Il mio meglio del 2023.
Trenta album che mi sono piaciuti e che ho ripetutamente ascoltato.
In passato i migliori album furono:
nel 2005 White Stripes, Oasis e Supergrass
nel 2006 Bellrays, Capossela, Who e Beatles
nel 2007 Graham Day, Pj Harvey, Amy Winehose
nel 2008 Last Shadow Puppets, Oasis, Racounters
nel 2009 Madness, Dylan, Rancid
nel 2010 Gil Scott Heron, Paul Weller, Lanegan/Campbell
nel 2011 Beady Eye, PJ Harvey, Meat Puppets
nel 2012 Secret Affair, Neneh Cherry and the Thing, Macy Gray, Martha High, Patti Smith
nel 2013 Strypes, Miles Kane, Franz Ferdinand, Excitements, Julie's Haircut
nel 2014 Sleaford Mods, Damon Albarn, Temples, The Ghost of a Saber Tooth Tiger e Benjamin Booker
nel 2015: Paul Weller (fuori concorso), Kamasi Washington, Gaz Coombes, Ryley Walker
nel 2016: Iggy Pop, Fantastic Negrito, Motorpsycho, Myles Sanko, Last Shadow Puppets con Rolling Stones e David Bowie fuori concorso
nel 2017: Gospelbeach, Kamasi Washington, Paul Weller, Dream Syndicate, Liam Gallagher
nel 2018: Fantastic Negrito, Kamasi Washington, Gaz Coombes, The Good The Bad and the Queen, Spiritualized
nel 2019: Specials, Nick Cave and Bad Seeds, Dream Syndicate, Juliana Hatfiled, Chris Robinson Brotherhood
nel 2020: Bob Dylan, Bob Mould, Fantastic Negrito, Suzanne Vega, Gil Scott Heron/Makaya McCraven
nel 2021: Jon Batiste, Sleaford Mods, De Wolff, Coral, Sons of Kemet, Specials, Mdou Moctar
nel 2022: Fantastic negrito, Viagra boys, Lazy Eyes, Suede razors, Black Midi
TOP 15
1)
JAIMIE BRANCH - Fly or Die Fly or Die Fly or Die ((world war))
Jaimie Branch era una trombettista americana, scomparsa a 39 anni lo scorso anno.
Il terzo album , postumo, "Fly or Die Fly or Die Fly or Die ((world war))" è un assalto sonoro che partendo dal jazz, assimila un approccio punk, tribalismo, malattia, suoni disturbanti ma anche blues, gospel, funk, industrial.
Si possono sentire Miles Davis, Don Cherry, James Chance, Fela Kuti, i Creatures di Siouxsie, i P.I.L., free jazz.
Un album che scuote, scava, brucia, taglia.
2)
TEENAGE FANCLUB - Nothing lasts forever
Che meraviglia il dodicesimo album della band scozzese. Jingle jangle sound, Byrds, Buffalo Springfield nell'anima, nel cuore, nelle corde, nelle voci. Canzoni strepitose, atmosfere "californiane" e solari, di una bellezza rara, nessuna caduta di tono.
3)
NOEL GALLAGHER'S HIGH FLYING BIRDS - Council Skies
Del post Oasis ho sempre apprezzato la schiettezza basica di Liam, molto meno il percorso di Noel.
Il nuovo album cambia le carte in tavola, con undici brani di grande spessore compositivo, melodie beatlesiane, costanti folate psichedeliche, ballate intense e una serie di splendidi brani pop beat (dalla già nota "Pretty boy" all'orchestrato mid tempo di "Open the door, see what you find" al rock psych di "There she blows"). Johnny Marr, Gem Archer e (in un remix) Robert Smith danno una mano.
4)
TEX PERKINS and the FAT RUBBER BAND - Other World
Splendido ritorno dell'ex voce dei Beasts of Bourbon. Blues dolente, ballate intensissime, decadenti, crepuscolari, brani alla Stones e una voce cavernosa e piena di vita vissuta.
5)
MADNESS - Theatre Of the Absurd Presents C’Est La Vie
Da tempo i MADNESS non sono più solo sinonimo di ska e divertimento.
Il capolavoro "The Liberty of Norton Folgate" del 2009 sancì il passaggio a una dimensione street soul/pop di chiaro marchio London/Brit con uno sguardo esplicito al tradizionale Music Hall britannico di sapore teatrale.
Nel nuovo "Theatre Of the Absurd Presents C’Est La Vie" riprendono da quelle matrici, in una sorta di opera/concept (l'attore, mod dichiarato, Martin Freeman, provvede al parlato del prologo ed epilogo e all'introduzione dei tre Atti del racconto in musica) che spazia tra soul, pop, brani di sapore teatrale/cabarettistico (talvolta in stile Kinks), funk, richiami e ritmi reggae, altri alla Bo Diddley, suoni Sixties.
Il tono è malinconico, serioso, amaramente ironico e romantico, vi confluiscono molte delle anime della band.
Un album molto variegato, che cresce ad ogni ascolto e ne consacra una maturità compositiva immediatamente riconoscibile.
CORINNE BAILEY RAE - Black rainbows
Ispirata da una visita al Stony Island Arts Bank a Chicago, un archivio dell'arte e cultura afroamericana, gestito dall'artista Theaster Gates, CORINNE BAILEY RAE realizza un album esplosivo.
In "Black rainbows", spazia tra soul, jazz, punk, Pj Harvey, sperimentazione, hip hop, elettronica.
Un lavoro complesso, spesso difficile, politico, pieno di stimoli e messaggi, suoni nuovi e suggestioni artistiche.
KARA JACKSON - Why Does the Earth Give Us People to Love?
Da Chicago, cantautrice cruda, minimale, poche cose ma fatte sempre con grande gusto, raffinatezza e disincanto.
Nel secondo album troviamo un country folk soul blues con scampoli di Liz Phair, Joni Mitchell, Ani Di Franco.
Classe, stile, arroganza.
AJA MONET - When the Poems Do What They Do
Uno splendido album per la poetessa New Yorkese ("Freedom fighter e "Brooklyn griot" l'ha definita Jazzwise per lo spessore dei testi), in bilico tra spoken word, jazz, funk, sperimentazione, blues, gospel, suggestioni afro, echi di Nina Simone, Last Poets, Gil Scott Heron, Betty Carter. Un ammaliante e spettacolare gioiello di moderna Black Culture.
GINA BIRCH - I play my bass loud
Esordio solista per la bassista di una gloriosa band della primissima scena punk wave inglese, le Raincoats. Tre album tra il 79 e l'84, lo scioglimento, una reunion nel 94 e un altro album due anni dopo.
Gina Birch è diventata apprezzata regista di video e ha continuato a suonare in gruppi minori. Negli undici brani, registrati nel corso degli anni rimane il marchio di fabbrica della band con il basso in evidenza, pesanti influenze reggae e dub, atmosfere scarne e minimali, uno stupendo grunge rock in odore di Breeders (con Thurston Moore alla chitarra), sperimentazione. Ottimo lavoro.
THE WHO - With Orchestra Live At Wembley
Molto dubbioso e prevenuto nei confronti di questo live registrato il 6 luglio 2019.
INVECE è un signor disco, venti brani e un'ora e 45 minuti di eccellenza.
L'orchestra non è mai invasiva ma, al contrario, aggiunge tanto.
La band è perfetta, Pete e Roger in formissima, Zak Starkey da paura.
"Won't get fooled again" chitarra e voce, "Pinball wizard" stupenda, sette brani da "Quadrophenia" da brividi e una scaletta raffinatissima con "oscurità" come "Ball and chain", "Hero ground zero", "Imagine a man" e la conclusiva "Tea & theatre".
Grazie PETE & ROG, mi avete sorpreso un'altra volta.
THE ROLLING STONES - Hackney diamonds
Saltando il pregiudiziale "sono vecchi/perché fare ancora un album/fanno sempre le stesse cose", il nuovo Stones è un ottimo lavoro, pieno di tutto ciò che è lecito e normale attendersi da Mick, Keith e Ron, dal consueto Stones sound, alla ballata di gusto country, la canzone malinconica cantata da Keith, il rock FM di "Mess ot up".
Sorprendono il punk rock di "Bite my head off" con Paul McCartney al basso e il gospel di oltre sette minuti magnificamente cantato da Lady Gaga "Sweet sounds of heaven".
Degna e commovente conclusione con "Rollin' stone blues" di Muddy Waters, chitarra acustica, armonica e voce.
La lista di celebri ospiti (Elton John, Macca, Stevie Wonder) è, a parte la citata Lady Gaga, ininfluente.
Il drumming di Charlie Watts, nei due brani in cui è presente, ben distinguibile e caratterizzante. C'è anche Bill Wyman a chiudere il cerchio.
Se fosse, come probabile, l'addio, complimenti per la classe, l'anima e il cuore e per tutto quello che ci hanno dato.
BRING ME THE HEARTS - s/t
Arrivano dalle parti di Manchester, sono all'esordio e ci regalano un incantevole e raffinato viaggio in atmosfere folk di gusto Fairport Convention ma con sguardi anche ai primi Jefferson Airplane, a CSNY, Mamas and Papas, con un tocco di soul (Bill Withers e affini). Un album malinconicamente solare, pur con sapori nordici. Un vero e proprio gioiello.
THE DARTS - Snake Oil
Secondo album per il quartetto di ragazze americane, accasate all'Alternative Tentacles e prodotte da Jello Biafra in persona. Viste da poco al Festival Beat con un set travolgente, propongono un classico garage punk in chiave "dark", molto Fuzztones, ma con un gusto raffinato e ricercato (a tratti sfociano nei Doors), che le porta fuori dal prevedibile. Suonano tecnicamente molto bene, compongono con grande gusto e l'album entra tra le cose migliori del 2023.
SNOOPER - Super Snooper
Gli Snõõper arrivano dal Tennessee e sono prodotti dalla Third Man di Jack White.
Art hardcore è una definizione che non esiste ma è l'idea che mi sono fatto nel sentire un mix di Circle Jerks, hardcore velocissimo e un approccio però moderno, sperimentale, folle (vedi King Gizzard...) che li hanno portati ad essere catalogati come "Devo-Core".
Sia quel che sia è un album violentissimo, quanto divertente e sfacciato.
DEXY'S - The Feminine Divine
Difficile districarsi nel nuovo album dei DEXY'S (ex Midnight Runners) che parte con tre brani di puro (Northern) Soul per poi dedicarsi ad altrenti episodi disco funk (talvolta in odore di Style Council) per finire con un electro funk e due intense ballate.
Conosciamo la versatilità e l'eccentricità artistica (e non solo) di Kevin Rowland, l'album è buono ma (forse) poco centrato e a fuoco.
Abbiamo ascoltato di meglio in passato ma il nuovo disco merita comunque attenzione.
WRECKLESS ERIC - Leisureland
In pochi ricorderanno quello strampalato rocker, inserito a forza nella scena punk, in tour con il giro Stiff Records, autore di alcuni discreti album di divertente pub rock con un po' di Lou Reed e Jonathan Richman e della hit "Whole Wide World". La carriera è proseguita piuttosto in sordina tra vari progetti rimasti nell'oscurità. Il nuovo album lo coglie ormai 70enne a stupire per vitalità, tra brani di rock psichedelico, intermezzi strumentali di gusto sperimentali, sonorità a tratti tra Beatles fine 60 e Syd Barrett. Sorprendentemente bello.
ALTRI (in ordine sparso)
SLOWTHAI - Ugly
Il terzo album del rapper inglese è un riuscito mix di grime, rap, post punk (in un brano ci sono anche i Fontaines DC), elettronica.
Suona tutto vario, eclettico, attuale, moderno e fresco.
PJ HARVEY - I Inside the Old Year Dying
Non delude mai PJ Harvey. Il nuovo, lungamente atteso, album ci porta nel suo mondo ipnotico, solenne, severo, austero, cupo e abrasivo, incurante del facile consenso con ballate che entrano nell'anima e nel cuore, avvolgono, scarnificano. Un'autrice unica, una rarità nel panorama sempre più omologato e piatto odierno. Non il suo migliore episodio ma tra le uscite più interessanti dell'anno in corso.
LONNIE HOLLEY - Oh me Oh my
Dall'Alabama, Holley ha incominciato a fare dischi a 62 anni. Ora ne ha 73 e arriva al settimo capitolo. Con lui nomi di spicco come Michael Stipe, Jeff Parker dei Tortoise, Sharon Van Etten, Moor Mother, Bon Iver, il nostro Davide Rossi (ex Statuto, Casino Royale, Mau Mau, Goldfrapp, Robert Fripp, Coldplay) per un lavoro indefinibile, in cui entrano elettronica, gospel, spoken word, sperimentazione, jazz e free jazz, trip hop. Holley ha alle spalle una vita di abusi, raccolta cotone, alcolismo...e si racconta.
GEESE - 3D Country
Strano e bello il secondo album della band New Yorkese che mette insieme un'attitudine post punk (incide per la Partisan Records di Idles e Fontaines DC) con grooves funk, un coro gospel, suoni quasi southern rock, power pop, punk rock, afro, un pizzico di Viagra Boys e tanti sapori originali e ben miscelati. Bravi e originali.
IGGY POP - Every loser
Iggy ha sempre vissuto di una sorta di rendita del glorioso passato, grazie anche a dei live act esplosivi e unici.
Della lunga carriera solista si segnalano i classici "The idiot" e "Lust for life" (farina del sacco di David Bowie) e lo splendido "Post Pop Depression" (con Josh Homme a fianco).
Il resto è sempre stato dignitoso e godibile ma mai indimenticabile.
Torna ora con "Every loser" in cui si destreggia molto bene tra brani duri e violenti, ballate decadenti, qualche inutile bizzarria, realizzando però un ottimo album, molto godibile, energico e potente.
Stuolo di ospiti: Taylor Hawkins, il bassista dei Guns N' Roses Duff McKagan, il batterista dei Red Hot Chili Peppers Chad Smith, Travis Barker dei Blink 182, Stone Gossard, Josh Klinghoffer e Dave Navarro ed Eric Avery dei Jane's Addiction.
EVERYTHING BUT THE GIRL - Fuse
24 anni dopo l'ultimo album insieme torna una delle band più amabili di sempre. Lo fa ripartendo dall'elettronica del disco precedente, immergendosi in dubstep, ritmiche algide ma anche nelle loro classiche sinuose malinconiche ballate. La voce di Tracey Thorn rimane incantevole e immediatamente riconoscibile, il disco bello e convincente.
BLUR - The ballad of Darren
La classe, personalità, immenso spessore artistico della band inglese, forgiate da una lunga serie di esperienze soliste, converge alla perfezione nel nuovo album, arrivato quasi a sorpresa e che esalta la creatività del collettivo ritrovatosi in studio.
Sonorità scarne, approccio urgente, umore plumbeo, romantico, malinconico, a tratti struggente, con alcuni episodi destinati a diventare piccoli classici ("Barbaric" e "The ballad" su tutti).
Non ci sono l'ottimismo e la carica dei Blur "classici" ma invece la riflessione matura di uomini ultra cinquantenni che hanno saputo evolvere la loro creatura artistica nel tempo, mantenendo intatta una precisa identità e l'inconfondibile profilo artistico.
JOE STRUMMER & the MESCALEROS - Live at Acton Town Hall
Era tornato da un po' di tempo in forma eccellente Joe Strummer, dopo anni di eccessi e turbolenze. I Mescaleros e il loro un po' sgangherato mix di reggae, latin rock, brani dei Clash funzionavano a dovere. In questo live, registrato un mese prima della triste e prematura scomparsa di Joe nel dicembre 2002, ci sono sedici brani che ripercorrono il meglio della carriera solista più otto brani del repertorio dei Clash, di cui gli ultimi tre con l'apparizione a sorpresa dell'ex “gemello” della band, Mick Jones. Nel reggae dub Bankrobber e nel punk rock iconico di White riot e London's burning rivive la fiamma degli esordi. Un addio ancora più triste, sorta di necessaria chiusura di un'epoca.
PRETENDERS - Relentless
Dopo l’ottimo “Hate for sale” di tre anni fa, torna la longeva creatura di Chrissie Hynde con un nuovo lavoro che ci conferma la freschezza della proposta, tra energici rock chitarristici, malinconiche ballate, irresistibili intermezzi più pop. La voce della Hynde rimane impeccabile, sexy, calda, suadente, avvolgente, il disco più che godibile.
LANKUM - False Lankum
Il quarto album della band irlandese è un sorprendente lavoro sperimentale, dove si respira un'aria drammatica, minacciosa, demoniaca, con lunghi raga quasi psichedelici e di sapore Velvet Underground, la tradizione musicale dell'Isola in sottofondo, ballate acustiche malinconiche e improvvisi salti in post rock e noise. Affascinante e ipnotico.
DE WOLFF - Love, Death & In Between
Nel nuovo album della band olandese troviamo una mirabile e sconfinata prateria di suoni che spaziano da soul a funk, al Joe Cocker dei primi due album, psichedelia, freakbeat, Hammondbeat e tanto altro. Tutta roba super derivativa, stra ascoltata, assomigliano a: ma ugualmente grandissimi.
GOAT - Medicine
Il quinto album della "sciamanica" band svedese ci immerge in una psichedelia aspra, tribale, ancestrale, primitiva, minacciosa. Un sound che ammalia e allo stesso scarnifica la corteccia del cervello. Ancora una volta eccellenti.
LOL TOLHURST BUDGIE JACKNIFE - Los Angeles
Spesso l'unione di artisti affermati e conosciuti per altri progetti, una volta detti “supergruppi”, non porta alla nuova entità artistica i benefici sperati. Non è fortunatamente il caso della collaborazione tra due ex membri, entrambi batteristi, di storiche band della new wave inglese come Lol Tolhurst dei Cure e Budgie di Siouxsie and the Banshees, aiutati dal produttore e polistrumentista Garrett Jacknife Lee. La nuova band sceglie di non guardare troppo al passato e dedicarsi a un mix di elettronica, tribalismi, atmosfere ipnotiche e percussive, pennellate psichedeliche, con risultati molto interessanti e stimolanti. Grazie anche a una serie di ottimi ospiti da The Edge a Bobby Gillespie, Mark Bowen degli Idles.
JANELLE MONAE - The age of pleasure
Dopo cinque anni di silenzio discografico torna una delle artiste più interessanti della black music americana. Come sempre nel sound della Monae convergono hip hop, funk, nu soul, pop, disco, influenze afro (in "Float" ci sono Seun Kuti e gli Egypt 80), reggae ("Oh la la" con tanto di Grace Jones ospite). Album eclettico, pieno di riferimenti, una vasta gamma di influenze.
DOROTHY MOSKOWITZ & The United States of Alchemy – Under an Endless Sky
Formidabile esperienza collaborativa tra la mitica voce degli United States of America (band psichedelica dei Sessanta) e un ensemble di sperimentatori e avanguardisti come Francesco Paolo Paladino, Luca Chino Ferrari, Karini celati sotto il nome The United States of Alchemy. Un album dalle atmosfere psichedeliche, liquide, sospese, dall’incedere ambient su cui troneggia la voce soul, solenne e possente di Dorothy Moskowitz. Un incrocio tra Terry Riley e la Nico solista, senza uso di chitarre e talvolta nemmeno tastiere ma solo con effetti elettronici, rumori, suggestioni sonore. Un album unico, affascinante, avvolgente. Semplicemente geniale.
venerdì, dicembre 22, 2023
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