venerdì, dicembre 22, 2017

I migliori album del 2017



Il 2017 è stata una discreta annata anche se non ha regalato capolavori indimenticabili.

In passato i migliori album furono:
nel 2005 White Stripes, Oasis e Supergrass
nel 2006 Bellrays, Capossela, Who e Beatles
nel 2007 Graham Day, Pj Harvey, Amy Winehose
nel 2008 Last Shadow Puppets, Oasis, Racounters
nel 2009 Madness, Dylan, Rancid
nel 2010 Gil Scott Heron, Paul Weller, Lanegan/Campbell
nel 2011 Beady Eye, PJ Harvey, Meat Puppets
nel 2012 Secret Affair, Neneh Cherry and the Thing, Macy Gray, Martha High, Patti Smith
nel 2013 Strypes, Miles Kane, Franz Ferdinand, Excitements, Julie's Haircut
nel 2014 Sleaford Mods, Damon Albarn, Temples, The Ghost of a Saber Tooth Tiger e Benjamin Booker
nel 2015: Paul Weller (fuori concorso), Kamasi Washington, Gaz Coombes, Ryley Walker
nel 2016: Iggy Pop, Fantastic Negrito, Motorpsycho, Myles Sanko, Last Shadow Puppets con Rolling Stones e David Bowie fuori concorso


1)
GOSPELBEACH - Another summer of love
CAPOLAVORO di delizie 60's.
Ogni nota del quartetto californiano è intrisa di Byrds, del Dylan di "Higway 61 revisited", dei Beatles 1965, Kinks, Big Star, primi Grateful Dead, Beach Boys.
Brani stupendi, atmosfere solari, calde, avvolgenti.
Una bellezza rara.

2)
KAMASI WASHINGTON - Harmony Of Difference

Ritorna il grande saxfonista californiano con un ep di oltre mezzora con 6 brani uniti da un filo conduttore sonoro che sviluppa un tema principale in varie connotazioni di stile, aprendosi al funk e alle atmosfere latine. I titoli sono indicativi di ciò che necessita un'America (e un mondo) sempre più in difficoltà etica e morale: Desire, Knowledge, Integrity, Perspective, Humility, Truth (quest'ultima stupenda lunga suite di 14 minute che riassume i temi dei brani precedenti).
Manierismo o genialità è il quesito che attanaglia gli appassionati.
Propendo sempre per il secondo.

3)
PAUL WELLER - A kind revolution

La carriera solista di Paul Weller ha riservato ovvi e prevedibili alti e bassi ma ha sorpreso molti il precedente SATURNS PATTERN, per qualità, freschezza, spessore compositivo e realizzativo, uno dei suoi migliori album in assoluto.
A KIND REVOLUTION raccoglie quella pesante eredità e prosegue sulla linea sapientemente (ri)tracciata due anni fa.
Troviamo ampiamente coperto lo scibile del Weller autore che si muove, in modo attuale e moderno, senza cadute revivaliste, tra le suggestioni sonore a lui più care (soul, beat, melodie 60's, i Beatles più Mc Cartney, soprattutto nelle ballate), richiami ai migliori Style Council, qualche asperità chitarristica di sapore rock psichedelico, sapori gospel e blues.
Un album di nuovo convincente, compositivamente sempre ad alto livello, vario, intenso, che ci conferma l'eccellente salute di Mr. Weller.

4)
DREAM SYNDICATE - How Did I Find Myself Here?
Un muro chitarristico ai limiti del noise, vellutate melodie Loureediane, sapori lisergici psichedelici, umori 60's, abrasioni sonore.
Stupisce per immediatezza, attualità, freschezza ed entra senza problemi tra i migliori album dell'anno.

5)
LIAM GALLAGHER - As you were

Liam ha un pregio importante.
Ti dà sempre quello che ti aspetti. Nè più nè meno.
Il suo primo album solista è esattamente quello che ci si poteva immaginare: ballate in palese stile Oasis, influenze beatlesiane sparse ovunque, qualche brano più ruvido e ritmato. Su tutto la sua voce inimitabile.
A me piace.

6)
SONGHOY BLUES - Resistance

Poderoso secondo album per la band del Mali. Afro funk, hard prog rock, african soul, reggae, ritmiche travolgenti, brani anfetaminici, chitarre desert, cambi di tempo improvvisi.
In un brano ospitano Iggy Pop !

7)
STONE FOUNDATION - Street rituals

La band inglese si lascia abbracciare da mr. PAUL WELLER (che produce, arrangia, suona il piano, canta e compone in due brani) e rilascia un album con i fiocchi.
Soul, funk, eccellenti ballate mid tempo, tanto groove, sound soft ma crudo, pulito, spesso vicino agli Style Council.
Ottimo disco (dove l'impronta di Weller è evidente e chiara), raffinato, godibile, pieno di anima e passione.

8)
ANDY LEWIS / JUDY DYBLE - Summer dancing

Andy Lewis ha una carriera infinita come bassista (da Paul Weller a Fay Hallam, carriera solista, Spearmint fino alle radici mod con i Pimlico), produttore e DJ (aprì i concerti del tour di "Parklife" dei Blur).
Ah, suona anche con Il Senato...
La voce di Judy Dyble invece era nell'esordio dei mitici Fairport Convention, collaborò ai primi demo di Glies, Giles and Fripp (QUEL Robert Fripp che dopo poco formò i King Crimson), fondò i Trader Home e dopo una lunga sosta dalla scena musicale è tornata ad incidere album solisti.
La collaborazione tra i due ha dato alla luce uno stupendo gioiello psych folk rock di sapore marcatamente 60's, ipnotico e avvolgente ma che ha il pregio di risultare moderno e attuale, fresco e solare.
Un album cool, ispirato, ricco di eccellenti composizioni.

9)
CHARLATANS - Different days

Notevole il tredicesimo album del quartetto inglese.
Ospiti d'eccezione come Johnny Marr, Paul Weller, Stephen Morris dei New Order, Pete Salisbury dei Verve, Anton Newcombe dei Brian Jonestown Massacre.
Il sound è il consueto incantevole mix di melodie e sapori 60's con brit pop, psichedelia, chitarre jingle jangle e quel sottile gusto new wave 80's (dalle parti di Echo & the Bunnymen). Alcuni brani sono assolutamente irresistibili ma è il ton o generale ad essere altissimo. Bello, bello, bello.

10)
JULIANA HATFIELD - Pussycat

Sempre adorato la Hatfield (una che tra Blake Babies, Lemonheads e carriera solista ha infilato quasi una trentina di album dai primi 90's e che considero tra le migliori compositrci della sua epoca, troppo sottovalutata) e il suo alt rock aspro, di sapore grunge, semplice, diretto, con melodie 60's a colorare il tutto.
Il nuovo lavoro esce dall'urgenza di sparare a zero contro Trump e Juliana non le manda a dire con testi violentissimi.
Il sound è il consueto, lei suona tutto (a parte la batteria) e l'album si fa godere tantissimo.

IN ORDINE SPARSO:

THE RIDE - Weather diaries
Assenti da 11 anni, torna un'altra band del giro brit pop con un lavoro riuscitissimo, completo, tra melodie 60's, ottimi brani, una grande cura compositiva.
Spicca ancora una volta la figura del produttore, il dj Erol Alkan, apparentemente lontano dal sound della band e che invece ne plasma brani e attitudine senza snaturarne le radici, rendendo il tutto attuale e moderno. Ottimo album.

LITTLE BARRIE - Death express
La band londinese è al quinto album, sempre guidata da Barrie Cadogan, che si divide tra band e altre collaborazioni, da Paul Weller a Morrissey e Primal Scream (il batterista è invece Virgil Howe, figlio di Steve Howe degli Yes, per curiosità...). 21 brani per 1 e 10 minuti di musica, un furioso, torrido e acido mix di rock blues hendrixiano, freak beat, soul, funk.

STRYPES - Spitting image
Terzo album e nuovo passo evolutivo verso un sound sempre più personale che conserva il gusto 60’s dei ma si sposta dalle parti di quelle atmosfere che furono care a nomi come Elvis Costello, Joe Jackson, Undertones degli esordi.
Anche Arctic Monkeys, un po’ del sempre amato rhythm and blues e sapori dal mod revival del 1979 (Jam, Merton Parkas, Secret Affair).
Brani di grande spessore compositivo, splendidi i suoni, grande groove.
Album eccellente (dopo il deludente precedente).

LYDIA LUNCH - Under the covers
Notevole il nuovo album della sempre verde Lydia Lunch accompagnata da Cypress Grove (che fu sodale di Jeffrey Lee Pierce nel progetto Ramblin' Jeffrey Lee).
"Under the covers" stravolge una serie di brani più o meno noti (Doors, Elvis Costello, Steely Dan - "Do it again" ! - , Tom Petty, Jon Bon Jovi e altri) portandoli in un inferno di cupo, torrido, malatissimo, blues punk.

FILTHY FRIENDS - Invitation
Primo album per i FILTHY FRIENDS ovvero PETER BUCK (ex REM), Corin Tucker delle Sleater-Kinney, due ex Young Fresh Fellow e Bill Rieflin che ha suonato la batteria con Ministry, Nine Inch Nails e ora coni KING CRIMSON !!
"Invitation" è un super energico mix di stupende chitarre jingle jangle e all'occorrenza ruvide e garage, una voce che riporta alla Patti Smith degli esordi, un ultra teen e un'ospitata di Krist Novoselic al basso.

DOWNTOWN BOYS - Cost of living
Terzo album per la band Providence, Rhode Island.
E ancora una bastonata che arriva diretta, violenta, potente, durissima.
PUNK ROCK che accenna a X Ray Spex (grazie all'uso del sax) e al punk californiano dei primi 80's.
Testi impegnati, attitudine MC5.

MOTORPSYCHO - The tower
Imponente e monolitico come sempre (doppio e 85 minuti di musica), il nuovo album della band norvegese conferma quanto la qualità non difetti mai da queste parti.
Psichedelia, stoner, doom, ballate acustiche di sapore 60's folk, avanguardia, sperimentazione.
Musica totale e assoluta.

RAT BOY - SCUM
E' giovanissimo (21 anni), incrocia lo spirito di The Streets, Jamie T e Sleaford Mods con Beck e Beastie Boys e con quel gusto brit che riporta perfino a Big Audio Dynamite e Happy Mondays.
C'è un gusto "punk" e nichilista alla base che rende il tutto molto interessante. Una delle sorprese dell'anno.

ALAN VEGA - IT
L'album postumo di ALAN VEGA è, come sempre un passo avanti.
Violentissimo, durissimo, elettropunk caotico e devastante, a tratti insopportabile, asfissiante.
Pura violenza psichica.

THE GODFATHERS - A Big Bad Beautiful Noise
Una delle migliori e più sottovalutate bands degli 80's, i Godfathers hanno sempre interpretato al meglio quello spirito "brit" fatto di provocazione sfacciata, attitudine punk, gusto per lo stile estetico, amore per il pub rock e il rhythm and blues.
Della line up originale è rimasto il solo cantante e leader Peter Coyne ma il sound rimane lo stesso splendido guitar pop punk rock, potente e travolgente, con stupende melodie 60's e irruenza mod. Un bellissimo album.

SLEAFORD MODS - English Tapas
Continua la saga del duo di Nottingham all'esordio su Rough Trade e al decimo album (il terzo dopo la notorietà).
La formula è il solito abrasivo, irriverente, esplosivo mix di Fall, PIL, Crass, The Streets, hip hop. Basi in loop minimali e una valanga di parole vomitate da Jason Williamson che se la prende con chiunque gli capiti a tiro. Originali e disturbanti come sempre.

NEVILLE STAPLE - Return of Judge Roughneck
Rieccolo !
Immarcescibile, il grande Neville torna con un album divertente, solare, godibile. Ska, rocksteady, reggae, dub, nuovi (ottimi) brani, qualche cover (da Peter Tosh a una bella "Enjoy yourself" semi acustica in chiave ragtime e "The lunatics..." dei Fun Boy Three che perde il gusto "tribale" dell'originale a favore di una versione rocksteady), tanto groove.
Niente di nuovo (e chi lo vuole da lui?) ma fresco e corroborante.

7 commenti:

  1. Noel niente?..guarda che poi s'inc..zz
    C

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  2. Liam invece è banalissimo, (apparentemente) grezzo (in realtà arrangiato e curato benissimo) ma diretto, brit al 100% , un disco hooligan, mod e casual, Super cool. E' quello che ho ascoltato di più insieme ai Gospelbeach.

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  3. Gospelbeach davvero bello.

    I Charlatans me li regalerò per Natale

    Charlie

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  4. Io voto Charlatans come sempre.
    Però ho preso appunti

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  5. sarò forse troppo "mainstrema"(?) ma holy mountain di noel mi piace un sacco..il resto batte la strada consueta senza infamia nè lode,forse questo il motivo ma era giusto per curiosità che te lo chiedevo.
    Di Liam io ho apprezzato molto il lavoro (oltre che il buon songwriting) fatto sulla voce, più precisa,controllata e meno strascicata, a parer mio decisamente più matura ed efficace. Mi arrivano voci di riappacificazione fra i due mad bros..
    C

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