mercoledì, novembre 27, 2024

Yacht. Il resto del mondo

L'amico LEANDRO GIOVANNINI chiude oggi la rubrica dedicata allo YACHT ROCK, ambito musicale spesso vituperato ma che nasconde piccole gemme degne di essere scoperte.
Le puntate precedenti qua:
https://tonyface.blogspot.com/search/label/Yacht%20Rock

Resto del Mondo

Il genere west coast, e di riflesso lo yacht rock, non è stato un’esclusiva del mondo anglosassone: le sue atmosfere si sono diffuse in tutto il mondo, a dimostrazione della forza del suo linguaggio universale.
Molti degli artisti coinvolti hanno scelto di cantare in inglese, ma tra quelli che citiamo qui, in molti hanno mantenuto la propria lingua madre.
In questa selezione prediligiamo gli artisti italiani e giapponesi, ma scopriremo come lo yacht rock e le sonorità west coast abbiano trovato casa in ogni angolo del globo, influenzando musicisti da diverse culture, ciascuno dei quali ha aggiunto un tocco unico a questo stile inconfondibile.

ISLANDA

Jacob Magnusson
Islandese di origini danesi, Magnusson è noto nell’ambiente musicale come un talentuoso musicista di jazz fusion. La sua incursione nello Yacht Rock avvenne durante un soggiorno in California tra il 1979 e il 1981, dove si trasferì per studiare musica.
In questo periodo ebbe l’opportunità di collaborare con alcuni dei migliori musicisti californiani, tra cui Jeff Porcaro, Stanley Clarke, Vinnie Colaiuta, Victor Feldman e Tom Scott. Durante la sua permanenza negli Stati Uniti incise due album. Il primo, pubblicato nel 1979, è interamente strumentale, mentre il secondo, uscito nel 1981, (riconoscibile anche per una copertina quantomeno discutibile) include alcuni brani cantati ed è decisamente superiore. Magnusson seppe mettere a frutto i suoi studi, creando un eccellente album di urban groove, soprattutto nella prima parte, che spicca per qualità e stile. Con maestri di tale calibro al suo fianco, non poteva essere altrimenti.
Il risultato è un lavoro che richiama lo Yacht Rock delle migliori produzioni di David Foster.
Disco consigliato:
“Jack Magnet” - (1981, Steiner)

BRASILE

Marcos Valle
Marcos Valle è uno dei più grandi musicisti brasiliani di tutti i tempi, noto per il suo contributo alla samba e alla bossa nova. Tuttavia, il suo album del 1981, “Vontade de Rever Você”, lo porta in un territorio completamente diverso, quello del funky soul, ma sempre con la sua inconfondibile sensibilità carioca.
Questo disco segna una svolta nella sua carriera, con sonorità vicine al groove californiano, influenzato dal suo soggiorno negli Stati Uniti e dalla sua collaborazione con artisti come Leon Ware e Peter Cetera. “Vontade de Rever Você” non è propriamente un album yacht rock, ma si avvicina molto a quel sound, con le sue sonorità morbide e sofisticate, influenzate dal groove californiano.
La sua fusione di funky soul e l’eleganza brasiliana lo rendono affine a molte delle caratteristiche tipiche dello yacht rock, pur mantenendo una personalità unica.
Un disco che, pur non appartenendo al genere in senso stretto, ne cattura molte delle atmosfere rilassate e raffinate.
Disco consigliato:
“Vontade De Rever Você” - (1980, Som Livre)

Junior Mendes
Da non confondere con il più celebre Sergio Mendes, Junior Mendes è noto soprattutto per le sue collaborazioni con Tim Maia e la Banda Black Rio.
Figura di rilievo nel movimento soul e funk nato in Brasile negli anni ‘70, Junior Mendes unisce le influenze di grandi artisti brasiliani come Gilberto Gil e Jorge Ben con forti elementi soul. Il risultato di queste contaminazioni è l’album “Copacabana Sadia”, pubblicato nel 1982, in cui Mendes crea una visione unica del funk, arricchendolo con elementi della musica brasiliana ma senza appoggiarsi alle sonorità più tradizionali.
Questo album, dal respiro internazionale, cattura il mood dello yacht rock senza necessariamente aderirne agli schemi musicali, mantenendo una sensibilità profondamente brasiliana.
Copacabana Sadia resterà l’unico album di Mendes, divenuto introvabile negli anni, fino al suo ritorno sulle scene con un nuovo lavoro discografico nel 2013.
Disco consigliato:
“Copacabana Sadia” - (1982, Sony Brasil) Ristampato nel 2017 da Athens Of The North

Ed Motta
Ed Motta è un musicista estremamente versatile, conosciuto per la sua abilità nel suonare jazz, soul, funk, rock e pop-westcoast. Nato a Rio de Janeiro nel 1971 e nipote del leggendario Tim Maia, Ed possiede una collezione di oltre 30.000 dischi, in gran parte vinili, che testimonia la sua profonda passione per la musica di tutto il mondo.
Ha esordito con il gruppo Conexão Japeri, per poi intraprendere la carriera solista, distinguendosi per arrangiamenti complessi e una cura minuziosa dei dettagli.
Il suo album “AOR”, pubblicato nel 2013 è una dichiarazione d’amore alla musica californiana degli anni ’70 e ‘80, un omaggio alle sonorità degli Steely Dan e a quelle più tipicamente pop. Ed Motta non si limita a un esercizio di stile: le sue canzoni riflettono un legame autentico e appassionato con questa musica, che trasmette al pubblico con naturalezza. Ne nascono suoni senza tempo, un’estetica raffinata e una pulizia sonora impeccabile.
Canzoni nuove che suonano come classici, dimostrando che è possibile percorrere strade originali anche nel pop.
Disco consigliato:
“AOR” (Brazilian Portuguese Version) - (2013, LAB 344)

CANADA

Airborne
Gli Airborne, band di Vancouver nata nel 1974, realizzarono un solo album per una piccola etichetta, stampato in appena duemila copie per il circuito locale. Nonostante la distribuzione limitata, il disco ha guadagnato visibilità nel tempo, ottenendo anche una ristampa. Pur non essendo un album di puro yacht rock, se non per il brano “Someone Like You”, il resto dei pezzi evoca atmosfere west coast alla CS&N, con un sound rilassato e una preferenza per strumenti acustici.
Nell’album spicca anche una cover di “Old Man” di Neil Young, arricchita da eccellenti armonizzazioni vocali.
Disco consigliato:
“Songs For A City” - (1977, Ocean)

Greg Adams Cantautore omonimo del trombettista dei Tower of Power, Adams debutta nel 1977 con un album country, ma è con il lavoro successivo, pubblicato due anni dopo, che si avvicina alle sonorità del pop west coast.
Purtroppo, i brani memorabili non sono molti, ad eccezione della traccia di apertura, mentre l’album risente di un’eccessiva presenza di canzoni melense. Nonostante questi limiti, preferisco ascoltare un disco così rispetto a molto del pop mainstream italiano degli ultimi decenni.
Disco consigliato
“Runaway Dreams” - (1979, Attic)

Ian Thomas Band
Ian Thomas ha iniziato la sua carriera nella band folk Tranquility Base (1969-1971).
Nel 1973 ha pubblicato il suo primo album da solista, Ian Thomas, caratterizzato da sonorità folk-rock e contenente il brano di successo “Painted Ladies”.
Con Glider, pubblicato nel 1979, Thomas si avvicina a sonorità più orientate verso lo Yacht Rock, in un album che, pur senza pretese straordinarie, risulta ben riuscito e in alcuni tratti ricorda lo stile degli Steely Dan. Fa eccezione il brano finale, un pezzo di AOR dal tono un po’ sopra le righe.
Disco consigliato:
“Glider” - (1979, GRT)

Diane Tell
Nata in Quebec, Diane Tell ha sviluppato fin da giovane una passione per la chitarra, trasferendosi poi a Montreal dove ha iniziato a esibirsi nei bar locali, guadagnando gradualmente popolarità. Il successo è arrivato con l’album “En Flèche” (1980), che ha venduto oltre 150.000 copie grazie al singolo “Si j’étais un homme”.
Anche Diane si è lasciata ispirare dal sound west coast pop dei primi anni ’80, pubblicando nel 1982 “Chimères”, un album cantato in francese e influenzato dai suoni raffinati di artisti come Foster e Graydon. È un peccato che “Chimères” sia rimasto un episodio unico nella discografia della Tell, perché non ha nulla da invidiare a dischi più celebrati del genere. Disco consigliato:
“Chimeres” - (1982, RCA)

Monkey House
La band, progetto del musicista Don Breithaupt, ha pubblicato otto album tra il 1992 e il 2022, conquistando l’apprezzamento dei grandi maestri dello Yacht Rock.
Il loro stile musicale si ispira fortemente alle sonorità degli Steely Dan, ma riescono a distinguersi grazie a una spiccata personalità che li salva dal rischio di apparire come una semplice imitazione. Melodie raffinate, una fusione di pop e jazz, e una tecnica sopraffina rappresentano i tratti distintivi della loro proposta artistica.
Dischi consigliati:
“Left” - (2016, Alma Records)
“Friday” - (Alma Records)

DANIMARCA

Anne Linnet
Sono due gli album solisti di Anne Linnet che qui ci interessano, gli unici della sua carriera cinquantennale cantati in inglese, pubblicati nel 1973 e nel 1975, con una preferenza per il secondo. Non si tratta propriamente di YR, ma piuttosto di un contesto pop con influenze jazz e folk, dove l’ispirazione da Joni Mitchell è particolarmente forte. Mentre “Sweet Thing” offre già spunti interessanti, è con “Anne Linnet” che l’artista mostra una maturità più pronunciata, riuscendo a fondere melodie pop morbide con una sensibilità folk e jazz.
I testi, intimi e personali, esplorano temi di amore e vulnerabilità, accompagnati da arrangiamenti raffinati che mettono in risalto la sua capacità di creare atmosfere delicate e avvolgenti.
Disco consigliato:
“Anne Linnet” - (1975, Abra Cadabra)

FRANCIA

Guy Maxwell
Originario di Bordeaux e trasferitosi in Svizzera negli anni ‘80, Guy Maxwell ha inciso un unico album per la piccola etichetta indipendente Bubble, che scomparve poco dopo, portando con sé nell’ombra anche il disco di Maxwell.
Oggi quell’album, uscito inizialmente senza alcun supporto promozionale, è stato ristampato con una tracklist ridotta a sei brani, dai nove originali, selezionati per la loro bellezza e profondità. Le tracce spaziano tra AOR, jazz fusion, yacht rock e folk cosmico, che ricordano molto lo stile di Marc Jordan, creando un’esperienza di ascolto coinvolgente.
Disco consigliato:
“Outside My Window” - (1980, Bubble) Ristampatp nel 2021 da Growing Bin Records

Geyster
Gael Benyamin, conosciuto come Geyster, nativo di Parigi, è un artista eclettico e appassionato delle sonorità degli anni ’70 e ’80. Polistrumentista, produttore e songwriter, ha una produzione prolifica e rende spesso omaggio allo Yacht Rock, come nell’album “Radio Geyster 1977” e, più recentemente, in “The Flybuster”, pubblicato con lo pseudonimo di Nightshift.
Geyster non si limita a comporre e produrre la sua musica, ma cura anche l’aspetto visivo delle copertine, dei video e degli spettacoli dal vivo. La sua musica unisce elementi pop, jazz e rock, ispirandosi al sound anni ’70 e alla scena westcoast, che porta in scena insieme ai suoi musicisti.
Disco consigliato:
“Radio Geyster” - (2011, Somekind Records)

Mandoo
Duo di musicisti francesi, composto da Esther Ben Daoud e Pierre Vanier de Saint Aunay, marito e moglie nella vita, hanno pubblicato un EP e due LP, tutti caratterizzati da un mix di pop, jazz e soul, con evidenti influenze delle sonorità californiane di fine anni ’70 e inizio ’80.
I loro lavori sono piacevoli, con un particolare rilievo per il secondo album, “Pacific Addiction”, che include cinque brani, sugli otto presenti, scritti da Eric Tagg, figura di spicco della golden age del westcoast pop.
Le linee melodiche e gli arrangiamenti sono particolarmente curati, conferendo ai dischi un’eleganza distintiva.
Dischi consigliati:
“Sweet Bitter Love” - (2012, Mandoo Music)
“Pacific Addiction” - (2015, Mandoo Music)

FINLANDIA

Tomi Malm
Come già avviene per i musicisti svedesi e norvegesi citati successivamente, anche la Finlandia si distingue per artisti che hanno il westcoast come punto di riferimento. Tomi Malm, pianista, produttore, arrangiatore e compositore finlandese, ha iniziato a studiare pianoforte a soli quattro anni, avviandosi inizialmente verso una carriera classica. Dopo aver frequentato tre conservatori, si è dedicato alla composizione, alla direzione d’orchestra e al lavoro in studio.
Nel 2009 ha prodotto Fly Away: The Songs of David Foster, un album tributo a uno dei più grandi musicisti e produttori del westcoast pop. Nel 2017 ha debuttato come solista con Walkin’ On Air, seguito nel 2020 da Coming Home e da un album live nel 2023.
La passione di Malm per il sound californiano è autentica: il suo stile si distingue per un pop sofisticato, influenzato dal blues, sempre rilassato e arricchito da melodie raffinate.
Disco consigliato:
“Walkin’ On Air” - (2017, Contante & Sonante)

GERMANIA

Upstairs
Originari di Francoforte, gli Upstairs pubblicarono nel 1980 un unico album in edizione privata, che fondeva elementi di funk, rock e jazz, in uno stile tipicamente di fine anni 70, e che in alcuni brani richiamava vagamente quello degli Steely Dan. La band si esibiva principalmente a livello locale, senza ambizioni commerciali, il che ha reso l’album, nella sua versione originale, estremamente raro e ricercato dai collezionisti.
Un piccolo tesoro musicale che, nonostante la sua limitata diffusione, continua a suscitare interesse ancora oggi.
Disco consigliato:
“It's Hard To Get In The Showbiz...” (1980, Tonstudio) Ristampato nel 2020 da The Outer Edge

People
È improprio parlare di yacht rock con i People, il loro sound è piuttosto influenzato dalle sonorità westcoast degli anni ‘70, simili agli CS&N e al Neil Young più folk. Fondati nel 1967, il gruppo tedesco si evolse nel tempo, passando dal folk al rock con testi in inglese. Nel 1981 pubblicarono “Misty Mood” e nel 1982 “Easy Going”.
Il loro terzo album, cantato in tedesco, uscì nel 1983, ma non riuscirono a ottenere il successo sperato e furono così abbandonati dalla CBS.
Dopo lo scioglimento nel 1984, Tramp Records ha reso omaggio alla band con l’LP “Natures Melody”, che raccoglie i migliori brani dai loro album in inglese.
Disco consigliato:
“Natures Melody” - (2024. Tramp Records)

GIAPPONE

Un breve preambolo prima di iniziare a parlare degli artisti che in Giappone si sono cimentati con lo YR.
I giapponesi sono conosciuti come tra i più appassionati ascoltatori di Yacht Rock, e grazie alle loro ristampe degli album finiti fuori catalogo, questo genere è rimasto vivo e vegeto nel corso degli anni.
La scena pop giapponese ha radici nel secondo dopoguerra, quando il genere “Kayo Kyouku”, ovvero la musica che assorbiva influenze dal blues, dal jazz e dal r’n’r, così come dal pop occidentale degli anni 60 e 70, ha dominato la scena fino a fine anni 70, quando è stato soppiantato dal “City Pop”, genere che condivide molti punti in comune con lo Yacht Rock dal punto di vista musicale.
Negli anni Ottanta, durante il boom economico giapponese, il “City Pop” divenne la colonna sonora del momento, riflettendo un pop occidentale influenzato dalla Westcoast californiana, ma rielaborata in chiave giapponese.
Pur avendo radici simili, il “City Pop” si distingue per sonorità più ritmate e una forte componente disco.
I suoi testi esplorano la vita urbana, l’isolamento, le relazioni, il desiderio, ma anche l’euforia e la spensieratezza della metropoli, catturando l’essenza di quell’epoca e di una società in rapida evoluzione.

Makoto Matsushita
Autore di soli quattro album dal 1981 al 2021, Matsushita con First Light ha creato uno dei migliori album giapponesi di yacht rock, sicuramente quello meno compromesso con il City Pop. “First Light” non ha nulla da invidiare ai dischi dei suoi contemporanei occidentali: la musica richiama in più di una canzone sia gli Steely Dan che Marc Jordan, sia le produzioni Graydon/Foster.
L’unica difficoltà per l’ascoltatore potrebbe essere il cantato in giapponese, tranne in un brano, ma superato questo ostacolo, il disco si rivela una vera gemma del genere.
Disco consigliato:
“First Light” - (1981, Air Records) Ristampato dal 1991 al 2023 da Warner Music Japan

Kingo Hamada
Hamada inizia a suonare musica fin dalle scuole elementari, dedicandosi inizialmente al violino, per poi abbandonarlo improvvisamente e passare alla chitarra. Il suo debutto da professionista avviene nel 1974 con la band folk-rock dei Craft.
Dopo aver lasciato il gruppo, si concentra sulla composizione e sulla realizzazione di album da solista. Spesso erroneamente associato al filone del City-Pop, Hamada è in realtà uno degli esponenti più puri dello yacht-rock giapponese. Con i suoi album ‘Mugshot’ e ‘Midnight Cruiser’, unisce il pop al soft-rock e al soul/funk, creando sonorità che ancora oggi suonano fresche. È senza dubbio uno degli artisti più sottovalutati e meno conosciuti dello yacht-rock.
Dischi consigliati:
“Midnight Cruisin” - (1982, Warner Music Japan)
“Mugshot” - (1983, Warner Music Japan)

Fujimaro Yoshino
Conosciuto anche come Fujimal Yoshino, Fujimaru Yoshino ha iniziato la sua carriera nel 1972 con la Flying Space Band, per poi formare la Fujimaru Band, che divenne la band ufficiale di Hideki Saijo.
Dopo lo scioglimento del gruppo, nel 1978 ha fondato gli SHOGUN, con cui ha raggiunto il successo grazie al singolo “Male Melody” scritto per una serie televisiva.
In seguito, Yoshino ha intrapreso la carriera solista e, nel 1982, ha pubblicato un raffinato album di Yacht Rock, “Romantic Guys”. Questo disco spazia abilmente tra ritmi funk e brani pop di medio tempo e vede la partecipazione di noti musicisti internazionali come Robben Ford, Abraham Laboriel, Don Grusin, Russell Ferrante e Joel Peskin. Le sonorità richiamano le produzioni eleganti di David Foster, dando vita a un Yacht Rock sofisticato e piacevolissimo.
Disco consigliato:
“Romantic Guys” - (1982, Moon Records) Ristampato nel 2022 da Moon Records

Kyosuke Kusonoki
Conosco davvero poco di Kusonoki, se non che prima della sua carriera da solista ha fatto parte delle band Camel Land e The Wood. “Just Tonight” è il suo unico album da solista, quasi interamente cantato in inglese e dal respiro internazionale. Il suo stile richiama quello di Bobby Caldwell e George Benson, con brani di pop sofisticato che si mescolano a sfumature di soul dolce e raffinato.
Merita una menzione speciale anche il gruppo di sessionman giapponesi coinvolti nel progetto, che non fanno rimpiangere i loro omologhi californiani: l’atmosfera che si respira nel disco è californiana come poche altre.
Disco consigliato:
“Just Tonight” - (1985, King Records)

Narumin & Etsu
L’album Thru Traffic è considerato uno dei migliori esempi del genere City-Pop.
L’ho inserito qui per evidenziare quanto profonde siano le connessioni con lo Yacht Rock, al punto che, più che al City-Pop, sarebbe quasi da ascrivere a quest’ultimo genere. Ma facciamo un passo indietro.
Hiroshi Narumi ed Etsuko Yamakawa provengono entrambi dal mondo della musica classica, ma sviluppano interessi per generi occidentali diversi: Yamakawa è affascinata dal pop degli anni ‘60, mentre Narumi esplora il soft rock, l’R&B e la bossa nova.
Si incontrano alla Yamaha Music Foundation, dove Yamakawa lavora come assistente e ha l’opportunità di apprendere tecniche dai compositori affermati con cui collabora. Dopo diverse collaborazioni con vari artisti, decidono di creare un progetto proprio e pubblicano “Thru Traffic” nel 1982.
Sebbene l’album abbia risentito di problemi contrattuali e di scarsa promozione, si rivela comunque un trampolino di lancio per entrambi: Narumi diventa un apprezzato produttore e musicista, mentre Yamakawa si afferma come arrangiatrice di successo.
Thru Traffic esplora diversi stili, spaziando dallo sweet soul alla Bobby Caldwell, alle ballate nello stile di Gino Vannelli, fino a toccare il pop jazzato e la bossa nova nello stile di Sergio Mendes (davvero notevole in tal senso i i brani “September Valentine” e “Spell”).
È un album eclettico, con un mood estivo pazzesco, e davvero molto bello, ideale per chi voglia avvicinarsi al City-Pop. In occasione del quarantennale dell’album, Hiroshi Narumi lo ha celebrato pubblicando un nuovo disco intitolato “Around Thru Traffic.”
Disco consigliato:
“Thru Traffic” - (1982, Philips) Ristampato nel 2022 da USM Japan

NORVEGIA

Ole Børud
Avevamo ormai perso la speranza di ascoltare nuovi artisti cimentarsi con lo Yacht Rock, un genere che sembrava destinato a rimanere un ricordo nostalgico. Fortunatamente, ad inizio anni 2000, il norvegese Ole Børud (insieme ad altri artisti come Lou Pardini e Bill Cantos) ha messo a tacere chi sperava di non sentire mai più parlare di Yacht Rock.

E, ironia della sorte, Børud proviene da un contesto musicale che storicamente avversa questo genere, essendo un musicista con radici nell’hardcore punk e nel doom metal.
Dopo un primo album in cui la direzione artistica non era ancora ben definita (al punto che Børud lo disconoscerà in seguito), è con “Shakin’ The Ground” del 2008 che inizia la sua avventura nel mondo dello Yacht Rock, muovendosi abilmente tra influenze soul, suggestioni alla Steely Dan e brani mid-ballad che richiamano la stagione dorata del westcoast pop.
Dischi consigliati:
“Shackin The Ground” - (2008, Connection)
“Outside The Limit” - (2019, Connection)

The Norwegian Fords
Erik Enzo e Paul Call formano i Norwegian Fords, un duo di musicisti profondamente ispirati dalle sonorità degli Steely Dan, a cui si rifà esplicitamente la loro musica.
I testi, arguti e intelligenti, sono intrecciati con trame sonore pop arricchite da improvvisi cambi armonici, in perfetto stile Fagen/Becker.
Hanno pubblicato due album, di cui il primo è un vero gioiellino, caldamente raccomandato a chi considera gli Steely Dan il proprio punto di riferimento musicale. Dotati di grande personalità, è un vero peccato che non abbiano più inciso niente. D’altronde, cimentarsi in questo genere era già una sfida negli anni d’oro, figuriamoci oggi.
Disco consigliato.
“Somewhere Down The Road You'll Listen” - (2011, Call Enzo Music)

SVEZIA

William Sikstrøm
Per trovare novità interessanti nel mondo dello Yacht Rock, dobbiamo volgere lo sguardo alla Scandinavia, da cui provengono alcuni dei migliori album del genere degli ultimi anni. William Sikstrøm ha esordito nel 2015, a soli 21 anni, con un album in cui esprimeva tutto il suo amore per band come Airplay, Pages e Steely Dan, rielaborandone l’influenza con uno stile personale. Il disco è stato registrato in casa, con Sikstrøm che ha suonato tutti gli strumenti. Il suo secondo album, pubblicato nel 2017, riprende le atmosfere del primo, migliorandole e mostrando una maturità sorprendente.
Dischi consigliati:
“I Will Be Waiting” - (2015. Private Press)
“Running Out Of Time” - (2017, Private Press)

State Cows
Gli State Cows, ovvero Daniel Andersson alla voce e alle chitarre e Stefan Olofsson alle tastiere e al basso, sono tra gli artisti che hanno riacceso la fiammella dello Yacht-Rock che sembrava essersi spenta per sempre.
Fu un vero raggio di sole per gli appassionati di Yacht Rock, che finalmente ritrovarono in loro l’energia, la qualità e il gusto che caratterizzavano i grandi classici del genere. Gli State Cows hanno preso gli Steely Dan come punto di riferimento centrale, ma non si sono fermati lì: nel corso degli anni hanno saputo attingere al meglio del westcoast pop, collaborando con alcuni dei più grandi interpreti di quell’epoca, tra cui Jay Graydon, Michael Landau, Bill Champlin, Jason Scheff e Ian Bairnson.
I loro album sono tra i migliori del genere, degni eredi della golden age dello Yacht-Rock.
Dischi consigliati:
“State Cows” - (2010, Avenue of Allies Music)
“The Second One” - (2013, Avenue of Allies Music)

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts with Thumbnails