giovedì, dicembre 24, 2015

I Migliori dischi Mod del 2015

Un ottimo anno per le uscite di ispirazione MOD. A seguire un elenco, inclusi album non strettamente correlati ma che possono comunque essere graditi al pubblico in Vespa e Lambretta.



THE JAM - Fire and skill
Monumentale cofanetto dei JAM con 6 CD (tutte registrazioni assolutamente inedite) con ben 122 brani live presi in ogni anno della loro breve e fulminea carriera, dal 1977 al 1982, riproducendo ogni volta un concerto per intero (pecche, stonature, scordature, incertezze incluse).
Si coglie l'evoluzione compositiva, la progressione artistica, strumentale, vocale (rabbiosa e gutturale agli inizi, piena di soul e modulata alla fine), dal minimalismo rock n roll/rhythm and blues/punk degli esordi, attraverso le incertezze del passaggio ad una dimensione più 60's beat fino alla consacrazione commerciale e artistica e all'imprevista conclusione quando avevano abbracciato un sound “nero” di diretta ispirazione funk e soul.
Interessante ascoltare una lunga serie di episodi minori, B sides di 45 giri o cover di classici soul, di Who, Small Faces e versioni piuttosto differenti di alcune hit della band.
Importante sottolineare come spesso i Jam proponessero i brani dal vivo mesi prima della pubblicazione ufficiale su disco, provandone l'efficacia direttamente sul palco.
Dalle registrazioni, decenti e dignitose anche se molto crude e a volte rozze (pur se rimasterizzate ad Abbey Road), emerge il ruolo mai troppo lodato di Bruce Foxton, vera colonna portante della band, con un lavoro imponente di rifinitura e di impalcatura armonica, oltre ad un apporto vocale costante, raffinato e preciso a supporto di Weller.
La confezione è buona pur se un tantino spartana con alcune foto in cartolina e un booklet (scritto dal giornalista di Mojo Pat Gilbert che racconta una sbrigativa ma esaustiva storia della band) con immagini un po' scontate e caratteri poco leggibili su sfondi con colori molto spinti.



SPITFIRES - Response
Se siete "restati" a QUEL sound che spaccava le casse dello stereo alla fine degli anni 70 e di cui erano portatori gruppi come Jam, Chords, Jolt, affondando le radici anche nel power pop, nei Buzzcocks, nei primi Clash, Vapors o nei più recenti Moment, Rifles o Ordinary Boys (che tornano soprattutto alla mente quando in mezzo a brani di duro pop rock riecheggiano sprazzi ska in levare), "Response" è il vostro album ideale per il 2015.
Potente, melodico, essenziale, il quartetto di Watford confeziona un album di debutto al fulmicotone, 13 brani per tre quarti d'ora di musica senza sosta, chitarra secca e aggressiva, ritmica sempre pulsante, una tastiera raramente protagonista ma sempre ben presente a sostenere l'impatto sonoro, voce gutturale e diretta (molto vicina al primo Weller), assoli brevi e minimali.
Alla fine c'è molto dei Jam di "All mod cons", "When you're young" , "Down in the tube..", con evidenza il riferimento più diretto e palese. Non un capolavoro che cambierà le sorti della musica ma un album verace, sincero, energico come da tempo non ne sentivamo.



THE MOMENT - The only truth is music
Il ritorno dei Mod Gods non tradisce la lunga attesa: composizioni eccellenti, sound nervoso ed elettrico come alle origini, che trova in brani intrisi di soul come "LOY", "Queen of the Battersea", "Now your starting" o "Dance your dance" i momenti migliori ma che non disdegna il gusto per il mid tempo rock alla Faces ("She's a Modern"), ballate dal sapore brit folk ("Penelope wood" e "You can get what you pay for") o come la conclusiva title track tra Weller e i REM. Non c’è nulla di revivalistico o nostalgico ma è un eccellente nuovo sentiero artistico che si riapre nel migliore dei modi.



I RUDI - Nient'altro che routine
Il trio milanese (basso, batteria e tastiere, nessuna chitarra!) srotola un fresco beat dal sapore 60's, con abbracci a soul e rhythm n blues, caratterizzato da un'energia unica, una tecnica esecutiva eccelsa e ecletticità a volontà. Un disco di grandissima potenza, canzoni mai semplici ma efficaci al primo ascolto, sempre bene articolate e composte alla perfezione.
Grande band !

MADS - In soul
MADS - A go go
MADS - What I need / Virtual world

Singolo in download per la band milanese tornata in vita dopo secoli.
Puro mod rock di marca ’79 tra Jam, Vapors, Chords e il miglior power pop con quel gusto 60’s che caratterizzava Action e i primi Small Faces (senza dimenticare le melodie tipicamente Beatlesiane periodo “Revolver”).
Due brani di altissimo livello compositivo, prodotti benissimo e suonati al meglio (eccellente il lavoro del basso).
“In soul” è invece un tributo alle proprie radici soul e rhythm and blues con tre classici della tradizione "Black", registrati live in studio. "In the midnight hour" di Wilson Pickett, "Knock on wood" di Eddy Floyd e "Harlem Shuffle" di Bob & Earl (ripresa anche dai Rolling Stones)  vengono riviste con piglio elettrico ed energico, conservando tutto il groove originale.
“A go go” è invece un viaggio in sei episodi nella tradizione beat dagli Yardbirds agli Small Faces, Hollies, Monkees etc.

FAY HALLAM - Corona
Sorprendente ritorno discografico di FAY HALLAM (è sufficiente ricordare il fulgido passato con Makin Time, Prime Movers, Phase e Fay Hallam Trinity per riassumere in poche parole lo spessore ?) che con "Corona" riesce nell'arduo compito di fare un passo avanti, proponendosi in nuova veste senza per questo rinnegare minimamente il passato.
Fay scava nei profondi 60's intrisi di bossa nova jazzata (alla Astrud Gilberto), nelle colonne sonore più cool di quegli anni, mantenendo una forte impronta soul e funk (bellissime in tal senso "Soul revolution" e "Let me into your soul"), riuscendo a rivitalizzare un classico come "Maybe I'm amazed" di Paul McCartney e un vecchio brano dei Prime Movers "1000 blue ribbons" (tratto da "Earth/Church" e rivisto in chiave avvolgente, versione lenta e minimale). Godibilissimo il lounge introduttivo in italiano, "Se mi ami" e gli omaggi alla nostra terra come la piacevole bossa lounge "Arco" dedicato all'omonima cittadina trentina dove ha spesso suonato e, sulla stessa onda sonora, "Lido".
La voce è come sempre vicina alla Maestra Julie Driscoll, il tocco all'Hammond raffinato e di gran gusto.
Un passo in una diversa direzione ma altrettanto accattivante e gustoso.

THE FIVE FACES - On the run
I genovesi Five Faces furono attivi nei primnissimi anni 80, con un sound grezzo e debitore al classico stile mod '79, tra Purple Hearts, Jam e Long Tall Shorty.
Dopo 30 anni di assenza nel 2014 l'ormai inattesa reunion, la ripresa dell'attività live e il suggello discografico con questo album dal vivo stampato dalla prestigiosa la bel inglese Detorur Records.
La dimensione del palco cattura al meglio l'impeto e l'impatto sonoro del quartetto, la registrazione è cruda e diretta ma più che accettabile.
Dodici i brani tra cui l'immancabile cover di "Watcha gonna do about it" degli Small Faces e la riuscita "So sad about us" degli Who.

READY STEADY GO! - Three covers and one original
Spettacolare singolo in puro e frusciante vinile del terzetto reggiano che raccoglie l'antica eredità dei Coys (due dei membri ne erano parte), tra le migliori mod bands italiane (e non solo) in assoluto.
Come eloquentemente annuncia il titolo sono tre covers (la sempre grande "I took my baby home" già nel repertorio dei Coys, una buona reinterpretazione, bene arrangiata, della "difficile" "Pictures of Lily" degli Who e un'altrettanto riuscita "I'll keep you satisfied" che Lennon e McCartney regalarono nel 1963 a Billy J. Kramer abd the Dakotas) e un fantastico originale, "I've got a ticket" tra Byrds, Beatles circa 1965 e Hollies.
Imperdibile.

G 91 – In the crowd
C’è molto di Oasis, Beatles, Brit Pop di estrazione 90’s nell’esordio del trio piemontese e ovviamente, con queste premesse, sono immancabili i riferimenti alla magìa dei 60’s, in particolare in “John L.” (che non è difficile intuire a chi fa riferimento).
I quattro brani (più una “Intro” iniziale) testimoniano di una notevole sicurezza compositiva (in particolare in quello che è il brano più riuscito e indicativo della sostanza del gruppo, “Vivere e nuotare”), una buona verve esecutiva, una freschezza che rende “In the crowd” un perfetto trampolino di lancio verso traguardi più sostanziosi.

THE MIGHTY TYPHOONS - Take five/Get the money/The snake
45 giri dall’ Olanda ma con un anima e un cuore che pulsano molto più a sud e precisamente a Taranto da dove proviene Fabrizio Carrieri, prime mover della scena mod italiana, ex leader di Steady Beat e The Act.
Hammond mod jazz beat strumentale quello dei MIGHTY TYPHOONS, dalle parti di Brian Auger, Herbie Mann, Jimmy Smith, JTQ, con una bellissima cover di “Take five” di Dave Brubeck.

THE BLACK MARBLE SELECTION - Under her spell
Dall’Olanda un buon album di garage psichedelico, rhythm and blues bianco, con un buon tiro 60’s, sitar, ben suonato e con ottimi brani.

HARD LEFT - We are the hard left
Sono californiani, si definiscono una HARD-MOD PUNK BAND ed esplorano nei testi le principali tematiche dell'estrema sinistra.
Sound Oi! potentissimo, grezzo, greve, duro.
Un corroborante pugno nello stomaco.

BLUE MODE - Space race
Trio strumentale a base di Hammond, modern and cool jazz, in pieno stile Jimmy Smith, guidato da Chip Wickham dei Lack of Afro.
Bella la versione di “Smells like a teen spirit” dei Nirvana, il mood e da sottolineare la qualità esecutiva, ad altissimo livello.

THE BLUEBEATERS - Eberybody knows
Perduto per strada Giuliano Palma  i Bluebeaters ripartono dalle radici, dall'original ska che investe e trasforma una serie di brani conosciuti e oscuri tratti da una gamma infinita di influenze (dal pop punk degli Undertones di "Teenage kicks" all'algida elettronica dei Kraftwerk di "The model", al plastic pop di "Toxic" di Britney Spears, alla musica totale dei Traffic di "Glad" tra i tanti) in un momento di festa totale e caldissima.
La formula è scontata e prevedibile ma il risultato è irresistibile e diventa impossibile restare fermi. Ci sono anche omaggi diretti alle fonti di ispirazione Blue Beat/Ska dei primi 60's , brani di Springsteen, Tenco, Oasis, omaggi "nascosti" ai Clash, Smiths, Neil Young.
Divertimento assicurato.

BRIAN AUGER - Back to the beginning
Brian Auger è stato ed è uno dei migliori e più talentuosi tastieristi della scena inglese, precursore della fusion e dell' Acid Jazz dei 90's, protagonista della prima scena mod come solista e con gli Steampacket (con Rod Stewart, Julie Driscoll e Long John Baldry).
Quando fondò i Trinity si propose anche un giovanissimo Jimi Hendrix ma ricorda Brian che lui “un chitarrista ce l'aveva già”.
La Freestyle Records, una delle migliori etichette in ambito soul/blues, rende un doveroso e preziosissimo omaggio all'opera di Auger, raccogliendo 24 brani scelti accuratamente negli oltre 50 anni di carriera discografica e documentandone tutti i cambiamenti e le direzioni musicali, fino ai nostri giorni con la nuova versione degli Oblivion Express con vari figli nella band.
Tra i pochi successi, rarità varie (inclusa una poderosa Shake di Sam Cooke con Rod Stewart alla voce), brani live e funamboliche evoluzioni di tecnica sopraffina, le 2 ore di musica volano via che è un piacere.

FAMILY SILVER - Electric blend
Credo che da queste parti non ci sia bisogno più di tanto di presentare Matt Deighton (Mother Earth), Steve White (Style Council e Paul Weller), Damon Minchella (Weller, Ocean Colour Scene, Who etc etc).
Ebbene questo mirabile trio esce con il primo album di questa collaborazione. Sorprende la direzione sonora che attinge poco dall’illustre passato, propendendo per un rock “classico” di sapore 70’s con qualche virata funk soul e psichedelica.
Dimenticate i precedenti capitoli dei tre e prendete questa nuova incarnazione per quello che è ora.

COW - 3
Il terzo album della band inglese (che vede anche la partecipazione di Paul Weller e Steve Ellis dei Love Affair è un piacevolissimo tour Pop nel soft soul, con accenni Northern, un po’ di funk.
Il tutto ricorda certi produzioni della Respond Records (Tracie e dintorni), molta raffinatezza e cura negli arrangiamenti ma sostanzialmente un lavoro poco incisivo e forse troppo “mellow” e con poco mordente.

ORDINARY BOYS - s/t
Ritorna la band di Sam Preston con un nuovo album omonimo in cui rivive l'originario mix di mod sound, Buzzcocks, Jam, Clash, Smiths, power pop, rivisto con energia, freschezza e buone canzoni.
Un po' fuori tempo massimo ma dignitoso e meritevole di un ascolto.

BUTTERSCOTCH CATHEDRAL - s/t
Immaginate concentrati in un disco i Pretty Things di "SF Sorrow", gli Who di "Sell Out" e dei brani più psych di "Tommy", i Beach Boys di "Smile", i Tomorrow, gli Smoke, i Byrds di "5th dimension", un po' di Barrett-udine, i Temples etc etc.
I BUTTERSCOTCH CATHEDRAL li mettono in due brani di una ventina di minuti l'uno e tirano fuori un album d'esordio coloratissimo e magnificamente retrò.

9 commenti:

  1. Spitfires vengono da Watford... ho visto un intervista al cantante su Youtube dove diceva che i suoi albums preferiti sono "All Mod Cons"dei Jam, "Give'em enough rope"dei Clash e il primo album degli Specials... Paul1967

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  2. Infatti dal vivo rifanno brani di Jam, Clash e Specials :)

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    1. A livello di vestiario non sono certo molto fantasiosi..Tradizional Casual British...Paul67

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  3. PS, il cofanetto dei Jam è davvero bello ma 80 euro o giù di lì non sono pochi....

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    1. Il cofanetto e'uscito sulla scia di "About the Young Idea" in un certo senso... e l'autobiografia di Rick Buckler. Eh no,direi 80 euro sono tanti... Paul67

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  4. vediamo se stanotte Santa Claus me lo porta..

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