venerdì, agosto 17, 2018

Bernie Purdie



BERNIE PURDIE
Il maestro del groove (e di qualche bufala)


Bastano alcuni numeri e alcuni nomi per fare rientrare senza problemi il nome del corpulento batterista americano tra i rappresentanti più importanti del drumming moderno: ha partecipato a qualcosa come tra le 20.000 e le 30.000 sessions di registrazione, incidendo all'incirca 4.000 album dagli anni '60 in poi.
Ha suonato con Aretha Franklin, James Brown, Ray Charles, King Curtis, Hall & Oates, Peter Frampton, Steely Dan (nel mitico AJA), Cat Stevens, Quincy Jones, Dizzy Gillespie, Gato Barbieri, Isaac Hayes, Joe Cocker, Mongo Santamaria, Bob Marley, Jimmy McGriff, Simon & Garfunkel, Last Poets.

L'elenco potrebbe continuare per qualche pagina, includendo anche alcuni album solisti.
Eppure il nostro (burlone?) ha voluto, chissà perchè, accreditarsi meriti che difficilmente possiamo ascrivergli, come l'affermazione che avrebbe suonato su SGT. PEPPERS dei Beatles, “doppiando” la batteria di Ringo o, una volta abbondantemente smentito, le congas (lamentandosi di attendere ancora il dovuto pagamento).
Non contento ha ribadito di avere arricchito le registrazioni dei primi album dei Fab Four per il mercato americano, sovrapponendo la sua batteria alle tracce originali, per dare ai brani “più potenza” e di aver fatto la stessa cosa per Animals, Monkees e altri.
In effetti è vero che su SGT PEPPERS ci ha suonato ma solo sulla colonna sonora dell'infausto film con Bee Gees e Peter Frampton.

Parla insistentemente di aver collaborato anche a STICKY FINGERS dei Rolling Stones ma anche in questo caso non ci sono tracce accreditate della sua presenza.
C'è da dire che ammette di essere sempre stata una “big mouth”, avvezza a spararle grosse e di essere stupito di non averle mai prese per questa sua discutibile abitudine.

Tornando alle cose serie, il suo drumming pulito, senza fronzoli, essenziale, che mischia funk e soul, dando una grande potenza ai brani, mantenendo un groove raffinato ed elegante, ha caratterizzato alcuni classici della black music e non solo.
A partire da Aretha Franklin con cui incise, tra gli altri, lo stupendo LIVE AT FILLMORE WEST nel 1971 (“Aretha sapeva quello che voleva, partiva tutto dalle sue dita, al piano”) o dal lavoro con Steely Dan e Simon & Garfunkel, entrambi descritti come gli artisti più precisi ed esigenti.
Ma lo troviamo anche con James Brown e Otis Redding (di cui ricorda con terrore la rigidità e la severità: “Dovevi imparare i brani immediatamente, non potevi fare nessun errore, al primo eri licenziato, dovevi stare a tempo con le sue movenze sul palco. Dovevi guardare lui e i suoi piedi tutto il tempo”).
Indubbiamente il suo stile e la sua versatilità nell'affrontare qualsiasi ambito musicale senza problemi (dal soul al funk al rock, al reggae, al jazz) lo hanno reso particolarmente richiesto ovunque ma ha più volte spiegato che una delle ragioni della sua presenza in così tante sessions è per l'inadeguatezza di molti batteristi ad affrontare il lavoro in studio di registrazione.

“Molti batteristi sono eccellenti per suonare dal vivo ma quando varcano la porta di uno studio di registrazione entrano nel panico e non riescono a rendere come dovrebbero. Per me è invece sempre stato estremamente facile.” Il “Purdie Shuffle” definito anche come il “Funkiest Soul Beat” è comunque un marchio di fabbrica ben definito e riconosciuto e il Nostro, ormai settantacinquenne, può tranquillamente proseguire con le sue divagazioni “storiche” e rimanere fedele al suo credo per registrare bene in studio:
“Essere creativi, suonare per la canzone, divertirsi in quello che si fa”.

Ed è buffo, stando sempre alle sue estrose parole e ai lontani ricordi, scoprire come è nato il tutto ovvero da quando a tre anni incominciò a percuotere ritmicamente qualunque cosa a portata di mano con coltelli, cucchiai e forchette per poi incominciare con una batteria giocattolo.
Quando finalmente, grazie ad un batterista che abitava a fianco, potè prendere in mano le prime bacchette fu facile stare a ritmo ma altrettanto difficile “tradurre” in maniera corretta su una vera batteria quanto imparato con le suppellettili di casa.
A quanto pare ci è riuscito benissimo.

Di come Bernie spiega in dettaglio il suo “Purdie Shuffle”

https://www.youtube.com/watch?v=oOWdp1sOxvA

Con Aretha Franklin e Ray Charles in “Spirit in the dark” live al Fillmore West il 3 luglio del 1971

https://www.youtube.com/watch?v=TOXKr7wh1Ac

Bernie in jam session dimostra alla perfezione il concetto di groove

https://www.youtube.com/watch?v=5DyC02BM_P4

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