'è anche la capacità di riprendere il tutto attraverso le varie declinazioni dello ska, da quello più tradizionale, al rocksteady, alle origini con il Mento (folk giamaicano), fino a umori più classicamente original reggae. Irresistibile la "Tanto pe' cantà" con la voce di Valerio Mastrandrea, uno degli ospiti con Tonino Carotone, AWA FALL aka Sista Awa e Diego Bianchi. Un album divertente, solare, riuscitissimo.
A/LPACA - Laughter
Torna il dissonante quartetto mantovano con un nuovo album che parla, come ci hanno abituati, un linguaggio originale perché attinge da riferimenti insolitamente miscelati, che finiscono per produrre un insieme che non è semplice definire. Un pregio sempre meno comune. Nel nostro caso la matrice più genericamente ovvia è quella dei Sonic Youth, che sapevano abbinare un'attitudine punk alla voglia di sperimentare e rendere abrasivo tutto ciò che toccavano. Non dimenticano però certi sguardi alla psichedelia meno ovvia (e a quella Barrettiana), alla no wave, all'incedere ritmico ipnoticamente kraut. Ancora una volta hanno fatto centro.
NANA BANG! - How To Come Invisible
Nuovo album (prodotto e supervisionato da Giovanni Ferrario) per Andrea Fusari e Beppe Mondini ovvero i Nana Bang! side-project di GuruBanana. Undici brani in cui proseguono nel loro classico solco sonoro, figlio di Velvet Underground, Modern Lovers, Violent Femmes, tra folk punk, folate psichedeliche di sapore Paisley Underground, minimalismo rock (Pavement in particolare). Come sempre un progetto di alto spessore artistico, caratterizzato da composizioni eccellenti e una collocazione sonora perfettamente mirata.
EVA KUNT - Plastic Era
Dietro il suggestivo marchio di fabbrica si cela un personaggio di lunga esperienza nella musica nostrana, su lidi spesso molto distanti l'uno dall'altro. Dieci brani strumentali in cui confluiscono atmosfere lounge e chill out, una vena jazz di gusto anni Settanta, quando gradì molto mischiarsi al funk, un groove hip hop. Il tutto perfettamente gestito in chiave elettronica con campionamenti usati con discrezione e sapienza nel sapere creare un mood caldo, avvolgente e sinuoso.
SALMO – Ranch
Il rapper/autore sardo firma il settimo album di una carriera sempre più solida a livello di personalità, ben distinta e distintiva nel panorama musicale italiano. Salmo riesce ad affiancare perfettamente l’anima più hardcore a quella cantautorale, con il suo classico hip hop aggressivo ma che può aprirsi ad atmosfere riflessive e malinconiche. Un album ricco di idee e di testi maturi, pur nelle frequenti provocazioni verbali, sua peculiare caratteristica. Sa il fatto suo, riesce a soddisfare la base di estimatori abituali ma è sempre in grado di guardare più lontano, ogni volta aggiungendo un nuovo tassello artistico alla sua opera. Ottimo.
MUITO KABALLA - Loving You
Il collettivo tedesco regala un pulsante e solare ep in cui soul, funk, hip hop, jazz, afrofunk, ritmi caraibici si mischiano in un calderone sonoro stimolante e travolgente. Notevoli.
THE VIOLET MINDFIELD - Distorted Portrait
Terzo album per la band di Los Angeles e dintorni. Niente di nuovo sotto il cielo del garage punk. Accordi, ritmi e melodie sono sempre gli stessi. Ma va bene così perché non è certa richiesta l'innovazione o chissà quali contaminazioni. Funziona così e non dispiace affatto ascoltare di queste cose nel 2025.
ASCOLTATO ANCHE:
CHARIF MEGARBANE (dal Libano un gusto particolare per le colonne sonore anni 60/70, interesssante), BACAO & RHYTHM STEEL BAND (il misterioso collettivo tedesco alle prese con il suo consueto stile funk caraibico di grande classe), CUCO (da L.A. un buon slow soul in gusto Chicano con qualche folata psych), SHAKTI SOUNDSYSTEM (psichedelia, kraut rock, fusion, sperimentazione), TAJ MAHAL e KEB Mo (country blues, molto The Band, piacevole).
SINGOLI
THE KEVIN FINGIER COLLECTIVE - The Boogaloo Ep
Una raccolta di singoli in un ep in vinile
BANDA MAJE - Mo.../ (Roda de) Samba Maje
Stupendo singolo in cui la band napoletana recupera "Mo..." di Peppino di Capri trasformadola in un funk soul perfettamente Style Council. Sul lato B una samba irresistibile.
MIGHTY MOCAMBOS - Spinning
La band di amburgo con un vero e proprio killer, tra soul e funk, con la voce calidssima di Nichola Richards. A breve l'album, le premesse sono eccellenti.
FEED LA - Feed La
Dalla Germania un buon funk strumentale che non brilla per originalità ma ha un buon tiro.
SABABA 5 - VU
Ammaliante singolo per la band parigina che mischia funk psichedelico strumentale a melodie medio orientali ipnotiche e accattivanti umori ethiojazz.
BRENDA - Where Did I Go Wrong? / Family
Mellow soul dalle tinte estive, da bordo piscina, in chiave vintage 60's, molto gradevole, caldo e avvolgente.
LETTO
Daniele Miglietti, Francesca Alfano Miglietti "FAM" - Yoko Ono. Brucia questo libro dopo averlo letto
Raramente un personaggio è stato così detestato, addirittura odiato, incolpato della più grande delle nefandezze nella storia del pop/rock, lo scioglimento dei Beatles.
Retrospettivamente è però invece lecito chiedersi chi dei due ci ha rimesso di più nel legame indissolubile tra Yoko Ono e John Lennon.
Contro ogni vulgata è stata probabilmente la grande artista giapponese che, da pionieristica icona della sperimentazione e dell'avanguardia, è stata derubricata per sempre a stramba (l'epiteto più gentile nei suoi confronti) compagna di una delle più grandi rockstar di tutti i tempi.
Il libro “Yoko Ono. Brucia questo libro dopo averlo letto” di Francesca Alfano Miglietti (FAM) e Daniele Miglietti per Shake Edizioni, confuta con facilità questa tesi, facendo luce, puntigliosa e competente, sull'operato artistico di Yoko Ono, smontando, contestualizzando e analizzando la sua opera, tutte le sciocche dicerie che hanno avvelenato la relazione con John e la sua vita.
Sottolineando ad esempio che “mentre Ono era a fianco di John Cage e Marcel Duchamp, i Beatles sudavano e prendevano anfetamine vestiti di pelle nera in oscuri club di Amburgo” e quando i Fab Four abbozzavano i primi timidi tentativi di uscire dalla bolla di gruppo adolescenziale in “Help”, nel 1965, lei “era intenta a disorientare il pubblico della Carnegie Hall di New York con composizioni spiazzanti”.
Il libro si addentra minuziosamente nell'intera opera di Yoko Ono, partendo dalle prime sperimentazioni con il gruppo Fluxus, facendo agli albori degli anni Sessanta “del femminismo, dell'uguaglianza tra le razze e della compassione tra tutte le creature, la propria personale ragion di essere”.
John Lennon ammise sempre quanto fosse cristallina la loro relazione: “Il nostro rapporto è davvero di professore e allievo. Sono io che ho la notorietà, ma è lei che mi ha insegnato tutto”.
I Beatles finirono (già qualche tempo prima dell'annuncio ufficiale) semplicemente perché si era concluso il loro incredibile ciclo artistico, Yoko non ne ebbe alcuna responsabilità.
Era John che la voleva sempre accanto, non lei a volersi intrufolare negli affari della band.
Un testo esaustivo, ricchissimo di informazioni, quanto è stata l'attività artistica (e, anche, molto influente, quella musicale, vedi B52's, Sonic Youth, Flaming Lips, il giro Riot Grrrl) di Ono, della quale si comprende la grandezza intellettuale e la statura culturale di un personaggio che “non è mai assurto al prestigio di icona pop...la prova incontrovertibile e tangibile del radicalismo della sua poetica”.
"Icona anticipatrice dell'arte concettuale e partecipativa, Yoko Ono lascia un gesto indelebile nella cultura contemporanea, tracciata dal suo forte attivismo per la pace quanto dalla sua operosità per l'ambiente, il femminismo, la musica, il cinema e le rappresentazioni.
"Molte delle idee di Yoko Ono non sono pensate per essere esposte.Sono più come esperimenti mentali. Molti hanno dei preconcetti su Yoko Ono, ma una volta che li superano e guardano davvero ciò che ha effettivamente prodotto, iniziano a capire che grande artista sia in realtà.".
"Già negli anni Cinquanta Yoko Ono aveva sperimentato tra i confini di musica, performance, poesia e arte visiva".
Alex Loggia - Leo e Zoe – Storia di un amore improbabile
In questo esordio letterario Alex Loggia (storico chitarrista degli Statuto e tanto altro) scrive come suona: preciso, elegante, raffinato, soulful.
Il romanzo racconta dell'amore e delle vicende adolescenziali di Leo e Zoe, che incrociano il mondo mod e delle sottoculture, delle nottate senza fine, delle illusioni e delle delusioni, della realtà cruda e spiazzante che spegne i voli idealistici ma forgia uno spirito che diventa inossidabile per la vita.
Riporto la prefazione che Alex mi ha gentilmente richiesto per il libro e che ne riassume il contenuto:
Per scrivere un romanzo che in modo credibile racconti di avventure giovanili, legate ad elementi sottoculturali e poco conosciuti, bisogna averle vissute in prima persona.
Come è accaduto all'autore, testimone e protagonista diretto di quella epopea che fu il movimento Mod in Italia negli anni Ottanta, a cui si legava e affiancava una scena sottoculturale dai mille risvolti, filosofici ed estetici, che coinvolse migliaia di ragazzi e ragazze in tutta Italia.
Fu un momento di esplosione di vitalità, urgenza, freschezza, spontaneità, un periodo seminale, i cui frutti germinano ancora oggi.
Le serate, le vicende, i concerti, i raduni descritti nel romanzo hanno molti agganci autobiografici e fotografano al meglio le sensazioni che respiravamo in quegli anni, così importanti e formativi. Hanno forgiato la nostra vita, l'hanno totalmente cambiata, chissà se in bene o in male, sicuramente l'hanno resa diversa e più interessante.
Leo e Zoe ci ricordano quei momenti irripetibili, nel modo più fedele a come è stato.
Bruno Segalini - Fiamme e rock’n’roll. Romanzo veridico sullo sgombero del Leoncavallo, 1989
Ristampa di un romanzo/verità, tanto esalirante, quanto fedele all'accaduto nella notte tra il 15 e il 16 agosto 1989, quando la sede storica del Centro Sociale Leoncavallo venne sgombrata, con un enorme spiegamento di forze e subito dopo abbattuto.
La resistenza di un manipolo di occupanti si tinge in queste righe di aspetti tragicomici ma che mettono in rilievo il dramma di una città che incominciava/proseguiva la gentrificazione, l'omologazione, la "pulizia delle differenze", l'abbattimento di qualsivoglia forma di antagonismo.
Al centro della vicenda il tentativo di una band che provava nel centro (gli ottimi Pila Weston) di salvare e proteggere i propri strumenti lasciati in una sala.
Un'intervista a Primo Moroni suggella, alla perfezione, il contesto in cui si manifestò l'evento.
Divertente, potenziale perfetta sceneggiatura per un film, mette insieme lotta politica e commedia all'italiana.
Acre come un lacrimogeno, godibile come la gioventù di un ventenne.
GIMME DANGER
Personalmente partecipo con una retrospettiva su Mitch Ryder & the Detroit Wheelers, un'intervista agli Sharp Class e un po' di recensioni.
E anche nel singolo allegato con i Not Moving, alle prese con una versione semi acustica di "Gimme Danger" di Iggy and the Stooges.
Richiedetelo a: gimmedanger2022@gmail.com
VISTO
Belfast di Kenneth Branagh
Arriva su Netflix l'ottimo film del 2021 del grande regista nord irlandese che ci riporta alla sua infanzia, nel 1969, ai tempi dei "troubles" a Belfast, tra violenza religiosa, una vita agral la decisione di lasciare tutto per orizzonti migliori. Fotografia stupenda in bianco e nera, ottima sceneggiatura, ambientazione d'epoca suggestiva con colonna sonora di Van Morrision da brividi.
La stranezza di Roberto Andò
Storia leggera e bizzarra della (presunta e immaginata) genesi di "Sei personaggi in cerca d'autore". Molto bravi Ficarra e Picone, ottimo, comne sempre, Toni Servillo nei panni di Luigi Pirandello.
L'abbaglio di Roberto Andò
Garibaldi sbarca in Sicilia con i mille mentre due sbandati e imbroglioni (Ficarra e Picone, brillanti e a perfetto agio) cercano di districarsi nel caos circostante. Divertente, curioso, ben fatto, con finale a sorpresa (o quasi).
Mods Mayday 2025
Il resoconto del Festival Mods Mayday 2025 tenutosi a Londra il 4 maggio scorso dalle parole di Oscar Giammarinaro, anche sul palco con gli STATUTO.
Iniziamo dalla fine, cioè dal nostro concerto.
Essere "headliner" della sala 2 era pericoloso, sia perché c'era il rischio che tanto pubblico andasse via dopo i Secret Affair (band più attesa) e per la contemporaneità dell'esibizione con gli Style Councillors, la tribute band ufficiale degli Style Council, sicuramente molto piacevole da ascoltare.
Effettivamente a inizio concerto, la sala non era gremita e il gruppo di italiani (devo dire molto folto per questa edizione) dominava davanti al nostro palco.
Il colpo d'occhio era comunque buono e noi eravamo molto carichi e motivati, pronti a divertirci e a condividere l'emozione di suonare in un contesto che è sempre stato per me "Il Paese dei Balocchi" fin da quando mi sono scoperto mod da ragazzino.
Nella scaletta (vedi foto di Dave Edwards) non abbiamo inserito brani del "Football Club" ma brani che più sembravano adatti a un Mods Mayday e la scelta ha decisamente pagato.
Infatti, pian piano arrivavano mods dall'altra sala e si fermavano ad ascoltare, sempre di più e sempre più coinvolti e partecipi.
E' risaputo che io sono quasi cieco, ma era veramente spassoso vedere da sotto i miei occhiali i volti degli inglesi che ci ascoltavano col sorriso stampato in volto.
La stessa espressione che aveva il pubblico ai nostri inizi, quando non ci conosceva proprio nessuno e ci esibivamo per le prime volte.
Gli applausi a fine di ogni brano erano veramente calorosi e le mie presentazioni in un inglese più che maccheronico venivano accolte con simpatia da chi mi capiva e chi no.
Sono sicuro che molti amici inglesi hanno capito la mia dedica del brano BELLA STORIA a Geraldine, amica mod storica appena scomparsa.
Dopo metà concerto la sala si era riempita e il pubblico ci ha veramente fatti sentire importanti e gratificati in una trasferta sicuramente faticosa e avventurosa ma perfettamente riuscita.
In tanti ballavano, addirittura l'attore Trevor Laird, colui che interpreta Ferdi in "Quadrophenia", si univa alle danze nel nostro gran finale.
I nostri brani storici li abbiamo suonati tutti e abbiamo proposto tutti i nostri generi, cioè ska, powerpop, soul e rocksteady.
L'amico Dave Edwards, per l'occasione presentatore dell'evento, nella recensione del nostro concerto (molto positiva e ringraziamo) paragona il nostro ska a quello dei Bad Manners e, onestamente ma non volutamente, ho sempre affermato che tra i gruppi della 2Tone, era proprio quello di Fatty ad assomigliarci di più.
Torniamo però sul palco e agli ultimi brani, cioè SOLO TU (inserita nella compilation del Mayday della Heavy Soul rec.), ABBIAMO VINTO IL FESTIVAL PIAZZA STATUTO che per noi sono stati veramente un momento di sublimazione assoluta, un premio per il nostro impegno e dedizione al modernismo da 42 anni a questa parte,con indiscutibile coerenza e capacità di perseveranza evolutiva.
Certo, il supporto sottopalco di nostri amici storici di piazza Statuto ma anche di piazza della Scala e provenienti da altre parti d'Italia, ci ha dato la forza dell'identificazione che ci ha resi ancor più brillanti, insomma, suonavamo e cantavamo per conto di tutti.
A fine concerto, un sacco di persone presenti che non ci avevano ovviamente mai sentiti ci hanno fatto i complimenti, sinceri e non dovuti, così come tanti i complimenti anche dai componenti di altre band che si sono esibite.
Ero fiducioso sulla nostra accoglienza, ma la reazione è andata aldilà delle più ottimistiche aspettative.
Merito dei musicisti della band che hanno acquisito l'attitudine perfetta per i nostri generi musicali, con vero entusiasmo.
Il ringraziamento particolare al nostro manager Francesco Venuto che ha organizzato la trasferta ottimizzando al meglio e super mega ringraziamento al mio storico amico mod Andrea Napoli e a suo fratello Marco che ci hanno ospitati, sfamati, accompagnati e hanno collaborato sul palco e in tutta la logistica: senza di loro, credetemi assolutamente, non saremmo potuti andare a suonare al Mods Mayday 2025.
Grazie di cuore ai Napoli Brothers.
Sono riuscito a sentire almeno un po' brani di quasi tutte le altre band.
E vado in ordine sparso nel commentare tutte esibizioni di altissimo livello, a partire da Mark McGounden che mi ha "colpito" con una versione eccellente di "The girl that touch my soul" dei Makin'Time, fino alla bellissima "Step in back" suonata dai Threads.
Piacevolissima sorpresa live i Block33 e conferma di trend di valore assoluto per i fratelli Meynell cioè gli Squire e per gli Small World, che hanno nella voce di Chris Philipott un vero fiore all'occhiello.
I Big Boss Man sono sempre stati molto originali nei ritmi e negli arrangiamenti e dal vivo sono una vera bomba.
I Chords Uk hanno una carica e precisione degna del loro primo lavoro su disco di 45 anni fa', giusta la scelta di far iniziare loro, cioè inizio col botto.
E "col botto" erano anche i due artisti che ha non proseguito il concerto in sala 1.
Prima Rhoda Dakar, che non è più la ragazzina delle spumeggianti Body Snatchers,ma una cantante dalla voce pazzesca, carisma totale e una band superlativa.
Dopo di lei i più giovani cioè gli Sharp Class, che sono ulteriormente migliorati dallo scorso anno.
Un suono compatto, preciso e travolgente, una voce intonata da sembrare su disco, una professionalità e una tecnica che farà sicuramente di loro una delle migliori nuove band britanniche, anche al di fuori della scena mod.
Non ho sentito i New Street Adventure perché sono andato in sala 3 a sentire il dibattito condotto da Eddie Piller con Ian Page e dave Cairns, con tutti i posti esauriti e molto interesse e domande da parte del pubblico.
Ammetto che ho capito molto poco, purtroppo l'inglese non l'ho imparato (mia grossa lacuna), ma mi piaceva l'atmosfera e l'abilità e la competenza di Piller nel stimolare e raccontare di musica emerge comunque così l'evidente valore della storia e del significato di Ian & Dave e dei Secret Affair.
Tornavo in sala ad ascoltare i Purple Hearts, sempre più spumeggianti e carichi col passare degli anni, i loro brani sono dei veri gioielli del power pop ed è sempre un vero piacere ascoltarli.
Poi il concerto dei Secret Affair, che per me non è un concerto ma un vero e proprio rito e atto di fede musicale e ideologica della mia vita mod.
Non deludono mai.
Questa volta una scaletta fulminante con i brani dell'album "Glory Boys" suonati e cantati alla grande con quella maestria e credibilità che fa di loro la quintessenza dei musicisti mod, sia in senso storico che artistico.
Oltre ai brani del primo disco anche il capolavoro "One day in your life" e naturalmente una commovente "My world", brano talmente bello e importante che noi usiamo come sigla dei nostri concerti quando saliamo sul palco (ovviamente non lo abbiamo fatto al Mayday..).
Mentre risuonavano le ultime note della loro performance, noi ci spostavamo nell'altra sala per montare il nostro palco e in attesa della chitarra, del basso e della tastiera che la band ci ha gentilmente prestato e poi... si torna all'inizio di questo reportage.
Voglio ringraziare Adrian Gibson AGMP per averci invitati e averci dato questa grande opportunità e soddisfazione, Dave Cairns, Andrew Gilbert, Gary Walsh, Edwin Pearson dei Secret Affair per la disponibilità, Adam Cooper della Heavy Soul per la compilation e l'amico David Edwards per l'accoglienza, la presentazione e il supporto (ci rivediamo al raduno Mod Italiano a Cattolica il 26 e 27 settembre).
E adesso andiamo avanti nella solita e unica giusta direzione, cioè quella del Modernismo.
Come diceva il grande Demetrio dei Four By Art ?...
"E' bello essere mod".
COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Ogni lunedì la mia rubrica "La musica che gira intorno" nelle pagine di www.piacenzasera.it
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".
E' uscito il mio libro dedicato a Ringo Starr, "Ringo Starr. Batterista" per Low Edizioni.
Alla scoperta del batterista RINGO STARR attraverso l'analisi tecnica ed espressiva di tutti i brani in cui ha suonato (dai Beatles, ai live, alla carriera solista alle infinite collaborazioni).
Un pretesto per raccontare la sua vita artistica (anche attraverso un dettagliato percorso nella sua attività solista e cinematografica).
Franco Zanetti cura la prefazione, Giovanni Naska Deidda ci elenca tutte le batterie che ha suonato.
Per acquisto diretto: https://www.edizionilow.it/ringo-starr-batterista/
Prossime presentazioni:
Giovedì 5 giugno:
San Nicolò (Piacenza)
Biblioteca Comunale ore 21
Venerdì 27 giugno:
Fano
Passaggi Festival
venerdì, maggio 30, 2025
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