martedì, luglio 06, 2021
Graham Bond
Riprendo, aggiornandolo, un vecchio post su un grande nome dimenticato.
Uno dei principali geni inespressi della scena musicale inglese dei 60’s, GRAHAM BOND è stato tra i grandi organisti della sua era e potenzialmente un possibile nome da accogliere nell’Olimpo dei Grandi.
Purtroppo una irrefrenabile tendenza autodistruttiva, che lo ha condotto nei meandri degli abusi di droghe e alcool , fino alla magìa e all'occulto, ne ha decretato una prematura e tragica fine (suicida nel 1974 a 36 anni sotto le rotaie di una metro londinese).
Ha lasciato una serie di album interessantissimi.
The New Don Rendell Quintet - Roarin
L’esordio di Graham Bond con il quintetto hard bop di Don Rendell.
Ci sono i semi delle capacità tecniche future anche se il ruolo di comprimario di Bond non consentono valutazioni di contenuto artistico.
GRAHAM BOND ORGANISATION
Sound of 65 - 1965
There’s a bond between us - 1965
Usciti entrambi nel 1965 sono la testimonianza di un fantastico percorso creativo appena iniziato e che avrebbe potuto portarli lontano. Ritmica stellare con Ginger Baker e Jack Bruce, il sax di Dick Heckestall Smith a pennellare colori jazz e Bond all’Hammond (e al Mellotron, strumento pressochè inedito nella scena).
Il sound attinge a piene mani da rhythm and blues e blues (ma crea anche una sorta di proto fusion), dal beat e da momenti (con anni di anticipo) quasi prog (vedi la conclusiva arabeggiante “Cames and elephants” in “There’s a bond between us” con uno spettacolare assolo di batteria di Ginger Baker).
Più classico “Sound of 65” , più sperimentale e personale “There’s a Bond”.
Il gruppo proseguirà con alti e bassi e momenti di difficoltà prima che Baker e Bruce raggiungano Clapton nei Cream e Smith finisca con John Mayall e i Colosseum.
Live at Klook’s Kleek - 1988
Registrato (malamente da Giorgio Gomelsky) il 15 ottobre 1964 è un impressionante documento live di come suonasse questa splendida band con il drumming pesantissimo di Ginger Baker (che si esibisce in un dirompente solo in “Early in the morning”) , il basso roboante di Jack Bruce, il sax jazzy di Dick Heckstall Smith e lo spessore tecnico di Bond all’Hammond. Voce ruvida, versioni di classici come “Big Boss man”, “Wade in the water”, “What I’d say” dure, crude, scarne. puro rhythm and blues bianco quasi ai limiti del proto garage.
GRAHAM BOND
Love is the law - 1968
Mighty Grahame Bond - 1969
Registrato e pubblicato solo in Usa dal solo Bond con un batterista e qualche corista “Love is the law” è un buon album prevalentemente di stampo jazz blues ma piuttosto sottotono e scontato, nonostante la classe non sia acqua e non manchino buoni spunti.
Grahame (così si presenta su entrambi gli album, con la E finale aggiunta al nome) è in un periodo ancora lontano da certi abusi, si esprime al massimo della tecnica anche se su standard abbastanza prevedibili.
“Mighty...” è più affine alle radici Hammond jazz, più elegante e raffinato pur mantenendosi su sentieri risaputi. Comunque un lavoro dignitoso e interessante.
Solid Bond - 1970
Album spettacolare che assembla materiale registrato originariamente nel 1963 (tre brani) con una line up pazzesca con Graham all’organo e voce, Jack Bruce al basso, John McLaughlin alla chitarra e Ginger Baker alla batteria e nove nel 1966 con Jon Hiseman alla batteria e Dick Heckstall Smith al sax (entrambi futuri Colosseum).
Cover eccezionali di “Green onions” e “Last night” più una serie di brani autografi all’insegna di uno scatenatissimo rhythm and blues eseguito da talenti di estrazione jazzistica dalle incredibili capacità esecutive. Dodici brani in cui spesso si improvvisa tra proto freakbeat, jazz e un sound potentissimo, rabbioso ma allo stesso tempo raffinato e ricercato che si sublima nei dieci minuti al limite del free jazz di “The grass is greener”
Holy Magick - 1970
We put a magick on you - 1971
L’interesse di Bond per le arti magiche (unite ad un massiccio consumo di sostanze di ogni tipo) lo porta verso lidi musicali mistico lisergici che si esprimono al massimo in “Holy Magick” inciso con la nuova moglie Diane Stewart.
In particolare nell’acid free jazz rock dei 23 minuti di “Meditation Aumgm”, jam ultra psych con l’organo di Bond e il sax caustico di John Gross a condurre le danze.
I restanti brani sono piuttosto confusionari e poco definiti, vicini a certo blues rock molto contaminato e tipicamente caratteristico dell’epoca.
“We put a magick on you“ (splendido l’omonimo funk rock) si muove sulle stesse coordinate sonore anche se sembra più definito e meno caotico con uno sguardo più approfondito alla matrice blues.
Bond + Brown - Two heads are better than one - 1972
Affiancato dal paroliere Pete Brown, già protagonista di un grande lavoro con i Cream (autore tra gli altri di “Sunshine of your love”) registra un album appena sufficiente in cui si avvia verso sonorità più vicine al prog e ad un rock fortemente contaminato da influenze 70’s ma non particolarmente significativo.
Graham Bond Organization - Harmonica
https://www.youtube.com/watch?v=bUwrjbeXK-0
Graham Bond Organization - Live
https://www.youtube.com/watch?v=kBA2E9GyM7I
Graham Bond - Love is the law
https://www.youtube.com/watch?v=Q35bl7op5fU
Graham Bond - The magician
https://www.youtube.com/watch?v=eX1REGahfBw
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Sembra Ollio
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