



Ogni tanto parlo in dettaglio dei miei musicisti preferiti.
La lista è lunga:
Beatles (9 dic 08),
Graham Day (27 ott 08),
Prisoners (6 giu 06),
Oasis (7 ott 08),
Paul Weller (27 mag 08),
Ruts (23 sett 06),
Who (22 mag 06),
Monkees (28 giu 06),
De Andrè (8 genn 09)
Ne mancano ancora un po’ a partire dai
ROLLING STONES.
Difficile analizzare una carriera così lunga, ma ci ho provato, eliminando la marea di inutili live e compilations varie e lasciando perdere le opere soliste, per lo più scontate e mediocri (se si eccettuano alcuni dischi jazz di C.Watts, qualche brano di Mick e “Talk is cheap” di K.Richards, buono per quanto prevedibile.
Ladies and gentlemens The Rolling StonesThe Rolling Stones 1964 7.5Grezzi, acerbi, cattivi.
Esordio con il coltello tra i denti a base di rythm and blues (“Walking the dog”, “Can I get a witness”), rock n roll (“Route 66” , “Carol” ) , blues ”I’m a king bee”). Fulminante
The Rolling Stones No. 2 1965 6Molto meno convincente il secondo, più raffazzonato e alla ricera di un’identità, ma con “Off the hook” e “Time is on my side” che brillano
Out of Our Heads 1965 6.5La band incomincia a crescere vistosamente. Ancora tante covers (la travolgente “She said yeah”) ma anche le prime songs autografe come la splendida “The last time”, mentre impazza su singolo “Satisfaction”
December's Children (And Everybody's) 1965 6.5Solo per il mercato americano mischia brani da “Out of our heads” a bsides (con un capolavoro come “I’m free” e il nuovo singolo “Get off my cloud”)
Aftermath 1966 7Il primo album firmato interamente Jagger Richards e dove Brian Jones si apre a nuovi strumenti ed arrangiamenti.
Ci sono vette come le classiche “Lady Jane” e “Under my thumb”, la lunghissima (e un po’ inutile) “Goin’ home” e una serie di altri buoni brani
Got Live if You Want It! 1966 6.5Grezzo e imperfetto, coglie però in pieno l’atmosfera live del periodo, infilando unaserie di hits impressionante , da “Satisfaction” a “19th nervous breakdown” più qualche rarità
Between the Buttons 1967 6.5Gli Stones guardano oltre il consolidato territorio R&B e Rock n roll alla ricerca di nuovi orizzonti artistici.
Nuovi suoni e composizioni più curate e meno prevedibili ma il risultato non è eclatante e l’album non regala momenti indimenticabili tra accenni psichedelici, vaudeville, canzoncine ironiche.
Their Satanic Majesties Request 1967 5.5In pieno trip psichedelico, presunta risposta a Sgt Peppers, “Their satanic..” risulta in realtà uno sconclusionato esperimento mal riuscito.
Si salvano “2000 light...” , “Citadel” , “She’s a rainbow”, ma è un album che difficilmente si riesce a prendere sul serio
Beggars Banquet 1968 7.5Gettata alle ortiche la paccottiglia psichedelica e con l’ultimo apporto di Brian Jones prima della tragica scomparsa, gli Stones scrivono uno dei loro capolavori.
Rock minimale, suonato con l’anima, scarno e crudo, ma soprattutto songs senza tempo come “Sympathy fr the devil”, “Street fighting man”, “Stary cat blues” , “Jigsaw puzzle”
Let It Bleed 1969 8Gli ultimi due brani con Brian , i primi due con Mick Taylor e uno dei capolavori degli Stones (e della musica rock).
Da “Gimme shelter” a “Midnight rambler” dalle suggestioni country (nate dall’amicizia tra Keith e Gram Parsons dei Byrds) e blues, alla splendida conclusione di “You can’t always get waht you want” , è un album perfetto
Get Yer Ya-Ya's Out! The Rolling Stones in Concert 1970 6.5
Uno dei loro, innmerevoli, miglior live.
Ancora grezzo e rabbioso infila una serie di hits impressionante
Sticky Fingers 1971 8Reduci da due album superbi gli Stones riescono a confermarsi qualitativamente (a partire dalla mitica copertina di Warhol). Album drogatissimo ma irresistibile, a partire da “Brown sugar” , “Wild horses” e “Sister morphine”, ma senza dimenticare “Moonlight mile” e i fiati di “Bitch”
Exile on Main St. 1972 9Il capolavoro della band, che in due album raccoglie, pur senza brani memorabili, tutto il mood Stones, tra rock, blues, funk, soul e un Jagger in forma smagliante.
Il suono è crudo e diretto, sporco e scarno, il tutto suona sincero (forse per l’ultima volta)
Goats Head Soup 1973 6.5Il perido d’oro scema lentamente verso produzioni più modeste, a partire da questo buon lavoro ma che raramente vive di vette, vira verso il funk e con “Angie” occhieggia spudoratamente al mercato.
It's Only Rock 'n' Roll 1974 6.5L’ultimo album con Mick Taylor, abitualmente poco considerato dalla critica, ma in realtà poderosamente funk rock, con un paio di gemme come la title track e “Fingerprint file” e altri eccellenti momenti come “Luxury” e la cover di “Ain’t too proud..” dei Tempatations
Black and Blue 1976 7Arriva Ron Wood (e soprattutto Billy Preston), il sound vira pesantemente verso funk, black sound, soul, reggae, jazz blues raffinato (“Melody”). Un lavoro molto particolare e inusuale ma eccellente.
Love You Live 1977 7Un ottimo live, tra i migliori della lunga serie, corredato da un’orrenda copertina di Andy Warhol e pieno di classici e piccole rarità.
Some Girls 1978 6.5In piena era punk e disco music gli Stones sanno ancora destreggiarsi con furbizia e abilità, concedendosi al dancefloor con la celeberrima “Miss you”, ma ruggendo con alcuni consueti riff “alla” Keith e ritornando al country nell’ironica “Faraway eyes”
Emotional Rescue 1980 5Brutto, poco ispirato, svogliato e troppo equilibrato nel volersi dividere tra dance, rock da FM, ballate etc.
Tattoo you 1981 6Una raccolta di brani inutilizzati negli ultimi otto anni e opportunamente rimixati e risistemati, un paio di nuove songs (la nuova hit “Start me up”), ospiti vari (Pete Townshend, Sonny Rollins tra gli altri) , il tutto ben confezionato e venduto come sempre a tonnellate.
L’Industria Stones funziona a pieno regime
Undercover 1983 4.5L’aspra divisione tra Jagger (più orientato verso dance e sperimentazione) e Richards (legato al “buon vecchio rock”), partorisce un album pessimo, con testi oscuri, suoni levigati, tempi funk disco, ma soprattutto canzoni modeste e di poco conto.
Dirty Work 1986 5.5Con Charlie Watts impegolato nell’eroina e nell’alcolismo (sostituito in numerose songs) e la morte dello storico “sesto Stones” Ian Stewart, “Dirty work” non nasce sotto i migliori auspici e se si considera che i migliori brani sono due covers (“Harlem shuffle” e “Too rude”) è chiaro che la crisi artistica continua
Steel Wheels 1989 5.5Il riavvicinamento di Mick e Keith, dopo due anni di break e (deludenti) album solisti, coincide con l’ultimo album di Bill Wyman. Apprezzabile lo sforzo di continuare, molto meno i contenuti che a parte l’arabeggiante “Continental drift” , sembra voler suonare il più possibile “alla Stones” scegliendo e riproponendo abilmente tutti i clichès musicali della band.
Trascurabile
Voodoo Lounge 1994 6Dopo cinque anni di attesa, altri (sempre trascurabili) album solisti e una marea di compilations, live album e rarità varie, il nuovo sforzo è addirittura doppio, si avvale della produzione di Don Was, suona di nuovo “crudo e diretto” (seppure riprodotto artificialmente) ma non di meno, è un grande passo avanti ed il migliore loro album dal 1978.
E “Love is strong” , “Suck on the jugular” e “I go wild” sono proprio ottime songs
Stripped 1995 7Uno stupendo live , registrato in piccoli club, spesso in versione semi acustica con grandi songs del passato e un feeling unico che pervade il tutto.
Da “Like a rolling stone” di Dylan a “Love in vain” e vecchie gemme nascoste come “Spider and the fly” , “Not fade away” e “Sweet Virginia”, “Stripped” è uno stupendo inno al rock blues
Bridges to Babylon 1997 5 Per un nuovo trionfale tour un nuovo album con tutte i tasselli “Stones” al loro posto, ma con rarissime tracce di anima
A Bigger Bang 2005 7Solita serie di live e compilation a riempire un buco di otto anni e contro ogni previsione “Bigger bang” restituisce gli Stones al top della forma.
Il suono si scrolla di dosso ogni tipo di pomposità, recupera la raucedine dei 60’s e dei primi 70’s, ritorna nel blues più marcio e sporco, Keith schitarra che è un piacere, Mick canta come sempre al meglio, dietro c’è un feeling da paura. Bellissimo.