Siamo alla fine di un anno pieno di buone cose (pur senza indimenticabili capolavori...).
Un elenco in ordine sparso:
Dall'estero Judith Hill, Libertines, Prisoners, Primal Scream, the X, Bella Brown and the Jealous Lovers, Dexy's, Jack White, The Heavy Heavy, Les Amazones d'Afrique, Sahra Halgan, Boulevards, Mdou Moctar, Paul Weller, Liam Gallagher & John Squire, Mooon, Black Crowes, Sharp Class, Mourning (A)Blkstar, Dandy Warhols, Michelle David & True Tones, Clairo, Big Boss Man, The Wreckery, Yard Act, Kula Shaker, Kim Gordon, Kamasi Washington, Real Estate, Lemon Twigs, Bad Nerves, Tibbs, Idles, Krypton Bulb, New Mastersounds, Mo Troper, Galileo 7, Fontaines DC e Popincourt, The Tambles, Grace Browers & the Hodege Plodge, Lady Blackbird, Peter Perrett.
Tra gli italiani Ossa di Cane, Peawees, The Mads, Statuto, The Winstons, A Toys orchestra, Tre Allegri Ragazzi Morti, Manupuma, Rudy Bolo, Klasse Kriminale, Cesare Basile, Organ Squad, Maverick Persona, La Crus, The Devils, Enri Zavalloni, Any Other, Smalltown Tigers, Paolo Zangara, Pier Adduce, Paolo Benvegnù, Zolle, I Fenomeni, Lovesick, Newglads.
PRIMAL SCREAM - Come ahead
La band di Bobby Gillespie torna con il botto.
"Come ahead" è pieno di groove funk, soul, disco da dancefloor.
Ma anche blues, gospel, malinconia, technopunk (formidabile "Love ain't enough" e ...Stone Roses meet Bobby Gillespie ("Circus of life").
Disco riuscito, immediatamente riconoscibile, modernissimo ma con l'anima nel (recente) passato.
Per me fighissimo.
KELLY FINNIGAN - A lover was born
Per chi ama il sound Stax (da Otis a Sam&Dave a Wilson Pickett) un album perfetto.
Vintage soul, rhythm and blues, una dose di funky e canzoni deliziose piene di groove.
Niente altro.
Abbastanza!
THE SMOKE ORCHESTRA - Celestial bodies
Un album che spacca! Super gruppo che spara a tutto volume un funk "nerissimo", suonato e prodotto in maniera sublime. "Celestial Bodies" è un concept incentrato sullo Spazio, Galassie, Pianeti. Funkadelic, George Clinton, Sly Stone e James Brown dei 70 approvano.
MICHAEL KIWANUKA - Small changes
Il Bill Withers dei 2000 ci regala un altro (quarto) album di estrema raffinatezza, eleganza, ricercatezza, colmo di gusto e stile.
Soft folk soul di pregio eccelso, arrangiamenti di grande maestria, con la brillante produzione di Danger Mouse e Inflo.
Il suo sound va avanti a suon di "small changes" ma a livelli qualitativi di primissimo livello.
CHESTERFIELD KINGS - We're still all the same
Dopo 15 anni di silenzio viene rispolverato il glorioso nome della band americana, orfana del membro fondatore, Greg Prevost. Rimane Andy Babiuk a portare avanti il loro classico sound garage beat.
Al di là della "legittimità" di portare avanti il progetto, il nuovo disco è energico, classico, divertente, fatto con tutti i crismi del caso, belle canzoni, suono forse un po' troppo "pulito" ma l'ascolto è gradevolissimo. Avercene...
GREG 'Stackhouse' PREVOST - After the wars
Quarto album solista per l'ex Chesterfield Kings.
Ancora una volta si destreggia con estrema abilità in chiave prevalentemente acustica tra folk, blues, venature county e un approccio vicino alle ballate in stile Stones mid 60's ma che guarda anche a Johnny Thunders e Nikki Sudden e graffia con il poderoso rhythm and blues di "Roadkill Rag".
Ottimo!
PETER PERRETT - The cleansing
L'artista inglese ha vissuto una vita ai limiti e sempre "un passo indietro", nonostante talento e classe a profusione.
Prima con gli Only Ones e poi, a macchia di leopardo e lunghe pause, in chiave solista.
Il suo terzo album in questa veste si chiama "The cleansing", è doppio e ha venti brani dolenti, cupi, crudi, rauchi, trasfigurazione di un malefico mix di Modern Lovers, Johnny Thunders e Lou Reed.
"The cleansing" è la rappresentazione più opaca, inquieta e minacciosa della decadenza sonora.
Affascinante e conturbante.
JULIAN COPE - Friar tuck
L'artista inglese da tantissimo tempo si autoproduce con la sua Head Heritage, pubblicando con una certa frequenza più o meno quello che gli salta in testa al momento, da album filo Stooges a sperimentazioni di 70 minuti con il Mellotron, evitando accuratamente di piegarsi alla diffusione digitale nelle abituali piattaforme.
Il nuovo "Friar Tuck" è un ottimo album in cui si avvicina spesso a uno dei suo mentori psichedelici, Syd Barrett, ma che ama spaziare anche in altri campi (da Nick Cave al punk rock). Il tutto in un mood lo-fi, urgente e "ruspante".
Il Druido psichedelico non delude e prosegue la sua lotta antagonista contro modernità e discografia ufficiale.
THE CURE - Songs of a lost world
Non sono mai stato un grande fan dei Cure (anche a causa di certa loro isterica fanbase).
Rimasi prima deluso, poi stupito, infine affascinato, da "Three imaginary boys", preso in tempo quasi reale, immaginando fosse una punk band.
Era altro.
In breve tempo mi conquistò e rimane, nei miei gusti, il loro migliore album e tra i più rappresentativi dell'epoca.
Li ho seguiti per un po', fino a "Disintegration" e poi persi di vista.
"Songs of a lost world", a cui mi sono accostato con sufficienza e distacco, mi ha affascinato, nella sua decadente e lucida solennità, talvolta molto abrasiva e minacciosa ("Drone: No drone").
Il lirismo di "Alone" e "Endsong" è materia di altri tempi, fuori tempo e fuori moda, a cui solo Robert Smith può dare credibilità e autorevolezza.
Non è il mio "lost world" ma apprezzo e ascolto con molto piacere.
MONKEY CAT - Psychotic Wonderland
Dall'Arizona l'arrembante garage punk rock (con synth disturbante a dare un tocco di grande originalità) in cui la band sprizza energia, freschezza, brani pulsanti di immediata presa e un tiro comune a pochi.
DEEP SIX - Looking For Tuesday Jones
Chi ha avuto a cuore la scena MOD ricorderà con molto affetto la breve parabola dei Makin' Time a metà degli anni Ottanta con il loro stupendo Rhythm and Soul.
Sciolta la band i membri si sparsero tra Charlatans (il bassista Martin Blunt), Prime Movers, Phaze, Senato e carriera solista (la tastierista e cantante Fay Hallam) e Upper Fifth.
Il chitarrista e cantante Mark McGounden e il batterista Neil Clitheroe tornano con i DEEP SIX (talvolta dal vivo anche con Simon Stebbing dei Purple Hearts, altra mod band di culto).
Il nuovo album (con copertina di Paul Bevoir dei grandi amanti di sound ed estetica Beatles/Monkees, The Jetset) è un buon lavoro a base di jingle jangle sound, Sixties mood, beat, mod sound.
Produzione minimale e urgente ma ottime canzoni e il giusto feeling.
GIULIO CAMPAGNOLO & the JAZZ FUNKERS - C'mon
Splendido album di modern jazz, puro Hammond sound con otto brani autografi, tra Jimmy Smith, il Ramsey Lewis dei Sessanta, Horace Silver.
Campagnolo fiammeggia all'Hammond, accompagnato dalla pulsante e metronomica batteria di Adam Pache e da una sezione fiati particolare, con i sax di Michele Polga (autore anche di due pezzi) e Piero Bittolo Bon (anche al flauto) e il trombone di Federico Pierantoni.
Un gioiello di classe ed eleganza per original modernists, registrato in full analogic, live in studio.
JTQ - Hung up on you
In pochi riconoscerebbero il JAMES TAYLOR QUARTET ("The coolest sounds in funky acid jazz") in questo album (che forse, non a caso, è attribuito ai JTQ).
Un incrocio tra garage beat alla Prisoners (di cui vengono ripresi due brani dal recente "Morning star": una versione ancora più bella di "My wife" e una, in italiano! di "Go to him", intitolata "Perché non vai da lui"), e il primo punk beat tra Undertones e Buzzcocks.
Qualche pausa funk jazz ma il tratto prevalente è quello power pop punk beat.
Al di là della sorpresa, un album davvero bello.
JUKEBOX 74 - She's got the power
Lu Silver ha un curriculum di grande rispetto, dagli Small Jackets alla Lu Silver String Band, a base di puro rock 'n' roll stradaiolo di sapore 70's che lo ha sempre visto protagonista a voce e chitarra. Ha deciso in questa nuova veste di tornare al primo amore, la batteria, confezionando un singolo di rara energia e grande bellezza. E' sempre rock 'n' roll, venato di soul e di un'anima pub rock (non a caso ai due eccellenti inediti si aggiunge una bellissima cover di un maestro dell'ambito Nick Lowe, omaggiato con una riuscita versione del suo classico "Heart of the city"). Grandissimo singolo!
MAVERICK PERSONA – In the name of
Il duo brindisino composto da Amerigo Verardi, figura di spicco della musica underground italiana, da sempre pilastro dell’originalità, e Matteo D’Astore (Deje) regala il secondo album del loro particolarissimo progetto. Un crogiuolo raffinato e colto di influenze, riferimenti sonori e artistici che rendono il lavoro pregevolissimo. Psichedelia moderna che abbraccia suoni elettronici e dub e con un’anima cara a due delle menti più innovative della musica pop del Novecento, Lou Reed e John Cale. Ma ci sono addirittura rimandi a insospettabili radici come David Sylvian (“Bite for freedom” ad esempio) mentre non manca mai nella poetica di Verardi l’ombra di Syd Barrett. Un album complesso, ricco, colmo di grande musica. Un garanzia di qualità.
BRAVO GESÚ ROGER - Burro Es Gergo Va
E' corroborante per lo spirito e le orecchie quando un album risulta indefinibile, tanti sono i "generi" che vi confluiscono, si mischiano, emergono all'improvviso per poi scomparire. Soprattutto quando il melting pot sonoro è espresso con così tanta competenza e capacità. Un vago riferimento potrebbe portare ai Primus di Les Claypool, per l'approccio aperto e senza limite alcuno (oltre alle tematiche visionarie dei testi) e a Frank Zappa per l'abilità (peraltro altissima da un punto di vista tecnico strumentale) di spaziare ovunque nello scibile musicale, tra pop, funk, jazz, metal, rock. Album interessantissimo.
VINICIO CAPOSSELA – Sciusten feste n. 1965
Il tredicesimo album di uno degli artisti più personali e distintivi della musica italiana è un omaggio a un’idea che Capossela coltiva da anni, ovvero allo spirito natalizio e alle sue musiche. A cui unisce tre ottimi inediti (Voodoo Mambo, Sciusten feste n.1965 e Il guastafeste nel suo classico stile Tom Waits/blues/folk/patchanka. Al cantautore americano paga tributo con una bella versione di Christmas card from a hooker in Minneapolis).
I classici natalizi sono, come prevedibile, rivoltati e trasformati nel più classico Capossela style con tanto di divertentissima rivisitazione di “I wanna be like you” da “Il libro della giungla”. Un ottimo lavoro, pur se non finirà annoverato tra le migliori prove di Vinicio. La versione di “Abide with me” “/ “Sopporta con me” vale da sola tutto l’album.
GEORGE HARRISON - Living In The Material World 50Th Anniversary
E' cosa nota che la discografia si aggrappa sempre di più al passato, con ristampe di ogni tipo, arricchite da improbabili inediti, outtakes, foto, booklet etc, per rivendere il vecchio catalogo. E che il trascorrere del tempo rende, nostalgicamente, tutto bello ciò che ha accumulato parecchi anni di vita e viene cronologicamente decontestualizzato. Appartiene a questa categoria il quarto album (inclusi la colonna sonora di "Wonderwall", lo sperimentale "Electronic sounds" e il gioiello "All thing must pass") di GEORGE HARRISON.
Sinceramente George, a parte l'esordio/capolavoro "All things must pass" del 1970, ha avuto una carriera solista di qualità artisticamente abbastanza trascurabile, che ne ha confermato il ruolo di comprimario nei Beatles. Ogni suo album è stato caratterizzato da un paio di ottimi brani, circondati da una serie di episodi non particolarmente esaltanti. Non ha fatto eccezione "Living In The Material World", che a parte la splendida "Give me love", non riesce ad annoverare particolari vette compositive.
Tanto meno interessanti sono le solite outtakes inserite nella ristampa. Se non fosse stato il Beatle George la sua sarebbe stata una carriera di un Al Stewart qualsiasi: dignitosa, sufficiente ma in fondo piuttosto anonima. Le recensioni abbondano di plausi e giudizi esaltanti ma che purtroppo non coincidono né con la qualità dell'album nè con il confronto con quanto uscì in quell'anno ("Dark side of the moon", "Quadrophenia", "Band on the run", "Aladdin Sane", "Innervision", "New York Dolls", "Raw Power", "Berlin" per citarne alcuni).
ASCOLTATO ANCHE:
VISIONEERS (buon deep funk strumentale, pur se abbastanza anonimo), BAKER BROTHERS (disco funk di primissima qualità), KIM DEAL (l'ex Breeders scrive un discreto album ma senza lode né infamia)
LETTO
AA.VV. - Musica concreta. A cura di Stefano Ghittoni
Stefano Ghittoni si è premurato di raccogliere le testimonianze di una quarantina di musicisti, artisti e "affini" in relazione al concetto di musica ("concreta"), sia in veste prettamente artistico che filosofico, concettuale, personale.
Un racconto collettivo, di saggi o più semplicemente di pensieri, in libertà e non, su cosa possa essere e significare la musica, su cosa sia e cosa significhi...
Svilupperemo queste narrazioni in modo libero e liberato, come già successo con Milano OFF che diventa un po’ il padre illegittimo di questa raccolta.
Ma le sviluppiamo anche in modo pragmatico, perché siamo stati marxisti (almeno io, poeticamente se non altro) e facendo l’ennesimo salto verso l’alto uniamo, parlando di musica, l’anima e il corpo, l’impegno e il divertimento, l’azione e l’inerzia, l’efficacia e la riflessione.
E giochiamo sul doppio significato di musica “concreta” come genere e “concreta” nel senso di musica utile a vivere meglio.
(Stefano Ghittoni)
Il parterre dei contributi è quanto di più vario, antitetico o, al contrario, conforme si possa immaginare.
Ci sono ricordi, citazioni, esperienze personali, soprattutto un approccio filosofico comune che testimonia come "la musica ci abbia salvato (o dannato) la vita".
Con i racconti di
Antonio Bacciocchi / Paolo L. Bandera / Luca Barcellona / Elena Bellantoni / Andrea Benedetti / Patrick Benifei / Francesca Bono / David Love Calò / Chiara Castello / Jonathan Clancy / Marica Clemente / Francesco Clerici / Alex Cremonesi / Luca Collepiccolo / Fabio De Luca / Bruno Dorella / Pablito El Drito / Mauro Fenoglio / Marco Foresta / Andrea Frateff Gianni / Luca Frazzi / Stefano Ghittoni / Paquita Gordon / Igort / Andrea Lai / Maurizio Marsico / Ferdinando Masi / Sergio Messina / Alessandra Novaga / Rita Lilith Oberti / Monica Paes / Francesca Pongiluppi / Paolo Rumi / Hugo Sanchez / Gaetano Scippa / Francesco Spampinato / Alessandra Zerbinati
Alessio Cacciatore / Giorgio Di Berardino - Oasis. La rivoluzione inglese del rock
Presumo che qualcuno si sia accorto che gli OASIS si riuniranno il prossimo anno.
Giunge all'uopo una biografia dettagliatissima da parte di due autorevoli super esperti, che scandaglia in ogni dettaglio la storia dei Gallagher e soci.
Nulla viene tralasciato, dalla nascita allo scioglimento, le carriere soliste e l'imminente ritorno sui palchi (pare anche in studio di registrazione).
Una delle storie più appassionanti, divertenti e significative del rock inglese di sempre.v
Il corposo volume è la biografia definitiva.
Vediamo se e quanto ci sarà da aggiungere.
"Le loro canzoni erano per quelli ai quali niente andava bene e che non avevano un becco di un quattrino. Se qualcuno non avesse potuto permettersi di comprare il disco ma, ascoltando una loro canzone alla radio, si fosse messo a fischiettarla pensando "cazzo che forte!", bé per lui sarebbe stato sufficiente."
Marta Cagnola / Simone Fattori - Musicarelli. L'Italia degli anni '60 nei film musicali
Molti della mia generazione (1961) sono cresciuti con i Musicarelli.
Prima da molto piccoli, poi da più grandicelli e infine, negli anni Ottanta, cercando di cogliere in quel marasma, scampoli dei tanto amati dell'epica/epoca Sixties (vedere in azione Motowns, Rcoky Roberts, Lola Falana, i primitives, i Rokes, tra i tanti, era particolarmente interessante e istruttivo, in epoca pre You Tube). All'inizio nei cinema parrocchiali e poi nelle tv private.
"Se nella sale di prima visione, quelle delle grandi città, il musicarello non fa registrare numeri elevatissimi, nei successivi passaggi alle seconde e terze visioni, nei capoluoghi di provincia e nei piccoli centri. compresi i passaggi successivi nelle sale parrocchiali, si registrano sempre incassi notevoli.
Un centinaio di titoli usciti tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Settanta, dalla trama esile, inframezzata da siparietti comici ma soprattutto dalle canzoni dei/delle protagonisti/e (che spesso davano il titolo al film).
"Il film musicale è un film che non sfrutta soltanto le canzoni, che sono fini a se stesse ma è un film completo in tutti i suoi punti. Nei punti comici, patetici, drammatici e umoristici, naturalmente". (Aldo Grimaldi)
Il libro analizza il fenomeno, elenca e commenta (con tanto di locandina) tutti i film, raccoglie varie testimonianze inedite in relative interviste (Rita Pavone, Al Bano, Shel Shapiro, Mal, tra i vari protagonisti), conferma come l'ambito ebbe enorme successo, soprattutto economico (a fronte di investimenti modesti e produzioni minimali).
Parteciperanno attori famosi e future star (da Totò a Terence Hill, Nino Taranto, Paolo Villaggio etc).
"Il musicarello ha rappresentato negli anni Sessanta anche una palestra nella quale si sono fornati molti attori destinati successivaemte al grande successo di pubblico."
C'è tutto l'immaginario del fenomeno e l'approfondimento necessario a comprenderlo, senza esaltazioni inopportune o revivalismi improbabili.
"Un unico grande film, pieno di musica popolare, di facce entrate nell'iconografia italiana, di comicità semplice, di storie romantiche e travagliate, ma che con candida ingenuità ci raccontano come è cambiata la società italiana tra il 1960 e 1970".
"Il linguaggio ideale per raggiungere il pubblico dei giovani è veloce, leggero, energico ma anche romantico e sognatore.
Il tono deve essere divertente anche comico ma deve contenere un messaggio ecumenico che non disturbi troppo la borghesia cattolica impegnata a produrre e guadagnare.
Un linguaggio innocuo insomma, che contenga talmente tanti messaggi da non contenerne alcuno e con un solo obiettivo: vendere.
Biglietti del cinema, 45 giri delle canzoni, serate degli artisti, la loro faccia e le loro vite sulle riviste."
Ferdinando Molteni - L’anello di Bindi – Canzoni e cultura omosessuale in Italia dal 1960 ad oggi
Sul terreno "scivoloso" del contesto, l'autore, giornalista e scrittore, riesce a districarsi con estrema capacità di sintesi e autorevolezza, elencando una serie di canzoni italiane che trattano chi in maniera esplicita, chi in modo più sfumato, il "tema" dell'omosessualità.
Dalla triste e drammatica storia di Umberto Bindi, ostracizzato ed escluso dal "grande giro", fino ai prodromi di "Coccinella" di Ghigo Agosti, ancora in quelli (anni Sessanta) chiamati in maniera azzeccata "gli anni del sottointeso".
Arriveranno poi i testi espliciti di Ivan Cattaneo o Andrea Tich nei Settanta e Ottanta a parlare più chiaro.
In mezzo le figure controverse di Renato Zero e Lucio Dalla che non ammetteranno mai l'appartenenza al mondo gay, pur non facendo mancare i numerosi riferimenti.
Gianna Nannini e Giuni Russo saranno le paladine dell'omosessualità femminile (pur sempre in "chiaroscuro"), Raffaella Carrà diventerà, inconsapevolmente, un'icona gay, Tiziano Ferro l'epitome dell'outing (dopo anni di indecisione).
Un libro piuttosto esaustivo su dinamiche comunicative che si sono progressivamente evolute ma che costituiscono, incredibilmente, ancora una barriera nella società odierna.
Al Pacino - Sonny Boy. Un'autobiografia
Uno dei migliori attori ancora in circolazione (un Oscar e nove candidature, premi a profusione).
"Il padrino", "Scarface", "Carlito's Way", "Donnie Brasco", "The Irishman", "Serpico", "Quel pomeriggio di un giorno da cani", "L'avvocato del diavolo", "Ogni maledetta domenica" bastano a comprenderne la grandezza.
Ma ci sono decine di altre interpretazioni, tanto teatro, regia, televisione.
Ovvero, milioni di cose da dire e ricordare.
Purtroppo l'autobiografia definitiva di AL PACINO è piuttosto carente in tal senso.
Gli aneddoti sono ovviamente tantissimi ma spesso un po' banali e scontati, le battute ironiche non fanno granché ridere, talvolta si passa di palo in frasca senza capire bene il senso di certe scelte.
La trama è "semplice" e tipicamente americana:
gli inizi difficili nel South Bronx, la caparbietà e un po' di colpi di fortuna, portano, attraverso un cammino difficoltoso, al successo.
In cui si perde spesso, tra abusi, errori, mancanze.
"Ho preso atto della mia anarchia di fondo. Un conformista selvaggio."
Finisce maluccio, tra alcol e droghe, sperpera qualcosa come 50 milioni di dollari in poco tempo, si trova più o meno in bolletta e ciò spiega il perché di molti film decisamente imbarazzanti in cui lo abbiamo trovato negli ultimi anni.
Le aspettative erano forse un po' alte ma un po' di amaro in bocca rimane per un'occasione perduta.
"La mia vita è sempre stata il mio lavoro: una cosa che spalanca le porte e lascia libero lo spirito. Libero di andare in un mondo dove regna l'immaginazione e dove tutto è scoperta, piacere, estasi".
AA.VV. - Alice Castello. Psychedelic Village
Alice Castello, paese di 2.500 abitanti nel vercellese, ha dato vita a una delle saghe psichedeliche più note in Italia, quella degli Effervescent Elephants, gruppo attivo soprattutto negli anni Ottanta ma con diversi album pubblicati nel corso del tempo, in cui hanno vagato tra psichedelia, new wave, rock, blues e tanto altro.
Da questa esperienza (preceduta da gruppi già attivi nei primi Settanta come Morpho Menelaus, Alter Ego e After Trips) è poi scaturita una nuova scena in cui si sono riversati gli ex membri e nuovi componenti, dai Mirrors a Folli di Dio, The Arcanes, Lodovico Ellena e gli Assurdi, gli Astral Weeks, Looking Glass Alice, Sangue di Giuda, Ganesh Blues Band e tanti altri.
In molte di queste incarnazioni è presente il deus ex machina di tutta la scena, Ludovico Ellena (autore anche di numerosi libri sulla psichedelia), lo stesso che ha imbastito questo veloce e breve libretto che ne narra in dettaglio tutta la storia.
Anna Foa - Il suicidio di Israele
La storica Anna Foa in questo breve saggio riesce a condensare alla perfezione le radici della questione arabo-israeliana, prefigurando, come da titolo, il progressivo "suicidio di Israele".
La descrizione è lucida, equilibrata, lontana da sciocche e inutili partigianerie.
A partire dalla "diffusa confusione linguistica tra israeliti e israeliani. Ebrei e israeliani cominciarono ad essere assimilati e perfin oconfusi nella percezione del mondo non eebraico... ci sono varie ondate migratorie, ebrei yemeneti, nordafricani, iracheni, siriani, libanesi, egiziani. Dopo secoli di convivenza tra arabi ed ebrei, i paesi arabi si svuotano quasi completamente di ebrei".
La società israeliana è cosmopolita e moderna quanto paradossalemte antitetica:
"Israele è una strana mescolanza di laicismo e religione...la spaccatura tra religiosi e laici è antropologica e influenza fortemente la politica, non solo la credenza e le pratiche religiose.
Sono due mondi separati in cui ai boccoli degli ortodossi o al copricapo a uncinetto (kippa) dei sionisti religiosi si contrappongono il mondo dei gay e la libertà di vita sessuale dei laici...
Gli ebrei israeliani (statistica del 2022) che si definiscono laici sono il 43%, il 14% tradizionale/religioso, il 10% religioso, un altro 10% ultraortodosso."
La conclusione è molto pragmatica e ampiamente consivisibile partendo da un presupposto abbastanza palese:
"Hamas non può essere distrutta politicamente senza un diversa politica di Israele nei confronti dei palestinesi, senza l'avvio di una fondazione di uno stato Palestinese, senza un accordo politico con una parte dei paesi arabi. Ma questo non potrà mai essere fatto dal governo di Netanyahu."
Le ultime righe riassumono, amaramente, l'unica via di uscita (per quanto possa sembrare improbabile e lontana).
"Netanyahu e il suo governo devono pagare non solo per quello che hanno fatto ai Palestinesi di Gaza ma anche per quello che la loro politica ha comportato per lo stesso Israele.
Gli israeliani devono trattare con Hamas, colpevole della terribile strage del 7 ottobre, ma i palestinesi dovranno trattare con chi è colpevole di avere distrutto le loro case e ucciso le loro famiglie.
Non possiamo dare per scontato che l'odio lasciato da tutti questi traumi cesserà un giorno. Ma non ci sono altre strade che questa."
COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".
venerdì, novembre 29, 2024
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