venerdì, aprile 28, 2017

Aprile 2017. Il meglio del mese



Alcuni nomi si affacciano già tra i candidati al top del 2016.
Stone Foundation, Don Bryant, Godfathers, Sleaford Mods, Sinkane, Soul Scratch, Voodoo Working Club, Neville Staple, Will Sessions tra gli stranieri, Edda, Cut, Julie's Haircut, Senzabenza, Cesare Basile, Diplomatics, Don Antonio, Gang, Strato's, Five Faces, Todo Modo, Love Thieves tra gli italiani.


STONE FOUNDATION - Street rituals
La band inglese si lascia abbracciare da mr. PAUL WELLER (che produce, arrangia, suona il piano, canta e compone in due brani) e rilascia un album con i fiocchi.
Soul, funk, eccellenti ballate mid tempo, tanto groove, sound soft ma crudo, pulito, spesso vicino agli Style Council.
Ottimo disco (dove l'impronta di Weller è evidente e chiara), raffinato, godibile, pieno di anima e passione.

WILL SESSIONS - Deluxe
La band di Detroit all'esordio con un poderoso album di soul funk all'ennesima potenza dove si mischiano Funkadelic e il James Brown dei 60's, Meters e Sly and the Family Stone.
Album arricchito dalle ospitate di Amp Fiddler (Parliament e Funkadelic) Allan Barnes dei Blackbyrds oltre alla stella funk Rickey Calloway.
Lavoro stellare !

TANIKA CHARLES - Soul Run
Esordio per una nuova stella del new soul.
Direttamente dal Canada Tanika fonde benissimo soul tradizionale con un mood moderno che a tratti occhieggia all'hip hop. Una sorta di Macy Gray più vintage e ruvida. Album fresco, tante ottime canzoni, atmosfere cool, grande voce.

DON BRYANT - Don't give up on love
Marito di Ann Peebles con cui ha composto, tra gli altri, il classico "I can't stand the rain", torna dopo tempo immemorabile in sala d'incisione all'età di 74 anni con un album favoloso di southern soul in stile Stax e rhythm and blues "come una volta" tra Otis Redding, Wilson Pickett, Arthur Conley, Eddie Floyd.

RAY DAVIES - Americana
Ray mette in musica il suo omonimo libro e torna dopo 10 anni con un album discreto.
Accompagnato dai Jayhawks, viaggia in sonorità countryeggianti, qualche sussulto più rock, un duro modern blues, qualcosa di jazzy, un bel po' di classe e richiami alle classiche ballate alla Kinks.
Non male ma niente per cui entusiasmarsi.
Con immutato affetto.

MAXIMO PARK - Risk to exist
I Maximo Park arrivano al sesto album di una discreta carriera e con un sound sempre godibile (quel brit pop un po' "tronico" tra Franz Ferdinand, Kaiser Chiefs, Kasabian che non ti fa impazzire ma neanche fa schifo).
Il nuovo è divertente e piacevole da ascoltare.
Un ascolto lo darei.

SENZABENZA - Pop from hell
Mancavano da parecchio i Senzabenza (l'ultimo album era del 2002), uno dei nomi di punta della scena punk rock italiana.
Rieccoli con un lavoro nuovo di zecca, con sedici brani composti da poco ma che non hanno perso un grammo della freschezza che ha sempre caratterizzato la band di Latina (che all'attivo una mezza dozzina di album, uno dei quali prodotto dal compianto Joey Ramone dei Ramones, con cui hanno condiviso due tour).
Punk rock dalle forti influenze 60's, power pop cristallino, produzione impeccabile, brani compositivamente di pura eccellenza, un nutrito numero di ospiti (i bassisti di Punkreas, Rappresaglia, Derozer, Manges, Tough tra gli altri).
Un piccolo capolavoro.

BOSS HOG - Brood X
La band di Cristina Martinez e del marito Jon Spencer torna dopo 18 anni di silenzio.
Il sound è sempre quello: aspro, abrasivo, scarno con rock, punk, funk, blues a mischiarsi e a farsi minacciosi.
Insomma tutto quello che ci si poteva aspettare. Buono ma destinato ad un veloce oblìo.

JAMIROQUAI - Automaton
Mancavano da sette anni in studio di registrazione.
Il nuovo album non cambia la formula vincente: disco funk di classe, ottimo groove, un pizzico di soul, varie secchiate di elettronica.
Raffinato ed elegante ma prevedibile e indolore musica da sottofondo.

KENDRICK LAMAR - DAMN
Torna al rap/hip hop più duro e puro (con ampie dose di funk, Prince, neo soul), dopo il capolavoro di "To pimp a butterfly" del 2015. Questa volta è affiancato anche da Rihanna e U2 oltre ad un lungo stuolo di altri ospiti. Ma il risultato, seppur buono non è all'altezza del precedente.

MARVIN PARKS - s/t
Sedici brani super cool, prodotti dal nostro Nicola Conte, a base di raffinatissimo ed elegante soul jazz con la voce di Marvin a fare sensazione su una serie di classici jazz. Molto elegante

BOB DYLAN - Triplicate
Un triplo album, 30 brani, piccoli e grandi classici del Canzoniere Americano (da "Stormy weather" a "Sentimental journey").
Tanta classe, approccio da vecchio crooner (con poca voce), atmosfere soft e bluesy.
Non si può certo dire un brutto album, inutile però si.

DEEP PURPLE - InFinite
Non seguivo più i Deep Purple da "Perfect strangers" del 1984...dopo hanno fatto una decina di album.
Mi sono preso la briga di ascoltare il nuovo "InFinite" e l'ho trovato OTTIMO.
Hard rock classico, con tinte prog qua e là, classe e tecnica da vendere, Ian Gillan ancora in voce, ritmica solita eccellenza (Glover/Piace), Don Airey che suona alla Jon Lord, Steve Morse non mi piace ma non sfigura di certo.
Niente male e tanta botta e energia da vendere.

DON ANTONIO - s/t
Primo disco solista di Antonio Gramentieri, in arte Don Antonio, musicista, produttore, fondatore dei Sacri Cuori e autore di musiche per cinema, teatro, televisione e pubblicità.
Personaggio poliedrico in perenne tour in giro per il mondo o in sala di registrazione a fianco di nomi come David Hidalgo, Jim Keltner, Evan Lurie, Marc Ribot, John Convertino, Giant Sand, Steve Shelley, Richard Buckner, Dan Stuart, Alejandro Escovedo, Hugo Race, Nada, Pan del Diavolo, Bobby Solo e una lista lunga e variegata. Di queste esperienza l’album straborda: tra umori tex mex, twist, sapori di Romagna (terra natìa del Nostro), desert rock, anni 50 e 60, blues, country, rhythm and blues, rock ‘n’ roll, Morricone, Calexico, Los Lobos e tanto tanto altro.
Con tutto questo “Don Antonio” trova un’unitarietà, un amalgama, un suono peculiare, omogeneo, personale.
Le canzoni, prevalentemente strumentali, sono la perfetta colonna sonora di un viaggio meticcio che parte dalla Romagna, attraversa il Mediterraneo, si inerpica sulle Ande e ritorna a casa via Balcani.
Affascinante e convincente.

CAPT CRUNCH AND THE BUNCH - Crimine Beat
La band toscana esordisce su album con dodici infuocati e ruvidi brani che pur pescando a piene mani nella tradizione 60's sanno essere attuali e moderni.
Se la matrice prevalente è quella beat e garage, c'è un'anima blues (di quello più rozzo e primitivo) che permea tutto il lavoro. I sei brani della facciata A, in italiano, guardano al beat nostrano, quello più aspro, che fu prerogativa di band come Teste Dure, Corvi o Ragazzi del Sole, i sei della B side invece, con altrettanta ruvidezza, al british beat e al rhythm and blues bianco di Yardbirds, Birds e Pretty Things.
Ottimo e super energetico !!

EFFERVESCENT ELEPHANTS - Ganesh Sessions
Attivi dagli anni 80, i piemontesi Effervescent Elephants hanno sempre incarnato la via italiana alla psichedelia, quella più vicina allo stile brtitannico e alle visioni care a Syd Barrett.
Nel 2011 dopo l'impegno con Claudio Rocchi, decisero di rimanere in studio di registrazione e di riprendere alcuni vecchi brani in nuova versione, tra cui alcuni inediti.
Non manca un omaggio agli amatissimi primi Pink Floyd con una versione heavy blues di "Astronomy Domine" e vari viaggi sonori in mille direzioni.
Come sempre, una garanzia.

LAINO & BROKEN SEEDS - The dust I own
Il gruppo di stanza a Bologna, "nasce" idealmente a New York in un club fumoso dove Laino incontra IL blues.
Da allora un EP, concerti, festival e ora l'album d'esordio a base di crudo blues rurale che dal Muddy Waters elettrico arriva fin a RL Burnside e Junior Kimbrough.
Approccio sincero, diretto, credibile e che convince nonostante la materia bollente trattata. Album consigliato agli amanti del blues più torrido.

ONE HORSE BAND - Let's gallop
Esordio per la One Horse Band, one man band milanese attiva dal 2015. Sound minimale che scava nel blues più sporco e profondo, lo sporca di garage e attitudine punk e si butta tra Gun Club e Junior Kimbrough, tuffi nel rockabilly primitivo e selvaggio e un'irresistibile cover Crampsiana di "Venus" degli Shocking Blue.
Tra Bog Log III, la nostra Elli De Mon, Reverend Beat-Man. Particolare non trascurabile, il nostro equino suona davvero bene.

ASCOLTATO ANCHE
GUIDED BY VOICES (ennesimo album, doppio. Buono tra alt rock e psichedelie varie), FATHER JOHN MISTY (un Elton John primi 70's, con tocchi dei Beatles solisti. Non male ma niente di esaltante), NEW PORNOGRAPHERS (pop piacevole e un po' sintetico, niente di che), WHITE REAPER (se vi piacciono Cheap Trick o Thin Lizzy questo è un buon album anche se gli originali sono altra cosa), BLAENAVON (giovani inglesi con quel suono lì che guarda a Smiths e dintorni. Pallosi), JARVIS COCKER (piano e voce, minimalismo, spoken word. Due palle così), CHARLY BLISS (nostalgia di Cardigans, Go Go's, Primitives ? Questo disco fa per voi...), BLACK ANGELS (psych stoner che non mi prende granchè), BODY COUNT (noiosissimo e scontatissimo rap metal), LOOSE TOOTH (nostalgia degli Husker Du?..ecco dei discreti cloni), MICHON YOUNG (gradevole soul funk molto patinato), ERIC ROBERSON (soft soul piacevole)

LETTO

No Strange e sogni correlati
E' un lungo Viaggio quello intrapreso dai NO STRANGE, una delle poche band veramente PSICHEDELICHE uscite in Italia, i cui primi passi sono addirittura alla fine degli anni 70.
Parte da qui il racconto, dettagliato, ricco di aneddoti e di lucidi sguardi sugli ultimi 40 anni di vita culturale e sociale italiana, della storia della band.
Come sempre, una storia fatta di alti e bassi, arrivi e ripartenze, delusioni e "successi" (sempre relativizzati alle potenzialità di un progetto sempre "contro" e veramente "alternativo").
Un libro coloratissimo (dalla penna di Ursus D'Urso, valente grafico e disegnatore, anima, con Alberto Ezzu, della band) e ricco di decine di interventi di personaggi chiamati a definire il concetto di psichedelia o a lasciare un contributo (ci sono tra i tanti Jutta Taylor Nienhausdegli Analogy, Matteo Guarnaccia,Cosimino Pecere, boss della Psych-Out Records, Twink dei Pink Fairies, Peter Daltrey dei Kaleidoscope, Brian Godding dei Blossom Toes, James Lowe degli Electrc Prunes etc etc.)
Coordina i racconti di Ursus e Ezzo, il giornalista Fabrizio Della Porta, stampa e distribuisce Area Pirata.

Bruno Pisaniello - Herbie Goins
Bruno Pisaniello ha raccolto una serie di testimonianze (oltre a foto, una breve biografia e la discografia completa) su HERBIE GOINS.
Personaggio solo apparentemente secondario, suonò con Alexis Korner e con i suoi Nightimer infiammò le platee dei mods londinesi nei primi 60's.
Tra il suo pubblico anche personaggi come Robert Plant, Steve Marriott, il giovane Jimi Hendrix, Mick Jagger o Keith Richards.
Poi l'arrivo in Italia dove si stabilì e continuò a suonare con i Soultimers ed altre band (tra cui un'esperienza proficua con il mai troppo stimato bluesman Guido Toffoletti).
Questo libro lo ricorda come (splendido) uomo e grande talento.
Da annotare l'aneddoto in cui Herbie ricorda che un giovanissimo Jimi Hendrix gli chiedeva spesso cosa fosse necessario per diventare famosi e lui ogni volta gli rispondeva “Experience, experience”.
Il buon Jimi si è ricordato, evidentemente, di quella parola...

Marcello Piras - Dentro le note. Il jazz al microscopio
Marcello Piras scrisse tra il 1983 e il 1995 una serie di articoli per il mensile «Musica Jazz». Articoli innovativi, ironici, graffianti in cui analizzava e scomponeva brani e dischi di jazz con una competenza unica.
Articoli persi da tempo tra le pagine della rivista e recentemente (parzialmente, sono 39 più un inedito) ristampati da Arcana grazie a Vincenzo Martorella.
Non è una lettura facile, anzi, al contrario, è spesso molto tecnica e ad appannaggio solo a chi conosce jazz e musica in maniera molto approfondita.
Ma è tale la capacità di Piras di spiegare, pur con un linguaggio complesso, le peculiarità dei brani, aggiungendo una sterminata conoscenza della materia, aneddoti e approfondimenti, che il libro scorre veloce e curioso.
Solo per appassionati ma lettura interessantissima.

VISTO

Nick Cave 20000 Days on Earth
Un viaggio originale e molto suggestivo nelle 24 ore di una giornata tipo di un odei più affascinanti e intriganti personaggi della scena musicale degli ultimi decenni.
Nick Cave (si) racconta un po' (peccato che il doppiatore italiano sembri Ricky Cunningham di "Happy Days"...e che qualche traduzione faccia cadere le...braccia), è serio, ironico, forse gioca un po' troppo con il suo personaggio ma il doc è davvero molto bello.

6 commenti:

  1. Questa foto è una delle mie preferite ! Per i residenti a Torino e dintorni : questa sera presentiamo il volume NO STRANGE E SOGNI CORRELATI nei locali del Sofà Cafè in via Balbo 10,condotti da Lele Roma sui terreni della psichedelia e dell'underground,attraversi filmati e suoni dagli anni 60 ad oggi...ci saranno molti collaboratori dello stesso libro,tra cui la nostra(ngica) fotomodella Monica Bartolomasi. URSUS/ALBERTO/FABRIZIO

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  2. Niente male davvero i Stone Foundation, wow!
    E neppure i Will Session

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  3. Ursus..ti saluto in questo momento dalla tua Sicilia (ursusdursusdursusdursus)))))

    Un piacere trovare vicini "di post" i No Strange e gli Effervescent Elephants..un saluto a entrambi!
    Sono anche curioso di sentire il ritorno dei Senzabenza..chi si ricorda la definizione "flower-punk"?
    Divertente anche la recensione del Boss di Jarvis Cocker..orchite assicurata? ahaha...
    C

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  4. da dove arriva la foto degli Who?

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  5. Stone Foundation molto interessanti. Etichetta?

    Charlie

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