giovedì, luglio 23, 2020

Wigan Athletic



ALBERTO GALLETTI ci porta un'altra volta all'interno del cosiddetto MODELLO INGLESE.

Non accenna a fermarsi la crisi dei football clubs in Inghilterra.
Ho già trattato di alcuni, ma sono molti i club a serio rischio estinzione.
Il Covid-19 non centra, anche se potrebbe accelerare il processo.

La realtà più esposta a tale pericolo è il Championship, l’ex-seconda divisione inglese.
Si ritiene con buona approssimazione che i 24 club partecipanti spendano in media il 107% dei loro ricavi in stipendi dei calciatori.

In molti casi parecchio di più.
Questo nonostante il campionato, nella stagione 2019/20 si sia trovato a gestire la bellezza di 400 milioni di sterline extra, in pagamenti paracadute a compensazione per le retrocesse appunto.

Una realtà che rasenta la follia, per un campionato diventato terreno di conquista per avventurieri stranieri dell’investimento, aspiranti Premier League owners wannabe che hanno dopato finanziariamente il campionato nel tentativo di raggiungere la terra promessa della Premier League.
Ultimo, in ordine cronologico, di questa triste lista è il caso del Wigan Athletic, finito nelle mani del curatore fallimentare il 4 luglio e a rischio scomparsa.

Fondato nel 1932, fu eletto tra i professionisti solo nel 1978.
Eletto, e non promosso, in quanto al tempo dalla quarta retrocessione non si retrocedeva.
Un ottimo sistema per evitare l’ingresso tra i professionisti di club senza le adeguate potenzialità per starci.
Fu questo il caso dei ‘Latics’ che nel 1978, al 34° tentativo, riuscirono a vincere l’elezione all’ allora IV Divisione per sostituire il Southport fallito.
Si trattava comunque di casi molto rari.
Il calcio in città ad ogni modo non era mai stato molto popolare, a farla da padrone a Wigan è sempre stato il rugby league.
Il locale Wigan RFC è infatti una specie di Liverpool ovale.

La parabola del Wigan Athletic fra i professionisti è andata in crescendo fino al raggiungimento della promozione alla Premier League, in cui militò per otto stagioni consecutive.
Non fu però un cammino graduale con la scalata alle vette ottenuta da processi di rafforzamento e consolidamento nelle varie serie, bensì una parabola che vide un’impennata decisa a partire dal 1995 quando il club fu acquistato dal miliardario e tifoso locale Dave Wehlan, proprietario della catena JJB Sports, con l’obiettivo dichiarato di arrivare in Premier League. Cosa che riuscì al termine della stagione 2004/05.

Il top fu raggiunto con la vittoria nella FA Cup del 2013, in finale contro lo strafavorito Manchester City degli emiri, grazie al bellissimo gol di testa del carneade Ben Watson a tempo scaduto.
Sfortunatamente il giorno più glorioso nella storia del club coincise anche con l’inizio della fine: il sabato dopo, all’ultima di campionato, il Wigan retrocesse.
Seguirono altre due retrocessioni, in terza serie, seguite da due immediate promozioni.

Il pubblico pagante nel frattempo si dimezzò: in quel 2012/13 le entrate del club ammontavano a 56,4 milioni di sterline, tre anni dopo erano scese a 15,7 e nel 2018/19 piombarono a 11,5, il dato più misero del campionato.
Il monte stipendi è passato dai 43,7 milioni del 2012/13 ai 19,4 del 2018/19, una logica riduzione ma un pericolosissimo 168% dei ricavi ottenuti.

Il club ha fatto registrare perdite in cinque delle prime sei stagioni da quando retrocedette dalla PL, l’ultima, nel 2018/19 da 9,4 milioni di sterline.
Ogni volta Wehlan ha messo mano al portafogli.
Niente di strano, in Italia va così da sempre.
Ma Wigan è in Inghilterra e lo stadio è di proprietà dal giorno in cui, nel ’99, Wehlan ne posò la prima pietra.
Quindi non è proprio come declamano i giornalai nostrani incensatori del modello inglese e dello stadio di proprietà.
Ma queste sono cose che è meglio non evidenziare, potrebbero compromettere la promozione e vendita televisiva del prodotto PL, il campionato per la gente felice, sorridente, senza problemi economici, la gente trendy che non si è mai occupata di calcio prima che inondasse i palinsesti televisivi e il SUV in garage. Puah, sembra la pubblicità dei prodotti per la casa o di automobili per le classi medio-alte americane degli anni ’50-’60.

Nel 2018 la famiglia, esasperata dalle continue perdite da ripianare, decise che era ora di finirla e costrinse Wehlan a vendere il club, lo stadio e il centro di allenamento a International Entertainment Corporation (IEC), sede a Hong Kong.
Ci tirarono fuori 22 milioni di sterline che non pareggiarono i ripianamenti degli anni precedenti.
Nonostante i falsi proclami di traguardi sportivi da raggiungersi “perché questa comunità, di cui abbiamo sempre voluto essere parte, e questo club di cui siamo orgogliosamente proprietari lo meritano” (dichiarazione tipo di qualsiasi avventuriero finanziario, mediamente asiatico, che negli ultimi 10/15 anni ha comprato una squadra inglese), IEC ha ceduto, il 4 giugno scorso , il Wigan Athletic ad un’altra società la Next Leader Fund, sede alle Isole Cayman, poi spostata ad Hong Kpng.

Proprietario di entrambe IEC e NLF, un giocatore di poker professionista, il fantomatico Dr. Choi Chui Fai Stanley.
La vendita è stata approvata dagli azionisti IEC (vabbè, ovvio), della Borsa di Hong Kong (un po' meno ovvio ma comprensibile) e infine dalla EFL, la Lega Professionistica inglese (molto meno comprensibile) i cui controlli risultano quindi ridicoli, un’ inutile pagliacciata.

Una volta ottenuto il controllo del club, il giocatore di poker ha messo in atto il suo piano premeditato.
Non quello di rinforzare società e squadra, ma bensì di strangolarlo per riempirsi le tasche.
Ha prestato quindi 29 milioni di sterline al Wigan all’ 8% di interesse, con tasso di default del 20%.
Il club contava, per andare avanti, oltre al contratto televisivo , sugli incassi delle partite.
Un equilibrio precario venuto a mancare in seguito alle conseguenze dell’esplosione del coronavirus che ha visto azzerarsi gli incassi.

Senza pensarci due volte, il giocatore di poker ha piazzato il club in amministrazione controllata, la nostra procedura fallimentare, tre settimane dopo averlo acquistato, perché non riesce a pagare le rate del prestito da lui stesso concesso.
Un bandito, che sa giocare a poker molto bene, calcio e tifosi manco sa cosa siano.
Nessun esponente delle società di Hong Kong, proprietario o dirigente che sia, ha mai messo piede a Wigan in vita sua.

Modello inglese.
Adesso tutti gridano allo scandalo, dichiarano che le squadre sono patrimonio delle collettività che li esprimono e invocano aiuti per il moribondo Wigan Athletic, inchieste su come tutto ciò possa essere accaduto , individuazione e punizione dei responsabili.
In prima fila manco a dirlo il politico di turno, il deputato laburista per Wigan Lisa Nandy, seguita dal presidente della EFL e dai tifosi, gli unici cui questa storiaccia importi veramente; dov’erano però quando il pokerista comprò la squadra? Tutti a sognare nuovi trionfi?
Patetici.
La squadra nel frattempo si sta disimpegnando benino, dalla ripresa non hanno ancora perso, e si trova a centro classifica.
La EFL, che avrebbe dovuto proteggere il club dal giocatore di poker ha invece già pronta la punizione: dodici punti di penalizzazione se finiranno il campionato fuori dalla zona retrocessione (e che potrebbero farceli ripiombare, al momento hanno dodici punti di vantaggio sulla terzultima e una giornata da giocare), oppure dodici punti di penalizzazione da scontare la prossima stagione in caso retrocedano sul campo.
Il presidente del Dipartimento Studi per la Cultura, Media & Sport, Julian Knight, ha infatti rivelato che ci sono tra i 10 e 15, su un totale di 24, i club di Championship nelle stesse condizioni del Wigan.

Forum di economisti legati al pallone, pensa te a che punto siamo arrivati, dati alla mano, sostengono da tempo che (per l’Inghilterra in questo caso) 92 squadre professionistiche sono troppe.
Lo credo anch’io, ma dissento totalmente sulle vie da prendere per affrontare il futuro.
Qualcuno oltremanica ha cominciato già da tempo ad interrogarsi sul sistema perverso della PL che finirà per distruggere tutto ciò che le sta intorno e ha contribuito a crearla, cioè la piramide delle serie professionistiche inglesi.
La cosa comunque comincia a divertirmi abbastanza e non vedo l’ora che la bolla esploda completamente.
Aspettando il giorno in cui la PL comincerà a mangiare se stessa partendo dalla coda.

11 commenti:

  1. Alla fine i 12 pts di penalizzazione li hanno conteggiati in questa stagione ed i Latics sono scesi per 2 pts salvando il culo al Barnsley vincente, clamorosamente ed all'ultimo secondo, in quel di Brentford. Una vittoria in una delle ultime due gare pareggiate sarebbe bastata a salvare il Wigan, salvarlo nell'immediato perché le prospettive future non sono affatto rosee. Il calcio mondiale è una bolla e quello inglese ugualmente. Talvolta accadono storie incredibili come quella del Wycombe che ti fanno pensare che uno straccio di romanticismo rimanga, ovviamente trattasi di eccezioni. The beautiful game è sull'orlo del precipizio. Chi lo ha amato, e ancora lo ama, lo sa abbastanza bene.

    Charlie.

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    1. Infatti, retrocessi ieri sera. Grandiosa la salvezza del Luton

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    2. 10 pts nelle ultime 4 gare per gli hatters.

      Charlie

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  2. Io attendo la fine dell'estate per vedere la falcidia che ci sarà nel calcio italiano di società che non potranno iscriversi alla Lega Pro o anche alla B. Ci ritroveremo il Casalbuttano o il Derthona in serie B...

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  3. Sarebbe bello (anche se dai Dilettanti è un po' difficile). Il nome più bello del calcio italiano insieme a Tharros e Akragas.

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  4. anonimo delle 12:42:

    derthona!!! aaaaaahhh che buono il timorasso....

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  5. W W W IL TIMORASSO!!!!!
    C

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