sabato, giugno 16, 2012

Patti Smith e Iggy Pop nel 2012



IGGY and PATTI
Facile accomunarli.
Lui è il l’indiscusso e immarcescibile padre putativo del punk, quello più estremo e marcio, lei l’ala intellettuale, new yorkese.
Iggy Pop ha vagabondato nella storia del rock con il fuoco iniziale degli Stooges, passando per la punk wave geniale degli esordi solisti con Bowie a fianco (gli splendidi “The idiot” e “Lust for life”), poi ha alternato alti e bassi, comunque sempre dignitosi, fino alla reunion con gli Stooges con cui porta in giro uno spettacolo ancora credibile anche se un po’ stantìo.

Patti Smith a metà dei 70’s ha piazzato una serie di album storici (da “Horses” all’ottimo “Dream of life”) poi si è persa in episodi mediocri restando però sempre coerente con il suo personaggio e la sua storia.

Ora se ne escono in contemporanea con due nuovi album.

IGGY POP pubblica solo su internet (la casa discografica si è rifiutata di farlo...) il nuovo “Apres”, ovvero mezzora di musica divisa in 10 cover di classici della musica francese (da “Les passantes” a “La vie en rose”), un omaggio ai Beatles (“Michelle”), la stra rifatta “Everybody’s talkin” e altre facezie, il tutto in chiave crooner jazz, introspettivo, rilassato (come già aveva fatto in “Preliminaires” qualche anno fa).
Dileggiato dai fans, stroncato dalla critica, è per conto mio invece un album piacevole, riuscito, nell’ovvio intento di mettere in luce il suo vocione al servizio di una musica così lontana dal suo stile abituale.
E’ un disco ben fatto, la scelta dei brani è forse scontata, il mood è floscio e talvolta stucchevole ma alla fine si ascolta con piacere in una serata estiva.

“Banga” di PATTI SMITH è invece opera ben più complessa, profonda e interessante, dove lunghi raga rock si affiancano a intensi rock n roll ancora pregni dell’energia originaria e a piccoli capolavori come “April fool” o l’iniziale “Amerigo” dove giganteggia la chitarra solista di Tom Verlaine.
C’è molta Italia in questo album (con dediche ad Amerigo Vespucci e la partecipazione del gruppo Casa del Vento in due brani e un quadro di Piero della Francesca ad ispirare la kilometrica “Constantine dream” ) ma anche dediche a Maria Schneider e a Amy Winehouse e la riuscita cover finale di “After the goldrush” di Neil Young.
Ovvero quel sottobosco culturale e artistico in cui ha sempre spaziato l’ispirazione di Patti.
Ben arrangiato, splendidamente suonato, voce aspra ma più vellutata de consueto, liricamente ispirata.
Album destinato al top 2012.

Patti Smith e Iggy Pop furono i primi nel 1979 a sfidare l’embargo concertistico che subiva l’Italia dal 1975 quando ci furono incidenti ai gigs di Led Zeppelin, Santana e Lou Reed.
Vidi Iggy a Parma e poco dopo Patti a Bologna e decisi senza più alcun dubbio da che parte stare.


2 commenti:

  1. Sentito qualcosa della Patti..curioso di Iggy
    Bentrovati casuloni
    Ci fanno il biscotto
    Casula!
    C

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  2. Stupenda Patti! Iggy mi ha tradito negli ultimi decenni!!

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