venerdì, ottobre 02, 2015

INTERVISTA ai Rudi



Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA, al giornalista FEDERICO GUGLIELMI, ad OSKAR GIAMMARINARO, cantante e anima degli STATUTO, al presidente dell'Associazione Audiocoop GIORDANO SANGIORGI, a JOE STRUMMER, a MARINO SEVERINI dei GANG, a UMBERTO PALAZZO dei SANTO NIENTE, LUCA RE dei SICK ROSE, LUCA GIOVANARDI e NICOLA CALEFFI dei JULIE'S HAIRCUT, GIANCARLO ONORATO, LILITH di LILITH AND THE SINNERSAINTS, a Lorenzo Moretti, chitarrista e compositore dei GIUDA, il giornalista MASSIMO COTTO, a FAY HALLAM, SALVATORE URSUS D'URSO dei NO STRANGE, CESARE BASILE, MORENO SPIROGI degli AVVOLTOI, FERRUCCIO QUERCETTI dei CUT, RAPHAEL GUALAZZI, NADA, PAOLO APOLLO NEGRI, DOME LA MUERTE, STEVE WHITE, batterista eccelso già con Style Council, Paul Weller, Oasis, Who, Jon Lord, Trio Valore, il bassista DAMON MINCHELLA, già con Paul Weller e Ocean Colour Scene, di nuovo alla corte di Paul Weller con STEVE CRADOCK, fedele chitarrista di Paul, STEFANO GIACCONE, i VALLANZASKA, MAURIZIO CURADI degli STEEPLEJACK e la traduzione di quella a GRAHAM DAY, CARMELO LA BIONDA ai MADS, CRISTINA DONA', TIM BURGESS dei Charlatans, JOYELLO TRIOLO, SIMONA NORATO e la traduzione di un'intervista a RICK BUCKLER, MICK JONES, MONICA FRANCESCHI, SALVO RUOLO, MAURIZIO MOLGORA e PAUL WELLER oggi andiamo con I RUDI con il bassista e cantante Silvio Bernardi.

Le precedenti interviste sono qua:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste

I RUDI - Nient'altro che routine
Il trio milanese (basso, batteria e tastiere, nessuna chitarra!) srotola un fresco beat dal sapore 60's, con abbracci a soul e rhythm n blues, caratterizzato da un'energia unica, una tecnica esecutiva eccelsa e ecletticità a volontà. Un disco di grandissima potenza, canzoni mai semplici ma efficaci al primo ascolto, sempre bene articolate e composte alla perfezione.
Grande band !

1) Cosa spinge un gruppo giovane a rivolgersi a sonorità e ispirazione così lontane nel tempo e così poco attuali come soul, rhythm and blues, Prisoners?

Beh, per quanto riguarda il soul e l'r&b sono stati i primi, primissimi amori miei e di mio fratello Gabriele, folgorati sulla via di Damasco da bambini dal film The Blues Brothers e da lì approdati all'istante a tutta la produzione Stax/Atlantic.
In quarta elementare i miei compagni ascoltavano gli 883, io con Ray Charles e Otis ero un po' fuori dal coro diciamo, figurati Gabry che ha iniziato anche prima, e che già da bambino aveva cominciato con le tastiere.
Il primo gruppo che abbiamo fondato insieme, Rude Fellows, faceva ska e rocksteady, lui aveva 13 anni io 17.
Dopo qualche anno e molti concerti siamo tornati agli antichi amori, con la nascita dei Rudi.
Per quanto riguarda i Prisoners, li abbiamo scoperti abbastanza di recente, grazie al consiglio di diversi amici della generazione precedente alla nostra (uno si chiama Tony Face), e abbiamo scoperto di avere molte affinità con il loro sound, che ci piace tantissimo.

2) La scelta di suonare con basso, tastiere e batteria, senza chitarra è voluta o una causa di forza maggiore?

Partita come forza maggiore, nel senso che avevamo un chitarrista (Lorenzo Trentin, che è anche un ottimo armonicista ed è ospite in questa veste in un brano del disco) ancora dai tempi dei Rude Fellows, ma al momento di imbastire la nuova formazione si è chiamato fuori.
Così abbiamo provato diversi chitarristi, ma nessuno ci faceva impazzire, e un giorno Gabry mi fa: ma se proviamo senza?
Ci abbiamo messo un po' a trovare il suono che volevamo ma alla fine ci ha convinto. E ora sarebbe difficile immaginarci con un chitarrista.

3) Quali sono le difficoltà maggiori per un gruppo esordiente discograficamente nell'Italia "indie" di oggi?

Principalmente suonare in giro con regolarità, anche in una città come Milano che sembra attivissima in realtà non sono tanti i locali dove suonare, e molti di questi non vogliono pagarti.
Quindi, a meno che tu non accetti di suonare gratis (cosa che noi non facciamo, anche perché sia Gabriele sia Stefano sono impegnati in diversi altri progetti e lo fanno per lavoro) far "girare il nome" non è semplicissimo.
Oltre al fatto che l'offerta è talmente tanta che si viene soffocati e non si capisce più cosa siano le cose buone e cosa no, sempre che a qualcuno interessi ancora scoprire musica nuova, cosa di cui periodicamente mi trovo a dubitare.

4) La scelta del cantato in italiano si accoppia a testi piuttosto particolari e originali.
Chi compone e da cosa attinge?


I brani sono composti da Gabriele per quello che riguarda la parte musicale, gli accordi e i riff, poi intervengo io con il cantato e il testo, e in saletta con Stefano ultimiamo l'arrangiamento.
Per quanto riguarda i testi non posso dirti di attingere da qualcosa in particolare perché non ho mai ascoltato tanta musica coi testi in italiano, ho scelto questa lingua rispetto all'inglese perché ho un vocabolario necessariamente più ampio e posso dire quello che voglio (più o meno) senza filtri.
Ma la cosa che mi interessa più di tutto è che il cantato "suoni", che non ci siano sillabe fuori posto, insomma nessuna licenza cantautorale: la melodia e la metrica prima di tutto, come nei dischi stranieri o in quelli degli anni del beat.

5) C'è ancora spazio secondo voi per la discografia tradizionale a base di un supporto fisico o è inevitabile l'ascolto digitale o addirittura gratuito della musica?

Io credo che l'ascolto digitale e gratuito sia ormai un dato di fatto, anche positivo, molto positivo per certi versi: se penso a pochi anni fa, quando richiedevo dischi impossibili alla Fonoteca di Cologno Monzese (luogo fondamentale per la formazione mia e di mio fratello) perché non si riuscivano a trovare da nessuna parte, e confronto con oggi che qualsiasi gruppo cerco è a un clic su Spotify di distanza, c'è un abisso.
Ciò non toglie che il supporto fisico abbia ancora un senso: Spotify mette tutto allo stesso livello, ti fa apprezzare ma anche dimenticare in fretta.
Diversa cosa è col supporto fisico, cd o vinile che sia. Per esempio io, che per vari motivi, ascolto tanta musica nuova, soprattutto italiana, faccio fatica a far entrare qualcuna di queste cose nuove nella mia (non grandissima in realtà) collezione fisica.
Deve proprio colpirmi tanto: mi è successo ad esempio con Jacco Gardner, ultimamente.
Ma anche gli Spitfires penso me li prenderò in cd.

6) Voi siete piuttosto giovani, cosa ne pensate di un "rock italiano" in cui i grandi nomi sono, a parte qualche eccezione, ormai vicini ai 50 anni?

Non saprei dirti, da un lato quelle rockstar uscite negli anni Novanta mi sembrano gli ultimi residui di un mondo non solo della musica, ma anche del lavoro, che non c'è più: quelli che hanno potuto raccogliere i frutti di ciò che hanno seminato.
C'è da dire che alcuni di questi avevano delle proposte veramente valide e, se sono riusciti a durare (penso ad esempio a Subsonica, Afterhours, Africa Unite e Statuto) è perché sono stati in grado di rinnovarsi e di produrre sempre cose di qualità.
Cosa che non so quanto sia possibile per quelli che "fanno il botto" ora - anche senza parlare di formazioni legate proprio all'hic et nunc e che inevitabilmente finiscono in un fuoco di paglia - per questioni essenzialmente di congiuntura (leggi: soldi).
Ma non credo che oggi ci sia meno talento rispetto agli anni Novanta, anzi penso ce ne possa essere anche di più: solo che fa una fatica boia a uscire dall'underground, e in alcuni (molti) casi non ne uscirà mai.

7) C'è una particolare cura per la vostra strumentazione, scelte particolari?

Non siamo dei feticisti della strumentazione vintage, se è questa la domanda.
Gabriele ha diverse tastiere che usa per i suoi vari progetti ma con noi usa due tastiere moderne, una Nord Electro e una Studiologic, passate attraverso un ampli Fender da chitarra.
Io ho un Fender Jazz Mexico che è da battaglia come giusto che sia, considerando i cartoni che gli tiro spesso a fine concerto, e una testata Ampeg coi suoi annetti.
Stefano è uno attento alla strumentazione, recentemente si è fatto costruire un rullante da un amico ex batterista ora artigiano, Treno Drums, che devo dire suona molto bene. Ad ogni modo mi sembra che quella della strumentazione vintage a tutti i costi sia spesso un po' un vezzo, che distoglie l'attenzione da quello che poi è in definitiva il vero suono di una band. Quello lo fa il gusto dei musicisti, prima della strumentazione.

8) Una lista di dischi che i Rudi si porterebbero sull'isola deserta.

Per non scontentare nessuno la divido in tre, chiamando in causa anche Gabriele e Stefano, facciamo cinque a testa.

Silvio:
1. The Who, “Live at Leeds”
2. The Beach Boys, “Pet Sounds”
3. Otis Redding, “Otis Blue”
4. Beck, “Sea Change”
5. Wilco, “Being There”

Gabriele
1. Bloomfield/Kooper/Stills, "The Super Sessions"
2. The Beatles, "Abbey road"
3. Nick Drake, "Five Leaves Left"
4. The Blues Brothers, "Original Soundtrack Recording"
5. Frank Zappa, "Hot Rats"

Stefano
1. Fabrizio De André, "Tutti morimmo a stento"
2. Smashing Pumpkins, "Mellon Collie and the Infinite Sadness"
3. Red Hot Chili Peppers, "Blood Sugar Sex Magik"
4. Green Day, "Dookie"
5. Pink Floyd, "The wall"

23 commenti:

  1. Grandissimi Rudi!!
    bella e meritatissima intervista.

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  2. Grande Silvio.
    Date qua intorno?
    L'opera com'è reperibile?

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  3. Grande selezione di dischi.
    Supersession disco strabello, Stop un pezzo inarrivabile!

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  4. Ciao Alberto, grazie mille! dunque, presenteremo il disco il 22 a Milano poi abbiamo qualche altra data, nessuna per ora in zona Pavia per il momento, non abbiamo molti contatti in zona. Però se una volta riesci a venire a sentirci faremo "Stop" apposta per te, è uno dei pezzi preferiti miei e di mio fratello, di norma non l'abbiamo in repertorio ma un'eccezione la si fa volentieri.

    Per quanto riguarda il disco si trova:
    FISICO
    -Ai concerti (i prossimi sono il 22 e il 24 ottobre)
    -Sul sito di Ammonia Records: http://shop.thefiremusic.com/home/96-i-rudi-nient-altro-che-routine-cd-digipak-8023872791472.html

    DIGITALE
    -Su Amazon: http://www.amazon.it/Nientaltro-che-routine-i-Rudi/dp/B015KIURIQ/ref=sr_1_1?s=dmusic&ie=UTF8&qid=1443684701&sr=1-1-mp3-albums-bar-strip-0&keywords=i+rudi+nient%27altro+che+routine
    -Su Itunes

    STREAMING
    -Su Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=74Ioz165id4&list=PLv7LXn22o6Wi6Nw8WasXIONRqQhw7W-ut
    -Su Spotify: https://open.spotify.com/album/1v2UVa6MUlO1U6nXYrDxJz

    un abbraccio e grazie!

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  5. Ho visto i link su fb grazie.
    Io a Milano ci vengo! Il 22 dove? si può partecipare o è ad inviti?

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  6. Per il momento lo stò ascoltando su youtube, strabello, come già l' EP.
    Quindi lo prenderei ad un concerto, mi piace di più.

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  7. Quindi farete meglio a cominciare a provare Stop.....

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  8. il 22 ottobre al Ragoo, zona viale Monza, ingresso libero. grazie ancora!

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  9. Sterpitosa versione di Melanie, so che è dei Prisoners, ma direi i Merton Parkas meneghini.

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  10. per "Stop" tranquillo, è garantita ;)

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    1. ha ha ha ha ha ha, grande (ma scherzavo (ma neanche tanto)).
      Orario?

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    2. 22.30! per i Merton Parkas... troppa grazia :)

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    3. Meritato invece.
      Ottimo ci si vede la

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  11. Disco molto bello, concordo. Compliments!

    W

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  12. Risposte
    1. al momento ahimé no... essendo il nostro esordio non ce la siamo sentita di rischiare

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  13. fischio! Esiste ancora il Ragoo? Cia abbiamo suonato nel lontano ????2000? Boh, chi si ricorda....

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  14. Stefano!!!!!!!
    Sei l'anello debole della band!!!!!!!!!
    Dai, rivedi i cinque dischi....
    Ahahahahahah!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1

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  15. Grandi RUDI!
    Ciao Silvio..speriamo a presto allora (di persona!)
    C

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  16. grande C! dai vediamo se riusciamo a organizzare un passaggio torinese... altrimenti ci si vede per gli Spitfires!

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