lunedì, giugno 05, 2023
Tina Turner
Un doveroso omaggio a TINA TURNER a pochi giorni dalla scomparsa scritto per "Libertà" ieri.
Ci ha da poco lasciati uno dei personaggi più iconici nella storia della musica pop.
Tina Turner ha incarnato l’immagine della sensualità, della potenza vocale, della rivalsa, dopo una vita tormentata e drammatica, nonostante fama e successo. Anche la sua morte ha avuto un alone di tragedia.
Lo aveva lei stessa annunciato un paio di mesi fa: “Il mio tumore al rene non è più curabile. Credevo che il mio corpo fosse intoccabile e indistruttibile e così, quando avrei dovuto, non ho seguito i consigli dei medici. Non ho preso regolarmente i farmaci per la pressione alta che mi erano stati prescritti”.
Sofferente di ipertensione fin dal 1985, rifiutò le cure prescritte per affidarsi a una personale strada omeopatica che compromise, insieme alla confessata scarsa disciplina, la funzionalità dei reni. La salvò il secondo marito Erwin Bach donandogliene uno, anche se la riabilitazione post operatoria fu lunga e difficile. Purtroppo non è bastato.
Una vita complicata e fin da subito in salita e aspra quella di Anna Mae Bullock, cresciuta in Tennessee prima, con i genitori a raccogliere cotone nei campi e poi, alla loro separazione, con la nonna, per tornare infine con la madre a St.Louis.
“Quando da piccola lavoravo nei campi a raccogliere cotone sognavo di diventare una star del cinema. Non ero interessata più di tanto alla musica anche se cantavo sempre, ovunque, in chiesa, in casa, nei campi, nei talent show. Ma volevo andare oltre, diventare un’attrice”.
Ce la farà molti anni dopo ma nel frattempo la vita cambia radicalmente quando a un concerto dei Kings of Rhythm conosce Ike Turner, autore di quella “Rocket 88”, uscita nel 1951 e definita pressoché unanimemente come la prima canzone rock ‘n’ roll in assoluto.
Ike apprezza le capacità vocali (ma non solo…) della diciottenne e dopo qualche tentennamento la inserisce nella band, seppure come corista. Sarà un caso fortuito (l’assenza del cantante solista per la registrazione di un brano) a cambiare la storia. “A fool in love”, nel 1960, avrà la voce di Little Ann e diventerà un grande successo in ambito rhythm and blues.
Ike Turner capisce finalmente le sue potenzialità, le cambia il nome in Tina Turner e quello della band in Ike & Tina Turner Revue.
Oltre ad iniziare una relazione sentimentale con Tina da cui poco dopo avrà un figlio.
Si sposeranno nel 1962 adottando, reciprocamente, altri tre figli avuti da loro precedenti relazioni. La band cresce in popolarità, infila vari successi in classifica, si distingue per la grande carica di energia di Tina, vera catalizzatrice e padrona del palco, supportata da una band eccellente e dalle coreografie perfette delle Ikettes, tre coriste in costante movimento, perfettamente integrate nelle stupende coreografie, sensuali e provocanti, tra balli, piroette, passi di danza acrobatici.
Attirano l’attenzione dei Rolling Stones che li vogliono con loro in un tour inglese, il successo è ormai enorme.
Ma Ike Turner si rivela un marito padrone, violento, coercitivo, che non esita a picchiare selvaggiamente la moglie (nel 1968 Tina tenterà perfino il suicidio).
La band si sposta verso suoni più rock e funk negli anni Settanta, continuando a cavalcare le ali del successo planetario (approdano anche in Italia registrando un clamoroso show negli studi della Rai, trasmesso nella trasmissione “Teatro 10” nel 1971).
Tina incomincia a muoversi anche come solista con discreti risultati, partecipa al film “Tommy” di Ken Russell, ispirato dall’opera degli Who, in una conturbante e inquietante “Acid Queen”, ma il rapporto con Ike è sempre più violento e burrascoso. Nel 1976 lei chiede il divorzio e interrompe il sodalizio artistico con il marito.
Seguiranno anni difficoltosi, soprattutto economicamente, tra cause, tribunali, risarcimenti per i concerti cancellati.
Tina incomincia una lenta e difficoltosa rinascita attraverso il Buddismo di Nichiren Daishonin e il mantra rigeneratore Nam Myho Renge Kyo da cui non si staccherà mai più e che ha spesso divulgato in appositi video e in interviste pubbliche. I problemi non mancano, gli album che incide, pur dignitosi, non arrivano più nelle classifiche, è costretta a suonare il più possibile, spesso in situazioni molto lontane dalle luminarie del successo di poco tempo prima. Nella primavera 1979 è, ad esempio, ospite fissa nel programma di Pippo Baudo “Luna Park”.
Ci vorranno ancora anni (e l’aiuto di vecchi amici come Rolling Stones e Rod Stewart che la chiamano a duettare con loro in concerto) per tornare sul trono che le spetta.
Nel 1984 l’album “Private dancer” e un nuovo look, con chioma leonina, minigonna, giubbotto di pelle, 45enne affascinante, aggressiva, sexy, le fa superare addirittura la popolarità e il successo precedenti. Il disco vende dieci milioni di copie, il tour mondiale è un sold out continuo.
Donna, nera, maltrattata da un marito psicopatico, abbandonata (come già era successo nell’infanzia), trova la forza, la caparbietà, la costanza, di rialzare la testa, dopo anni di lavoro incessante, ripartendo dal basso, ribaltando il ruolo della femmina, costante comprimaria del maschio di turno, fin dai primi anni Sessanta, imponendo la sua arte, le sue capacità, il suo fascino.
Tina andava sul palco senza paura di esibire la sua prorompente carica sessuale, utilizzandola con spontaneità sottilmente provocatoria, mai volgare o banale. Dimostrando che certe regole si possono distruggere o ignorare.
La decisione coraggiosa di lasciare il marito violento, peraltro “padrone” anche della sua immagine e del conto in banca della coppia, è stato un esempio in più per tutte le donne oppresse e abusate. Il coraggio di ripartire da capo, rischiando l’oblìo (in cui è rimasta per anni), è sicuramente stato lo sprone per migliaia di donne a non subire più imposizioni, di dire basta alla violenza domestica. Inoltre è opportuno ricordare come fosse (sia) difficile per una donna ultra quarantenne (e quindi giudicata ampiamente “vecchia”), di colore, in un mondo discografico particolarmente sessista e razzista, riuscire a tornare sulla breccia.
Ricordiamo a tal proposito che il canale musicale MTV (nato nel 1981) trasmise il primo video di un artista di colore, Michael Jackson in questo caso, solo nel 1983, due anni dopo, giusto per capire il contesto sociale e culturale in cui è avvenuta la rinascita di Tina.
I suoi successi non si contano.
vDal ruolo di attrice protagonista in “Mad Max” che corona il suo desiderio d’infanzia e l’introduzione nella Hollywood Walk Of Fame, a nuovi dischi che confermano il successo.
Tra il 1987 e 1988 suona in oltre 200 concerti incassando cifre spropositate in milioni di dollari, vince per la quarta volta consecutiva il Grammy Award come migliore cantante (in totale ne ha portati a casa dodici nella carriera, oltre a un numero incalcolabile di riconoscimenti di ogni tipo) e nel 2000 decide di ritirarsi dalle scene. Tornerà otto anni dopo (all’indomani del suo ultimo album “Twenty Four Seven”) per festeggiare i 50 anni di attività con un tour trionfale e ancora una volta milionario.
Alla fine avrà venduto più di 200 milioni di dischi.
Escono libri, documentari e un deludente film biografico, “Tina. What’s love got to do it” del 1993, che, come sempre, non riesce minimamente a rendere la realtà di un musicista.
La stessa Tina lo liquidò: "L'ho guardato in parte, ma non l'ho finito perché non è così che sono andate le cose. Non credevo che avrebbero cambiato così tanto i dettagli”.
E Ike Turner?
Morì nel 2007 dopo aver speso il periodo successivo al divorzio con Tina tra pochissimi alti, moltissimi bassi e tanti abissi tra droga e prigione.
Tina Turner non è una sopravvissuta ma una donna che ha vissuto la sua vita, nella gioia e nel dolore
Dotata di uno spessore artistico comune a pochi ma soprattutto di un timbro vocale unico, a cui ha unito una tecnica interpretativa immediatamente riconoscibile, basti ascoltare qualcuno dei duetti che l’hanno vista protagonista, da David Bowie, a Paul McCartney, Mick Jagger, Rod Stewart, Beyoncé, Tom Jones, Cher, anche i nostri Elisa e Eros Ramazzotti, in cui inevitabilmente è lei a prendersi la scena e a cancellare in pochi secondi il partner del caso.
Se ne è andata felice, come da una recente intervista:
“La morte non è un problema per me, non mi dispiace davvero andarmene.
Sono più felice di quanto non sia mai stata in vita mia.
Sono più felice di quanto avessi mai pensato che la vita sarebbe diventata per me. Ciò significa che la maggior parte delle mie difficoltà sono arrivate mentre ero giovane e crescevo.
E negli ultimi giorni, quando normalmente le persone soffrono per la vecchiaia e la malattia, è arrivata la mia felicità. Sono davvero molto felice.”
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