Gil Scott Heron - The subject was faggots
https://www.youtube.com/watch?v=h2KZ7jaTb68
Probabilmente il brano e il testo più controversi della carriera di GIL SCOTT HERON.
Tratto dall'album d'esordio del 1970, Small Talk at 125th and Lenox, è un attacco sprezzante e omofobo alla comunità queer e omosessuale.
Da una parte potrebbe essere derubricato a una interpretazione non personale di un comune discorso di chi disprezza le differenze sessuali.
In questo senso alcuni critici lo considerano come una voluta provocazione per indurre alla riflessione sul tema.
Ma pare invece evidente che Gil affronti il tema in prima persona, ironizzando pesantemente sui “froci” (come li definisce), partendo dal presupposto diffuso nella comunità nera dell'epoca, soprattutto nell'ala più politica, che l'omosessualità fosse un' “attitudine controrivoluzionaria” che indeboliva la lotta per la conquista dei propri diritti e del potere.
Il maschilismo (parliamo del 1970) era ovunque nel mondo la normalità e le conquiste per le comunità gay ancora difficili, ardue e pericolose (anche e soprattutto fisicamente). L'omosessualità e la discriminazione nei suoi confronti non aveva ancora una dimensione politica ma era confinata alla definizione di “anomalia” sociale se non come malattia.
Giova ricordare anche che l'autore aveva 21 anni e ancora in fase di formazione e costruzione politico/ideologica.
D'altra parte Gil Scott Heron è sempre stato adamantino sui suoi errori: "Se devi pagare per tutte le cose brutte che hai fatto... mi aspetta un conto salato."
Il testo racconta in modo molto sgradevole ciò che ha visto all'ingresso di un locale gay dove si ballava.
Solo il cartello all'ingresso lo dissuade dall'entrare.
Il brano, voce e percussioni si chiude con un discutibilmente ironico:
"Se non ci fosse stato il cartello sulla porta con scritto 'Faggot Ball', forse sarei entrato, e Dio solo sa cosa sarebbe successo".
Garry Mullholland su “Uncut” suggerisce un'ulteriore approfondimento:
“Come molti radicali neri dell'epoca, il giovane Heron non era un liberale, e l'abisso tra il suo sé più e quello meno illuminato suggerisce una psiche fratturata con cui si è rivelato difficile convivere.”
Un'ultima osservazione mutuata da un forum sul web (non firmata):
“Faggot era un epiteto fin troppo comune, anche (e soprattutto nei) gruppi della Nuova Sinistra.
L’attivismo e l’avanguardia negli anni Sessanta erano convenzionalmente macho e il linguaggio omofobico e sessista era la norma. Sarebbe stato eccezionale se Gil non avesse usato quelle parole, anche se, come ho sottolineato all'inizio, uno dei pochissimi attivisti della Nuova Sinistra/Potere Nero (che non era associato alla Liberazione delle Donne, per dire) ad affermare la Liberazione Gay, era Huey Newton- che pure deve aver fatto parte dell'ispirazione artistica di Heron.
Tuttavia, ascoltandolo meglio, avverto un senso di stupore e meraviglia nella sua inflessione. Sento sicuramente qualcosa di beffardo, ma anche qualcosa di affascinato. Evoca un erotismo che a volte è alla base dell'omofobia: la paura della seduzione. Tuttavia, non è spaventato e sembra troppo sfumato per essere disgustato.
La risata (che si sente di Gil) sembra più imbarazzata che beffarda, e la sua introduzione nervosa e ridente ha questo tipo di vulnerabilità che può essere descritta solo come vergogna.
Il discorso è molto più diretto, ma poi li descrive in modo quasi amorevole. Sembra qualcosa che potrebbe provenire da un artista gay con una profonda conoscenza dei meccanismi interni della vita gay.”
The subject was faggots
We'd like to do a poem, if I can find it
Called, called "The subject was faggots"
Wait a minute. Yeah, yeah, Charlie's arms can hold out we're gonna do it
Because it came up one night
When I caught myself going to a dance
Going to a dance that was being held on 34th street 8th avenue
I'm sure you're all aware, what famous, what famous dance houses they have there
And I was standing outside, not being cool huh
Trying to find out who was going to go in, you know, that I'd figure I'd be able to talk to
And they were holding a faggot ball in the next half of the building
So I got kinda confused and I had to sit down and write this poem
The subject was faggots
And the quote was
Ain't nothing happening but
Faggots and dope
Faggots and dope
Faggots and faggots and faggots
Who lying
Dot, dot, dot, dot, dot
Like that
34th street and 8th avenue
Giggling and grinning and prancing and shit
Trying their best to see the
Misses and miseries and miscellaneous misfits
Who were just about to attend the faggot ball
Faggots who had come to ball
Faggots who had come to ball
Faggots who were balling
Because they could not get their balls inside the faggot hall
Balling, balling, ball-less, faggots
Cutie, cootie and snootie faggots
I mean you just had to dig it
To dig itThe crowning attraction being the arrival
Of Miss Brooklyn
Looking like a half-act in a miniskirt
With swan feathers covering his or her, uh, its pectorals and balls
As she, uh, he, uh, it
Prepared to enter the faggot ball
But sitting on the corner, digging all that I did
As I did
Long, long, black limousines
And long, flowing evening gowns
Had there been no sign on the door saying
"Faggot ball"
I might have entered
And God only knows just what would have happenedThe subject was faggots
I'm glad you made it, Charlie, I'm glad you made it
giovedì, gennaio 25, 2024
Gil Scott Heron - The subject was faggots
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