Il rischio di questo tipo di documentari è la caduta in una lunga serie di testimonianze della serie "io c'ero", che finiscono nell'"epico", "favoloso, "indimenticabile".
In realtà i due tour dei Nirvana in Italia nel 1989 e nel 1991, furono pieni di problemi, difficoltà, sia logistiche che, purtroppo personali, soprattutto per Kurt Cobain in preda a un esaurimento nervoso.
La storia viene rivissuta da una delle protagoniste principali della vicenda, Daniela Giombini, che con la sua Subway organizzò fior di concerti (dai Mudhoney ai Celibate Rifles, "solo gruppi che mi piacevano veramente, altrimenti non mi interessava"), in condizioni precarie e difficilissime, soprattutto in un'epoca ancora abbastanza pionieristica per la scena italiana.
Non ci sono celebrazione, nostalgia, esaltazione ma resoconti molto schietti e veraci, con il prezioso apporto di Bruce Pavitt, uno dei boss della Sub Pop, tornato in Italia per l'occasione.
Si aggiungono altre testimonianze di giornalisti e operatori del settore, immagini e filmati d'epoca, ricordi, fotografie, aspetti inediti.
Un documento prezioso di un'epoca ormai andata ma ancora molto significativa e presente (vedi la scena finale con una ragazza 14enne, commossa di fornte a Bruce, ringraziato in lacrime per avere prodotto il suo gruppo preferito di sempre).
Il docu/film è in tour in Italia, se capita in zona, non perdetelo.
lunedì, febbraio 03, 2025
Rome as you are di Daniela Giombini, Tino Franco, Marco Porsia
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Film
domenica, febbraio 02, 2025
Vetreria di Borgonovo Piacentino - A way of life
La Vetreria di Borgonovo Piacentino è, dal 1950, tra le aziende più floride e d'avanguardia della zona e non solo.
Quest'anno ha deciso di allegare al catalogo uno speciale dedicato al SOUTHERN ROCK (dagli Allman Brothers Band ai Lynyrd Skynyrd, fino ai Black Crowes) la cui stesura è stata a cura del sottoscritto, con adeguata e pertinente grafica.
Se ne può richiedere copia qui: info@borgonovo.it
Prosegue così quanto iniziato due anni fa con un pezzo dedicato a "Quadrophenia", mods e affini.
https://tonyface.blogspot.com/2023/02/vetreria-di-borgonovo-piacentino-way-of.html
E lo scorso anno con un articolo dedicato alla Chess Records:
https://tonyface.blogspot.com/2024/02/vetreria-di-borgonovo-piacentino-way-of.html
Quest'anno ha deciso di allegare al catalogo uno speciale dedicato al SOUTHERN ROCK (dagli Allman Brothers Band ai Lynyrd Skynyrd, fino ai Black Crowes) la cui stesura è stata a cura del sottoscritto, con adeguata e pertinente grafica.
Se ne può richiedere copia qui: info@borgonovo.it
Prosegue così quanto iniziato due anni fa con un pezzo dedicato a "Quadrophenia", mods e affini.
https://tonyface.blogspot.com/2023/02/vetreria-di-borgonovo-piacentino-way-of.html
E lo scorso anno con un articolo dedicato alla Chess Records:
https://tonyface.blogspot.com/2024/02/vetreria-di-borgonovo-piacentino-way-of.html
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I me mine
sabato, febbraio 01, 2025
MoodArt
A MoodArt, Scuola di moda di Verona, (https://www.moodart.com/) ho tenuto, qualche giorno fa una "lezione" a una classe di giovani studenti sulla storia della "black music", dal blues al soul, al funk all'hip hop, non dimenticando afrobeat reggae e ska.
Esperienza interessante, sperando sia stata formativa per gli/le ascoltatori/trici.
Un grazie alla professoressa Sonia Giordani per il gentile invito.
https://www.instagram.com/moodart_fashion_communication/
Riporto le parole di Moodart sul contenuto:
Antonio Bacciocchi è un esperto musicale e ricercatore di tendenze, con un percorso che spazia dalla musica al giornalismo e alla scrittura.
Con la sua vasta esperienza nel panorama underground e il suo sguardo rivolto alle subculture, Bacciocchi ha guidato gli studenti alla scoperta di realtà artistiche e sperimentali, lontane dal mondo patinato dei social media e della cultura popolare facilmente accessibile.
Il suo approccio esplorativo alla musica e alle tribù artistiche non solo ispira nuovi stili, ma mostra come fenomeni musicali e comportamenti alternativi possano influenzare profondamente anche la moda e il design, dando vita a tendenze originali e innovative.
Il suo workshop non si è limitato a osservare la moda dal punto di vista tradizionale, ma voleva invitare gli studenti a esplorare mondi inesplorati, attingendo a influenze più genuine e lontane dai riflettori.
In questo modo, li ha stimolati a sviluppare idee e ricerche che siano veramente originali, capaci di anticipare le tendenze del futuro, senza cadere nel facile accesso delle mode passeggere e già inflazionate.
Esperienza interessante, sperando sia stata formativa per gli/le ascoltatori/trici.
Un grazie alla professoressa Sonia Giordani per il gentile invito.
https://www.instagram.com/moodart_fashion_communication/
Riporto le parole di Moodart sul contenuto:
Antonio Bacciocchi è un esperto musicale e ricercatore di tendenze, con un percorso che spazia dalla musica al giornalismo e alla scrittura.
Con la sua vasta esperienza nel panorama underground e il suo sguardo rivolto alle subculture, Bacciocchi ha guidato gli studenti alla scoperta di realtà artistiche e sperimentali, lontane dal mondo patinato dei social media e della cultura popolare facilmente accessibile.
Il suo approccio esplorativo alla musica e alle tribù artistiche non solo ispira nuovi stili, ma mostra come fenomeni musicali e comportamenti alternativi possano influenzare profondamente anche la moda e il design, dando vita a tendenze originali e innovative.
Il suo workshop non si è limitato a osservare la moda dal punto di vista tradizionale, ma voleva invitare gli studenti a esplorare mondi inesplorati, attingendo a influenze più genuine e lontane dai riflettori.
In questo modo, li ha stimolati a sviluppare idee e ricerche che siano veramente originali, capaci di anticipare le tendenze del futuro, senza cadere nel facile accesso delle mode passeggere e già inflazionate.
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I me mine
venerdì, gennaio 31, 2025
Gennaio 2025. Il meglio.
Parte bene il 2025 con gli album di Ringo Starr, Iggy Pop, Lambrini Girls, De Wolff, PP Arnold.
Ottime cose dall'Italia con Neoprimitivi, Roberta Gulisano, Angela Baraldi, Flavia Ferretti.
RINGO STARR - Look up
Torna Ringo con un album, contravvenendo alla decisione di non farne più, dopo l'ennesimo sciapo lavoro, "What's my name" del 2019, dedicandosi invece a 5 ep di quattro brani ognuno, molto più efficaci, gustosi e immediati.
T-Bone Burnette lo ha convinto a ritornare sui suoi passi componendo 11 canzoni (che ha anche brillantemente prodotto) in chiave country, ambito sonoro che il batterista ha sempre adorato.
La mano di Burnette si sente, eccome, con suoni puliti ma grintosi, moderni e mai adagiati sul passatismo. Registrato tra Nashville (ovviamente) e Los Angeles, troviamo Ringo che suona come sempre sempre preciso e canta con convinzione e partecipazione, gli arrangiamenti sono perfetti, le canzoni di alta qualità tra classicismo e sferzate più rockeggianti (vedi l'iniziale "Breathless", "Never let me go" più di sapore blues o "Rosetta" in chiave funk rock blues).
A dare una mano nuove leve del country e affini come le Larkin Poe e le Lucius, Alison Krauss (già a fianco di Robert Plant), Molly Tuttle e Billy String.
A 84 anni realizza uno dei suoi migliori album (con "Ringo", "Time takes time" e "Vertical man") con una freschezza encomiabile.
IGGY POP - Live at Montreux Jazz Festival 2023
Un live stupendo, impressionante sia per l'energia profusa che per il numero di brani che, magari ce ne siamo dimenticati, sono assurti a "classici": da "Tv Eye" a "Search and destroy", "Raw power", "I wanna be your dog" fino "Lust for life" e "The passenger".
In mezzo ai 17 brani anche altre gemme come "Gimme danger", "Loose", "Sick of you", "Nightclubbing" o "Five foot one".
La sezione fiati colora a dovere molte canzoni (pur se talvolta è un po' fuori luogo).
Grande concerto e grande live.
PS: voce ancora perfetta.
DE WOLFF - Muscle Shoals
Torna la band olandese con un album che già dal titolo indica un parziale cambio di direzione artistica (momentaneo?).
Gli storici e inimitabili studi "Muscle Shoals" dell'Alabama hanno ospitato il meglio del soul più torrido e del southern rock e in questo nuovo album se ne sentono spesso gli echi (certi brani sembrano outtakes dei Black Crowes).
Il groove rimane ancorato al loro classico sound Hammond rock, declinato stavolta in colori "Southern".
Il risultato è godibilissimo e non di rado irresistibile.
LAMBRINI GIRLS – Who let the dogs out
E’ confortante potere ascoltare un gruppo così incazzoso, abrasivo, aggressivo, che parla di tematiche socio politiche senza giri di parole e suona un punk estremo che attinge da Idles, Bikini Kills ma anche da Amyl and the Sniffers, i dimenticatissimi californiani U.X.A. e Sleaford Mods. Le due Lambrini arrivano da Brighton e se ne parla molto in questo momento. L’esordio è ottimo e lascia ben presagire a sviluppi interessanti. Per il momento godiamoci questo assalto sonoro.
P.P.ARNOLD - Live in Liverpool
Uscito nel novembre del 2024 è uno stupendo album dal vivo, registrato nel 2019 a Liverpool, in cui la favolosa cantante passa in rassegna una serie di vecchi successi e nuove canzoni tratte dal suo eccellente ritorno discografico "The New Adventures of..." di quell'anno. Lei canta divinamente, Steve Cradock della band di Paul Weller, suona la chitarra e dirige una band affiatata e precisa con tanto di coriste e sezione fiati.
Diciotto brani, con le classiche "The first cut is the deepest", "(If you tink you're) Groovy" (che registrò con gli Small Faces), il funk rock di "Medicated Goo" dei Traffic, "Shoot the dove" (composta per lei da Paul Weller), una spettacolare versione psichedelica di "Eleanor Rigby" e tanto altro.
Grande album.
MATT BERRY - Heard noises
L'attore e musicista inglese torna con un nuovo album, (per l'amata Acid Jazz), molto intrigante e ricco di eccellenti spunti sonori. Matt compone, canta, suona chitarra, basso e un'ampia gamma di tastiere, dando spazio alla sua passione per soul e northern soul, a cui unisce un gusto psichedelico a cavallo tra 60 e 70, con qualche umore proto prog. Un lavoro molto personale, divertente e pieno di pregevoli canzoni.
FRANZ FERDINAND - The human fear
Strano album il nuovo della band scozzese.
Parte maluccio, con una serie di canzoni poco a fuoco.
Sorprendentemente dal quinto brano in poi ("Build it up") decolla con una serie di riuscitissimi episodi che ci restituiscono Kapranos e soci al meglio della forma.
Il tipico FF sound in "Night or day" e "Cats" (in odore di Talking Heads), le conclusive "Bar Lonely" (molto 60's beat) e "The Birds" riportano il disco al top.
Troppo poco per un giudizio entusiasta ma in sostanza una buona conferma, forse troppo interlocutoria dopo otto anni di silenzio discografico.
THE BUDGET BOOZERS - Love You, Hate You
Molto divertente e arrembante l'album della band svizzera. Rock 'n' roll sporco, strali punk ma anche tanto gusto glam e pop. Una specie di Cheap Trick in salsa garage punk che non disdegna immergersi in atmosfere Crampsiane o guardare con gusto ai Ramones. Come dicono loro: Real hippie shit for real punks!
SONGHOY BLUES - Heritage
La band del Mali si è inizialmente caratterizzata mischiando rock, folk, blues, funk. Nel corso degli anni il sound è tornato progressivamente alle radici e alla tradizione popolare del loro paese, con l'uso di strumenti e ospiti locali. Il nuovo album è molt ocaldo, quasi psichedelico a tratti, con il blues delle radici costantemente presente.
NEOPRIMITIVI - Sul globo d'argento
Spettacolare esordio per la band romana, con una suite, pubblicata su cassetta, di oltre venti minuti in cui spaziano da kraut rock a Velvet Underground, una citazione diretta ed esplicita ai Modern Lovers di "Roadrunner" e ancora Can, Pink Floyd, Dungen, tribalismi, psichedelia sparsa.
Notevoli, pressoché fantastici.
ANGELA BARALDI – 3021
Il nuovo album dell’artista bolognese è una sventagliata di creatività, energia, espressività che si condensano in 25 minuti e otto brani. Sonorità secche, minimali, dirette, che coniugano più che bene canzone d’autore e alternative rock, talvolta dal mood particolarmente spigoloso. Azzeccatissima la produzione, grazie al prezioso e decisivo apporto di Ale Sportelli e al suo studio di registrazione. Di alta qualità il parterre degli strumentisti coinvolti, Federico Fantuz, Daniele Buffoni, Giovanni Fruzzetti,Susanna La Polla De Giovanni, Vittoria Burattini. Un album di altissimo livello.
ROBERTA GULISANO – A ccu apparteni
Roberta Gulisano lotta da tempo con le radici della sua terra, la Sicilia, nell’eterno rapporto di amore per le origini e odio combattivo per come sono e sono state maltrattate. Il nuovo album, prodotto da Cesare Basile, affonda il coltello nelle piaghe ancestrali del luogo di nascita, attraverso "canzoni originali e riarrangiamenti di brani tradizionali che parlano la lingua dei senza terra, sentimenti che hanno a che fare con l’identità lacerata di coloro che lasciano la propria casa per crearsi una vita nuova in altri posti." E’ un omaggio esplicito e dichiarato: "questo lavoro rappresenta il mio personale percorso di ri-conoscenza a ciò a cui appartengo, rappresenta me e tutti coloro che non vivono più nella terra in cui sono nati, con la loro solitudine e il loro orgoglio, gli “sradicati” di ogni tempo e latitudine.”
Musicalmente c’è la tradizione, con strumenti antichi e l’anima di Rosa Balistreri che spunta spesso e volentieri, ma anche tanta sperimentazione, a testimoniare che stiamo parlando di una materia viva, che si rinnova con freschezza e forza, dimostrando che le vecchie storie sono ancora attuali e quanto sia ancora importante raccontarle, nella lingua del posto, esaltando il ruolo del vissuto quotidiano. Un disco intenso, crudo ma allo stesso tempo elegante e raffinato.
FLAVIA FERRETTI - Vieni vento vieni scalzo
La cantautrice genovese vinse il Premio Ciampi nel 1999 ma da allora ha realizzato solo due album. Nel nuovo, appena uscito, troviamo dieci canzoni scarne, intense, che pur attingendo da riferimenti chiari(PJ Harvey, Nada, il blues catartico di Nick Cave, echi di Velvet Undergound ) risulta molto personale, grazie a una vocalità originale, ottimi arrangiamenti e all'impetuosità figlia del punk. Un album di pregevole scrittura e notevole creatività.
THE LINGS - We Can’t Be Friends
Secondo album per la band nata tra Mantova e Verona nel 2021 e nuova ventata di freschezza che attinge dall'immenso oceano power pop/beat senza disdegnare omaggi a sonorità country folk con impostazione punkeggiante (alla maniera degli indimenticati Rank & File) e gusto per il jingle jangle chitarristico mid 60's. Non mancano sferzate punk tra Buzzcocks e Undertones ("One boy team" e "Euphoria) come sono soliti fare i colleghi spezzini Peawees. Un lavoro godibilissimo, suonato molto bene, composto con cura e padronanza della materia, curato negli arrangiamenti e nella ricerca dei giusti suoni.
BABYSCREAMERS - Peek-A-Boo
Un album, un ep, un singolo alle spalle, la band marchigiana torna con un nuovo lavoro sulla lunga distanza. Otto brani duri e compatti che guardano a punk rock, garage, hardcore ("Olli") ma anche a quel torrido mix di blues malato, post wave "storta" e violenza sonora sublimata dalla Jon Spencer Blues Explosion. Riuscito l'esperimento con la lingua italiana di "Ogni volta". Ottimo album.
THE GLUTS - Bang!
La band milanese prosegue nel suo percorso oscuro in cui post punk e garage vanno a braccetto con l'aggiunta di sferzate punk rock e un fondo di psichedelia malata e ossessiva. Molto particolari.
TAISTOI - Vibrisse
Brillante debutto del giovanissimo cantautore che guarda alla canzone d'autore italiana meno scontata e più oscura, mischiandola con un groove psichedelico, sperimentazioni armoniche, sonorità ricercate, ritmiche mai banali. Un approccio che lo avvicina idealmente al mood di Lucio Corsi, pur seguendo altre strade sonore. Un album che merita un ascolto ripetuto e approfondito per scoprirne tutte le sfaccettature. Eccellente.
THE INFRAMEN - Zero gravity toilet
Il duo barese ci trascina in un concept che "racconta di un viaggio onirico sulla Luna trasmesso in fascia protetta su una TV a bassa fedeltà" ma che in pratica è una pericolosa e minacciosa caduta in un inferno sonoro lo-fi, a base di un torrido noise garage punk che riporta i tempi dei Pussy Galore del Jon Spencer pre Blues Explosion. In mezzo l'immaginario horror di cui furono maestri Cramps e Misfits. Sguaiata violenza sonora e la giusta attitudine.
SINGOLI
Bronze, Silver & Brass - Renard's Groove
Funk, soul, strumentale, con un groove jazz, in due brani dalle grandivibrazioni danzabili. Bravi, grande gusto negli arrangiamenti, ritmo e sezione fiati in gran spolvero.
Gerardo Frisina & Toco feat. Luzia Dvorek - Deixa Passar / Ilê
Latin sound, lounge, basi elettroniche che si uniscono a un avvolgente sound vintage dal gusto caraibico e "brasiliano". Gustosissimo.
ASCOLTATO ANCHE:
MITRAILLE (dal Belgio, garage, punk estremismi sonori. Buono), SOUL PIECE (dalla Danimarca una buona band funk soul strumentale con tocchi jazze afro. Gradevoli), THE PRO TEENS (soul funk strumentale ricco di spunti), THE DUMPIES (dall'Oregon garage e punk ,sferragliate varie ma piuttosto noioso e prevedibile)
LIBRI
Val Wilmer - La musica, importante quanto la tua stessa vita. La rivoluzione del Free Jazz e della Black Music
Finalmente trova un'edizione italiana un libro fondamentale per la comprensione del contesto Free Jazz/New Thing, scritto quasi 50 anni fa dalla fotografa, scrittrice e appassionata Val Wilmer.
Un testo che approfondisce non solo l'aspetto meramente musicale (già di per sé interessantissimo) ma esplora anche quello sociologico e antropologico di quegli anni, unito all'anima artistica che andava a braccetto con quanto accadeva nella cultura afro americana.
La musica nera è, con il cinema, la più importante forma d'arte di questo secolo (lo scorso NdR).
E' difficile trovare qualcuno che non ne abbia subito l'influenza.
Importante anche l'approccio alla materia da parte della critica ufficiale ben stigmatizzato dall'autrice:
Nelle avanguardie di ogni arte gli innovatori sono spesso liquidati come "anarchici" o "ciarlatani".
Altrettanto cruciale un aspetto sempre poco considerato, come sottolineano i membri dell'Art Ensemble of Chicago a proposito delle definizioni di "free jazz" o "black music": Sono i bianchi che hanno messo queste etichette.
I musicisti stessi la chiamano semplicemente "LA MUSICA".
Risaltano le biografie appassionate di John Coltrane, Sun Ra, Albert Ayler, Cecil Taylor e altri.
In particolare è interessante il capitolo "Suoni bene, per essere una donna!" in cui si sottolinea il ruolo subalterno della figura femminile nell'ambito jazz (ai tempi ma non solo...), con la figura rivoluzionaria di Alice Coltrane o la precisa volontà di Sly Stone di proporre la sua Family Stone con uomini, donne, bianchi e neri. D'altronde il poeta Ted Joans vedeva il musicista con questa considewrazione:
"Soffiare in un tubo mascolino, evitando i vezzi da finocchio".
Non è una lettura semplice ma essenziale per comprendere in tempo reale il cuore della "black music" a cavallo tra i Sessanta e i Settanta.
Andrea Pomini - Africa ieri, oggi e domani. 50+50 Dischi Per Amare Il Continente
Allegato al nuovo numero di "Rumore" una importante ed essenziale guida per addentrarsi nel magmatico mondo sonoro africano.
Partendo al pressupposto che "Africa is not a country" (Dipo Faloyin), tanto meno un "genere musicale".
Basti pensare al miliardo e 200 milioni di abitanti, i 56 stati, le 1.500/2000 lingue parlate per capire la complessità culturale del Continente.
Pomini ci introduce a un primissimo, quanto preciso, sguardo ad alcuni dei dischi più importanti usciti negli ultimi 50/60 anni.
Ogni paese è rappresentato e, puntualmente e ovviamente, manca questo o quello, ma non è il punto.
Partire da queste (complessissime) basi ci può aiutare a scoprire un mondo sonoro, artistico e culturale tanto incredibile quanto trascurato dal nostro interesse euro/anglo centrico.
Complimenti e un caloroso invito a leggere questa settantina di pagine e a dare un ascolto ai 100 dischi proposti.
Antonio Scurati - M. L'ora del destino
In attesa del quinto (ultimo?) capitolo previsto per il 25 aprile 2025, Scurati firma la quarta puntata della vicenda Mussoliniana.
Si narrano le tragiche vicende dal 1940 al luglio del 1943, con la destituzione voluta dal Gran Consiglio del fascismo con passaggio di poteri a Badoglio.
Una rovinosa caduta di un (finto) impero che dichiara guerra a Unione Sovietica, Grecia, Francia, Yugoslavia (occupata con indicibili sofferenze ai civili. "Si ammazza troppo poco" - Mussolini)), inglesi in Nord Africa, perdendo centinaia di migliaia di uomini, alla mercé della totale disorganizzazione, improvvisazione, della mancanza di mezzi. Sciacallo che mendica i resti delle conquiste hitleriane.
Disprezzati dagli alleati tedeschi ("Se non avessero bisogno di noi, ci butterebbero via come stracci vecchi" - Vittorio Emanuele III), i vertici del fascismo seguono belanti il volere del Duce, sempre meno lucido e perso in sogni di gloria che porteranno all'invasione delle truppe anglo/americane che bombarderanno le principali città italiane, radendo al suolo Genova, Napoli, parti di Roma, Palermo etc, riducendo la Penisola in macerie.
Un racconto doloroso, come sempre corredato da importanti documenti storici.
Il libro è come sempre avvincente, veloce, nonostante le quasi 700 pagine indulgano talvolta in argomenti sintetizzabili in meno spazio (vedi l'insistenza sulla vicenda di Amerigo Dumini, l'assassino di Matteotti).
Scurati scrive davvero bene e valgano questi suoi libri come testimonianza disincantata e verace in giorni oscuri in cui certe epoche vengono addirittura rimpiante.
Marco Tassinari - Una noce di terra umida
Marco con le piante ci lavora.
Ne fa essenze e medicamenti nel suo affascinante laboratorio e bottega a Carrara (Principio Attivo Via Carriona 42 , Carrara).
Un mestiere "di una volta", antico, arcaico che esce da mani e sensibilità sapienti.
Lo racconta in questo ammaliante libro, in cui si intrecciano note aggraziate sulle specifiche delle piante, dei fiori, dei luoghi in cui crescono, degli animali che le circondano e ricordi di un'età che non sembra più appartenere al nostro reale quotidiano.
Non sembra. Ma invece si può, magari ringraziando il Biancospino, mandando "affanculo i gran potenti, i violenti, gli arroganti e gli arrivisti".
Tutti dovrebbero spaccarsi la schiena a raccogliere radici con una vanga col manico di ferro, in autunno e inverno. E tutti dovrebbero divertirsi a raccogliere fiori profumati a giugno, fra insetti che si divertono, o se gli gira, si incazzano.
Un libro di una grazia rara che ci fa amare e apprezzare ancora di più quelle giornate trascorse camminando nel silenzio (apparente) di un bosco o in un sentiero, circondati da fiori e piante con storie, proprietà benefiche e tanti incredibili segreti che Marco ci racconta con passione commovente.
Leggete questo libro.
Emiliano Loria, Stefano Iacone, Cristina Meini - Complottisti vulnerabili. Le ragioni profonde del cospirazionismo
Un terreno alquanto scivoloso e abituale fonte di scontri e confronti. Il testo si addentra nel mondo "complottista" (che non significa avere ed esternare dubbi ma aggrapparsi ad evidenti false o perlomeno bizzarre tesi e credenze).
Il libro indaga la mentalità cospirazionista (da cui emerge) una certa fragilità o la ricerca di una piena identità attraverso l'appartenenza a un gruppo di pari.
Internet e social hanno amplificato esponenzialmente queste modalità, con fonti di "informazione" non verificabili, spesso frutto di false o tendenziose interpretazioni, condivise e ulteriormente manipolate, considerate veritiere, il più delle volte per comodità e semplicità delle affermazioni riportate.
Internet è il luogo perfetto, o meglio dovremmo dire che un certo uso della rete è il mezzo perfetto perché il reale possa essere virtaualizzato, diffuso, manipolato e condiviso.
E' la pergamena su cui si può disegnare e ridisegnare a più mani la nuova cartografia dell'universo con le sue costellazioni di credenze...accadrebbe sempre per una ragione, palese o nascosta che sia.
Ciò che accade nel mondo, dalla diffusione del Covid, al riscaldamento climatico, dalle scie chimiche allo scoppio di conflitti, accade per un motivo e un fine segretamente orditi e perseguiti da agenti nascosti.
Il testo è molto accurato, ricco di riferimenti, rimandi a testi, scritti, tesi, le analisi approfondite.
Comunque la si pensi al proposito, un libro molto interessante che prova a chiarire meglio certi processi emotivi e dinamiche di pensiero.
Identificare specifici nemici come responsabili di eventi (verosimilmente stressanti) è più efficace ai fini di placare l'angoscia e le preoccupazioni, rispetto ad ammettere, più realisticamente, il ruolo determinante svolto da fattori incontrollabili, casuali, difficili (se non impossibili) da prevedere.
Jean-Philippe Postel - Il mistero Arnolfini
Uno splendido libro che in poco più di 100 pagine, come in un giallo (quasi thriller), ci porta all'interno del dipinto di Van Eyck "I coniugi Arnolfini" del 1.434 e dei suoi particolari, spesso indecifrabili e ricolmi di significati (non di rado nascosti e difficilmente attribuibili a un concetto piuttosto che al suo opposto).
Dal cane in primo piano, alle figure che si riflettono nello specchio alle loro spalle (nella cornice del quale ci sono dieci ulteriori mini dipinti), alla posizione delle mani, gli sguardi che non si incrociano, le due figure che formano una M, le calzature a sinistra in basso e tanto altro.
Postel avvalora l'ipotesi che la donna sia il fantasma della moglie defunta di Giovanni Di Nicolao Arnolfini, nobile lucchese trasferitosi in Belgio ma rimangono ancora alcuni dubbi.
Lettura veloce, appassionante, divertente.
Sergio Taraddei - Sergio Caputo. La storia dietro le canzoni
Sergio Caputo è un autore che ha sempre vissuto una vita artistica complessa, tra grandi successi (da "Un sabato italiano" a "Il Garibaldi innamorato", tra i tanti), lunghi silenzi, l'ostracismo di parte della scena musica italiana per la sua vicinanza (presunta e comunque, pare, solo giovanile) alla destra e per un approccio lirico dispimpegnato e abbastanza surreale.
Al contrario il suo sound, seppure in chiave pop e leggera, ha sempre accarezzato sonorità swing e jazzy, inusuali, soprattutto ai suoi esordi, nei primi anni 80.
Il libro analizza ogni canzone del suo repertorio, con l'aggiunta di dichiarazioni dell'autore, aneddoti, approfondimenti vari, sicuramente apprezzabili dai fan.
Un libro che permette di entrare nel mondo personalissimo di Sergio Caputo e spinge al riascolto di un repertorio spesso interessante e ricco di ottimi momenti.
Davide "Gammon" Scheriani - Psicoparade
Attivo da tempo in ambito musicale "Gammon" mette in scrittura l'omonimo format che conduce nel suo canale YouTube, accostando in modo personale e curioso il mondo (genericamente) rock con la sua professione di psicologo.
Si intrecciano esperienze personali sul palco e in studio di registrazione (sempre molto gustose e che colgono in pieno la vita "complessa" di noi musicisti "underground") con considerazioni più ampie sia a livello filosofico che sociale.
Interessante il concetto "Essere irriverenti non significa essere irrispettosi...il rispetto si rivolge agli esseri viventi e non deve mai essere negato. La riverenza invece si elargisce ai concetti, alle idee, ai pregiudizi".
In molti dovrebbero farne tesoro.
Un testo originale, inusuale, molto particolare se non unico.
COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Ogni lunedì la mia rubrica "La musica che gira intorno" nelle pagine di www.piacenzasera.it
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".
Ottime cose dall'Italia con Neoprimitivi, Roberta Gulisano, Angela Baraldi, Flavia Ferretti.
RINGO STARR - Look up
Torna Ringo con un album, contravvenendo alla decisione di non farne più, dopo l'ennesimo sciapo lavoro, "What's my name" del 2019, dedicandosi invece a 5 ep di quattro brani ognuno, molto più efficaci, gustosi e immediati.
T-Bone Burnette lo ha convinto a ritornare sui suoi passi componendo 11 canzoni (che ha anche brillantemente prodotto) in chiave country, ambito sonoro che il batterista ha sempre adorato.
La mano di Burnette si sente, eccome, con suoni puliti ma grintosi, moderni e mai adagiati sul passatismo. Registrato tra Nashville (ovviamente) e Los Angeles, troviamo Ringo che suona come sempre sempre preciso e canta con convinzione e partecipazione, gli arrangiamenti sono perfetti, le canzoni di alta qualità tra classicismo e sferzate più rockeggianti (vedi l'iniziale "Breathless", "Never let me go" più di sapore blues o "Rosetta" in chiave funk rock blues).
A dare una mano nuove leve del country e affini come le Larkin Poe e le Lucius, Alison Krauss (già a fianco di Robert Plant), Molly Tuttle e Billy String.
A 84 anni realizza uno dei suoi migliori album (con "Ringo", "Time takes time" e "Vertical man") con una freschezza encomiabile.
IGGY POP - Live at Montreux Jazz Festival 2023
Un live stupendo, impressionante sia per l'energia profusa che per il numero di brani che, magari ce ne siamo dimenticati, sono assurti a "classici": da "Tv Eye" a "Search and destroy", "Raw power", "I wanna be your dog" fino "Lust for life" e "The passenger".
In mezzo ai 17 brani anche altre gemme come "Gimme danger", "Loose", "Sick of you", "Nightclubbing" o "Five foot one".
La sezione fiati colora a dovere molte canzoni (pur se talvolta è un po' fuori luogo).
Grande concerto e grande live.
PS: voce ancora perfetta.
DE WOLFF - Muscle Shoals
Torna la band olandese con un album che già dal titolo indica un parziale cambio di direzione artistica (momentaneo?).
Gli storici e inimitabili studi "Muscle Shoals" dell'Alabama hanno ospitato il meglio del soul più torrido e del southern rock e in questo nuovo album se ne sentono spesso gli echi (certi brani sembrano outtakes dei Black Crowes).
Il groove rimane ancorato al loro classico sound Hammond rock, declinato stavolta in colori "Southern".
Il risultato è godibilissimo e non di rado irresistibile.
LAMBRINI GIRLS – Who let the dogs out
E’ confortante potere ascoltare un gruppo così incazzoso, abrasivo, aggressivo, che parla di tematiche socio politiche senza giri di parole e suona un punk estremo che attinge da Idles, Bikini Kills ma anche da Amyl and the Sniffers, i dimenticatissimi californiani U.X.A. e Sleaford Mods. Le due Lambrini arrivano da Brighton e se ne parla molto in questo momento. L’esordio è ottimo e lascia ben presagire a sviluppi interessanti. Per il momento godiamoci questo assalto sonoro.
P.P.ARNOLD - Live in Liverpool
Uscito nel novembre del 2024 è uno stupendo album dal vivo, registrato nel 2019 a Liverpool, in cui la favolosa cantante passa in rassegna una serie di vecchi successi e nuove canzoni tratte dal suo eccellente ritorno discografico "The New Adventures of..." di quell'anno. Lei canta divinamente, Steve Cradock della band di Paul Weller, suona la chitarra e dirige una band affiatata e precisa con tanto di coriste e sezione fiati.
Diciotto brani, con le classiche "The first cut is the deepest", "(If you tink you're) Groovy" (che registrò con gli Small Faces), il funk rock di "Medicated Goo" dei Traffic, "Shoot the dove" (composta per lei da Paul Weller), una spettacolare versione psichedelica di "Eleanor Rigby" e tanto altro.
Grande album.
MATT BERRY - Heard noises
L'attore e musicista inglese torna con un nuovo album, (per l'amata Acid Jazz), molto intrigante e ricco di eccellenti spunti sonori. Matt compone, canta, suona chitarra, basso e un'ampia gamma di tastiere, dando spazio alla sua passione per soul e northern soul, a cui unisce un gusto psichedelico a cavallo tra 60 e 70, con qualche umore proto prog. Un lavoro molto personale, divertente e pieno di pregevoli canzoni.
FRANZ FERDINAND - The human fear
Strano album il nuovo della band scozzese.
Parte maluccio, con una serie di canzoni poco a fuoco.
Sorprendentemente dal quinto brano in poi ("Build it up") decolla con una serie di riuscitissimi episodi che ci restituiscono Kapranos e soci al meglio della forma.
Il tipico FF sound in "Night or day" e "Cats" (in odore di Talking Heads), le conclusive "Bar Lonely" (molto 60's beat) e "The Birds" riportano il disco al top.
Troppo poco per un giudizio entusiasta ma in sostanza una buona conferma, forse troppo interlocutoria dopo otto anni di silenzio discografico.
THE BUDGET BOOZERS - Love You, Hate You
Molto divertente e arrembante l'album della band svizzera. Rock 'n' roll sporco, strali punk ma anche tanto gusto glam e pop. Una specie di Cheap Trick in salsa garage punk che non disdegna immergersi in atmosfere Crampsiane o guardare con gusto ai Ramones. Come dicono loro: Real hippie shit for real punks!
SONGHOY BLUES - Heritage
La band del Mali si è inizialmente caratterizzata mischiando rock, folk, blues, funk. Nel corso degli anni il sound è tornato progressivamente alle radici e alla tradizione popolare del loro paese, con l'uso di strumenti e ospiti locali. Il nuovo album è molt ocaldo, quasi psichedelico a tratti, con il blues delle radici costantemente presente.
NEOPRIMITIVI - Sul globo d'argento
Spettacolare esordio per la band romana, con una suite, pubblicata su cassetta, di oltre venti minuti in cui spaziano da kraut rock a Velvet Underground, una citazione diretta ed esplicita ai Modern Lovers di "Roadrunner" e ancora Can, Pink Floyd, Dungen, tribalismi, psichedelia sparsa.
Notevoli, pressoché fantastici.
ANGELA BARALDI – 3021
Il nuovo album dell’artista bolognese è una sventagliata di creatività, energia, espressività che si condensano in 25 minuti e otto brani. Sonorità secche, minimali, dirette, che coniugano più che bene canzone d’autore e alternative rock, talvolta dal mood particolarmente spigoloso. Azzeccatissima la produzione, grazie al prezioso e decisivo apporto di Ale Sportelli e al suo studio di registrazione. Di alta qualità il parterre degli strumentisti coinvolti, Federico Fantuz, Daniele Buffoni, Giovanni Fruzzetti,Susanna La Polla De Giovanni, Vittoria Burattini. Un album di altissimo livello.
ROBERTA GULISANO – A ccu apparteni
Roberta Gulisano lotta da tempo con le radici della sua terra, la Sicilia, nell’eterno rapporto di amore per le origini e odio combattivo per come sono e sono state maltrattate. Il nuovo album, prodotto da Cesare Basile, affonda il coltello nelle piaghe ancestrali del luogo di nascita, attraverso "canzoni originali e riarrangiamenti di brani tradizionali che parlano la lingua dei senza terra, sentimenti che hanno a che fare con l’identità lacerata di coloro che lasciano la propria casa per crearsi una vita nuova in altri posti." E’ un omaggio esplicito e dichiarato: "questo lavoro rappresenta il mio personale percorso di ri-conoscenza a ciò a cui appartengo, rappresenta me e tutti coloro che non vivono più nella terra in cui sono nati, con la loro solitudine e il loro orgoglio, gli “sradicati” di ogni tempo e latitudine.”
Musicalmente c’è la tradizione, con strumenti antichi e l’anima di Rosa Balistreri che spunta spesso e volentieri, ma anche tanta sperimentazione, a testimoniare che stiamo parlando di una materia viva, che si rinnova con freschezza e forza, dimostrando che le vecchie storie sono ancora attuali e quanto sia ancora importante raccontarle, nella lingua del posto, esaltando il ruolo del vissuto quotidiano. Un disco intenso, crudo ma allo stesso tempo elegante e raffinato.
FLAVIA FERRETTI - Vieni vento vieni scalzo
La cantautrice genovese vinse il Premio Ciampi nel 1999 ma da allora ha realizzato solo due album. Nel nuovo, appena uscito, troviamo dieci canzoni scarne, intense, che pur attingendo da riferimenti chiari(PJ Harvey, Nada, il blues catartico di Nick Cave, echi di Velvet Undergound ) risulta molto personale, grazie a una vocalità originale, ottimi arrangiamenti e all'impetuosità figlia del punk. Un album di pregevole scrittura e notevole creatività.
THE LINGS - We Can’t Be Friends
Secondo album per la band nata tra Mantova e Verona nel 2021 e nuova ventata di freschezza che attinge dall'immenso oceano power pop/beat senza disdegnare omaggi a sonorità country folk con impostazione punkeggiante (alla maniera degli indimenticati Rank & File) e gusto per il jingle jangle chitarristico mid 60's. Non mancano sferzate punk tra Buzzcocks e Undertones ("One boy team" e "Euphoria) come sono soliti fare i colleghi spezzini Peawees. Un lavoro godibilissimo, suonato molto bene, composto con cura e padronanza della materia, curato negli arrangiamenti e nella ricerca dei giusti suoni.
BABYSCREAMERS - Peek-A-Boo
Un album, un ep, un singolo alle spalle, la band marchigiana torna con un nuovo lavoro sulla lunga distanza. Otto brani duri e compatti che guardano a punk rock, garage, hardcore ("Olli") ma anche a quel torrido mix di blues malato, post wave "storta" e violenza sonora sublimata dalla Jon Spencer Blues Explosion. Riuscito l'esperimento con la lingua italiana di "Ogni volta". Ottimo album.
THE GLUTS - Bang!
La band milanese prosegue nel suo percorso oscuro in cui post punk e garage vanno a braccetto con l'aggiunta di sferzate punk rock e un fondo di psichedelia malata e ossessiva. Molto particolari.
TAISTOI - Vibrisse
Brillante debutto del giovanissimo cantautore che guarda alla canzone d'autore italiana meno scontata e più oscura, mischiandola con un groove psichedelico, sperimentazioni armoniche, sonorità ricercate, ritmiche mai banali. Un approccio che lo avvicina idealmente al mood di Lucio Corsi, pur seguendo altre strade sonore. Un album che merita un ascolto ripetuto e approfondito per scoprirne tutte le sfaccettature. Eccellente.
THE INFRAMEN - Zero gravity toilet
Il duo barese ci trascina in un concept che "racconta di un viaggio onirico sulla Luna trasmesso in fascia protetta su una TV a bassa fedeltà" ma che in pratica è una pericolosa e minacciosa caduta in un inferno sonoro lo-fi, a base di un torrido noise garage punk che riporta i tempi dei Pussy Galore del Jon Spencer pre Blues Explosion. In mezzo l'immaginario horror di cui furono maestri Cramps e Misfits. Sguaiata violenza sonora e la giusta attitudine.
SINGOLI
Bronze, Silver & Brass - Renard's Groove
Funk, soul, strumentale, con un groove jazz, in due brani dalle grandivibrazioni danzabili. Bravi, grande gusto negli arrangiamenti, ritmo e sezione fiati in gran spolvero.
Gerardo Frisina & Toco feat. Luzia Dvorek - Deixa Passar / Ilê
Latin sound, lounge, basi elettroniche che si uniscono a un avvolgente sound vintage dal gusto caraibico e "brasiliano". Gustosissimo.
ASCOLTATO ANCHE:
MITRAILLE (dal Belgio, garage, punk estremismi sonori. Buono), SOUL PIECE (dalla Danimarca una buona band funk soul strumentale con tocchi jazze afro. Gradevoli), THE PRO TEENS (soul funk strumentale ricco di spunti), THE DUMPIES (dall'Oregon garage e punk ,sferragliate varie ma piuttosto noioso e prevedibile)
LIBRI
Val Wilmer - La musica, importante quanto la tua stessa vita. La rivoluzione del Free Jazz e della Black Music
Finalmente trova un'edizione italiana un libro fondamentale per la comprensione del contesto Free Jazz/New Thing, scritto quasi 50 anni fa dalla fotografa, scrittrice e appassionata Val Wilmer.
Un testo che approfondisce non solo l'aspetto meramente musicale (già di per sé interessantissimo) ma esplora anche quello sociologico e antropologico di quegli anni, unito all'anima artistica che andava a braccetto con quanto accadeva nella cultura afro americana.
La musica nera è, con il cinema, la più importante forma d'arte di questo secolo (lo scorso NdR).
E' difficile trovare qualcuno che non ne abbia subito l'influenza.
Importante anche l'approccio alla materia da parte della critica ufficiale ben stigmatizzato dall'autrice:
Nelle avanguardie di ogni arte gli innovatori sono spesso liquidati come "anarchici" o "ciarlatani".
Altrettanto cruciale un aspetto sempre poco considerato, come sottolineano i membri dell'Art Ensemble of Chicago a proposito delle definizioni di "free jazz" o "black music": Sono i bianchi che hanno messo queste etichette.
I musicisti stessi la chiamano semplicemente "LA MUSICA".
Risaltano le biografie appassionate di John Coltrane, Sun Ra, Albert Ayler, Cecil Taylor e altri.
In particolare è interessante il capitolo "Suoni bene, per essere una donna!" in cui si sottolinea il ruolo subalterno della figura femminile nell'ambito jazz (ai tempi ma non solo...), con la figura rivoluzionaria di Alice Coltrane o la precisa volontà di Sly Stone di proporre la sua Family Stone con uomini, donne, bianchi e neri. D'altronde il poeta Ted Joans vedeva il musicista con questa considewrazione:
"Soffiare in un tubo mascolino, evitando i vezzi da finocchio".
Non è una lettura semplice ma essenziale per comprendere in tempo reale il cuore della "black music" a cavallo tra i Sessanta e i Settanta.
Andrea Pomini - Africa ieri, oggi e domani. 50+50 Dischi Per Amare Il Continente
Allegato al nuovo numero di "Rumore" una importante ed essenziale guida per addentrarsi nel magmatico mondo sonoro africano.
Partendo al pressupposto che "Africa is not a country" (Dipo Faloyin), tanto meno un "genere musicale".
Basti pensare al miliardo e 200 milioni di abitanti, i 56 stati, le 1.500/2000 lingue parlate per capire la complessità culturale del Continente.
Pomini ci introduce a un primissimo, quanto preciso, sguardo ad alcuni dei dischi più importanti usciti negli ultimi 50/60 anni.
Ogni paese è rappresentato e, puntualmente e ovviamente, manca questo o quello, ma non è il punto.
Partire da queste (complessissime) basi ci può aiutare a scoprire un mondo sonoro, artistico e culturale tanto incredibile quanto trascurato dal nostro interesse euro/anglo centrico.
Complimenti e un caloroso invito a leggere questa settantina di pagine e a dare un ascolto ai 100 dischi proposti.
Antonio Scurati - M. L'ora del destino
In attesa del quinto (ultimo?) capitolo previsto per il 25 aprile 2025, Scurati firma la quarta puntata della vicenda Mussoliniana.
Si narrano le tragiche vicende dal 1940 al luglio del 1943, con la destituzione voluta dal Gran Consiglio del fascismo con passaggio di poteri a Badoglio.
Una rovinosa caduta di un (finto) impero che dichiara guerra a Unione Sovietica, Grecia, Francia, Yugoslavia (occupata con indicibili sofferenze ai civili. "Si ammazza troppo poco" - Mussolini)), inglesi in Nord Africa, perdendo centinaia di migliaia di uomini, alla mercé della totale disorganizzazione, improvvisazione, della mancanza di mezzi. Sciacallo che mendica i resti delle conquiste hitleriane.
Disprezzati dagli alleati tedeschi ("Se non avessero bisogno di noi, ci butterebbero via come stracci vecchi" - Vittorio Emanuele III), i vertici del fascismo seguono belanti il volere del Duce, sempre meno lucido e perso in sogni di gloria che porteranno all'invasione delle truppe anglo/americane che bombarderanno le principali città italiane, radendo al suolo Genova, Napoli, parti di Roma, Palermo etc, riducendo la Penisola in macerie.
Un racconto doloroso, come sempre corredato da importanti documenti storici.
Il libro è come sempre avvincente, veloce, nonostante le quasi 700 pagine indulgano talvolta in argomenti sintetizzabili in meno spazio (vedi l'insistenza sulla vicenda di Amerigo Dumini, l'assassino di Matteotti).
Scurati scrive davvero bene e valgano questi suoi libri come testimonianza disincantata e verace in giorni oscuri in cui certe epoche vengono addirittura rimpiante.
Marco Tassinari - Una noce di terra umida
Marco con le piante ci lavora.
Ne fa essenze e medicamenti nel suo affascinante laboratorio e bottega a Carrara (Principio Attivo Via Carriona 42 , Carrara).
Un mestiere "di una volta", antico, arcaico che esce da mani e sensibilità sapienti.
Lo racconta in questo ammaliante libro, in cui si intrecciano note aggraziate sulle specifiche delle piante, dei fiori, dei luoghi in cui crescono, degli animali che le circondano e ricordi di un'età che non sembra più appartenere al nostro reale quotidiano.
Non sembra. Ma invece si può, magari ringraziando il Biancospino, mandando "affanculo i gran potenti, i violenti, gli arroganti e gli arrivisti".
Tutti dovrebbero spaccarsi la schiena a raccogliere radici con una vanga col manico di ferro, in autunno e inverno. E tutti dovrebbero divertirsi a raccogliere fiori profumati a giugno, fra insetti che si divertono, o se gli gira, si incazzano.
Un libro di una grazia rara che ci fa amare e apprezzare ancora di più quelle giornate trascorse camminando nel silenzio (apparente) di un bosco o in un sentiero, circondati da fiori e piante con storie, proprietà benefiche e tanti incredibili segreti che Marco ci racconta con passione commovente.
Leggete questo libro.
Emiliano Loria, Stefano Iacone, Cristina Meini - Complottisti vulnerabili. Le ragioni profonde del cospirazionismo
Un terreno alquanto scivoloso e abituale fonte di scontri e confronti. Il testo si addentra nel mondo "complottista" (che non significa avere ed esternare dubbi ma aggrapparsi ad evidenti false o perlomeno bizzarre tesi e credenze).
Il libro indaga la mentalità cospirazionista (da cui emerge) una certa fragilità o la ricerca di una piena identità attraverso l'appartenenza a un gruppo di pari.
Internet e social hanno amplificato esponenzialmente queste modalità, con fonti di "informazione" non verificabili, spesso frutto di false o tendenziose interpretazioni, condivise e ulteriormente manipolate, considerate veritiere, il più delle volte per comodità e semplicità delle affermazioni riportate.
Internet è il luogo perfetto, o meglio dovremmo dire che un certo uso della rete è il mezzo perfetto perché il reale possa essere virtaualizzato, diffuso, manipolato e condiviso.
E' la pergamena su cui si può disegnare e ridisegnare a più mani la nuova cartografia dell'universo con le sue costellazioni di credenze...accadrebbe sempre per una ragione, palese o nascosta che sia.
Ciò che accade nel mondo, dalla diffusione del Covid, al riscaldamento climatico, dalle scie chimiche allo scoppio di conflitti, accade per un motivo e un fine segretamente orditi e perseguiti da agenti nascosti.
Il testo è molto accurato, ricco di riferimenti, rimandi a testi, scritti, tesi, le analisi approfondite.
Comunque la si pensi al proposito, un libro molto interessante che prova a chiarire meglio certi processi emotivi e dinamiche di pensiero.
Identificare specifici nemici come responsabili di eventi (verosimilmente stressanti) è più efficace ai fini di placare l'angoscia e le preoccupazioni, rispetto ad ammettere, più realisticamente, il ruolo determinante svolto da fattori incontrollabili, casuali, difficili (se non impossibili) da prevedere.
Jean-Philippe Postel - Il mistero Arnolfini
Uno splendido libro che in poco più di 100 pagine, come in un giallo (quasi thriller), ci porta all'interno del dipinto di Van Eyck "I coniugi Arnolfini" del 1.434 e dei suoi particolari, spesso indecifrabili e ricolmi di significati (non di rado nascosti e difficilmente attribuibili a un concetto piuttosto che al suo opposto).
Dal cane in primo piano, alle figure che si riflettono nello specchio alle loro spalle (nella cornice del quale ci sono dieci ulteriori mini dipinti), alla posizione delle mani, gli sguardi che non si incrociano, le due figure che formano una M, le calzature a sinistra in basso e tanto altro.
Postel avvalora l'ipotesi che la donna sia il fantasma della moglie defunta di Giovanni Di Nicolao Arnolfini, nobile lucchese trasferitosi in Belgio ma rimangono ancora alcuni dubbi.
Lettura veloce, appassionante, divertente.
Sergio Taraddei - Sergio Caputo. La storia dietro le canzoni
Sergio Caputo è un autore che ha sempre vissuto una vita artistica complessa, tra grandi successi (da "Un sabato italiano" a "Il Garibaldi innamorato", tra i tanti), lunghi silenzi, l'ostracismo di parte della scena musica italiana per la sua vicinanza (presunta e comunque, pare, solo giovanile) alla destra e per un approccio lirico dispimpegnato e abbastanza surreale.
Al contrario il suo sound, seppure in chiave pop e leggera, ha sempre accarezzato sonorità swing e jazzy, inusuali, soprattutto ai suoi esordi, nei primi anni 80.
Il libro analizza ogni canzone del suo repertorio, con l'aggiunta di dichiarazioni dell'autore, aneddoti, approfondimenti vari, sicuramente apprezzabili dai fan.
Un libro che permette di entrare nel mondo personalissimo di Sergio Caputo e spinge al riascolto di un repertorio spesso interessante e ricco di ottimi momenti.
Davide "Gammon" Scheriani - Psicoparade
Attivo da tempo in ambito musicale "Gammon" mette in scrittura l'omonimo format che conduce nel suo canale YouTube, accostando in modo personale e curioso il mondo (genericamente) rock con la sua professione di psicologo.
Si intrecciano esperienze personali sul palco e in studio di registrazione (sempre molto gustose e che colgono in pieno la vita "complessa" di noi musicisti "underground") con considerazioni più ampie sia a livello filosofico che sociale.
Interessante il concetto "Essere irriverenti non significa essere irrispettosi...il rispetto si rivolge agli esseri viventi e non deve mai essere negato. La riverenza invece si elargisce ai concetti, alle idee, ai pregiudizi".
In molti dovrebbero farne tesoro.
Un testo originale, inusuale, molto particolare se non unico.
COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Ogni lunedì la mia rubrica "La musica che gira intorno" nelle pagine di www.piacenzasera.it
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".
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Il meglio del mese
giovedì, gennaio 30, 2025
999
Uno dei nomi più iconici e riconoscibili nella storia del punk (con tanto di spilla d'obbligo per chiunque del "giro" ai tempi).
Formati nel 1976 dai fratelli Nick Cash e Guy Days hanno proseguito con dodici album all'attivo fino ai nostri giorni con rarissimi cambi di formazione.
Musicalmente e compositivamente ottimi, con un punk rock solido e ben suonato ma ricco di sfumature e retaggi dalle precedenti esperienze pub rock (Nick Cash suonò con i Kilburn And The High Roads di Ian Dury).
Senza dimenticare un'estetica molto personale e mai banale.
Non hanno mai pensato di essere una punk band ma semplicemente "We’re just modern and write songs that obviously appeal to punks".
999 (1978)
Un gioiellino di punk tinto di umori 60's con brani eccellenti come "Me and my desire", "Titanic (my over) reaction", "Emergency", il gusto pub rock/rock n'n roll di "Crazy" e il garage punk di "Hit me", gli sfrenati "I'm alive" e "No pity".
Separates/High energy plane (1978) (titoli rispettivamente dell'edizione Uk e Usa)
Sei mesi dopo l'esordio la band cambia pelle, rifinendo meglio le sonorità, più ricercate, lasciando da parte molta dell'aggressività precedente a favore di un sound più marcatamente "rock".
Le undici canzoni non brillano sempre per originalità ma ci regalano la furia punk di "High Energy Plan", il ritmo in levare di "Feelin' alright with the crew" e la stupenda "Homicide".
The Biggest Prize in Sport (1980)
Il nuovo lavoro formalizza la trasformazione in rock band abbastanza convenzionale, pur mantenendo qualche occasionale legame con le modalità iniziali.
"Shake" e "Boiler" hanno il groove da glam band proto punk di metà 70 come l'iniziale "Boys in the gang", la vetta dell'album.
Un omaggio all'amore per il reggae/ska nelle discreta "Trouble" e poco altro.
Concrete (1981)
Raramente preso in considerazione è un buon lavoro con la riuscita cover di "Little Red Riding Hood" di Sam the Sham and the Pharaohs e una discreta "Fortune Teller" di Benny Spellman, il piccolo gioiello "Break it up" che riporta alle origini.
Il resto non è particolarmente ispirato ma si mantiene sopra la sufficienza.
Bish! Bash! Bosh! (2020)
Il recente album è dignitoso, tra punk rock, street punk, energia e una produzione che ne esalta il tiro, ancora di grande livello.
Formati nel 1976 dai fratelli Nick Cash e Guy Days hanno proseguito con dodici album all'attivo fino ai nostri giorni con rarissimi cambi di formazione.
Musicalmente e compositivamente ottimi, con un punk rock solido e ben suonato ma ricco di sfumature e retaggi dalle precedenti esperienze pub rock (Nick Cash suonò con i Kilburn And The High Roads di Ian Dury).
Senza dimenticare un'estetica molto personale e mai banale.
Non hanno mai pensato di essere una punk band ma semplicemente "We’re just modern and write songs that obviously appeal to punks".
999 (1978)
Un gioiellino di punk tinto di umori 60's con brani eccellenti come "Me and my desire", "Titanic (my over) reaction", "Emergency", il gusto pub rock/rock n'n roll di "Crazy" e il garage punk di "Hit me", gli sfrenati "I'm alive" e "No pity".
Separates/High energy plane (1978) (titoli rispettivamente dell'edizione Uk e Usa)
Sei mesi dopo l'esordio la band cambia pelle, rifinendo meglio le sonorità, più ricercate, lasciando da parte molta dell'aggressività precedente a favore di un sound più marcatamente "rock".
Le undici canzoni non brillano sempre per originalità ma ci regalano la furia punk di "High Energy Plan", il ritmo in levare di "Feelin' alright with the crew" e la stupenda "Homicide".
The Biggest Prize in Sport (1980)
Il nuovo lavoro formalizza la trasformazione in rock band abbastanza convenzionale, pur mantenendo qualche occasionale legame con le modalità iniziali.
"Shake" e "Boiler" hanno il groove da glam band proto punk di metà 70 come l'iniziale "Boys in the gang", la vetta dell'album.
Un omaggio all'amore per il reggae/ska nelle discreta "Trouble" e poco altro.
Concrete (1981)
Raramente preso in considerazione è un buon lavoro con la riuscita cover di "Little Red Riding Hood" di Sam the Sham and the Pharaohs e una discreta "Fortune Teller" di Benny Spellman, il piccolo gioiello "Break it up" che riporta alle origini.
Il resto non è particolarmente ispirato ma si mantiene sopra la sufficienza.
Bish! Bash! Bosh! (2020)
Il recente album è dignitoso, tra punk rock, street punk, energia e una produzione che ne esalta il tiro, ancora di grande livello.
Etichette:
Get Back
mercoledì, gennaio 29, 2025
Antonio Scurati - M. L'ora del destino
In attesa del quinto (ultimo?) capitolo previsto per il 25 aprile 2025, Scurati firma la quarta puntata della vicenda Mussoliniana.
Si narrano le tragiche vicende dal 1940 al luglio del 1943, con la destituzione voluta dal Gran Consiglio del fascismo con passaggio di poteri a Badoglio.
Una rovinosa caduta di un (finto) impero che dichiara guerra a Unione Sovietica, Grecia, Francia, Yugoslavia (occupata con indicibili sofferenze ai civili. "Si ammazza troppo poco" - Mussolini)), inglesi in Nord Africa, perdendo centinaia di migliaia di uomini, alla mercé della totale disorganizzazione, improvvisazione, della mancanza di mezzi.
Sciacallo che mendica i resti delle conquiste hitleriane.
Disprezzati dagli alleati tedeschi ("Se non avessero bisogno di noi, ci butterebbero via come stracci vecchi" - Vittorio Emanuele III), i vertici del fascismo seguono belanti il volere del Duce, sempre meno lucido e perso in sogni di gloria che porteranno all'invasione delle truppe anglo/americane che bombarderanno le principali città italiane, radendo al suolo Genova, Napoli, parti di Roma, Palermo etc, riducendo la Penisola in macerie.
Un racconto doloroso, come sempre corredato da importanti documenti storici.
Il libro è come sempre avvincente, veloce, nonostante le quasi 700 pagine indulgano talvolta in argomenti sintetizzabili in meno spazio (vedi l'insistenza sulla vicenda di Amerigo Dumini, l'assassino di Matteotti).
Scurati scrive davvero bene e valgano questi suoi libri come testimonianza disincantata e verace in giorni oscuri in cui certe epoche vengono addirittura rimpiante.
Le recensioni ai precedenti capitoli:
Antonio Scurati - M. Il figlio del secolo
https://tonyface.blogspot.com/2019/08/antonio-scurati-m-il-figlio-del-secolo.html
Antonio Scurati - M L'uomo della provvidenza
https://tonyface.blogspot.com/2020/12/antonio-scurati-m-luomo-della.html
M. Gli ultimi giorni dell'Europa
https://tonyface.blogspot.com/2022/11/antonio-scurati-m-gli-ultimi-giorni.html
Antonio Scurati
M. L'ora del destino
Bompiani
672 pagine
24 euro
Si narrano le tragiche vicende dal 1940 al luglio del 1943, con la destituzione voluta dal Gran Consiglio del fascismo con passaggio di poteri a Badoglio.
Una rovinosa caduta di un (finto) impero che dichiara guerra a Unione Sovietica, Grecia, Francia, Yugoslavia (occupata con indicibili sofferenze ai civili. "Si ammazza troppo poco" - Mussolini)), inglesi in Nord Africa, perdendo centinaia di migliaia di uomini, alla mercé della totale disorganizzazione, improvvisazione, della mancanza di mezzi.
Sciacallo che mendica i resti delle conquiste hitleriane.
Disprezzati dagli alleati tedeschi ("Se non avessero bisogno di noi, ci butterebbero via come stracci vecchi" - Vittorio Emanuele III), i vertici del fascismo seguono belanti il volere del Duce, sempre meno lucido e perso in sogni di gloria che porteranno all'invasione delle truppe anglo/americane che bombarderanno le principali città italiane, radendo al suolo Genova, Napoli, parti di Roma, Palermo etc, riducendo la Penisola in macerie.
Un racconto doloroso, come sempre corredato da importanti documenti storici.
Il libro è come sempre avvincente, veloce, nonostante le quasi 700 pagine indulgano talvolta in argomenti sintetizzabili in meno spazio (vedi l'insistenza sulla vicenda di Amerigo Dumini, l'assassino di Matteotti).
Scurati scrive davvero bene e valgano questi suoi libri come testimonianza disincantata e verace in giorni oscuri in cui certe epoche vengono addirittura rimpiante.
Le recensioni ai precedenti capitoli:
Antonio Scurati - M. Il figlio del secolo
https://tonyface.blogspot.com/2019/08/antonio-scurati-m-il-figlio-del-secolo.html
Antonio Scurati - M L'uomo della provvidenza
https://tonyface.blogspot.com/2020/12/antonio-scurati-m-luomo-della.html
M. Gli ultimi giorni dell'Europa
https://tonyface.blogspot.com/2022/11/antonio-scurati-m-gli-ultimi-giorni.html
Antonio Scurati
M. L'ora del destino
Bompiani
672 pagine
24 euro
Etichette:
Libri
martedì, gennaio 28, 2025
City Pop. Gli imprescindibili. Parte seconda
L'amico LEANDRO GIOVANNINI ci ha aiutati ad esplorare l'ambito dello YACHT ROCK (qui: https://tonyface.blogspot.com/search/label/Yacht%20Rock ) in otto interessantisisme puntate che hanno trovato particolare apprezzamento.
Andiamo oltre approfondendo sempre grazie al suo aiuto un contesto ancora più particolare e "oscuro": il CITY POP.
I precedenti post sono qui: https://tonyface.blogspot.com/search/label/City%20Pop
TATSURO YAMASHITA
Tatsuro Yamashita, nato a Tokyo nel 1953, è uno dei pilastri del City Pop, capace di fondere magistralmente influenze occidentali con la sensibilità musicale giapponese. La sua carriera inizia con i Sugar Babe, lasciando subito un’impronta nella scena musicale nipponica. Dal 1976 Yamashita si afferma come artista solista, noto per la sua ossessione per la perfezione sonora e per la capacità di reinterpretare il pop occidentale con una visione unica.
DISCOGRAFIA ESSENZIALE
CIRCUS TOWN (1976, RCA)
Circus Town (1976) di Tatsuro Yamashita non è il suo debutto, avvenuto nel 1972, ma segna l’inizio della sua carriera come innovatore del pop giapponese. Sebbene acerbo, l’album rivela già il suo talento nel rinnovare il pop giapponese, mescolando sonorità del westcoast pop americano.
La divisione in due parti, New York Side e Los Angeles Side, riflette la sua capacità di esplorare influenze diverse: dalla disco sofisticata in stile Philly Sound alla musica intima del Laurel Canyon. Pur non raggiungendo le vette degli album successivi, Circus Town anticipa il genio di Yamashita e la sua fusione unica di influenze globali e giapponesi.
SPACY (1977, RCA)
Con Spacy (1977), Yamashita non si limita a definire un genere emergente, ma lo rappresenta con una visione chiara e innovativa.
L’album, che prefigura il City Pop, è caratterizzato dalla partecipazione di artisti di grande rilievo come Haruomi Hosono e Ryuichi Sakamoto, che contribuiscono a un sound ricco e variegato. Rispetto al lavoro precedente, Spacy mostra un’evoluzione stilistica, con sonorità eteree e una fusione perfetta di West Coast, jazz e blues. Brani come Candy e Dancer esemplificano questa sintesi, mentre l’influenza di Brian Wilson è evidente in due tracce. La conclusione con Solid Dancer rappresenta un ritorno al West Coast pop, ma con una raffinatezza unica. Spacy mantiene una freschezza senza tempo, capace di attrarre tanto gli appassionati di City Pop quanto le nuove generazioni.
GO AHEAD!(1978, RCA)
Go Ahead!(1978) si apre con il potente brano funk Love Celebration, che richiama gli Earth, Wind & Fire, e prosegue con una fusione brillante di jazz, funk, soul e pop. Tracce come Let’s Dance Baby, Bomber e la toccante The Whispering Sea mostrano l’evoluzione stilistica di Yamashita e la sua abilità nell’incorporare vari generi.
Il funk ritorna con Paper Doll, mentre This Could Be The Night rievoca lo stile dei Beach Boys, filtrato dalla tecnica del wall of sound. L’album si chiude con 2000T of Rain, un brano pop straordinario. Sebbene inizialmente criticato per la sua apparente disorganicità, Go Ahead! è stato riconosciuto col tempo come un capolavoro, anche se la grandezza di Yamashita non era ancora al culmine.
MOONGLOW (1979, Air Records)
Nel 1978, Yamashita pubblica altri due album: Pacific, un lavoro strumentale in collaborazione con Haruomi Hosono e Shigeru Suzuki, e il live It’s Poppin’ Time. L’anno successivo, nel 1979, arriva Moonglow, il suo esordio con un’etichetta indipendente che gli offre maggiore libertà creativa. L’album segna un passo importante nella sua carriera, con una voce più precisa e arrangiamenti raffinati.
Moonglow si distingue per le sue mid-ballad in stile yacht rock, anticipandone le sonorità future. Brani come Full Moon e Funk Flushin’ (un pezzo disco/funk) evidenziano la varietà dell’album, che include anche la soul Hot Shot e la funk Yellow Cab, quest’ultima una riflessione sulla vita come viaggio. L’album si chiude con una traccia pop solare scritta da Minako Yoshida. Moonglow resta nella classifica Oricon per oltre cinquanta settimane, sottolineando il suo grande impatto nel panorama musicale giapponese.
RIDE ON TIME (1980, Air Records)
L’inizio degli anni Ottanta segna un periodo di grande creatività per Tatsuro Yamashita, che con Ride On Time (1980) raggiunge la piena maturità del City Pop. L’album trasforma influenze occidentali in un linguaggio musicale nuovo e originale, creando un suono autentico. Sebbene inizialmente confinato al mercato giapponese, Ride On Time è un capolavoro che solo decenni dopo verrà apprezzato a livello internazionale.
L’album spazia dal solare City Pop di Someday e Daydream al funk energico di Silent Screamer, fino a brani più morbidi come Summer e My Sugar Babe. Altri momenti eleganti includono la balearic No Tobira e la ballad jazz Rainy Day. Con Kumo no Yukue ni, Yamashita esplora lo yacht rock, e l’album si chiude con la dolce ballad Oyasumi (Kissing Goodnight). Ride On Time consolida Yamashita come una figura centrale nel panorama musicale giapponese, ma il meglio doveva ancora arrivare.
v FOR YOU (1982, Air Records)
Nel 1981, Yamashita si dedica a un tour in Giappone senza nuove uscite discografiche, ma l’inizio dell’anno segna l’arrivo di For You (1982), considerato il suo capolavoro definitivo e uno degli album più significativi del City Pop. L’album si apre con il riff iconico di Sparkle, un brano funk travolgente, seguito da Music Book, un pezzo luminoso in stile yacht rock. La cover di Morning Glory, originariamente di Mariya Takeuchi, è reinterpretata da Yamashita con un tocco più intimo e rilassato. Altri momenti dell’album includono la blues ballad Futari, le sonorità brasiliane di Loveland Island, e il funky Love Talkin’.
Hey Reporter è un’invettiva contro i paparazzi, mentre Your Eyes chiude l’album con una ballad romantica.
La ristampa include anche la bonus track あまく危険な香り (That Sweet & Dangerous Scent), un mid-tempo irresistibile. For You si distingue per la qualità delle canzoni, gli arrangiamenti impeccabili e la produzione sofisticata, paragonabile a quella degli Steely Dan. Resta una pietra miliare del City Pop e una delle vette più alte di Yamashita.
STILE E IMPATTO
Yamashita eccelle come produttore, arrangiatore e polistrumentista, mantenendo una meticolosità rara. Le sue opere catturano l’essenza del Giappone moderno degli anni ’70 e ’80, intrecciando storie personali e collettive con un’estetica sonora ricca e sofisticata. Nonostante la scarsa distribuzione internazionale, il suo fascino è stato riscoperto con l’esplosione globale del City Pop.
EREDITA’
L’approccio unico di Yamashita ha trasformato il City Pop in un linguaggio musicale universale, rendendolo un artista fondamentale per comprendere questa scena e il suo impatto sulla musica contemporanea, anche se in Occidente lo abbiamo scoperto solo in un secondo momento.
CASIOPEA
Nati a Tokyo nel 1976, i Casiopea sono stati protagonisti della scena jazz fusion, grazie al loro virtuosismo tecnico e alle composizioni innovative. Fondati da Issei Noro, Minoru Mukaiya, Tetsuo Sakurai e Takashi Sasaki, hanno debuttato nel 1979 con l’album Casiopea, che li ha resi subito celebri nella fusion giapponese. Il loro sound, che unisce jazz, funk, rock e pop, è arricchito da un uso avanzato di strumenti elettronici. Collaborazioni con artisti di spicco come Harvey Mason e i Brecker Brothers hanno ulteriormente arricchito il loro percorso.
Negli anni ’80 hanno pubblicato un album live di culto come Mint Jams (1982). Nonostante i cambi di formazione, la band ha mantenuto il suo livello musicale sotto la guida di Noro.
Dischi consigliati:
Casiopea - (1979, Alfa Music Inc.)
Mint Jams - (1982, Alfa Music Inc.)
CHO KOSAKA
Nato nel 1948, Chu Kosaka è stato un pioniere del pop giapponese e del movimento City Pop. Dopo gli esordi con The Floral e il gruppo April Fool, al fianco di Haruomi Hosono e Takashi Matsumoto, intraprende una carriera solista.
Nel 1975 pubblica il capolavoro Horo, che segna una svolta dal folk rock a uno stile innovativo: il Wasei-R&B, una fusione di blues, folk, soul e R&B. Considerato una pietra miliare della musica giapponese, Horo è apprezzato anche dagli ascoltatori occidentali per l’autenticità e la profondità della voce di Kosaka. Nel 2010, l’artista ha realizzato un remake dell’album, dimostrando ancora intensità e passione.
Disco consigliato:
Horo - (1975, Alfa Music Inc.)
HARUOMI HOSONO
Haruomi Hosono, nato a Tokyo nel 1947, è una figura fondamentale della musica giapponese, considerato un pioniere del City Pop e uno degli artisti più influenti del suo tempo. Ha iniziato la sua carriera negli anni ’60 con gli April Fools, ma è con il lavoro solista e la Yellow Magic Orchestra (YMO) che ha raggiunto lo status di leggenda. Hosono è noto per la sua capacità di reinventarsi e sperimentare, attraversando generi e influenze con una visione unica.
Tra i suoi album più significativi spiccano Hosono House (1973), un’opera che mescola folk, country, psichedelia, west coast e afrobeat, e Paraiso (1978), un disco che abbraccia il tropicalismo e i sintetizzatori, fondendo elementi di musica brasiliana, sudamericana e giapponese. Paraiso segna la fine della fase folk di Hosono e anticipa il suono globale e sofisticato del City Pop. Entrambi gli album, pur nella loro diversità, mantengono una coerenza artistica e una profondità che ne fanno pietre miliari della sua carriera.
Con la fine della YMO, Hosono si è dedicato alla musica elettronica sperimentale e all’ambient, ampliando i confini della musica giapponese e globale. Il recente interesse per il City Pop ha riportato alla luce il suo immenso contributo, facendo riscoprire la modernità e la genialità delle sue opere, che continuano a ispirare ascoltatori e musicisti in tutto il mondo.
Dischi consigliati:
Hosono House - (1973, King Record Co. LTD)
Paraiso - (1978, Alfa Music Inc.) Disco a nome Haruomi Hosono & The Yellow Magic Orchestra
HIROMI GO
Hiromi Go, noto principalmente come pop idol giapponese, ha lasciato un segno nella storia del City Pop con l’album Superdrive (1979). Fino a quel momento, la sua carriera era stata costruita su brani pensati per conquistare il pubblico adolescente, grazie al suo fascino e alla sua presenza scenica. Deciso a reinventarsi, Hiromi si trasferì a New York per registrare un album che catturasse le sonorità della città.
Per Superdrive, collaborò con la 24th Street Band, composta da musicisti americani di talento come Hiram Bullock, Will Lee, Steve Jordan e Clifford Carter. L’album esplora un mix di disco, funk, soul, latin e yacht rock, interpretati attraverso lo stile del City Pop. Tuttavia, la voce di Hiromi, monocorde e poco espressiva, appare meno adatta a queste sonorità.
Nonostante questo limite, il disco offre brani ben eseguiti e piacevoli, pur senza raggiungere lo status di capolavoro.
Disco consigliato
Superdrive - (1979, Sony Music)
HIROSHI SATO
Hiroshi Sato, nato nel 1947 a Shiran, Kagoshima, è una figura di culto nel city pop giapponese, noto per la sua fusione di jazz, pop ed elettronica. La sua musica è caratterizzata da sintetizzatori, armonie complesse e atmosfere sospese, evocando paesaggi notturni delle metropoli giapponesi. Sebbene non cercasse il successo commerciale, la sua opera è stata riscoperta come fondamentale per il genere.
I suoi album Time (1977) e Awakening (1981) sono cruciali per capire il suo stile. In Time, Sato esplora il jazz fusion con arrangiamenti sofisticati, evitando i cliché del genere e mantenendo un uso contenuto dei sintetizzatori.
Sebbene il pop sia ancora marginale, i suoi brani più accessibili mostrano una qualità artistica notevole. In Awakening, Sato abbraccia il yacht-rock e il synth-pop, con una perfetta combinazione di elettronica e pianoforte. L’album include anche una reinterpretazione dance/funk di “From Me to You” dei Beatles e tutte le canzoni sono cantate in inglese. Sato resta una figura chiave nel city pop, capace di fondere sperimentazione e melodia in un linguaggio unico.
Dischi consigliati
Time - (1977, Wave Concept)
Awakening - (1982, Alfa Records) A nome Hiroshi Sato featuring Wendy Matthews
YELLOW MAGIC ORCHESTRA
Inserire la YMO (Yellow Magic Orchestra) nel contesto del City Pop non è una forzatura, poiché i membri Haruomi Hosono, Ryuichi Sakamoto e Yukihiro Takahashi hanno avuto un ruolo cruciale nello sviluppo del genere. Hosono, ex membro degli Happy End, ha contribuito a gettare le basi del City Pop, mentre Sakamoto e Takahashi sono stati arrangiatori e produttori per vari artisti di “New Music”, termine che designava il City Pop in Giappone.
Il loro album Naughty Boys (1983) è il loro lavoro più pop e il maggiore successo commerciale, rappresentando l’ultimo album synth-pop giapponese a raggiungere la vetta della classifica Oricon, un record mantenuto fino al 2008. In questo album, la YMO applica l’esperienza acquisita come produttori, creando un synth-pop sofisticato che si confronta con le produzioni occidentali.
Sebbene Naughty Boys contenga il brano “Kimi Ni Mune Kyun - Uwaki Na Vacance”, un pezzo tipicamente City Pop, gran parte dell’album esplora un techno-pop sofisticato ma accessibile.
Inoltre, il contributo di Bill Nelson, ex Be-Bop Deluxe, con la sua chitarra, aggiunge una dimensione unica, integrandosi perfettamente con i synth e arricchendo il sound complessivo.
Disco consigliato:
Naughy Boys - (1983, Alfa Records)
GINJI ITO
Ginji Ito è stato un cantautore e produttore giapponese influente nella scena del City Pop degli anni ‘70 e ‘80, anche se oggi è poco ricordato. Ha partecipato al progetto NIAGARA TRIANGLE Vol.1 con Tatsuro Yamashita e Eiichi Ohtaki, ed è stato arrangiatore e produttore per artisti come Kenji Sawada e Ann Lewis. La sua carriera da solista iniziò nel 1977 con l’album Deadly Drive, pubblicato sotto l’etichetta Asylum.
Deadly Drive è un album raffinato che mescola generi come westcoast pop, jazz e rock. Pur non essendo rivoluzionario, offre un’esperienza musicale elegante e rilassata. Tra i brani notevoli ci sono “Sweet Daddy” (funky jazz alla Crusaders), la ballata soul “Konukaame”, il funk strumentale “King Kong” con un originale uso del talk-box, e una versione reggae di “I’m Tellin’ You Now” dei Freddie and The Dreamers. L’album esplora anche il latin con “Anotoki Wa Doshaburi” e si conclude con una blues-ballad dalle sfumature soul.
Disco consigliato:
Deadly Drive - (1977, Asylum Records)
TOSHIKI KADOMATSU
Toshiki Kadomatsu, nato nel 1960 a Tokyo, è un artista e produttore di rilievo nel panorama del City Pop, noto anche per il suo lavoro con Anri, in particolare nella produzione dell’album Timely, il capolvoro della cantante giapponese. Sebbene le sue opere siano radicate nel City Pop, Kadomatsu distingue il suo stile con sonorità notturne che fondono funk, disco e boogie, creando un suono cosmopolita che mescola vibrazioni urbane giapponesi e americane.
Il suo album più celebrato, After 5 Clash, potrebbe facilmente essere scambiato per un lavoro di una band americana degli anni ‘80, grazie al groove deciso e avvolgente, reso dal basso slap e dai fiati. Nonostante la lingua giapponese, l’album trasmette un’energia pulsante tipica del funk e della disco. Tra i brani migliori spiccano “Maybe It’s Love Affair” (un classico Yacht Rock), “Will You Wait For Me” (un mid-tempo romantico e introspettivo) e la fusione di tradizione musicale giapponese in tracce come “Step Into The Light” e “Heart Dancing”, che mescolano funk, boogie, jazz e elementi del kabuki drum e dell’ondo. After 5 Clash rimane un capolavoro del City Pop, un album elegante e sofisticato che continua a essere apprezzato anche oggi.
Dischi consigliati:
After 5 Clash - (1984, Air Records)
Gold Digger ~With True Love~ - (1985, Air Records)
TAKAKO MAMIYA
Takako Mamiya, conosciuta come “la donna misteriosa del City Pop”, pubblicò nel 1982 Love Trip, un album che è oggi considerato un capolavoro del genere. Nonostante la qualità delle sue canzoni e il supporto di musicisti di alto livello, come Yoshihiro Naruse dei Casiopea, l’album non ebbe il successo commerciale dovuto alla limitata promozione della piccola etichetta Kitty Records. Love Trip si distingue per il suo sound raffinato e le atmosfere notturne, tipiche delle produzioni di David Foster per artisti come Dionne Warwick e Al Jarreau.
La voce di Mamiya è caratterizzata da una delicatezza e da uno stile più occidentale rispetto alle cantanti giapponesi dell’epoca, che la rende particolarmente apprezzata anche al di fuori del Giappone. I brani dell’album, che trattano di amori perduti e nostalgia, sono tutti memorabili e hanno acquisito status di culto nel tempo. Nonostante il mistero che circonda la sua scomparsa dalla scena musicale, Love Trip rimane uno dei punti più alti del City Pop, un vero tesoro per gli appassionati, e ad ogni ristampa di Love Trip, questa va subito esaurita.
Disco consigliato:
Love Trip - (1982, Kitty Records)
Andiamo oltre approfondendo sempre grazie al suo aiuto un contesto ancora più particolare e "oscuro": il CITY POP.
I precedenti post sono qui: https://tonyface.blogspot.com/search/label/City%20Pop
TATSURO YAMASHITA
Tatsuro Yamashita, nato a Tokyo nel 1953, è uno dei pilastri del City Pop, capace di fondere magistralmente influenze occidentali con la sensibilità musicale giapponese. La sua carriera inizia con i Sugar Babe, lasciando subito un’impronta nella scena musicale nipponica. Dal 1976 Yamashita si afferma come artista solista, noto per la sua ossessione per la perfezione sonora e per la capacità di reinterpretare il pop occidentale con una visione unica.
DISCOGRAFIA ESSENZIALE
CIRCUS TOWN (1976, RCA)
Circus Town (1976) di Tatsuro Yamashita non è il suo debutto, avvenuto nel 1972, ma segna l’inizio della sua carriera come innovatore del pop giapponese. Sebbene acerbo, l’album rivela già il suo talento nel rinnovare il pop giapponese, mescolando sonorità del westcoast pop americano.
La divisione in due parti, New York Side e Los Angeles Side, riflette la sua capacità di esplorare influenze diverse: dalla disco sofisticata in stile Philly Sound alla musica intima del Laurel Canyon. Pur non raggiungendo le vette degli album successivi, Circus Town anticipa il genio di Yamashita e la sua fusione unica di influenze globali e giapponesi.
SPACY (1977, RCA)
Con Spacy (1977), Yamashita non si limita a definire un genere emergente, ma lo rappresenta con una visione chiara e innovativa.
L’album, che prefigura il City Pop, è caratterizzato dalla partecipazione di artisti di grande rilievo come Haruomi Hosono e Ryuichi Sakamoto, che contribuiscono a un sound ricco e variegato. Rispetto al lavoro precedente, Spacy mostra un’evoluzione stilistica, con sonorità eteree e una fusione perfetta di West Coast, jazz e blues. Brani come Candy e Dancer esemplificano questa sintesi, mentre l’influenza di Brian Wilson è evidente in due tracce. La conclusione con Solid Dancer rappresenta un ritorno al West Coast pop, ma con una raffinatezza unica. Spacy mantiene una freschezza senza tempo, capace di attrarre tanto gli appassionati di City Pop quanto le nuove generazioni.
GO AHEAD!(1978, RCA)
Go Ahead!(1978) si apre con il potente brano funk Love Celebration, che richiama gli Earth, Wind & Fire, e prosegue con una fusione brillante di jazz, funk, soul e pop. Tracce come Let’s Dance Baby, Bomber e la toccante The Whispering Sea mostrano l’evoluzione stilistica di Yamashita e la sua abilità nell’incorporare vari generi.
Il funk ritorna con Paper Doll, mentre This Could Be The Night rievoca lo stile dei Beach Boys, filtrato dalla tecnica del wall of sound. L’album si chiude con 2000T of Rain, un brano pop straordinario. Sebbene inizialmente criticato per la sua apparente disorganicità, Go Ahead! è stato riconosciuto col tempo come un capolavoro, anche se la grandezza di Yamashita non era ancora al culmine.
MOONGLOW (1979, Air Records)
Nel 1978, Yamashita pubblica altri due album: Pacific, un lavoro strumentale in collaborazione con Haruomi Hosono e Shigeru Suzuki, e il live It’s Poppin’ Time. L’anno successivo, nel 1979, arriva Moonglow, il suo esordio con un’etichetta indipendente che gli offre maggiore libertà creativa. L’album segna un passo importante nella sua carriera, con una voce più precisa e arrangiamenti raffinati.
Moonglow si distingue per le sue mid-ballad in stile yacht rock, anticipandone le sonorità future. Brani come Full Moon e Funk Flushin’ (un pezzo disco/funk) evidenziano la varietà dell’album, che include anche la soul Hot Shot e la funk Yellow Cab, quest’ultima una riflessione sulla vita come viaggio. L’album si chiude con una traccia pop solare scritta da Minako Yoshida. Moonglow resta nella classifica Oricon per oltre cinquanta settimane, sottolineando il suo grande impatto nel panorama musicale giapponese.
RIDE ON TIME (1980, Air Records)
L’inizio degli anni Ottanta segna un periodo di grande creatività per Tatsuro Yamashita, che con Ride On Time (1980) raggiunge la piena maturità del City Pop. L’album trasforma influenze occidentali in un linguaggio musicale nuovo e originale, creando un suono autentico. Sebbene inizialmente confinato al mercato giapponese, Ride On Time è un capolavoro che solo decenni dopo verrà apprezzato a livello internazionale.
L’album spazia dal solare City Pop di Someday e Daydream al funk energico di Silent Screamer, fino a brani più morbidi come Summer e My Sugar Babe. Altri momenti eleganti includono la balearic No Tobira e la ballad jazz Rainy Day. Con Kumo no Yukue ni, Yamashita esplora lo yacht rock, e l’album si chiude con la dolce ballad Oyasumi (Kissing Goodnight). Ride On Time consolida Yamashita come una figura centrale nel panorama musicale giapponese, ma il meglio doveva ancora arrivare.
v FOR YOU (1982, Air Records)
Nel 1981, Yamashita si dedica a un tour in Giappone senza nuove uscite discografiche, ma l’inizio dell’anno segna l’arrivo di For You (1982), considerato il suo capolavoro definitivo e uno degli album più significativi del City Pop. L’album si apre con il riff iconico di Sparkle, un brano funk travolgente, seguito da Music Book, un pezzo luminoso in stile yacht rock. La cover di Morning Glory, originariamente di Mariya Takeuchi, è reinterpretata da Yamashita con un tocco più intimo e rilassato. Altri momenti dell’album includono la blues ballad Futari, le sonorità brasiliane di Loveland Island, e il funky Love Talkin’.
Hey Reporter è un’invettiva contro i paparazzi, mentre Your Eyes chiude l’album con una ballad romantica.
La ristampa include anche la bonus track あまく危険な香り (That Sweet & Dangerous Scent), un mid-tempo irresistibile. For You si distingue per la qualità delle canzoni, gli arrangiamenti impeccabili e la produzione sofisticata, paragonabile a quella degli Steely Dan. Resta una pietra miliare del City Pop e una delle vette più alte di Yamashita.
STILE E IMPATTO
Yamashita eccelle come produttore, arrangiatore e polistrumentista, mantenendo una meticolosità rara. Le sue opere catturano l’essenza del Giappone moderno degli anni ’70 e ’80, intrecciando storie personali e collettive con un’estetica sonora ricca e sofisticata. Nonostante la scarsa distribuzione internazionale, il suo fascino è stato riscoperto con l’esplosione globale del City Pop.
EREDITA’
L’approccio unico di Yamashita ha trasformato il City Pop in un linguaggio musicale universale, rendendolo un artista fondamentale per comprendere questa scena e il suo impatto sulla musica contemporanea, anche se in Occidente lo abbiamo scoperto solo in un secondo momento.
CASIOPEA
Nati a Tokyo nel 1976, i Casiopea sono stati protagonisti della scena jazz fusion, grazie al loro virtuosismo tecnico e alle composizioni innovative. Fondati da Issei Noro, Minoru Mukaiya, Tetsuo Sakurai e Takashi Sasaki, hanno debuttato nel 1979 con l’album Casiopea, che li ha resi subito celebri nella fusion giapponese. Il loro sound, che unisce jazz, funk, rock e pop, è arricchito da un uso avanzato di strumenti elettronici. Collaborazioni con artisti di spicco come Harvey Mason e i Brecker Brothers hanno ulteriormente arricchito il loro percorso.
Negli anni ’80 hanno pubblicato un album live di culto come Mint Jams (1982). Nonostante i cambi di formazione, la band ha mantenuto il suo livello musicale sotto la guida di Noro.
Dischi consigliati:
Casiopea - (1979, Alfa Music Inc.)
Mint Jams - (1982, Alfa Music Inc.)
CHO KOSAKA
Nato nel 1948, Chu Kosaka è stato un pioniere del pop giapponese e del movimento City Pop. Dopo gli esordi con The Floral e il gruppo April Fool, al fianco di Haruomi Hosono e Takashi Matsumoto, intraprende una carriera solista.
Nel 1975 pubblica il capolavoro Horo, che segna una svolta dal folk rock a uno stile innovativo: il Wasei-R&B, una fusione di blues, folk, soul e R&B. Considerato una pietra miliare della musica giapponese, Horo è apprezzato anche dagli ascoltatori occidentali per l’autenticità e la profondità della voce di Kosaka. Nel 2010, l’artista ha realizzato un remake dell’album, dimostrando ancora intensità e passione.
Disco consigliato:
Horo - (1975, Alfa Music Inc.)
HARUOMI HOSONO
Haruomi Hosono, nato a Tokyo nel 1947, è una figura fondamentale della musica giapponese, considerato un pioniere del City Pop e uno degli artisti più influenti del suo tempo. Ha iniziato la sua carriera negli anni ’60 con gli April Fools, ma è con il lavoro solista e la Yellow Magic Orchestra (YMO) che ha raggiunto lo status di leggenda. Hosono è noto per la sua capacità di reinventarsi e sperimentare, attraversando generi e influenze con una visione unica.
Tra i suoi album più significativi spiccano Hosono House (1973), un’opera che mescola folk, country, psichedelia, west coast e afrobeat, e Paraiso (1978), un disco che abbraccia il tropicalismo e i sintetizzatori, fondendo elementi di musica brasiliana, sudamericana e giapponese. Paraiso segna la fine della fase folk di Hosono e anticipa il suono globale e sofisticato del City Pop. Entrambi gli album, pur nella loro diversità, mantengono una coerenza artistica e una profondità che ne fanno pietre miliari della sua carriera.
Con la fine della YMO, Hosono si è dedicato alla musica elettronica sperimentale e all’ambient, ampliando i confini della musica giapponese e globale. Il recente interesse per il City Pop ha riportato alla luce il suo immenso contributo, facendo riscoprire la modernità e la genialità delle sue opere, che continuano a ispirare ascoltatori e musicisti in tutto il mondo.
Dischi consigliati:
Hosono House - (1973, King Record Co. LTD)
Paraiso - (1978, Alfa Music Inc.) Disco a nome Haruomi Hosono & The Yellow Magic Orchestra
HIROMI GO
Hiromi Go, noto principalmente come pop idol giapponese, ha lasciato un segno nella storia del City Pop con l’album Superdrive (1979). Fino a quel momento, la sua carriera era stata costruita su brani pensati per conquistare il pubblico adolescente, grazie al suo fascino e alla sua presenza scenica. Deciso a reinventarsi, Hiromi si trasferì a New York per registrare un album che catturasse le sonorità della città.
Per Superdrive, collaborò con la 24th Street Band, composta da musicisti americani di talento come Hiram Bullock, Will Lee, Steve Jordan e Clifford Carter. L’album esplora un mix di disco, funk, soul, latin e yacht rock, interpretati attraverso lo stile del City Pop. Tuttavia, la voce di Hiromi, monocorde e poco espressiva, appare meno adatta a queste sonorità.
Nonostante questo limite, il disco offre brani ben eseguiti e piacevoli, pur senza raggiungere lo status di capolavoro.
Disco consigliato
Superdrive - (1979, Sony Music)
HIROSHI SATO
Hiroshi Sato, nato nel 1947 a Shiran, Kagoshima, è una figura di culto nel city pop giapponese, noto per la sua fusione di jazz, pop ed elettronica. La sua musica è caratterizzata da sintetizzatori, armonie complesse e atmosfere sospese, evocando paesaggi notturni delle metropoli giapponesi. Sebbene non cercasse il successo commerciale, la sua opera è stata riscoperta come fondamentale per il genere.
I suoi album Time (1977) e Awakening (1981) sono cruciali per capire il suo stile. In Time, Sato esplora il jazz fusion con arrangiamenti sofisticati, evitando i cliché del genere e mantenendo un uso contenuto dei sintetizzatori.
Sebbene il pop sia ancora marginale, i suoi brani più accessibili mostrano una qualità artistica notevole. In Awakening, Sato abbraccia il yacht-rock e il synth-pop, con una perfetta combinazione di elettronica e pianoforte. L’album include anche una reinterpretazione dance/funk di “From Me to You” dei Beatles e tutte le canzoni sono cantate in inglese. Sato resta una figura chiave nel city pop, capace di fondere sperimentazione e melodia in un linguaggio unico.
Dischi consigliati
Time - (1977, Wave Concept)
Awakening - (1982, Alfa Records) A nome Hiroshi Sato featuring Wendy Matthews
YELLOW MAGIC ORCHESTRA
Inserire la YMO (Yellow Magic Orchestra) nel contesto del City Pop non è una forzatura, poiché i membri Haruomi Hosono, Ryuichi Sakamoto e Yukihiro Takahashi hanno avuto un ruolo cruciale nello sviluppo del genere. Hosono, ex membro degli Happy End, ha contribuito a gettare le basi del City Pop, mentre Sakamoto e Takahashi sono stati arrangiatori e produttori per vari artisti di “New Music”, termine che designava il City Pop in Giappone.
Il loro album Naughty Boys (1983) è il loro lavoro più pop e il maggiore successo commerciale, rappresentando l’ultimo album synth-pop giapponese a raggiungere la vetta della classifica Oricon, un record mantenuto fino al 2008. In questo album, la YMO applica l’esperienza acquisita come produttori, creando un synth-pop sofisticato che si confronta con le produzioni occidentali.
Sebbene Naughty Boys contenga il brano “Kimi Ni Mune Kyun - Uwaki Na Vacance”, un pezzo tipicamente City Pop, gran parte dell’album esplora un techno-pop sofisticato ma accessibile.
Inoltre, il contributo di Bill Nelson, ex Be-Bop Deluxe, con la sua chitarra, aggiunge una dimensione unica, integrandosi perfettamente con i synth e arricchendo il sound complessivo.
Disco consigliato:
Naughy Boys - (1983, Alfa Records)
GINJI ITO
Ginji Ito è stato un cantautore e produttore giapponese influente nella scena del City Pop degli anni ‘70 e ‘80, anche se oggi è poco ricordato. Ha partecipato al progetto NIAGARA TRIANGLE Vol.1 con Tatsuro Yamashita e Eiichi Ohtaki, ed è stato arrangiatore e produttore per artisti come Kenji Sawada e Ann Lewis. La sua carriera da solista iniziò nel 1977 con l’album Deadly Drive, pubblicato sotto l’etichetta Asylum.
Deadly Drive è un album raffinato che mescola generi come westcoast pop, jazz e rock. Pur non essendo rivoluzionario, offre un’esperienza musicale elegante e rilassata. Tra i brani notevoli ci sono “Sweet Daddy” (funky jazz alla Crusaders), la ballata soul “Konukaame”, il funk strumentale “King Kong” con un originale uso del talk-box, e una versione reggae di “I’m Tellin’ You Now” dei Freddie and The Dreamers. L’album esplora anche il latin con “Anotoki Wa Doshaburi” e si conclude con una blues-ballad dalle sfumature soul.
Disco consigliato:
Deadly Drive - (1977, Asylum Records)
TOSHIKI KADOMATSU
Toshiki Kadomatsu, nato nel 1960 a Tokyo, è un artista e produttore di rilievo nel panorama del City Pop, noto anche per il suo lavoro con Anri, in particolare nella produzione dell’album Timely, il capolvoro della cantante giapponese. Sebbene le sue opere siano radicate nel City Pop, Kadomatsu distingue il suo stile con sonorità notturne che fondono funk, disco e boogie, creando un suono cosmopolita che mescola vibrazioni urbane giapponesi e americane.
Il suo album più celebrato, After 5 Clash, potrebbe facilmente essere scambiato per un lavoro di una band americana degli anni ‘80, grazie al groove deciso e avvolgente, reso dal basso slap e dai fiati. Nonostante la lingua giapponese, l’album trasmette un’energia pulsante tipica del funk e della disco. Tra i brani migliori spiccano “Maybe It’s Love Affair” (un classico Yacht Rock), “Will You Wait For Me” (un mid-tempo romantico e introspettivo) e la fusione di tradizione musicale giapponese in tracce come “Step Into The Light” e “Heart Dancing”, che mescolano funk, boogie, jazz e elementi del kabuki drum e dell’ondo. After 5 Clash rimane un capolavoro del City Pop, un album elegante e sofisticato che continua a essere apprezzato anche oggi.
Dischi consigliati:
After 5 Clash - (1984, Air Records)
Gold Digger ~With True Love~ - (1985, Air Records)
TAKAKO MAMIYA
Takako Mamiya, conosciuta come “la donna misteriosa del City Pop”, pubblicò nel 1982 Love Trip, un album che è oggi considerato un capolavoro del genere. Nonostante la qualità delle sue canzoni e il supporto di musicisti di alto livello, come Yoshihiro Naruse dei Casiopea, l’album non ebbe il successo commerciale dovuto alla limitata promozione della piccola etichetta Kitty Records. Love Trip si distingue per il suo sound raffinato e le atmosfere notturne, tipiche delle produzioni di David Foster per artisti come Dionne Warwick e Al Jarreau.
La voce di Mamiya è caratterizzata da una delicatezza e da uno stile più occidentale rispetto alle cantanti giapponesi dell’epoca, che la rende particolarmente apprezzata anche al di fuori del Giappone. I brani dell’album, che trattano di amori perduti e nostalgia, sono tutti memorabili e hanno acquisito status di culto nel tempo. Nonostante il mistero che circonda la sua scomparsa dalla scena musicale, Love Trip rimane uno dei punti più alti del City Pop, un vero tesoro per gli appassionati, e ad ogni ristampa di Love Trip, questa va subito esaurita.
Disco consigliato:
Love Trip - (1982, Kitty Records)
Etichette:
City Pop
lunedì, gennaio 27, 2025
Specials - Do nothing
Riprendo un post del 2019, correlato a un brano degli Specials, inserito nel secondo album "More Specials" del 1980 e pubblicato anche come singolo, che fa riferimento a una modalità di "vita" dei teenager inglesi di fine anni 70.
Dalla ricerca di Paul Corrigan del 1979: "The Smash street Kids".
La principale occupazione per i maschi della classe operaia è la ricerca di opzioni per trascorrere il tempo libero, l'arte dialettica del non far nulla.
Per la maggioranza dei kids il territorio di aggregazione è LA STRADA.
Non le romantiche e frenetiche strade del ghetto ma i pavimenti umidi di Wigan, Sheperd's Bush e Sunderland.
La principale occupazione in queste vie, la prima attività della sottocultura britannica è il FARE NIENTE, "DOING NOTHING"
L'elemento più importante del "fare niente" è il conversare, parlare, raccontarsi storie che non devono essere per forza reali o verosimili, ma quanto più interessanti possibili.
Si parla di calcio, dei rapporti sociali, non per divulgare idee ma per comunicare l'esperienza del chiacchierare.
Nel combattere la noia i ragazzi non scelgono la strada come incantevole spazio aggregativo ma come terreno in cui ci sono più possibilità che le cose si verifichino.
Altra componente del "fare niente " sono le risse...
legittimano l'etica del "fare niente" del sabato e non sono motivate da fattori territoriali o di gruppo....
Le risse sono solo qualcosa nel NULLA.
SPECIALS - Do Nothing
https://www.youtube.com/watch?v=0S1BC0XVB6s
Each day I walk along this lonely street
Trying to find, find a future
New pair of shoes are on my feet
Cause fashion is my only culture
Nothing ever change, oh no
Nothing ever change
People say to me just be yourself
It makes no sense to follow fashion
How could I be anybody else
I don't try, I've got no reason
Nothing ever change, oh no
Nothing ever change
I'm just living in a life without meaning
I walk and walk, do nothing
I'm just living in a life without feeling
I talk and talk, say nothing
Nothing ever change, oh no
Nothing ever change
I walk along this same old lonely street
Still trying to find, find a reason
Policeman comes and smacks me in the teeth
I don't complain, it's not my function
Nothing ever change, oh no
Nothing ever change
They're just living in a life without meaning
I walk and walk, do nothing
They're just playing in a life without thinking
They talk and talk, say nothing
I'm just living in a life without feeling
I walk and walk, I'm dreaming
I'm just living in a life without feeling
I talk and talk, say nothing
I'm just living in a life without meaning
I walk and walk, do nothing
Ogni giorno cammino lungo questa strada solitaria
Cercando di trovare, trovare un futuro
Un nuovo paio di scarpe sono ai miei piedi
Perché la moda è la mia unica cultura
Niente cambia mai, oh no
Niente cambia mai
La gente mi dice di essere semplicemente te stesso
Non ha senso seguire la moda
Come potrei essere qualcun altro
Non ci provo, non ho motivo
Niente cambia mai, oh no
Niente cambia mai
Sto solo vivendo una vita senza senso
Cammino e cammino, non faccio niente
Sto solo vivendo una vita senza sentimenti
Parlo e parlo, non dico niente
Niente cambia mai, oh no
Niente cambia mai
Cammino lungo questa stessa vecchia strada solitaria
Cerco ancora di trovare, trovare un motivo
Un poliziotto viene e mi dà uno schiaffo sui denti
Non mi lamento, non è la mia funzione
Niente cambia mai, oh no
Niente cambia mai
Stanno solo vivendo una vita senza senso
Cammino e cammino, non faccio niente
Stanno solo giocando in una vita senza pensare
Parlano e parlano, non dicono niente
Sto solo vivendo una vita senza provare emozioni
Cammino e cammino, sto sognando
Sto solo vivendo una vita senza provare emozioni
Parlo e parlo, non dico niente
Sto solo vivendo una vita senza senso
Cammino e cammino, non faccio niente
Dalla ricerca di Paul Corrigan del 1979: "The Smash street Kids".
La principale occupazione per i maschi della classe operaia è la ricerca di opzioni per trascorrere il tempo libero, l'arte dialettica del non far nulla.
Per la maggioranza dei kids il territorio di aggregazione è LA STRADA.
Non le romantiche e frenetiche strade del ghetto ma i pavimenti umidi di Wigan, Sheperd's Bush e Sunderland.
La principale occupazione in queste vie, la prima attività della sottocultura britannica è il FARE NIENTE, "DOING NOTHING"
L'elemento più importante del "fare niente" è il conversare, parlare, raccontarsi storie che non devono essere per forza reali o verosimili, ma quanto più interessanti possibili.
Si parla di calcio, dei rapporti sociali, non per divulgare idee ma per comunicare l'esperienza del chiacchierare.
Nel combattere la noia i ragazzi non scelgono la strada come incantevole spazio aggregativo ma come terreno in cui ci sono più possibilità che le cose si verifichino.
Altra componente del "fare niente " sono le risse...
legittimano l'etica del "fare niente" del sabato e non sono motivate da fattori territoriali o di gruppo....
Le risse sono solo qualcosa nel NULLA.
SPECIALS - Do Nothing
https://www.youtube.com/watch?v=0S1BC0XVB6s
Each day I walk along this lonely street
Trying to find, find a future
New pair of shoes are on my feet
Cause fashion is my only culture
Nothing ever change, oh no
Nothing ever change
People say to me just be yourself
It makes no sense to follow fashion
How could I be anybody else
I don't try, I've got no reason
Nothing ever change, oh no
Nothing ever change
I'm just living in a life without meaning
I walk and walk, do nothing
I'm just living in a life without feeling
I talk and talk, say nothing
Nothing ever change, oh no
Nothing ever change
I walk along this same old lonely street
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They're just playing in a life without thinking
They talk and talk, say nothing
I'm just living in a life without feeling
I walk and walk, I'm dreaming
I'm just living in a life without feeling
I talk and talk, say nothing
I'm just living in a life without meaning
I walk and walk, do nothing
Ogni giorno cammino lungo questa strada solitaria
Cercando di trovare, trovare un futuro
Un nuovo paio di scarpe sono ai miei piedi
Perché la moda è la mia unica cultura
Niente cambia mai, oh no
Niente cambia mai
La gente mi dice di essere semplicemente te stesso
Non ha senso seguire la moda
Come potrei essere qualcun altro
Non ci provo, non ho motivo
Niente cambia mai, oh no
Niente cambia mai
Sto solo vivendo una vita senza senso
Cammino e cammino, non faccio niente
Sto solo vivendo una vita senza sentimenti
Parlo e parlo, non dico niente
Niente cambia mai, oh no
Niente cambia mai
Cammino lungo questa stessa vecchia strada solitaria
Cerco ancora di trovare, trovare un motivo
Un poliziotto viene e mi dà uno schiaffo sui denti
Non mi lamento, non è la mia funzione
Niente cambia mai, oh no
Niente cambia mai
Stanno solo vivendo una vita senza senso
Cammino e cammino, non faccio niente
Stanno solo giocando in una vita senza pensare
Parlano e parlano, non dicono niente
Sto solo vivendo una vita senza provare emozioni
Cammino e cammino, sto sognando
Sto solo vivendo una vita senza provare emozioni
Parlo e parlo, non dico niente
Sto solo vivendo una vita senza senso
Cammino e cammino, non faccio niente
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sabato, gennaio 25, 2025
Classic Rock e Piacenzasera
Nel nuovo numero di CLASSIC ROCK (con grafica rinnovata) recensisco un po' di cose: Julian Cope, Peter Perrett, Chesterfield Kings, Maverick Persona, Ottone Pesante, The Winstons, Von Datty, Upploppet.
Inoltre ci sono le classifiche del 2024.
E' iniziata piuttosto bene, attirando attenzione e complimenti la nuova avventura giornalistica con il portale PIACENZASERA (www.piacenzasera.it).
I primi due post sono stati questi:
La vicenda della ragazza canadese che sta scoprendo la collezione dei dischi lasciatele dal padre:
https://www.piacenzasera.it/2025/01/diecimila-vinili-e-una-pagina-instagram-la-soluzione-di-jula-per-salvare-la-musica
Spazio dedicato a Ringo Starr e al suo nuovo album:
https://www.piacenzasera.it/2025/01/go-ringo-go-a-84-anni-ci-regala-uno-degli-album-piu-belli/
Qui la presentazione del nuovo spazio:
https://www.piacenzasera.it/2025/01/eppure-ce-una-musica-che-gira-intorno-su-piacenzasera-it-il-nuovo-spazio-di-antonio-bacciocchi
Lunedì prossimo articolo dedicato all'arrivo del rock 'n' roll a Piacenza.
Inoltre ci sono le classifiche del 2024.
E' iniziata piuttosto bene, attirando attenzione e complimenti la nuova avventura giornalistica con il portale PIACENZASERA (www.piacenzasera.it).
I primi due post sono stati questi:
La vicenda della ragazza canadese che sta scoprendo la collezione dei dischi lasciatele dal padre:
https://www.piacenzasera.it/2025/01/diecimila-vinili-e-una-pagina-instagram-la-soluzione-di-jula-per-salvare-la-musica
Spazio dedicato a Ringo Starr e al suo nuovo album:
https://www.piacenzasera.it/2025/01/go-ringo-go-a-84-anni-ci-regala-uno-degli-album-piu-belli/
Qui la presentazione del nuovo spazio:
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Lunedì prossimo articolo dedicato all'arrivo del rock 'n' roll a Piacenza.
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I me mine
venerdì, gennaio 24, 2025
Mo-Dettes - The story so far
Una veloce meteora nell'affollato parterre del post punk a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta.
Un album all'attivo, una manciata di singoli, una serie di date con Specials e Madness, tre Peel Sessions, il primo singolo "White Mice" di discreto successo indie e il particolare profilo di due protagoniste della band: la batterista June Miles-Kingston collaborò con Julien Temple per il film dei Sex Pistols"The great rock 'n' roll swindle" suonando poi con Everything but the Girl, Fun Boy Three, Communards, l'ex Undertones Feargal Sharkey, Jimmy Somerville mentre la bassista Jane Crockford è stata per 15 anni moglie di Dan Woodgate, batterista dei Madness.
La chitarrista Kate Korris, arrivava da Slits e Raincoats, da cui portò un sound non lontano dal loro (e dalla primissima Siouxsie), con influenze reggae, stile scarno, spigoloso e minimale ma con un'anima più pop.
L'unico album "The story so far" è un lavoro che ha più fascino ora rispetto ai tempi, molto godibile, naif, immediato, quasi live in studio.
Carine le cover di "Paint it black" degli Stones" e Milord" di Edith Piaf.
White Mice
https://www.youtube.com/watch?v=dEeaS1hXhgs
Paint it black
https://www.youtube.com/watch?v=7qGv7rcWa18
White Mouse Disco
https://www.youtube.com/watch?v=cd23mTpG9-U
Un album all'attivo, una manciata di singoli, una serie di date con Specials e Madness, tre Peel Sessions, il primo singolo "White Mice" di discreto successo indie e il particolare profilo di due protagoniste della band: la batterista June Miles-Kingston collaborò con Julien Temple per il film dei Sex Pistols"The great rock 'n' roll swindle" suonando poi con Everything but the Girl, Fun Boy Three, Communards, l'ex Undertones Feargal Sharkey, Jimmy Somerville mentre la bassista Jane Crockford è stata per 15 anni moglie di Dan Woodgate, batterista dei Madness.
La chitarrista Kate Korris, arrivava da Slits e Raincoats, da cui portò un sound non lontano dal loro (e dalla primissima Siouxsie), con influenze reggae, stile scarno, spigoloso e minimale ma con un'anima più pop.
L'unico album "The story so far" è un lavoro che ha più fascino ora rispetto ai tempi, molto godibile, naif, immediato, quasi live in studio.
Carine le cover di "Paint it black" degli Stones" e Milord" di Edith Piaf.
White Mice
https://www.youtube.com/watch?v=dEeaS1hXhgs
Paint it black
https://www.youtube.com/watch?v=7qGv7rcWa18
White Mouse Disco
https://www.youtube.com/watch?v=cd23mTpG9-U
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Cultura 80's,
Sottovalutati
mercoledì, gennaio 22, 2025
Sergio Taraddei - Sergio Caputo. La storia dietro le canzoni
Sergio Caputo è un autore che ha sempre vissuto una vita artistica complessa, tra grandi successi (da "Un sabato italiano" a "Il Garibaldi innamorato", tra i tanti), lunghi silenzi, l'ostracismo di parte della scena musica italiana per la sua vicinanza (presunta e comunque, pare, solo giovanile) alla destra e per un approccio lirico dispimpegnato e abbastanza surreale.
Al contrario il suo sound, seppure in chiave pop e leggera, ha sempre accarezzato sonorità swing e jazzy, inusuali, soprattutto ai suoi esordi, nei primi anni 80.
Il libro analizza ogni canzone del suo repertorio, con l'aggiunta di dichiarazioni dell'autore, aneddoti, approfondimenti vari, sicuramente apprezzabili dai fan.
Un libro che permette di entrare nel mondo personalissimo di Sergio Caputo e spinge al riascolto di un repertorio spesso interessante e ricco di ottimi momenti.
Sergio Taraddei
Sergio Caputo. La storia dietro le canzoni
Arcana
168 pagine
16 euro
Al contrario il suo sound, seppure in chiave pop e leggera, ha sempre accarezzato sonorità swing e jazzy, inusuali, soprattutto ai suoi esordi, nei primi anni 80.
Il libro analizza ogni canzone del suo repertorio, con l'aggiunta di dichiarazioni dell'autore, aneddoti, approfondimenti vari, sicuramente apprezzabili dai fan.
Un libro che permette di entrare nel mondo personalissimo di Sergio Caputo e spinge al riascolto di un repertorio spesso interessante e ricco di ottimi momenti.
Sergio Taraddei
Sergio Caputo. La storia dietro le canzoni
Arcana
168 pagine
16 euro
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Libri
martedì, gennaio 21, 2025
City Pop - Gli imprescindibili - Prima parte
L'amico LEANDRO GIOVANNINI ci ha aiutati ad esplorare l'ambito dello YACHT ROCK (qui: https://tonyface.blogspot.com/search/label/Yacht%20Rock ) in otto interessantisisme puntate che hanno trovato particolare apprezzamento.
Andiamo oltre esplorando sempre grazie al suo aiuto un contesto ancora più particolare e "oscuro": il CITY POP.
Il precedente post introduttivo è qua: https://tonyface.blogspot.com/2025/01/city-pop.html
EIICHI OHTAKI
Eiichi Ohtaki (1947-2013) è stato un musicista, compositore e produttore giapponese, considerato uno dei più grandi geni della musica pop giapponese, nonostante sia poco conosciuto in Occidente.
Classificato al nono posto tra i migliori 100 musicisti giapponesi del XX secolo da HMV Japan, la sua carriera si estende tra il 1969 e il 1984, culminando con due album postumi nel 2016 e nel 2020. La sua musica mescola influenze del pop americano anni ’50-’60 con uno stile personale e innovativo, segnando profondamente il movimento City Pop.
Inizi e Happy End Nato in una famiglia monogenitoriale, Ohtaki si appassionò presto alla musica, influenzato dal pop americano e dai Beatles. Nel 1969, incontrò Haruomi Hosono all’Università Waseda, e insieme fondarono gli Happy End, una band pioniera che unì folk rock e hard rock con testi in giapponese. Divergenze artistiche portarono allo scioglimento della band nel 1972, ma Ohtaki aveva già avviato la sua carriera solista.
Carriera Solista: Innovazione e Sperimentazione
1972: Eiichi Ohtaki
Il primo disco solista mescola folk rock, country rock e pop melodico, mostrando le prime influenze del pop americano anni ’50-’60.
1975: Niagara Moon
Il primo album pubblicato sotto l’etichetta da lui fondata, Niagara Records, segna l’inizio della sua sperimentazione. Ohtaki esplora il pop americano anni ’60 con un mix di rock’n’roll, marcette da circo e sonorità esotiche. Nonostante il genio creativo, il disco non ottenne il successo sperato, mettendo a rischio la neonata etichetta.
1976: Niagara Triangle Vol. 1
Collaborando con Tatsuro Yamashita e Ginji Ito, Ohtaki crea un album collettivo che spazia tra southern rock, doo-wop e West Coast. Nonostante l’eccellenza musicale, anche questo lavoro fallisce commercialmente.
1976: Go, Go, Niagara
Un concept album ispirato alle stazioni radio americane anni ’50, dove sonorità vintage vengono reimmaginate con uno stile moderno. Ancora una volta, il pubblico giapponese non apprezzò il lavoro visionario di Ohtaki.
1977: Niagara CM Special e Niagara Calendar
Mentre Niagara CM Special raccoglie jingle pubblicitari dimostrando la sua creatività sonora, Niagara Calendar esplora un concept in cui ogni brano è dedicato a un mese dell’anno. Le sonorità spaziano dal rock’n’roll al reggae, con influenze da Beach Boys e Bo Diddley. Entrambi i progetti, seppur geniali, furono insuccessi commerciali.
1978: Let’s Ondo Again
Un album folle che mescola generi come Ondo (musica tradizionale giapponese), rock, tango e cabaret. L’approccio estremo portò la Columbia Records a interrompere i rapporti con Ohtaki, che si ritirò temporaneamente dalla scena musicale.
Capolavoro e Riscatto: A Long Vacation
Nel 1981, dopo tre anni di pausa, Ohtaki pubblica “A Long Vacation”, un album che segna un ritorno trionfale, vende più di un milione di copie, e che, secondo Federico Romagnoli di Ondarock, ha avuto un impatto sulla cultura giapponese simile a quello di La Voce del Padrone di Battiato in Italia. L’album, che mescola il pop americano degli anni ‘50 e ‘60 con un suono moderno, ottiene un enorme successo in Giappone, vendendo oltre due milioni di copie. Grazie alla partecipazione di musicisti di grande talento come Haruomi Hosono e Tatsuo Hayashi, “A Long Vacation” riesce a creare canzoni che, pur attingendo al passato, sono perfettamente contemporanee. Tra i brani più significativi ci sono 君は天然色, che cattura l’essenza del wall of sound, e 雨のウェンズデイ (Ame no Wednesday) un gioiello pop che fonde Phil Spector e Burt Bacharach. L’album è un capolavoro che dimostra come il pop possa essere raffinato, moderno e senza tempo.
Ultimo Capitolo: Each Time (1984)
L’ultimo album solista di Ohtaki segue la scia di “A Long Vacation” con arrangiamenti elaborati e sonorità nostalgiche. Brani come Bachelor Girl e 銀色のジェット confermano la sua maestria, ma l’album non riesce a replicare l’impatto del precedente.
Eredità
Dopo Each Time, Ohtaki si dedicò alla produzione e alla composizione per altri artisti, rimanendo una figura centrale nel panorama musicale giapponese. La sua influenza si estende ben oltre i confini del Giappone, rendendolo un punto di riferimento per il pop sofisticato e sperimentale. Ohtaki è morto improvvisamente nel 2013, da solo in casa. soffocato da un pezzo di mela incastrato nella gola.
ANRI
Anri, nome d’arte di Eiko Kawashima, è un’icona del City Pop giapponese, con oltre 40 anni di carriera e 25 album all’attivo. Originaria di Yamato, ha raggiunto la notorietà negli anni ’80, in particolare con il brano Cat’s Eye, sigla dell’omonimo anime. I suoi album Heaven Beach (1982) e Timely (1983) sono capolavori del City Pop, mescolando r’n’b, jazz, soft rock e yacht rock, con influenze occidentali. Heaven Beach contiene il celebre Last Summer Whisper, amato per i campionamenti nel rap, e altre tracce che spaziano tra ballad e sonorità Westcoast.
Con Timely, prodotto da Toshiki Kadomatsu, Anri raggiunge l’apice artistico, offrendo un mix eclettico e suonato magistralmente. Ancora attiva, Anri ha conquistato il pubblico internazionale, mantenendo viva la sua passione musicale.
Dischi consigliati:
Heaven Beach (1982)
Timely (1983)
EPO
EPO, nata Eiko Sato e successivamente diventata Eiko Miyagawa, è una figura di riferimento nel City Pop giapponese, affiancata da artiste come Taeko Ohnuki, Minako Yoshida e Mariya Takeuchi. Con uno stile inconfondibile e un approccio solare e raffinato, EPO ha rappresentato il lato più sunshine pop del genere, fortemente influenzato dalle sonorità occidentali, ispirandosi ad artisti come i Carpenters e i Beach Boys. Sostenuta da Tatsuro Yamashita e Mariya Takeuchi, ha vissuto il suo periodo d’oro negli anni ’80, pur continuando a essere attiva anche in seguito.
Tra il 1980 e il 1983 ha pubblicato cinque album fondamentali:
1. Down Town (1980):
Il debutto, in cui esplora ritmi disco (アスファルト・ひとり), melodie mid-tempo (水平線追いかけて), e influenze occidentali, come l’omaggio a Downtown di Petula Clark.
2. Goodies (1980):
Rafforza le sue radici nel sunshine pop reinterpretato in chiave giapponese, con tracce come 雨のケンネル通り.
3. JOEPO-1981Khz (1981):
Un EP di 23 minuti in cui emerge la sua maturità artistica, con pezzi come 真夜中にベルが2度鳴って e il sofisticato エスケイプ, un autentico capolavoro del sophisti-pop.
4. う・わ・さ・に・な・り・た・い (Rumor) (1982):
Evoluzione delle sue sonorità verso il funk/pop e il westcoast sound, con brani nostalgici come 真夏の青写真 e 夜の寝息, impreziositi da arrangiamenti sofisticati
5. Vitamin E.P.O (1983):
Vitamin E.P.O è un lavoro che conserva la sua freschezza e vitalità anche dopo molti anni. L’album cattura l’essenza del City Pop, con brani come Vitamin E.P.O e 土曜の夜はパラダイス che evocano l’atmosfera elettrizzante del boom economico giapponese, mescolando influenze disco e melodie anni ‘60. 無言のジェラシー è una ballad soul dal sapore delicato, mentre “Would You Dance With Me” si trasforma da pezzo soul a sofisticato sophisti-pop.
L’album esplora una varietà di stili, dal R&B al funk, al pop e al soul, creando un’esperienza gioiosa e vitale.
Altri brani come う, ふ, ふ, ふ, Pay Day e かなしいともだち sono anch’essi degni di nota, ma l’intero album merita di essere ascoltato nella sua interezza. Vitamin E.P.O è uno dei dischi pop più belli e ben suonati, celebrando la gioia di vivere.
Negli anni successivi, EPO amplia i suoi orizzonti musicali: nel 1987 si trasferisce nel Regno Unito, firmando con la Virgin, e nel 1991 ritorna in Giappone, prendendo le distanze dalla musica commerciale per dedicarsi a sonorità più sperimentali.
Parallelamente, intraprende una carriera come ipnoterapista, continuando a esibirsi in contesti più intimi e mantenendo viva la sua passione per la musica.
AKINA NAKAMORI
Akina Nakamori, nata a Kiyose nel 1965, è stata una delle icone del kayōkyoku pop giapponese degli anni ’80, un genere precursore del pop occidentalizzato, dominato da ballad romantiche. Diventata una pop idol amatissima, ha sfiorato il City Pop con l’album Bitter and Sweet (1985), un capolavoro caratterizzato da sofisticati arrangiamenti synth-funk e synth-pop.
Tra i brani più notevoli spiccano Kazari Ja Nai No Yo Namida Wa, Romantic na Yoru Dawa e Babylon, che evidenziano il passaggio verso uno stile più maturo e allineato al City Pop.
Nakamori iniziò la sua carriera dopo aver vinto il talent show Star Tanjō! nel 1981, firmando con la Warner e trovando il successo con il singolo Shōjo A. Tuttavia, l’intensa pressione dell’industria musicale, che richiedeva la pubblicazione costante di nuovi album, la condusse a problemi di salute mentale e un grave esaurimento, culminando in un tentativo di suicidio nel 1989.
Dopo questo tragico episodio, Akina è tornata alla musica in modo più sporadico. Nel 2023 ha aperto un canale YouTube per reinterpretare i suoi successi e nel 2024 ha annunciato il ritorno alle esibizioni dal vivo, segnando una nuova fase della sua carriera e celebrando il suo impatto sulla musica giapponese.
Disco consigliato:
Bitter and Sweet (1985)
TAEKO OHNUKI
Taeko Ohnuki, figura centrale del City Pop, nasce a Suginami, Tokyo, nel 1953. Dopo l’esperienza negli Sugar-Babe (1973-1976), inizia una carriera solista prolifica e innovativa, pubblicando 27 album in studio, di cui il primo è Grey Skies (1976).
I suoi lavori spaziano tra City Pop, jazz, elettronica e world music, segnando profondamente la scena musicale giapponese. Tra i suoi album più celebri, spiccano quelli pubblicati tra il 1976 e il 1985:
1. Grey Skies (1976):
Esordio solista di Taeko Ohnuki, con un suono pop/jazz influenzato dal cantautorato americano della West Coast. La produzione include collaborazioni con Tatsuro Yamashita, Ryūichi Sakamoto e Haruomi Hosono. Non ancora perfetto, il disco ha un’atmosfera malinconica e intima, con una voce ancora in fase di maturazione.
2. Sunshower (1977):
Nel 1977, Taeko Ohnuki pubblica Sunshower, considerato il punto più alto della sua carriera. Rispetto al precedente Grey Skies, il disco abbandona la malinconia per abbracciare sonorità più luminose e vivaci, anticipando elementi del City Pop che emergeranno negli anni successivi.
Pur restando legato a un pop/jazz lussuoso, il lavoro incorpora influenze funk, soul e yacht rock, con brani come Nani mo Iranai che prefigurano il Westcoast pop. L’album, interamente scritto da Onuki e arrangiato da Ryūichi Sakamoto, vanta la collaborazione di musicisti di alto livello, tra cui Kazumi Watanabe e Haruomi Hosono. La voce di Ohnuki, più sicura e controllata, si sposa perfettamente con l’atmosfera sofisticata del disco. Brani come Tokai, Karappo no Isu e Sargasso Sea mostrano la sua abilità nel fondere elementi tradizionali e moderni. La qualità tecnica del disco riflette la crescente professionalità della scena musicale giapponese, rendendo Sunshower un capolavoro senza tempo che segna una fase cruciale nella carriera di Ohnuki e nella storia della musica giapponese.
3. Mignonne (1978)
Nel 1978, Taeko Ohnuki firma con la RCA, cercando di espandere il proprio pubblico dopo il successo di Sunshower. L’album Mignonne si propone di soddisfare queste ambizioni con canzoni più immediate e un avvicinamento al City Pop, ma non raggiunge le aspettative di vendita.
Pur avendo tutti gli elementi per sfondare, come i collaboratori storici (Haruomi Hosono, Shigeru Suzuki, Yukihiro Takahashi) e arrangiamenti curati da Sakamoto e Suzuki, Mignonne mantiene uno stile simile ai lavori precedenti, con una maggiore presenza orchestrale e una predominanza del soul sul jazz.
Ohnuki perfeziona il suo stile vocale, soprattutto nei toni alti, come in Tasogare. La traccia che spicca è 4:00 A.M., un brano funk che dona carattere all’album. Complessivamente, pur essendo un buon album, Mignonne lo ritengo inferiore a Sunshower.
4. Romantique (1980):
Inizia la “trilogia europea”, ispirata alle colonne sonore francesi. L’album presenta suoni di synth-pop con un’atmosfera più sofisticata. Romantique segna un cambiamento di stile, con un’interpretazione vocale più intima che ricorda Françoise Hardy. È un tentativo di rinnovamento che porta buoni risultati, con brani come Ame no Yoake e Bohemian.
5. Aventure (1981):
Prosegue la ricerca di un pop europeo in stile giapponese, con brani più vivaci rispetto a Romantique. Tra i pezzi migliori si trovano Opportunity, Grand Prix e La Mer, Le Ciel. L’album è un riuscito esempio di modernità nel pop francese anni ’60, con influenze cinematografiche e arrangiamenti curati da Ryuichi Sakamoto e Kazuhiko Kato.
6. Cliché (1982):
Concludendo la “trilogia europea”, Cliché esplora sonorità orchestrali e synth-pop, grazie alla collaborazione con Jean Musy a Parigi e Ryuichi Sakamoto a Tokyo. Sebbene l’album sia ricco di sfumature e sperimentazioni, Labyrinth emerge come uno dei capolavori synth-pop più sottovalutati di Ohnuki.
7. Signifie (1983):
Con Signifie, Onuki continua a esplorare influenze francesi, ma con un sound più diversificato, grazie agli arrangiamenti di Sakamoto e Shimizu. Pur avendo ottimi momenti come Genwaku e Signe, l’album manca di un’identità stilistica ben definita e alterna momenti ispirati a tracce meno incisive.
8. Cahier (1984):
Colonna sonora per un programma televisivo della NHK, Cahier è una rielaborazione in francese di brani tratti da Cliché, con arrangiamenti orchestrali curati da Musy e Sakamoto. Pur interessante, l’album è una sorta di riflessione sul passato, senza molte innovazioni.
9. Copine (1985):
Copine, pubblicato nel 1985, segna un cambiamento importante nella carriera di Taeko Ohnuki, con un ritorno alle sonorità eleganti e dinamiche dei suoi primi lavori, ma aggiornate all’epoca dei synth. L’album, ancora una volta arrangiato da Sakamoto e Shimizu, accoglie anche musicisti occidentali come i Brecker Brothers e Don Grolnick.
I synth sono protagonisti senza essere invasivi, e la qualità degli arrangiamenti è evidente in brani come Haru no Arashi e Siena, quest’ultimo con una struttura ritmica da tango che assomiglia molto a Vacanze Romane dei Matia Bazar. Tra i momenti più sorprendenti c’è Amico, Sei Felice?, un funk-pop vivace ma con un testo che parla della difficoltà nei rapporti tra le persone, e cosa particolare, è un brano cantato in italiano. Copine include anche pezzi yacht-rock come Out of Africa e Jacques-Henry-Lartigue, e un bel brano post-punk arrangiato da Shimizu caratterizzato da una bella chitarra tagliente. Considero Copine come l’album della maturità di Ohnuki, una sintesi perfetta della sua carriera.
AKIRA TERAO
Akira Terao è un artista poliedrico, noto sia come attore che come cantante. Celebre per il ruolo in Ran di Akira Kurosawa, ha vinto numerosi premi per le sue interpretazioni. La sua carriera musicale, iniziata come bassista nella band Group Sounds nel 1965, ha raggiunto l’apice con l’album Reflections (1981), un successo da 1.600.000 copie vendute, trainato dal singolo “Ruby no Yubiwa”.
Reflections mescola pop, Yacht Rock e surf rock, mantenendo un equilibrio tra influenze occidentali e tradizioni giapponesi, in particolare nel cantato, che richiama il kayo-kyoku, precursore del City Pop. Questo disco rimane uno dei capolavori del genere.
Disco consigliato:
Reflections (1981)
YASUHIRO ABE
Yasuhiro Abe è un cantautore e compositore giapponese originario di Tokyo. Scoprì la passione per la musica durante gli studi di architettura, abbandonati per dedicarsi alla carriera musicale. Prima del debutto solista, si fece notare scrivendo brani di successo per artisti come Mariya Takeuchi e Junichi Inagaki, tra cui l’iconica “Ruby no Yubiwa” (1981) per Akira Terao.
Debuttò nel 1982 con il singolo We Got It! e pubblicò ventidue album fino al 2003. Tra le sue opere più note figurano Slit e Frame of Mind (1985), che spaziano tra pop sofisticato e jazz/soul, ispirati allo stile di David Foster. La sua voce calda e gli arrangiamenti curati lo hanno consacrato come un crooner elegante degli anni ’80, nonostante un successo commerciale limitato.
Dischi consigliati:
Slit (1984)
Frame of Mind (1985)
AKIRA INOUE
Akira Inoue è un tastierista, compositore, arrangiatore e produttore nato nel 1953 a Tokyo. Dopo aver fatto parte della band fusion Parachute, ha intrapreso una carriera solista nel 1982 con l’album Cryptogram, seguito da opere più vicine al City Pop come Prophetic Dream (1982) e Splash (1983). Tra i due, Prophetic Dream si distingue per le influenze degli Steely Dan e una fusione di soft rock, synth-pop e future-funk.
Inoue ha lasciato un segno significativo anche come collaboratore, contribuendo all’album Reflections di Akira Terao e al sofisticato Shylights di Junichi Inagaki. La sua versatilità si riflette inoltre nelle collaborazioni internazionali con artisti come Peter Gabriel e Kate Bush.
I suoi lavori, meno commerciali rispetto ad altri esponenti del City Pop, si caratterizzano per un’estetica art-rock raffinata e un approccio cosmopolita, con arrangiamenti elaborati che compensano una vocalità non eccelsa.
Dischi consigliati:
Prophetic Dream (1982)
Splash (1983)
MINAKO YOSHIDA
Minako Yoshida, nata a Saitama nel 1953, è una delle principali artiste del City Pop, un genere che ha esplorato attraverso diversi stili musicali nel corso della sua carriera. Dopo aver iniziato come cantante nel gruppo Puff, ha intrapreso una carriera solista nel 1973, con 23 album pubblicati fino al 2019. Le sue influenze principali sono Carole King e Laura Nyro, ma ha anche sperimentato con funk, pop e sonorità Westcoast.
1. Twilight Zone (1977) è un’opera che segna la piena realizzazione artistica di Yoshida, dove l’artista riesce a fondere la sua passione per Laura Nyro con una forte impronta personale, creando un album intimo e ricco di intensità emotiva. La sua composizione piano-centrica, arricchita da fiati e arrangiamenti orchestrali, regala momenti di puro soul e gospel che restano impressi nell’ascoltatore. Brani come Melody e Shooting the Star of Love rappresentano alcuni dei picchi più alti della sua discografia.
2. Monochrome (1980) è un disco che cattura perfettamente le atmosfere notturne e sofisticate del City Pop, con un sound che mescola jazz, funk e pop in modo audace e raffinato. La produzione minimalista, con un gruppo ristretto di musicisti, permette a Yoshida di esplorare sfumature più intime e personali, creando un’atmosfera da club che affascina e coinvolge. La traccia Rainy Day, co-scritta con Tatsuro Yamashita, è una delle gemme del disco, con il suo mood notturno e sensuale.
3. Monster in Town (1981) è un album che spazia dal funky al west coast pop, ma è soprattutto il brano di apertura, Town, a catturare l’attenzione, grazie alla sua energia contagiosa e alle sue audaci evoluzioni strumentali. Pur con un inizio straripante, l’album rallenta su brani più rilassati e mid-tempo, che, seppur pregevoli, non riescono a mantenere la stessa potenza e freschezza dell’iniziale Town.
4. Light’n’Up (1982) è un album cosmopolita che mescola disco, funk e melodie coinvolgenti, senza perdere mai il suo carattere giapponese distintivo. Il brano omonimo, con la sua energia ritmica e il contributo dei Brecker Brothers, è un pezzo di grande impatto, mentre il resto dell’album alterna momenti funk a atmosfere più tranquille, tra cui il raffinato Reflection.
Alcoholler chiude l’album con un’esplosione di groove ipnotico, dimostrando la continua evoluzione e sperimentazione sonora di Yoshida.
THE AB’s
Gli AB’s sono un supergruppo del City Pop formato da Fujimaru Yoshino, Makoto Matsushita, Naoki Watanabe, Atsuo Okamoto e Yoshihiko Ando. La band nacque dopo che Yoshino invitò Matsushita a collaborare per ricreare le atmosfere di First Light. Dopo aver suonato come band di supporto nel 1982, pubblicarono il loro album omonimo nel 1983, che mescolava jazz, rock e funk in modo energico e raffinato, senza eccessi melodici.
Brani come In The City Night, Deja Vu e Django rappresentano al meglio il loro stile. Tra il 1983 e il 1988 incisero quattro album, evolvendo verso sonorità più sintetiche negli ultimi lavori. Matsushita lasciò nel 1984 per intraprendere una carriera solista, tornando nel 2004 per una seconda incarnazione della band, che durò fino al 2007.
Dischi consigliati:
The AB’s (1983)
The AB’s 2 (1984)
The AB’s 3 (1985)
MARIYA TAKEUCHI
Mariya Takeuchi è una delle figure più influenti del City Pop, che continua a conquistare il pubblico internazionale. Nata il 20 marzo 1955 a Izumo, Mariya è cresciuta in una famiglia che amava la musica occidentale, in particolare il pop dei Beatles e dei Carpenters. Fin dai suoi primi anni, la sua passione per la musica e il suo talento sono stati evidenti, tanto che, dopo un anno trascorso negli Stati Uniti, firma il suo primo contratto discografico nel 1978. La sua carriera, caratterizzata da oltre 16 milioni di dischi venduti, la vede diventare una delle voci più amate del panorama musicale giapponese, ma anche una delle icone del City Pop, grazie a brani senza tempo come “Plastic Love”.
Love Songs (1980)
Love Songs segna l’inizio della carriera di Mariya Takeuchi nel City Pop.
Con influenze chiaramente ispirate al Westcoast pop, l’album include brani come Fly Away, cover di un brano di Peter Allen tratto da Bi-Coastal, album prodotto da David Foster. Nonostante il sound di Love Songs sia più orientato al teen-pop americano degli anni ‘60, tracce come Little Lullaby mostrano l’ammirazione di Takeuchi per i Carpenters, pur con una produzione più moderna e raffinata. Quest’album, pur mantenendo un’anima retro, introduce gli elementi che definiranno la sua carriera successiva, gettando le basi per il suo contributo al City Pop.
Miss M (1980)
Miss M, pubblicato nel 1980, è considerato il capolavoro di Mariya Takeuchi e uno degli album più belli del City Pop e, per lo stile delle canzoni, anche dello Yacht-Rock. Registrato tra Giappone e California, con la partecipazione di musicisti di fama internazionale come Jay Graydon, David Foster, e Jeff Porcaro, l’album è arricchito da arrangiamenti raffinati e una produzione di alto livello. Il lato A include brani come Sweetest Music e Heart to Heart, quest’ultimo reinterpretato da Karen Carpenter. Il lato B, registrato in Giappone, presenta pezzi come Driving in the Rain e Farewell Call, che riflettono l’influenza dei Carpenters. Miss M unisce eleganza, influenze Yacht Rock e internazionalità, guadagnandosi il riconoscimento in Occidente solo decenni dopo la sua uscita. Considerato un capolavoro del City Pop, l’album rappresenta il culmine della carriera di Takeuchi.
Portrait (1981)
Portrait segna una svolta nel sound di Takeuchi, allontanandosi dalle sonorità yacht-rock per abbracciare un pop più semplice e diretto. L’album è caratterizzato da ballad dolci e morbide, con un’impronta più intima e riflessiva. La presenza di tracce come Two Vacations dimostra la crescita di Mariya come artista, che in questo periodo comincia a esplorare nuovi territori musicali, pur mantenendo il suo legame con il pop classico. Portrait è meno ambizioso rispetto ai suoi precedenti lavori, ma rivela una cantante più matura e pronta a prendere una pausa dalla scena musicale per concentrarsi sulla sua vita personale.
Variety (1984)
Variety è un album che, pur non essendo facilmente inquadrabile nel City Pop, rappresenta un omaggio alla musica americana e ha influenze diversificate, come R&B, country pop, rock ‘n’ roll e bossa nova. Sebbene un pezzone funk come Plastic Love spicchi come il brano che ha portato il City Pop alla ribalta internazionale, grazie a un fenomeno virale su YouTube nel 2017, l’intero album mostra la profondità e la conoscenza musicale di Takeuchi e del produttore, nonché marito della stessa, Tatsuro Yamashita.
I brani variano in stile, da ballad emozionanti come Broken Heart a tributi al Mersey Beat con Mersey Beat de Utawasete e alla bossa nova con Mizu To Anata To Taiyou To. L’album, pur soffrendo di una certa mancanza di coerenza stilistica, è un viaggio attraverso vari generi musicali, apprezzabile soprattutto se ascoltato come una raccolta di singoli. Nonostante la sua eterogeneità, Variety è stato un successo in Giappone e ha consolidato la carriera di Takeuchi. La ristampa include anche l’inedito Akano Enamel, che richiama le sonorità di Hall & Oates.
Andiamo oltre esplorando sempre grazie al suo aiuto un contesto ancora più particolare e "oscuro": il CITY POP.
Il precedente post introduttivo è qua: https://tonyface.blogspot.com/2025/01/city-pop.html
EIICHI OHTAKI
Eiichi Ohtaki (1947-2013) è stato un musicista, compositore e produttore giapponese, considerato uno dei più grandi geni della musica pop giapponese, nonostante sia poco conosciuto in Occidente.
Classificato al nono posto tra i migliori 100 musicisti giapponesi del XX secolo da HMV Japan, la sua carriera si estende tra il 1969 e il 1984, culminando con due album postumi nel 2016 e nel 2020. La sua musica mescola influenze del pop americano anni ’50-’60 con uno stile personale e innovativo, segnando profondamente il movimento City Pop.
Inizi e Happy End Nato in una famiglia monogenitoriale, Ohtaki si appassionò presto alla musica, influenzato dal pop americano e dai Beatles. Nel 1969, incontrò Haruomi Hosono all’Università Waseda, e insieme fondarono gli Happy End, una band pioniera che unì folk rock e hard rock con testi in giapponese. Divergenze artistiche portarono allo scioglimento della band nel 1972, ma Ohtaki aveva già avviato la sua carriera solista.
Carriera Solista: Innovazione e Sperimentazione
1972: Eiichi Ohtaki
Il primo disco solista mescola folk rock, country rock e pop melodico, mostrando le prime influenze del pop americano anni ’50-’60.
1975: Niagara Moon
Il primo album pubblicato sotto l’etichetta da lui fondata, Niagara Records, segna l’inizio della sua sperimentazione. Ohtaki esplora il pop americano anni ’60 con un mix di rock’n’roll, marcette da circo e sonorità esotiche. Nonostante il genio creativo, il disco non ottenne il successo sperato, mettendo a rischio la neonata etichetta.
1976: Niagara Triangle Vol. 1
Collaborando con Tatsuro Yamashita e Ginji Ito, Ohtaki crea un album collettivo che spazia tra southern rock, doo-wop e West Coast. Nonostante l’eccellenza musicale, anche questo lavoro fallisce commercialmente.
1976: Go, Go, Niagara
Un concept album ispirato alle stazioni radio americane anni ’50, dove sonorità vintage vengono reimmaginate con uno stile moderno. Ancora una volta, il pubblico giapponese non apprezzò il lavoro visionario di Ohtaki.
1977: Niagara CM Special e Niagara Calendar
Mentre Niagara CM Special raccoglie jingle pubblicitari dimostrando la sua creatività sonora, Niagara Calendar esplora un concept in cui ogni brano è dedicato a un mese dell’anno. Le sonorità spaziano dal rock’n’roll al reggae, con influenze da Beach Boys e Bo Diddley. Entrambi i progetti, seppur geniali, furono insuccessi commerciali.
1978: Let’s Ondo Again
Un album folle che mescola generi come Ondo (musica tradizionale giapponese), rock, tango e cabaret. L’approccio estremo portò la Columbia Records a interrompere i rapporti con Ohtaki, che si ritirò temporaneamente dalla scena musicale.
Capolavoro e Riscatto: A Long Vacation
Nel 1981, dopo tre anni di pausa, Ohtaki pubblica “A Long Vacation”, un album che segna un ritorno trionfale, vende più di un milione di copie, e che, secondo Federico Romagnoli di Ondarock, ha avuto un impatto sulla cultura giapponese simile a quello di La Voce del Padrone di Battiato in Italia. L’album, che mescola il pop americano degli anni ‘50 e ‘60 con un suono moderno, ottiene un enorme successo in Giappone, vendendo oltre due milioni di copie. Grazie alla partecipazione di musicisti di grande talento come Haruomi Hosono e Tatsuo Hayashi, “A Long Vacation” riesce a creare canzoni che, pur attingendo al passato, sono perfettamente contemporanee. Tra i brani più significativi ci sono 君は天然色, che cattura l’essenza del wall of sound, e 雨のウェンズデイ (Ame no Wednesday) un gioiello pop che fonde Phil Spector e Burt Bacharach. L’album è un capolavoro che dimostra come il pop possa essere raffinato, moderno e senza tempo.
Ultimo Capitolo: Each Time (1984)
L’ultimo album solista di Ohtaki segue la scia di “A Long Vacation” con arrangiamenti elaborati e sonorità nostalgiche. Brani come Bachelor Girl e 銀色のジェット confermano la sua maestria, ma l’album non riesce a replicare l’impatto del precedente.
Eredità
Dopo Each Time, Ohtaki si dedicò alla produzione e alla composizione per altri artisti, rimanendo una figura centrale nel panorama musicale giapponese. La sua influenza si estende ben oltre i confini del Giappone, rendendolo un punto di riferimento per il pop sofisticato e sperimentale. Ohtaki è morto improvvisamente nel 2013, da solo in casa. soffocato da un pezzo di mela incastrato nella gola.
ANRI
Anri, nome d’arte di Eiko Kawashima, è un’icona del City Pop giapponese, con oltre 40 anni di carriera e 25 album all’attivo. Originaria di Yamato, ha raggiunto la notorietà negli anni ’80, in particolare con il brano Cat’s Eye, sigla dell’omonimo anime. I suoi album Heaven Beach (1982) e Timely (1983) sono capolavori del City Pop, mescolando r’n’b, jazz, soft rock e yacht rock, con influenze occidentali. Heaven Beach contiene il celebre Last Summer Whisper, amato per i campionamenti nel rap, e altre tracce che spaziano tra ballad e sonorità Westcoast.
Con Timely, prodotto da Toshiki Kadomatsu, Anri raggiunge l’apice artistico, offrendo un mix eclettico e suonato magistralmente. Ancora attiva, Anri ha conquistato il pubblico internazionale, mantenendo viva la sua passione musicale.
Dischi consigliati:
Heaven Beach (1982)
Timely (1983)
EPO
EPO, nata Eiko Sato e successivamente diventata Eiko Miyagawa, è una figura di riferimento nel City Pop giapponese, affiancata da artiste come Taeko Ohnuki, Minako Yoshida e Mariya Takeuchi. Con uno stile inconfondibile e un approccio solare e raffinato, EPO ha rappresentato il lato più sunshine pop del genere, fortemente influenzato dalle sonorità occidentali, ispirandosi ad artisti come i Carpenters e i Beach Boys. Sostenuta da Tatsuro Yamashita e Mariya Takeuchi, ha vissuto il suo periodo d’oro negli anni ’80, pur continuando a essere attiva anche in seguito.
Tra il 1980 e il 1983 ha pubblicato cinque album fondamentali:
1. Down Town (1980):
Il debutto, in cui esplora ritmi disco (アスファルト・ひとり), melodie mid-tempo (水平線追いかけて), e influenze occidentali, come l’omaggio a Downtown di Petula Clark.
2. Goodies (1980):
Rafforza le sue radici nel sunshine pop reinterpretato in chiave giapponese, con tracce come 雨のケンネル通り.
3. JOEPO-1981Khz (1981):
Un EP di 23 minuti in cui emerge la sua maturità artistica, con pezzi come 真夜中にベルが2度鳴って e il sofisticato エスケイプ, un autentico capolavoro del sophisti-pop.
4. う・わ・さ・に・な・り・た・い (Rumor) (1982):
Evoluzione delle sue sonorità verso il funk/pop e il westcoast sound, con brani nostalgici come 真夏の青写真 e 夜の寝息, impreziositi da arrangiamenti sofisticati
5. Vitamin E.P.O (1983):
Vitamin E.P.O è un lavoro che conserva la sua freschezza e vitalità anche dopo molti anni. L’album cattura l’essenza del City Pop, con brani come Vitamin E.P.O e 土曜の夜はパラダイス che evocano l’atmosfera elettrizzante del boom economico giapponese, mescolando influenze disco e melodie anni ‘60. 無言のジェラシー è una ballad soul dal sapore delicato, mentre “Would You Dance With Me” si trasforma da pezzo soul a sofisticato sophisti-pop.
L’album esplora una varietà di stili, dal R&B al funk, al pop e al soul, creando un’esperienza gioiosa e vitale.
Altri brani come う, ふ, ふ, ふ, Pay Day e かなしいともだち sono anch’essi degni di nota, ma l’intero album merita di essere ascoltato nella sua interezza. Vitamin E.P.O è uno dei dischi pop più belli e ben suonati, celebrando la gioia di vivere.
Negli anni successivi, EPO amplia i suoi orizzonti musicali: nel 1987 si trasferisce nel Regno Unito, firmando con la Virgin, e nel 1991 ritorna in Giappone, prendendo le distanze dalla musica commerciale per dedicarsi a sonorità più sperimentali.
Parallelamente, intraprende una carriera come ipnoterapista, continuando a esibirsi in contesti più intimi e mantenendo viva la sua passione per la musica.
AKINA NAKAMORI
Akina Nakamori, nata a Kiyose nel 1965, è stata una delle icone del kayōkyoku pop giapponese degli anni ’80, un genere precursore del pop occidentalizzato, dominato da ballad romantiche. Diventata una pop idol amatissima, ha sfiorato il City Pop con l’album Bitter and Sweet (1985), un capolavoro caratterizzato da sofisticati arrangiamenti synth-funk e synth-pop.
Tra i brani più notevoli spiccano Kazari Ja Nai No Yo Namida Wa, Romantic na Yoru Dawa e Babylon, che evidenziano il passaggio verso uno stile più maturo e allineato al City Pop.
Nakamori iniziò la sua carriera dopo aver vinto il talent show Star Tanjō! nel 1981, firmando con la Warner e trovando il successo con il singolo Shōjo A. Tuttavia, l’intensa pressione dell’industria musicale, che richiedeva la pubblicazione costante di nuovi album, la condusse a problemi di salute mentale e un grave esaurimento, culminando in un tentativo di suicidio nel 1989.
Dopo questo tragico episodio, Akina è tornata alla musica in modo più sporadico. Nel 2023 ha aperto un canale YouTube per reinterpretare i suoi successi e nel 2024 ha annunciato il ritorno alle esibizioni dal vivo, segnando una nuova fase della sua carriera e celebrando il suo impatto sulla musica giapponese.
Disco consigliato:
Bitter and Sweet (1985)
TAEKO OHNUKI
Taeko Ohnuki, figura centrale del City Pop, nasce a Suginami, Tokyo, nel 1953. Dopo l’esperienza negli Sugar-Babe (1973-1976), inizia una carriera solista prolifica e innovativa, pubblicando 27 album in studio, di cui il primo è Grey Skies (1976).
I suoi lavori spaziano tra City Pop, jazz, elettronica e world music, segnando profondamente la scena musicale giapponese. Tra i suoi album più celebri, spiccano quelli pubblicati tra il 1976 e il 1985:
1. Grey Skies (1976):
Esordio solista di Taeko Ohnuki, con un suono pop/jazz influenzato dal cantautorato americano della West Coast. La produzione include collaborazioni con Tatsuro Yamashita, Ryūichi Sakamoto e Haruomi Hosono. Non ancora perfetto, il disco ha un’atmosfera malinconica e intima, con una voce ancora in fase di maturazione.
2. Sunshower (1977):
Nel 1977, Taeko Ohnuki pubblica Sunshower, considerato il punto più alto della sua carriera. Rispetto al precedente Grey Skies, il disco abbandona la malinconia per abbracciare sonorità più luminose e vivaci, anticipando elementi del City Pop che emergeranno negli anni successivi.
Pur restando legato a un pop/jazz lussuoso, il lavoro incorpora influenze funk, soul e yacht rock, con brani come Nani mo Iranai che prefigurano il Westcoast pop. L’album, interamente scritto da Onuki e arrangiato da Ryūichi Sakamoto, vanta la collaborazione di musicisti di alto livello, tra cui Kazumi Watanabe e Haruomi Hosono. La voce di Ohnuki, più sicura e controllata, si sposa perfettamente con l’atmosfera sofisticata del disco. Brani come Tokai, Karappo no Isu e Sargasso Sea mostrano la sua abilità nel fondere elementi tradizionali e moderni. La qualità tecnica del disco riflette la crescente professionalità della scena musicale giapponese, rendendo Sunshower un capolavoro senza tempo che segna una fase cruciale nella carriera di Ohnuki e nella storia della musica giapponese.
3. Mignonne (1978)
Nel 1978, Taeko Ohnuki firma con la RCA, cercando di espandere il proprio pubblico dopo il successo di Sunshower. L’album Mignonne si propone di soddisfare queste ambizioni con canzoni più immediate e un avvicinamento al City Pop, ma non raggiunge le aspettative di vendita.
Pur avendo tutti gli elementi per sfondare, come i collaboratori storici (Haruomi Hosono, Shigeru Suzuki, Yukihiro Takahashi) e arrangiamenti curati da Sakamoto e Suzuki, Mignonne mantiene uno stile simile ai lavori precedenti, con una maggiore presenza orchestrale e una predominanza del soul sul jazz.
Ohnuki perfeziona il suo stile vocale, soprattutto nei toni alti, come in Tasogare. La traccia che spicca è 4:00 A.M., un brano funk che dona carattere all’album. Complessivamente, pur essendo un buon album, Mignonne lo ritengo inferiore a Sunshower.
4. Romantique (1980):
Inizia la “trilogia europea”, ispirata alle colonne sonore francesi. L’album presenta suoni di synth-pop con un’atmosfera più sofisticata. Romantique segna un cambiamento di stile, con un’interpretazione vocale più intima che ricorda Françoise Hardy. È un tentativo di rinnovamento che porta buoni risultati, con brani come Ame no Yoake e Bohemian.
5. Aventure (1981):
Prosegue la ricerca di un pop europeo in stile giapponese, con brani più vivaci rispetto a Romantique. Tra i pezzi migliori si trovano Opportunity, Grand Prix e La Mer, Le Ciel. L’album è un riuscito esempio di modernità nel pop francese anni ’60, con influenze cinematografiche e arrangiamenti curati da Ryuichi Sakamoto e Kazuhiko Kato.
6. Cliché (1982):
Concludendo la “trilogia europea”, Cliché esplora sonorità orchestrali e synth-pop, grazie alla collaborazione con Jean Musy a Parigi e Ryuichi Sakamoto a Tokyo. Sebbene l’album sia ricco di sfumature e sperimentazioni, Labyrinth emerge come uno dei capolavori synth-pop più sottovalutati di Ohnuki.
7. Signifie (1983):
Con Signifie, Onuki continua a esplorare influenze francesi, ma con un sound più diversificato, grazie agli arrangiamenti di Sakamoto e Shimizu. Pur avendo ottimi momenti come Genwaku e Signe, l’album manca di un’identità stilistica ben definita e alterna momenti ispirati a tracce meno incisive.
8. Cahier (1984):
Colonna sonora per un programma televisivo della NHK, Cahier è una rielaborazione in francese di brani tratti da Cliché, con arrangiamenti orchestrali curati da Musy e Sakamoto. Pur interessante, l’album è una sorta di riflessione sul passato, senza molte innovazioni.
9. Copine (1985):
Copine, pubblicato nel 1985, segna un cambiamento importante nella carriera di Taeko Ohnuki, con un ritorno alle sonorità eleganti e dinamiche dei suoi primi lavori, ma aggiornate all’epoca dei synth. L’album, ancora una volta arrangiato da Sakamoto e Shimizu, accoglie anche musicisti occidentali come i Brecker Brothers e Don Grolnick.
I synth sono protagonisti senza essere invasivi, e la qualità degli arrangiamenti è evidente in brani come Haru no Arashi e Siena, quest’ultimo con una struttura ritmica da tango che assomiglia molto a Vacanze Romane dei Matia Bazar. Tra i momenti più sorprendenti c’è Amico, Sei Felice?, un funk-pop vivace ma con un testo che parla della difficoltà nei rapporti tra le persone, e cosa particolare, è un brano cantato in italiano. Copine include anche pezzi yacht-rock come Out of Africa e Jacques-Henry-Lartigue, e un bel brano post-punk arrangiato da Shimizu caratterizzato da una bella chitarra tagliente. Considero Copine come l’album della maturità di Ohnuki, una sintesi perfetta della sua carriera.
AKIRA TERAO
Akira Terao è un artista poliedrico, noto sia come attore che come cantante. Celebre per il ruolo in Ran di Akira Kurosawa, ha vinto numerosi premi per le sue interpretazioni. La sua carriera musicale, iniziata come bassista nella band Group Sounds nel 1965, ha raggiunto l’apice con l’album Reflections (1981), un successo da 1.600.000 copie vendute, trainato dal singolo “Ruby no Yubiwa”.
Reflections mescola pop, Yacht Rock e surf rock, mantenendo un equilibrio tra influenze occidentali e tradizioni giapponesi, in particolare nel cantato, che richiama il kayo-kyoku, precursore del City Pop. Questo disco rimane uno dei capolavori del genere.
Disco consigliato:
Reflections (1981)
YASUHIRO ABE
Yasuhiro Abe è un cantautore e compositore giapponese originario di Tokyo. Scoprì la passione per la musica durante gli studi di architettura, abbandonati per dedicarsi alla carriera musicale. Prima del debutto solista, si fece notare scrivendo brani di successo per artisti come Mariya Takeuchi e Junichi Inagaki, tra cui l’iconica “Ruby no Yubiwa” (1981) per Akira Terao.
Debuttò nel 1982 con il singolo We Got It! e pubblicò ventidue album fino al 2003. Tra le sue opere più note figurano Slit e Frame of Mind (1985), che spaziano tra pop sofisticato e jazz/soul, ispirati allo stile di David Foster. La sua voce calda e gli arrangiamenti curati lo hanno consacrato come un crooner elegante degli anni ’80, nonostante un successo commerciale limitato.
Dischi consigliati:
Slit (1984)
Frame of Mind (1985)
AKIRA INOUE
Akira Inoue è un tastierista, compositore, arrangiatore e produttore nato nel 1953 a Tokyo. Dopo aver fatto parte della band fusion Parachute, ha intrapreso una carriera solista nel 1982 con l’album Cryptogram, seguito da opere più vicine al City Pop come Prophetic Dream (1982) e Splash (1983). Tra i due, Prophetic Dream si distingue per le influenze degli Steely Dan e una fusione di soft rock, synth-pop e future-funk.
Inoue ha lasciato un segno significativo anche come collaboratore, contribuendo all’album Reflections di Akira Terao e al sofisticato Shylights di Junichi Inagaki. La sua versatilità si riflette inoltre nelle collaborazioni internazionali con artisti come Peter Gabriel e Kate Bush.
I suoi lavori, meno commerciali rispetto ad altri esponenti del City Pop, si caratterizzano per un’estetica art-rock raffinata e un approccio cosmopolita, con arrangiamenti elaborati che compensano una vocalità non eccelsa.
Dischi consigliati:
Prophetic Dream (1982)
Splash (1983)
MINAKO YOSHIDA
Minako Yoshida, nata a Saitama nel 1953, è una delle principali artiste del City Pop, un genere che ha esplorato attraverso diversi stili musicali nel corso della sua carriera. Dopo aver iniziato come cantante nel gruppo Puff, ha intrapreso una carriera solista nel 1973, con 23 album pubblicati fino al 2019. Le sue influenze principali sono Carole King e Laura Nyro, ma ha anche sperimentato con funk, pop e sonorità Westcoast.
1. Twilight Zone (1977) è un’opera che segna la piena realizzazione artistica di Yoshida, dove l’artista riesce a fondere la sua passione per Laura Nyro con una forte impronta personale, creando un album intimo e ricco di intensità emotiva. La sua composizione piano-centrica, arricchita da fiati e arrangiamenti orchestrali, regala momenti di puro soul e gospel che restano impressi nell’ascoltatore. Brani come Melody e Shooting the Star of Love rappresentano alcuni dei picchi più alti della sua discografia.
2. Monochrome (1980) è un disco che cattura perfettamente le atmosfere notturne e sofisticate del City Pop, con un sound che mescola jazz, funk e pop in modo audace e raffinato. La produzione minimalista, con un gruppo ristretto di musicisti, permette a Yoshida di esplorare sfumature più intime e personali, creando un’atmosfera da club che affascina e coinvolge. La traccia Rainy Day, co-scritta con Tatsuro Yamashita, è una delle gemme del disco, con il suo mood notturno e sensuale.
3. Monster in Town (1981) è un album che spazia dal funky al west coast pop, ma è soprattutto il brano di apertura, Town, a catturare l’attenzione, grazie alla sua energia contagiosa e alle sue audaci evoluzioni strumentali. Pur con un inizio straripante, l’album rallenta su brani più rilassati e mid-tempo, che, seppur pregevoli, non riescono a mantenere la stessa potenza e freschezza dell’iniziale Town.
4. Light’n’Up (1982) è un album cosmopolita che mescola disco, funk e melodie coinvolgenti, senza perdere mai il suo carattere giapponese distintivo. Il brano omonimo, con la sua energia ritmica e il contributo dei Brecker Brothers, è un pezzo di grande impatto, mentre il resto dell’album alterna momenti funk a atmosfere più tranquille, tra cui il raffinato Reflection.
Alcoholler chiude l’album con un’esplosione di groove ipnotico, dimostrando la continua evoluzione e sperimentazione sonora di Yoshida.
THE AB’s
Gli AB’s sono un supergruppo del City Pop formato da Fujimaru Yoshino, Makoto Matsushita, Naoki Watanabe, Atsuo Okamoto e Yoshihiko Ando. La band nacque dopo che Yoshino invitò Matsushita a collaborare per ricreare le atmosfere di First Light. Dopo aver suonato come band di supporto nel 1982, pubblicarono il loro album omonimo nel 1983, che mescolava jazz, rock e funk in modo energico e raffinato, senza eccessi melodici.
Brani come In The City Night, Deja Vu e Django rappresentano al meglio il loro stile. Tra il 1983 e il 1988 incisero quattro album, evolvendo verso sonorità più sintetiche negli ultimi lavori. Matsushita lasciò nel 1984 per intraprendere una carriera solista, tornando nel 2004 per una seconda incarnazione della band, che durò fino al 2007.
Dischi consigliati:
The AB’s (1983)
The AB’s 2 (1984)
The AB’s 3 (1985)
MARIYA TAKEUCHI
Mariya Takeuchi è una delle figure più influenti del City Pop, che continua a conquistare il pubblico internazionale. Nata il 20 marzo 1955 a Izumo, Mariya è cresciuta in una famiglia che amava la musica occidentale, in particolare il pop dei Beatles e dei Carpenters. Fin dai suoi primi anni, la sua passione per la musica e il suo talento sono stati evidenti, tanto che, dopo un anno trascorso negli Stati Uniti, firma il suo primo contratto discografico nel 1978. La sua carriera, caratterizzata da oltre 16 milioni di dischi venduti, la vede diventare una delle voci più amate del panorama musicale giapponese, ma anche una delle icone del City Pop, grazie a brani senza tempo come “Plastic Love”.
Love Songs (1980)
Love Songs segna l’inizio della carriera di Mariya Takeuchi nel City Pop.
Con influenze chiaramente ispirate al Westcoast pop, l’album include brani come Fly Away, cover di un brano di Peter Allen tratto da Bi-Coastal, album prodotto da David Foster. Nonostante il sound di Love Songs sia più orientato al teen-pop americano degli anni ‘60, tracce come Little Lullaby mostrano l’ammirazione di Takeuchi per i Carpenters, pur con una produzione più moderna e raffinata. Quest’album, pur mantenendo un’anima retro, introduce gli elementi che definiranno la sua carriera successiva, gettando le basi per il suo contributo al City Pop.
Miss M (1980)
Miss M, pubblicato nel 1980, è considerato il capolavoro di Mariya Takeuchi e uno degli album più belli del City Pop e, per lo stile delle canzoni, anche dello Yacht-Rock. Registrato tra Giappone e California, con la partecipazione di musicisti di fama internazionale come Jay Graydon, David Foster, e Jeff Porcaro, l’album è arricchito da arrangiamenti raffinati e una produzione di alto livello. Il lato A include brani come Sweetest Music e Heart to Heart, quest’ultimo reinterpretato da Karen Carpenter. Il lato B, registrato in Giappone, presenta pezzi come Driving in the Rain e Farewell Call, che riflettono l’influenza dei Carpenters. Miss M unisce eleganza, influenze Yacht Rock e internazionalità, guadagnandosi il riconoscimento in Occidente solo decenni dopo la sua uscita. Considerato un capolavoro del City Pop, l’album rappresenta il culmine della carriera di Takeuchi.
Portrait (1981)
Portrait segna una svolta nel sound di Takeuchi, allontanandosi dalle sonorità yacht-rock per abbracciare un pop più semplice e diretto. L’album è caratterizzato da ballad dolci e morbide, con un’impronta più intima e riflessiva. La presenza di tracce come Two Vacations dimostra la crescita di Mariya come artista, che in questo periodo comincia a esplorare nuovi territori musicali, pur mantenendo il suo legame con il pop classico. Portrait è meno ambizioso rispetto ai suoi precedenti lavori, ma rivela una cantante più matura e pronta a prendere una pausa dalla scena musicale per concentrarsi sulla sua vita personale.
Variety (1984)
Variety è un album che, pur non essendo facilmente inquadrabile nel City Pop, rappresenta un omaggio alla musica americana e ha influenze diversificate, come R&B, country pop, rock ‘n’ roll e bossa nova. Sebbene un pezzone funk come Plastic Love spicchi come il brano che ha portato il City Pop alla ribalta internazionale, grazie a un fenomeno virale su YouTube nel 2017, l’intero album mostra la profondità e la conoscenza musicale di Takeuchi e del produttore, nonché marito della stessa, Tatsuro Yamashita.
I brani variano in stile, da ballad emozionanti come Broken Heart a tributi al Mersey Beat con Mersey Beat de Utawasete e alla bossa nova con Mizu To Anata To Taiyou To. L’album, pur soffrendo di una certa mancanza di coerenza stilistica, è un viaggio attraverso vari generi musicali, apprezzabile soprattutto se ascoltato come una raccolta di singoli. Nonostante la sua eterogeneità, Variety è stato un successo in Giappone e ha consolidato la carriera di Takeuchi. La ristampa include anche l’inedito Akano Enamel, che richiama le sonorità di Hall & Oates.
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