venerdì, marzo 22, 2013

Edoardo Bennato



Purtroppo non sempre apprezzato come meriterebbe, Edoardo Bennato è (stato) uno dei più interessanti autori e musicisti della scena italiana di sempre.
Con una personalità e un marchio sempre riconoscibilissimi ha saputo spaziare tra cantautorato puro, blues, rock n roll, sperimentare (tra i primi a portare suoni reggae e ska da noi ad esempio), scrivere testi mai dichiaratamente “politci” ma sempre sapientemente critici e polemici nei confronti del potere e dei vizi italici.
Non sempre all’altezza artisticamente delle sue capacità si è sempre mantenuto coerente con il suo stile e ha saputo scrivere eccellenti pagine della musica italiana.
L’inizio folgorante ha poi lasciato spazio ad un eccessivo manierismo pur se sempre dignitoso
.

Non farti cadere le braccia (1972) 7
Dopo una serie di 45 più o meno riusciti e una lunga lista di brani per altri cantanti, l’esordio di Bennato non è ancora bene definito ma già a livelli di eccellenza con perle come la splendida title track, “Un giorno credi” e “Una settimana..un giorno”.
A chiudere lo splendido rock blues percussivo di “Rinnegato” con cui sbeffeggia il fratello ed ex collaboratori ed introduce un lungo finale con i suoi tipici gorgheggi e urletti che diventeranno un marchio inconfondibile.

I buoni e i cattivi 1974 7
Un specie di concept (sulla difficoltà di percepire il buono e il male) che conferma tutto quanto appena espresso nell’esordio.
Il suono si fa più scarno e minimale, entrano nella band le percussioni inimitabili di Tony Esposito (altro marchio di fabbrica del bennato sound) e si spazia dal rock di “Ma che bella città” al talking blues anti nazionalista de “La bandiera”, di “Che fortuna” e di “Arrivano i buoni”, la bellissima, autoironica, “Facciamo un compromesso”, la famosa marcetta orchestrata sull’omologazione di “Tutti in fila per tre”, il country blues di “Uno buono” e della famosa “Salviamo il salvabile”.

Io che non sono l’imperatore 1975 7
La trilogia iniziale di definizione dello stile di Bennato si chiude con un altro ottimo album dove l’aspetto cantautorale viene progressivcamente sostituito a favore di un rock blues che spazia dalla famosa “Meno male che adesso non c’è Nerone” (rock n roll classico) all’altrettanto conosciuta “Signor censore”, blues con la consueta armonica a colorare il tutto e alla polemica anti papista “Affacciati affacciati” country blues mono nota con finale che si tuffa nella tradizione partenopea.
Ma resiste con un gioiello come “Feste di piazza” mentre “Io per te Margherita” conferma l’amore per lo sberleffo in operetta.
I testi restano sempre caustici, cattivi, perfidamente ironici contro il potere istituzionale e le ipocrisie della democrazia.

La torre di Babele 1976 8
Lavoro di grande maturità, finalmente palesa in pieno le qualità compostive di Bennato, eccellente nei testi, sempre più caustici, intelligenti, precisi, ironici e incisivi e soprattutto nella musica che si destreggia con grazia tra tradizione partenopea (nel raga rock “Ma chi è” con Tony Esposito in gran spolvero), rock n roll (“La torre di Babele”, “Eaa”), una personale rilettura del jungle blues alla Bo Diddley (“Viva la guerra”), blues (“Quante brave persone” con la chitarra di Roberto Ciotti, tra i primi bluesmen italiani, a livelli di eccellenza, il consueto omaggio semi operistico (“Fandango”) e due capolavori come “Cantautore” e “Venderò”, classici della canzone d’autore italiana.
Il primo grande capolavoro di Bennato e tra i migliori album dei 70s’ italiani.

Burattino senza fili 1977 7.5
Un nuovo concept, basato sula favola di Pinocchio e in cui entra tutto il mondo di Bennato dal Bo Diddley sound di “Mangiafuoco” alla stupenda ballata introduttiva (“E’ stata tua la colpa” ), l’altrettanta affascinante “La fata”, il rock n roll alla Jerry Lee Lewis di “In prigione in prigione”, il collaudato e immancabile siparietto operistico (“Tutti medici e sapienti”), il blues (“Il grillo parlante”), il twist della celeberrima “Il gatto e la volpe”.
Musicalmente è la fotocopia del precedente e pur se più compatto e con brani altrettanto azzeccati, perde rispetto al precedente di immediatezza.

Sono solo canzonette 1980 7
Uffà Uffà 1980 6

Con una mossa a sorpresa e assolutamente originale (ed inaudita) pubblica due album a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro, sfidando ogni elementare regola commerciale.
“Sono solo canzonette” (più canonico ed in linea con le precedenti produzioni tra rock n roll classici come la title track, “Il rock di Capitan Uncino” e “Rockoccodrillo” e ballate come la classica “L’isola che non c’è”) gli tributerà un successo enorme e riscatterà lo sconcerto di fronte allo spiazzante “Uffà uffà” caratterizzato da una serie di stranissimi brani, dall’iniziale “Li belli gladioli” a cappella al sarcastico “Sei come un juke box”, il doo woop di “Così non va Veronica”, gli strambi blues “Allora avete capito o no?” e “Che combinazione”, la sghemba e isterica “Restituiscimi i miei sandali” e la conclusiva title track antimilitarista hardcore punk (primo caso in Italia !) con i Gaznevada.

E’ arrivato un bastimento 1983 5.5
E’ goal 1984 6
Kaiwanna 1985 5
Ok Italia 1987 4. 5
Abbi dubbi 1989 5

Travolto da un enorme successo, stadi pieni e notevoli vendite, Bennato continua a sperimentare spostandosi senza timori da un genere all’altro, cercando una nuova collocazione artistica (ma con risultati di scarso spessore). Particolarità che propone anche nel nuovo album, prodotto da Garland Jeffreys, (ancora un concept destinato ad un’opera teatrale mai realizzata) dove ad ogni brano corrisponde un “genere” diverso, dal funk allo ska, all’hard rock e alla ballata.
Il risultato è caotico, scarsamente incisivo e poco ispirato.
Il primo live “E’ goal” del 1984 inserisce alcune hit (riarrangiate) e brani semisconosciuti oltre alla title track, che fu anche sigla della “Domencia Sportiva” ma anche in questo caso senza lasciare particolari segni.
Il tentativo di trovare una nuova strada, sperimentando e allontanandosi dal consueto stile, lo fa approdare ai synth e all’elettronica pomposa e sovraprodotta di “Kaiwanna” dove ben poco emerge di positivo in un muro di suono e di suoni palesemente fuori luogo.
Non fa meglio con il pessimo “Ok Italia” e l’altrettanto mal riuscito “Abbi dubbi” (con tanto di tormentone di “Viva la mamma”).
Si intravedono solo occasionalmente i guizzi creativi del passato ma il più delle volte sono affossati da arrangiamenti appesantiti, sintetici, tronfi che tolgono anima e freschezza.

E’ asciuto pazz o padrone 1993 6.5
Con lo pseudonimo di JOE SARNATARO (accompagnato dai Blue Stuff) Bennato torna alle origini con un buon album di classicissimo blues n roll con tanto di cover iniziale di “Baby please don’t go” dei Them e una serie di brani in stile, cantati in napoletano dove ritrova il sarcasmo e l’ironia pungente degli esordi.
Il contenuto è canonico e scontato ma divertente e scanzonato e riporta una ventata di aria fresca nell’ormai asfittica discografia del nostro.

Il paese dei balocchi 1992 5.5
Se son rose fioriranno 1994 5
Le ragazze fanno grandi sogni 1995 6
Sbandato 1998 6
L’uomo occidentale 2003 5.5
Le vie del rock sono infinite 2010 5.5

La traccia artistica di Bennato, ormai normalizzata e omologata ad uno stile in equilibrio tra un rock robusto e ballate, non lascia più segni particolarmente incisivi.
Gli album scorrono piuttosto anonimi con rari momenti di vero interesse.
La discografia si riempie di raccolte e di live (oltre a rivisitazioni di vecchi album, colonne sonore) in una costante aurea mediocrità , più o meno dignitosamente intorno alla sufficienza.

21 commenti:

  1. Tra i miei preferiti nella prima adolescenza che coincise col suo periodo d'oro.
    Bravo Tony è stato uno dei migliori della scena italiana di sempre. Un artista contro che ha espresso con talento il suo dissenso, testi sempre forti ma mai sgradevoli e con una componente di divertimento o sense of humor o tutti e due. Bella musica e grandi musicisti esponenti del Napoli Sound nei suoi lavori migliori.
    Mi prendo questa libertà:
    Uffa Uffa voto 9
    La Torre di Babele voto 9
    Sono solo canzonette voto 8,5
    Burattino senza fili voto 8
    I buoni e i cattivi voto 7
    Io che non sono l'imperatore voto 7
    Non farti cadere le braccia voto 7
    sono i dischi che ho ancora in vinile.
    Lo ascolto ancora con grande soddisfazione.
    Canzone preferita: 'Che combinazione'

    Grande!

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. La sua miglior particolarità credo sia stata (oltre a suonare blues, fatto bene, fedele alle origini, sincero e a sperimentare tanto altro , dal reggae al punk) nel riuscire a scrivere testi "politici" e polemici in un 'epoca in cui tutti erano schierati palesemente, e a farlo con metafore riuscite, intelligenti, ironiche, senza le pesantezze stracciapalle dei canatutori suoi contemporanei.

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  4. Si si, verissimo, in questo senso è stato un gigante.

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  5. non e' stato niente male anche con l'esperienza Joe Sarnataro, dedicata al blues. Mi ricordo di averlo visto al teatro Fraschini di Pavia, strapieno, al culmine della Torre di Babele, in duo con Roberto Ciotti alla slide (dovrei avere da qualche parte una cassetta c80). Concerto della madonna!
    Occhio a questa estate, dovrebbe girare dalle parti di....Piacenza.

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  6. Affettivamente legato all' edo (anche) per ragioni anagrafiche. Noi ragazzini impegnati delle medie di fine '70 si cantava 'un giorno credi' con aria contrita pensando a come entrare nelle mutande della compagna di banco.
    L'ho amato molto fino al 'bastimento' poi è colato a picco ma io già veleggiavo verso altri lidi .
    L'ho visto live qualche hanno fa in un concerto estivo in piazza a Castelnuovo Rangone, sempre grandissima voce e eccezionale one man band. Rimane un classico esempio di come si sia ispirati finchè giovani e arrabbiati, poi si tende a diventare 'maniera' di sè stessi pur rimanendo tecnicamente eccelsi.

    Jeanpaul

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    1. Concordo anche se ha provato, con la svolta elettronica di "Kaiwanna" a percorrere nuove strade ma non gli è riuscito granchè bene.
      in ogni caso ha 67 anni e non è più lecito attendersi grandi cose dal "ragazzo"

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  7. ohh grande ,..io avevo tutti gli lp fino a Sono Solo canzonette,...i testi di Edoardo sono grandiosi,...lui e Zucchero ( e Vasco nelle cose migliori anni '80) sono secondo me gli unici veri 'rocker' mainstream della repubblica italiana,..mi è sempre piaciuta un casino la vena polemico-ironica dei suoi testi

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  8. dimenticavo Gianna Nannini e gli early Mina e Adriano Celentano o Finardi,..anch'essi great 'mainstream' rockers,..o Marino Marini e il suo Quartetto o la prima Rita Pavone

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  9. è vero, ricordo che 'uffa uffa e 'sono solo canzonette' uscirono a pochi giorni di distanza e andarono tutti e 2 in 'classifica',..uffa uffa era 9° se non ricordo male:)

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  10. be' in quanti hanno comprato la (pesantissima) Eko 12 corde e si sono ghiglottinati le dita nel tentativo di piazzare insime armonica e kazoo nell'infernale aggeggio che usava lui?
    grandissimo poi il "tiro" e le percussioni di "io che non sono l'imperatore"

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  11. Decisamente un grande. A 13 anni frugando tra i dischi di mia cugina, già teenager, pescai Sono solo Canzonette e Buoni e Cattivi è stato subito amore. I testi del Bennato degli anni '70 sono ancora, ahinoi, attualissimi e hanno sempre avuto il pregio di essere politici senza essere ne banali ne tantomeno scontati. Un anarco-rocker con una vena blues di altissimo livello. Da piccolo impazzivo per Tutti in Fila per Tre e per Ma che Sarà e già allora mia cugina quando rompevo i coglioni gridava..."è un provocatore, fatelo tacere!"
    Grande Benna

    Charlie

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  12. Siete impazziti tutti, oppure siete stati invasi dagli ultracorpi.
    Bennato passi anche, ma Zucchero? Vasco? La Nannini?
    :)

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  13. Eh no, personalmente Vasco, Zucchero e Nannini al rogo.
    Bennato invece no ! I primi album ne fanno un grande, poi mediocrità

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  14. Indispensabile nella mia crescita pre- e adolescenziale (fino a UFFA..grandi Gaznevada! e CANZONETTE)con i suoi scat onomatopeici,la EKO 12 corde,il kazoo..
    Poi brani qua e la ma nulla di piu'.
    Plaudo alla sua aria da "forever young" che il "ragazzo" ancora mantiene

    C

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  15. Io una volta ho detto 2 parole con lui, suonavo a un festival a Rimini sul piazzale davanti alla spiaggia. Lui era "l'headliner" della sera, e saltellava di qua e di là a guardare le chitarre che c'erano in giro. Un tipo simpatico e divertente, che suona le Rickenbacker a 12 corde!

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  16. (stavo parlando di 'mainstream',.non di Sick rose etc.),..mah ,se vai a chiedere all'estero, Zucchero è considerato l'unico rocker italiano ,..la Nannini è molto famosa in paesi che hanno una cultura media rock superiore all'Italia,...col primo vasco noi ci sia cresciuti ,..lo vidi quando avevo 12 anni a una 'millenaria fiera agricola', ci saran state 70 persone,..'dimentichiamoci questa città' è r'n'r,..poi quello in diretta su raidue di questi anni non piace neanche me,...Asilo Republic è punk rock molto più del 45 de gli INCESTI (che veniva spacciato per punk dai parrucconi dell'epoca

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  17. con chi è che ha duettato S. Burke?? con Zucchero o con Ligabue?

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  18. ricordo in un pub di Vienna o anche a munchen ,..facevano ascoltare Gianna Nannini in continuazione,...poi secondo me 2 grandissimi sono Branduardi e Battiato,..ma a loro l'etichetta 'rock ' va stretta

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  19. ...quelli sono i nomi riguardo al r'n'r 'mainstream' in senso stretto:),.,...se poi vogliamo al posto di Zucchero metterci DEn Harrow facciamolo,..ma loro preferiranno sempre 'Nebraska' o la Joe Ely Band

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  20. il r'n'r l'hanno inventato loro,..e capiscono che Zucchero è un r'n'roller ,..questa la mia opinione

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