domenica, febbraio 18, 2018

Il Derby Club Milano



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

Il Derby Club è stato tra i più celebri e importanti locali notturni milanesi (sito nel seminterrato di una palazzina liberty in via Monte Rosa 84, vicino all'ippodromo di San Siro) degli anni 60, soprattutto per avere ospitato numerosi artisti esordienti poi divenuti popolari personaggi nel mondo della musica, dello spettacolo e del cinema italiano.

Ci suonano nomi come Charles Aznavour, John Coltrane, Quincy Jones, Jannacci, Gaber, Lauzi lo frequentano Gianni Rivera, Pietro Mennea, Mina, Alberto Lupo, Renato Rascel, Walter Chiari, Dario Fo, Enzo Tortora, Johnny Dorelli, Marcello Mastroianni, Giorgio Strehler, Mike Bongiorno.

Si esibiscono tra i tanti Diego Abatantuono, Claudio Bisio, Massimo Boldi, Cochi & Renato, Giorgio Faletti, Gianfranco Funari, I Gatti di Vicolo Miracoli, I Gufi, Paolo Rossi, Francesco Salvi, Teo Teocoli, Paolo Villaggio, Beppe Viola.

Il locale, dopo un progressivo declino, chiude nel 1985.

Dal 12 maggio 2001, l'immobile è occupato dal centro sociale "Il Cantiere".

sabato, febbraio 17, 2018

Libertà, Mods e Radiocoop



Domani sul quotidiano di Piacenza LIBERTA' nell'inserto "Portfolio" diretto da Maurizio Pilotti nella rubrica "La Musica Ribelle" parlo del Brit Pop e della Creation Records di Alan Mc Gee.
Nella foto lo scorso numero.



Lo spettacolo musical/teatrale con Alex Loggia, MODS, arriva a San Martino Siccomario (PAVIA) giovedì 22 febbraio ore 21.

Qui:
https://www.facebook.com/events/147600389370385/

Il 12 maggio farà un salto a Cagliari.



Sul sito di RadioCoop (www.radiocoop.it) ogni lunedì va in onda il TG musicale "3 minuti con RadioCoop" condotto da me, Carlo Maffini e Paolo Muzio.

Le varie puntate sono qui: https://www.youtube.com/playlist?list=PLq4GWqezsdXQktNFF5Mai9q0NA4e7CMH4

venerdì, febbraio 16, 2018

Herbie Hancock - Speak like a child



50 ANNI DAL 1968.
Attraverso una cinquantina di post, riviviamo una serie di episodi in chiave artistica, culturale, sociale del 1968.


I precedenti post qui: http://tonyface.blogspot.it/search/label/50%20anni%20dal%201968

Le turbolenze della fine dei 60's non avevano lasciato indifferente un personaggio sensibile e attento come Herbie Hancock, pur se impegnatissimo con il Miles Davis Quintet (da cui fu escluso con il pretesto di un ritorno in ritardo dalla luna di miele nello stesso anno e sostituito da Chick Corea), reduce dalla colonna sonora di "Blow Up" di Antonioni nel 1966 e dal successo di "Maiden Voyage".

Ma il suo sguardo alla situazione sociale e politica è pacato e propositivo, rivolto a un futuro "che potrebbe essere luminoso".
E per fare questo è necessaria una visione infantile, pura, pulita, spontanea.
"Quando riusciamo a tornarci siamo al nostro meglio".
E' necessario "parlare come un bambino, pensare e sentire in termini di speranza e con la possibilità di rendere il nostro futuro meno impuro".

"In quel momento pensavo, e ci ho pensato sempre di più, al concetto che tra il jazz e il rock c'è un altro tipo di musica".

Nasce così "SPEAK LIKE A CHILD", uno dei migliori album della carriera di Hancock, un concept sulla purezza dell'innocenza (intellettuale) infantile.
Corredato da una splendida foto di David Bythewood in cui Hancock bacia la sua ragazza Gigi Meixne.

Registrato tra il 6 e 9 marzo e pubblicato nell'estate, vede, a fianco di Herbie al piano, Ron Carter al contrabbasso, Mickey Roker alla batteria e una sezione fiati inusuale con Thad Jones al flicorno, Peter Phillips al trombone, Jerry Dodgion al flauto.

I sei brani si dividono tra episodi sofisticati, lenti e avvolgenti e momenti tipicamente be bop (vedi la splendida introduttiva "Riot" già nel repertorio di Miles Davis per cui scrive anche la conclusiva "Sorcerer" che sarà inserita un anno dopo nell'omonimo album del trombettista).

L'allora 28enne Herbie compone e arrangia un album superbo, raffinatissimo, completo.

giovedì, febbraio 15, 2018

Fabrizio De André Principe Libero



Sempre difficile (se non impossibile) rendere in maniera credibile l'immagine di una star della musica in una fiction/film.
Ci hanno provato in tutte le salse ma raramente il risultato è stato soddisfacente (vedi "Ray" su Ray Charles,, una delle eccezioni).
Non sfugge alla regola il film, proposto in settimana dalla Rai, su FABRIZIO DE ANDRE'.

Lasciamo stare la critica più diffusa di aver scelto un attore che parla con un (seppur limitato) accento romanesco (dice Dori Ghezzi "Toglietevi dalla testa questa cosa della lingua, Paolo e Fabrizio sono nati a Genova, ma sono figli dell’universo»), ben lontano da quello marcatamente genovese dell'originale.
Passino anche le forzature (non sempre necessarie) per rendere la storia meno didascalica e più fluente.

L'interprete Luca Marinelli è bravo, Gianluca Gobbi nella parte di Paolo Villaggio impressionante (uguale, identico !), bravina Valentina Bellè nel ruolo di Dori Ghezzi.

Manca la sceneggiatura.

Il De Andrè che ad ogni sequenza si accende una sigaretta, che da giovane va perennemente a puttane, beve in continuazione e ogni tanto suona qualcosina, la Genova da cartolina, il solito ruolo macchiettistico della vicenda musicale (discografici con il contratto in mano, canzoni che escono in due secondi etc etc).

Il De Andrè che ne esce come un disperato in preda alla dipendenza da tabacco e alcool, il finale raffazzonato e senza senso (peraltro troncato sui titoli di coda durante un video live del vero Faber, per far posto a "Porta a porta"....).
Nessun approfondimento sull'Artista, sulla sua poetica, su una carriera di un Gigante, su un intellettuale, tra le eccellenze italiane del '900.

Un'occasione buttata e malamente.

Manca l'anima.

Manca FABRIZIO DE ANDRE'.

mercoledì, febbraio 14, 2018

Richard Avendon



Richard Avedon è uno dei fotografi più conosciuti di sempre, nato a New York nel 1923 e scomparso nel 2004.

Negli anni ha ritratto alcuni tra i più grandi personaggi del suo tempo: i Beatles, Audrey Hepburn, Bob Dylan, Marilyn Monroe, Ezra Pound, Dwight D. Eisenhower, Andy Warhol, collaborando anche con Vogue, LIFE, Versace, Revlon. Si occupò di moda, di arte, di musica ma anche di attualità e del sociale.

Nel 1963 fotografò le persone con in mano il giornale che dava la notizia dell’assassinio di Kennedy, nel 1989 era presente alla caduta del muro di Berlino.

The American West è un progetto sulle persone del West degli States, dove i protagonisti sono gli operai, gli impiegati, il popolo.
Avedon scattò 762 ritratti di gente comune, che stampò poi in dimensioni enormi.

Le opere di Avedon sono esposte nel Museum of Modern Art e Metropolitan Museum of Art di New York, nel Centre Georges Pompidou di Parigi e in molti altri musei e esposizioni in tutto il mondo.

https://www.avedonfoundation.org/

martedì, febbraio 13, 2018

John Perry Barlow



Ha avuto scarsa eco la scomparsa di JOHN PERRY BARLOW.
Personaggio molto particolare, padre putativo dei fondamenti etici (e utopistici) di INTERNET.

Co fondatore della Electronic Frontier Foundation e della Freedom of the Press Foundation, che finanzia diversi progetti e software per la sicurezza informatica nel giornalismo, Barlow fu l'autore della “Declaration of the Independence of Cyberspace”, scritta e pubblicata online nel 1996.

Dichiarazione che esaltava l'idea di una rete senza frontiere, non controllabile da governi o da sovra strutture e destinata a creare un mondo indipendente dove “tutti possono entrare, senza privilegi o pregiudizi basati sulla razza, sul potere economico, sulla forza militare o sul luogo di nascita.”
“È molto semplice, qui [le vecchie istituzioni] non hanno alcuna giurisdizione" finalizzato ad un “mondo più umano ed equo di quello che i governi hanno contribuito a creare” .

La realtà è diversa e il web da tempo saldamente in mano a lobby, governi, strutture potenti e di potenti, grazie anche al "controllo" più o meno diretto attraverso i social mentre l'utopia di un’informazione libera, indipendente e preposta alla conoscenza è sempre più bastonata da fake news, facezie, fenomeni virali, acquisizione e controllo dei dati (a disposizione della raccolta pubblicitaria e dell'indirizzo dei gusti e del pensiero).

Fu anche paroliere dei GRATEFUL DEAD nei 70's mentre, curiosamente, oscillò politicamente sempre tra Repubblicani e Democratici, dichiarandosi però sostanzialmente anarchico.

“Io dichiaro che lo spazio sociale globale che noi stiamo costruendo sarà naturalmente indipendente dalle tirannie che cercate di imporci.
Il Cyberspazio consiste in scambi, rapporti e pensiero stesso, disposti come una potente onda nella ragnatela delle nostre comunicazioni.
Il nostro è un mondo che si trova dappertutto e da nessuna parte, ma non dove vivono i corpi”

lunedì, febbraio 12, 2018

Britannica di Alessio Cacciatore e Giorgio Di Berardino



Un testo importante e essenziale che riassume in maniera enciclopedica e didascalica quanto successo in un certo periodo nella scena musicale inglese.

MADCHESTER e BRIT POP, troppo spesso snobbati dalla critica, hanno prodotto eccellenze e dischi memorabili.

In "BRITANNICA" si scava tra gruppi e discografie, si riassume la golden age inglese in cui contemporaneamente uscivano dischi di Oasis, Blur, Supergrass, Jesus and Mary Chain, Stone Roses, Charlatans, Suede, Primal Scream, Supergrass, Verve, Kula Shaker, per citarne alcuni.

Altrettanto importante e unica l'appendice finale, in cui si raccoglie una lunga lista di nomi minori, per lo più dimenticati ma che hanno lasciato ottime, in alcuni casi brillanti, testimonianze sonore: dai 60ft Dolls agli Adorable, Bardots, Boo Radleys, Cornershop, Dodgy, Divine Comedy, Farm, Gene, Heavy Stereo, Pimlico, Shed Seven, Stairs, Wedding Present.

Ideale per i neofiti, utilissimo per chi è già avvezzo a suoni e attitudine Britannica, per riordinare le idee, i dischi e i ricordi.

domenica, febbraio 11, 2018

Habitat 67



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

Nel 1967 Montréal, in Canada, ospitò l'Expo (peraltro di gran successo).
Tra le opere principali, tutt'ora agibili, ci fu il quartiere sperimentale Habitat 67 progettato da Moshe Safdie, uno studente della scuola di architettura di McGill University.
La sua tesi di laurea del 1961 fu utilizzata come spunto per il concorso, che vinse all'età di 23 anni.

Il progetto, immaginato come risposta ai problemi di sovrappopolazione planetaria e come democratizzazione dell’accesso alla casa, prevedeva mille residenze contenute in parallelepipedi di cemento armato, impilati da gru semoventi, per un totale di 158 appartamenti, realizzati con materiali e tecniche spartani.
Negli anni è diventato uno dei quartieri residenziali più ambiti della città.

Costruito su un’isola artificiale appositamente approntata per l’Expo, sorge sulla sponda del San Lorenzo.
Seppur ogni casa ha gli stessi volumi è però diversa da ognuna delle altre.

sabato, febbraio 10, 2018

Where it all began di Victor Vegan



Un docu film molto interessante che risale alla radici del calcio, attraverso una storia di flashback (arricchita da molte testimonianze) che ci riporta alla nascita del calcio in Italia, girando intorno alla figura dello svizzero Edoardo Bosio dal 1860 circa al 1906.
Si parla in particolare del Torino e anche Juventus.

Edoardo Bosio fu un commerciante di articoli ottici e fotografici e durante i suoi viaggi in Inghilterra a Nottingham, assistette spesso a partite di calcio. Pensò così di importare il nuovo gioco anche in Italia.
Di ritorno a Torino, nella primavera del 1887, fondò un club sportivo dove praticare alpinismo e canottaggio nel periodo estivo e il football nel resto dell’anno: il Football & Cricket Club Torino, ente calcistico con divisa rossonera dove, oltre a Bosio, militarono i primi calciatori torinesi.

Lo stesso regista ha curato un documentario sempre sulle origini del calcio:
https://vimeo.com/186072202

Edoardo Bosio interpretato da Carlo Capirossi
Herbert Kilpin interpretato da Nicolo' Maimone
Adolfo Zagatti è Alfred Dick
Daniele Costelli il papa' di Bosio
Franco Barbero lo storico del Genoa
Regia di Victor Vegan

Libertà, RadioCoop e Mods



Domani sul quotidiano di Piacenza LIBERTA' nell'inserto "Portfolio" diretto da Maurizio Pilotti nella rubrica "La Musica Ribelle" si parla delle canzoni di carnevale, di un (decente) album del patron di SanRemo, Claudio Baglioni ("Solo" del 1977") e dei Calibro 35 con il nuovo "Decade".
Nella foto lo scorso numero.



Lo spettacolo musical/teatrale con Alex Loggia, MODS, arriva a San Martino Siccomario (PAVIA) giovedì 22 febbraio ore 21.

Qui:
https://www.facebook.com/events/147600389370385/

In maggio farà un salto a Cagliari.



Sul sito di RadioCoop (www.radiocoop.it) ogni lunedì va in onda il TG musicale "3 minuti con RadioCoop" condotto da me, Carlo Maffini e Paolo Muzio.

La prima puntata qui: https://www.youtube.com/watch?v=fkg4IBN8-FY
La seconda puntata qui: https://www.youtube.com/watch?v=870adT8F-MU&t=9s&index=2&list=PLq4GWqezsdXQktNFF5Mai9q0NA4e7CMH4
La terza puntata qui: https://www.youtube.com/watch?v=FCE5KdFl7JE

venerdì, febbraio 09, 2018

Il 68 dei Beatles



50 ANNI DAL 1968.
Attraverso una cinquantina di post, riviviamo una serie di episodi in chiave artistica, culturale, sociale del 1968.


Tallonati da una nuova arrembante ondata musicale che non garantiva più il dominio artistico totale, reduci dall'insuccesso di pubblico e critica del film "Magical Mistery Tour", sempre più lontani l'uno dall'altro sia a livello personale che artistico, i BEATLES affrontano il 1968 in modo confuso e dispersivo. George Harrison incide, per primo, un album solista, il primo ad uscire per la neonata Apple Records (a cui replicherà a fine anno John (e Yoko) con "Two virgins", nuovo progetto produttivo della band, ci sono il viaggio in India, le caotiche e claustrofobiche registrazioni del WHITE ALBUM dove ognuno fa per sè (e Ringo Starr lascia il gruppo aa metà delle session per tornare poco dopo), Yoko rimane incinta di John, chiude la boutique della Apple.
E tanto altro.

E' anche il momento più "politico"dei Beatles che non rimangono indifferenti a quanto capita intorno a loro.
In precedenza il solo "Taxman" di George, da "Revolver" aveva contenuti espliciti in tal senso.
Nel 1968 i fermenti che arrivano dal mondo inducono la band a prendere posizione.

Velata e metaforica quelle di Paul Mc Cartney in "BLACKBIRD" che si ispira alle lotte dei diritti civili dei neri americani .
Paul spiegò che la compose per la "blackbird" Rosa Parks, che il 1 dicembre del 1955 salì su un bus e si sedette nella parte riservata ai bianchi, rifiutando poi di spostarsi al fondo dell'automezzo, parte riservata alla gente di colore.

Populista e vaga quella di George in "PIGGIES" che fustiga l'avidità umana e più genericamente i potenti.

Il brano più esplicitamente politico è invece "REVOLUTION", scritta da John in cui mantiene una posizione di "osservatore" verso ciò che sta accadendo.

Dici che vuoi una rivoluzione
Bene, sai
Tutti vogliamo cambiare il mondo
Mi dici che è evoluzione
Bene, sai
Tutti vogliamo cambiare il mondo
Ma quando mi parli di distruzione,
Non sai che puoi considerarmi fuori?

Ma se te ne vai in giro con i ritratti del presidente Mao
Non ce la farai con nessuno in nessun modo
Non sai che andrà tutto a posto,
A posto, a posto?


Il brano fu accolto in modo contraddittorio e con insoddisfazione da parte dei "conservatori" che poco apprezzarono lo schierarsi politico dei Fab Four e dai "progressisti" che vedevano nelle parole di John un distacco e uno scetticismo nei confronti delle istanze rivoluzionarie.

Di "Revolution", è noto, esistono due versioni: la REVOLUTION, distorta, cattiva e acida uscita su singolo (lato B di "Hey Jude") venne pubblicata prima (il 26 agosto), seppur registrata dopo, mentre REVOLUTION 1 semi acustica e bluesy uscì dopo sul "White Album" (il 22 novembre) seppur registrata prima (il primo brano completato per il nuovo album).
Il 19 settembre venne trasmesso a Top of the Pops un videoclip in cui i quattro cantavano live su una base pre registrata.

REVOLUTION (live a Top of the Pops)
https://www.youtube.com/watch?v=BGLGzRXY5Bw

BLACKBIRD (Paul in studio 1968)
https://www.youtube.com/watch?v=vxI8Zw-Ttls

PIGGIES (George live nel 1992)
https://www.youtube.com/watch?v=zLKxhFIhsek

giovedì, febbraio 08, 2018

Patrick Lichfield



Di famiglia aristocratica (figlio del visconte Anson e della principessa Anna di Danimarca), Patrick Lichfield - quinto conte di Lichfield - iniziò la carriera di fotografo, lasciando da parte l'alto lignaggio sociale, nel 1962 come assistente a 3 sterline la settimana per poi firmare un contratto con "Vogue".

Riprese molte star della SWINGING LONDON (da Michael Caine a Johanna Lumley a Jane Birkin) della quale divenne uno dei protagonisti, fu presente al matrimonio tra Mick e Bianca Jagger per poi essere il fotografo ufficiale di quello tra Carlo e Diana.

E' morto nel 2005 all'età di 66 anni
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