martedì, settembre 24, 2019

Idle CC Lodi Dutch Tour ‘19



ALBERTO GALLETTI ci porta ancora una volta nel mondo del CRICKET

Seconda parte della trilogia estiva, sempre cricket.
Anni luce lontano dai campi e dalle partite del mondiale, ma pur sempre cricket forse nella sua espressione più genuina.

Sono tante le cose che uno non fa nel corso di una vita ma in effetti non essere mai stato in Olanda alla bella età di 52 anni può risultare strano per gli amici o, in questo caso, i compagni di squadra.
Non che in realtà avessi mai fatto un pensiero del genere.
Comunque, vista l’occasione ho accolto volentieri l’invito di Hans, ulandes de Lod e compagno di squadra, per andarci a giocare.
Un’ottima occasione visti i suoi natali e le sue peripezie pre-matrimoniali in giro per i campi da cricket delle terre basse.
Partiamo quindi in macchina, da Massalengo, e ci spariamo l‘intera strada fino a Rotterdam, sua città natale insieme al pirotecnico Eddy, suo figlio ventenne.

Lungo il tragitto colleziono una serie di nomi di città, dai cartelli delle uscite dell’autostrada, coi quali negli anni ottanta ci si sarebbero potuti fare dei gran begli ottavi di finale di Coppa UEFA. Tralasciando Milano: Lugano, Lucerna, Basilea, Strasburgo, Karlsruhe, Colonia, Uerdingen, Mönchengladbach, Venlo, Willem II (Tilburg), PSV Eindhoven, NAC Breda, Feyenoord, più qualche altra. Ne rendo partecipe Clodoaldo che va in visibilio. Hans invece si becca con Eddy ogni tanto, ma un po di musica come si deve ci mette sempre rimedio.

Hans ha organizzato splendidamente il tour, quattro giorni, cinque partite: cricket senza sosta. Le sue conoscenze nell’ambiente olandese sono vaste. Il padre è stato giocatore dello Sparta Rotterdam con i quali è stato campione d’Olanda e dei quali è stato poi presidente. Suo fratello pure ne è stato giocatore, come lui che comunque si è fermato alla squadra riserve, e giocherà con noi. E meno male, Ernst è un giocatore molto migliore di Hans.

Siamo alloggiati a Utrecht, pieno centro, ostello minimale e pittoresco.
Conoscenze dicevamo. La prima partita si gioca a Utrecht, epicentro del nostro tour, gli avversari, SGS CC acronimo di Still Going Strong, un club di over 40, come noi, con centinaia di soci e un campo che definire splendido è riduttivo.
Ci presentiamo infatti al Kampong Cricket Ground a mezzogiorno di giovedì pronti per la sfida iniziale del tour. L’arrivo sul campo della prima partita di un tour all’estero è sempre un momento speciale nella speciale classifica delle emozioni del cricketer dilettante.

Dunque il centro sportivo di Kampong ha gli spogliatoi e già siamo su un altro pianeta rispetto all’Italia dove anche la squadra che vince lo scudetto gioca su un campo che non ne ha, ma è il campo a prendersi tutte le nostre attenzioni.
Grande, molto grande, con un erba magnificamente curata e tagliata e, surpise surprise, un pitch d’erba naturale. Li avevo visti solo in Inghilterra.
Magnifico. C’è un groundsman, ovviamente, inglese, ovviamente. Ne faccio la conoscenza uscendo dal bar con la birra per andare a sedermi sotto il pergolato quando noto un tipo con una maglietta che credo di riconoscere.

Huddersfield Town? – chiedo.
Yes – risponde il tipo – Conosci?
Certo – ribatto – ci sono stato.
Campo vecchio o nuovo?
Nuovo.
Peccato, avresti dovuto vedere quello vecchio.
Eh, lo so mio caro, ma sono arrivato tardi.

Gli chiedo se viene da Huddersfield, la risposta è si.
Gli spiego come mai ci ero capitato, lui mi dice che ormai vive a Utrecht da anni e che è appunto il groundsman qui a Kampong.
Poi scopro che sua madre vive a Horbury, lo stesso paese dove abitava la nonna di mia moglie e dove sono stato in passato diverse volte. In una di queste andai ad Huddersfield alla partita.
Lanciamo per primi. Apre Thomas, olandese, nipote di Hans, l’unico dei nostri veramente veloce.
Ma non gioca da due anni e si vede. Impreciso, ci costa un sacco di punti in due over al termine dei quali Joe lo sostituisce col sottoscritto. Dall’altro lato Sundeep lancia bene e completa tutti i suoi otto over.

Io, per quanto mi riguarda, vado benissimo.
Non prendo neanche un wicket ma lascio poco agli avversari, 19 in otto over, sono il più economico dei nostri.
A dire il vero un paio avrei anche potuto prenderli, ma Silvio, il nostro wicketkeeper, che si diverte a stilare classifiche annuali di sputtanamento su chi di noi è uscito più volte per zero o chi ha lasciato cadere più catches, se ne fa scappare un paio dei quali uno veramente da principiante. Memore delle sue classifiche del cazzo lo mando, in barba alle buone maniere imperanti, a fare in culo. Tanto nessuno degli avversari capisce.
Sottolineo comunque la bellezza di lanciare su un pitch d’erba, ben preparato, duro il giusto e, a differenza di quelli inglesi, asciutto. Sicuramente il migliore sul quale abbia mai lanciato. Non son convinto di esserne proprio all’altezza, ma gli olandesoni si complimentano.

Li limitiamo a 196 runs nei loro 40 overs, obiettivo per noi raggiungibile.
Il lunch è ben curato, c’è un insalata di pollo speziata, specialità del Suriname buonissima innaffiata di birra locale,eccedo. Tanto poi passerò il pomeriggio seduto all’ombra del gazebo a bere e fumare in attesa di entrare in battuta tra gli ultimi.
Questo credo io, perché poi arriva Joe, il capitano, che mi dice che batto al n.5 e miei progetti di un tranquillo pomeriggio contemplativo vanno a farsi benedire nel giro di venti minuti in quanto perdiamo tre wicket in rapida successione e devo mollare la birra per mettermi gambali e tutto il resto e presentarmi al crease. Non duro molto, una mezzoretta in cui mi disimpegno a tratti anche bene, considerando le libagioni, metto insieme otto runs e finisco preso dietro giocando un drive su una palla ad uscire che sfiora la mazza e si accomoda tra i guanti del keeeper avversario. Potevo far meglio ma sono abbastanza soddisfatto, mezz’ora è anche sufficiente per divertirsi un po con la mazza tra le mani.
Non sono comunque l’unico visto che finiamo tutti eliminati per 98, una miseria, incassando una sconfitta pesante.

Il barbecue serale ci ripaga dell’amarezza del risultato, l’ospitalità di SGS è splendida, le birre, fresche che riempiono due tavoli sotto al pergolato, volano a raffica insieme a chiacchiere, risate e buon umore a palate.

Lasciamo il campo all’imbrunire, il rientro verso il centro della città incuriosisce, nonostante un po di stanchezza usciamo a zonzo per le affollatissime vie della città. Molto bella, il centro si snoda attorno ad una cerchia di canali lungo i quali la vita serale pullula in un susseguirsi ininterrotto di bar, ristoranti e localini affollatissimi.
Come affollatissime sono le strade, piene di giovani che frequentano la locale Università, ci sentiamo un po vecchi in verità, così ci concediamo un’ultima birra seduti fuori mentre guardiamo questa fiumana scorrerci davanti.

L’indomani mattina chiamo Landi che mi deve fare un favore.
- Dove sei ?
In paradiso – mi risponde
Ellamadonna – gli faccio, pensando sporco – già alle 9,30 del mattino?
Ascolta devi venire – mi dice ancora dandomi l’indirizzo - Meno di cinque minuti a piedi dall’ostello.
Lo raggiungo.
Un negozio di dischi con una bella ed interessante sezione di vinili usati. Mi ci butto a capofitto scartabellando contenitori per oltre un’ora al termine della quale me ne esco con quattro dischi.
Si è fatta l’ora di andare al campo,
Oggi incontriamo Hercules CC che già erano stati a Lodi un paio di volte. Sono una polisportiva fondata nel 1883 con una squadra di calcio ancora esistente, gioca in quarta divisione, e di una certa grandezza nell’epoca pionieristica. I dipinti e le foto che adornano la nuova, moderna e splendida club house testimoniano quell’antica grandezza. Lo stadietto contiguo alla sede, minuscolo e datato rimanda a quei tempi lontani e da l’idea di un modo di intendere lo sport da noi sconosciuto. E bravi!

A partita iniziata si presenta Steve il nostro ex-capitano che adesso sta all’Aja , gioca nella serie A olandese dove è primo nella classifica dei lanciatori con più wickets presi ed è pure in classifica per i runs segnati. Nei ritagli di tempo fa l’insegnante. Lancia cinque overs lasciando solo cinque runs di cui due wides: inimitabile.
Siamo decisi a riscattare la batosta e la brutta prova, in battuta, del giorno precedente.
Perdiamo il toss e andiamo al lancio.
Vado bene, prendo tre wicket, lascio solo 19 runs nei miei otto overs, prendo un catch basso su lancio di Steve da campionato mondiale.
I padroni di casa chiudono a 169/9, possiamo farcela, se non battiamo da incoscienti come ieri.
Aprono Hans e Eddie, quest’ultimo da vita ad un breve ma scoppiettante innings, divertente da guardare, mentre suo padre viene eliminato quasi subito, non trattengo un sorriso pensando a quando poi si beccheranno. Seguono Umair e Steve che ne mettono insieme 55 raddrizzando la barca. Tocca poi a Sunny e Silvio, ne fanno altri 59 in 15 overs e ci trascinano all’ultimo over dove dobbiamo fare 4 per vincere.
Questa la sequenza finale: wide - 0 – 1 – Silvio out (dentro Landi), wide – 1 e vittoria. Mancavano due palle, sbragato sulla sedia a bordo campo ho temuto veramente che non ce l’avremmo fatta.
Ma abbiamo vinto.
Ci si ferma nel dopo partita per le birre, che giungono a caraffe da tre litri l’una, benedetti olandesi!, e di ottima qualità: Jupiler Pils un ottima belga chiara e rinfrescante. Pasta in abbondanza per riempire i soliti famelici stomaci dei cricketers italiani in trasferta all’estero.
Scambio quattro chiacchiere con il segretario del club che mi racconta degli albori di Hercules , della squadra di calcio e dello stendardo, in mostra sotto teca dietro il bancone, dietro al quale i supporters solevano marciare, una volta scesi dal treno alla stazione della città dove Hercules giocava in trasferta, verso lo stadio intonando inni e cori della squadra.
Vecchia usanza olandese, pare.

Rimango stupito e ne esco sportivamente più arricchito.

Sabato si va a Rotterdam, campo dello Sparta, la casa sportiva di Hans e della sua famiglia.
Ed è uno spettacolo: un campo nuovo con sede e bar ristorante rialzato rispetto al terreno di gioco, bar ampio e moderno, ben fornito e veranda panoramica sul campo: mai visto niente del genere.
Giochiamo due partite T/20, la prima contro una squadra di ragazzi Hermes DVS, capitanati da Thomas che ha giocato con noi le due partite precedenti e che ci massacrano senza pietà.
Riesco comunque a fare la mia miglior prestazione in battuta del tour, 17 runs giocando all’attacco. Ma non ho i colpi forti per un campo così grande e riesco a fare un solo 4 con un pull sul leg-side. Però mi sono divertito parecchio avendo battuto per metà partita.

La pioggia disturba ma poi se ne va.
Ritarda però lo svolgimento delle partite e, cosa più importante, fa saltare la scaletta del te che ci porterà ad arrivare al termine della seconda partita, alle otto e mezza di sera, con gli stomaci terribilmente vuoti e ululanti. Io Joe e Hans ci mettiamo una pezza con qualche birra che però ci fa pagare dazio nella seconda partita. Poco male perché Ernst sul campo di casa si scatena e segna uno splendido 72 con alcuni colpi clamorosi facendoci vincere. Nel cammino è coadiuvato da Carlo (22) e Sunny (22). Un po di tremarella alla fine quando Joe va in battuta,è l’ultimo, e ci servono cinque runs per vincere. Non viene eliminato anzi, segna 3 runs, tra cui quello vincente, Umair fa gli altri due e così vinciamo la seconda partita su quattro.

Il barbecue comunque è ottimo, il pollo marinato alla surinamese buonissimo, ma anche hamburger e salsicce locali.
Ci buttiamo sopra come dei lupi.
Il pane sparisce in un attimo, la birra, anche qui a caraffe, pure.

Rientriamo poi a Utrecht dove non contenti di esserci fatti fuori durante il bbq usciamo a tirar tardi nei bar della città a suon di birre e dopo aver fatto una capatina al coffee-shop dell’angolo che ci risolleva un attimo e ci da la giusta spinta per far ripassare la giornata, davvero memorabile, da un’angolazione completamente diversa. Ne vengono fuori commenti sulle partite davvero di un altro pianeta.
Peccato non aver preso appunti, ho scordato quasi tutto, ma non le ghignate che ci siam fatti e gli sguardi degli astanti nei bar che fissavano questi quattro italiani, tre per la verità il quarto era Hans, intento a parlare tra di loro di chissà cosa e a spanzarsi dal ridere.
Domenica mattina però paghiamo dazio inevitabilmente.
L’appuntamento al campo è per le 10,30 ora in cui faticosamente riusciamo a metterci in macchina.
Hans è stressato, Landi anche: gli avversari han chiamato ci aspettano per il caffè tradizionale.
Arriveremo quasi un’ora dopo scusandoci.
La poca tensione iniziale è subito vinta dalla cordialità dei ragazzi di Hilversum che quelli di noi più easy-going, tra i quali anche io, ricambiano al volo. Il campo è più simile ai nostri, niente spogliatoi o – club house stile californiano, ma è l’ospitalità di questi ragazzi a fare la differenza. In campo però ci bastonano, segnano 243-4 con due ritirati, io lancio da schifo, sono spompo e ho poca voglia. Sunny salva l’onore con un magnifico 79 che ci permette di arrivare a 180.
Per 9.
Pazienza, non siamo più ragazzi, ne tantomeno mai stati dei fenomeni. Dove invece riusciamo bene è nei drinks a fine partita con l’atmosfera che migliora costantemente. I discorsi e le premiazioni di fine partite si svolgono allegramente grazie alla travolgente goliardia del capitano olandese, Giuseppe, figlio di italiani.
Così tra l’ilarità generale prende il via una birrata generale che sconfina in fino ad arrivare al delirio finale fatto di esaltazioni reciproche sulla fratellanza italo-olandese (mai saputo ce ne fosse una) e gli inevitabili discorsi sportivi: Ajax, Baggio, Pantani, Jop Zootemelk, Cruyff, birre, Jupiler a casse, bevute d’un fiato.

E’ la potenza dello sport, capace di aggregare persone che non si sono mai viste prime e creare amicizie destinate a durare per anni a seguire.
Oggi lo sport ha vinto, l’Idle CC ha perso la partita e io sono ingranato perso.
Torniamo a Rotterdam, Evelin, sorella di Hans, ci ospita gentilmente un’ ultima notte nel comfort della sua casa. Ripartiremo domattina.
Gli altri se ne vanno all’ aeroporto e rientrano in Italia.

1 commento:

  1. Gallo , spettacolare racconto come al solito. quando mi hai scritto sono nei pressi di Moenchengladbach, con tanto di cartello autostradale confermo di essere andato in estasi!!! ahahaha
    Clodoalo

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