mercoledì, gennaio 04, 2023

Intervista a Brian Auger


Sabato scorso è uscita la mia intervista a BRIAN AUGER per "Il Manifesto".
Per ragioni editoriali decurtata di qualche domanda.
Riprendo qua l'intervista integrale con qualche curiosità aggiuntiva per i cultori dei 60's.

Grazie a Jada Parolini.

In un'ipotetica classifica dei migliori tastieristi rock (e affini) di sempre, il nome di Brian Auger non dovrebbe mai mancare ai vertici.
E' tra i migliori, ma, eppure, tra i più sottovalutati e trascurati, nonostante da ormai sessant'anni calchi le scene e abbia suonato a fianco di nomi tutelari del rock, da Jimi Hendrix a Rod Stewart, Eric Burdon o in “For your love” degli Yardbirds, oltre a centinaia di altre prestigiose collaborazioni.
Da par suo ha firmato album di pura eccellenza con i Trinity, a fianco di Julie Driscoll, con gli Obliovion Express e da solista e continua ad essere un musicista di gusto sopraffino, con una tecnica invidiabile. La sua costante ricerca per mischiare rock, soul, jazz, rhythm and blues, funk e tanto altro ha dato vita ad album di grande valore artistci, da “Streetnoise” a “Open”.

Come sei arrivato a suonare l'Hammond, quali sono stati i primi musicisti di riferimento?
Vivevo a Londra, a Shepherds Bush.
C'era un negozio di dischi, The WG Store che suonava dischi con le casse fuori dal negozio. Un giorno ho sentito un suono meraviglioso. Dopo aver chiesto cosa fosse, mi è stata mostrata una copia di "Back At The Chicken Shack" di Jimmy Smith.
Facendo ricerche su altri organisti jazz americani, ho trovato Jimmy McGriff, Brother Jack McDuff e Richard "Groove" Holmes, che in seguito mi hanno reso il grande onore di registrare tre dei miei brani.

La tua carriera è iniziata a Londra durante l'esplosione della scena MOD.
Cosa ricordi di quel periodo?
C'era una distinzione tra chi seguiva le live band come Who o Small Faces e chi invece era legato alla musica più tradizionale come rhythm and blues, soul modern jazz?

Non ero un Mod, ma ho copiato il modo in cui apparivano i musicisti jazz americani, che non era così lontano dal Mod. Ma non ci ho mai pensato così tanto.
Sono diventato un musicista professionista nel 1963, ma la mia carriera musicale è iniziata diversi anni prima come semi-professionista.
Questo periodo che ha generato i Mod ha generato anche la Minigonna. Mia moglie, sempre aggiornata, era a Venezia, in Italia, e le è stato negato un posto sul taxi acqueo a causa della sua Minigonna.
Mi ha anche detto che quando visitava i suoi amici a Roma, diverse giovani bande di “sfigati” quando vedevano qualcuna che indossava una minigonna si sdraiavano sul marciapiede mentre passava.
In questo periodo molti stilisti di abiti seguivano la musica per i giovani.
Londra era piena di musicisti di ogni tipo.
Cominciarono a formarsi in gruppi, a seconda del tipo di musica che ascoltavano - Pop, R&B, Blues e Jazz, e con la creazione di molti club, avevamo molti locali che supportavano una grande offerta di musica varia.
Ho iniziato a suonare il pianoforte e ho vinto il sondaggio dei lettori di Melody Maker Magazine nel 1964, come miglior pianista jazz.
È stato allora che ho iniziato a pensare di creare un ponte tra Jazz, Rock e R&B. Avevo molti amici in tutte quegli ambiti.

Come mai una band così forte (ascoltando le poche canzoni registrate) come gli Steampacket non è riuscita a esplodere e nemmeno a incidere un disco?
A causa di un eccesso di manager. Baldry ne aveva uno, Rod ne aveva uno e io e Julie ne avevamo uno.
I manager hanno discusso per quasi due anni per quale etichetta discografica sarebbero state pubblicate le registrazioni. Sono sopravvissute solo alcune registrazioni pirata e brani della BBC.

Quando si pensa a Brian Auger è difficile accostarlo a temi “politici”.
Eppure hai composto e suonato brani con riferimenti abbastanza espliciti (vedi “Czecslovakia”) e siete stati con gli Oblivion tra le prime band ad avere bianchi e neri che suonavano insieme.

La mia politica è trattare tutte le persone con gentilezza e rispetto.
Sono stato felice di vedere che anche Malcom X nella sua biografia ha affermato che quando usciva negli anni '30 nelle grandi sale da ballo di New York, che tra i musicisti non c'erano linee di colore. Crescendo ho verificato che i miei eroi erano tutti musicisti neri americani e quando mi sono trasferito in America mi hanno sempre trattato bene.

Una delle particolarità che ho notato intervistando musicisti dei 60's (ad esempio Kenney Jones degli Small Faces) e che ho ritrovato in molte delle loro dichiarazioni, è che, nonostante, centinaia di concerti e dischi in classifica, si ritrovavano sempre senza soldi, a causa di contratti con manager senza scrupoli.
I musicisti a quel tempo erano più interessati alla musica e Londra era una mecca per i manager, che non erano interessati alla musica dei loro artisti, ma ai soldi che guadagnava. Gli squali erano attratti principalmente da questo e i guadagni venivano semplicemente rubati.

Che cosa ricordi del programma TV, visionario e psichedelico, con i Monkees 33 Revolutions per Monkee?
Ho letto che è stato molto improvvisato e caotico. E' vero?

Siamo rimasti sorpresi quando ci è stato offerto lo spettacolo "33 1/3 Monkeys Per Revolution".
Quando ho letto la sceneggiatura ho scoperto che la storia nello show era che io, come il professore pazzo, trascino 4 ragazzi (The Monkees) fuori dalla strada e nel mio studio psichedelico, li trasformo in Pop Star.
Sono rimasto sbalordito dal fatto che i Monkees avesse acconsentito! Quando li ho incontrati per la prima volta a Los Angeles, mi hanno spiegato che non erano musicisti, tranne Mike Nesmith, ma erano attori, e avevano risposto a un annuncio sul LA Times che chiedeva quattro attori per una serie che voleva rivaleggiare con il successo dei Beatles.
Erano molto felici che Julie ed io avessimo deciso di aprire la serie. Sono stati molto gentili e ci hanno invitato a casa loro, siamo andati d'accordo e ci siamo divertiti molto sul set.
Lo spettacolo è stato girato agli MGM Studios di Hollywood e, di fronte a noi, in uno studio adiacente, Elvis stava girando il film in cui era su un ring di boxe vestito tutto di pelle nera.
La sicurezza per il suo studio era molto stretta e non ci era permesso entrare. Una mattina abbiamo trovato i Monkees vestiti da orsi polari e che oscillavano su delle corde, nello studio, cantando "A - HUBBA - CHUBA — A - HUBBA - HUBBA - CHUBA!!" Ci siamo fatti una bella risata e ci siamo chiesti come si adattasse alla trama. La sorpresa successiva è stata quando sono arrivato presto il giorno successivo e ho trovato 3 pianoforti a coda impilati uno sopra l'altro e il mio piccolo piano elettrico sopra. C'era una lunga scala e io stavo con il nostro grande produttore Jack Good che mi spiegò che dal piano inferiore a quello superiore c'erano i seguenti tre artisti Fats Domino, Little Richard e Jerry Lee Lewis. Rimasi in piedi con Jack Good che indicava il piccolo pianoforte in cima e lui disse "Sarai lassù vestito da professore matto". Mi è stato detto di iniziare un ritmo blues e tutti hanno iniziato a suonare.
L'intera pila di pianoforti oscillava avanti e indietro, tanto che ho pensato tra me e me "Se questa torre cade, lascerà un grande buco nella comunità Rock!" Gran divertimento!! Tutto era stato pianificato con cura e il nostro produttore Jack era venerato da tutti gli artisti.

Negli anni 70 la tastiera diventa uno strumento prevalente nella musica di molti gruppi rock (dagli ELP ai Deep Purple, ad esempio) ma tu continui a seguir eun tuo percorso molto personale. Come mai?
Stavo ancora cercando di andare avanti con il mio mix di Jazz e Rock.
Keith Emerson, un grande tastierista, è diventato un mio caro amico. Quando abbiamo confrontato i musicisti che ci avevano ispirato, si sono rivelati, per la maggior parte, le stesse persone.
Tale è la grande latitudine della musica: Keith dal lato classico e io dal lato Jazz. Ho iniziato a vedere la musica come la vera lingua internazionale di Madre Terra.

Hai mai rimpianto un'occasione che ti era stata offerta ma a cui hai rinunciato?
No, sono nato musicista, un dono dell'universo!
La musica mi ha insegnato tutte le lezioni importanti della mia vita.

Nel 1977 esplode la scena punk. Come l'hai accolta? Ne sei stato colpito e interessato o non te ne importava nulla? Ha creato problemi alla tua generazione artistica? E' vero che ha “cancellato” la musica precedente, secondo te?
Ho comprato un sintetizzatore. Invece delle dozzine di registri d'organo Hammond che ho usavo, il sintetizzatore offriva 100 nuovi colori. Stava ai musicisti imparare a usare quelli giusti. Vedi Keith Emerson, Stevie Wonder e il mio album "Search Party" per esempio.

Negli anni Ottanta arrivano i sintetizzatori e per i suonatori di Hammond e strumenti analogici ci sono problemi seri? E' vero?
No dipende solo da come vengono usati.

Nella tua discografia, a parte varie collaborazioni, si passa da “Here and now” del 1984 a “Language of the heart” del 2012 (bellissimo disco, tra l'altro). Come mai così tanto tempo? Cosa è successo nel frattempo?
In quegli anni Jazz è diventato una parolaccia nell'industria discografica, che ora cercava di vendere milioni di dischi, e questo ha chiuso le porte a molta musica, la mia inclusa, ma ho continuato a registrare in qualche modo.

La tua band è diventata una specie di “family affair”.
Sì, Karma, mio figlio, è diventato un grande batterista, ingegnere del suono e produttore. Inoltre, le mie figlie Ali e Savannah hanno cantato successivamente per me e hanno fatto un lavoro fantastico.
Poi, con Karma alla guida della band, abbiamo mantenuto viva la musica ed è stato un momento molto felice ovunque siamo andati e più il pubblico è diventato più grande, più hanno capito e apprezzato la musica.

Hai incontrato centinaia di artisti famosissimi, chi ricordi con più piacere e affetto?
Troppi, e non posso dirvi tutti i loro nomi, ma eccone alcuni: Keith Emerson, John Lord, Sarah Vaughn, Julie Driscoll, Mavis Staples, Jimmy Smith e il fratello Jack McDuff, Bernard Purdie, Mina, Gianni Morandi, Zucchero, Alex Ligertwood, Ringo Star, Paul McCartney, Albert Finney, Diana Quick, Car Peterson, ecc...

Dall'alto della tua esperienza come vedi il futuro della musica? Dove sta andando secondo te? Cosa dobbiamo aspettarci?
Non lo so. Sono cresciuto ascoltando Marvin Gaye, Stevie Wonder, Donny Hathaway e una miriade di altri artisti. Ascoltando la musica di oggi, veriico che si tratta magari di una traccia ritmica minimale e pochissime canzoni che possono essere cantate da altri artisti.
Alcuni artisti megalomani che si sono definiti geni, ovviamente non hanno letto la vita di Mozart, che scriveva canzoni all'età di sei anni. Mandato a Roma a quattordici anni, fu portato a Roma in San Pietro per ascoltare una "Misericordia". Venti minuti di musica con un doppio coro.
Mozart tornò a casa e scrisse tutto a memoria. A quindici anni ha diretto la sua opera alla Scala Milano.
I frequentatori del concerto lo hanno salutato come "Il Maestrino". Prima di morire senza un soldo e di essere sepolto nella tomba di un povero, scrisse due sinfonie, una al mese. Sono sicuro che non si definiva un genio, ma io sono si curo che lo fosse! Questo è qualcosa da tenere in mente per tenere sotto controllo tutti i nostri ego.

5 commenti:

  1. Stupenda intervista ad un grandissimo!!!!!
    👍👍👍👍👍👏👏👏👏

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  2. Bellissima intervista a un gigante della musica moderna. Ma una reunion casula perché non la facciamo?
    Cortez

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