domenica, gennaio 28, 2018

Mansudae



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
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Tra le principali fonti di esportazione della Corea del Nord ci sono le opere d’arte, soprattutto se voluminose in perfetto stile realismo socialista. Il tutto in cambio di milioni di dollari.

Il tutto firmato da MANSUDAE, uno degli istituti d’arte più grandi al mondo dove lavorano quattromila dipendenti e mille scultori, pittori, finitori e ricamatori in laboratori e cantieri sparsi su 120mila metri quadrati. Le opere sono quasi sempre anonime in omaggio all’ideale collettivista.

Ad esempio una grande scultura in bronzo di 50 metri di altezza (l'African Renaissance Monument) nella baia di Dakar, in Senegal o una statua del dittatore congolese Laurent Kabila, i busti dorati di Robert Mugabe ex leader dello Zimbabwe, un milite ignoto per la Namibia e ancora opere per Congo, Gabon, Etiopia, Benin, Ciad, Guinea Equatoriale, Togo. Ma anche il comune di Francoforte, che per 200mila dollari ha fatto restaurare la Fontana delle favole.

In patria sono gli autori di mosaici, manifesti, bassorilievi, monumenti alla resistenza antigiapponese e alla rivoluzione socialista tra cui la statua a Kim Il-sung, alto quasi 30 metri a Pyong Yang.
C'è anche il museo panoramico di Angkor, in Cambogia, che riproduce a 360 gradi battaglie e vita quotidiana sotto l’impero khmer con 45mila figure, finanziata da Mansudae, che per dieci anni incasserà i proventi delle visite dei turisti.

Il rappresentante di Mansudae all’estero è un italiano, il fiorentino Pier Luigi Cecioni, editore, appassionato di musica e d’arte.

https://www.mansudaeartstudio.com/

Fonte: internazionale.it

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