venerdì, dicembre 27, 2013

I migliori dischi del 2013



La consueta lista dei migliori album dell'anno.
Un mix tra quello che ho ascoltato più spesso, più volentieri e quello che ritengo più innovativo, valido e destinato a rimanere.
Sono inseriti anche titoli già presenti nelle classifiche SOUL e ITALIANE.

In passato furono: nel 2005 White Stripes, Oasis e Supergrass, nel 2006 Bellrays, Capossela, Who e Beatles, nel 2007 Graham Day, Pj Harvey, Amy Winehose, nel 2008 Last Shadow Puppets, Oasis, Racounters, nel 2009 Madness, Dylan, Rancid, nel 2010 Gil Scott Heron, Paul Weller, Lanegan/Campbell nel 2011 Beady Eye, PJ Harvey, Meat Puppets, nel 2012 Secret Affair, Neneh Cherry and the Thing, Macy Gray, Martha High, Patti Smith.


1)
THE STRYPES - Snapshot
Giovanissimi, suonano come Dr Feelgood, Inmates, Yardbirds, primi Kinks e Stones messi insieme.
Suoni puramente 60’s, perfettamente calibrati, dinamica pazzesca, brani brevi pieni di elettricità, cori beatlesiani, armonica a bocca, chitarre sferraglianti, assoli precisi, ritmica pulsante e potente.
Bellissimo !

2)
MILES KANE - Don’t forget who you are

Il secondo lavoro di Miles è un gioiello di rara fattura che riassume il meglio del brit pop (da Beatles, Small Faces, Who e Kinks fino a Verve e Oasis, via Paul Weller e Jam).
Brani scarni, elettrici, sempre ben arrangiati, brevi, nervosi, urgenti, immediati corredati da avvolgenti melodie 60’s e un arrembante sound chitarristico.
Tra i collaboratori Paul Weller (che compone con Miles “You’re gonna get it” ) Andy Partridge ex XTC.

3)
FRANZ FERDINAND - Right thoughts, right words, right action

Al quarto album i Franz Ferdinand non perdono la nevrotica freschezza del loro personalissimo e unico sound, figlio dei riff robotici e netti che furono cari a B 52’s, XTC e Devo e al funk wave che rese famosi i Talking Heads, uniti ad una modernità che assimila brit pop, prima new wave, influenze 60’s e la carica punk (talvolta sembra di risentire i primi Stranglers o gli Arctic Monkeys) che brucia costante sotto le melodie apparentemente facili ma mai banali. I brani sono come sempre costruiti con sapiente ricerca del particolare e di precisi intrecci di chitarre, voci e ritmica costantemente serrata e nervosa.
Tutto l’album è un insieme di potenziali singoli dal groove travolgente e dai ritornelli contagiosi.
Un disco Pop, Modernista e Avant !

4)
EXCITEMENTS - Sometimes too much ain’t enough

Travolgente, splendida collezione di brani uno più bello dell’altro a base di soul, rhythm and blues, blues debitori alla lezione di Ike & Tina Turner dei primi 60’s, rozzo, minimale, aggressivo, primitivo, freschissimo.
Groove incredibile, animalità a profusione, atmosfera cool.

5)
JULIE’S HAIRCUT - Ashram Equinox

Al sesto album e una ventina di anni di attività gli emiliani JULIE’S HAIRCUT sfoderano un altro capolavoro attraverso un disco difficile e avanguardista ma dal respiro internazionale, in cui si concentrano miriadi di influenze, arrivando però a creare un sound unico.
“Ashram equinox” condensa il miglior  kraut rock (dai primi Karftwerk ai Neu!, ai Popol Vuh, ai Can) insieme a post-rock, afflati sinfonici, prog psichedelico, ambient, elettronica.
Il tutto in una unica suite strumentale divisa in otto parti singole.
Una sorta di sinfonia psichedelica futurista in otto atti, coraggiosa, lontana da ogni possibile compromesso commerciale ma non per questo ostica all’ascolto, anzi, avvolgente, ammaliante, soprattutto convincente.

6)
NICOLE WILLIS and the SOUL INVESTIGATORS - Tortured soul

Siamo a livelli di eccellenza assoluta per chi ama il buon vecchio soul.
Dall’esordio del 2005 “Keep reachin up” è passato parecchio tempo, la voce di Nicole è maturata, più sicura e avvolgente mentre il sound è rimasto stupendamente fedele alle buone vecchie radici Stax con inserti 70’s funk dalle calde tinte.
Suoni puliti ma mai leccati, dolcemente ruvidi, arrangiamenti scarni ma sontuosi, groove in abbondanza.

7)
WILLIS EARL BEAL - Nobody knows

Rinnovare il BLUES è impresa quasi impossibile.
Ci sono (quasi) riusciti negli ultimi anni Nick Cave, Tom Waits, il Gil Scott Heron di “I’m new here”) ce la fa anche WILLIS EARL BEAL, una vita al limite, anche da homeless, alle spalle che in questo album mischia John Lee Hooker con Tricky, Gil Scott Heron con Robert Johnson, canta un emozionante gospel con sottofondo di archi (“Wavering lines”), si lascia andare ad un brano perfettamente soul alla marvin Gaye (“Coming through”).
E’ BLUES, profondissimo, malato, inquietante, moderno, NUOVO.

8)
STATUTO - Un giorno di festa

Può sembrare improbabile ma gli Statuto, dopo 30 anni di attività e 11 album, oltre a compilation, live etc, realizzano il loro miglior album di sempre, condensando meglio di come mai avevano fatto tutto il loro preziosissimo bagaglio sonoro (ska, mod, soul, pop, rhtyhm and blues).
Brani perfetti, sound potente e pulito, arrangiamenti eleganti e raffinati.

9)
CHARLES WALKER & the DYNAMITES - Love is only everything

Un superbo album da Nashville con la matura voce di C.Walker accompagnato dall’incredibile groove dei Dynamites. Ci si muove tra soul di sapore Stax e rhythm and blues che spazia da Jackie Wilson a Wilson Pickett senza dimenticare stupende immersioni nel 70’s funk alla James Brown.

10)
MIDLAKE - Antiphon

Senza più l’anima della band Tim Smith i Midlake tornano comunque con un grande album, intensamente psichedelico, dove accennano ai Pink Floyd, primi Procol Harum, Tame Impala, varia psichedelia tardo 60’s e a quella che infarciva gli album di band come Spacemen 3 o Loop oltre a tocchi di primo prog e accenni al Canterbury sound.
Lavoro superbo, ottimi brani, energia, perfetto equilibrio tra antico e moderno.

11)
DAVID BOWIE - The next day

“The next day” è un album sorprendentemente valido, potente, che riscatta i passi falsi con cui ci aveva abbandonato (i deludenti e mediocri “Heathen” del 2002 e “Reality” del 2003), forte di una freschezza e di una lucidità ritrovate.
Il tutto condito da un’ (auto) ironia che pervade tutto l’album, attingendo con sapienza e creatività da numerosi periodi di Bowie ma in particolare sembra emergere un preciso riferimento a quello 1976/1980 da “Station to station” via “Lodger” a “Scary monsters”.
Un album da scoprire e che non mancherà di stupire favorevolmente.

12)
LAURA MARLING - One I was an eagle

Al quarto album la cantautrice inglese centra il bersaglio, sfoderando un lavoro che sfiora la perfezione con un album impegnativo e coraggioso, dove si destreggia tra brani dalla costruzione complessa, mai banali, talvolta ostici, strumentazione scarna e minimale, atmosfere sospese, drammatiche, tese.
I riferimenti sono i più svariati dai Led Zeppelin acustici al brit folk dei 70's dei Fairport Convention, a Dylan e Joni Mitchell ma senza dimenticare il jazz folk psichedelico del primo Van Morrison, le ballate della Carole King di "Tapestry", Johnny Cash, l'incedere severo e sgraziato di PJ Harvey.

13)
RAPHAEL GUALAZZI - Happy mistake

Abbiamo in Italia un autore, esecutore, arrangiatore originalissimo, colto, elegante, raffinato, che attinge dal blues, dal jazz, dal gospel, dal jazz, dal soul, con capacità, sapienza, riuscendo a passare indenne a SanRemo con una classe comune a pochi.
“Happy mistake” conferma lo spessore di Gualazzi, la sua versatilità, l’abilità di maneggiare materia difficile sapendola plasmare e renderla disponibile al grande pubblico senza alterarne gli ingredienti basilari. “Happy mistake” è un gioiello che brilla di brani divertenti, entusiasmanti, solari, personalissimi, con un marchio immediatamente riconoscibile.

14)
JOHNNY MARR - The messenger

A 49 anni, JOHNNY MARR arriva all'esordio solista, dopo una scintillante carriera con gli SMITHS, numerose altre esperienze con altre bands e il percorso con i suoi Healers.
"The messenger" è un ottimo capitolo della lunga storia di Marr. Il sound è diretto, scarno, chitarristico, molto immediato, corredato da avvolgenti melodie 60's (che riportano facilmente agli Oasis e ai Beatles), ricami chitarristici ovviamente debitori alla lezione impartita a suo tempo dagli Smiths e svariati richiami alla tradizione rock britannica (dagli Who, vedi l'iniziale "The right thing right", agli U2 più elettrci). 

15)
NICK CAVE and the BAD SEEDS - Push the sky away

15 album con i Bad Seeds, 4 con i Birthday Party , 2 con i Grindermen, e 35 anni di onoratissima e rispettatissima carriera.
Il nuovo lavoro coglie un Nick Cave ispirato, solenne, pacificato su lente e lunghe ballate pianistiche dai toni malinconicamente romantici ,tra gospel e blues, arrangiamenti elaborati, spesso con gli archi a corredo del tutto.
Niente di particolarmente nuovo nè un capolavoro ma fedele alla sua storia e alla tradizionale alta qualità delle produzioni, soprattutto un marchio personalissimo e inconfondibile.

16)
BEADY EYE - BE

Torna la nuova incarnazione di Liam Gallagher e il risultato, per quanto scontato e prevedibile continua a piacermi un sacco.
Lennon/Stones/Kinks/Small Faces/Bowie/psyche/Jam/Weller oriented, niente di nuovo o rivoluzionario (e chi lo vuole da Liam ?) ma bella musica, ottime canzoni, ben fatte, piacevoli.
A me basta.

17)
WILLIE NILE - American ride

Willie Nile è sulla scena da decenni (il primo album è datato 1980) in maniera irregolare, altalenante, tra problemi di tutti i tipi.
Si ripresenta con un album con i fiocchi, elettrico, ruvido, ruspante, aggressivo, nervoso dove sono le chitarre e il rock n roll a farla da padrone, tra il primo Bruce Springsteen il Joe Strummer (solista e con i Clash) Coverizza Jim Carroll in “People who died”, accarezza sonorità care a Tom Petty, si abbandona ad intense ballate country, a volte sembra Patti Smith al maschile, i ltono generale ricorda le ultime prove di un altro grande eroe minore dell’epopea rock a stelle e strisce, Garland Jeffreys.
Un grande album di rock vero e intenso.

18) ARCTIC MONKEYS - AM Lavoro maturo e introspettivo per la band di Alex Turner, di cui personalmente rimpiango sempre più i freschi esordi a base di elettricità e carica 60’s oriented.
Qui ci sono perfino omaggi spudorati a John Lennon e comunque sempre ottime canzoni ma l’impressione è che si sia persa l’urgenza iniziale, tratto caratteristico che li rendeva grandi.

19)
ARCADE FIRE - Reflektor

Al quarto album la band canadese lascia il suggestivo connubio di new wave, folk e sontuose orchestrazioni per un coraggioso tuffo in un calderone di influenze tra le più svariate in una sorta di personale “Album Bianco” (dei Beatles) o “Sandinista” (Clash) dove il filo conduttore era il rivolgersi in mille direzioni diverse.
A farla da padrone è la “dance”, intesa nel senso più ampio, dal funk, alle influenze africane, dalla disco all’elettronica.
Ma ci sono anche riferimenti ai Cure, Talking Heads, Blondie, proprio ai già citati Clash di “Sandinista” innamorati di reggae e dub. E poi accenni punk, a Bowie, ai Rolling Stones smaniosi di discomusic e una lunghissima suite finale di oltre 11 minuti che incrocia Moroder all’ambient music e David Byrne. Album complesso, pieno di suggestioni e stimoli sonori anche se talvolta eccessivamente dispersivo e forse non completamente a fuoco.

20)
DAFT PUNK - Random Access Memory

Il duo francese ripercorre la storia della dance degli ultimi 30 anni da Moroder al vocoder via Philly Sound, Chic e synth pop.
Possono non piacere ma sono geniali.

6 commenti:

  1. Anche la mia classifica "prende" tanto dal soul, quindi Charles Walker, Charles Bradley, Nicole Willis ecc.ecc.
    Comunque, davanti a tutti la "mia" MAVIS STAPLES. Quasi a pari merito gli STRYPES, grandissima sorpresa.
    Poi ci metto anche un mio pallino storico, il RY COODER con il Live in S.Francisco.
    E poi.....arrivato all'ultimo il dischetto del trio BOSSO/MARSICO/MINETTO. Bello veramente, tromba/Hammond e batteria, per una variazione Jazz/soul/gospel da paura.

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    1. Non conoscevo Bosso/Marsico/Minetto. Vado a caercare. THANX !

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  2. poi dimmi la tua, mi raccomando.

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  3. Non sono mai riuscita a stilare unalista dei migliori dischi...
    Bravo caro amico, qualche album è piaciuto moltissimo pure a me...
    Gran bel blog, mi unisco e sarei felice tu ricambiassi...
    Grazie :::)))
    http://rockmusicspace.blogspot.it/

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  4. Classifica ineccepibile, a far proprio il precisino avrei messo il Cittadino Kane in cima e gli Strypes runners up comunque il discorso varia poco.

    Charlie

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  5. Tony ti consiglerei di ascoltare anche questo lavoro:
    Barrence Whitfield & The Savages - Dig Thy Savage Soul
    See you later friend!

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