Una dozzina di libri "non musicali" letti (e consigliati) per il 2024.
Anna Foa - Il suicidio di Israele
La storica Anna Foa in questo breve saggio riesce a condensare alla perfezione le radici della questione arabo-israeliana, prefigurando, come da titolo, il progressivo "suicidio di Israele".
La descrizione è lucida, equilibrata, lontana da sciocche e inutili partigianerie.
A partire dalla "diffusa confusione linguistica tra israeliti e israeliani. Ebrei e israeliani cominciarono ad essere assimilati e perfin oconfusi nella percezione del mondo non eebraico... ci sono varie ondate migratorie, ebrei yemeneti, nordafricani, iracheni, siriani, libanesi, egiziani. Dopo secoli di convivenza tra arabi ed ebrei, i paesi arabi si svuotano quasi completamente di ebrei".
La società israeliana è cosmopolita e moderna quanto paradossalemte antitetica:
"Israele è una strana mescolanza di laicismo e religione...la spaccatura tra religiosi e laici è antropologica e influenza fortemente la politica, non solo la credenza e le pratiche religiose.
Sono due mondi separati in cui ai boccoli degli ortodossi o al copricapo a uncinetto (kippa) dei sionisti religiosi si contrappongono il mondo dei gay e la libertà di vita sessuale dei laici...
Gli ebrei israeliani (statistica del 2022) che si definiscono laici sono il 43%, il 14% tradizionale/religioso, il 10% religioso, un altro 10% ultraortodosso."
La conclusione è molto pragmatica e ampiamente consivisibile partendo da un presupposto abbastanza palese:
"Hamas non può essere distrutta politicamente senza un diversa politica di Israele nei confronti dei palestinesi, senza l'avvio di una fondazione di uno stato Palestinese, senza un accordo politico con una parte dei paesi arabi. Ma questo non potrà mai essere fatto dal governo di Netanyahu."
Le ultime righe riassumono, amaramente, l'unica via di uscita (per quanto possa sembrare improbabile e lontana).
"Netanyahu e il suo governo devono pagare non solo per quello che hanno fatto ai Palestinesi di Gaza ma anche per quello che la loro politica ha comportato per lo stesso Israele.
Gli israeliani devono trattare con Hamas, colpevole della terribile strage del 7 ottobre, ma i palestinesi dovranno trattare con chi è colpevole di avere distrutto le loro case e ucciso le loro famiglie.
Non possiamo dare per scontato che l'odio lasciato da tutti questi traumi cesserà un giorno. Ma non ci sono altre strade che questa."
Anna Foa
Il suicidio di Israele
Editori Laterza
91 pagine
15 euro
Giovanni Battista Menzani - Dove il fiume muore
Un maldestro e improbabile rapimento si trasforma in un iniziatico viaggio di una "Armata Brancaleone" di giovani e ragazzini, verso una libertà impossibile all'interno di una società oppressiva, finta e falsa, molto corrispondente a quella che viviamo oggi e che toglie al romanzo di Menzani ogni tratto distopico.
Sullo sfondo una Pianura Padana (Piacenza in particolare) e le rive del Po in disfacimento ambientale e sociale.
La descrizione a pagina 91 è quanto di più drammaticamente corrispondente al reale, sorta di foto in lettere di un moderno Luigi Ghirri:
Le rotonde invase dalle sterpaglie.
I poster del Circo Togni sui pilastri dei viadotti, tutti quei pagliacci dall'aria triste tra il cemento e le pozzanghere.
Le pensiline in plexiglass.
I grovigli di bicilette incatenate.
Le barriere antirumore coperte da graffiti a spray.
Le cataste di new jersey.
I cartelli stradali pieni di adesivi.
I poster della pubblicità scoloriti dal sole.
Ivan sembrava aver scritto la guida turistica di un paese inesorabilmente in declino.
Il racconto è cinematografico e avvincente, in costante equilibrio tra l'esilarante e il drammatico.
Un libro che si fa amare e rimane dentro.
Con un riuscito ed efficace paragone tra la vita di tanti e quella della palla da rugby:
Noi...siamo gente da palla ovale.
La palla tonda, si, insomma, quella sai sempre dove va a finire, il suo rimbalzo è così prevedibile.
La palla ovale no.
La palla tonda è come certe vite incanalate lungo un binario dal quale non si possono scostare.
Alle volte c'è perfino il lieto fine.
Ma il più delle volte si tratta di un binario morto: quelle vite, se provano a cambiare direzione, vanno a finire male, deragliano, letteralmente.
Noialtri invece siamo abituati a una traiettoria sbilenca e imponderabile, come la traiettoria delle nostre esistenze.
Esistenze strambe, non lineari.
Se ci pensate, persino quella di Gesù fu così, o quella di San Francesco.
Ecco, Francesco era uno da palla ovale.
Giovanni Battista Menzani
Dove il fiume muore
Laurana Editore
407 pagine
Euro 18
Francesco Stea - Centro Sociale Macchia Nera 1988-1999
La storia furiosa dei Centri Sociali Occupati italiani tra gli anni Ottanta e Novanta è estremamente complessa e articolata.
Uniti da un sincero antagonismo al "sistema" e al potere costituito, sono stati non di rado separati da direzioni molto diverse: quelli politicamente più rigidi e schierati, quelli più vicini alle istituzioni, quelli più rigorosi, quelli più "lassisti", quelli con una gestione e una direzione "professionali" e quelli confusionari e mal tenuti, quelli ferocemente avversati, quelli tollerati.
Ognuno ha avuto e ha una storia più o meno unica, diversa dagli altri.
Il MACCHIA NERA di Pisa fu una sorta di prosecuzione della precedente esperienza del Victor Charlie, una storia spesso contradittoria, fatta del consueto mix di problematiche, sgomberi, attacchi politici e polizieschi, problemi con il vicinato, scissioni interne, politiche e non.
Ma soprattutto concerti, eventi, Dj set, creatività, lotta politica e sociale.
Alla fine la pressione degli spacciatori della zona, sempre più invadenti, delle istituzioni (altrettanto) con tanto di doppio incendio e il progressivo allontanamento da parte di numerosi protagonisti porterà alla fine del Macchia Nera.
Il libro cerca di ricomporre faticosamente (non era uso tenere cronologie, archivi, fotografie, date e dati) tutti i tasselli della storia, attraverso decine di testimonianze di chi c'era e ha visto.
Il classico importante contributo a tenere viva la memoria di qualcosa che è stato così rilevante per centinaia di persone.
...noi adolescenti, in minigonna, d'estate con il vestitino, siamo sempre state al sicuro.
Non mi è mai successo nulla.
Sicuramente non accade nei supermercati, sul posto di lavoro, al cinema, nelle discoteche, nemmeno per strada o all'università.
Ci abbiamo guadagnato, noi ragazze abbiamo avuto una zona veramente sicura... andavi al Macchia Nera e sapevi che nessuno ti violentava, nessuno ti dava noia, trovavi sempre qualcuno con cui parlare.
Tutti sapevano che dovevano comportarsi così.
Lo davo per scontato perché la vita doveva essere quella, poi ho capito che fuori non era affatto così".
Francesco Stea
Centro Sociale Macchia Nera 1988-1999. 11 anni di controcultura a Pisa e in Italia
Edizioni Interno 4
270 pagine
20 euro
Al Pacino - Sonny Boy. Un'autobiografia
Uno dei migliori attori ancora in circolazione (un Oscar e nove candidature, premi a profusione).
"Il padrino", "Scarface", "Carlito's Way", "Donnie Brasco", "The Irishman", "Serpico", "Quel pomeriggio di un giorno da cani", "L'avvocato del diavolo", "Ogni maledetta domenica" bastano a comprenderne la grandezza.
Ma ci sono decine di altre interpretazioni, tanto teatro, regia, televisione.
Ovvero, milioni di cose da dire e ricordare.
Purtroppo l'autobiografia definitiva di AL PACINO è piuttosto carente in tal senso.
Gli aneddoti sono ovviamente tantissimi ma spesso un po' banali e scontati, le battute ironiche non fanno granché ridere, talvolta si passa di palo in frasca senza capire bene il senso di certe scelte.
La trama è "semplice" e tipicamente americana:
gli inizi difficili nel South Bronx, la caparbietà e un po' di colpi di fortuna, portano, attraverso un cammino difficoltoso, al successo.
In cui si perde spesso, tra abusi, errori, mancanze.
"Ho preso atto della mia anarchia di fondo. Un conformista selvaggio."
Finisce maluccio, tra alcol e droghe, sperpera qualcosa come 50 milioni di dollari in poco tempo, si trova più o meno in bolletta e ciò spiega il perché di molti film decisamente imbarazzanti in cui lo abbiamo trovato negli ultimi anni.
Le aspettative erano forse un po' alte ma un po' di amaro in bocca rimane per un'occasione perduta.
"La mia vita è sempre stata il mio lavoro: una cosa che spalanca le porte e lascia libero lo spirito. Libero di andare in un mondo dove regna l'immaginazione e dove tutto è scoperta, piacere, estasi".
Nando Mainardi - La ragazza occitana
Presumo saranno in pochi/e a ricordare il nome e la figura di DOMINIQUE BOSCHERO, attrice e personaggio particolare e anomalo nella cultura popolare tra gli anni Sessanta e Settanta.
Bellezza prorompente che le permise di imporsi all'attenzione di manager, giornalisti e registi, trova progressivamente popolarità, prima nella Parigi, in cui era immigrata con i genitori dal profondo Piemonte, degli anni 50, lavorando a fianco dei giovanissimi Alain Delon e Brigitte Bardot, per poi approdare a Cinecittà e alla ribalta dei paparazzi nei Sessanta.
Incontra personaggi come Frank Sinatra, Luigi Tenco, ha una relazione con Gianni Agnelli, diventa la compagna di Carlo Volonté, fratello di Gian Maria, con cui instaura un rapporto di collaborazione politico.
La sua carriera sarà ricca di film ma povera di soddisfazioni artistiche (la sua filmografia è relegata a prodotti di qualità piuttosto bassa), sfiorerà la parte di Gradisca in "Amarcord" di Fellini e quella di Maria Schneider in "Ultimo tango a Parigi" ma il suo ruolo rimarrà relegato a quello della "bellona" in lavori scadenti e poco visti.
La sua vita privata la vede impegnata politicamente nell'estremismo di sinistra dei Settanta in "Servire il popolo" prima, e nella rivendicazione autonomista dell'Occitania, poi.
Una vita spericolata e ai limiti che si risolve con l'auto esilio nelle amate montagne cuneensi dove era cresciuta e dove tutt'ora vive.
Il libro è scorrevole, la vicenda fresca e stimolante.
Mainardi la racconta grazie alla testimonianza diretta della protagonista e nel libro si intrecciano curiosità e aspetti inediti di una grande epoca dell'Italia di 40/50 anni fa.
Nando Mainardi
La ragazza occitana
Manni Editore
192 pagine
19 euro.
Colson Whitehead - Il ritmo di Harlem
Ho adorato Colson Whitehead con il capolavoro "La ferrovia sotterranea", confermato dall' ottimo "I ragazzi della Nickel".
"Il ritmo di Harlem" / "Harlem Shuffle" è il primo capitolo (datato 2021) di una trilogia (poi proseguita con "Manifesto criminale") dedicata alle vicende di Ray Carney, negoziante di mobili in costante bilico tra legalità e malavita.
E' un libro SOUL FUNK, ambientato nella Harlem tra i Cinquanta e Sessanta, tra gangster, corruzione, razzismo, rivolte per i diritti dei neri, rivendicazioni sociali, politica e bassifondi.
Whitehead è sempre superbo nella scrittura, pur se su uno scalino più basso rispetto a "La ferrovia sotteranea", il groove della narrazione ha il ritmo perfetto della "Harlem Shuffle" di Bob & Earl (splendidamente ripresa dagli Stones).
Alla fine ti ritrovi immerso nel mondo che descrive, tra pork pie hat, oscuri bar, sottofondi jazz, qualche classico rhythm and blues.
Uno degli scrittori contemporanei più dotati e pulsanti.
Molti delinquenti erano grandi lavoratori, e molti grandi lavoratori violavano la legge.
Il buon vecchio know-how americano in bella mostra: compiamo meraviglie, compiamo ingiustizie, e non siamo mai stati con le mani in mano.
A volte New York era così, giravi l'angolo e ti ritrovavi in una città completamente diversa, come per magia. 140th Street era buia e silenziosa, e Hamilton Place era una festa. Due porte più in là c'era un bar con la fila davanti - uno di quei locali bebop, a giudicare dal suono - e accanto al bar alcuni ispanici bevevano vino e giocavano a domino alla luce di un negozio di barbiere.
Colson Whitehead
Il ritmo di Harlem
Mondadori
360 pagine
20 euro
Marco De Paolis con Annalisa Strada - L’uomo che dava la caccia ai nazisti
Marco De Paolis è Procuratore Generale Militare presso la Corte d'Appello di Roma.
Ha dedicato la vita a indagare sugli eccidi nazifascisti, istruendo 17 processi e portando alla condanna di decine di criminali di guerra.
Partendo dalla scoperta dell'Armadio della Vergogna, nel 1994 (tenuto in un luogo chiuso con un lucchetto e le ante rivolte verso il muro), contenente 695 dossier e un Registro Generale riportante 2.274 notizie di reato, raccolte dalla Procura generale del Tribunale supremo militare, relative a crimini di guerra commessi sul territorio italiano durante la campagna d'Italia (1943-1945) dalle truppe nazifasciste.
De Paolis si circonda di fidati collaboratori e nel 2002 costituisce il Gruppo Investigativo Speciale per i Crimini di Guerra.
Un lavoro certosino per rintracciare i responsabili delle stragi in Emilia e Toscana (oltre a Cefalonia), in cui morirono migliaia di civili, trucidati dalle truppe naziste (spesso con efferatezza indescrivibile), non di rado aiutati dai fascisti repubblichini italiani (non perseguibili a seguito dell'"Amnistia Togliatti" del 1946, al fine di archiviare il passato e aprire una nuova epoca).
De Paolis si trova così di fronte a vecchi nazisti.
"Non erano vecchi criminali, ma solo criminali invecchiati, fossilizzati nella loro ideologia di morte.
Alcuni erano rimasti convintamente nazisti e non lo nascondevano".
Gerhard Sommer che comandò l'eccidio di Sant'Anna di Stazzema "era la personificazione del male e tutta la sua pericolosità era ancora intatta".
I processi e relative condanne resero (parziale e tardiva) giustizia.
Buona parte dei responsabili morirono di morte naturale prima delle condanne.
"Nessuno doveva fare quella fine".
Marco De Paolis con Annalisa Strada
L’uomo che dava la caccia ai nazisti
Il Battello a Vapore
Pagine 160
14 euro
Marilena Umuhoza Delli - Pizza Mussolini
Un romanzo acre e spietato che viaggia su due binari tanto lontani quanto affini, raccontando le storie (con abbondanza di aspetti autobiografici) di due ragazze, l'una, afrodiscendente con la pelle scura, che vive a Bergamo, l'altra, con la pelle molto chiara per i canoni locali, in Malawi.
Entrambe vittime di razzismo, pregiudizi, soprusi, violenze.
Le vicende si intersecano, abbondano di momenti drammatici e crudeli, arrivano a una conclusione sorprendente, in cui ritrovano entrambe radici e identità.
Tematiche non facili da affrontare ma grazie a una scrittura schietta e diretta, la lettura è più che consigliata.
Marilena Umuhoza Delli, madre dal Rwanda, padre di Bergamo, ha firmato tre libri sul razzismo in Italia e conduce un programma radiofonico nazionale dedicato alle eccellenze "Afrodiscendenti" su Radio Radicale.
Fotografa e regista, ha lavorato col produttore Ian Brennan a oltre 40 album di artisti da tutto il mondo, ottenendo riconoscimenti internazionali tra cui un Grammy e risvegliando l’attenzione dei mass media sul tema del razzismo e dell’inclusione nel mondo della musica e della letteratura.
I suoi lavori sono stati pubblicati su testate e emittenti internazionali come il New York Times, The Guardian, Al Jazeera, CNN e BBC.
Marilena Umuhoza Delli
Pizza Mussolini
Red Star Press
224 pagine
16 euro
Massimiliano Guareschi - Going underground. Stile, gusto e consumi nelle sottoculture giovanili
Un saggio molto colto e approfondito sul fenomeno delle sottoculture, in un'ottica filosofica, zeppa di riferimenti e rimandi a contesti storici e sociopolitici.
Si parla di estetica, identità, appartenenza, la componente politica delle varie sottoculture, la volontà antagonista e "sotterranea", allo stesso tempo, la ricerca di visibilità nei confronti degli "esterni", il bisogno di affermare la propria autenticità e riconoscibilità in tale veste.
La cultura della working class si riduce a stereotipo e icona , giocata all'interno delle più diverse combinazioni stilistiche. Addirittura a brand: le Dr.Martens e le Fred Perry degli skin, parte integrante del ritorno idealizzato a uno stereotipo working class evidentemente mai esistito in quella perfezione formale.
Per gli appassionati e studiosi dell'ambito sottoculturale un interessanto compendio che si addentra di più nel tema, evitando le consuete descrizione già abbondantemente note.
Massimiliano Guareschi
Going underground. Stile, gusto e consumi nelle sottoculture giovanili
Agenzia X
190 pagine
15 euro
Lorenzo Calza - La grammatica delle nuvole. Per un ritorno al fumetto popolare
Lorenzo Calza è un rinomato sceneggiatore e fumettista ("Julia, le avventure di una criminologa" (Sergio Bonelli Editore), "She", vignetta al femminile (Il Fatto Quotidiano, Vanityfair.it), scrittore, osservatore da sempre attento a quello che ci gira intorno, autore di altri libri e saggi.
Il nuovo lavoro ci porta attraverso lo sviluppo e il declino dell'Italia dagli anni Settanta ad oggi che culmina con i fatidici anni (di svolta) Novanta Berlusconiani:
"Comicità di facile consumo, per rendere più facili i conusmi. Risata triste e sguaiata, a cervello spento".
Da qui il precipizio verso una società sempre più involuta e devastata, quella in cui annaspiamo oggi, senza troppe vie di uscita immediata.
Calza racconta e si racconta, forte della sua esperienza professionale in ambito artistico, tra fumetto ed editoria, tra citazioni, riferimenti, sguardi "oltre".
E' un bel leggere, che scava, oltre che nella sua attività primaria di fumettista, anche nella società e nell'intimo.
Lorenzo Calza
La grammatica delle nuvole. Per un ritorno al fumetto popolare
Officine Gutenberg / Collana LOWLANDS/TERREBASSE
Pagine: 272
Prezzo: 17,00 €
Emiliano Raffo - Abbiamo sempre avuto una canzone nelle orecchie
Benedetta/maledetta PROVINCIA, matrigna, cella di consuetudini ma anche guscio protettivo a cui tornare da avventure stimolanti e/o devastanti in qualche "altrove" (nello specifico la patria della "nostra" musica, Londra, quella ancora non gentrificata, turisticizzata, psot Brexit).
Un libro che attraversa anni, epoche, eventi tragici e questioni personali (ampiamente autobiografiche), con una colonna sonora da urlo che scandisce le vicende.
Un'evoluzione artistica che parte da Judas Priest, Metallica e Dokken, per passare a Beastie Boys ed Eminem arrivare a Britpop e Aphex Twin, The Streets e Burial.
Raffo scrive molto bene, evocativo, ironico ma anche glaciale e spietato quando serve.
Come ogni storia di provincia si rimane sul filo del rasoio, tra abbandono, tragedia, disperazione e una visione genuina e sincera, disincantata, sempre permeata da una sorta di innocenza adolescenziale che permette di andare avanti con un'attitudine positiva.
Emiliano Raffo
Abbiamo sempre avuto una canzone nelle orecchie
Officine Gutenberg
307 pagine
16 euro
Alessandro Gandino - Il bancone è oggettivo. Storie inutili da bar
Per chi vive o ha vissuto la provincia, le storie da bar sono una componente essenziale della quotidianità.
Purtroppo la triste stagione dei social ha deviato altrove l'inventiva spontanea, grezza, crudele, in cui il cosiddetto politically correct non ha mai avuto casa, sostituendola con la malsana fantasia e le ossessioni del web.
I banconi del bar hanno sono stati testimoni di milioni di questi racconti.
Come dice l'autore: raccogliere questi racconti, se sai riconoscere la lingua dei banconi, è fondamentale.
Aggiunge: tutte le storie sono frutto di fantasia. O forse no. Ma è così importante?
No, non è importante perché è molto facile riconoscersi in questi racconti, molto "emiliani" (ma non solo).
Ognuno dei quali con un titolo di una canzone ben identificativa del contenuto.
Alcuni agghiaccianti ("All you fascists" Billy Bragg/Wilco non mi ha fatto dormire la notte), altri molto divertenti, altri ancora malinconici e commoventi, tutti decisamente realisti.
La scrittura è ironica, "ruspante" e schietta, esattamente come un racconto da bancone da bar.
Alessandro Gandino
Il bancone è oggettivo. Storie inutili da bar
Autoprodotto
114 pagine
euro 10.40
Ron Bailey - Squatter. La vera storia degli occupanti di case di Londra
La Camera ha approvato gli emendamenti al DDL Sicurezza, con l’introduzione di una nuova fattispecie di reato nel Codice Penale per chi occupa abusivamente case private.
L’articolo 634-bis andrà infatti a punire chi si macchia di occupazione abusiva di un immobile destinato al domicilio altrui, prevedendo dai 2 ai 7 anni di reclusione.
Ultimo tassello di una sempre più feroce guerra contro i poveri e i deboli (immigrati in particolare ma italiani soprattutto)di cui questo governo è il portabandiera.
Interessante andarsi a leggere il libro "Squatter" di Ron Bailey che racconta le lotte di chi aveva perso la casa, nell'Inghilterra di fine anni Sessanta che non era solo Beatles, psichedelia e minigonne ma celava una realtà aspra in cui i " ricchi avevano improvvisamente investito nell’edilizia, demolendo i quartieri storici e scacciando dalle abitazioni migliaia di famiglie operaie, pensionati, giovani coppie e immigrati giamaicani di prima generazione."
Le lotte per le occupazioni di case sfitte e inutilizzate furono terribili, con scontri, dolore, repressione ma anche con tante vittorie.
Ron Bailey, coordinatore della London Squatters’ Campaign rivive quei periodi con una prosa cruda ma anche spesso divertente e (auto) ironica.
"L'azione di massa da parte della gente comune (i milioni che soffrono per la carenza di case) non era solo una tattica rivoluzionaria che peroravo ma il solo modo per queste persone di sperare di avere abitazioni decenti".
"I membri del gruppo di squatter cambiavano di continuo.
Da un certo punto di vista era positivo, dall'altro una continua fonte di difficoltà.
Era positivo perché evitava che si formasse una elite che si autoperpetuasse. Era fonte di difficoltà perché, nel caso in oggetto, la discrezione e la segretezza erano fondamentali e più persone nuove apparivano sulla scena più il problema della sicurezza si aggravava".
Include anche:
2 interviste a Ken Loach sulla necessità delle occupazioni oggi;
“Lotta Continua” e Lea Melandri: Milano 1971. L’occupazione di via Tibaldi;
Roma 2001-2016: Action per le occupazioni
A cura di: E. "Gomma" Guarneri
Traduzione: Serena Zonca
Pagine: 254 pp
Collana: Underground
Prezzo: € 15,00
martedì, dicembre 17, 2024
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