La lunga e dettagliata storia di "Beatle George", rimasto tale nonostante i reiterati tentativi di sfuggire "a una storia dell'orrore, terribile, folle, un vero incubo, un'esperienza caratterizzata da pazzia, panico, paranoia" (come ha più volte dichiarato).
Curiosamente, ma non troppo, George, Paul, John, Ringo, cercarono di scappare dal marchio Beatles, dopo lo scioglimento, non riuscendoci mai, continuando a fare riferimenti, positivi o negativi, a quella esperienza, nelle canzoni, interviste, dichiarazioni, scritti.
Curiosa la storia dell'esperienza delle "Anthology", mezzo incubo per chi le ha gestite, con una tensione latente e costante tra i Threetles.
Si racconta del George mistico che fa a pugni con quello estremo, tra droghe, alcol, sesso, tradimenti, con il senso di onnipotenza che gli diede la fama con i Fab Four, con un carattere che poteva essere duro e scostante.
"Mi ha sempre destato qualche perplessità il fatto che il suo comportamento non fosse poi così tanto aderente ai valori che professava.
Non era sempre una persona amorevole.
Aveva un lato parecchio spiacevole. A volte era difficile capirlo: non era una passeggiata. Se dicevi qualcosa nel modo sbagliato se la prendeva anche se dal tuo punto di vista era un'uscita innocente.
Diciamo che ti rimetteva al tuo posto." (Glyn Johns)
La frustrazione di essere relegato compositivamente in secondo piano durante l'era Beatles: "non si rendevano conto di chi ero e questo era uno dei principali difetti di John e Paul.
Erano così impegnati a interpretare le parti di John e Paul che non prestavano attenzione alle persone intorno a loro".
La storia (e il libro) sottolineano come in realtà lo spazio lasciato a George fosse consono alle sue capacità compositive che non andavano al di là delle due/tre canzoni ad album.
La carriera solista lo dimostra e anche i brani che John e Paul rifiutarono durante il periodo Beatles.
Dovuto anche, per sua stessa ammissione, alla necessità di avere molto tempo per comporre e rifinire le canzoni.
Una storia fatta di successo ma anche di lunghi silenzi, insicurezze, i gravi problemi di salute che lo porteranno a una morte prematura, la marea di soldi persi con la casa di produzione cinematografica, la pace che trovava solo nei suoi giardini, l'aggressione subita in casa, la ricerca, quasi paranoica, di solitudine in posti remoti, lontano dalle folle, il credo religioso che lo portò a una morte serena.
I Beatlesiani non si possono esimere, il libro è pieno di spunti e particolari poco noti (difficile trovare aspetti inediti sui Beatles...), non è agiografico e racconta la storia di un ragazzo che voleva solo suonare la chitarra in un gruppo rock 'n' roll.
"Non riusciva proprio a capire perché fosse diventato un musicista famoso in tutto il mondo.
La cosa lo ha sempre un po' confuso.
Si chiedeva perché lui, un ragazzo qualsiasi di Liverpool, destinato a svolgere un lavoro semplice e umile fosse diventato all'improvviso così conosciuto"
(Pattie Boyd)
Graeme Thomson
George Harrison. Behind the locked door. La biografia
Il Castello Editore
472 pagine
24 euro
Sara Boero (Traduttrice)
venerdì, luglio 12, 2024
Graeme Thomson - George Harrison. Behind the locked door. La biografia
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Non scherziamo, All things Must pass è il miglior disco dopo Beatles dal punto di vista compositivo. Non per niente c'è la mano di Phil Spector a sottolinearne la grandezza e il genio. Il suo stile chitarristico è straordinario ed ha influenzato un sacco di musicisti, prendi Paul Weller o Jeff Tweedy (Wilco). In alcuni pezzi di questi ultimi, la chitarra slide suona molto simile a quella di George, quello stirare le note come se la chitarra piangesse. Preferisco il suo modo di comporre a quello di Paul troppo folk e barocco in alcune canzoni. Anche living in a material world è un bellissimo disco. Oltretutto, due o tre tra le più belle canzoni dei Beatles sono quelle scritte da George. Adoro il suo stile e il suo genio compositivo, molto legato, secondo al rock and roll degli anni 50 alla Roy Orbison.
RispondiEliminasecondo me...
RispondiEliminaAll things must pass è uno dei migliori dischi post Beatles (SECONDO ME dopo Band on the run e Lennon/Plastic Ono Band e Imagine, ma sono gusti). In realtà George prima di morire ha voluto rimixare All things perché infastidito dal trattamento di Phil Spector (buono per l'epoca, forse ma spesso fastidioso ora).
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