lunedì, aprile 22, 2013
Dati vendita riviste musicali italiane
Abbiamo, una settimana fa, parlato della crisi della storica rivista Il Mucchio Selvaggio.
Restiamo in tema riportando alcuni dati, non so quanto attendibili, ma che non dovrebbero essere troppo lontani dalla realtà, riportati recentemente dall’ex direttore del Mucchio, Max Stefani sul suo profilo Facebook.
Dati che testimoniano di una situazione gravissima e di quanto sia lecito aspettarci un andamento sempre più in calo relativamente alle vendite e conseguente scomparsa di alcune testate a carattere musicale. (testimoniato anche da ulteriori dati che arrivano dall’Inghilterra e che parlano di un notevole calo anche per testate storiche come Mojo o NME).
Lo stesso Stefani sottolinea come negli anni ’80 il Mucchio arrivasse a 30.000 copie, “Rockstar” a 80.000 e il “Ciao 2001” nei primi anni settanta arrivasse a 100.000 a settimana.
XL di Repubblica: tra le 25/50mila – a seconda della tiratura che varia da 60mila a 130mila.
Rolling Stone - 20mila
Ultimo Buscadero – 7mila
Suono – 4mila
Mucchio – 4mila
Rumore – 4mila
Jam – 3600
Blow Up - 3200
Rockerilla – 1500
In questi dati si inseriscono quelli relativi ai finanziamenti pubblici che solo alcune di queste riviste hanno ricevuto negli anni (nel 2011: JAM € 127.030,17, Il Mucchio € 145.412,69 Suono € 109.329,96 nel 2009: Chitarre € 277.769,62 , Jam € 221.749,45, Il Mucchio € 422.221,73, Suono € 221.604,41 )
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Eppure ci sarebbe un modo semplicissimo per tornare ai "fasti" del bel tempo che fu: chiudere subito Internet.
RispondiElimina:)
Lo ha proposto Giuliano Ferrara, mica uno qualsiasi...
EliminaNon ne avevo idea, però son contento che quando scrivo deliberatamente una cazzata sia uguale a qualcosa pensato seriamente da Ferrara.
Elimina:)
Ecco come fanno a stare in piedi certe riviste....
RispondiEliminaIo sono favorevole alla mozione di Allellimo !
RispondiEliminaCredo sia in atto una "selezione naturale" che taglierà un po' di "rami secchi" (anche grazie ad un decurtamento drastico dei finanziamenti PUBBLICI all'editoria).
RispondiEliminaSiamo in un libero mercato (a me non piace ma ci vivo...).
Se non vendi o chiudi o lo fai per hobby e in perdita.
Ovviamente è difficile rivolgersi ad una rivista per leggere recensioni, interviste o articoli che trovi in abbondanza GRATIS su internet.
Allo stesso modo, SE I DATI DI CUI SOPRA SONO REALI, a cosa può servire una rcensione ad un gruppo su, esempio, "Rumore" quando poi la leggono, se va bene , in 4.000....
Il dilettantismo è sempre gratuito,infatti...
RispondiEliminail che sarebbe anche positivo,se di contro vi fosse anche la possibilità di diventare,prima o poi,dei professionisti.
Anche in rete è pieno di gente brava,che sa scrivere e che diffonde informazione come si deve,ma con queste leggi di mercato che premiano soltanto i soliti ultra-noti,non so cosa ci potrà essere di meglio all'orizzonte...forse bisognerebbe iniziare a bruciare l'erbaccia cattiva che abbonda in rete,tipo i siti ed i blog provocatori,fatti di insulti e di taroccamenti,falsità e disinformazione ! Però poi qualcuno direbbe che si vuole ledere la "libertà di espressione"...io,francamente,di come si esprime certa gente ne farei proprio a meno,per cui mi auguro che almeno il buon gusto faccia il suo corso...selezione naturale va benissimo,purchè non si facciano favoritismi di classe : gli idioti ricchi sono idioti come lo sono i poveri e se non valgono un caz è giusto che chiudano,per far posto alle cose più interessanti.
Il dato eclatante e' quello del buscadero, che penso sia veramente quello reale. 7000 copie, senza finanziamenti e balle varie, sono una bella cifra. Mi sa tanto che queste vendite siano in relazione all'eta' (50enni 60enni?) che ancora vanno di stampa e si possono permettere, ancora, di acquistare cd o LP.
RispondiEliminaO no....
sarebbe interessante avere i dati delle 'vendite' del formato digitale, anche se non so (non leggendole) se qualcuna delle riviste citate offre questo servizio.
RispondiEliminarecentemente è nata una rivista italiana -solo digitale e gratuita- chiamata MAT2020 (ispirata al CIAO2001 degli anni 70, anche come logo, interessante ma quasi totalmente prog quindi "not my cup of tea") ma mi sembra di aver letto che se non arrivano ad un tot di iscritti/lettori non riusciranno a sopravvivere (sia per riscontro pubblicitario, che forse per finanziamenti??)
beh, ma se vai a rileggerti certe recensioni/ stili di scrittura/ ..figure della retorica 'cartacee/i di molti anni fa ,....erano estremamente lacunose dal punto di vista della padronanza del 'sermo communis' esaltato da certi nowadays Retori da strapazzo ,..
RispondiEliminae poi si osannava quasi chiunque,..anche certe bands che onestamente riascoltate ora non erano brave per nulla ( punk/hc, dark, hm, industrial , epigoni del garage etc.),.... o vedi band rumoriste o noise su certi Rumore anni '90,..in questo senso ben venga internet
Il Buscadero è infatti un dato eclatante ma che allo stesso tempo ha un suo perchè: una linea costante dedicata al "vecchio rock" (Dylan/NeilYoung/Van Morrison etc), una fidelizzazione (chi lo ha sempre comprato continua a comprarlo perchè non ha mai avuto scossoni di nessun tipo), un pubblico di 50/70enni che si può permettere economicamente i 5 euro al mese e che spesso bazzica poco internet.
RispondiEliminaRicordiamoci però anche che il Buscadero è diretta espressione del negozio Carù Dischi e che si può permettere di andare in pari o di rimetterci qualcosa.
Al di là delle vendite si pouò permettere di stare in piedi senza grossi problemi
poi vabeh, io sono cresciuto con i Rockerilla o Mucchio o Rockstar (' I fiori del male' ,ricordate??) o Buscadero o anche Frigidaire o quell'altro che parlava di Dead Kennedys su n numero (Musica '80???),..quindi ci sono affettivamente legato ,..però ora è un'altra storia,..puoi leggere decine di recensioni sui Devo ( o Pschedelic Furs o chi vogliamo) da decine di appassionati di tutto il mondo , non solo da un certo giornale locale ,..è tutto differente
RispondiEliminaPsychedelic Furs, scusate, tastiera
RispondiEliminaAttenzione a non confondere il discorso qualitativo con quello quantitativo,però...
RispondiEliminaqui credo che il pericolo sia la fine del professionismo in generale,non la fine della buona informazione : io posso anche essere il miglior critico o giornalista del mondo,ma se non posso vivere di ciò che ricavo dagli articoli,resterò per sempre un disoccupato senza futuro...
è la stessa cosa che accade per la maggioranza dei grafici,dei fotografi ecc... ed il casino grosso è quello a cui accennava Tony,cioè che neppure la raccolta pubblicitaria riesce a garantire i costi,anche perchè per pubblicizzare un prodotto occorre che questo prodotto ESISTA e non sia solo un'entità astratta e virtuale.
Credo sia una questione tecnica e logistica.
RispondiEliminaIl cartaceo è destinato ad avere sempre meno spazio a favore di internet che ti offre le stesse cose e gratuitamente, non è così ingombrante ed è nettamente più veloce.
La qualità verrà di conseguenza.
Al momento chiunque può dire la sua (giustamente) attraverso un blog, FB, una webzine etc...saranno i lettori a decretarne lo spessore e a qualità.
Siamo ancora in una fase di transizione
Scusa Ursus ma se "professionismo" vuol dire scrivere quattro cazzate in pessimo italiano su un giornale che si mantiene con i soldi del finanziamento pubblico, ben venga il dilettantismo.
RispondiEliminaPoi certto, sarebbe bello che ognuno potesse trasformare le proprie passioni nel proprio mestiere, ma la cosa è evidentemente impossibile, quindi pace e amen.
In ogni campo l'unico modo per non fare compromessi è avere un'altra fonte di reddito, e questo è particolarmente vero nel campo dell'arte e della critica.
Io sono cresciuto a pane e Rockerilla, adesso c'è il web e direi meglio adesso.
:)
A mio avviso ci sono sempre 2 dimensioni da tenere in conto: quello della formazione musicale e quello meramente pubblicitaria.
RispondiEliminaOggi siamo tutti scafati e sappiamo distinguere quello che ci piace, quello che ci piace meno, quello che ci può smentire, quello che per noi non va.
Ma se ripenso a quando ero pischello e leggevo i giornali musicali devo ammettere che molti di questi giornalisti hanno contribuito al mio punto di vista, insomma mi hanno un po' anche formato, nel bene e nel male, magari anche un po' alla cazzo ma è successo così.
Oggi mi sembra un po' tutto più pubblicitario, sul web.I pischelli di oggi, bombardati da inflazione informativa, non si formano più, anzi, neanche per le balle ne hanno di formarsi.
E noi nel frattempo siamo invecchiati, e come i vecchietti che giocano a carte ognuno di noi è convinto di avere sempre ragione, per via della propria storia, esperienza etc. che è vero. Ma il punto è che quello che per noi era molto importante, quasi vitale, oggi non importa a quasi nessuno, mentre quando abbiamo la possibilità di confrontarci tra di noi spesso finisce in polemica, per i motivi di cui sopra.
Ma chi ha scritto che sia meglio o peggio ???
RispondiEliminaE sì che penso di avere ancora una certa dimestichezza con l'italiano...la prossima volta scriverò in dialetto (può darsi che mi si capisca meglio).
Molte delle firme storiche sono quelle che hanno vissuto la storia del rock in tempo reale, vivendo il passaggio dal "vecchio" rock al punk e alla new wave, al nuovo rock italiano etc etc.
RispondiEliminaLe nuove firme, spesso, per ragioni anagrafiche vedono noi come Hendrix, Who, Pink Floyd etc come testimoni di un passato remoto (allo stesso modo in cui noi vedevamo Louis Armstrong o Elvis ai tempi).
Forse anche per questo che quando leggo certo cose le reputo da incopetenti o male informati.
"La cosa è evidentemente impossibile"
RispondiEliminain questa frase è racchiuso tutto il pensiero illuminante di allellimo il conduttore dei popoli
anonimo, mi mancavi un po'... :)
Eliminaallelimo e' la saggezza fatta persona non lo avete ancora capito? capre capre capre
RispondiEliminavedi sopra :)
EliminaOI !
RispondiEliminaMozione d'ordine e repressione !
Non incominciamo eh !!!
La cosa è evidentemente impossibile non sempre ma molto spesso purtroppo si...
RispondiEliminaE forse la "libertà artistica" passa proprio nel non doversi piegare a logiche commerciali per la necessità di riempire la pancia e pagare la bolletta.
Un lavoro "normale" che finanzia il gruppo, il disco, la rivista/fanzine/webzine etc, insomma la PASSIONE la rende sicuramente più libera 8anche se immensamente più povera).
Tony, la frase completra che l'anonimo non è riuscito a capire era "sarebbe bello che ognuno potesse trasformare le proprie passioni nel proprio mestiere, ma la cosa è evidentemente impossibile, quindi pace e amen."
RispondiEliminaCerto che qualcuno ce la può fare, ma sicuramente non tutti.
Per quanto mi riguarda, viva il dilettantismo.
Però sul lato prettamente artistico della quastione c'è sempre stato un rifiuto totale, spesso puramente ideologico, per la logica diciamo di mercato legata al prodotto artistico. Chiaro non si può rifiutare quest'ottica e poi piangere perchè si fa la fame se si intraprende una carriera del genere. Che poi ci siano altre aggravanti tipo la mancanza di un vero e proprio mercato perchè qui non si compra ma preferibilmente si scrocca è un altra questione.
RispondiEliminaMi sembra che Allelimo abbia detto un'ovvietà.
Anch'io voglio fare il giocatore di cricket professionista eccheccazzo, ma chi mi paga? In più faccio anche pietà....
E' vero anche questo, soprattutto in Italia, dove quando metti fuori il naso dal "indie" rigoroso (in ambito musicale) e fai un brano "commerciale" (magari neanche tanto ma che comunque vende) divento in rinnegato, un venduto, uno che cala le braghe in cambio del vilissimo danaro.
RispondiEliminaIo sono stato professionista con la musica (per breve tempo perfino con i Not Moving). E' durissima ma ti regala una soddisfazione incredibile.
Anche se ad una certa età lo stipendio fisso è indubbiamente meglio (ed essenziale)
Infatti questa gente ha sempre rovinato tutto, magari per sola invidia, dimenticando che magari più gente ha successo e più ci sono probabilità che altri ci riescano se si allarga la base di chi segue una certa cosa. Con conseguente spreco di talento per tre/quatro genetrazioni, amen!
Eliminaio ho sempre voluto fare il tombeur de femmes conto terzi professionista ma ho sempre rimesso soldi...
RispondiEliminaEhhh lì c'è un costo, un investimento di partenza....
EliminaIl dilettantismo a me non piace,non perchè arriva necessariamente da chi non ne capisce un tubo o da chi non sa fare il proprio mestiere...
RispondiEliminaanzi,spesso avviene il contrario ! E ci sarebbero centinaia di casi da citare,in tutti i campi...
non mi piace perchè OGGI viene imposto come regola di mercato,della serie : se ami quello che fai e ci metti dentro il cuore,l'anima e tutto il resto resti a scrivere trafiletti sulla gazzetta del paesello (se ti va bene) o tutt'alpiù ti sponsorizziamo un blog,giusto per pagarti le spese di viaggio da un concerto all'altro.
A me sembra che chi ha un lavoro che esclude la passione artistica o tutto ciò che concerne il copyright e il diritto d'autore,difenda altri diritti ipotetici (cioè quello di poter scrivere o copiare qualunque cazzata,purchè sia gratuita) solo perchè non li riguarda PERSONALMENTE...ma la realtà è ben diversa : una testata giornalistica,così come un'etichetta discografica o un'editrice libraria,che chiude non lascia posto a NESSUN altra possibilità di professione o di approfondimento.
Tutto ciò che viene offerto in modo veloce,gratuito e senza dispendio di energie è superficiale e vacuo,non dura più di tanto...
ed è un fatto confermato da quanti,invece,continuano a preferire il supporto classico (che sia un libro,una rivista o altro...) allo squallore di migliaia di siti e social forum patetici,che scrivono solo quello che gli viene in mente al momento...dopo di che si ricambia di nuovo,perchè il trend o le cazzate di pochi giorni fa (se non di poche ore,persino) sono già passati.
I blog come questo sono delle eccezioni,non sono la regola...per cui la QUALITA' rimane,a mio parere,l'unica motivazione su cui puntare (almeno fino a quando non si inventeranno pure qui una regola di mercato o di censura,visto che nei siti in cui si parla di argomenti politici lo stanno già facendo da tempo).
In poche parole : DEMOCRAZIA IN RETE ? A mio parere una cazzata colossale...e sto ancora aspettando chi mi dia una seria smentita.
Internet è fatto così. E' come una piazza o un bar dove si commenta TUTTO, spesso ad alata voce, senza, il più delle volte, saperne niente.
RispondiEliminaE così trovi recensioni di musica fatte da chi di musica conosce tre cose in croce o di letteratura di chi ha letto due libri in vita sua.
Il discorso è complessissimo ma, in estrema sintesi, credo che con No Strange e Lilith & the Sinnersaints per citare le due creature musicali di Ursus e mia, possano suonare le loro cose perchè nessuno dei due ha necessità di trarre un reddito da queste esperienze, altrimenti probabilmente saremmo in giro i weekend a fare delle belle cover....
In questo senso il DILETTANTISMO ha un senso e una sua essenzialità
In questo senso assolutamente SI !
RispondiEliminaIo mi riferisco sempre ad una situazione che riguarda soprattutto i giovani...e non vorrei sembrare buonista o chissà cosa altro,ma preferirei vedere gente che potesse scegliere la propria strada ed il proprio futuro,piuttosto che accodarsi a pura mercanzia o mode di passaggio.
E lo stesso discorso potremmo allargare in altri campi,ma ci vorrebbero altri mille post...
Lode al vecchio Rockerilla(anni 80)..e naturalmente ad un' altro vangelo: Bassa Fedeltà.
RispondiEliminaQuest'ultimo, seppur con pochi "proiettili", fece strage di cuori..
https://www.youtube.com/watch?v=B9HPBlBQ5lU
Una prece per il salutare cartaceo.
well, i discorsi che fate sono tutti condivisibili,...è giusto quel che dice Pibio,...se io amo barracudas o chesterfield kings o kenny & the kasuals o prisoners o primi pere ubu o hoodoo gurus ,violent femmes dream syndicate, rain parade, green on red (great band!), Long Ryders, Jason & The Scorchers (grandissimi), planxty, o anche einstuerzende neubauten dei mid -80s lo devo a quei vecchi giornali (ma anche a certe radio 'locali di nicchia' o certi negozianti di dischi con 'l'occhio fino'),...però se ti rileggi certe recensioni dell'epoca che 'omaggiavano' certi dischi o trend orribili,.pensi 'mah'.
RispondiEliminaQuella,però,credo che fosse un altra questione...legata più che altro al rapporto di sudditanza verso certe label,che risultavano quasi intoccabili.
RispondiEliminaNel caso italiano ci fu anche un problema di "conflitto di interessi",perchè spesso chi produceva un disco e poi lo recensiva era la stessa persona,oppure amici e parenti del medesimo.
Di contro,comunque,si è fatta molta informazione utile e corretta...per cui non so se la massificazione e il dilettantismo potranno portare miglioramenti anche in quel senso.
Al momento non ci vedo nulla di positivo,tranne pochissimi casi,ma spero di potermi ricredere anche presto.
Porca miseria
RispondiEliminaè morto anche RICHIE HAVENS :(
E' vero Mich, da non sottovalutare affatto le dritte che ti davano negozianti competenti e appassionati e le radio di nicchia!
RispondiEliminamentre prurtroppo i negozi non ce l'han fatta sono arrivate le web radio (e mi hanno praticamente salvato la vita...)
yeh, esatto Ursus ,..sempre di 'conflitto d'interessi' trattavasi:),...
RispondiEliminaright , Pibio,.certi negozianti competenti della Bassa che la Vigiilia di Natale mi lasciarono sullo scaffale (che stavo 'scartabellando' coi ditini uno asd uno!!!) a 5.900 lire un disco di una band 'paisley' che per i 'profani ' costava 16.000 come 'omaggio' alla mia 'passione' per certe bands 'oscure' non me lo dimentico,...da queste parti sanno ancora fare di questi gesti 'onorevoli'
,.sto parlando di molti anni fa
RispondiEliminadetto questo e reso 'onore' a queiegozianti (ai quali comunque avevo comprato dischi),..., meglio la situazione attuale dove puoi ascoltarti in streaming i GANDALF invece che un lp/bootleg dal vivo dei Conflict come acadeva all'epoca!!!
RispondiEliminaUrsus, ri-domando scusa, ma quando parli di "...lo squallore di migliaia di siti e social forum patetici,che scrivono solo quello che gli viene in mente al momento...dopo di che si ricambia di nuovo,perchè il trend o le cazzate di pochi giorni fa (se non di poche ore,persino) sono già passati." a me, non so perchè, viene in mente il giornalismo musicale italiano professionistico di metà anni '80 (Rockerilla e Mucchio in particolare) e il nome "Stooges".
RispondiEliminaLa qualità non ha nulla a che fare con io mezzo direi: una cazzata rimane tale scritta su una lastra di marmo o su un blog, una canzone brutta rimane brutta in mp3 o incisa su vinile da mezzo chilo, etc.
Io non compro più nè riviste nè giornali da diversi anni e prendo le informazioni dal web.
Non mi sembra di essere meno informato di prima, semmai di più.
I negozianti invece, boh.
Si vede che son sempre stato sfigato o antipatico: ho comprato centinaia fra dischi, cassette e cd e non ho mai conosciuto un venditore di dischi "competente e disinteressato", ma solo gente che (giustamente) cercava di venderti dei dischi per guadagnarsi da vivere.
E la percentuale di negozianti direttamente stronzi era piuttosto elevata...
:)
personalmente confuto la ultima parte di allelimo, si vede che son sempre stato simpatico (sfigato in senso stretto lo sono ancora) perchè in 30+ anni di shopping compulsivo ho conosciuto ben più di un venditore di dischi "competente e disinteressato" per fortuna, parlo di milano e dintorni
RispondiEliminaAppunto !
RispondiEliminaSei incappato nelle persone sbagliate,così come ce ne sono oggi in rete o su e.bay,che spesso spacciano per rarità e pezzi imperdibili cose che,quando esisteva il vero professionismo si vendevano al normalissimo prezzo dell'usato,tenendo conto di moltissimi altri fattori...
questo è ciò che io intendevo per COMPETENZA
e la stessa identica valutazione faccio su tutti gli altri aspetti,editoria compresa.
Ho già premesso che la carta stampata non era esente da difetti (anche perchè gli unici giornali che ho veramente amato fanno parte degli anni della mia adolescenza,non dei seguenti) ma se qualunque tipo di SERVIZIO non viene pagato nè tantomeno valorizzato è destinato a scadere nel dilettantismo e nell'approssimazione.
Prova ne è anche la competenza "politica" e sociale di questi ultimi decenni è crollata al di sotto delle suole delle scarpe ed oramai si eleggono in parlamento persino i somari,purchè facciano bella figura in un social forum o in un qualunque blog...
anche io cerco di informarmi e trarre info dalla rete,ma il valore che si da alle cose è veramente patetico :
9 volte su 10 gli articoli sono fatti col copia e incolla,senza nemmeno citare le fonti (ho visto almeno una ventina di stralci ripresi dal mio libro o da altri e mai UNO SOLO che abbia riferito la provenienza),si ripetono concetti imparati a memoria,in molti casi frutto di pregiudizi e malafede...
è chiaro che esistono anche le ECCEZIONI (se no non saremmo qui a parlarne) ma nel marasma generale,trovo che sia molto difficile che un qualunque neofita possa capire che differenza passa tra una vita spesa ad ascoltare musica ed a leggere libri,cercando magari di non tirarsela da "esperto",e la grande massa che pensa di aver già capito tutto dopo aver partorito l'ennesima tribute-band o aver imparato a fare 40 scale al minuto,come facevano i "grandi miti del rock".
A me non vengono in mente le ovvie banalità tipo stuggis-emzifaiv-rocchenroll yeah-quanto siamo fighi...attualmente sto vedendo risorgere qualcosa di peggio : bimbiminkia che all'epoca manco erano nati che tengono lezioni di saper vivere (o saper SUONARE) ad altrettanti bimbiminkia mai cresciuti over-40,i quali ripetono all'infinito le stesse frasi...perchè c'è scritto su internet,su wikipedia o perchè quel video è quello più cliccato su youtube ecc...
le stesse etichette che si riciclano e si riproducono come i funghi (post-rock,powerpop,neo-punk,neo-grunge,neo-prog e mille altre) sono il risultato di superficialità e velocità parossistica che si usa nel valutare un prodotto artistico come se fosse un etto di mortadella o una lattina di birra...e se si pensa che quando Pasolini metteva in guardia la società dai pericoli del "consumismo sfrenato" erano circa 40 anni fa,ci si rende ben conto di quanto poco sia stato ascoltato e viceversa di quanto siamo regrediti a certi livelli.
Detto ciò resto OTTIMISTA per natura,perchè continuerò a fare le cose con altrettanta passione ed entusiasmo di quando ero un "bimbominkia" pure io,fosse anche interesse comune con altre 20 o 10 persone o mitomania personale.
Internet ha tutti i vantaggi di questo mondo ma ci ha fatto tornare indietro a 30/40 anni fa quando in mezzo a quel poco che passavano radio e le rare rivsite dovevi trovare il buono, cercando, scavando, pazientemente e con fatica.
RispondiEliminaAdesso è (per fortuna) tutto servito in modo asettico, ogni informazione, ogni dettaglio.
In mezzo a questo mare bisogna trovare le parti buone.
Come dice Ursus, l'80/90% delle recensioni (parlo dei miei libri e gruppi) sono completamente copiate dalla cartella stampa o da altre recensioni.
Non le leggo quasi più, tutte uguali.
ma perchè, i giornalisti della carta stampata non copiano le cartelle stampa? a occhio, come dice il nome, le hanno inventate proprio per loro.
RispondiEliminae me li ricordo solo io gli articoli copiati pari pari dai giornali inglesi o le interviste tradotte alla cazzo sulle "nostre" riviste degli anni '80?
"professionismo" in questo caso per me vuol dire fare le cose bene, non farle a pagamento.
Se no "professionisti" sono Luzzato Fegiz e Vincenzo Mollica...
"c'è scritto su internet" e "l'ho visto su youtube" a me ricordano tanto da vicino "l'ho letto sul giornale" e "l'ho visto alla tv".
davvero, non vedo tutte queste differenze: cambiano i mezzi, le persone no.
McLuhan diceva "il mezzo è il messaggio", ma a me è sempre sembrata una cazzata.
:)
In parte forse si ma ricordo che le recensioni sui vari Rockerilla, Mucchi oetc erano in qualche modo "pensate" , soppesate, studiate, i dischi venivano (almeno così mi è sempre sembrato) ascoltati più volte.
RispondiEliminaAdesso con un copia/incolla dalla cartella stampa o da wikipedia o da una recensione già sul web ne fai una in due secondi dopo un ascolto veloce, in modo da metterlo velocemente sul tuo veloce sito o sul tuo aggiornatissimo profilo Facebook.
Non sto dicendo "ah come erano belle le recensioni di una volta" ma che ormai è una prassi automatica
A me sembra che si parlino sempre due lingue diverse...
RispondiEliminae dire che l'ho premesso da subito : "Attenzione a non confondere il discorso qualitativo con quello quantitativo,però..."
Infatti qui si parlava di CIFRE di vendita,non di articoli più belli o brutti...ce ne possono essere anche migliaia di bei articoli sul web,ma fino a quando i migliori non potranno emergere dall'anonimato resteranno persi tra tutti gli altri che non valgono niente.
In TV successe lo stesso,anni fa,proprio perchè chi veniva pagato erano sempre i soliti sopracitati e tutti coloro che arrancavano per pubblicare 2 righe facevano la fame...alla fine pure un santo si stanca di essere preso per i fondelli !
Ripeto : aspettiamo di vedere cosa succederà di nuovo,io ci metto la mia fiducia finchè posso.
beh,da 'old' studioso di filosofia devo dire che avete tutti un pò ragione,...è vero come dice l'Ursus che oggi abbondano online i i giovvini che si 'spacciano' per 'grandi esperti' di r'n'r- pank '77 o quant'altro,...però è anche vero che all'epoca c'erano tipi che se la 'tiravano' anche se non capivano nulla di musica...ne ho conosciuti,...era gentucola ben ammanicata con partiti etc.,....praticamente dei Mastella della 'musica'
RispondiEliminail blog dei casula ci salverà
RispondiEliminaUrsus, non credo c'entrino le lingue diverse, è solo che su questo argomento non abbiamo le stessa opinione.
RispondiEliminaIo non vedo tanto la contrapposizione tra dilettante e professionista quanto quella tra professione e passione.
Se una passione diventa professione, i compromessi sono inevitabili.
E solo se una passione non deve anche darti da mangiare sei veramente libero da ogni condizionamento.
Dimenticavo: ma Rockerilla vende davvero solo 1.500 copie al mese? E continuano a pubblicarlo?
RispondiEliminaCredo che, se la cifra, è confermata, si tratti di un divertente hobby.
EliminaNon ci guadagno ma mi diverto
Ma allora non sono professionisti quelli di Rockerilla?
Elimina:)
non più
RispondiEliminaquindi per essere liberi bisogna essere morti di fame
RispondiEliminaallora xchè ci si lamenta del nostro governo ????