mercoledì, febbraio 28, 2018
Febbraio 2018. Il meglio.
Appena iniziato il 2018 ci regala già alcune ottime cose come gli album di Buttshakers, Anderson East, James Hunter Six, Orgone, Laissez Fairs, Ruby Rushton, Yungblud e tra gli italiani Calibro 35, New Colour, Mamuthones, Guignol, Blue Giants, Red Lines.
CALIBRO 35 - Decade
Non finiscono mai di stupire i Calibro 35.
Dieci anni di attività e 6 dischi vengono festeggiati con il miglior album della carriera, in cui confluiscono tutte le influenze sparse a piene mani nei precedenti lavori.
Troviamo funk, jazz, il consueto sound che attinge dalle colonne sonore dei 70's, Morricone, afrobeat, rock, jazz, sperimentazione (dalle parti di Sun Ra), una poderosa sezione fiati (gli Esecutori di Metallo su Carta), strumenti inconsueti come Dan Bau, Balafon e Waterphone ma soprattutto tanta creatività ed eclettismo.
Un sound sempre più originale, distintivo e peculiare che rende il gruppo assolutamente unico in Italia e non solo.
Suonano benissimo, ci sono intuizioni a iosa, arrangiamenti spettacolari e ad ogni ascolto si scoprono sempre nuovi stimoli.
Un album destinato a rimanere.
BUTTSHAKERS - Sweet rewards
Paurosa band francese, guidata dalla voce pazzesca di Clara Thompson, made in St. Louis, Missouri. Soul music, dalle parti di Sharon Jones, intrisa di rhythm and blues di stampo Ike&Tina Turner e Wilson Pickett, funk, blues.
Un groove raro da trovare, potente, pulito, solido, travolgente, una sezione fiati da urlo.
Grandissimi.
JAMES HUNTER SIX - Whatever It Takes
Terzo album per la Daptone Records (100% guaranteed), uno splendido viaggio nel rhythm and blues a cavallo tra 50's e 60's, in quello stile che fu caratteristica di Arthur Alexander, Ray Charles, Sam Cooke.
Raffinato, cool all'ennesima potenza, perfino didascalico ma in quest'ottica ancora più apprezzabile.
Album di totale gradevolezza.
ORGONE - Undercover mixtape
La band californiana è in giro dai primi 90's e ha una decina di album all'attivo.
Il nuovo lavoro è una BOMBA funk soul che scava tra Bettie Davis e Sly and the Family Stone, Funkadelic e Classic Soul.
Fenomenali, super grooves, ultra cool.
LAISSEZ FAIRS - Empire of Mars
La band dell'ex Steppes, John Fallon, è un condensato di acide delizie 60's dove convergono i Beatles (dalle parti di "Rain" e "Revolver"), gli Stones di "Dandelion", gli Who di "Pictures of Lily", i Kinks, Small Faces, i primi Pink Floyd, i Byrds di "5th Dimension" secchiate di Paisley Underground.
Fatevi travolgere.
TURNSTILE - Time & Space
Arrivano dal Maryland e incrociano alla perfezione Bad Brains e Rage against the machine. Ruvidi, veloci, potenti, cattivi. Da tenere d'occhio.
MAMUTHONES - Fear on the corner
Prodigioso album per la band di di Alessio Gastaldello, fondatore ed ex batterista dei Jennifer Gentle. Un viaggio psichedelico tra ritmiche che attingono da Fela Kuti e dal Miles Davis funk di "On the corner", umori che furono caratteristica principale di "Remain in light" e "Fear of music" dei Talking Heads, sapori che trovammo in "My life in the bush of ghosts" di David Byrne e Brian Eno, il tribalismo sciamanico dei Goat, il kraut rock dei Can di "Tago Mago". Troppo ? No, una giusta esagerata dose delle influenze più disparate che rendono "Fear on the corner" un lavoro originalissimo, geniale, unico.
Eccezionale.
THE CONGREGATION - Record collection
Da Chicago un'ottima band di soul e rhythm and blues con il secondo album "Record collection".
Abbracciano un universo sonoro che va da Otis Redding alla Tina Turner dei 60's (la voce di Gina Bloom la ricorda spesso) e infilano una decina di brani pieni di black groove.
FRANZ FERDINAND - Always ascending
Delude il ritorno della band scozzese con un disco molto opaco, dove i caratteristici riff di chitarra vengono offuscati da una produzione molto "light", pulita e indie disco oriented. Anonimo.
GUIGNOL - Porteremo gli stessi panni
Ne hanno percorsa di strada, soprattutto strade, i Guignol dagli albori della loro storia, iniziata addirittura nel secolo scorso, nel lontano 1999. Nove album e un numero sterminato di concerti. In mezzo altrettanti cambiamenti di formazione.
Ma l'obiettivo sonoro è sempre stato chiaro: canzone d'autore intrisa di blues, con un'anima punk, rimandi alla tradizione folk mediterranea e un lirismo rabbioso, quasi militante, mai lamentoso, mai rassegnato. Una sorta di De Andrè passato al frullatore con i Gun Club e Patti Smith. Il nuovo album è il migliore, maturo, intenso, entra nell' anima e nel cuore fino a farli sanguinare.
Merce rara. Candidato da subito tra i migliori album italiani dell'anno.
RED LINES - Paisley
Delizioso album d'esordio a cura del duo formato da Marianna Pluda e Simone Apostoli.
Una pop wave che accarezza le armonie languide di sapore 60's beat che furono care ai Cardigans ma che si accosta spesso anche ai Blondie e talvolta perfino ai B 52's.
Un mix inedito e originale per le lande italiche dove simili sonorità sono state spesso ignorate.
Il risultato è eccellente e l'album gradevolissimo e oltre modo interessante.
SOUL SAILOR - 7 Perspectives Of Fortune
Nuovo album acustico per la band umbra, nato come progetto a parte della band The Soul Sailor & The Fuckers da anni protagonista di una psichedelia contaminata e originalissima. Registrato in 3 giorni a novembre 2017 raccoglie sette brani caratterizzati da un minimale connubio di voce, chitarra acustica e violino.
Il mood si muove tra il Dylan dei 60's, Donovan, il Weller acustico, Fairport Convention, il John Lennon e il Paul Mc Cartney solisti dei primi 70's. Atmosfere avvolgenti e dolci ma mai melense. Da ascoltare. Absolutely !
LOS FASTIDIOS - The sound of revolution
Ottavo album per la band veneta e ancora una volta un centro perfetto. Punk rock, ska, rude sound, street punk, reggae.
Una riuscitissima cover di "Clandestino" di Manu Chao e la mente che va immediatamente ai Clash di "Lond calling" e "Sandinista" o ai Rancid di "Let the dominoes fall".
Ma non c'era alcun dubbio che tutta l'esperienza e la maturità accumulate in centinaia di concerti e in decine di studi di registrazione uscissero senza problemi in questo ennesimo gioiello di strada. Notevole.
BLUE GIANTS - Flamingo Business
Il quartetto veneto è insieme da un paio di anni ma suonano come veterani. Maturi, potenti, sfacciati. Quello che ci vuole per un glam n roll dalle tinte hard che viaggia tra Led Zeppelin, Guns N' Roses, Motley Crue, suonato benissimo e con il miglior approccio che richiede il genere. Non per nulla hanno all'attivo un tour inglese di successo. Eccellente.
THE SMOKING BONES - Authorize yourself
La band toscana, ad un anno dall'esordio su ep, approda alla lunga distanza con 8 brani (e un intro) a base di un poderoso sound tipicamente rock 'n' roll, sporcato da influenze hard, che portano il quintetto dalle parti di Mc5, Hellacopters, Dictators.
Brani compatti, ben registrati e prodotti, suonati con la giusta carica richiesta per la tipologia di sound. Ottimo.
PANE – The River Knows (A Tribute To The Doors)
La band romana, dopo 25 anni di attività, abbandona per una volta la lingua italiana e si dedica a un “pericoloso” omaggio a un mostro sacro della musica rock come i Doors, di fronte al quale il confronto può essere spiazzante e schiacciante. Ne escono invece alla grande, riarraggiando classici e brani meno conosciuti, in chiave acustica tra folk e primo prog, rinnovando completamente lo spirito e l’approccio alla materia. Molto affascinante e intrigante.
ASCOLTATO ANCHE :
DJANGO DJANGO (new wave/kraut/80's/elettronica. Non male), JULIAN LAGE (brani strumentali con chitarra protagonista tra jazz, avanguardia, stranezze varie. Curioso), DOMMENGANG (heavy rock blues and glam. Discreto e onesto), THE SPOOK SCHOOL (scialbo alt pop punk), MARMOZETS (wave rock senza gusto), ISAIAH SHARKEY (soft soul di marcato stampo Prince), ANNA BURCH (cantautrice di Detroit di discreta levatura, folk rock pregevole), SUPERCHUNCK (discreto alt rock per i veterani del North Carolina), PUBLIC ACCESS TV (da N.Y. una buona new wave art rock, poco più)
LETTO
ROBERT PERONI
Dove il vento grida più forte. La mia seconda vita con il popolo dei ghiacci. (2013)
ROBERT PERONI
I colori del ghiaccio. Viaggio nel cuore della Groenlandia e altri misteri della terra degli inuit. (2014)
ROBERT PERONI
In quei giorni di tempesta (2016)
Robert Peroni è un esploratore e alpinista alto atesino che da decenni ha deciso di vivere in Groenlandia (dopo averla attraversata per 1.400 km senza equipaggiamenti tecnologici).
Della terra degli Inuit ha abbracciato la filosofia di vita, ne ha difeso il lento (purtroppo ormai sempre più veloce) declino, sopraffatti dal "progresso" che ne sta uccidendo storia, cultura, usanze.
Un processo che appare irreversibile e che emerge drammaticamente dalle pagine dei tre libri che ha pubblicato pochi anni fa.
Testi importanti, essenziali, una sorta di trilogia filosofica su un mondo che se ne va, nonostante una ricchezza umana, antropologica, storica, di valore immenso.
La Groenlandia è un luogo in cui la natura COMANDA, in cui quando si alza il vento e arriva il "piterak" (tempesta con venti di forza inimmaginabile) o le temperature scendono a decine di gradi sottozero, l'uomo è costretto a constatare la sua piccolezza.
Lo SCIAMANESIMO (anch'esso in via di estinzione, "una risposta alle paure") che ha regolato da sempre la vita degli Inuit.
"Nel nostro mondo, organizzato e tecnologico, tendiamo a escludere a priori tutto ciò che non è dimostrabile".
La totale, ingenua, naif, disponibilità degli Inuit nei confronti del prossimo:
"Questo popolo sa sospendere il giudizio, gode di una PUREZZA INTATTA, è capace di stupirsi".
E infine un aspetto ancor meno comprensibile per noi soggiogati da forme sempre più costrittive di regole auto imposte:
Stupisce il coraggio di Peroni di attaccare un'istituzione inviolabile come Greenpeace che con le sue campagne (più che legittime in altri luoghi) contro la caccia alla foca ha letteralmente affamato un popolo che su quell'animale basava il sostentamento.
Libri intensi, densi, importanti, sinceri, puri e duri.
Racconti, storie, persone, immagini.
Robert Peroni gestisce ora la Casa Rossa a Tasiilaq, nell'est della Groenlandia, nata per ospitare i giovani inuit che si trovavano in difficoltà economiche o psicologiche poi trasformata in un albergo per i turisti e che permette ai locali di avere un lavoro.
Alessio Cacciatore e Giorgio Di Berardino - Britannica
Un testo importante e essenziale che riassume in maniera enciclopedica e didascalica quanto successo in un certo periodo nella scena musicale inglese.
MADCHESTER e BRIT POP, troppo spesso snobbati dalla critica, hanno prodotto eccellenze e dischi memorabili.
In "BRITANNICA" si scava tra gruppi e discografie, si riassume la golden age inglese in cui contemporaneamente uscivano dischi di Oasis, Blur, Supergrass, Jesus and Mary Chain, Stone Roses, Charlatans, Suede, Primal Scream, Supergrass, Verve, Kula Shaker, per citarne alcuni.
Altrettanto importante e unica l'appendice finale, in cui si raccoglie una lunga lista di nomi minori, per lo più dimenticati ma che hanno lasciato ottime, in alcuni casi brillanti, testimonianze sonore: dai 60ft Dolls agli Adorable, Bardots, Boo Radleys, Cornershop, Dodgy, Divine Comedy, Farm, Gene, Heavy Stereo, Pimlico, Shed Seven, Stairs, Wedding Present.
Ideale per i neofiti, utilissimo per chi è già avvezzo a suoni e attitudine Britannica, per riordinare le idee, i dischi e i ricordi.
ANGELA DAVIS - Autobiografia di una rivoluzionaria
Angela Davis è stata un personaggio di primo piano nella lotta per i diritti dei neri d'America negli anni '70.
Accusata, incarcerata e processata per complicità in un omicidio fu assolta e la sua vicenda ebbe una grande risonanza mediatica, portando alla luce le problematiche che vivevano i neri ai tempi in Usa.
Nel 1974 pubblica la sua (celebre) autobiografia in cui narra della vita precaria in Alabama, a Birmingham nella zona chiamata Dynamite Hill, così detta perchè le case dei neri che vi si trasferivano venivano fatte saltare con la dinamite.
Narra dei giorni in prigione in un regie duro e rigido, delle laceranti divisioni all'interno del movimento delle Black Panther (tra sessismo e estremismi grotteschi).
Angela Davis ha dedicato la sua vita alla lotta contro il razzismo e per i diritti civili e da donna e afroamericana è diventata un simbolo sia del femminismo che dell’uguaglianza razziale.
Il libro è interessante anche se verboso, prolisso e eccessivamente dettagliato (per quanto necessario) nella descrizione di particolari non del tutto rilevanti.
Rimane un testo basilare.
VISTO
LIAM GALLAGHER live a Milano il 26 / 2 / 2018
Due veloci parole sul concerto milanese di LIAM GALLAGHER
Fabrique sold out, pubblico (sorprendentemente) molto giovane, tantissimi minorenni, e in totale adorazione.
Aprono i discreti indie brit poppers degli Sherlocks e alle 21 in punto parte il gig di Liam.
Che non si spreca, anzi, rimane sotto il minimo sindacale.
Un'ora e dieci bis inclusi, divisi equamente tra brani degli Oasis e del suo album solista (nulla dei Beady Eye).
Confronto impietoso, sottolineato dall'entusiasmo sfrenato per i primi e dalla tiepida accoglienza per i secondi.
Si può dare di più, parecchio di più...
COSE VARIE
Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it, ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà", ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
Occasionalmente su "Il Manifesto".
Sul sito di RadioCoop (www.radiocoop.it) ogni lunedì va in onda il TG musicale "3 minuti con RadioCoop" condotto da me , Carlo Maffini e Paolo Muzio.
Le varie puntate sono qui:
https://www.youtube.com/playlist?list=PLq4GWqezsdXQktNFF5Mai9q0NA4e7CMH4
IN CANTIERE
Venerdì 30 marzo: Presentazione libro "La storia del punk" di Stefano Gilardino a Carpi (Mo) con Rita Lilith, Dome La Muerte e il sottoscritto a suonare in acustico qualche brano.
Esce il 27 marzo la riedizione aggiornata del libro su GIL SCOTT HERON "Gil Scott Heron. The black Bob Dylan" per Volo Libero Edizioni.
Da aprile tour di presentazioni a Roma, Bologna, Piacenza, Tortona (AL), Salone del Libro di Torino, Cagliari.
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Il meglio del mese
martedì, febbraio 27, 2018
Liam Gallagher live a Milano 26 febbraio 2018
I dettagli li leggerete sul prossimo Classic Rock.
Nel frattempo due veloci parole sul concerto milanese di LIAM GALLAGHER
Fabrique sold out, pubblico (sorprendentemente) molto giovane, tantissimi minorenni, e in totale adorazione.
Aprono i discreti indie brit poppers degli Sherlocks e alle 21 in punto parte il gig di Liam.
Che non si spreca, anzi, rimane sotto il minimo sindacale.
Un'ora e dieci bis inclusi, divisi equamente tra brani degli Oasis e del suo album solista (nulla dei Beady Eye).
Confronto impietoso, sottolineato dall'entusiasmo sfrenato per i primi e dalla tiepida accoglienza per i secondi.
Si può dare di più, parecchio di più...
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Concerti
lunedì, febbraio 26, 2018
Get Back. Dischi da (ri)scoprire
Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back
GINGER BAKER'S AIR FORCE - s/t
GINGER BAKER'S AIR FORCE - 2
Dopo la fine di Cream e Blind faith, il batterista Ginger Baker forma una nuova band, la Air Force, circondandosi di alcuni dei migliori talenti in circolazione, dal futuro Wings Denny Laine a Ric Grech e Chris Wood dei Traffic ma soprattutto Steve Winwood e Graham Bond alle tastiere.
Con questa band, una sezione fiati e due batteristi suona il 15 gennaio del 1970 alla Royal Albert Hall e pubblica poco dopo la registrazione live su album. Un'ora e venti di brani potentissimi tra rock blues, jazz, fusion, ritmiche africane, lunghi assoli, con tanto di 13 minuti di "Toad" (che fu dei Cream) di batteria divisa tra Ginger, Remi Kabaka e Phil Seamen.
Sound datato fuori tempo ma a tratti ancora molto fresco e efficace.
Registrato in studio, il secondo (e ultimo) album esce sei mesi dopo. Formazione ridotta e solo Grech, Bond e Denny Laine rimangono della line up live. Più fruibile, gode di alcuni episodi di gusto pop, con sempre una forte impronta black, tra gospel, funk e ritmi di sapore africano.
Tell me a story
https://www.youtube.com/watch?v=DP5BQ5Kvsv8
Sunshine of your love
https://www.youtube.com/watch?v=EEdR1Y5P1h8
12 gates of the city
https://www.youtube.com/watch?v=f9OvJKvfYl0
BOO RADLEYS - Wake up !
Sei album in una decina di anni tra cui questo che raggiunse il primo posto nelle charts grazie anche al contagioso singolo "Wake up Boo".
Un mix di beat, soul e brit pop con melodie beatlesiane che suona ancora molto fresco e invitante.
Wake up Boo
https://www.youtube.com/watch?v=YJXPTnPmm78
ADORABLE - Against perfection
Quartetto di Coventry che ebbe un breve periodo di notorietà agli inizi dei 90's all'interno dell'ondata Brit Pop. Due album di cui il primo molto "adorabile" tra beat, psichedelia e distorsioni chitarristiche, un buon mix di Smiths, Oasis, Charatans e Stone Roses.
Ancora molto piacevole da ascoltare.
L'intero album si può ascoltare qui:
https://www.youtube.com/watch?v=j3IAdskLVrM
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Get Back
domenica, febbraio 25, 2018
Diébédo Francis Kéré
Diébédo Francis Kéré è un architetto del Burkina Faso, dove ha costruito un grande numero di opere pubbliche, caratterizzate da uno stile riconoscibile e unico: Gando Primary School, Gando School Library , Dano Secondary School, Noomdo Orphanage, Centre de Santé et de Promotion Sociale, Songtaaba Women’s Center, Lycée Schorge Secondary School, Burkina Faso National Assembly.
Gli edifici sono realizzati a un livello qualitativo ed estetico secondo parametri vicini a quelli occidentali, nonostante la disparità di possibilità economiche.
Ha anche avviato un progetto per la piantagione di alberi di mango, con l'obiettivo di affrontare uno dei problemi più importanti della regione di Gando dove la malnutrizione è ancora presente e diffusa.
Ha studiato, grazie a una borsa di studio, in Germania dove ha il proprio studio di architettura, Kéré Architecture, con sede a Berlino.
L’Africa è il continente del futuro, l’idea che l’Occidente ha dell’Africa e degli africani va rivista. Credo che come africani dobbiamo prenderci il tempo di coltivare la nostra identità.
http://www.kere-architecture.com/
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La fine del mondo
sabato, febbraio 24, 2018
Libertà e Radiocoop
Domani sul quotidiano di Piacenza LIBERTA' nell'inserto "Portfolio" diretto da Maurizio Pilotti nella rubrica "La Musica Ribelle" parlo del rapimento di De Andrè e faccio un elenco delle migliori uscite di febbraio.
Nella foto lo scorso numero.
Sul sito di RadioCoop (www.radiocoop.it) ogni lunedì va in onda il TG musicale "3 minuti con RadioCoop" condotto da me, Carlo Maffini e Paolo Muzio.
Le varie puntate sono qui:
https://www.youtube.com/playlist?list=PLq4GWqezsdXQktNFF5Mai9q0NA4e7CMH4
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I me mine
venerdì, febbraio 23, 2018
I primi tag
50 ANNI DAL 1968.
Attraverso una cinquantina di post, riviviamo una serie di episodi in chiave artistica, culturale, sociale del 1968.
I precedenti post qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/50%20anni%20dal%201968
Appaiono, nel 1968, sui muri di New York le prime "tag" (firme a graffiti) ad opera di Julio 204, Taki 183 e Thor191.
Fino ad allora le scritte erano di carattere osceno, politico, religioso, ironico o rappresentavano i limiti territoriali delle varie gang (o il famoso BIRD LIVES comparso nel 1955 dopo la morte di Charlie Parker).
I primi tag invece sono una sorta di definizione di un'identita' personale e singola.
JULIO 204 era un membro della gang portoricana/afroamericana dei Savage Skulls che osteggiava alla fine dei 60's, con ogni mezzo necessario, gli spacciatori di droga nella zona di Hunts Point nel Bronx e ingaggiava scontri con i rivali Seven Immortals, Savage Nomads e Dirty Dozen.
TAKI 183 era la contrazione del nome Dimitrios, diventato Dimitrakis mentre il 183 era il numero civico del suo indirizzo, 183rd Street in Washington Heights. Compare nei primi 70 in un articolo del "New York Times".
THOR 191 scrive la O del suo pseudonimo con l'emblema del simbolo pacifista. Ma si segnalano anche, pur se successivi, CAY 161, FRANK 207, TREE 127, JUNIOR 161, EDDIE 181
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50 anni dal 1968,
Cultura 60's
giovedì, febbraio 22, 2018
Angela Davis - Autobiografia di una rivoluzionaria
Per me la rivoluzione non era mai stata "qualcosa da fare" provvisoriamente in attesa di sistemarmi, non era un club alla moda con un gergo nuovo di zecca o un nuovo gioco di società, reso eccitante dal rischio dello scontro e brillante dal costume.
La rivoluzione è una cosa seria, la più seria nella vita di un rivoluzionario. Quando ci si impegna nella lotta deve essere per la vita.
Angela Davis è stata un personaggio di primo piano nella lotta per i diritti dei neri d'America negli anni '70.
Accusata, incarcerata e processata per complicità in un omicidio fu assolta e la sua vicenda ebbe una grande risonanza mediatica, portando alla luce le problematiche che vivevano i neri ai tempi in Usa.
Nel 1974 pubblica la sua (celebre) autobiografia in cui narra della vita precaria in Alabama, a Birmingham nella zona chiamata Dynamite Hill, così detta perchè le case dei neri che vi si trasferivano venivano fatte saltare con la dinamite.
Narra dei giorni in prigione in un regie duro e rigido, delle laceranti divisioni all'interno del movimento delle Black Panther (tra sessismo e estremismi grotteschi).
Angela Davis ha dedicato la sua vita alla lotta contro il razzismo e per i diritti civili e da donna e afroamericana è diventata un simbolo sia del femminismo che dell’uguaglianza razziale.
Il libro è interessante anche se verboso, prolisso e eccessivamente dettagliato (per quanto necessario) nella descrizione di particolari non del tutto rilevanti.
Rimane un testo basilare.
Ad Angela Davis sono state dedicate parecchie canzoni, la prima delle quali, nel 1971 dal nostro QUARTETTO CETRA: "Angela" fu presentata nel programma "Stasera sì" nella puntata del 7 novembre (ricevendo poi una telefonata di minacce).
Ci sono poi "Sweet Black Angel" dei ROLLING STONES contenuta nell'album del 1972 "Exile on Main Street", "Angela" di JOHN LENNON da "Some Time in New York City" del 1972, mentre nel 1974 FRANCESCO DE GREGORI la cita nella sua canzone "Informazioni di Vincent": «Guardo le mie povere cose, una vecchia foto di Angela Davis, muore lentamente sul muro, e a me di lei, non me n'è fregato niente, mai».
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mercoledì, febbraio 21, 2018
La Paz F.C.
“Il calcio è un linguaggio universale, in grado di unire. Può essere anche un motore in grado di trasformare la società”.
Un interessante articolo di Mauro Berruto (ex allenatore della Nazionale italiana di pallavolo e attualmente Direttore Tecnico della Nazionale di Tiro con l'arco) su L'Avvenire, porta alla luce un'esperienza molto particolare in corso in COLOMBIA.
L’avvocato Félix Mora Ortiz, presidente della Fondazione “Fútbol y Paz Construyendo País”, per sancire la fine della sanguinosa guerra tra Governo colombiano e Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia - Esercito del Popolo) ha creato una squadra di calcio che contribuisca ad unire il Paese, facendo giocare insieme ex guerriglieri e vittime del conflitto.
LA PAZ F.C. avrà tre squadre: una formazione maschile, che dovrebbe essere iscritta nella seconda divisione del campionato professionistico colombiano; una squadra femminile (molto popolare nel paese) e una rappresentativa giovanile under 20.
Le squadre giocheranno ad Apulo, un centinaio di chilometri ad ovest di Bogotá, nel dipartimento di Cundinamarca, zona dove fino a qualche anno fa la guerriglia era particolarmente attiva, aiutate da vari esperti del settore tra cui ex calciatori, come Bonner Mosquera e Faustino Asprilla, attaccante del Parma negli anni ’90, oltre a Paolo Lepori, allenatore romano (già alla testa della Lazio femminile) che vive a Bogotá, dove dirige una scuola di calcio con l’obiettivo di integrare ragazzi e ragazzi per prevenire violenze e femminicidi.
“Vogliamo aprire uno spazio di dialogo, vincolando tutti gli attori del passato conflitto: ex guerriglieri delle Farc, cittadini vittime del conflitto e loro familiari, desplazados (i profughi che sono stati costretti a lasciare la loro casa a causa del conflitto, ndr), cittadini delle zone maggiormente colpite della guerriglia”.
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Storie di calcio
martedì, febbraio 20, 2018
Luigi Ghirri
Uno dei più grandi fotografi italiani, tra i più importanti nell'ambito della fotografia concettuale italiana, prematuramente scomparso nel 1992, attivo a partire dal 1970.
LUIGI GHIRRI ha pubblicato vari libri che raccolgono le sue opere, da Kodachrome a Topografia-Iconografia, Tra albe e tramonti, Il lavoro degli artigiani.
E' stato autore dicopertine di numerosi album, tra cui Lucio Dalla, Gianni Morandi, Luca Carboni, Ron, Pino Daniele, CCCP Fedeli alla linea (Epica Etica Etnica Pathos), Stadio.
L'amico, scrittore, intellettuale Gino Delledonne lo ricorda così:
Ho incontrato più di una volta Luigi e la Paola.
Erano venuti spesso a Fidenza.
L'occasione del primo incontro è stata molto fortuita.
Un mio amico di sempre, Paolo Barbaro, lavorava allo CSAC di Parma e conosceva Luigi già dalla mostra del '76 alle Scuderie della Pilotta.
La mostra, curata da Arturo Carlo Quintavalle, che aveva lanciato Ghirri e che mi aveva letteralmente folgorato.
Ricordo di averla visitata almeno 3 o 4 volte e consumato il bellissimo catalogo.
Così, un giorno del 1989, mi arriva una telefonata di Paolo chee mi dice "E’ capitato che ho parlato con Ghirri e dice che ha tutto il materiale de "Il profilo delle nuvole" già montato nei picoglass, pronto per essere esposto.
Doveva esporlo a Milano alla Feltrinelli, che ha pubblicato il catalogo, ma lo hanno rinviato e, quindi, se lo vogliamo ce lo cede per una mostra. Ha detto che come pagamento vuole che lo portiamo a mangiare da Pizzati, di fianco al Duomo e dove si era fermato ai tempi di Esplorazioni sulla via Emilia". Senza pensarci un attimo gli ho detto "Si, facciamolo.
Il posto e quei soldi che servono per allestire li troveremo, non so dove ma li troveremo e per Pizzati non c’è problema".
Per farla breve, abbiamo trovato dei pannelli infami nel magazzino comunale e che servivano per la propaganda elettorale, erano smaltati malamente di bianco opaco, il Comune ci ha dato una sala dell’ex Macello e due lire per stampare locandine e inviti.
Così abbiamo organizzato e allestito la prima mondiale del “Profilo delle nuvole” (con i testi di Gianni Celati) della ricerca che ha rivoluzionato la fotografia di paesaggio. Ovviamente quella mostra non ufficiale non viene citata in alcuna biografia di Ghirri ma io ho ancora qualche invito e qualche locandina di quei quindici giorni nei quali siamo stati incoscientemente al centro di un evento epocale per la fotografia mondiale.
Alcuni anni dopo la morte di Luigi, la Paola ci disse che per lui, quella mostra, l’aveva amata più di tutte.
E non lo diceva per dire. E pensare che la penuria di mezzi non ci aveva consentito nulla più di un allestimento davvero naif e sgangherato, e del quale ci vergognavamo anche parecchio, data la venerazione per l’uomo e per la sua opera.
Con Luigi eravamo anche rimasti d'accordo di fare un giro nella bassa parmense e cremonese a vedere posti che gli interessavano e che io e Paolo conoscevamo bene. Purtroppo quel febbraio del '92 è arrivato prima che lo si potesse fare.
Da un'intervista alla rivista online Doppiozero:
La grande informazione, e quella visiva soprattutto, crede di portare il mondo in casa, mentre in effetti aumenta la distanza che ci separa dall’esistente.
Lavora sullo spettacolo, il lontano che diventa vicino e il vicino che reso in modo spettacolare sembra sempre più lontano.
È l’inafferrabile, e tutto diventa sconosciuto, è una anestesia dello sguardo. Ma la soglia vera dello sconosciuto è molto vicina, e probabilmente si annida in una piccola fessura dello stagnante mondo del conosciuto.
Occorre che il vedere attraversi campi molto vasti, come quello dell’immaginario soggettivo e quello collettivo, occorre che il vedere costruisca una propria strada tra gli indefiniti contorni mentali della memoria, che attivi in definitiva nuove strategie di rappresentazione, che tengono conto del mondo esterno e dei mondi interni, del fotografo e dell’osservatore.
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Fotografi
lunedì, febbraio 19, 2018
Il sequestro di Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi
Nella notte del 27 agosto del 1979 Fabrizio De Andrè e Dori Grezzi vengono sequestrati nella loro abitazione sarda di Tempio Pausania.
Rimangono prigionieri per quattro mesi.
Alle 23 del 20 dicembre, a pochi chilometri da Alà dei Sardi, venne rilasciata Dori Ghezzi, alle 21 del 21 dicembre, invece, venne liberato Fabrizio, nei pressi di Buddusò a seguito del pagamento di 550 milioni di lire (dopo che la prima richiesta fu di 2 miliardi).
I rapitori (dodici uomini tra organizzatori, basisti e carcerieri) saranno tutti arrestati poch igiorno dopo (anche a causa di una certa approssimazione e dilettantismo) e condannati in via definitiva nel novembre del 1985 a pene variabili tra i 5 e i 25 anni di reclusione.
Il sequestro fu molto duro e i due rapiti tenuti in condizioni estreme, nelle montagne tra Orune e Pattade (in provincia di Nuoro e Sassari).
Fabrizio De Andrè:
"I primi giorni non ci facevano togliere la maschera neppure per mangiare, e così ci tagliavano il cibo a pezzettini e ci imboccavano. È stata un'esperienza tremenda che tuttavia ha lasciato anche segni positivi, come la riscoperta di certi affetti nascosti.
Nei confronti di mio fratello Mauro, ad esempio.
È stato lui a trattare coi rapitori e non dimenticherò mai il nostro abbraccio appena tornati a casa.
Il primo mese di sequestro ci hanno fatto compagnia le emozioni, poi è prevalsa la monotonia”
Dori Ghezzi:
“Si cercava di far passare il tempo, ci inventavamo dei giochi stupidi pur di distrarci.
Visto che procuravano le sigarette e i cerini per Fabrizio, lui era riuscito a creare delle carte da gioco.
Abbiamo avuto paura, ma ci siamo preoccupati anche molto per gli altri che non sapevano se eravamo ancora vivi.
Con dei cappucci in testa è difficile comunicare, dialogare, ce li toglievano solo per alcune ore. Fermo restando che ci avevano privato della nostra libertà, i nostri carcerieri si sono comportati in modo tutto sommato umano.”
Fabrizio De Andrè:
"I rapitori erano gentilissimi, quasi materni. Sia io sia Dori avevamo un angelo custode a testa che ci curava, ci raccontava le barzellette.
Ricordo che uno di loro una sera aveva bevuto un po' di grappa di troppo e si lasciò andare fino a dirci che non godeva certo della nostra situazione.
Anzi, arrivò a sostenere che gli dispiaceva soprattutto per Dori".
Fabrizio e Dori perdonarono alcuni dei sequestratori e firmarono una richiesta di grazia per il vivandiere.
All'esperienza dedicò il brano "Hotel Supramonte"
https://www.youtube.com/watch?v=I5uq0p4iFuU
E se vai all'Hotel Supramonte e guardi il cielo
Tu vedrai una donna in fiamme e un uomo solo
E una lettera vera di notte falsa di giorno
Poi scuse accuse e scuse senza ritorno
E ora viaggi vivi ridi o sei perduta
Col suo ordine discreto dentro il cuore
Ma dove dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore.
Grazie al cielo ho una bocca per bere e non è facile
Grazie a te ho una barca da scrivere ho un treno da perdere
E un invito all'Hotel Supramonte dove ho visto la neve
Sul tuo corpo così dolce di fame così dolce di sete
Passerà anche questa stazione senza far male
Passerà questa pioggia sottile come passa il dolore
Ma dove dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore.
E ora siedo sul letto del bosco che ormai ha il tuo nome
Ora il tempo è un signore distratto è un bambino che dorme
Ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano
Cosa importa se sono caduto se sono lontano
Perché domani sarà un giorno lungo e senza parole
Perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole
Ma dove dov'è il tuo cuore, ma dove è finito il tuo cuore.
Intervista sul sequestro
https://www.youtube.com/watch?v=zDc2LS_0Sz4
"Hotel Supramonte" con intervista sul sequestro e immagini d'epoca
https://www.youtube.com/watch?v=Y-yvNNSOYJs
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Cultura 70's
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