martedì, gennaio 05, 2016
David Bowie - Blackstar
L'approccio ad un album di DAVID BOWIE è sempre quanto mai impegnativo.
Soprattutto quando ci si trova al cospetto di un'opera così complessa, "avant", personale e coraggiosa come BLACKSTAR.
Caratteristiche abbastanza, paradossalmente, prevedibili per un Artista di tale levatura ma che riesce, ancora una volta, a sorprendere e affascinare.
In "Blackstar" troviamo il Bowie più classico in brani percussivi e ipnotici come "Tis a Pity She Was a Whore" o nella conclusiva, apparentemente più rilassata "I can't give everything away", che riporta (soprattutto nel solo chitarristico) alla trilogia berlinese.
Ma è soprattutto l'anima più sperimentale di Bowie (e del produttore Tony Visconti) che emerge, quando decide di utilizzare come singolo la title track di 10 minuti, tra avanguardia e jazz o che nel momento forse più particolare (e riuscito) dell'album, "Sue (Or In A Season Of Crime)", mischia jazz e drum n bass con una base da marchin' band di New Orleans, su cui si staglia un cantato lirico e dissonante, con il sax dell'onnipresente Donny McCaslin protagonista eccellente.
Ancora il sax colora la cupa, drammatica e romantica ballata "Dollar days" e l'intenso industrial blues "Lazarus".
Potrebbe stare su "Scary monters" invece "Girl loves me" e, di fronte a tanto dispiego di creatività, forse proprio per questo risulta il brano meno convincente dell'album.
"Blackstar" è un album cupo, duro, claustrofobico a tratti, melodrammatico, lirico.
Non assomiglia a nulla, nemmeno allo stesso Bowie.
In pochi se lo possono permettere.
Ed è per questo che sarà uno dei lavori più importanti del 2016.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Ascoltato un po', merita davvero !!
RispondiEliminaE' un disco difficile, strano, davvero avanti. Complimenti a David
RispondiEliminaattendiamo uscita e brindiamo una volta di più al nostro David Bowie immarcescibile!
RispondiEliminaC