giovedì, dicembre 02, 2021

Belenenses, una storia sbagliata


Belenenses, una storia sbagliata.
A cura di ALBERTO GALLETTI.


Approfitto del fattaccio di ieri a Lisbona per dire qualcosa che volevo dire da un po'.
Dunque ieri sera nell’ambito della 12ma giornata della serie A portoghese è andata in scena all’ Estadio Nacional di Lisbona la partita B-SAD – Benfica.
La sfida, dai contorni farseschi è terminata dopo alcuni minuti della ripresa, il risultato parziale di 0-7.

I padroni di casa colpiti da un focolaio covid-19 che ha fatto registrare 14 elementi della rosa positivi sono dovuti presentarsi regolarmente in campo per giocare. In Italia un numero così alto di contagi avrebbe costretto le autorità a rinviare l’incontro, in Portogallo evidentemente no.
Quindi il B-SAD si è presentato al calcio d’inizio con solo nove uomini in campo, quelli rimasti disponibili, tra cui il portiere di riserva schierato difensore.

L’incontro ha preso il via ed ha visto una sequenza crescente di gol segnati dal Benfica, il primo dopo un minuto, e una sequenza forse passata più inosservata di infortuni nelle file del già decimato B-SAD.
Fino a giungere al 48’ quando, sul risultato di 7-0 per gli ospiti, il terzo infortunio tra i padroni di casa ha fatto scendere il numero dei giocatori in campo a 6, minimo consentito 7, costringendo l’arbitro a chiudere l’incontro per sopraggiunta mancanza di giocatori.

Il fatto ha fatto gridare allo scandalo.
Rui Costa, che ricordiamo bene, oggi presidente del Benfica, ha parlato di giorno nero per il calcio portoghese e per il Portogallo prendendosela con federazione, lega calcio e autorità sanitarie rei, secondo lui, di non aver rinviato la gara. Opinione condivisa praticamente ovunque in Europa.

Mi associo, puntualizzando che a mio parere gli infortuni sono più che sospetti.
Finirà tutto con un 3-0 a tavolino che consentirà al Benfica di mantenere intatte le proprie chanches di vittoria del campionato e anche quella del B-SAD che, terzultimo e scarso (visto quest’estate), questa partita l’avrebbe persa comunque.

Non era di questo che volevo parlare però, ma di questo B-SAD della cui esistenza ero venuto a conoscenza da un po rivelandomi che il Belenenses, la squadra portoghese che più mi affascina, non gioca più in serie A.
Ho sempre trovato affascinante nel calcio portoghese il fatto che ci siano stati attaccanti nelle classifiche marcatori con numeri da sfracelli, il fatto che tre squadroni di calibro continentali giochino in campionato in posti piccoli con stadietti tipo Pavia o Legnano e il panorama della capitale con le sue squadre e le loro storie interessantissime per gli sviluppi avuti nell’evolversi dei vari club all’interno della città.
Troppo spesso la presenza di due giganti che oscurano il resto è letta superficialmente come una realtà monotona.
A Lisbona non è così, il calcio in città pulsa fino nelle realtà di quartiere dove anche i giganti fino a un po di tempo fa si confrontavano.

La critica più comune rivolta oggi da addetti ai lavori e tifosi a federazione e lega portoghesi in erlazione ai fatti di ieri sera è quella di aver tolto il cuore al calcio. Di nuovo concordo è ciò di cui vorrei parlare è proprio la dolorosissima vicenda occorsa al Belenenses club storico e glorioso, che non è quello che era in campo ieri sera allo Stadio Nacional.
Non è da ieri sera che il calcio in Portogallo ha perso il cuore.

Le squadre portoghesi sono infatti sottoposte, già da un paio di decenni almeno, per poter giocare nelle prime due serie professionistiche all’ obbligo di legge di essere gestite tramite una Sociedade Anònima Deportiva, una SpA sportiva.
Questo al fine di portare stabilità finanziaria e trasparenza nelle intenzioni del legislatore e maggiori investimenti nelle intenzioni di federazione e lega che speravano e sperano nell’arrivo di capitali dall’estero.
La stragrande maggioranza delle squadre di Serie A portoghesi sono però parte di club polisportivi, espressioni di attività multidisciplinare e identità locali, amministrate alla pari con realtà da pochi tesserati.
Questo ha sempre mantenuto l’ambiente del calcio portoghese abbastanza familiare, nonostante la presenza di tre realtà di dimensioni continentali, polisportive da decine di migliaia di soci.
Come si fa a gridare al lupo solo adesso per la mancanza di cuore dopo i fatti di ieri sera mi pacerebbe che qualcuno me lo spiegasse.

Le cose non sono andate come previsto dalle autorità, almeno a Belèm, dove nel 1999 il Club Os Belenenses, polisportiva da migliaia di soci, decine di discipline, oltre diecimila trofei vinti e una sezione calcio gloriosa, l’unica capace di vincere un campionato portoghese, nel ’46, oltre alle solite tre fino al 2001 quando ci riuscì anche il Boavista, club con fortissima identità locale, fondò una SAD per adempiere all’obbligo di legge e gestire la squadra di calcio in serie A.

La legge portoghese prevede però che solo un minimo del 10% delle azioni debba essere in mano al club, il resto, come sperava il provvedimento, poteva andare in mano ad investitori e così accadde.
Nel 2012 i soci votarono la vendita di un pacchetto da 51% delle azioni della SAD ad un fondo di investimenti chiamato Codecity Sports Management. Durata del contratto sei anni.

I rapporti tra la SAD, ora indipendente, e il Club che non aveva più voce in capitolo sulla gestione della squadra precipitarono abbastanza in fretta.
Al termine dei sei anni quando i soci vollero ricomprarsi il 51% delle azioni della SAD, il rifiuto dei proprietari (CDS) fece finire la disputa davanti al giudice. Così mentre il club si apprestava ad entrare nella stagione del centenario, la sentenza toglieva esso la prima squadra e l’under 23.
Mantenendo però tutti gli assets: stadio, colori sociali, stemma, trofei ma dovettero accettare il declassamento all’ultima serie nazionale. Dovettero così rifare la squadra e partire dalla sesta serie, che vinsero agevolmente.
Oggi giocano nel Campeonato do Portugal, la quarta serie nazionale, con possibilità di essere promossi.
La stragrande maggioranza dei tifosi è rimasta con il club e affolla il bellissimo stadio do Restelo per le partite casalinghe con circa diecimila unità nonostante il livello.
Nella prima stagione dopo la rifondazione della squadra, il campionato non usciva dai confini metropolitani di Lisbona.

La SAD ha perciò dovuto cambiare denominazione colori sociali e simbolo, si chiama Belenenses-SAD, impropriamente su ogni organo di informazione al di fuori del Portogallo riferito come Belenenses, il simbolo non è più la famosa croce ma una B stilizzata nella torre di Belèm, le divise da gioco non sono azzurre con calzoncini bianchi ma un completo blu notte e gioca all’ Estadio Nacional dove le presenze mediamente si aggirano sulle tremila unità all’interno di un impianto monumentale che può contenere circa 40.000 persone.

Ieri sera ce n’erano seimila e trattandosi di una stracittadina col Benfica, i cui tifosi normalmente riempirebbero il campo, la dice lunga sull’opinione degli sportivi lisboensi sulle SAD e il nuovo Belenenses i cui tifosi veri sono rimasti a casa perché la loro squadra, quella vera del club ‘Os Belenenses’ gioca oggi pomeriggio a Sintra.

Naturalmente la foto della B-SAD con solo 9 giocatori davanti al catafalco con il nome dello sponsor bene in vista non è mancata.
E forse ieri sera era l’unica cosa che contava.
Spiace perché la Sagres, nonostante si passata di recente in mani Heineken, è buona e mi piace.

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