martedì, ottobre 04, 2005

La Transnistria


Il fascino dei luoghi estremi : la Transnistria , il Kosovo , il Laos , la Corea del Nord , il Bhutan , il Somaliland , lo Swaziland , Papua Nuova Guinea , Il Suriname , il Belize , il Gambia , Vanuatu , la Mongolia , il Nagorno Karabakh.
Da oggi incomincia su questo blog un viaggio informale e saltuario verso gli estremi del mondo (se avete qualcosa da segnalarmi , mi vado a documentare)

da Repubblica.it

La "repubblica autoproclamata" di Transnistria ha una bandiera,una moneta, e alle frontiere uomini in divisa dell'ex Armata rossa

Nello Stato che non esistetra gangster e statue di LeninTra l'Ucraina e la Moldova una striscia di terraè controllata da un ex agente del Kgb
dal nostro inviato LUCA FAZZO

Il presidente Igor Smirnov, padre e padrone dello Stato clandestino di Transnistria, si materializza quando mancano cinque minuti all'inizio della partita.
Prima di lui si materializzano le sue guardie del corpo.
Bloccano spalle al muro chi in quel momento si trova sulla scalinata che porta agli spalti.
Poi appare Smirnov. Alto, malfermo sulle gambe, lo stomaco gonfio, un cappello da baseball. Questo è il cuore del suo regno, lo stadio da sogno costruito per dare al mondo un segnale di forza e di potere. Per dire al mondo che la Repubblica di Transnistria, il paese che nessun paese riconosce, esiste sul serio. Che è uno Stato vero e non un accozzaglia di reduci e di trafficanti.
Ma né Smirnov né il suo stadio perfetto danno un'impressione di forza. Lo stadio è vuoto.
I riflettori illuminano a giorno le gradinate deserte. Qualche sparuta decina di tifosi dove potrebbero sederne ventimila. I proclami dello speaker risuonano nel vuoto.
Smirnov arranca sulle scale, va a rinchiudersi dietro le vetrate della sua tribuna privata.
Accanto a lui, un uomo non alto, con le spalle quadrate.
Qui si fa chiamare Sevtov, ma il suo vero nome è Antufeev. Come il suo capo, viene dalle fila del Kgb, la vecchia intelligence sovietica. Prima di arrivare qui, nella repubblica autoproclamata di Transnistria, lo Stato che batte moneta, che sventola una bandiera ed un esercito ma che per il mondo non esiste, Sevtov-Antufeev stava a Riga.
Un giorno quattro giornalisti troppo curiosi furono ammazzati, e Antufeev dovette cambiare aria. Così anche lui è riparato qui, nei quattromila chilometri quadrati di campagna e di miseria dove da quindici anni non esiste altra legge che quella del partito comunista e del suo presidente. Dove politica, esercito, affari, televisione e telefoni sono nelle mani di Smirnov, il colosso siberiano arrivato qui nel 1980.
E dove il patto d'acciaio tra i relitti dell'Armata Rossa e gli emergenti della mafia russa ha creato la più grande zona franca d'Europa per traffici ad alto valore aggiunto: denaro sporco, droga e soprattutto armi, tonnellate di armi che senza controllo partono dai vecchi arsenali sovietici e dalle fabbriche di Tiraspol verso i conflitti di tutta l'area, dal Kurdistan alla Cecenia, dall'Ossezia alla Serbia.
Ovviamente, anche i buyer di al Qaeda - si legge nei rapporti dei servizi segreti moldavi - sono arrivati a fare shopping in questo ben di Dio.
Arrivare in Transnistria può essere semplice o impossibile.

Dipende dal caso, da chi sei, dall'umore del graniciero, il miliziano che ti sta davanti quando arrivi alla frontiera sul ponte sul Niestru. Fino al ponte è Repubblica di Moldovia.
Neanche trenta chilometri separano Chisinau, la capitale moldova, dal fiume e dai suoi posti di blocco. Posti di blocco, check point, dogane, agguati armati?
Cosa siano esattamente non lo sa nessuno. Perché per il mondo questa non è una frontiera.
La Moldova ufficialmente si estende anche ad est del Niestru, fino al confine ucraino.
Ma da quindici anni la Transnistria si è autoproclamata Stato. Sul ponte sventola la bandiera rosso-verde-rossa. Sui berretti dei suoi soldati brillano la falce e il martello.
Oggi è giorno fortunato, si passa. Basta lasciare giù le macchine fotografiche. Chilometri di campagna, di miseri villaggi, di muli, oche e campi di mais. Poi si arriva a Tiraspol.
Le vecchie, immense fabbriche sovietiche semiabbandonate. I palazzoni squallidi e cadenti. Le vecchie che per mangiare vendono per strada attrezzi di casa e reggiseni usati.
Fino alla dissoluzione dell'Urss, in queste strade regnava la Quattordicesima Armata sovietica. Igor Smirnov era già in zona ma faceva un altro lavoro: ufficialmente mandava avanti una fabbrica di componenti elettrici, in realtà dirigeva l'ufficio locale del Kgb.
Oggi Smirnov è il presidente. La Quattordicesima si è dissolta, anche se duemila dei suoi uomini sono ancora acquartierati da queste parti. A contare, più dei soldati russi sopravvissuti, sono però quelli che hanno cambiato mestiere, i ragazzi della Brigata Solntsevo, uno dei clan più potenti della malavita moscovita, che nella sedicente repubblica si sono acquartierati armi e bagagli.
Ma non ci sono solo i ruspanti gangster arrivati da Mosca, ad approfittare della libertà d'azione che si respira a Tiraspol e a lanciare le Ferrari e le Cayenne sulle strade dissestate di Transnistria. Balordi e trafficanti arrivano da mezza Europa.

Uno dei primi a capire le risorse della Transnistria fu Boris Birshtein, oggi celebre businessman con quattro passaporti, che qui ha affari e interessi, e qui si dice abbia aiutato i gerarchi sovietici a fare sparire una valanga di denaro prima del crollo dell'Unione. Oggi rapporti dell'intelligence italiana segnalano che anche i nostri connazionali - dopo avere colonizzato Bucarest, dopo avere invaso Chisinau - stanno sbarcando a Tiraspol.
Soldi da investire. Ragazze da esportare. Eroina in transito libero.
E armi di ogni genere, in vendita liberamente: pistole, lancia-granate Spg9 e Gnom, fucili mitragliatori Ak 47. Perché tutto questo riesca ad andare avanti è una faccenda di geopolitica da fare venire il malditesta, tra manovre russe, ucraine, moldave, rumene, europee, americane. La gente di qua dà una spiegazione più brusca: quattrini, il mare di quattrini che è messo in moto da questi traffici, e di cui sono in molti a beneficiare. Qualcuno ha calcolato che se dal porto ucraino di Ilichevsk non passassero più i container che vengono dalla Transnistria, carichi di ogni tipo di merce illegale, il porto dimezzerebbe il suo giro d'affari.
Impossibile dire quanto durerà. E quanto resisterà il potere assoluto dello zar Smirnov. Oggi Smirnov ha in mano praticamente tutto.
Suo figlio Vladimir è presidente delle dogane. L'unica società autorizzata a intrattenere rapporti commerciali con l'estero è la Sheriff, di proprietà di Smirnov. L'unica benzina in vendita è la benzina Sheriff. La compagnia di telefonia mobile è del figlio di Smirnov, quella di telefonia fissa pure. E lo Sheriff è la squadra di calcio che il presidente Smirnov possiede, e che guida indisturbata la classifica. Apparentemente Smirnov è un monarca assoluto.
Ma c'è chi dice che a tenerlo a galla, in una singolare versione di democrazia, sia il consenso dei clan che dominano il mercato del crimine. Sullo stadio di Tiraspol, mentre lo Sheriff demolisce il Nistru di Otaci, soffia il vento freddo dei Carpazi.
Chissà se, chiuso dietro i vetri blindati, pallido e gonfio, anche Igor Smirnov si chiede quanto durerà.

5 commenti:

  1. keep yourself and go to hell,man.

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  2. grandeeee.
    ora cerco il tuo indirizzo, se ce n'è uno e ti scrivo.
    www.fuggevoleombra.splinder.com

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  3. aaahh. nn trovo come scriverti unmex pvt. ma questo commento lo vedi? allora, il fatto è che lunedì consegno la mia travagliatissima tesi di laurea sulla transnistria ed è così bello non sentirsi l'unica perversa al mondo a lasciarsi intrigare da cotali vicende. se t serve qcs, io ormai ho le mani in pasta e un sacco di aneddoti e/o materiale. anche sulla gagauzia.
    www.fuggevoleombra.splinder.com

    in realtà il mio blog nn c'entra assolutamente nulla. ma se vuoi contattarmi mi becchi là.

    ah, sei un grande. non solo per la transnistria.
    a presto
    venia per la logorrea.

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  4. salve ! ho letto l' articolo non certo benevolo nei confronti della Transistria; Dissento dai contenuti, per esperienza diretta; Ho vissuto 3 anni a Tiraspol, esattamente nella zona di "FEDCO" a circa 250 metri da palazzo del parlamento; A Tiraspol non si producono o vendono armi, ma alcol (queen) e tessile (Tiratex) oltre ad una miriade di imprese minuscole che offrono ed esportano di tutto; La societa IDK (http://idknet.com/) di Tiraspol unitamente alla TIRASTEL offre tecnologie avanzate, ha infatti cablato KIEW (internet + PHONE IP) sta cablando ODESSA, ha commesse in Africa ecc ecc;

    Per cortesia una foto delle armi prodotte a Tiraspol ? esiste ? ed i "traffici" come si portano avanti, considerato che obbligatoriamente dovrebbero transitare tra la Dogana Moldova o Ukraina ? Ho grato a tutte le ore a Tiraspol, Bendera ecc, mai avuto un problema con nessuno, dico mai; Poi e' ridicolo affermare che si vendono armi alla Cecenia !! a Tiraspol sono tutti Russi .. mai venderebbero armi in Cecenia;

    Insomma, magari visita Tiraspol, scattadelle foto, cerca le armi ... parlare per parlare, non ha senso !

    Giovanni

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  5. ho bisogno di materiale/testi riguardanti la transnistria per la mia tesi di laurea...HELP!
    ele_trik@yahoo.it

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