giovedì, luglio 29, 2021

Get Back. Dischi da (ri)scoprire


Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta. Le altre riscoperte sono qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

Spazio ad alcune esperienze parallele a SIOUXSIE AND THE BANSHEES

THE CREATURES - Wild things (1981)
Esordio fulminante per il duo Siouxsie (voce) e Budgie (batteria e percussioni). Un sound coraggioso e spettacolare che unisce una grande e immediatamente riconoscibile voce e un drumming percussivo, tribale, personalissimo che si sublima in particolare in "Mad eye screamer" e in una cover di "Wild thing" dei Troggs. Crudo, diretto, duro.

Mad eye screamer
https://www.youtube.com/watch?v=8ePBg955FuU


THE CREATURES - The Feast (1983)
Il primo album della band approfondisce ed elabora il concept della band, entrando in sonorità più "esotiche" (la musica tradizionale Hawaiana è uno dei riferimenti), con una creatività e una freschezza uniche.
Un gioiello di influenze, di varietà di stili, di atmosfere originalissime. Una specie di viaggio trance/tribale/psichedelico di rara bellezza.

Miss the girl
https://www.youtube.com/watch?v=rjXwpcm11is


THE CREATURES - Boomerang (1989)
THE CREATURES - Anima Animus (1999)
THE CREATURES - Hai! (2003)
Il progetto prosegue evolvendosi verso altri orizzonti sonori e ispirativi. Entrano fiati, elettronica, pulsioni techno, in "Hai!" dirette connessioni con il tribalismo giapponese a rendere il lavoro interessantissimo, fresco e avanti.


THE GLOVE - Blue sunshine (1983)
Estemporaneo super gruppo che unì Robert Smith dei Cure e Steve Severin dei Banshees, in un momento di problemi interni a entrambi i gruppi. Al loro fianco la cantante Jeanette Landray, Andy Anderson futuro batterista dei Cure (ma anche con Peter Gabriel, Iggy Pop, Gun Club e decine di altri) e il tastierista Martin Mc Carrick che entrerà nei Banshees (e che poi troveremo con Theraphy?, This Mortal Coil, Nick Cave, The The, Gary Numan, Biffy Clyro, Marianne Faithful, Bryan Ferry. Un lavoro discreto, all'insegna di una new wave elettronica anonima, malamente sopravvissuto al trascorrere del tempo, soprattutto a causa di una voce decisamente scarsa.

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