lunedì, luglio 05, 2021

Aldo Bonasia


Nell'ultima foto in basso un poliziotto fa la guardia al cervello di Giannino Zibecchi ucciso nel 1975 da una camionetta dei carabinieri. Forse la stessa guardia che lo ha schiacciato col piede poco prima dicendo le famose parole "non pensavo che il cervello di un comunista fosse così grosso".

Aldo Bonasia, nato a Bitonto nel 1949, scomparso nel 1995, dopo un apprendistato nella moda a Milano, fonda nel 1973 l'agenzia DFP (Documents For Press) e inizia a fotografare gli anni caldi, che ribollono e lanciano lapilli di lava tra manifestazioni, scontri brutali con la polizia, pugni chiusi, rivoluzioni reali o immaginate, obiettivo il cuore dello Stato.

"La fotografia libertaria, comunarda, randagia" (cit. Pino Bertelli) lo porta a combattere "una battaglia che ci porta sulle strade della gente che sa amare" (cit. Area).

Pubblica i libri "Vivere a Milano" (con Nanni Balestrini, 1976) e "L’Io in divisa. Immagini per un’analisi sociale" (1978), si addentra nel mondo degli ultimi, degli emarginati, dei tossicodipendenti.

E lascia un ritratto vivido, seppure in bianco e nero, di un mondo lontano, inimmaginabile, tanto era forte l'immaginazione a quei tempi.

Ho tratto informazioni e suggestioni da questo intensissimo e splendido ricordo di un suo compagno, fotografo, cineasta, scrittore, Pino Bertelli:
http://pinobertelli.it/wp-content/uploads/2019/02/Aldo-Bonasia-Sito.pdf

Le sue immagini figurano un’esortazione contro l’ingiustizia e, sotto un certo taglio, invitano a prendere i propri sogni per la realtà. In margine alla fotografia più acclamata, la scrittura fotografica di Bonasia attraversa abusi e terrori, ripara il torto e dice che non c’è salvezza nell’imitazione del potere. (Pino Bertelli)

La fotografia deve la propria fortuna a imprese di ciarlatani che fanno professione di mercanteggiare sull’effimero iconografico o sul dolore degli altri... qualche volta nascono poeti randagi della fotografia che sono morti di niente, dopo aver vissuto di tutto. Uno di questi, e tra i più grandi, è Aldo Bonasia. (Pino Bertelli)

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