martedì, novembre 18, 2025

Intervista a Scanna (Bebaloncar)

Scanna è un artista che ha attraversato epoche personali, musicali, sociali e culturali diversissime tra di loro, lontane, vicine, gioiose, tragiche, turbolente, sempre vitali.
Si è recentemente rimesso in gioco con il progetto BEBALONCAR, di cui è da poco uscito il terzo album "Love To Death".
Di seguito la recensione:

Il trio bolognese ha già marchiato a fuoco la scena underground italiana con due album di grande valore che hanno coraggiosamente mischiato elementi poco utilizzati ai nostri giorni.
In particolare i Velvet Underground più oscuri e malati, richiami shoegaze, Jesus and Mary Chain ma anche la psichedelia meno scontata e “floreale” degli anni Sessanta.
Il nuovo lavoro, che chiude una trilogia incentrata sulla profondità e il tormento dell’animo umano, allarga gli orizzonti verso folk e dream pop, palesando un maggiore ottimismo sonoro, guardando più spesso agli amati anni Sessanta (vedi l’unica cover, Pretty Colors dei Just Us, del 1966).
Di nuovo un disco di grande spessore, originalità, personalità. Imperdibile.


Scanna ci parla in una breve intervista di una serie di aspetti interessanti della sua attuale dimensione artistica.

Da batterista, paradossalmente, apprezzo che in molti brani, dove la batteria ci starebbe più che bene, invece non c'è (a parte percussioni o drum machine, mai invadenti) o comunque l'elemento percussivo è usato con molta parsimonia. Una scelta che toglie prevedibilità. E' qualcosa di ponderato?
La scelta di non avere la batteria è stata dettata dal fatto che quando abbiamo registrato il primo album non era prevista...la cosa ha funzionato e ci siamo trovato bene in questo modo.
Si è creata un'alchimia perfetta che non vogliamo cambiare. Questo ci permette di essere liberi in studio, ognuno fa la sua parte senza intromissioni esterne.

Quanto c'è del tuo precedente percorso artistico nei Bebaloncar?
Nei Bebaloncar c'è tutto e di più.
Dagli ascolti teenager della wave o del punk, dal moody garage alla psichedelia fino ad arrivare allo shoegaze e al pop inglese/americano.
Uno specchio di tutto che riflette altro ed esce il sound della band. Inoltre sia Iris che Fab hanno incluso tutto il loro mondo fondendosi in una cosa unica.

Cosa ritieni di avere ancora da dire al pubblico?
In realtà non ho niente da dire al pubblico, io e gli altri componenti del gruppo suoniamo per noi stessi.
È un'esigenza personale senza minimamente preoccuparci del giudizio esterno.

Considerazione personale: ritengo che con la nostra/e generazione/i finisca un'epoca, irripetibile, nel bene o nel male, di cui rappresentiamo l'epitaffio. Non so se sei d'accordo.
Sono purtroppo totalmente d'accordo. No future.

Il nuovo album, rispetto ai due precedenti, l'ho trovato più solare, più “ottimista”,, una sorta di apertura dopo l'oscurità di “Suicide Lovers” e “Diary of a lost girl”.
Il nuovo album ha un sapore malinconico, veniamo da tre anni pieni di concerti e uscite discografiche che ci hanno unito tantissimo.
Il risultato è Love to Death, intriso di momenti agrodolci...uno piccolo spiraglio di sole in mezzo alle nubi nere.

Il tema dell'amore è ricorrente in tutta la trilogia, in parallelo a quello della morte. Per il futuro pensi di andare in direzioni diverse relativamente alle tematiche fin qui espresse?
Non ho direzione, a luglio andremo in studio per registrare il quarto album dopo avere fatto un nuovo tour da Febbraio a Maggio.
Abbiamo una dozzina di pezzi che amiamo molto e lavoreremo su quelli. Non ho idea di quello che uscirà ma questo è quello che siamo.
Love it or Hate it.

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