Il 2 novembre 1975 Pier Paolo Pasolini fu zittito per sempre.Uno degli intellettuali , artisti , scrittori più significativi e "avanti", una delle menti più lucide e impegnate nella storia della cultura italiana , chiudeva tragicamente un'esistenza controversa ma sempre decisamente e coerentemente controcorrente.Sulla morte di Pasolini sono state ipotizzate diverse implicazioni: dall’estremismo di destra alla banda della Magliana (all’epoca fu rubato il negativo degli ultimi giorni di girato di Salò e Novecento e chiesto un riscatto di due miliardi di lire, come confermato da SergioCitti ) dai servizi segreti italiani ai discepoli di Evola, ai politici infastiditi dai suoi elzeviri al vetriolo apparsi sul Corriere della Sera, alla P2 fino al tacito coinvolgimento dei borgatari stessi dell’Idroscalo (tutti sordi quella notte) e alle tesi di Giuseppe Zigaina, secondo le quali Pasolini avrebbe inscenato la propria fine in un contesto religioso-simbolico preannunciato da alcune sue poesie e da passi di Petrolio (cfr. Pasolini e l’abiura, 1994 e Hostia, 1995). Una summa di tutte le ipotesi è contenuta nel film Pasolini, un delitto italiano (Marco Tullio Giordana, 1998) e nel primo capitolo di Vita di Pasolini, biografia scritta da Enzo Siciliano ed edita da Rizzoli nel 1979.
Di sicuro non morì come è sempre stato sostenuto.
Personalmente Pasolini ha segnato pesantemente la mia adolescenza e mi ha insegnato tanto (lo portai come autore italiano all'esame di maturità e la commissione presieduta da un prete non ne fu contenta)
A casa mia in un quadro c'è la pagina del Corriere del 14 novembre 1974 scritta da Pier Paolo Pasolini
TERRIBILMENTE ATTUALE
Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia, infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969), e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e, in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del referendum. Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli. Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killers e sicari. Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il "progetto di romanzo" sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così difficile...