mercoledì, maggio 20, 2020

Pretty Things



La recente scomparsa di PHIL MAY mette la definitiva parola "fine" sulla lunga e interminabile carriera dei PRETTY THINGS, tra le band più sottovalutate dei 60's, autori di capolavori come "S.F.Sorrow" e di piccolo gioielli sparsi.
Di seguito un breve excursus nella loro intricata discografia.

Il primo omonimo album del 1965 viene registrato in poche ore, live in studio, nel modo più diretto e grezzo possibile.
Quasi tutte cover di Bo Diddley, blues, Chuck Berry, puro rhythm and blues, scarno, elettrico, duro.

Si spingono più in là qualche mese dopo con un nuovo album "Get the picture?", con una serie di brani autografi, l'ingestibile batterista Viv Prince che suona occasionalmente, indurendo il sound, introducendo fuzz, brani meglio costruiti e talvolta di ispirazione proto psichedelica, pur essendo il rhythm and blues la base portante e i Rolling Stones un punto di riferimento costante (con un pizzico di Kinks).

Il terzo album "Emotions", sempre rinnegato dalla band (peraltro sempre più azzoppata da defezioni e problemi interni), uscì nel 1967 più per chiudere il contratto con la Fontana che per esigenze artistiche. Tanto più che fu rimaneggiato da fiati e orchestrazioni aggiunte dalla produzione che riteneva troppo scarno il contenuto.
Che appare in effetti molto pasticciato ma contiene ottimi brani, atmosfere psichedeliche, sapori Kinksiani.
Non male.

Nel 1968 "S.F.Sorrow" sancisce l'entrata nella storia per la band di Phil May e Dick Taylor. La prima opera rock (nonostante la storia che lega i brani dell'album non abbia la scorrevolezza della successiva "Tommy" degli Who, comunque direttamente influenzata dal lavoro dei Pretty Things).
Psichedelia, freakbeat, folk rock, British blues e tanto in un album epocale.
Venderà poco e solo con il tempo verrà rivalutato per il suo giusto spessore.

Con la dipartita di Dick Taylor e altri cambiamenti di formazione Parachute del 1970 è un'ottima fotografia del passaggio dai 60's al decennio successivo con un'iniezione di rock blues ancora tinto di psichedelico con i brani che si allungano e le atmosfere dilatano.
Non male ma non del tutto a fuoco.
"Freeway madness" (1972) li porta verso un sound che mischia easy rock, atmosfere barocche, glam, pop 70.

Con "Silk torpedo" (1974) approdano alla Swan Song dei Led Zeppelin e sfornano un potente e fresco album tra hard, glam, sapori Queen, rock FM. Irriconoscibili anche se efficaci.

"Savage eye" del 1976 segna la fine dell'esperienza della band con Phil May, L'album é debole, pomposo e decisamente poco significativo.

La band si scioglie e da questo si ritroverà successivamente in varie formazioni, soprattutto per l'attività concertistica, compilation e qualche album non particolarmente significativo.

10 commenti:

  1. Visti a Saldo un dieci anni fa. I brasiliani che suonarono prima di loro spaccarono di più.

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  2. Li avevo visti al Madly a Borgonovo ma mi delusero.

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  3. Mitico Madly. Magari ci rimasero male per il posto. Tipo i Charlatans al Canguro, che disastro.

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  4. Ignoravo la scomparsa di Phil, una delle mie voci 60s preferite in assoluto.
    Secondo me invece EMOTIONS è il loro album più bello
    C

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