venerdì, dicembre 11, 2015
Esiste qualcosa che possiamo chiamare materia?
Se sì, qual è la sua natura?
Gli interventi di ANDREA FORNASARI sono complessi ma sempre interessantissimi.
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Filosofia
Il filosofo che per primo mise autorevolmente in luce i motivi per considerare gli oggetti immediatamente percepiti dai sensi come non esistenti indipendentemente da noi fu l'arcivescovo Berkeley (1685 - 1753).
I suoi "Tre dialoghi fra Hylas e Philonous, contro gli scettici e gli atei", si propongono di dimostrare che non esiste nulla che si possa chiamare materia, e che il mondo è costituito solo di menti e dello loro idee. Sinora Hylas ha creduto nell'esistenza della materia; ma egli è ben un povero avversario nei confronti di Philonous, il quale lo induce senza pietà in paradossi e contraddizioni, finché alla fine la sua affermazione che la materia non esiste sembra quasi la voce del senso comune.
Gli argomenti di Philonous sono di diverso valore, alcuni importanti e accettabili, altri confusi e sofistici. Tuttavia a Berkeley rimane il merito di avere mostrato che l'esistenza della materia si può negare senza incorrere in assurdità, e che se le cose esistono indipendentemente da noi, non possono essere gli oggetti immediati delle nostre sensazioni.
Quando chiediamo se la materia esiste, nella domanda sono implicite due questioni: dicendo "materia" noi in genere intendiamo qualcosa di opposto allo "spirito", qualcosa di esteso nello spazio e incapace di coscienza.
Soprattutto della materia intesa in questo senso Berkeley nega l'esistenza, cioè egli nega che i dati sensibili siano di essenza non mentale.
Ammette che ci debba essere qualcosa che continua a esistere quando chiudiamo gli occhi o usciamo dalla stanza, e anche che ciò che noi chiamiamo "vedere" il tavolo ci dia effettivamente ragione di credere in qualcosa che non cessa di esistere quando noi non guardiamo.
Ma egli pensa che questo qualcosa non possa essere di natura radicalmente diversa da ciò che vediamo, e non pensa essere indipendente da ogni e qualsiasi vedere, benché debba esserlo dal nostro vedere.
Così Berkeley giunge a considerare il tavolo "reale" come un'idea nella mente di Dio, dotata della necessaria permanenza e indipendenza da noi, senza però essere - come la materia altrimenti sarebbe - assolutamente inconoscibile, nel senso che vi si possa giungere solo per inferenza, senza averne mai un'esperienza diretta e immediata.
Dopo Berkeley altri filosofi hanno pensato che l'esistenza del tavolo, pur non dipendendo dal fatto che sia visto da noi, dipende dal fatto che sia visto, o conosciuto in altro modo attraverso la sensazione, da una mente. Non sempre la mente di Dio, più spesso anzi la mente collettiva dell'universo. Questa loro convinzione deriva principalmente dall'altra: che non può esserci nulla di reale (o perlomeno nulla che sia dato conoscere come reale), tranne le menti e i loro pensieri e sentimenti.
Il ragionamento che essi fanno è più o meno questo:
"Tutto ciò che si può pensare è un'idea nella mente della persona che lo pensa; dunque nulla può essere pensato, tranne le idee presenti nella mente; dunque nessun'altra cosa è concepibile, e ciò che non è concepibile non può esistere".
Personalmente mi sembra un argomento fallace, e di sicuro coloro che lo esprimono non lo propongono in maniera così disadorna e succinta come ho fatto io.
Ma, valido o no, moltissimi filosofi hanno avanzato questo argomento.
Ad esempio secondo Leibniz (1646 - 1716) ciò che ci appare come materia è un insieme di menti più o meno rudimentali - le famose monadi, una sorta di atomi pensanti.
Dunque: esiste un tavolo reale? Se sì, che sorta di oggetto può essere?
Tanto Berkeley quanto Leibniz ammettono che esiste un tavolo reale, ma Berkeley dice che è un'idea di Dio, e Leibniz che è una specie di colonia di anime. Quindi rispondono affermativamente alla prima domanda, e soltanto la risposta che danno alla seconda è diversa da quella che darebbero i comuni mortali.
Quasi tutti i filosofi concordano che esiste un tavolo reale, quasi tutti ritengono che i dati sensibili (colore, forma, durezza eccetera) per quanto largamente possono dipendere da noi, sono però segno di qualcosa che esiste indipendentemente da noi.
In breve: ciò che vediamo e sentiamo direttamente sembra essere solo "apparenza", e crediamo che sia il segno di una realtà che sta dietro di essa. Ma se ciò che conosciamo attraverso i sensi non è la realtà, abbiamo il mezzo per sapere se una realtà esiste?
Se sì, riusciremo a sapere com'è?
Sono domande difficili, e per questo non si può escludere con certezza che siano giuste le ipotesi più strane e bizzarre.
Così il nostro tavolo, oggetto familiare, non ci pare più tanto tale. Le possibilità diventano sorprendenti.
Di questo oggetto che vediamo ogni giorno, e al quale non prestiamo nessuna attenzione, si può dire solo una cosa: probabilmente non è ciò che sembra.
Al di là di questo modestissimo risultato, possiamo magari arrischiare tutte le congetture: Berkeley e Leibniz erano sicuramente dotati di grande immaginazione e fantasia, ma la stessa austera scienza lo è forse altrettanto, quando ci parla di cariche elettriche in perpetuo movimento.
In mezzo a tante ipotesi, il dubbio suggerisce che potrebbe non esserci nessun tavolo.
La filosofia, pur non sapendo rispondere a tante domande quanto vorremmo, possiede se non altro la capacità di porne, accrescendo l'interesse per il mondo e rivelandoci quante stranezze e sorprese possono nascondersi sotto la superficie delle cose, anche quelle più comuni.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
L'altra notte (insonne) invece di contare le pecore sono passato da video utube di astronomia (sono da sempre un appassionato soft) a video di gente che (a oggi!) crede fermamente che la terra sia piatta e espone in modi risibili o parascientifici, con esempi paradossalmente semplici tipo calcoli kilometrici/temporali dei voli aerei rapportati alla (non) rotazione del globo, questa teoria.
RispondiEliminaDopo un paio d’ore sono giunto alla conclusione che la realtà è capitanocentrica, e tutto si muove intorno alla mio unico neurone, che è fra l’altro anch’esso piatto, e quindi sto vivendo un hoax cosmico e non sono molto lontano dai concetti del post di Andrea.
Io sono io, e voi non siete un….
Haha Buona giornata
grande Capitano.
EliminaMarchese del Grillo docet....
Concordo !
RispondiEliminaPS Cap. Il nuovo ep di Wellah ha un inedito trascurabile e dei remix che si possono tranquillamente archiviare, innit ?
RispondiEliminabeh sì, l'inedito non è malvagio, mi piace molto going my way e anche phoenix (poca differenza dall'originale). per questi 3 ho dato 3 ascolti, gli altri 2 un tentativo di ascolto ed archivio senza ritorno...
EliminaCapt,ma noi siamo ognuno un C...o a sè o tutti insieme siamo un C...o solo?
RispondiEliminaC