Riprendo l'articolo che ho dedicato nelle pagine del "Manifetso2 nella sezione "Alias", a Ed Sullivan.
La figura di Ed Sullivan appartiene all’infinito passato (morì nel 1974) e raramente esce (perlomeno in Europa) dal cliché di colui che portò per la prima volta i Beatles sugli schermi televisivi americani nel febbraio 1964.
L’esibizione di John, Paul, George e Ringo fu vista da oltre 70 milioni di spettatori, creando una sorta di rivoluzione culturale e artistica, in una nazione socialmente ancora molto chiusa e refrattaria a tutto ciò che non apparteneva alla “tradizione”. Elvis e il giro rock ‘n’ roll erano stati in breve tempo assorbiti dal mainstream e le fiamme di rivolta velocemente spente.
L’esibizione dei Beatles indusse migliaia di giovani ragazzi e ragazze ad adottare uno stile estetico diverso, un approccio più libertario e antitetico alle tipiche regole del “bravo americano”, in tantissimi (da Bruce Springsteen a Tom Petty, Billy Joel, Gene Simmons dei Kiss, Joe Perry degli Aerosmith, Nancy Wilson, Mark Mothersbaugh dei Devo, tra i tanti) decisero di imparare a suonare uno strumento e diventare come i Beatles.
Se questo evento è stato probabilmente il picco mediatico della sua carriera, in realtà Ed Sullivan fu, ben da prima, un importante innovatore, soprattutto da un punto di vista sociale.
Lo descrive alla perfezione un recente documentario a lui dedicato, “Sunday Best” (disponibile nella piattaforma Netflix).
Il suo “Ed Sullivan Show” andò in onda dal 1948 al 1971 nei canali della CBS, dalle 20 alle 21 di ogni domenica.
Fu il primo show televisivo a introdurre ospiti di colore mischiati a quelli bianchi, operazione ardita, inedita e inaudita per i tempi, in cui ai neri erano riservati pochissimi e ben delimitati spazi (il primo show condotto da un afroamericano fu il “Nat King Cole Show” in onda tra il 1956 e 1957 con spettacoli di 15 minuti o mezzora).
Nel suo programma incominciarono ad apparire talenti immensi come Sammy Davis Jr, Harry Belafonte, Louis Armstrong, Count Basie, Duke Ellington, Ella Fitzgerald, Cab Calloway.
Successivamente diede particolare spazio agli artisti della Motown Records ma anche a personaggi meno orecchiabili come Bo Diddley (con cui ebbe un epico scontro a causa della decisione del musicista di suonare un altro brano rispetto a quanto concordato, allungando il tempo a lui riservato).
Come testimonia la presentatrice Oprah Winfrey nel documentario: “Immagina di avere dieci anni e vivere in una famiglia povera, guardare lo show di Ed Sullivan, in una cultura in cui in televisione non esistevano persone nere, vedere per la prima volta qualcuno che ti somigliava e rappresentava, letteralmente, una possibilità e una speranza”.
Nel programma era ospitata la più ampia gamma di esibizioni artistiche, da musicisti jazz, rock ‘n’roll, blues, soul, classici, ad attori, comici, balletti, spettacoli vaudeville, monologhi, celebri atleti (Sullivan aveva alle spalle una lunga e prestigiosa carriera come giornalista sportivo). Gli artisti, con qualche rara eccezione, si esibivano sempre dal vivo.
Non faceva distinzioni sul colore della pelle o appartenenza etnica, guardava esclusivamente al talento e allo spessore degli ospiti.
Il tutto nella lucida consapevolezza che le cose andavano cambiate ma soprattutto che stavano cambiando.
"Nella conduzione del mio spettacolo, non ho mai chiesto a un artista la sua religione, la sua razza o le sue idee politiche. Gli artisti vengono coinvolti in base alle loro capacità. Credo che questa sia un'altra qualità del nostro spettacolo, che ha contribuito a conquistare un pubblico vasto e fedele."
Pur ricevendo numerose pressioni da parte degli sponsor del Sud degli States, ancora apertamente segregazionisti, proseguì nella sua linea (peraltro rifiutando rapporti con le ditte dichiaratamente razziste), che, alla fine, risultò vincente. Anche in quella parte, ancora socialmente retrograda dell’America, gli ascolti erano più che buoni.
“Rispetto a un teatro tutti quelli che guardano il mio show hanno un posto in prima fila”.
Nel corso degli anni il suo fiuto per le novità non venne mai meno.
I Beatles tornarono altre volte, arrivarono i Rolling Stones, Animals, Doors, Aretha Franklin, James Brown e tanti altri esponenti della nuova scena musicale degli anni Sessanta.
L’apertura mentale di Sullivan non era però politicamente accoppiata a una visione così aperta.
Esplicitamente anticomunista, fu sempre “vigile” nell’evitare che artisti troppo schierati potessero in qualche modo “turbare” il clima dello spettacolo.
Nonostante ciò invitò Harry Belafonte (che non faceva mistero delle sue simpatie di sinistra) e perfino Bob Dylan, la cui esibizione era prevista per il maggio del 1963, in concomitanza con l’uscita del secondo album The Freewheelin' Bob Dylan da cui decise di suonare Talkin' John Birch Paranoid Blues, brano incluso solo nelle prime copie del disco e poi depennato per decisione dell’etichetta. Una canzone (poi recuperata in The Bootleg Series Volumes 1-3 (Rare & Unreleased) 1961-1991) in cui si prendeva gioco dell’organizzazione di ultradestra “John Birch Society”.
Il giorno della trasmissione, la CBS mise il veto all'esecuzione del pezzo, ritenuto troppo polemico, nonostante lo staff non avesse sollevato alcuna obiezione.
A Dylan fu chiesto di scegliere un'altra canzone, ma decise di non partecipare al programma, in segno di protesta contro la censura. Sullivan prese la parte del cantautore in numerose interviste, successive al clamore sollevato dalla vicenda.
Non di meno era attentissimo a monitorare i testi delle canzoni per impedire che il suo pubblico potesse ascoltare versi con riferimenti a carattere sessuale o attinente alla droga.
I Rolling Stones accettarono di buon grado di cambiare “Let’s Spend the Night Together” in Let’s Spend Some Time Together”, molto meno peccaminoso. Anche i Doors furono bacchettati sulla parola “higher” (sotto inteso di “andare in alto”, grazie all’uso di droghe) in “Light My Fire”.
Jim Morrison accettò di sostituirla ma durante l’esibizione la cantò ugualmente. Alla fine un collaboratore di Sullivan disse alla band:
“Al signor Sullivan piacete veramente tanto e pensava di farvi venire almeno altre sei volte. Ma non farete mai piùparte dello show”.
Anche con i Byrds si scontrò sempre per lo stesso motivo, per il brano “Eight Miles High”.
Probabilmente con il tempo si rese conto di quanto fosse puerile la sua presa di posizione e lasciò, successivamente, che Sly and the Family Stone portassero sul sul suo palco la ben più esplicita “I Want to Take You Higher”. Nonostante il grande successo ottenuto per un ventennio, alla fine degli anni Sessanta, la società era cambiata notevolmente, i gusti dei giovani si erano spostati verso nuove forme di comunicazione, la stessa televisione aveva preso altre modalità di intrattenimento.
L’ingessato conduttore settantenne, algido e rigido, costantemente in giacca e cravatta perse progressivamente il suo appeal. Gli spettatori calarono e con essi gli sponsor, lo show era ormai sinonimo di vecchio e di passato (per quanto così recente) e nel marzo del 1971 la CBS decise di cancellare il programma. Ed Sullivan produsse qualche ulteriore speciale ma con scarso successo.
Morì nel 1974.
“Mi sembra giusto che quando vai in una Tv nazionale, che il minimo che tu possa fare con questo grande privilegio, sia cercare di fare qualcosa per avvicinare le persone”.
Raramente qualcuno/a, con questa potenzialità a disposizione è riuscito/a a fare tanto.
lunedì, ottobre 13, 2025
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