Il mio meglio del 2024.
Venticinque album che mi sono piaciuti e che ho ripetutamente ascoltato.
In passato i migliori album furono:
nel 2005 White Stripes, Oasis e Supergrass nel 2006 Bellrays, Capossela, Who e Beatles
nel 2007 Graham Day, Pj Harvey, Amy Winehose
nel 2008 Last Shadow Puppets, Oasis, Racounters
nel 2009 Madness, Dylan, Rancid
nel 2010 Gil Scott Heron, Paul Weller, Lanegan/Campbell
nel 2011 Beady Eye, PJ Harvey, Meat Puppets
nel 2012 Secret Affair, Neneh Cherry and the Thing, Macy Gray, Martha High, Patti Smith
nel 2013 Strypes, Miles Kane, Franz Ferdinand, Excitements, Julie's Haircut
nel 2014 Sleaford Mods, Damon Albarn, Temples, The Ghost of a Saber Tooth Tiger e Benjamin Booker
nel 2015: Paul Weller (fuori concorso), Kamasi Washington, Gaz Coombes, Ryley Walker
nel 2016: Iggy Pop, Fantastic Negrito, Motorpsycho, Myles Sanko, Last Shadow Puppets con Rolling Stones e David Bowie fuori concorso
nel 2017: Gospelbeach, Kamasi Washington, Paul Weller, Dream Syndicate, Liam Gallagher
nel 2018: Fantastic Negrito, Kamasi Washington, Gaz Coombes, The Good The Bad and the Queen, Spiritualized
nel 2019: Specials, Nick Cave and Bad Seeds, Dream Syndicate, Juliana Hatfiled, Chris Robinson Brotherhood
nel 2020: Bob Dylan, Bob Mould, Fantastic Negrito, Suzanne Vega, Gil Scott Heron/Makaya McCraven
nel 2021: Jon Batiste, Sleaford Mods, De Wolff, Coral, Sons of Kemet, Specials, Mdou Moctar
nel 2022: Fantastic Negrito, Viagra boys, Lazy Eyes, Suede razors, Black Midi
nel 2023: Jamie Branch, Teenage Fanclub, Noel Gallagher High Flying Birds, Tex Perkins and the Fat Rubber Band, Madness
TOP 10
THE PRISONERS - Morning star
A trent'anni dall'ultimo album torna una band seminale, per quanto oscura e immeritatamente trascurata, autrice di quattro fenomenali album e di una carriera fulminea quanto lucente ed esplosiva. Furono precursori del Britpop con un sound che mischiava Small Faces, garage, beat, psichedelia, con l'energia del pub rock e del punk. La carriera successiva allo scioglimento ci ha dato grandi soddisfazioni con James Taylor Quartet, Solarflares, Prime Movers, Gaolers, Galileo 7. L'inaspettata reunion ci riconferma, con gli stessi favolosi ingredienti, una band ancora fresca, pulsante, creativa, con quattordici brani nuovi, semplicemente eccezionali.
JUDITH HILL - Letters From A Black Widow
Una storia tremenda quella a cui fa riferimento il titolo. Judith Hill è stata a lungo definita "Black widow" a causa delle sue collaborazioni con Michael Jackson e Prince poco prima che morissero, facendo partire una campagna diffamatoria e infamante, rinfocolate dagli hater da social. Il suo curriculum è ricchissimo di backing vocals per varie star della musica, da Rod Stewart a Robbie Williams, John Legend, Dave Stewart. Il nuovo, quinto, album è un capolavoro in cui troviamo soul, funk, blues, gospel, jazz, sperimentazione, rock, elettronica, hip hop, con la sua voce spettacolare a tenere le fila. A tratti ricorda Macy Gray o Erikah Badu, a volte Prince e altre Sly and the Family Stone o perfino Aretha Franklin ma la personalità e l'ecletticità che sprigionano l'album sono uniche e originalissime.
The X - Smoke & Fiction<
Nell'ultimo album della loro lunga e gloriosa carriera gli X fanno gli X, esattamente come ce li aspettiamo e come ci piacciono. Dieci canzoni, meno di mezzora di musica. Talmente belle da sincera commozione. Grazie per tutta la bellezza e per il vostro eterno Wild Gift!
BLACK CROWES - Happiness bastards
Il ritorno dei Robinson Bros non tradisce le attese. Consueto southern rock tinto di funk, soul, Stones, Stax, 70's hard, blues. Ma quanta classe, energia, groove. Hanno pochi rivali in questo ambito.
THE LIBERTINES - All quiet on the eastern esplanade
Lasciate finalmente da parte le banalità da gossip, Pete Doherty, Carl Barat e soci dimostrano di avere ancora tanto da dire e lo fanno con un ottimo album, pieno di belle canzoni. Alcune punkeggianti come "Oh shit", "Be young" o "Run run run", altre immerse in malinconiche atmosfere semiacustiche, bluesy o swinganti ("Baron's claw") o con un tocco reggae. Il capolavoro è però "Merry Old England" un incrocio tra Paul Weller, Joe Strummer, Kinks e Billy Bragg. Un album di cui ci si può anche innamorare.
MOOON - III
Terzo album per la band olandese, immersa come sempre in atmosfere freakbeat, garage, psichedeliche, profondamente Sixties (con qualche puntata nel decennio successivo). Divertenti, a tratti travolgenti.
THE HEAVY HEAVY - One Of A Kind
Spettacolare esordio per la band di Brighton che pesca a piene mani nei fine Sixties più cool, tra melodie alla Jefferson Airplane, Turtles, Monkees, ballate West Coast (vedi CSN&Y), immancabili riferimenti Beatlesiani. Ma ci sono anche Velvet Underground, The Band, il Dylan di metà decennio, Byrds e tanto altro, incluse folate Britpop/shoegaze. Irresistibile.
PRIMAL SCREAM - Come ahead
La band di Bobby Gillespie torna con il botto.
"Come ahead" è pieno di groove funk, soul, disco da dancefloor.
Ma anche blues, gospel, malinconia, technopunk (formidabile "Love ain't enough" e ...Stone Roses meet Bobby Gillespie ("Circus of life").
Disco riuscito, immediatamente riconoscibile, modernissimo ma con l'anima nel (recente) passato.
DEXY'S - The Feminine Divine + Dexys Classics: Live!
Formidabile live con 19 brani in cui la band raccoglie l'intero, recente e ottimo, "Feminine divine" e poi ci delizia con versioni stupende, elaborate, piene di soul, groove e raffinatezza di alcuni classici, da "Geno" a "Come on Eileen", passando attraverso "Jackie Wilson said", "Plan B", "Tell me when my light turns green". Si chiude con la struggente canzone popolare irlandese "Carrickfergus". Registrazione impeccabile, band spaziale, kevin Rowland vocalmente superbo. Un gioiello.
KNEECAPP - Fine art
Il trio di Belfast firma il secondo album , un assalto sonoro hip hop / funk, che guarda soprattutto ai Beastie Boys, cantato in inglese e gaelico, ma con influenze anche da The Streets, Slowthai e gli immancabili Sleaford Mods.
Giovani, incazzati, sfacciati.
Ci sono anche Grian Chatten dei Fontaines D.C. e altri ospiti, rumori, suoni, interludi.
Sound of the suburbs.
IL RESTO
PETER PERRETT - The cleansing
L'artista inglese ha vissuto una vita ai limiti e sempre "un passo indietro", nonostante talento e classe a profusione.
Prima con gli Only Ones e poi, a macchia di leopardo e lunghe pause, in chiave solista.
Il suo terzo album in questa veste si chiama "The cleansing", è doppio e ha venti brani dolenti, cupi, crudi, rauchi, trasfigurazione di un malefico mix di Modern Lovers, Johnny Thunders e Lou Reed.
"The cleansing" è la rappresentazione più opaca, inquieta e minacciosa della decadenza sonora.
Affascinante e conturbante.
JULIAN COPE - Friar tuck
L'artista inglese da tantissimo tempo si autoproduce con la sua Head Heritage, pubblicando con una certa frequenza più o meno quello che gli salta in testa al momento, da album filo Stooges a sperimentazioni di 70 minuti con il Mellotron, evitando accuratamente di piegarsi alla diffusione digitale nelle abituali piattaforme. Il nuovo "Friar Tuck" è un ottimo album in cui si avvicina spesso a uno dei suo mentori psichedelici, Syd Barrett, ma che ama spaziare anche in altri campi (da Nick Cave al punk rock). Il tutto in un mood lo-fi, urgente e "ruspante".
Il Druido psichedelico non delude e prosegue la sua lotta antagonista contro modernità e discografia ufficiale.
GRACE BOWERS & the HODGE PODGE - Wine on Venus
La giovanissima chitarrista americana se ne esce con un album semplicemente esplosivo, tra southern rock, un torrido funk, rock blues, Janis Joplin, Sly and the Family Stone (non a caso riprende "Dance to the music", sonorità caldissime, voce superba, grande groove. Sorprendente e con prospettive future più che brillanti.
FANTASTIC NEGRITO - Son Of A Broken Man
L'artista californiano, al sesto album, si conferma di nuovo come una delle realtà più interessanti, vitali , propositive in circolazione. Innanzitutto in virtù di una personalità e di un sound immediatamente riconoscibili e per la capacità di miscelare ingredienti diversissimi alla perfezione. Blues, funk e soul sono alla base della pietanza ma non esita a infilarci Jimi Hendrix, Led Zeppelin, Sly Stone. Non si tratta di revivalismo perché il tutto è moderno, fresco, eccitante. Un album di pura eccellenza. Come sempre.
THE LEMON TWIGS - A dream is all we know
Nei precedenti quattro album i fratelli new yorkesi D'Addario ci hanno abituati (più che bene) alla loro personale rilettura degli anni Sessanta e Settanta (questi ultimi intesi come glam, power pop, bubblegum music ma anche XTC, Elvis Costello e Squeeze) meno scontati e prevedibili, attraverso canzoni semplicemente deliziose. Nel nuovo lavoro in In the eyes of the girl (romantica ballata tra Beach Boys e Paul McCartney, entrambi riferimenti spesso ricorrenti nell'album) hanno anche un briciolo di Beatles con Sean Ono Lennon al basso e alla produzione. A questo proposito ci sono momenti in cui, vedi la title track, è difficile non pensare a un'outtake di un album degli Wings mentre nella conclusiva Rock on (over and over) ci ritroviamo in mezzo a un'impossibile jam session tra Marc Bolan, Brian Wilson e i primi Beatles. Ancora una volta un lavoro di pregevole fattura, divertente, per un progetto sempre più personale e convincente.
KULA SHAKER - Natural Magick
Tornano i KULA SHAKER con il settimo album di una tormentata carriera.
"Natural Magick" è il lavoro che ci può aspettare dalla band di Crispian Mills e soci (di nuovo con la line up originale).
Freakbeat, pop rock, influenze sempre marcatamente 60's, psichedelia, riferimenti "indiani", Beatles ultimo periodo a profusione.
Personalmente non chiedo, non pretendo, né mi aspetto altro e saluto un ottimo album di una delle migliori band del Britpop.
MDOU MOCTAR - Funeral for justice
La musica di Mdou Moctar, contaminata da tradizione Nigerina e da un rock psichedelico di gusto Hendrixiano, ha da tempo fatto il giro del mondo. Il nuovo album è un inno alla giustizia per il suo martoriato paese, vittima di un recente colpo di stato, e per il suo popolo, i Tuareg. Anche per questo l'approccio è più aggressivo, urgente (il disco è stato registrato in soli cinque giorni a New York) duro, quasi violento. Il sound, sempre potentissimo, è a tratti quasi isterico e abrasivo. Come sempre a livelli di eccellenza.
PAUL WELLER - 66
Paul Weller festeggia il 66° compleanno con il titolo omonimo per il 17° album solista.
La consueta, doverosa, premessa è che non ha nulla da dimostrare, la sua carriera quasi cinquantennale, solista inclusa, parla chiaramente.
Può dare sfogo alle sue esigenze creative senza dover compiacere critici, fan o chiunque altro.
L'album parte fortissimo con l'intensa ballata quasi jazzata "Ship of fools" in coppia con Suggs, molto "british" e Kinks e prosegue con il brano forse più complesso (e tra i migliori), "Flying fish", che mischia ritmiche quasi disco con una progressione che ci tuffa in un groove più rock, il tutto corredato da ampio uso di effetti elettronici.
"Jumble Queen", già proposto dal vivo, è composto con Noel Gallagher (presente anche nel brano), un poderoso soul rock con tanto di fiati e potente riff chitarristico.
Ballata nel consueto stile Welleriano, "Nothing" è abbastanza anonima.
Più definito il bluesaggiante e malinconico "My best friend's coat".
"Rise up singing" è puro Style Council, con un'orchestrazione sontuosa e toni gospel, non male.
Archi a profusione e impostazione acustica anche nelle successive "I woke up" e "Gimpse of you", sontuosa e quasi da colonna sonora cinematografica di un film anni Cinquanta.
Un po' jazzy e sbarazzina "Sleepy Hollow" con solo di vibrafono ad addolcire il tutto. Carina.
"In full flight" è un'altra ballata, molto lenta, che ci lascia in un clima molto rilassato e un tantino sonnolento.
"Soul wandering" torna, per fortuna, ad alzare i ritmi con l'apporto di Bobbie Gillespie, un buon soul funk dalla chitarra energica e atmosfere gospel con sezione fiati.
Uno degli episodi più interessanti.
La conclusione dall'incedere epico e solenne di "Burn out" ci consegna quasi ai Pink Floyd anni 70.
In definitiva Weller confeziona un altro buon album ma, a parere personale, senza lode né infamia, a tratti particolarmente anonimo e poco ispirato, soprattutto al confronto con i momenti più riusciti.
La qualità compositiva del Nostro è conosciuta e non è certo in discussione ma, a malincuore, "66" non rientrerà nelle sue migliori opere soliste.
LIAM GALLAGHER & JOHN SQUIRE - s/t
Quello che ci si poteva aspettare dalla liason artistica di Liam e John non poteva che convergere in queste dieci canzoni. Prevedibilmente un sapiente e gradevole mix di umori Britpop, rock 'n' roll, sapori Sixties, la voce miagolosa di Liam, la chitarra solida, non di rado Hendrixiana, di John. C'è un imprevisto torrido rock blues ("I'm a wheel"), il riff beatlesiano di "I'm bored", un po' di psichedelia sparsa, una traccia glam hardeggiante alla Humble Pie come "You're not the only one". La scrittura è decisamente ottima, di alto livello, l'ascolto piacevolissimo per chi ha apprezzato le precedenti avventure dei due.
CLAIRO - Charm
Il mondo della cantautrice americana si dipana, sensuale e mellifluo, nel secondo album "Charm", tra suoni folk psichedelici tardo 60's, conturbante pop "alla francese", un'anima soul (non a caso a suonare c'è la Menahan Street Band e a produrre Leon Michels dei Dap Kings).
Perfetta per un'estate malinconicamente afosa, intanto che le giornate si accorciano.
JACK WHITE - No name
Singolare, forse semplice espressione dei "nostri tempi", che il nuovo di Jack White, uno dei migliori e più interessanti autori e musicisti in circolazione in questi anni, sia assurto a immediata popolarità per la scelta di pubblicarlo improvvisamente, gratuitamente, sul web, senza nome, in busta bianca, senza titoli dei brani. Il contenuto passa in secondo piano.
Tredici canzoni all'insegna di un assalto sonoro garage punk, con i consueti riferimenti a Led Zeppelin, blues, rock blues, anche Rage Against The Machine (la track 5), un groove funk.
Come sempre tantissimo talento anche con una materia così basica, genialità sparse, energia a profusione.
Come sempre ineccepibile, anche nelle scelte di marketing.
UPPLOPPET - Roadrunner
In Svezia quando c'è da fare ruggire le chitarre sono sempre pronti. Al primo album il quintetto di Gothenorg spara una classica ma micidiale miscela di Mc5, Hellacopters, Hanoi Rocks, Stones incazzosi, punk rock, street hard rock. Dieci brani, 27 minuti, la perfezione rock 'n' roll.
THE THE - Ensoulment
Torna a splendere la creatura di Matt Johnson dopo un lungo periodo in sordina artistica. Il nuovo album è ricco di brani bluesy, soffusi, spesso dalle tinte soul ma con l'impronta personalissima della scrittura di Matt che non dimentica le radici new wave e il suo modo unico di intendere la musica. Un lavoro di primissima qualità.
SAHRA HALGAN - Sharaf
Halgan è un'attivista politica, paramedico, ex combattente in prima linea nella convulsa e caotica Somalia.
E' di Hargeisa, capitale dell'autoproclamata repubblica (dal 1991) del SOMALILAND (che divide la parte del nord della Somalia con un altro stato dichiaratosi indipendente, il Puntland, con cui, manco a dirlo ci sono screzi e scontri).
Nel suo nuovo album "Hiddo Dhawr" confluiscono psichedelia, rock, tradizione locale, melodie arabe, ethio jazz, funk, blues, addirittura garage punk (ascoltare "Sharaf" nei commenti), una miscela conturbante, forte, aggressiva e allo stesso tempo dolce.
LES AMAZONES D'AFRIQUE - Musow Danze
Supergruppo femminile e femminista formato in Mali nel 2015 da Kandia Kouyaté, Angélique Kidjo, Mamani Keita, Rokia Koné, Mariam Doumbia, Nneka, Mariam Koné, Massan Coulibaly, Madina N'Diaye, Madiaré Dramé, Mouneissa Tandina et Pamela Badjogo, grandi voci in rappresentanza della miriade di musica che arriva dall'Africa (NON ESISTE una "musica africana" ma MILLE- forse più - MUSICHE AFRICANE). Cantano contro la violenza sessuale, le mutilazioni genitali femminili, diritti.
In questo nuovo album a fianco di una delle fondatrici Mamani Keïta (Mali) ci sono Fafa Ruffino (Benin), Kandy Guira (Burkina Faso), Dobet Gnahoré (Côte d’Ivoire), Alvie Bitemo (Congo-Brazzaville), Nneka (Nigeria). Produce il grande Jacknife Lee. Nell'album ci sono ritmi tribali, hip hop, highlife, afrobeat, elettronica, influenze tradizionali, soukous, voci incredibili, un grandissimo groove.
LUCINDA WILLIAMS - Sings the Beatles from Abbey Road
Improbabile fare il conto degli album tributo ai Beatles.
Molto bello questo appena uscito. La voce di Lucinda Williams, sofferta e dolente, conferisce alle versioni (peraltro la scelta dei brani è particolarmente oculata con uno sguardo a episodi "oscuri" come "I'm looking through you", "Rain" o "Yer Blues") un'aura "maledetta" che ne rinnova (aspetto difficilissimo) la veste.
Anche i classici "Let it be", "While my guitar gently weeps" e "Something" escono benissimo.
Più che riuscito.
RUTS DC - ELECTRacoustic vol.3
E' da poco uscito il terzo volume della serie "ELECTRacoustic" dei RUTS DC (reperibili qui: https://rutsdc.com/downloads).
Una delle mie band preferite in assoluto (anche dopo la triste scomparsa di Malcom Owen) riprende il repertorio dei Ruts e della prosecuzione con l'allegato DC e aggiunge qualche inedito, in chiave semi acustica, ridando a classici come "Babylon's burning", "West One", "Staring at the rude boys", "Jah War", una nuova veste e confermando la loro altissima qualità compositiva e la capacità esecutiva da pure eccellenze come strumentisti.
MONKEY CAT - Psychotic Wonderland
Dall'Arizona l'arrembante garage punk rock (con synth disturbante a dare un tocco di grande originalità) in cui la band sprizza energia, freschezza, brani pulsanti di immediata presa e un tiro comune a pochi.
lunedì, dicembre 23, 2024
I migliori album 2024
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Il meglio dell'anno
venerdì, dicembre 20, 2024
Album Italiani 2024
Ho scelto una ventina di album e/o 45 giri italiani che più ho apprezzato e ascoltato nel 2024 (in ordine più o meno sparso).
Negli scorsi anni era andata così.
nel 2007 Statuto e Temponauts
nel 2008 Assalti Frontali
nel 2009 Julie's Haircut, Edda e Teatro degli Orrori
nel 2010 June e Statuto
nel 2011 Verdena, Peawees, Enrico Brizzi, Dellera, Paolo Apollo Negri, Statuto
nel 2012 An Apple Day, Barbacans, Julie’s Haircut
nel 2013 Julie's Haircut, Statuto, Raphael Gualazzi, Cesare Basile, Giuda
nel 2014 Edda, Finardi, Bologna Violenta, Bastard Sons of Dioniso, Steeplejack
nel 2015 Cesare Basile, Iacampo, Mimosa
nel 2016 Winstons, Afterhurs, Michele Gazich, Statuto, Radio Days
nel 2017 Edda, Bastard Sons of Dioniso, Cesare Basile, Era Serenase, Mauro Ermanno Giovanardi, Alex Loggia
nel 2018 Nicola Conte, Roberto Vecchioni, Calibro 35, Iacampo, Evil Knievel
nel 2019 Piaggio Soul Combination, Winstons, Massimo Volume, Giuda, Julie's Haircut, Cesare Basile
nel 2020 Ritmo Tribale, Calibro 35, Dining Rooms, Era Serenase, Mother Island
nel 2021 Gli Ultimi, The Breakbeast, Andrea Chimenti, Piaggio Soul Combination, Radio Days
nel 2022 Sacromud, Diplomatics, Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri, Vera Di Lecce, Three Blind Mice
Nel 2023 Giorgio Canali, Sick Tamburo, Alex Fernet, Lucio Corsi, Funkool Orchestra.
TOP 10
IN ORDINE DI PERSONALE PREFERENZA
OSSA DI CANE - La morte del re
Spettacolare esordio per il sestetto senese che riesce nel complesso e arduo compito di creare una miscela innovativa, sperimentale, originalissima, che mette insieme nu jazz (attingendo in particolare dalla scena British Jazz, da Ezra Collective a Sons Of Kemet e Comet is Coming), hip hop, drum and bass, elementi fusion, elettronica, un groove funk. Il tutto condito da un'attitudine "punk", iconoclasta ma allo stesso tempo intimista. Siamo di fronte a uno dei migliori album nostrani dell'anno. Eccellente.
TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI - Garage Pordenone
Storico nome della scena italiana, tra i più riconoscibili, creativi, originali, i Tre Allegri Ragazzi Morti toccano il traguardo del decimo album e i trent'anni di attività, confermandosi in forma eccellente, alternando atmosfere particolarmente aggressive, al limite del punk rock, le consuete melodie pop sbilenche, un irresistibile brano rocksteady ("Mi piace quello che è vero"), power pop ("L'oscena"), malinconiche ballate.
Scorrono nei testi altri allegri ragazzi morti ad arricchire la ormai folta e inquietante umanità sempre sapientemente rappresentata. Ancora una volta un centro perfetto.
THE WINSTONS - Third
L'aspetto prevalente del mondo Winstons è il gusto continuo per il cambiamento, la sorpresa, la capacità di spaziare in mezzo a suoni di ogni tipo che possono essere facilmente collegabili a "generi" e ambiti sonori precisi, da cui però il trio rifugge subito, contestualizzandoli ad altri profili artistici.
Il terzo album della felice carriera cammina su sentieri riconducibili al primo prog a cavallo dei Sessanta e Settanta, ancora profondamente contaminato dalla psichedelia e da echi Beatlesiani. Ma in mezzo c'è un altro universo di riferimenti e influenze (dalla musica classica al rock, sperimentazione e pop) che rendono il loro sound immediatamente riconoscibile. Band di altissimo spessore internazionale, splendidi musicisti, compositori unici ed eccelsi.
KLASSE KRIMINALE - Belin, dei pazzi!
La storica band street punk Oi! di Savona compie un'operazione più unica che rara, ridando vita a una serie di brani "perduti" della storia punk ligure. Da vecchie cassette, addirittura confusi ricordi, ricostruiscono una serie di testimonianze degli anni Ottanta, reinterpretandole con il loro inconfondibile stile. Registrazione potentissima, canzoni di Gangland, Total Crash, Vanexa e altri, inclusa la conclusiva "Keep the faith" degli stessi KK, piene di genuina sincerità e urgenza, perfettamente arrangiate e suonate. Fantastico tutto.
PEAWEES - One Ride
Kilometri spesi in concerti su e giù per l'Europa, settimo album e abbondanza di riconoscimenti a un talento compositivo che si é progressivamente raffinato e personalizzato. In “One Ride” si mastica un saporito mix di power pop, garage punk, rock 'n' roll, soul, melodie di ispirazione Sessanta, ritmi sostenuti ma mai esageratamente veloci, tanta cura per i suoni. Un lavoro di grande presa e dalle indiscusse potenzialità.
THE MADS - Time By Time
I milanesi Mads, tra i primissimi in Italia ad abbracciare suoni ed estetica mod vissero poco tempo, dal 1979 al 1984, per incidere qualcosa, pur lasciando un fervido ricordo con travolgenti esibizioni dal vivo. Rinati nel 2012 con l'ottimo "The Orange Plane", bissano ora con il secondo splendido album, in cui converge tutto il meglio del mod sound, dai Jam, ai Chords, power pop, soul, ska, una splenmdida cover degli Action "Never Ever". Abbiamo dovuto aspettare tanto tempo ma l'attesa è stata felicemente ripagata da una band nel pieno dell'espressività e maturità artistica. Disco eccellente.
ASSALTI FRONTALI - Notte immensa
Il collettivo rap, primo in assoluto a incidere un disco rap in Italia, ancora come Onda Rossa Posse ("Batti il tuo tempo" del 1990), firma l'undicesimo album, confermandosi come uno dei nomi più importanti di sempre nella musica italiana.
Nessuno come loro sa affrontare in rima, con la poesia, tematiche attualissime e altrettanto tenute nascoste e colpevolmente trascurate come le periferie, il disagio delle nuove generazioni nei confronti di una società sempre più brutale e nemica dei poveri, degli emarginati, dell'inclusività, dell'etica, della socialità.
Gli Assalti Frontali ne cantano, ne rimano, con la consapevolezza da sempre partecipe, , in primissima linea, a certe problematiche. Lo fanno con un rap contaminato da sonorità funk, talvolta perfino orchestrali e una serie di giovani ospiti, nuove voci antagoniste come Er Tempesta, Piaga, Ellie Cottino, con la produzione artistica di Luca D'Aversa, la collaborazione di DSASTRO, figura leggendaria delle produzioni Old School italiane, la supervisione di Bonnot, storico produttore della band. Come sempre un raggio di luce e di speranza attraverso la lotta. Quotidiana, diretta, intensa.
THE SMOKE ORCHESTRA - Celestial bodies
Un album che spacca! Super gruppo che spara a tutto volume un funk "nerissimo", suonato e prodotto in maniera sublime. "Celestial Bodies" è un concept incentrato sullo Spazio, Galassie, Pianeti. Funkadelic, George Clinton, Sly Stone e James Brown dei 70 approvano.
GIULIO CAMPAGNOLO & the JAZZ FUNKERS - C'mon
Splendido album di modern jazz, puro Hammond sound con otto brani autografi, tra Jimmy Smith, il Ramsey Lewis dei Sessanta, Horace Silver. Campagnolo fiammeggia all'Hammond, accompagnato dalla pulsante e metronomica batteria di Adam Pache e da una sezione fiati particolare, con i sax di Michele Polga (autore anche di due pezzi) e Piero Bittolo Bon (anche al flauto) e il trombone di Federico Pierantoni.
Un gioiello di classe ed eleganza per original modernists, registrato in full analogic, live in studio.
FABIO MEINI – Streghe
E’ un album di rara intensità quello che ha assemblato, ideato, scritto e prodotto il cantautore Fabio Meini, con musiche di Josephine Lunghi e la partecipazione vocale di otto donne che parlano di donne. Costrette a vendere il proprio corpo, donne migranti, ragazze madri, persone trans. Ma si parla anche di diritto all’aborto, di donne violentate, parità di genere, nuove e vecchie streghe. Le canzoni sono una più bella dell’altra, vigorose, dure, impetuose, drammatiche e allo stesso tempo malinconiche ma mai remissive. Esattamente come tante donne che combattono ogni giorno contro ataviche ingiustizie ancora attuali.
Le cantanti sono: Aurora Pacchi (Madaus), Marina Mulopulos (Almamegretta, Malfunk), Serena Altavilla (Calibro 35, Mariposa, Solki), Rita “Lilith” Oberti (Not Moving, Lilith And The Sinnersaints), Elisa Montaldo (Il Tempio delle clessidre), Alice Motta (Zen Circus, Criminal Jokers, Motta), Alessandra Falca (Volontré) e Martina Vivaldi (Merry Go Round). A suonare invece troviamo: Dome La Muerte (CCM, Not Moving), Riccardo Rocchi (Frizzi2Fulci), Lorenzo Gherarducci (Eveline’s Dust), Francesco Bottai (Gatti Mézzi), Paolo Del Vecchio (Peppe Barra, Daniele Sepe), Fausto Caricato, Elisa Montaldo, Alice Motta, Davide Tognocchi, Elia Petrosino e Fabio Meini.
Il disco vede anche la partecipazione straordinaria dell’attore David Brandon, storico componente della Lindsay Kemp Company, noto al pubblico italiano anche per la partecipazione a molti film cult degli anni 80 fra cui Deliria di Michele Soavi, Caligola di Joe D’Amato e Le foto di Gioia di Lamberto Bava.
BRAVO GESÚ ROGER - Burro Es Gergo Va
E' corroborante per lo spirito e le orecchie quando un album risulta indefinibile, tanti sono i "generi" che vi confluiscono, si mischiano, emergono all'improvviso per poi scomparire. Soprattutto quando il melting pot sonoro è espresso con così tanta competenza e capacità. Un vago riferimento potrebbe portare ai Primus di Les Claypool, per l'approccio aperto e senza limite alcuno (oltre alle tematiche visionarie dei testi) e a Frank Zappa per l'abilità (peraltro altissima da un punto di vista tecnico strumentale) di spaziare ovunque nello scibile musicale, tra pop, funk, jazz, metal, rock. Album interessantissimo.
IL RESTO (45 giri)
RUDY BOLO - Mezzanotte al soul bar / Mollo tutto
Spettacolare singolo in prezioso vinile in cui Rudy Bolo, veterano della scena streetpunk italiana (con i grandi Ghetto 84), riprende due brani della tradizione punk nostrana in chiave soul/northern soul. "Mezzanotte al soul bar" era dei Ghetto 84, "Mollo tutto" dei Bomber 80. I brani sono energici, splendidamente arrangiati, voce abrasiva, conservano lo spirito originario ma si ammantano di sapori Sessanta, riportano alla mente in particolare i mai dimenticati e sempre rimpianti Redskins e i nostri Statuto. Eccellente e indispensabile per ogni Young (o anche old) soul rebel!
GIUDA - Louder than action / It's not about the money
Tornano i lanciatissimi Giuda, in procinto di partire per un lungo tour americano, con un nuovo 45 giri che ne ribadisce la non facile capacità di comporre nuove canzoni, sempre fresche, potenti, efficaci, convincenti, mischiando glam, punk, rock 'n' roll, pub rock. Ovvero elementi classici, ampiamente esplorati e utilizzati nei decenni. Ma la band romana ci offre sempre una nuova visuale, eccitante, pulsante, nuova. Conquisteranno il mondo.
JUKEBOX 74 - She's got the power
Lu Silver ha un curriculum di grande rispetto, dagli Small Jackets alla Lu Silver String Band, a base di puro rock 'n' roll stradaiolo di sapore 70's che lo ha sempre visto protagonista a voce e chitarra. Ha deciso in questa nuova veste di tornare al primo amore, la batteria, confezionando un singolo di rara energia e grande bellezza. E' sempre rock 'n' roll, venato di soul e di un'anima pub rock (non a caso ai due eccellenti inediti si aggiunge una bellissima cover di un maestro dell'ambito Nick Lowe, omaggiato con una riuscita versione del suo classico "Heart of the city"). Grandissimo singolo!
IL RESTO (ALBUM)
IN ORDINE ALFABETICO
ARTISTI VARI - Lievi favole
L‟associazione Culturale “Gavinuccio Canu” ha prodotto il doppio LP dal titolo “Lievi Favole” che comprende le ultime canzoni originali inedite del cantautore sassarese Gavinuccio Canu, scomparso il 14 febbraio del 2022. Il disco, in 300 copie, sarà pubblicato e acquistabile dal sito www.gavinucciocanu.org, da settembre 2024. L‟idea nasce dalla volontà di incidere il ricordo di Gavinuccio in modo indelebile e, contestualmente, rendergli omaggio grazie alla partecipazione sentita di chi come lui ha vissuto e vive la musica in modo viscerale. Un lavoro collettivo “nazionale” che possa farne conoscere e apprezzare la figura artistica anche fuori dalla sua Sassari e dalla Sardegna. Il doppio album include le registrazioni originali, scabre e intensissime di Gavinuccio Canu e le rivisitazioni altrettanto dense e profonde di una serie di artisti di primo piano della scena new wave e cantautorale italiana, tra cui Andrea Chimenti, Rita Lilith Oberti con Cesare Basile, Miro Sassolini, con Gianni Maroccolo, Mauro Ermanno Giovanardi, tra i tanti. Un lavoro unico, prezioso, a tratti sperimentale altre volte declinato in chiave canzone d'autore, destinato a rimanere nella storia della musica underground italiana.
A TOYS ORCHESTRA - Midnight again
Una delle band più rappresentative della scena italiana, firma l'ottavo album, a sei anni dall'ultima uscita, un ulteriore passo in avanti in una maturazione da fuoriclasse. Un'anima soul, blues, quasi gospel. Ogni tanto sbucano il Lou Reed, il Jeff Buckley o il Leonard Cohen più introversi, addirittura Ray Davies e i Kinks. Impressionano la capacità compositiva ed evocativa, la padronanza creativa e il livello artistico dell'album.
PIER ADDUCE - Dove vola la cicogna
Pier Adduce è un cantautore eclettico che si muove agilmente da anni in contesti autorali, soprattutto con il suo alter ego Guignol, in cui la tradizione della canzone più colta italiana si sposa a influenze disparate (da Nick Cave a Leonard Cohen). Il nuovo album, a suo nome, sposta le coordinate sonore verso un uso più accentuato dell'elettronica, mantenendo però inalterato lo scabro incedere di un rock sempre aspro e debitore alla lezione post wave. I testi come sempre sono una parte importante della poetica di Adduce, tra immagini simboliche e crudo realismo da "lingua allenata a battere il tamburo con una voce potente adatta per il vaffanculo". Un'ennesima conferma della qualità della sua scrittura.
JEAN PAUL AGAMBI QUARTET – Hate Feeds Itself
Torna la band sparsa per l’Europa, tra Glasgow e Barcellona, composta da Elle e Flavio Ferri, con l’aggiunta di Simone Trovato e Alex Carmona. Un altro ep, che segue il precedente ” Atomic Urban Extravaganza”, di alcuni mesi fa, in cui si condensano umori metropolitani, tra funk impazzito, jazz, avanguardia, attitudine punk, caos sonoro, hip hop e altro. Pura avanguardia, interessantissima.
ANY OTHER – Stillness, stop: you have a right to remember
Any Other è una delle cantautrici (oltre che produttrice e polistrumentista) più talentuose della scena italiana. Lo conferma il nuovo album, un delicato lavoro di cesello tra atmosfere folk, un retrogusto jazzy, canzoni di maturità eccelsa, una voce suadente, ferma, capace di librarsi sicura tra le note mai banali delle composizioni. Eleganza e raffinatezza, ammantate da una vena malinconica e romantica. Si candida a uno dei migliori album nostrani dell’anno, già da ora.
CESARE BASILE – Saracena
Non scopriamo ora che Cesare Basile è senza alcun dubbio tra i migliori interpreti di una canzone d’autore personale e originale, in cui è ricorrente la miscela tra tradizione e sperimentazione. Il nuovo album, come da tempo cantato in siciliano, attinge dalle sue radici e da umori “africani” ma mischia il tutto con elettronica e avanguardia, osando, senza porsi limiti, spesso immerso in raga ipnotici, dai suoni ancestrali, in cui subentrano “disturbi” elettronici, parole, suoni, rumori.
I testi nascono dall’urgenza di una contingenza, non più emergenza, ormai acclarata, come l’esodo in corso in buona parte del mondo, verso la speranza di una vita migliore (o se non altro non peggiore). Come sempre uno dei rari casi in cui ci troviamo di fronte a un disco punk senza che di quel suono ci sia nulla. Un pregio unico.
BEBALONCAR – Diary of a lost girl
Torna l’inquietante creatura di Scanna (ex Ugly Things, Primeteens, Sciacalli, Bohemians, Pamela Tiffins e tanto altro), già protagonista nel 2022 di un brillante esordio con “Suicide lovers”. Il nuovo album ricalca i sentieri tracciati nel precedente lavoro: minimalismo sonoro, atmosfere drammatiche, solenni, oscure e malate, Velvet Underground, Jesus and Mary Chain e umori shoegaze si mischiano in una miscela personale e originale, lungo dieci brani. Una conferma.
PAOLO BENVEGNU’ – E’ inutile parlare d’amore
Il nono album di uno dei più raffinati e interessanti cantautori italiani ne conferma tutti i pregi di una scrittura da sempre di altissimo livello. Benvegnù muove lo sguardo verso atmosfere più fruibili ma non scende a nessun compromesso lirico (con numerosi riferimenti socio politici) e sonoro e spiazza con un gioiello come “Marlene Dietrich”, dolente ballata romanticamente malinconica. “Canzoni brutte” è un brano che guarda con disincanto al mondo della musica, con note palesemente autobiografiche e dalla ritmica arrembante. “Tecnica e simbolica” apre il lavoro con cambi di ritmo e di atmosfere dal sapore quasi prog. Sono le tre vette di un album maturo, personale, convincente, intenso, realizzato tecnicamente alla perfezione (con arrangiamenti sempre eleganti e azzeccati).
BLACK SNAKE MOAN - Lost in time
Marco Contestabile torna con il suo affascinante progetto dal nome intrigante e misterioso, Black Snake Moan. Nove brani in cui abbraccia folk psichedelico di sapore anni Sessanta, trame care alla California musicale più oscura di quel periodo (con rimandi espliciti ai Doors ma con un approccio "malato" non distante dai primi Velvet Underground), blues, umori "desertici", raga-rock. Un viaggio personale, raro da ascoltare ai giorni nostri, arrangiato, prodotto e composto con totale competenza della materia trattata. Un vero e proprio gioiello.
CARNIVAL OF FOOLS – Complete discography 1989-1993
Una delle band più rappresentative della scena underground italiana a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, con una discografia mai ristampata nella sua completezza, trova ora il dovuto riconoscimento in due CD che includono i due album Religious Folk e Towards the Lighted Town, i singoli, brani sparsi su compilation e due live. Trentuno canzoni intrise di blues, punk, violenza, sofferenza, intimismo, “malattia”. Era il mondo del gruppo di Mauro Ermanno Giovanardi che dopo lo scioglimento, nel 1994, intraprese altre strade, sia soliste che con l’originalissima e unica avventura dei La Crus. Un capitolo essenziale per conoscere la scena italiana di quegli anni.
DINING ROOMS – Songs To Make Love To
Decimo album per il duo composto da Stefano Ghittoni e Cesare Malfatti che prosegue la sua esplorazione sonora e nell’animo umano. Qui si parla dell’amore, dalla sua costruzione, alle dinamiche delle relazioni, senza vincoli e fuori dal concetto di possesso. Lo stile è ormai acclarato e da lungo tempo riconoscibile, con groove ritmici mid tempo, ondeggianti, insinuanti, un uso sapiente di elettronica e suoni ambientali (in questo caso con registrazioni dai Carruggi genovesi, della Darsena milanese, dei quartieri spagnoli di Napoli e di città come Istanbul e San Paolo).
Ospiti vocali valorizzano una serie di brani (in particolare Chiara Castello in “Stone (My heart)” rende la canzone una sorta di versione modernizzata dei Velvet Underground feat. Nico), mentre la perfetta padronanza della materia e una creatività sempre di alto livello, portano anche questo album ai consueti livelli di eccellenza.
GHOSTWOUND - s/t
Chi ha avuto dimestichezza con la scena underground milanese ricorderà senza dubbio una serie di band che hanno brillato come meteore per poco tempo, lasciando però stupende tracce sonore: Free The Nation, Matra, Lord Shani, Psicotaxi, Noise Under Dreaming. Da queste esperienze, sempre caratterizzate da forti legami con un sound atipico, debitore a funk, rock, soul ruvido, psichedelia, proto prog tra 60’s e 70’s, provengono i componenti della band all’esordio con un album potentissimo, in cui convergono le suddette influenze. Il tutto condito da spunti stoner, una predilezione assoluta per l’acid rock, gusto per l’improvvisazione e la jam strumentale. Eccellente.
GOPHER & THE DEADLOCKS - Tropical riot
Spettacolare album che accosta con disinvoltura brani reggae (vedi la splendida "Cenere" in coppia con Neffa) e dub a furiosi punk rock, spesso sconfinanti nell'hardcore, una cover punk di "Concrete Jungle" degli Specials, non disdegnando intermezzi hip hop. Un mix intrigante ed eccitante di Clash, Rancid, Beastie Boys, Ruts, 2Tone Records. Il tutto eseguito (e composto) con un'energia travolgente e uno spirito rivoltoso e combattivo. Notevole.
THE LOYAL CHEATERS - And All Hell Broke Loose
Secondo album per la band italo-tedesca, guidata dalla voce di Lena McFrison e nuova sferzata rock 'n' roll, potente, spietata, dura e minimale. I riferimenti si piazzano tra Joan Jett, Hellacopters, Amyl & the Sniffers, Juliette & the Licks ma con un'anima rock blues che permea il tutto (in "Hound dog" in particolare). Suonato perfettamente, suoni sempre azzeccati, grande tiro e giusta attitudine.
LOVESICK - Remember my name
Torna lo stupendo duo (Paolo Roberto Pianezza, voce e chitarra e Francesca Alinovi contrabbasso e perussioni a cui si è aggiunto Alessandro Cosentino al fiddle e batteria), che ha conquistato Europa e America con lunghi e infuocati tour e cinque album. Il sesto ne conferma la perfetta abilità nel coniugare rockabilly, swing, country & western, hillbilly in canzoni originali, curate e incisive. Un lavoro perfetto!
MAVERICK PERSONA – In the name of
Il duo brindisino composto da Amerigo Verardi, figura di spicco della musica underground italiana, da sempre pilastro dell’originalità, e Matteo D’Astore (Deje) regala il secondo album del loro particolarissimo progetto. Un crogiuolo raffinato e colto di influenze, riferimenti sonori e artistici che rendono il lavoro pregevolissimo. Psichedelia moderna che abbraccia suoni elettronici e dub e con un’anima cara a due delle menti più innovative della musica pop del Novecento, Lou Reed e John Cale.
Ma ci sono addirittura rimandi a insospettabili radici come David Sylvian (“Bite for freedom” ad esempio) mentre non manca mai nella poetica di Verardi l’ombra di Syd Barrett. Un album complesso, ricco, colmo di grande musica. Un garanzia di qualità.
MARIA MAZZOTTA – Onde
Interessantissimo l’incrocio sonoro della cantante salentina, in cui azzarda accostare melodie, suggestioni, ritmi mediterranei e folk con sferzate rock talvolta di sapore quasi noise. La voce potente si sposa alla perfezione con la tradizione ma è a perfetto agio anche quando i ritmi e i suoni si fanno cattivi e aspri (vedi una delle vette dell’album, “Sula nu puei stare”, con la chitarra di Bombino e sapori rock blues psichedelici).
Tutto l’album è pervaso da un’attitudine tribale, da un approccio blues primitivo e crudo, perfino minaccioso (vedi la magistrale interpretazione di “Terra ca nun senti” del maestro Alberto Piazza, reinterpretata in origine da Rosa Balistreri, un confronto che Mazzotta riesce a sostenere con una versione percussiva e devastante). Lavoro sorprendente per forza e intensità.
SMALLTOWN TIGERS - Crush on you
Primo album per l'all female trio nostrano, già protagoniste dell'ottimo miniLp d'esordio "Five things" e di una frenetica attività live che le ha portate in giro per l'Europa, anche a fianco dei Damned. Il loro è un sound semplice e diretto: punk rock, rock 'n' roll, Ramones, garage, in cui irruenza, urgenza e spontaneità la fanno da padrone pur se con brani comunque elaborati a livello compositivo, mai banali e scontati. Una band che si è presa un posto di rilievo nella scena garage punk mondiale e che difficilmente lo mollerà.
STATUTO - Statuto Football Club
E' nota la vicinanza tra la storia degli STATUTO e la passione calcistica.
Dall'amore per la maglia granata del Torino (nel 1998 al videoclip del loro brano “Un Posto al Sole”, partecipò tutta la rosa della squadra, nel 2005 nel video di “Facci un goal” fu ospite Paolo Pulici, nel 2006 l'album "Toro" raccoglieva brani dedicati alla squadra del cuore, tra cui "Cuore Toro", inno ufficiale del Torino), a canzoni a tema calcistico meno specifiche.
Furono i primi nel 1988 a firmare un testo, “Ragazzo ultrà”, che descrive la tematica delle tifoserie organizzate, successivamente con Enrico Ruggeri hanno scritto nel 2010 il brano “Controcalcio”, omaggio al calcio d’altri tempi.
Inoltre oSKAr, è membro della Nazionale Italiana Cantanti dal 2017 con il ruolo di difensore.
Gli otto brani di "Statuto Football Club" alternano canzoni dedicate al calcio come "Notte magiche", "Una vita da mediano", "La leva calcistica del '68" e "La partita di pallone" a strumentali, sigle storiche televisive e radiofoniche di “Tutto il calcio minuto per minuto”, “Novantesimo Minuto”, “Domenica Sprint”,“Domenica Sportiva", come "A taste of honey" di Herb Alpert and Tijuana Brass o "Stadium" di Oscar Prudente con il baritonale coro "Viva viva il goleador". Le versioni sono ovviamente caratteristiche dello stile degli Statuto tra ska, soul, rocksteady, soul funk, modern latin jazz (vedi "Pancho" di Jack Trobey che fu sigla di "90° minuto").
L'idea è vincente, l'album arrangiato e suonato benissimo oltre che decisamente originale e godibilissimo.
La storia continua.
PAOLO ZANGARA - Scusi dov'è il bar?
Paolo Zangara ha un lunghissimo curriculum artistico, diviso tra un grande numero di progetti, sempre validi ed eclettici (dai Lo.Mo. agli Ophiuco), la cui attività è stata coronata da riuscite e frequenti uscite discografiche. La nuova veste solista è insolita e inedita. Gli otto brani autografi scavano nella tradizione della canzone d'autore italiana degli anni Sessanta e primi Settanta, quando spesso si ammantava di influenze jazz.
Dalle esperienze nella Penisola dell'ammaliante Chet Baker, a Gino Paoli, le tonalità ombrose di Sergio Endrigo, lo swing di Nicola Arigliano e Fred Buscaglione, oltre alle immancabili matrici di due maestri come Luigi Tenco e Piero Ciampi. Zangara si è circondato di eccellenti musicisti, il mood è perfettamente a fuoco, la qualità delle composizioni di altissimo livello. Eccellente.
ZOLLE - Rosa
Stefano (batteria) e Marcello (chitarra e voce) provengono da MoRkObOt, Viscera/// e Klown e suonano insieme da ormai trent'anni. La nuova esperienza è semplicemente geniale nel mettere insieme un sound granitico, rigorosamente strumentale (a parte occasionali cori con melodie paradossalmente spesso "celestiali" che infondono ironia e sarcasmo al tutto) che guarda ai riff e ai suoni di Metallica, Van Halen e Ac/Dc, flirta con i Motorspycho, travolge per potenza ed efficacia. Originali e irresistibili.
Negli scorsi anni era andata così.
nel 2007 Statuto e Temponauts
nel 2008 Assalti Frontali
nel 2009 Julie's Haircut, Edda e Teatro degli Orrori
nel 2010 June e Statuto
nel 2011 Verdena, Peawees, Enrico Brizzi, Dellera, Paolo Apollo Negri, Statuto
nel 2012 An Apple Day, Barbacans, Julie’s Haircut
nel 2013 Julie's Haircut, Statuto, Raphael Gualazzi, Cesare Basile, Giuda
nel 2014 Edda, Finardi, Bologna Violenta, Bastard Sons of Dioniso, Steeplejack
nel 2015 Cesare Basile, Iacampo, Mimosa
nel 2016 Winstons, Afterhurs, Michele Gazich, Statuto, Radio Days
nel 2017 Edda, Bastard Sons of Dioniso, Cesare Basile, Era Serenase, Mauro Ermanno Giovanardi, Alex Loggia
nel 2018 Nicola Conte, Roberto Vecchioni, Calibro 35, Iacampo, Evil Knievel
nel 2019 Piaggio Soul Combination, Winstons, Massimo Volume, Giuda, Julie's Haircut, Cesare Basile
nel 2020 Ritmo Tribale, Calibro 35, Dining Rooms, Era Serenase, Mother Island
nel 2021 Gli Ultimi, The Breakbeast, Andrea Chimenti, Piaggio Soul Combination, Radio Days
nel 2022 Sacromud, Diplomatics, Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri, Vera Di Lecce, Three Blind Mice
Nel 2023 Giorgio Canali, Sick Tamburo, Alex Fernet, Lucio Corsi, Funkool Orchestra.
TOP 10
IN ORDINE DI PERSONALE PREFERENZA
OSSA DI CANE - La morte del re
Spettacolare esordio per il sestetto senese che riesce nel complesso e arduo compito di creare una miscela innovativa, sperimentale, originalissima, che mette insieme nu jazz (attingendo in particolare dalla scena British Jazz, da Ezra Collective a Sons Of Kemet e Comet is Coming), hip hop, drum and bass, elementi fusion, elettronica, un groove funk. Il tutto condito da un'attitudine "punk", iconoclasta ma allo stesso tempo intimista. Siamo di fronte a uno dei migliori album nostrani dell'anno. Eccellente.
TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI - Garage Pordenone
Storico nome della scena italiana, tra i più riconoscibili, creativi, originali, i Tre Allegri Ragazzi Morti toccano il traguardo del decimo album e i trent'anni di attività, confermandosi in forma eccellente, alternando atmosfere particolarmente aggressive, al limite del punk rock, le consuete melodie pop sbilenche, un irresistibile brano rocksteady ("Mi piace quello che è vero"), power pop ("L'oscena"), malinconiche ballate.
Scorrono nei testi altri allegri ragazzi morti ad arricchire la ormai folta e inquietante umanità sempre sapientemente rappresentata. Ancora una volta un centro perfetto.
THE WINSTONS - Third
L'aspetto prevalente del mondo Winstons è il gusto continuo per il cambiamento, la sorpresa, la capacità di spaziare in mezzo a suoni di ogni tipo che possono essere facilmente collegabili a "generi" e ambiti sonori precisi, da cui però il trio rifugge subito, contestualizzandoli ad altri profili artistici.
Il terzo album della felice carriera cammina su sentieri riconducibili al primo prog a cavallo dei Sessanta e Settanta, ancora profondamente contaminato dalla psichedelia e da echi Beatlesiani. Ma in mezzo c'è un altro universo di riferimenti e influenze (dalla musica classica al rock, sperimentazione e pop) che rendono il loro sound immediatamente riconoscibile. Band di altissimo spessore internazionale, splendidi musicisti, compositori unici ed eccelsi.
KLASSE KRIMINALE - Belin, dei pazzi!
La storica band street punk Oi! di Savona compie un'operazione più unica che rara, ridando vita a una serie di brani "perduti" della storia punk ligure. Da vecchie cassette, addirittura confusi ricordi, ricostruiscono una serie di testimonianze degli anni Ottanta, reinterpretandole con il loro inconfondibile stile. Registrazione potentissima, canzoni di Gangland, Total Crash, Vanexa e altri, inclusa la conclusiva "Keep the faith" degli stessi KK, piene di genuina sincerità e urgenza, perfettamente arrangiate e suonate. Fantastico tutto.
PEAWEES - One Ride
Kilometri spesi in concerti su e giù per l'Europa, settimo album e abbondanza di riconoscimenti a un talento compositivo che si é progressivamente raffinato e personalizzato. In “One Ride” si mastica un saporito mix di power pop, garage punk, rock 'n' roll, soul, melodie di ispirazione Sessanta, ritmi sostenuti ma mai esageratamente veloci, tanta cura per i suoni. Un lavoro di grande presa e dalle indiscusse potenzialità.
THE MADS - Time By Time
I milanesi Mads, tra i primissimi in Italia ad abbracciare suoni ed estetica mod vissero poco tempo, dal 1979 al 1984, per incidere qualcosa, pur lasciando un fervido ricordo con travolgenti esibizioni dal vivo. Rinati nel 2012 con l'ottimo "The Orange Plane", bissano ora con il secondo splendido album, in cui converge tutto il meglio del mod sound, dai Jam, ai Chords, power pop, soul, ska, una splenmdida cover degli Action "Never Ever". Abbiamo dovuto aspettare tanto tempo ma l'attesa è stata felicemente ripagata da una band nel pieno dell'espressività e maturità artistica. Disco eccellente.
ASSALTI FRONTALI - Notte immensa
Il collettivo rap, primo in assoluto a incidere un disco rap in Italia, ancora come Onda Rossa Posse ("Batti il tuo tempo" del 1990), firma l'undicesimo album, confermandosi come uno dei nomi più importanti di sempre nella musica italiana.
Nessuno come loro sa affrontare in rima, con la poesia, tematiche attualissime e altrettanto tenute nascoste e colpevolmente trascurate come le periferie, il disagio delle nuove generazioni nei confronti di una società sempre più brutale e nemica dei poveri, degli emarginati, dell'inclusività, dell'etica, della socialità.
Gli Assalti Frontali ne cantano, ne rimano, con la consapevolezza da sempre partecipe, , in primissima linea, a certe problematiche. Lo fanno con un rap contaminato da sonorità funk, talvolta perfino orchestrali e una serie di giovani ospiti, nuove voci antagoniste come Er Tempesta, Piaga, Ellie Cottino, con la produzione artistica di Luca D'Aversa, la collaborazione di DSASTRO, figura leggendaria delle produzioni Old School italiane, la supervisione di Bonnot, storico produttore della band. Come sempre un raggio di luce e di speranza attraverso la lotta. Quotidiana, diretta, intensa.
THE SMOKE ORCHESTRA - Celestial bodies
Un album che spacca! Super gruppo che spara a tutto volume un funk "nerissimo", suonato e prodotto in maniera sublime. "Celestial Bodies" è un concept incentrato sullo Spazio, Galassie, Pianeti. Funkadelic, George Clinton, Sly Stone e James Brown dei 70 approvano.
GIULIO CAMPAGNOLO & the JAZZ FUNKERS - C'mon
Splendido album di modern jazz, puro Hammond sound con otto brani autografi, tra Jimmy Smith, il Ramsey Lewis dei Sessanta, Horace Silver. Campagnolo fiammeggia all'Hammond, accompagnato dalla pulsante e metronomica batteria di Adam Pache e da una sezione fiati particolare, con i sax di Michele Polga (autore anche di due pezzi) e Piero Bittolo Bon (anche al flauto) e il trombone di Federico Pierantoni.
Un gioiello di classe ed eleganza per original modernists, registrato in full analogic, live in studio.
FABIO MEINI – Streghe
E’ un album di rara intensità quello che ha assemblato, ideato, scritto e prodotto il cantautore Fabio Meini, con musiche di Josephine Lunghi e la partecipazione vocale di otto donne che parlano di donne. Costrette a vendere il proprio corpo, donne migranti, ragazze madri, persone trans. Ma si parla anche di diritto all’aborto, di donne violentate, parità di genere, nuove e vecchie streghe. Le canzoni sono una più bella dell’altra, vigorose, dure, impetuose, drammatiche e allo stesso tempo malinconiche ma mai remissive. Esattamente come tante donne che combattono ogni giorno contro ataviche ingiustizie ancora attuali.
Le cantanti sono: Aurora Pacchi (Madaus), Marina Mulopulos (Almamegretta, Malfunk), Serena Altavilla (Calibro 35, Mariposa, Solki), Rita “Lilith” Oberti (Not Moving, Lilith And The Sinnersaints), Elisa Montaldo (Il Tempio delle clessidre), Alice Motta (Zen Circus, Criminal Jokers, Motta), Alessandra Falca (Volontré) e Martina Vivaldi (Merry Go Round). A suonare invece troviamo: Dome La Muerte (CCM, Not Moving), Riccardo Rocchi (Frizzi2Fulci), Lorenzo Gherarducci (Eveline’s Dust), Francesco Bottai (Gatti Mézzi), Paolo Del Vecchio (Peppe Barra, Daniele Sepe), Fausto Caricato, Elisa Montaldo, Alice Motta, Davide Tognocchi, Elia Petrosino e Fabio Meini.
Il disco vede anche la partecipazione straordinaria dell’attore David Brandon, storico componente della Lindsay Kemp Company, noto al pubblico italiano anche per la partecipazione a molti film cult degli anni 80 fra cui Deliria di Michele Soavi, Caligola di Joe D’Amato e Le foto di Gioia di Lamberto Bava.
BRAVO GESÚ ROGER - Burro Es Gergo Va
E' corroborante per lo spirito e le orecchie quando un album risulta indefinibile, tanti sono i "generi" che vi confluiscono, si mischiano, emergono all'improvviso per poi scomparire. Soprattutto quando il melting pot sonoro è espresso con così tanta competenza e capacità. Un vago riferimento potrebbe portare ai Primus di Les Claypool, per l'approccio aperto e senza limite alcuno (oltre alle tematiche visionarie dei testi) e a Frank Zappa per l'abilità (peraltro altissima da un punto di vista tecnico strumentale) di spaziare ovunque nello scibile musicale, tra pop, funk, jazz, metal, rock. Album interessantissimo.
IL RESTO (45 giri)
RUDY BOLO - Mezzanotte al soul bar / Mollo tutto
Spettacolare singolo in prezioso vinile in cui Rudy Bolo, veterano della scena streetpunk italiana (con i grandi Ghetto 84), riprende due brani della tradizione punk nostrana in chiave soul/northern soul. "Mezzanotte al soul bar" era dei Ghetto 84, "Mollo tutto" dei Bomber 80. I brani sono energici, splendidamente arrangiati, voce abrasiva, conservano lo spirito originario ma si ammantano di sapori Sessanta, riportano alla mente in particolare i mai dimenticati e sempre rimpianti Redskins e i nostri Statuto. Eccellente e indispensabile per ogni Young (o anche old) soul rebel!
GIUDA - Louder than action / It's not about the money
Tornano i lanciatissimi Giuda, in procinto di partire per un lungo tour americano, con un nuovo 45 giri che ne ribadisce la non facile capacità di comporre nuove canzoni, sempre fresche, potenti, efficaci, convincenti, mischiando glam, punk, rock 'n' roll, pub rock. Ovvero elementi classici, ampiamente esplorati e utilizzati nei decenni. Ma la band romana ci offre sempre una nuova visuale, eccitante, pulsante, nuova. Conquisteranno il mondo.
JUKEBOX 74 - She's got the power
Lu Silver ha un curriculum di grande rispetto, dagli Small Jackets alla Lu Silver String Band, a base di puro rock 'n' roll stradaiolo di sapore 70's che lo ha sempre visto protagonista a voce e chitarra. Ha deciso in questa nuova veste di tornare al primo amore, la batteria, confezionando un singolo di rara energia e grande bellezza. E' sempre rock 'n' roll, venato di soul e di un'anima pub rock (non a caso ai due eccellenti inediti si aggiunge una bellissima cover di un maestro dell'ambito Nick Lowe, omaggiato con una riuscita versione del suo classico "Heart of the city"). Grandissimo singolo!
IL RESTO (ALBUM)
IN ORDINE ALFABETICO
ARTISTI VARI - Lievi favole
L‟associazione Culturale “Gavinuccio Canu” ha prodotto il doppio LP dal titolo “Lievi Favole” che comprende le ultime canzoni originali inedite del cantautore sassarese Gavinuccio Canu, scomparso il 14 febbraio del 2022. Il disco, in 300 copie, sarà pubblicato e acquistabile dal sito www.gavinucciocanu.org, da settembre 2024. L‟idea nasce dalla volontà di incidere il ricordo di Gavinuccio in modo indelebile e, contestualmente, rendergli omaggio grazie alla partecipazione sentita di chi come lui ha vissuto e vive la musica in modo viscerale. Un lavoro collettivo “nazionale” che possa farne conoscere e apprezzare la figura artistica anche fuori dalla sua Sassari e dalla Sardegna. Il doppio album include le registrazioni originali, scabre e intensissime di Gavinuccio Canu e le rivisitazioni altrettanto dense e profonde di una serie di artisti di primo piano della scena new wave e cantautorale italiana, tra cui Andrea Chimenti, Rita Lilith Oberti con Cesare Basile, Miro Sassolini, con Gianni Maroccolo, Mauro Ermanno Giovanardi, tra i tanti. Un lavoro unico, prezioso, a tratti sperimentale altre volte declinato in chiave canzone d'autore, destinato a rimanere nella storia della musica underground italiana.
A TOYS ORCHESTRA - Midnight again
Una delle band più rappresentative della scena italiana, firma l'ottavo album, a sei anni dall'ultima uscita, un ulteriore passo in avanti in una maturazione da fuoriclasse. Un'anima soul, blues, quasi gospel. Ogni tanto sbucano il Lou Reed, il Jeff Buckley o il Leonard Cohen più introversi, addirittura Ray Davies e i Kinks. Impressionano la capacità compositiva ed evocativa, la padronanza creativa e il livello artistico dell'album.
PIER ADDUCE - Dove vola la cicogna
Pier Adduce è un cantautore eclettico che si muove agilmente da anni in contesti autorali, soprattutto con il suo alter ego Guignol, in cui la tradizione della canzone più colta italiana si sposa a influenze disparate (da Nick Cave a Leonard Cohen). Il nuovo album, a suo nome, sposta le coordinate sonore verso un uso più accentuato dell'elettronica, mantenendo però inalterato lo scabro incedere di un rock sempre aspro e debitore alla lezione post wave. I testi come sempre sono una parte importante della poetica di Adduce, tra immagini simboliche e crudo realismo da "lingua allenata a battere il tamburo con una voce potente adatta per il vaffanculo". Un'ennesima conferma della qualità della sua scrittura.
JEAN PAUL AGAMBI QUARTET – Hate Feeds Itself
Torna la band sparsa per l’Europa, tra Glasgow e Barcellona, composta da Elle e Flavio Ferri, con l’aggiunta di Simone Trovato e Alex Carmona. Un altro ep, che segue il precedente ” Atomic Urban Extravaganza”, di alcuni mesi fa, in cui si condensano umori metropolitani, tra funk impazzito, jazz, avanguardia, attitudine punk, caos sonoro, hip hop e altro. Pura avanguardia, interessantissima.
ANY OTHER – Stillness, stop: you have a right to remember
Any Other è una delle cantautrici (oltre che produttrice e polistrumentista) più talentuose della scena italiana. Lo conferma il nuovo album, un delicato lavoro di cesello tra atmosfere folk, un retrogusto jazzy, canzoni di maturità eccelsa, una voce suadente, ferma, capace di librarsi sicura tra le note mai banali delle composizioni. Eleganza e raffinatezza, ammantate da una vena malinconica e romantica. Si candida a uno dei migliori album nostrani dell’anno, già da ora.
CESARE BASILE – Saracena
Non scopriamo ora che Cesare Basile è senza alcun dubbio tra i migliori interpreti di una canzone d’autore personale e originale, in cui è ricorrente la miscela tra tradizione e sperimentazione. Il nuovo album, come da tempo cantato in siciliano, attinge dalle sue radici e da umori “africani” ma mischia il tutto con elettronica e avanguardia, osando, senza porsi limiti, spesso immerso in raga ipnotici, dai suoni ancestrali, in cui subentrano “disturbi” elettronici, parole, suoni, rumori.
I testi nascono dall’urgenza di una contingenza, non più emergenza, ormai acclarata, come l’esodo in corso in buona parte del mondo, verso la speranza di una vita migliore (o se non altro non peggiore). Come sempre uno dei rari casi in cui ci troviamo di fronte a un disco punk senza che di quel suono ci sia nulla. Un pregio unico.
BEBALONCAR – Diary of a lost girl
Torna l’inquietante creatura di Scanna (ex Ugly Things, Primeteens, Sciacalli, Bohemians, Pamela Tiffins e tanto altro), già protagonista nel 2022 di un brillante esordio con “Suicide lovers”. Il nuovo album ricalca i sentieri tracciati nel precedente lavoro: minimalismo sonoro, atmosfere drammatiche, solenni, oscure e malate, Velvet Underground, Jesus and Mary Chain e umori shoegaze si mischiano in una miscela personale e originale, lungo dieci brani. Una conferma.
PAOLO BENVEGNU’ – E’ inutile parlare d’amore
Il nono album di uno dei più raffinati e interessanti cantautori italiani ne conferma tutti i pregi di una scrittura da sempre di altissimo livello. Benvegnù muove lo sguardo verso atmosfere più fruibili ma non scende a nessun compromesso lirico (con numerosi riferimenti socio politici) e sonoro e spiazza con un gioiello come “Marlene Dietrich”, dolente ballata romanticamente malinconica. “Canzoni brutte” è un brano che guarda con disincanto al mondo della musica, con note palesemente autobiografiche e dalla ritmica arrembante. “Tecnica e simbolica” apre il lavoro con cambi di ritmo e di atmosfere dal sapore quasi prog. Sono le tre vette di un album maturo, personale, convincente, intenso, realizzato tecnicamente alla perfezione (con arrangiamenti sempre eleganti e azzeccati).
BLACK SNAKE MOAN - Lost in time
Marco Contestabile torna con il suo affascinante progetto dal nome intrigante e misterioso, Black Snake Moan. Nove brani in cui abbraccia folk psichedelico di sapore anni Sessanta, trame care alla California musicale più oscura di quel periodo (con rimandi espliciti ai Doors ma con un approccio "malato" non distante dai primi Velvet Underground), blues, umori "desertici", raga-rock. Un viaggio personale, raro da ascoltare ai giorni nostri, arrangiato, prodotto e composto con totale competenza della materia trattata. Un vero e proprio gioiello.
CARNIVAL OF FOOLS – Complete discography 1989-1993
Una delle band più rappresentative della scena underground italiana a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, con una discografia mai ristampata nella sua completezza, trova ora il dovuto riconoscimento in due CD che includono i due album Religious Folk e Towards the Lighted Town, i singoli, brani sparsi su compilation e due live. Trentuno canzoni intrise di blues, punk, violenza, sofferenza, intimismo, “malattia”. Era il mondo del gruppo di Mauro Ermanno Giovanardi che dopo lo scioglimento, nel 1994, intraprese altre strade, sia soliste che con l’originalissima e unica avventura dei La Crus. Un capitolo essenziale per conoscere la scena italiana di quegli anni.
DINING ROOMS – Songs To Make Love To
Decimo album per il duo composto da Stefano Ghittoni e Cesare Malfatti che prosegue la sua esplorazione sonora e nell’animo umano. Qui si parla dell’amore, dalla sua costruzione, alle dinamiche delle relazioni, senza vincoli e fuori dal concetto di possesso. Lo stile è ormai acclarato e da lungo tempo riconoscibile, con groove ritmici mid tempo, ondeggianti, insinuanti, un uso sapiente di elettronica e suoni ambientali (in questo caso con registrazioni dai Carruggi genovesi, della Darsena milanese, dei quartieri spagnoli di Napoli e di città come Istanbul e San Paolo).
Ospiti vocali valorizzano una serie di brani (in particolare Chiara Castello in “Stone (My heart)” rende la canzone una sorta di versione modernizzata dei Velvet Underground feat. Nico), mentre la perfetta padronanza della materia e una creatività sempre di alto livello, portano anche questo album ai consueti livelli di eccellenza.
GHOSTWOUND - s/t
Chi ha avuto dimestichezza con la scena underground milanese ricorderà senza dubbio una serie di band che hanno brillato come meteore per poco tempo, lasciando però stupende tracce sonore: Free The Nation, Matra, Lord Shani, Psicotaxi, Noise Under Dreaming. Da queste esperienze, sempre caratterizzate da forti legami con un sound atipico, debitore a funk, rock, soul ruvido, psichedelia, proto prog tra 60’s e 70’s, provengono i componenti della band all’esordio con un album potentissimo, in cui convergono le suddette influenze. Il tutto condito da spunti stoner, una predilezione assoluta per l’acid rock, gusto per l’improvvisazione e la jam strumentale. Eccellente.
GOPHER & THE DEADLOCKS - Tropical riot
Spettacolare album che accosta con disinvoltura brani reggae (vedi la splendida "Cenere" in coppia con Neffa) e dub a furiosi punk rock, spesso sconfinanti nell'hardcore, una cover punk di "Concrete Jungle" degli Specials, non disdegnando intermezzi hip hop. Un mix intrigante ed eccitante di Clash, Rancid, Beastie Boys, Ruts, 2Tone Records. Il tutto eseguito (e composto) con un'energia travolgente e uno spirito rivoltoso e combattivo. Notevole.
THE LOYAL CHEATERS - And All Hell Broke Loose
Secondo album per la band italo-tedesca, guidata dalla voce di Lena McFrison e nuova sferzata rock 'n' roll, potente, spietata, dura e minimale. I riferimenti si piazzano tra Joan Jett, Hellacopters, Amyl & the Sniffers, Juliette & the Licks ma con un'anima rock blues che permea il tutto (in "Hound dog" in particolare). Suonato perfettamente, suoni sempre azzeccati, grande tiro e giusta attitudine.
LOVESICK - Remember my name
Torna lo stupendo duo (Paolo Roberto Pianezza, voce e chitarra e Francesca Alinovi contrabbasso e perussioni a cui si è aggiunto Alessandro Cosentino al fiddle e batteria), che ha conquistato Europa e America con lunghi e infuocati tour e cinque album. Il sesto ne conferma la perfetta abilità nel coniugare rockabilly, swing, country & western, hillbilly in canzoni originali, curate e incisive. Un lavoro perfetto!
MAVERICK PERSONA – In the name of
Il duo brindisino composto da Amerigo Verardi, figura di spicco della musica underground italiana, da sempre pilastro dell’originalità, e Matteo D’Astore (Deje) regala il secondo album del loro particolarissimo progetto. Un crogiuolo raffinato e colto di influenze, riferimenti sonori e artistici che rendono il lavoro pregevolissimo. Psichedelia moderna che abbraccia suoni elettronici e dub e con un’anima cara a due delle menti più innovative della musica pop del Novecento, Lou Reed e John Cale.
Ma ci sono addirittura rimandi a insospettabili radici come David Sylvian (“Bite for freedom” ad esempio) mentre non manca mai nella poetica di Verardi l’ombra di Syd Barrett. Un album complesso, ricco, colmo di grande musica. Un garanzia di qualità.
MARIA MAZZOTTA – Onde
Interessantissimo l’incrocio sonoro della cantante salentina, in cui azzarda accostare melodie, suggestioni, ritmi mediterranei e folk con sferzate rock talvolta di sapore quasi noise. La voce potente si sposa alla perfezione con la tradizione ma è a perfetto agio anche quando i ritmi e i suoni si fanno cattivi e aspri (vedi una delle vette dell’album, “Sula nu puei stare”, con la chitarra di Bombino e sapori rock blues psichedelici).
Tutto l’album è pervaso da un’attitudine tribale, da un approccio blues primitivo e crudo, perfino minaccioso (vedi la magistrale interpretazione di “Terra ca nun senti” del maestro Alberto Piazza, reinterpretata in origine da Rosa Balistreri, un confronto che Mazzotta riesce a sostenere con una versione percussiva e devastante). Lavoro sorprendente per forza e intensità.
SMALLTOWN TIGERS - Crush on you
Primo album per l'all female trio nostrano, già protagoniste dell'ottimo miniLp d'esordio "Five things" e di una frenetica attività live che le ha portate in giro per l'Europa, anche a fianco dei Damned. Il loro è un sound semplice e diretto: punk rock, rock 'n' roll, Ramones, garage, in cui irruenza, urgenza e spontaneità la fanno da padrone pur se con brani comunque elaborati a livello compositivo, mai banali e scontati. Una band che si è presa un posto di rilievo nella scena garage punk mondiale e che difficilmente lo mollerà.
STATUTO - Statuto Football Club
E' nota la vicinanza tra la storia degli STATUTO e la passione calcistica.
Dall'amore per la maglia granata del Torino (nel 1998 al videoclip del loro brano “Un Posto al Sole”, partecipò tutta la rosa della squadra, nel 2005 nel video di “Facci un goal” fu ospite Paolo Pulici, nel 2006 l'album "Toro" raccoglieva brani dedicati alla squadra del cuore, tra cui "Cuore Toro", inno ufficiale del Torino), a canzoni a tema calcistico meno specifiche.
Furono i primi nel 1988 a firmare un testo, “Ragazzo ultrà”, che descrive la tematica delle tifoserie organizzate, successivamente con Enrico Ruggeri hanno scritto nel 2010 il brano “Controcalcio”, omaggio al calcio d’altri tempi.
Inoltre oSKAr, è membro della Nazionale Italiana Cantanti dal 2017 con il ruolo di difensore.
Gli otto brani di "Statuto Football Club" alternano canzoni dedicate al calcio come "Notte magiche", "Una vita da mediano", "La leva calcistica del '68" e "La partita di pallone" a strumentali, sigle storiche televisive e radiofoniche di “Tutto il calcio minuto per minuto”, “Novantesimo Minuto”, “Domenica Sprint”,“Domenica Sportiva", come "A taste of honey" di Herb Alpert and Tijuana Brass o "Stadium" di Oscar Prudente con il baritonale coro "Viva viva il goleador". Le versioni sono ovviamente caratteristiche dello stile degli Statuto tra ska, soul, rocksteady, soul funk, modern latin jazz (vedi "Pancho" di Jack Trobey che fu sigla di "90° minuto").
L'idea è vincente, l'album arrangiato e suonato benissimo oltre che decisamente originale e godibilissimo.
La storia continua.
PAOLO ZANGARA - Scusi dov'è il bar?
Paolo Zangara ha un lunghissimo curriculum artistico, diviso tra un grande numero di progetti, sempre validi ed eclettici (dai Lo.Mo. agli Ophiuco), la cui attività è stata coronata da riuscite e frequenti uscite discografiche. La nuova veste solista è insolita e inedita. Gli otto brani autografi scavano nella tradizione della canzone d'autore italiana degli anni Sessanta e primi Settanta, quando spesso si ammantava di influenze jazz.
Dalle esperienze nella Penisola dell'ammaliante Chet Baker, a Gino Paoli, le tonalità ombrose di Sergio Endrigo, lo swing di Nicola Arigliano e Fred Buscaglione, oltre alle immancabili matrici di due maestri come Luigi Tenco e Piero Ciampi. Zangara si è circondato di eccellenti musicisti, il mood è perfettamente a fuoco, la qualità delle composizioni di altissimo livello. Eccellente.
ZOLLE - Rosa
Stefano (batteria) e Marcello (chitarra e voce) provengono da MoRkObOt, Viscera/// e Klown e suonano insieme da ormai trent'anni. La nuova esperienza è semplicemente geniale nel mettere insieme un sound granitico, rigorosamente strumentale (a parte occasionali cori con melodie paradossalmente spesso "celestiali" che infondono ironia e sarcasmo al tutto) che guarda ai riff e ai suoni di Metallica, Van Halen e Ac/Dc, flirta con i Motorspycho, travolge per potenza ed efficacia. Originali e irresistibili.
giovedì, dicembre 19, 2024
Libri musicali 2024
Una selezione di trentasette libri a sfondo musicale letti nel 2024.
TOP 12
Daniel Rachel - Too Much Too Young
La splendida avventura della 2TONE RECORDS, fulminante, breve, accesasi come una stella sfavillante ed esplosa come una (champagne) supernova, lasciando luminosi detriti vaganti fino ai giorni nostri, raccontata attraverso minuziosi particolari in questo eccellente libro (tradotto in italiano da Flavio Frezza per Hellnation Libri).
Un'etichetta che nasce e vive come un collettivo anarco/marxista sotto la ferrea guida di Jerry Dammers, tastierista e mente pensante degli Specials.
Non c’erano contratti formalizzati. Gli accordi venivano siglati da una stretta di mano.
Senza costituzione formale né iscrizione ai registri, l’etichetta esisteva soltanto di nome.
Come piaceva dire a Jerry, «più che una casa discografica, era una presa per il culo delle stesse».
Vendettero milioni di copie dal 1979 al 1986 con i dischi di Specials, Selecter, Bodysnatchers, il primo singolo dei Madness, The Beat per implodere poi tra mille divisioni, litigi, cause legali, debiti, dischi e gruppi ignorati, passando in mezzo alla violenza ai concerti, agli scioglimenti dei gruppi, alla (mala) gestione dell'etichetta, inadatta al volume di soldi incassati e alla complessità di unire realizzazioni di dischi, organizzazione di lunghi tour, economia "aziendale".
Le canzoni affrontavano argomenti che, per i giovani, rappresentavano la vita quotidiana: violenza di strada, abusi sessuali, gravidanze adolescenziali, disoccupazione, rischio di una guerra nucleare.
La 2 Tone era una nuova forma di musica di protesta, attraverso la quale riecheggiava l’eredità dei pionieri degli anni sessanta come Bob Dylan e Joan Baez, e cercava di trasmettere al pubblico l’idea di un’unità politica e sociale.
Uno degli scopi della 2 Tone era educare il pubblico e fargli capire che si trattava di musica inventata dai neri: dovete accettare il fatto che il mondo non è bianco, ma a due colori”.
La 2 Tone tentava di infondere nella testa della gente l’idea di uguaglianza e di dare un freno al razzismo.
Venivano tutti dal nulla: lavori di merda, monolocali di merda, senza un soldo in tasca. Cercavano di farcela partendo da zero. C’era un’atmosfera di avventura. L’ideale alla base della 2 Tone avrebbe preso vita sulle piste da ballo dell’intero paese.
Finì malamente.
Il libro è impietoso nel raccontare anche il lato oscuro della vicenda ma è sempre equilibrato e il più possibile fedele alla realtà.
Indispensabile per i cultori di un certo ambito.
"La 2Tone ispirò uno stile che travolse il paese. Sostenne l'antirazzismo, mise in discussione il sessismo e incoraggiò persone di idee differenti a sposare il multiculturalismo. Il suo impatto continuerà a dar vita a dibattiti sociologici e politici, sia sulla carta stampata che nei pub. Tali discussioni sono importantissime e aiutano a interpretare uno dei più grandi culti giovanili della storia britannica."
Daniel Rachel
Too Much Too Young
Pagine 480
Hellnation Libri
34 euro
Steve Turner - King Mod: The story of Peter Meaden, The Who and the birth of a British sub-culture
Peter Meaden è stato lo scopritore e manager dei primi WHO (e High Numbers, per i quali scrisse i testi del primo - e unico con quel nome - singlo "I'm the face" / "Zoot Suit") e tra i protagonisti della scena MOD degli anni Sessanta.
Il libro ne narra la storia, ricchissima di dettagli inediti o poco conosciuti (oltre a tante foto rare) e include un'intervista del 1975 sulla sua vita, gli Who, i mods etc.
Durante la quale formulò la famosa e definitiva frase sul MOD:
"Modism, Mod living, is an aphorism for clean living under difficult circumstances."
Purtroppo le sue condizioni psico fisiche erano piuttosto compromesse (l'incontro tra l'autore e Meaden avviene in una clinica psichiatrica) e non tutte le sue considerazioni sono affidabili e condivisibili (soprattutto le contestualizzazioni temporali) ma per chi ama l'ambito subculturale è un documento preziosissimo.
Ci sono appunti importanti, come l'articolo del settembre 1962 sulla filosofia di Mark Feld (futuro Marc Bolan) considerato il primo documento ufficiale sulla scena modernista, in cui non parla mai di mod, né di musica, nè di droghe, scooter o altro ma fa esclusivo riferimento alla sola ossessione per l'estetica.
Anche se già nel 1958 il "Daily Mirror" pubblicava l'articolo dal titolo "Are you a Trad or a Mod?", ripreso poi nel marzo 1963 dal "Mirror": "Trad or Mod?".
Le descrizioni dell'epoca sono accuratissime, a partire dal luogo in cui partì la scena Mod, il club londinese "The Scene" in cui Sandra Blackstone (compagna di un soldato americano di stanza a Londra) suonava 45 giri rarissimi con la regola del club "nessun disco della Top 20".
Quando incontra gli Who, dediti a blues e rythm and blues, per soddisfare il loro pubblico trova un gruppo di ragazzi "malleabili e da plasmare".
"Li portai allo "Scene", videro i mods e incominciarono a identificarsi con loro e a entrare nel mio mondo speciale".
Grazie a Guy Stevens, Dj e prime mover della scena mod londinese (poi produttore di "London calling" dei Clash) porta a Townshend e soci una lunga serie di rari brani "black" da cui prendere ispirazione.
La fine mediatica e numerica della scena mod avviene per un fattore particolare:
"LSD. Le pillole Drynamil incoraggiavano il movimento e la parlata veloce, LSD, mescalina e peyote portavano alla riflessione e introversione. La vita interiore diventò più importante delle altre attività."
Peter Meaden venne lasciato presto dagli Who, si dedicò alla Steve Gibbons Band ma finì malamente la sua vita tra depressione, esaurimenti nervosi, problemi psichiatrici e dipendenze pesanti.
Morì nel 1978, a 37 anni, poco prima di Keith Moon.
Gli Who si premurarono di coprire le spese funerarie.
Il libro è INDISPENSABILE per chi vuole approfondire certe tematiche e periodi (affiancherei l'eccellente "Stoned" dell'amico Andrew Loog Oldham, manager dei primi Stones).
"Al raduno di Hastings nel 1966 c'erano solo mods. 15.000 mods e TRE rockers in un bar!"
"Quanti ambasciatori del rock inglese sono stati direttamente influenzati dal Mod: Who, Rod Stewart, David Bowie, Stones, Small Faces, Animals, Georgie Fame, Julie Driscoll, Brian Auger, Zoot Money, Steve Winwood, Eric Clapton, Kinks, Marc Bolan, Jeff Beck, Robert Plant, Jimmy Page, Elton John, Anddy Summers, Bryan Ferry".
"Essere un mod non era solo essere al massimo della moda ed estetica ma anche conoscere le migliori canzoni, i club, i bar, le boutique, i trend e le feste. Perdere le attività di un weekend significava essere tagliato fuori, il peggiore peccato che potesse commettere un mod. Non c'era nostalgia, i mod vivevano esclusivamente nel presente con uno sguardo attento al futuro."
Steve Turner
King Mod: The story of Peter Meaden, The Who and the birth of a British sub-culture
Red Planet Publishing Ltd
272 pagine
25 sterline
Sly Stone - Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin)
Mi preme segnalare l'opera meritoria di JIMENEZ EDIZIONI che ha pensato di tradurre (grazie a Alessandro Besselva Averame) la recente autobiografia di SLY STONE "Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin)".
Spesso chi non è parente stretto dell'inglese si rammarica dell'impossibilità di leggere ottimi libri pubblicati solo in lingua originale.
L'invito è di approfittarne, il libro è davvero molto bello e importante.
La riporto sotto:
E' stimolante e affascinante scoprire cose nuove attraverso la lettura.
E' invece rassicurante, quanto gradevole, leggere di argomenti abbondantemente conosciuti, a cui si aggiungono particolari inediti ad arricchire la passione per il soggetto.
In questo senso l'autobiografia (al momento solo in inglese) di SLY STONE non aggiunge rivelazioni sorprendenti a quanto già gli appassionati del personaggio conoscono ma l'ironia e il disincanto con cui Sly narra la sua straordinaria storia umana e artistica, rende il libro (pubblicato, primo titolo in assoluto, dalla casa editrice di Questlove) divertente, irresistibile, pulsante.
Sly and the Family Stone sono un pezzo preziosissimo ed essenziale in tutta la storia della musica pop/rock/black, con all'attivo alcuni album di grandissimo pregio e un discreto numero di capolavori.
"Sly and the Family Stone avevano un concept. Bianchi e neri insieme, donne e uomini e le donne non erano solo cantanti ma suonavano gli strumenti".
Il libro è stato “created in collaboration” con Sly dallo scrittore Ben Greeman (e l'ex fidanzata di Sly, Arlene Hirschkowitz) che ha presumibilmente messo insieme una serie di dati già conosciuti e le parole (probabilmente un po' confuse e concise - vedi la pagina finale del libro con mini intervista con risposte a monosillabi -) estrapolate da qualche chiacchierata con il protagonista.
Sly non si tira indietro nel descrivere il lungo periodo nell'abisso di cocaina, crack e altre sostanze anche se, ovviamente, si trattiene parecchio, confutando spesso quanto invece spiattellato da ex collaboratori e amici nel libro di Joel Selvin, "Sly & the Family Stone: An Oral History".
Anche il declino artistico (con sporadici ritorni, spesso confusi e non di rado poco dignitosi) è affrontato con parole malinconiche e remissive, mentre si accavallano racconti relativi alla dipendenza e alle problematiche "familiari".
"Drugs were still around but they didn't dominate".
I fan più hardcore di Sly troveranno solo piccole aggiunte a una storia già conosciuta, i neofiti invece un ottimo mezzo per approfondire una vicenda artistica inimitabile.
"La cosa divertente era che alcuni bianchi pensavano che fossimo troppo militanti.
Dove ci schieravamo veramente? Da qualche parte nel mezzo, che era il posto migliore dove stare se volevi continuare a trovare soluzioni.
Se eri lontano, da una parte o dall’altra, eri una minaccia e le minacce venivano eliminate.
Quel pensiero mi ha portato a trascorrere più tempo a casa di quanto avrei altrimenti potuto.
E per quanto riguarda cambiare la direzione band, anche se me lo avessero chiesto, non lo avrei fatto.
Il punto era proprio questo, elevarsi al di sopra di tutto ciò. Le divisioni erano sottrazioni."
"Mi sentivo incompleto senza uno strumento o sarebbe meglio dire che mi sentivo completo solo con uno strumento".
"Quando facevo il DJ alla KSOL alcuni ascoltatori pensavano che in una radio Rhythm and blues non si doveva sentire musica bianca. Ma era una cosa senza senso per me. La musica non ha colore".
Sly Stone
Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin)
Jimenez Edizioni
290 pagine
22 euro
Graeme Thomson - George Harrison. Behind the locked door. La biografia
La lunga e dettagliata storia di "Beatle George", rimasto tale nonostante i reiterati tentativi di sfuggire "a una storia dell'orrore, terribile, folle, un vero incubo, un'esperienza caratterizzata da pazzia, panico, paranoia" (come ha più volte dichiarato).
Curiosamente, ma non troppo, George, Paul, John, Ringo, cercarono di scappare dal marchio Beatles, dopo lo scioglimento, non riuscendoci mai, continuando a fare riferimenti, positivi o negativi, a quella esperienza, nelle canzoni, interviste, dichiarazioni, scritti.
Curiosa la storia dell'esperienza delle "Anthology", mezzo incubo per chi le ha gestite, con una tensione latente e costante tra i Threetles.
Si racconta del George mistico che fa a pugni con quello estremo, tra droghe, alcol, sesso, tradimenti, con il senso di onnipotenza che gli diede la fama con i Fab Four, con un carattere che poteva essere duro e scostante.
"Mi ha sempre destato qualche perplessità il fatto che il suo comportamento non fosse poi così tanto aderente ai valori che professava.
Non era sempre una persona amorevole.
Aveva un lato parecchio spiacevole. A volte era difficile capirlo: non era una passeggiata. Se dicevi qualcosa nel modo sbagliato se la prendeva anche se dal tuo punto di vista era un'uscita innocente.
Diciamo che ti rimetteva al tuo posto." (Glyn Johns)
La frustrazione di essere relegato compositivamente in secondo piano durante l'era Beatles: "non si rendevano conto di chi ero e questo era uno dei principali difetti di John e Paul.
Erano così impegnati a interpretare le parti di John e Paul che non prestavano attenzione alle persone intorno a loro".
La storia (e il libro) sottolineano come in realtà lo spazio lasciato a George fosse consono alle sue capacità compositive che non andavano al di là delle due/tre canzoni ad album.
La carriera solista lo dimostra e anche i brani che John e Paul rifiutarono durante il periodo Beatles.
Dovuto anche, per sua stessa ammissione, alla necessità di avere molto tempo per comporre e rifinire le canzoni.
Una storia fatta di successo ma anche di lunghi silenzi, insicurezze, i gravi problemi di salute che lo porteranno a una morte prematura, la marea di soldi persi con la casa di produzione cinematografica, la pace che trovava solo nei suoi giardini, l'aggressione subita in casa, la ricerca, quasi paranoica, di solitudine in posti remoti, lontano dalle folle, il credo religioso che lo portò a una morte serena.
I Beatlesiani non si possono esimere, il libro è pieno di spunti e particolari poco noti (difficile trovare aspetti inediti sui Beatles...), non è agiografico e racconta la storia di un ragazzo che voleva solo suonare la chitarra in un gruppo rock 'n' roll.
"Non riusciva proprio a capire perché fosse diventato un musicista famoso in tutto il mondo.
La cosa lo ha sempre un po' confuso.
Si chiedeva perché lui, un ragazzo qualsiasi di Liverpool, destinato a svolgere un lavoro semplice e umile fosse diventato all'improvviso così conosciuto"
(Pattie Boyd)
Graeme Thomson
George Harrison. Behind the locked door. La biografia
Il Castello Editore
472 pagine
24 euro
Sara Boero (Traduttrice)
Andrea Valentini - L.A.M.F. La leggenda di Johnny Thunders
Ho sempre amato leggere libri e/o biografie sui miei artisti preferiti.
E così la ormai oberata libreria di casa è piena di titoli dedicati a Beatles, Who, Clash, Weller, Gil Scott Heron, Clash che, ovviamente, raccontano, di base, la stessa storia ma a cui non rinuncio mai a dare una lettura.
Di Johnny Thunders aveva già scritto in maniera esaustiva Nina Antonia in "In cold blood".
Il libro di Valentini riesce ad andare oltre.
Con maniacale (doverosa e benvenuta) precisione elenca, date, dati, nomi, concerti, interpella protagonisti, fan, spettatori, scova dichiarazioni, interviste, foto, flyer. Aggiunge sostanzialmente ancora tanto e scrive il libro definitivo sul grande e mai dimenticato Johnny.
E leggerlo è un (doloroso quanto la sua tribolata vita e vicenda artistica) piacere.
Grazie per avere raccolto la mia testimonianza del tour italiano del 1984 con i Not Moving in cui supportammo Johnny Thunders per tre date.
L'unico romanticismo è quello di Johnny quando era vivo e in buona salute.
Il romanticismo lo si vedeva quando era sul palco ed era Johnny Thunders.
(Nina Antonia)
Andrea Valentini
L.A.M.F. La leggenda di Johnny Thunders
Tsunami Edizioni
322 pagine
25 euro
Alessio Cacciatore / Giorgio Di Berardino - Oasis. La rivoluzione inglese del rock
Presumo che qualcuno si sia accorto che gli OASIS si riuniranno il prossimo anno.
Giunge all'uopo una biografia dettagliatissima da parte di due autorevoli super esperti, che scandaglia in ogni dettaglio la storia dei Gallagher e soci.
Nulla viene tralasciato, dalla nascita allo scioglimento, le carriere soliste e l'imminente ritorno sui palchi (pare anche in studio di registrazione).
Una delle storie più appassionanti, divertenti e significative del rock inglese di sempre.
Il corposo volume è la biografia definitiva.
Vediamo se e quanto ci sarà da aggiungere.
"Le loro canzoni erano per quelli ai quali niente andava bene e che non avevano un becco di un quattrino. Se qualcuno non avesse potuto permettersi di comprare il disco ma, ascoltando una loro canzone alla radio, si fosse messo a fischiettarla pensando "cazzo che forte!", bé per lui sarebbe stato sufficiente."
Alessio Cacciatore / Giorgio Di Berardino
Oasis. La rivoluzione inglese del rock
Diarkos
510 pagine
19 euro
Carlo Babando - Miss Black America
Il lungo e intricato percorso di Carlo Babando (già autore dello splendido "Blackness") all'interno della "black music" e della cultura afroamericana ci porta in un nuovo viaggio che passa da Robert Johnson a Sun Ra, ai Public Enemy, Gil Scott Heron, Travis Scott, Beyoncè, Angela Davis.
Una riflessione sui collegamenti, le evoluzioni, i passaggi attraverso i secoli, i dischi, la cultura.
Come specifica alla fine:
"I capitoli che avete letto hanno l'unica pretesa di complicare le idee, non di metterle in ordine...incamminarsi lungo i percorsi dell'identità afroamericana contemporanea significa buttarsi alle spalle molti steccati e provare per un attimo a guardare con occhi nuovi quello che talvolta diamo per assodato. Non azzerando la storia, al contrario: riportandola alla luce e imparando a dialogarci".
Molto interessante la considerazione su come l'impegno socio/politico di molti artisti sia in qualche modo imposto dalla necessità di "ottenere attenzione e non venire contemporaneamente accusato di disinteresse da parte della comunità di appartenenza".
E pure quella di come lo sguardo all'Africa sia talvolta solo di facciata, una suggestione verso una realtà immaginata ma non corrispondente alla quotidianità del luogo. Ovvero: gli afroamericani non sono africani.
Neppure gli immigrati dalle West Indies in Inghilterra sono più giamaicani (come si evince dai capitoli dedicati alla Black Culture britannica).
Come sosteneva Sun Ra in una conferenza, già nel 1971:
"Afroamericani e africani non possono ritenersi parte di una realtà interconnessa.
L'uomo nero a stelle e strisce si sta solo raccontando una bugia, proitettando oltre il Sahara qualcosa che ormai i secoli hanno inevitabilmente mutato".
La cultura afroamericana è in costante movimento, assimilando progressivamente nuove influenze, mantenendo il rapporto con le radici ma rielaborandole, sorpassando gli schemi classici che le vogliamo attribuire, per comodità e pigrizia mentale.
Il libro è colmo di riferimenti a brani, dischi, artisti e richiede un minimo di preparazione e conoscenza della materia ma è anche fonte di infiniti stimoli e indicazioni per il lettore meno competente della materia.
Come sempre, un saggio competente e completo.
Carlo Babando
Miss Black America
Mar Dei Sargassi Edizioni
220 pagine
18 euro
Bobby Gillespie - Tenement Kid
Un perfetto romanzo di formazione se non fosse "solo" l'autobiografia di un musicista che ha marchiato a fuoco la stagione Ottanta/Novanta.
BOBBY GILLESPIE racconta la sua difficile e avventurosa vita con dovizia di particolari (forse troppi e con eccessivi dettagli) in un libro che parte dall'infanzia e arriva a una delle indiscutibili pietre miliari del pop rock degli anni Novanta, "Screamadelica" dei suoi Primal Scream, nel 1991.
L'adolescenza nella povera periferia di Glasgow degli anni Sessanta, tra difficoltà varie e le domeniche sugli spalti a tifare Celtic.
Genitori socialisti working class.
"Nelle case dei cattolici c'era il ritratto del Papa, in quelle dei protestanti quello della Regina, da noi Che Guevara e la foto di Tommie Smith e John Carlos con il pugno chiuso alle Olimpiadi di Messico 1968".
I primi rigurgiti rock con Thin Lizzy e David Bowie e poi il punk che spazza via tutto, l'identificazione nei Sex Pistols, Jam e Clash e il successivo superamento di ciò che in un lampo era diventato "classico".
"A un certo punto quando i Clash o i Jam suonavano da noi non compravo più i biglietti. Erano diventati troppo famosi, troppo normali. Volevo l'eccitazione di una band che suonava in un piccolo club e che incidesse per una piccola label.
Ero dentro alla faccia più occulta e nascosta del rock 'n' roll.
Cercavo nuove energie.
Le Slits, gli Au Pairs, Raincoats, Pop Group, le Modettes".
L'ascesa verso la notorietà è irta di problemi, sconfitte, delusioni.
Dagli Altered Images, ai Wake, fino ad approdare a una nuova band, caotica, estrema, dissonante, in cui la sua batteria più che minimale ci sta alla perfezione: Jesus and the Mary Chain.
Arriva il successo, quello vero, ma quando i litigiosi fratelli Reid gli intimeranno di scegliere, non avrà dubbi nell'abbracciare il suo primo sogno e progetto, i Primal Scream.
Anche in questo sarà dura e complicato ma, tra eccessi di ogni tipo, alti e bassi, arriveranno i primi posti nelle classifiche e "Screamadelica" li consegnerà alla storia.
Un racconto molto reale e divertente che rappresenta al meglio la vita di quei musicisti che hanno venduto, anzi no, regalato, la vita al rock 'n' roll.
"Eravamo ossessionati dal rock 'n' roll.
Era una religione per noi.
Nei Jesus and the Mary Chain tutti erano fanatici, ossessionati dalla musica e dall'estetica.
Il rock n roll mi diede il coraggio di essere me stesso, indipendentemente dal lavoro che facessi o il luogo in cui vivessi.
Mi aiutò ad avere un codice per vivere.
Ha risvegliato la mia coscienza.
Il senso di cosa fosse cool e di cosa non lo fosse.
Il punk e il post punk furono la mia rivoluzione culturale.
Mi diedero un modo di pensare e fu una specie di religione, una causa".
Bobby Gillespie
Tenement Kid
White Rabbit
412 pagine
10 sterline
Warren Zanes - Liberami dal nulla. Bruce Springsteen e Nebraska
Pur non essendo un grande fan di Bruce Springsteen, di cui ho sempre apprezzato poco, il libro di Warren Zanes (chitarrista dei Del Fuegos e stupendo narratore), molto ben tradotto da Alessandro Besselva Averame, è coinvolgente, appassionante, ricco di spunti, idee, osservazioni.
Si parla di "Nebraska" l'album inciso in solitudine nel 1982, dopo il successo di "The river" e poco prima della consacrazione di "Born in the Usa".
Un disco cupo, drammatico, ostico, acustico, chitarra e voce, che spiazzò fan e critici (per il sottoscritto rimane il migliore della sua produzione).
Scritto e registrato in un momento di profonda crisi esistenziale (come rivela e approfondisce il libro).
"Era pronto a fare il grande salto verso il successo, poi si fermò.
In pratica entrò in clandestinità...Nebraska era una pittura rupestre nell'era della fotografia".
E' noto l'amore del Boss per i Suicide, gruppo apparentemente antitetico alla sua opera ma che invece sono stati decisivi per l'incisione dell'album.
"I Suicide, c'era qualcosa in loro che mi attirava. Una musica pericolosissima che parlava ad alcune parti di te con le quali non sempre la musica riusciva a entrare in contatto. Ha influenzato parecchio "Nebraska", direi soprattutto il tono del disco. Nella loro musica c'era una spietatezza che mi affascinava e che volevo entrasse a fare parte della mia musica."
Zanes chiacchiera con Bruce, racconta particolari inediti, fa parlare collaboratori e amici, tesse un'affascinante tela che copre tutto il prima, durante e dopo un disco così unico, particolare e importante.
Warren Zanes scrive una delle considerazioni più illuminate su cosa vuol dire suonare in una band:
Fin dall'epoca dei primi Beatles, i gruppi rock rock 'n' roll rappresentavano il luogo in cui si identificavano molti giovani maschi americani.
Per quelli che arrivarono dopo, entrare a fare parte di una band significa ESISTERE.
La gente faceva dei sacrifici per riuscirci.
Io sapevo il motivo, se non altro perché lo sperimentavo dall'interno.
Quando mio fratello mi portò nei Del Fuegos, un sacco di cose cominciarono improvvisamente ad avere senso.
Ero parte di qualcosa.
E quando me ne andai, non parlandogli più per due anni dopo una serie di brutali discussioni?
Non facevo più parte di quella cosa.
O eri dentro o eri fuori.
Mi sono reso conto che le persone non parlano molto spesso della pazienza e della forza d'animo che occorrono per fare parte di un gruppo.
LE BAND TI POSSONO SPEZZARE IL CUORE."
Warren Zanes
Liberami dal nulla. Bruce Springsteen e Nebraska
Jimenez Edizioni
280 pagine
22 euro
Marta Cagnola / Simone Fattori - Musicarelli. L'Italia degli anni '60 nei film musicali
Molti della mia generazione (1961) sono cresciuti con i Musicarelli.
Prima da molto piccoli, poi da più grandicelli e infine, negli anni Ottanta, cercando di cogliere in quel marasma, scampoli dei tanto amati dell'epica/epoca Sixties (vedere in azione Motowns, Rcoky Roberts, Lola Falana, i primitives, i Rokes, tra i tanti, era particolarmente interessante e istruttivo, in epoca pre You Tube).
All'inizio nei cinema parrocchiali e poi nelle tv private.
"Se nella sale di prima visione, quelle delle grandi città, il musicarello non fa registrare numeri elevatissimi, nei successivi passaggi alle seconde e terze visioni, nei capoluoghi di provincia e nei piccoli centri. compresi i passaggi successivi nelle sale parrocchiali, si registrano sempre incassi notevoli.
Un centinaio di titoli usciti tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Settanta, dalla trama esile, inframezzata da siparietti comici ma soprattutto dalle canzoni dei/delle protagonisti/e (che spesso davano il titolo al film).
"Il film musicale è un film che non sfrutta soltanto le canzoni, che sono fini a se stesse ma è un film completo in tutti i suoi punti. Nei punti comici, patetici, drammatici e umoristici, naturalmente". (Aldo Grimaldi)
Il libro analizza il fenomeno, elenca e commenta (con tanto di locandina) tutti i film, raccoglie varie testimonianze inedite in relative interviste (Rita Pavone, Al Bano, Shel Shapiro, Mal, tra i vari protagonisti), conferma come l'ambito ebbe enorme successo, soprattutto economico (a fronte di investimenti modesti e produzioni minimali). Parteciperanno attori famosi e future star (da Totò a Terence Hill, Nino Taranto, Paolo Villaggio etc).
"Il musicarello ha rappresentato negli anni Sessanta anche una palestra nella quale si sono fornati molti attori destinati successivaemte al grande successo di pubblico."
C'è tutto l'immaginario del fenomeno e l'approfondimento necessario a comprenderlo, senza esaltazioni inopportune o revivalismi improbabili.
"Un unico grande film, pieno di musica popolare, di facce entrate nell'iconografia italiana, di comicità semplice, di storie romantiche e travagliate, ma che con candida ingenuità ci raccontano come è cambiata la società italiana tra il 1960 e 1970".
"Il linguaggio ideale per raggiungere il pubblico dei giovani è veloce, leggero, energico ma anche romantico e sognatore.
Il tono deve essere divertente anche comico ma deve contenere un messaggio ecumenico che non disturbi troppo la borghesia cattolica impegnata a produrre e guadagnare. Un linguaggio innocuo insomma, che contenga talmente tanti messaggi da non contenerne alcuno e con un solo obiettivo: vendere.
Biglietti del cinema, 45 giri delle canzoni, serate degli artisti, la loro faccia e le loro vite sulle riviste."
Marta Cagnola / Simone Fattori
Musicarelli. L'Italia degli anni '60 nei film musicali
Vololibero Edizioni
250 pagine
26.50 euro
AA.VV. - Musica concreta. A cura di Stefano Ghittoni
Stefano Ghittoni si è premurato di raccogliere le testimonianze di una quarantina di musicisti, artisti e "affini" in relazione al concetto di musica ("concreta"), sia in veste prettamente artistico che filosofico, concettuale, personale.
Un racconto collettivo, di saggi o più semplicemente di pensieri, in libertà e non, su cosa possa essere e significare la musica, su cosa sia e cosa significhi... Svilupperemo queste narrazioni in modo libero e liberato, come già successo con Milano OFF che diventa un po’ il padre illegittimo di questa raccolta. Ma le sviluppiamo anche in modo pragmatico, perché siamo stati marxisti (almeno io, poeticamente se non altro) e facendo l’ennesimo salto verso l’alto uniamo, parlando di musica, l’anima e il corpo, l’impegno e il divertimento, l’azione e l’inerzia, l’efficacia e la riflessione.
E giochiamo sul doppio significato di musica “concreta” come genere e “concreta” nel senso di musica utile a vivere meglio.
(Stefano Ghittoni)
Il parterre dei contributi è quanto di più vario, antitetico o, al contrario, conforme si possa immaginare.
Ci sono ricordi, citazioni, esperienze personali, soprattutto un approccio filosofico comune che testimonia come "la musica ci abbia salvato (o dannato) la vita". Con i racconti di Antonio Bacciocchi / Paolo L. Bandera / Luca Barcellona / Elena Bellantoni / Andrea Benedetti / Patrick Benifei / Francesca Bono / David Love Calò / Chiara Castello / Jonathan Clancy / Marica Clemente / Francesco Clerici / Alex Cremonesi / Luca Collepiccolo / Fabio De Luca / Bruno Dorella / Pablito El Drito / Mauro Fenoglio / Marco Foresta / Andrea Frateff Gianni / Luca Frazzi / Stefano Ghittoni / Paquita Gordon / Igort / Andrea Lai / Maurizio Marsico / Ferdinando Masi / Sergio Messina / Alessandra Novaga / Rita Lilith Oberti / Monica Paes / Francesca Pongiluppi / Paolo Rumi / Hugo Sanchez / Gaetano Scippa / Francesco Spampinato / Alessandra Zerbinati
IL RESTO
Ferdinando Molteni - L’anello di Bindi – Canzoni e cultura omosessuale in Italia dal 1960 ad oggi
Sul terreno "scivoloso" del contesto, l'autore, giornalista e scrittore, riesce a districarsi con estrema capacità di sintesi e autorevolezza, elencando una serie di canzoni italiane che trattano chi in maniera esplicita, chi in modo più sfumato, il "tema" dell'omosessualità.
Dalla triste e drammatica storia di Umberto Bindi, ostracizzato ed escluso dal "grande giro", fino ai prodromi di "Coccinella" di Ghigo Agosti, ancora in quelli (anni Sessanta) chiamati in maniera azzeccata "gli anni del sottointeso".
Arriveranno poi i testi espliciti di Ivan Cattaneo o Andrea Tich nei Settanta e Ottanta a parlare più chiaro.
In mezzo le figure controverse di Renato Zero e Lucio Dalla che non ammetteranno mai l'appartenenza al mondo gay, pur non facendo mancare i numerosi riferimenti. Gianna Nannini e Giuni Russo saranno le paladine dell'omosessualità femminile (pur sempre in "chiaroscuro"), Raffaella Carrà diventerà, inconsapevolmente, un'icona gay, Tiziano Ferro l'epitome del coming out (dopo anni di indecisione).
Un libro piuttosto esaustivo su dinamiche comunicative che si sono progressivamente evolute ma che costituiscono, incredibilmente, ancora una barriera nella società odierna.
Federico Martelli - The Beatles everyday
L'universalità dell'opera dei Beatles si evidenzia anche da un libro come questo, scritto da un diciottenne, innamorato dei Fab Four che affronta l'improbo compito di redigere, per ogni giorno dell'anno, una recensione di una brano dei Fab Four.
Lo fa senza particolari deferenze alla leggenda, scrivendo in libertà, spigliato, sfacciato, non risparmiando critiche pungenti quando lo ritiene opportuno, togliendo quella patina paludata e polverosa da un gruppo intoccabile.
E' bello pensare di leggere e poi ascoltare, giorno per giorno, l'opera omnia dei Beatles, seguendo le sue indicazioni, potenziale, vero e proprio "buongiorno" mattutino.
Federico Martelli
The Beatles everyday Officine Gutenberg
370 pagine
20 euro
Federico Traversa - One love. Bob Marley
Scrittore, giornalista, cofondatore della casa editrice Chinaski, conduttore radiofonico per Radio Popolare Network, Federico Traversa tributa omaggio a un suo riferimento umano e musicale: BOB MARLEY.
Lo fa attraverso una biografia romanzata ma precisa ed efficace, scorrevole e coinvolgente, intersecandola con (tragiche) vicende personali, in una sorta di doppio racconto commovente e intenso.
La storia del piccolo Bob che lentamente, molto lentamente, esce, grazie alla musica, alla sua intraprendenza e talento, dal ghetto di TrenchTown, quartiere di Kingston, Giamaica e diventa un idolo, un profeta, tra vizi (tanti) e virtù (di più), figli sparsi, marijuana (senza limiti), Rastafarianesimo, impegno sociale e politico, vicende incredibili e la prematura scomparsa nel 1981, a 36 anni, per un male incurabile (e trascurato).
Anche per chi poco apprezza o conosce il grande Bob, il libro è piacevolissimo e veloce da leggere e inevitabilmente vi porterà a (ri)dare un ascolto a "Exodus", "Uprising", "Soul rebels".
Federico Traversa
One love. Bob Marley
Il Castello
300 pagine
Stefano I. Bianchi - Steve Albini. Big Black, Rapeman, Shellac
Personaggio pressoché unico nella storia della musica "pop/rock/alternativa".
Musicista con band a loro modo seminali, pur nella totale iconoclastia, provocatoria fino all'eccesso, fonico geniale (guai a indicarlo come produttore), umanamente controverso (eufemismo), difficilmente inquadrabile ma sempre lucido e spiazzante.
I dischi a cui ha lavorato Steve Albini sono più di 1.500...basti ricordare che tra i più famosi ci sono "Surfer Rosa" dei Pixies, "In Utero" dei Nirvana, "Rid of me" di PJ Harvey, "Tweez" degli Slint, "Pod" dei Breeders.
Il libro ne ripercorre in modo certosino ma mai pedante la storia artistica, riporta una bellissima intervista del 1997 per "Blow Up" e una serie di impietosi giudizi su molte band con cui ha lavorato.
Libro esaustivo e completo.
"...è difficile immaginare che oggi potrebbero nascere e avere successo band che si battezzano Rapeman o cantano quello che cantavano i Big Black. Se ciò sia un bene o un male lascio all'interpretazione personale di chi legge e ascolta".
Steve Albini su "Surfer Rosa" dei Pixies:
"Un raffazzonato polpettone da una band che al suo meglio suona un blando college rock da intrattenimento..non avevo mai incontrato quattro vacche tanto ansiose di essere portate in giro per l'anello al naso".
"Quando una band mi chiama per registrare dico subito ai miei clienti che non voglio assolutamente essere citato nei loro bei dischettini. Farò semplicemente un buon lavoro per loro e questo non implica sobbarcarsi alcuna responsabilità per i loro fottuti gusti o errori."
Steve Albini. Big Black, Rapeman, Shellac
Director's Cut #34 (aprile 2024)
132 pagine b/n
13,00 euro
Luca Frazzi - I 100 dischi essenziali punk italiani
Dopo la pubblicazione, funestata da inenarrabili polemiche, "c'è questo/non c'è quello", "dovrebbe essere nei primi 10, non al 22° posto", di "100 dischi essenziali new wave e post punk italiani", un anno fa (https://tonyface.blogspot.com/2023/08/100-dischi-essenziali-new-wave-e-post.html), LUCA FRAZZI, nella guida estiva di "Rumore", si dedica ai 100 dischi PUNK, dal 1977 al 1982, ovvero tutto ciò che è arrivato PRIMA dell'hardcore o che comunque ne ha intercettato solo i pionieristici esempi (CCM, Wrecthed, Chelsea Hotel, Indigesti, Fall Out, Peggio Punx, Nabat).
Lo sguardo è rivolto soprattutto a chi ha aperto le "danze", anzi il pogo: Skiantos, Tampax, Hitler SS, Gaznevada, Sorella Maldestra, Gags, Decibel, Kandeggina Gang, Chrisma, il Great Complotto, Dirty Actions.
E anche a tutti quelli "tangenti" al punk, pur se molto lontani nel risultato finale (da Faust'o a Ivan Cattaneo) fino alle parodie (Anna Oxa, Incesti, Aedi, Andrea Mingardi).
Molto spesso si ricorre a compilation postume, cassette, singoli.
I dischi realizzati in tempo reale furono numericamente scarsi.
Come sempre una raccolta importante, per archiviare, con minuziosi dettagli, un'epoca lontana, più volte indagata, non sempre con la giusta precisione.
Ora ci siamo.
Dafne Boggeri in collaborazione con Sara Serighelli - Out of the grid: Italian Zines 1978–2006
Una mappatura delle realtà editoriali indipendenti che si sono sviluppate sul territorio italiano tra il movimento del '77 e l'avvento del web 3.0. a cura di Dafne Boggeri in collaborazione con Sara Serighelli.
450 pagine (in inglese) in cui si testimonia l'attività di 100 fanzine (dal 1978 al 2006) che spaziano dal punk al reggae, alla new wave, mod (c'è anche la mia "Faces"), arte e tanto altro.
Formato A4, copertine, interni delle pubblicazioni, brevi introduzioni, varie interviste.
Un ennesimo tassello che contribuisce a conservare la memoria di un'epoca unica e particolarissima.
Interessante la sottolineatura sulla necessità, in Italia, per ogni pubblicazione, di essere registrata "presso la cancelleria del Tribunale Civile nella circoscrizione in cui viene fatta la pubblicazione" con un "direttore responsabile ovvero un giornalista regolarmente iscritto all’Ordine dei Giornalisti nell’albo dei Professionisti o in quello dei Pubblicisti."
Sostanzialmente tutte le fanzine sono di fatto illegali (se non affiliate a situazioni in regola, vedi la funzione che faceva Stampa Alternativa ai tempi).
Ovviamente solo raramente le fanzine adempivano e adempiono a queste regole.
Dafne Boggeri in collaborazione con Sara Serighelli
Out of the grid: Italian Zines 1978–2006
Presses du Réel
456 pagine
47 euro
Luca 'O Zulù Persico - Vocazione rivoluzionaria
Che la voce dei 99 Posse ne avesse da raccontare era indubbio.
La rap band napoletana ha segnato a fuoco la scena musicale italiana, diventando uno dei nomi più rappresentativi non solo del giro hip hop ma ha saputo anche rapportarsi in maniera sempre equilibrata con un ambito più ampio, dall'autogestione dei centri social al mainstream delle major discografiche.
Con difficoltà, contraddizioni, contestazioni ma mantenendo sempre una credibilità e autorevolezza indiscutibili, nonostante le immancabili critiche e accusa di essersi “venduti” quando è arrivato il successo.
Una popolarità gestita molto spesso a fatica, tra centinaia di concerti, offerte economiche molto generose, rifiutate in nome della coerenza mentre il “fuoco amico” imperversava nel nome di chissà quale integrità e regola di appartenenza.
In mezzo l'impegno politico e sociale, sul campo, tra manifestazioni di piazza, viaggi in Palestina, Iraq, Chiapas, talvolta molto rischiosi e la ferita ancora grondante sangue del G8 di Genova.
Le “mazzate” sono una triste (per quanto raccontate sempre con ironia e sarcasmo, conseguenza prevista di certe azioni) costante di molti di questi episodi (per inciso: prese e restituite).
Inaspettata la caduta nelle dipendenze più estreme da cui è uscito con fatica e a malapena.
In tal senso il racconto non ci risparmia nulla.
Grazie alla moglie Stefania e al figlio Raul, arrivò l'àncora di salvezza a cui aggrapparsi per uscirne vivo. Una lotta dura che segue la prima fine della band, nel 2001 (si riuniranno nel 2009).
Da cui nascono nuovi progetti, esperienze discografiche e teatrali, nuovi tour, dischi, collaborazioni, libri, articoli per giornali. A fronte di questa continua battaglia una considerazione inaspettata e, per molti aspetti, ironica e divertente.
“Nel frattempo perdevo il controllo su quello che accadeva sui social, di cui non mi occupavo per manifesta incapacità tecnica e ostilità generazionale, aggravata da futili motivi. E sui social c'era la guerra”.
Dopo tante battaglie a mani nude, quella virtuale delle malevolenze spietate dei social sono ingestibili, molto più pericolose e infide e chi non è preparato, pur grande e grosso che sia e con esperienze ben più terribili alle spalle, rischia di soccombere (anche in questo il già citato “fuoco amico” è in prima linea).
Un racconto sincero, diretto, che si alterna a vari testi e a un buon apparato fotografico. Una fotografia sempre di una generazione combattente e non ancora doma.
Riccardo Pedrini - Ordigni
Pubblicato originariamente nel 1998 esce ora un'edizione aggiornata con nuova copertina a cura di Hellnation Libri.
Un testo essenziale per la comprensione del primo punk (bolognese in questo caso ma dalla storia affine a tutto quello che accadde in Italia a cavallo tra i 70 e gli 80). Non la classica cronologia di nomi, eventi, date (che ovviamente non mancano) ma un'analisi approfondita di ciò che pulsò, in maniera caotica e approssimativa, in quei giorni.
" Si tentava un'altra forma di vita, a suo modo irriducibile, o non riconducibile, se avessimo letto Bataille avremmo detto che quella passione sorgeva dalla negatività senza utilizzo a cui ci sentivamo predestinati...i Ramones ti facevano sentire felice mentre calpestavi i sobborghi in cerca di una piccola gioia subito. I Pistols erano rabbia lucida e insegnavano l'attitudine al confronto. I Clash erano la voce della metropoli globale, comprensibili da Brixton alla Bolognina".
Pedrini (ex bassista dei Nabat e tra i primi skinhead bolognesi e italiani, successivamente membro del collettivo Wu Ming) entra nell'anima e nel cuore della vicenda, ne ricuce attitudini, vicende e situazioni, con lucidità, talvolta spietata, altre volte amara o affettuosa.
"L'importanza di quella fase, per la storia del nostro paese è largamente sottovalutata.
TUTTA la storia recente del nostro paese è largamente sottovalutata, inesplorata, resa estranea a quegli stessi che l'hanno vissuta.
Perché in realtà si crede di ricordare e non si è in grado, generalmente, di tenere un discorso coerente né sugli anni Settanta, né, forse in maniera ancora maggiore, sugli anni Ottanta...è difficile oggi rendersi conto della portata rivoluzionaria all'epoca, insita nel semplice fatto di radersi i capelli, mettersi un paio di pantaloni a tubo, andarsene in giro con i vestiti trafitti da un bel po' di spille da balia.
Significava rifiutare in blocco, incosapevolmente o meno, anni e anni di controcultura, rifiutare la liberazione del corpo come mille altre utopie, significava invertire scientemente un'immagine giovanile allora dominante.
Tutti avevano i capelli lunghi. Tutti portavano i jeans a campana. Tutti si occupavano di politica."
Pedrini parte dai primi passi del punk bolognese (da cui esclude tutto il giro Skiantos etc), facendolo iniziare da quando Raf Punk e vari accoliti (tra cui anche i primi Nabat) incominciarono a farsi vedere e sentire, molto rumorosamente, analizza il passaggio di molti allo stile skinhead, per chiudere nel 1983, quando proprio questa scena collassa con il "famoso" raduno Oi! di Certaldo che distrugge definitivamente anni di convivenza con la divisione tra neofascisti, apolitici, "rossi", punk etc etc.
Per chi vuole aggiungere un tassello in più alla conoscenza di questo (ancora) contorto ambito, questo libro servirà a dare un aiuto determinante.
Riccardo Pedrini
Ordigni
Hellnation Libri / Red Star Press
162 pagine
15 euro
Stefano Gallone / Joyello Triolo - Easter egg e dischi
Easter Egg sono quei messaggi criptati, lasciati dagli autori nei dischi (ma non solo) che solo i fan e i cultori più appassionati riescono a cogliere.
Nella (lunga) storia della musica rock, come il libro dimostra, ce ne sono in abbondanza.
I Beatles si divertirono tantissimo a spargerne nei loro album (vedi "Glass Onion" ma soprattutto la vicenda del "Paul is dead" su cui giocarono parecchio).
Finito il sogno, Paul e John se ne mandarono di più o meno espliciti nei rispettivi dischi.
Anche i Led Zeppelin con le manie di occultismo non si sono risparmiati in tal senso e nemmeno i Pink Floyd sono stati parchi.
Il libro è molto divertente e appassionante, nel svelarci una lunga serie di particolari intriganti che abbracciano uno scibile sonoro e artistico ampissimo, da James Brown ad Aphex Twins, da Bob Dylan agli Iron Maiden, da Radiohead a Frank Zappa.
Chissà se c'é qualcosa anche nel disco che state ascoltando ora....
Stefano Gallone / Joyello Triolo
Easter egg e dischi
Arcana Edizioni
184 pagine
16 euro
Ezio Guaitamacchi - She's a woman
A Ezio Guaitamacchi piace raccontare storie.
Di musica, cultura, spettacolo, recenti, lontane, ricche di particolari spesso poco conosciuti o addirittura inediti.
Nel suo nuovo libro ne troviamo 33, relative a personaggi storici e iconici (Billie Holiday, Madonna, Lady Gaga, Janis Joplin) e altri meno conosciuti (almeno dalle nostre parti, vedi le Dixie Chicks o Mercedes Sosa).
Sono storie spesso amare, crudeli, caratterizzate da maschilismo, violenza (pubblica e privata) ma anche di rivalse, vittorie, autodeterminazione, coraggio.
Il tutto corredato da una confezione elegante, ricchissima di foto, didascalie, curiosità, piccoli box che rimandano ad altre vicende ancora.
Un libro che si legge speditamente e con grande gusto.
Molto bella e appassionata la prefazione di Gianna Nannini.
Ezio Guaitamacchi
She's a woman
Rizzoli Lizard
288 pagine
35 euro
Marco Fazzini e Roberto Jacksie Saetti - Mingle with the Universe
Dalle nostre parti ERIC ANDERSEN ha sempre avuto poca risonanza, se non in un agguerrito e fedele nucleo di fan, che lo ha spesso portato in tour, ci ha lavorato (il violinista Michele Gazich in particolare), lo ha seguito lungo tutta la lunga e gloriosa carriera.
Il suo primo album è del 1965, ha collaborato con mostri sacri come Bob Dylan, Lou Reed, Joni Mitcehll, James Taylor, Andy Warhol, Rick Danko della Band.
Talvolta circostanze sfortunate ne hanno fermato la carriera che però conta una serie di piccoli gioielli come "Blue river" e "Ghosts Upon the Road".
In questo libro (in italiano e inglese) sono raccolte una lunga intervista sulla sua carriera, la traduzione di alcune delle canzoni più famose, suoi scritti esclusivi e varie testimonianze di chi ha lavorato e collaborato con lui.
Un eccelente modo per (ri)scoprirlo.
Marco Fazzini e Roberto Jacksie Saetti
Mingle with the Universe
Agenzia X Edizioni
309 pagine
16 euro
Michael Muhammad Knight - Islam Punk
Pubblicato in Usa nel 2009 (con il titolo "The Taqwacores"), l'anno dopo in Italia con il palese riferimento al brano dei CCCP, è un divertentissimo resoconto della vita di una stramba e immaginaria comunità di Buffalo, composta da punk musulmani, devoti ad Allah e al Corano ma, allo stesso tempo, amanti dei piaceri comuni (sesso, droga, alcol, punk) che male si accoppiano con i precetti sacri.
Il culmine arriverà con un concerto di band taqwacore che si sublimerà in una serie di eventi inaspettati.
Godibilissimo e a suo modo geniale.
Il libro fece nascere una piccola scena hardcore ,che si ispirò alle sue pagine, con nomi (marginali) come The Kominas, 8-bit, Vote Hezbollah Diacritical e Secret Trial Five.
Dal libro fu tratto un omonimo film.
Aldo Gianolio e Piercarlo Poggio - John Coltrane. Tranesonic o il riflesso dell'universo
La vita del grandissimo JOHN COLTRANE , elaborata con meticoloso puntiglio e grande cura, anche molto "tecnica", con tanto di spartiti di alcuni dei brani più significativi, in questa nuova pubblicazione editoriale della rivista "Blow Up".
Poco più di 100 pagine per introdurci al genio di uno dei jazzisti e musicisti più influenti e significativi della storia.
"Soultrane" "Giant steps", "A love supreme", "Ascension", "Meditations", le collaborazioni prestigiose, la prematura scomparsa nel 1967 a 40 anni.
Un testo che unisce le esigenze dei cultori dell'artista con chi si avvicina alla sua opera più prosaicamente e superficialmente.
La difficile ma caparbia ripresa dopo le dipendenze, dall'estate 1957:
"La dura disciplina che si autoimpose, tra astinenza, regime alimentare vegetariano, letture (religiose, filosofiche, storiche) e profonde riflessioni sulla sua identità di artista afroamericano, lo condusse a rivedere la luce, ad approdare a una visione mistica e spirituale dell'esistenza che non abbandonerà per il resto della vita".
"La posizione di Coltrane non era radicale come quella di Archie Shepp, la sua non era una posizione internazionalista rivoluzionaria, il suo non era un atteggiamento proletario.
Ma non sarebbe corretto affermare la non-politicità di Coltrane perchè anche se pervaso da una fervente religiosità, questa non gli serviva come alibi per sfuggire alla realtà e le responsabilità di intellettuale afroamericano, essendo ben consapevole della sua condizione di nero in America e dello stato sociale del suo popolo."
"Io suono, altri scrivono, altri fanno comizi, ognuno per conto proprio. Se alla fine ci ritroviamo tutti dalla stessa parte vorrà dire che nelle cose essenziali la pensiamo tutti allo stesso modo.
E ognuno di noi lo dice come può"
(John Coltrane)
John Coltrane. Tranesonic o il riflesso dell'universo
Director's Cut #3
132 pagine
15,00 euro
Edi Kermit Toffoli - Provincial punk. Le avventure di un giovane punk nell'Italia dei primi anni ottanta
Essere punk (o da quelle parti) in Italia a fine anni Settanta e per buona parte degli anni Ottanta era un bel problema.
Che si amplificava esponenzialmente vivendo in provincia. Edi Kermit Toffoli fu uno dei primissimi a vestire quegli abiti scomodi a Gemona, nel Friuli profondo, da poco devastato dal terremoto.
Il libro (corredato da suggestive foto d'epoca) racconta quegli anni febbrili e incerti, la sua attività artistica (e vita) precaria con i Mercenary God e The Sex, le illusioni, le delusioni, la violenza, ma anche il divertimento, la passione, la gioia di vivere ai margini (Outside of society, that's where I want to be - Patti Smith Group da "Rock n roll nigger"), lo straniamento di fronte all'arrivo del rigore dell'hardcore.
Alla fine troverà una strada più sicura, diventerà autore (per i Nomadi) e musicista (Cleverness e professionismo da solista).
Un'ulteriore testimonianza di un'epoca, dalla quale escono sempre più ricordi e documenti, a dimostrazione della vitalità scomposta e anarcoide che c'era ai tempi anche da noi.
Edi Kermit Toffoli
Provincial punk. Le avventure di un giovane punk nell'Italia dei primi anni ottanta
Goodfellas Spittle
208 pagine
19 euro
Luca Garrò - I folli del rock. Storie di geni tormentati, sostanze e sregolatezza
Il rock annovera una lunga casistica di "folli" (artisticamente parlando ma soprattutto in relazione allo stile di vita) che hanno lasciato testimonianze di ogni tipo in tal senso.
Sarebbe stato facile fare un elenco di episodi più o meno bizzarri per soddisfare senza problemi la curiosità/morbosità del lettore.
Garrò invece affronta la tematica in chiave "medica" e soprattutto esistenziale.
"Siamo così abituati a pensare a un certo prototipo di musicista in termini esclusivamente di eccessi, nichilismo e autodistruttività da dimenticare spesso di trovarci di fronte a esseri umani come noi, con le nostre stesse paure, fragilità e ossessioni.
Che talvola abbiamo bollato come eccentrici, disinibiti o viziosi e che magari abbiamo invidiato per il loro successo e per una vita apparentemente fatta di tanti privilegi e nessuna responsabilità, ma i cui comportamenti spesso non erano altro che sintoni di un disagio sconosciuti al pubblico."
Si parla di 20 artisti, da Amy Winehouse a Brian Wilson, Syd Barrett, GG Allin, Ozzy Osbourne, David Bowie, Roger Waters, Lou Reed etc.
Storie spesso tragiche e tristi che fanno dimenticare l'enfasi della patina "rock 'n' roll" tanto amata dalla narrazione abituale.
Libro ben fatto pur nella mancanza del più rappresentativo dell'ambito: Keith Moon.
Luca Garrò
I folli del rock. Storie di geni tormentati, sostanze e sregolatezza
Diarkos
258 pagine
19 euro
Donato Zoppo - CSI. E' stato un tempo il mondo
Donato Zoppo racconta una delle vicende più intriganti della musica rock italiana, in una modalità , come sottolinea Federico Guglielmi nella prefazione, di "romanzo quasi epico".
L'esordio del Consorzio Suonatori Indipendenti - CSI, l'album "Ko de Mondo" del 1994, sviscerato in tutte le sue particolarità, dalla formazione del gruppo alla realizzazione durate un mese e mezzo in Bretagna.
Il tutto corroborato da interviste esclusive e inedite ai protagonisti Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli, Giorgio Canali, Ginevra Di Marco, Alessandro Gerbi, Pino Gulli ma anche il discografico Stefano Senardi, Finaz della Bandabardò, Enrico De Angelis, Guido Harari e tanti altri.
Sono gli anni Novanta in cui il "nuovo rock italiano" da carbonaro diventa adulto e maturo, si prende le classifiche (Litfiba e CSI conquisteranno i primi posti), nel momento in cui menti illuminate, Stefano Senardi su tutti, tra i principali protagonisti della vicenda raccontata, ne intuiscono la potenzialità, lasciando libertà artistica, senza intrusioni, a nomi come CSI, Ritmo Tribale, Casino Royale, Mau Mau, Subsonica, Statuto, Negrita, tra i tanti.
Sarà una stagione breve, densa di perle e piccoli capolavori.
In questo libro si respira tutta l'atmosfera di quei momenti e di quegli anni, con abbondanza di dettagli, aneddoti, particolari inediti.
Donato Zoppo
CSI. E' stato un tempo il mondo
Compagnia Editoriale Aliberti
208 pagine
16.90 euro
Umberto Negri - Io e i CCCP – Storia fotografica e orale
Umberto Negri è stato il bassista dei CCCP nella prima fase della loro storia, lasciando la band poco prima della pubblicazione dell'album d'esordio “Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi”.
Esce ora, in concomitanza con le varie celebrazioni del 40ennale della band (mostra, ristampe, docufilm, concerti), la ristampa aggiornata della sua testimonianza di quel periodo, in particolare attraverso una lunga serie di foto, tra Emilia e Berlino, che ritrae l'embrione di quella che poi è stata l'avventura della band reggiana.
Il tutto corredato da una serie di aneddoti, storie, documenti, talvolta con considerazioni piuttosto amare e aspre sulla fine del rapporto con la band (con tanto di problematiche legate a diritti d'autore e rivendicazioni artistiche su brani concepiti insieme e mai attribuiti a lui, peraltro rigorosamente escluso dalle suddette celebrazioni).
Il libro documenta bene quegli anni furibondi e "affamati", rievoca tante cose da testimone sul campo e le foto sono la perfetta integrazione, urgente e diretta, di un periodo, senza alcun afflato nostalgico, irripetibile.
Umberto Negri
Io e i CCCP – Storia fotografica e orale
Shake edizioni
470 pagine
24 euro
Stefano Mannucci - Batti il tempo
Una serie di gustosi racconti dal taglio biografico, in cui si innestano vicende più o meno conosciute della lunga vicenda pop rock jazz.
Dalla travagliata e breve storia tra Miles Davis e Juliette Greco, allo sbarco degli Stones in USA, la collaborazione tra Beatles e Stones, John Lennon e il rapporto in bilico tra ammirazione reciproca e una rivalità sotterranea con Bob Dylan, la relazione spietata tra Jackson Browne e Joni Mitchell e tanto altro.
Stefano Mannucci, decano del giornalismo rock italiano e storica voce di Rai Stereonotte e Radiofreccia, si destreggia con consumata abilità tra musica e riferimenti diretti al contesto storico e sociale in cui si svolgevano.
La parte più interessante arriva nelle ultime pagine, ambientate in un futuro (imminente?) in cui l'Intelligenza Artificiale fa rivivere i miti del rock, sia visivamente, in affollati concerti di ologrammi, sia proponendo nuovi brani che nessuno saprebbe distinguere da un falso.
"A costi ragionevolmente contenuti, i falsari possono prosperare sull'Industria della Nostalgia e sull'irragionevole testardaggine di chi non si rassegna a sapere nell'Oltretomba i proprio beniamini" inaugurando "il "filone dalla non-storia del rock".
Stefano Mannucci
Batti il tempo
Il Castello
330 pagine
19 euro
Guido Michelone - Il dizionario del jazz
Il mondo JAZZ è un universo ormai ampio e inestricabile tante sono le tendenze e contaminazioni, tanti sono i generi, dischi, gruppi, solisti etc.
Guido Michelone, esperto e conoscitore della materia, propone una guida in cui, attraverso brevi prefazioni, ci introduce a liste di brani che rappresentano al meglio il contesto.
Dall'hard bop al soul jazz, dal latin al free.
Ma ci sono anche una breve storia culturale/artistica/sociale, una filmografia jazz, i 100 album "che bisogna avere", i libri, i negozi, il look e tanto altro. Un "Bignami" per mettere un piede nel mondo jazz e non scivolare ma andare spediti verso la sua essenza.
Guido Michelone
Il dizionario del jazz
Diarkos
334 pagine
18 euro
Stefano Scrima - Sto solo dormendo
Stefano Scrima ci ha abituati a ottimi e interessanti saggi sulla musica, vista da varie angolazioni, con approfondimenti sempre centrati e stimolanti.
In questo caso l'analisi va all'opera di JOHN LENNON, attraverso le sue varie fasi compositive.
Il proletario ribelle che, per primo nei Beatles, esce dalla narrazione easy/cuore/amore del primo periodo con brani drammatici ed esistenziali come "I'm a loser", "Help!", "Nowhere man".
Verranno l'impegno politico già accennato in "Revolution", il pacifismo e l'inasprimento delle posizioni con "Power to the people" e il militante "Sometime in New York City", costantemente in una situazione contraddittoria (la star ricca sfondata che inneggia alla "rivoluzione").
"Negli anni Sessanta e Settanta mi ero un po' improvvisato nella cosiddetta politica, più che altro per un senso di colpa.
Il senso di colpa di essere ricco e anche pensando che pace e amore non fossero abbastanza, che bisognasse farsi sparare o qualcosa del genere epr essere uno del popolo".
"L'errore più grave che io e Yoko commettemmo in quel periodo fu di lasciarci influenzare da quei macho "veri rivoluzionari" con le loro folli idee sulla necessità di ammazzare la gente per liberarla dal capitalismo e/o comunismo (dipende da come la pensate)."
Alla fine il ritiro per dedicarsi alla famiglia e a sé stesso, coltivando la sua innata pigrizia ("I'm only sleeping", appunto).
"Yoko mi ha fatto capire che un'alternativa era possibile. Non sei obbligato a farlo...se non produrrò nient'altro da offrire al consumo del pubblico se non il silenzio, così sia. Amen".
L'epilogo lo conosciamo, purtroppo.
Il libro è un ulteriore tassello, frutto di una visione personale e originale dell'autore, che non mancherà di essere apprezzatissima dai Beatlesiani e dai cultori di "certa musica".
Stefano Scrima
Sto solo dormendo
Arcana
92 pagine
12 euro
Stefano Scrima - Filosofia del walkman
Un breve (quanto colto, approfondito e illuminante) saggio su come l'introduzione (rivoluzionaria) del walkman negli anni Ottanta sia stato il simbolo del passaggio da un concetto di fruizione musicale (culturale e sociale) condivisa e collettiva a una modalità individualistica e consumistica.
"La "non disponibilità verso l'altro testimonia una mancanza di interesse per la collettività, per le sorti della società, per la politica, per la musica come qualcosa che no nsia solo moda-piacere-divertimento-consumo a favore di quella che abbiamo chiamato "fuga nel privato" in cui a contare di più è la nostra libertà, tuttavia non libera di scegliere, di competere e consumare nel mercato globale in cui la responsabilità delle nostre esiste è interamente demandata a noi, nonostante tutto."
Scrima fa un'analisi socio politica più che efficace di un momento epocale di cui viviamo le nefaste conseguenze e di cui il walkman diventa inconsapevole e incolpevole simbolo e simulacro.
"La società neoliberista che Regno Unito e Usa stavano preparando era la società degli individui e della libertà come ideologia, quella in cui è necessario primeggiare, distinguersi, vincere e farlo attraverso la propria unicità."
Il walkman arriva nel momento in cui il Rock viene musealizzato, depotenziato, normalizzato e perde tutta la sua capacità "eversiva" (ultimi scampoli arrivati, in tal senso, dal punk).
"Il rock istituzionalizzato degli anni Ottanta, consapevole di non avere più nessuna possibilità di cambiare il mondo e avendo dalla sua parte il solo potere dell'intrattenimento, si unì per vendere la sua performance in cambio di atti di beneficenza, cosa che funzionò molto bene. Il controllo che mettiamo in atto estraniandoci dal mondo uditivo "naturale" non permette solo di reinterprtare a nostro piacere l'ambiente, ma anche e soprattutto di avere più potere su di noi, sui nostri pensieri e sul nostro umore."
Testo più che consigliato, incisivo, minimale, tanto quanto preciso, informato e informativo.
Stefano Scrima
Filosofia del walkman
Il Melangolo
120 pagine
10.50
Penny Rimbaud - Shibboleth: My Revolting Life
E' un racconto (solo in inglese) acre, pieno di dubbi, di rimpianti (non per quello che è stato fatto ma per ciò che non è accaduto) quello di Penny Rimbaud, membro dei CRASS, paladini dell'"anarco punk", fautori di una delle più interessanti forme di autoproduzione, agitatori sociali, band influente per centinaia di gruppi ed esperienze simili e tanto altro.
Nati nel 1977, scioltisi nel 1984, sono stati protagonisti di clamorose iniziative contro lo stato, il governo Tatcher oltre che di sei album, due live e vari 45 giri (la band ha venduto circa DUE MILIONI di DISCHI).
Il libro (pubblicato nel 1998) ne racconta le gesta, intorno a una vicenda che toccò profondamente l'autore, la morte dell'amico Phil Russell/Wally Hope, probabilmente ucciso dalle autorità, lasciando però il caso insoluto.
Ci sono puntualizzazioni profonde e talvolta amare sul ruolo dei Crass.
"Poco dopo avere pubblicato il nostro primo album abbiamo realizzato di essere in pericolo di diventare i "leader" di un nuovo movimento di cambiamento sociale.
Un ruolo che rifiutavamo di avere. La rivoluzione che cercavamo non doveva avere leader."
Molto interessante e facilmente trasferibile ai giorni nostri e a quanto accaduto in tutti questi anni, la riflessione sullo scoppio della guerra delle Falklands, voluta dal governo inglese e sui movimenti pacifisti:
"Quando i problemi sono astratti il movimento pacifista è sempre stato felice e pronto a cantare "no war".
Ora che una guerra contro cui urlare c'era davvero, il silenzio era davvero doloroso".
Alla fine la band, la Comune in cui vivevano, lavoravano, accoglievano ospiti da tutto il mondo (inclusi 12 punk italiani che restarono lì a sbafo per dieci giorni senza sapere una parola di inglese, a parte "Crass"), componevano, progettavano azioni, esplosero.
Ognuno alla ricerca di sé stesso/a e di una vita personale e non più comunitaria.
"Per cinque anni le nostre vite sono state dominate dal vorace appetito dell' "Organizzazione Crass".
A parte la routine dei tour e dei dischi, la vita nella casa chiedeva sempre di più.
Il telefono non smetteva mai di squillare, quando un gruppo di ospiti se ne andava, ne arrivava subito un altro.
Come qualcosa che sembrava di una facilità spaventosa, ognuno della band svolgeva il ruolo assegnato.
Ma a quale costo? Ai tempi nessuno lo sapeva.
Dei problemi personali e dei dubbi non si parlava mai, non c'era semplicemente tempo per quello e in ogni caso, c'era una rivoluzione da combattere".
Uno scritto molto interessante per i cultori della band ma che ripercorre il cammino di tanti "rivoluzionari" e le loro (nostre) sconfitte.
Nel giro di sei mesi il movimento punk fu venduto e acquistato.
I controrivoluzionari capitalisti lo uccisero con il denaro.
Il punk degenerò dall'essere una forza di cambiamento per diventare un altro elemento del grande circo mediatico.
Venduto, igienizzato e strangolato il punk diventò un'altra merce sociale, la memoria bruciata di ciò che poteva essere. Non volevamo diventare un' altra serie di vittime del mercato.
Questa volta volevamo che funzionasse".
Penny Rimbaud
Shibboleth: My Revolting Life AK Press
344 pagine
6.95 pounds
Paul Sexton - Charlie's Good Tonight
Una biografia elegante, sobria, raffinata tanto quanto il soggetto, il favoloso CHARLIE WATTS.
Ci sono la sua vita, il suo aplomb e distacco dalle "cose terrene" (vedi i milioni di dollari dei tour mondiali degli Stones con centinaia di migliaia di persone al loro cospetto). Mai rassegnato al suo ruolo di batterista "rock", si è sempre considerato un jazzista.
"Charlie Parker, se sono quello che sono è grazie a quest'uomo".
Cresce artisticamente nel brulicante calderone della Londra "blues" dei primi anni Sessanta.
Quando andavo nei locali non era mai per ballare ma per starmene vicino al batterista e guardarlo suonare.
E inevitabilmente erano Neri Americani e suonavano jazz. Io volevo suonare come loro".
E poi i ROLLING STONES e la loro epopea, la sua riluttanza al successo e al proscenio, la scarsa voglia di imbarcarsi in tour mondiali di anni, a favore di una vita ritirata tra le sue collezioni, cani, cavalli, vestiti di gran classe.
Poche parole ma sempre perfettamente scandite ed efficaci.
"Noi abbiamo rivenduto la musica agli americani che non hanno mai ascoltato gente da cui abbiamo copiato la metà di quello che facciamo. Questo all'inizio. Gli vendiamo indietro le nostre influenze, il nostro modo di farle. Forse è più accettabile il modo in cui lo facciamo noi."
Sempre stupito dal successo ottenuto.
"Non ho cambiato la mia attitudine verso la gente. è la gente che ha cambiato la sua verso di me."
Il libro non indulge nelle sciocchezze da vita da rockstar e legge con molta discrezione il suo periodo più oscuro tra alcol e droghe.
Molto belle le storie della sua enorme generosità (altrettanto quelle sui regali che a ogni compleanno si scambiano gli Stones).
Ancora più stupendo l'aneddoto sulla sua collezione di auto, senza avere la patente..."non posso guidare. Mi piace sedermi sulle mie auto e ascoltare il loro motore".
Quello che risalta è il rispetto e l'amore che ha sempre circondato uno dei più grandi batteristi rock 'n' roll di sempre.
E' quello che, alla fine, conta.
Paul Sexton
Charlie's Good Tonight
Mudlark
334 pagine
17 sterline
Jason Quinn / Lalit Kumar Sharma - The Beatles: All Our Yesterdays
Uscita nel 2017, in India, è una gradevolissima graphic novel dalla nascita dei BEATLES fino all'esordio discografico di "Love me do".
Date precise, particolari curati e circostanziati, storia ben sviluppata, un libro molto carino che non dovrebbe mancare nella biblioteca dei Beatles fan più accaniti.
Jason Quinn / Lalit Kumar Sharma
The Beatles: All Our Yesterdays
Campfire
150 pagine
17 dollari
Francesco Massaccesi/ Paolo Massagli - Janis Joplin
Affascinante graphic novel, molto bene illustrata (in bianco e nero da Paolo Massagli) e sceneggiata (da Francesco Massaccesi) in cui si intrecciano i ricordi di alcuni soldati feriti in un ospedale del Vietnam in guerra e la vita di JANIS JOPLIN.
Sullo sfondo/in primo piano un'America in lotta per la pace, per i diritti civili, per un futuro migliore e più giusto.
Che ancora non è arrivato.
Francesco Massaccesi/ Paolo Massagli
Janis Joplin
Inkiostro Editore
48 pagine
20 euro
Martin "Sticky' Round - Scooterboys. The lost tribe
La scena "Scooterboy" fu una diretta filiazione da quella Mod, nei primi anni Ottanta, per assumere progressivamente (in Gran Bretagna) una dimensione molto personale che dalle origini si allontanava drasticamente.
Come descrive bene il libro:
"Per i Mods lo scooter è un accessorio.
Per gli Scooterboys la classica Vespa o Lambretta è essenziale".
Da un certo punto in poi gli Scooterboys si affrancarono dalla cultura Mod, assorbirono, soprattutto esteticamente, elementi dagli skinhead, perfino dagli psychobilly e rocker. Conservarono l'amore per soul, northern soul e ska ma non mancavano nelle serate musiche di ben altro tipo.
La disamina del libro è molto interessante, partendo dalle primigenie passioni degli inglesi per lo scooter, arrivando a un elemento essenziale per comprendere l'uso del mezzo negli anni Ottanta Tatcheriani di disoccupazione e devastazione sociale: gli scooter erano economici.
Se ne trovavano usati (seppur mal ridotti) a pochi spiccioli, la miscela era particolarmente bassa di prezzo, non c'erano ancora controlli sull'uso dipendenti dall'età o dall'uso del casco.
Si sviluppò così una scena di fanatici dello scooter, i raduni diventarono affollatissimi, l'estetica era l'ultimo dei problemi (l'importante era arrivare con il proprio mezzo, banditi e sbeffeggiati coloro che lo trasportavano in loco su un furgone).
I mezzi divennero sempre più personalizzati, talvolta al limite del grottesco.
L'estensione a quello che era un culto riservato a pochi, alla massa generò sfruttamento economico da parte di alcuni, violenza ai raduni, attenzionamento delle autorità, rivalità e tanti altri aspetti deprecabili.
Il fenomeno si è successivamente espanso in tutto il mondo (in Indonesia in particolare), pur se molto più circoscritto e differente dagli anni Ottanta, rimanendo però sempre un ambito "segreto" e di pertinenza di pochi appassionati, costantemente lontani dall'attenzione dei media.
Il libro è ricco di foto a colori, bellissima copertina rigida, molto (auto)ironico e divertente, pieno di aneddoti.
Consigliatissimo a chi vuole aggiungere un ulteriore tassello alla conoscenza delle (cosiddette) sottoculture.
Belle le parole di Mani degli Stones Roses e Primal Scream (scooterista di prima generazione che proprio nella scena incontrò il cantante Ian Brown e il chitarrista John Squire):
"Per me gli Scooterboys sono persone dimenticate.
Tutti ricordano i Mod e i Rocker ma noi abbiamo portato gli scooter a un altro livello di personalizzazione.
Noi abbiamo sempre riconosciuto l'eredità dai Mod ma eravamo più dei Casual strdaioli.
Il nostro giro non era strettamente Mod ma un mix di skinehead, football casual e segaioli."
Martin "Sticky' Round
Scooterboys. The lost tribe
192 pagine
Carpet Bombing Culture
Prezzo ordinario del 2019 16.95 sterline (venduto in varie piattaforme a prezzi più elevati)
Matteo Ceschi - G. Storia ed estetica Grunge
Lo storico, giornalista, saggista e fotografo milanese si immerge nel variegato e magmatico mondo del GRUNGE, definizione che ha sempre cercato di illustrare un contesto poco circoscrivibile.
Ma è sufficiente elencare Nirvana, Soundgarden, Pearl Jam, Alice in Chains, Mudhoney per avere chiaro un quadro, perlomeno sonoro.
Nel libro si ripercorrono quegli anni furibondi ed esplosivi, analizzando e approfondendo anche l'aspetto estetico (paradossalmente il Grunge ha vissuto più o meno in antitesi con questo concetto, abbracciando una forma del tutto casuale e basata sulla (apparente) incuria dell'immagine) di copertine e foto.
Basti pensare all'artwork di "Louder than love" dei Soundgarden con la massa di capelli di Chris Cornell che "sfonda" l'obiettivo, marchio di fabbrica dell'ambito.
"Seattle era una piccola capsula di arte e musica, una capsula completamente isolata e provinciale a cui era stato permesso di crescere, perché a nessuno importava un bel niente di quello che accadeva dalle nostre parti".
(Chris Cornell)
Molto interessante l'opera di (ri)scoperta di personaggi per lo più sconosciuti come Tina Bell, voce della gemma nascosta dei prime mover Bam Bam e Susan Silver, manager di Soundgarden e Alice In Chains, ex moglie di Chris Cornell, anime femminili del grunge, raramente considerate.
Gli appassionati troveranno spunti inediti e un approfondimento inusuale di ciò che è stato il Grunge.
Riccardo Cogliati - Smells like Italy. I concerti italiani dei Nirvana 1989-1991
Un dettagliatissimo resoconto dei concerti italiani dei NIRVANA, dal primo breve e caotico tour con i Tad (ero presente al "Bloom" al delirio che accadde) del 1989, alle esibizioni di un gruppo ormai famosissimo in tutto il mondo.
Ogni episodio è ricco di testimonianze di centinaia di protagonisti diretti (organizzatori, manager, tecnici) e spettatori, con ampio corredo fotografico degli eventi.
Ne emerge una visuale più approfondita e spesso inedita (molti dei retroscena sono diventati leggendari, non di rado mai avvenuti) del fenomeno Nirvana (soprattutto sui singoli componenti e le loro usanze comportamentali) ma anche di come era strutturata la rete concertistica in Italia, ai tempi ancora pionieristica e non del tutto affidabile.
Lettura molto veloce e fruibile, i fan di un'epoca e chi ha vissuto quei concerti apprezzeranno ancora di più.
Riccardo Cogliati
Smells like Italy. I concerti italiani dei Nirvana 1989-1991
Tsunami Edizioni
360 pagine
25 euro
AA.VV. - Alice Castello. Psychedelic Village
Alice Castello, paese di 2.500 abitanti nel vercellese, ha dato vita a una delle saghe psichedeliche più note in Italia, quella degli Effervescent Elephants, gruppo attivo soprattutto negli anni Ottanta ma con diversi album pubblicati nel corso del tempo, in cui hanno vagato tra psichedelia, new wave, rock, blues e tanto altro.
Da questa esperienza (preceduta da gruppi già attivi nei primi Settanta come Morpho Menelaus, Alter Ego e After Trips) è poi scaturita una nuova scena in cui si sono riversati gli ex membri e nuovi componenti, dai Mirrors a Folli di Dio, The Arcanes, Lodovico Ellena e gli Assurdi, gli Astral Weeks, Looking Glass Alice, Sangue di Giuda, Ganesh Blues Band e tanti altri.
In molte di queste incarnazioni è presente il deus ex machina di tutta la scena, Ludovico Ellena (autore anche di numerosi libri sulla psichedelia), lo stesso che ha imbastito questo veloce e breve libretto che ne narra in dettaglio tutta la storia.
Lory Muratti / Andy - L'ora delle distanze
Un libro, perfettamente definito "viaggio psycho fantasy, dark e pop" a firma di Muratti, "un vortice di colori fluo ispirato e illustrato dai quadri visionari di Andy dei Bluevertigo", a cui è allegato un 45 giri con due solenni brani che mischiano sapientemente canzone d'autore, new wave e David Bowie. Un progetto audace e coraggioso, interessante e fascinoso, di alta qualità.
AA.VV.
Alice Castello. Psychedelic Village
Menhir Libri
35 pagine
5 euro
TOP 12
Daniel Rachel - Too Much Too Young
La splendida avventura della 2TONE RECORDS, fulminante, breve, accesasi come una stella sfavillante ed esplosa come una (champagne) supernova, lasciando luminosi detriti vaganti fino ai giorni nostri, raccontata attraverso minuziosi particolari in questo eccellente libro (tradotto in italiano da Flavio Frezza per Hellnation Libri).
Un'etichetta che nasce e vive come un collettivo anarco/marxista sotto la ferrea guida di Jerry Dammers, tastierista e mente pensante degli Specials.
Non c’erano contratti formalizzati. Gli accordi venivano siglati da una stretta di mano.
Senza costituzione formale né iscrizione ai registri, l’etichetta esisteva soltanto di nome.
Come piaceva dire a Jerry, «più che una casa discografica, era una presa per il culo delle stesse».
Vendettero milioni di copie dal 1979 al 1986 con i dischi di Specials, Selecter, Bodysnatchers, il primo singolo dei Madness, The Beat per implodere poi tra mille divisioni, litigi, cause legali, debiti, dischi e gruppi ignorati, passando in mezzo alla violenza ai concerti, agli scioglimenti dei gruppi, alla (mala) gestione dell'etichetta, inadatta al volume di soldi incassati e alla complessità di unire realizzazioni di dischi, organizzazione di lunghi tour, economia "aziendale".
Le canzoni affrontavano argomenti che, per i giovani, rappresentavano la vita quotidiana: violenza di strada, abusi sessuali, gravidanze adolescenziali, disoccupazione, rischio di una guerra nucleare.
La 2 Tone era una nuova forma di musica di protesta, attraverso la quale riecheggiava l’eredità dei pionieri degli anni sessanta come Bob Dylan e Joan Baez, e cercava di trasmettere al pubblico l’idea di un’unità politica e sociale.
Uno degli scopi della 2 Tone era educare il pubblico e fargli capire che si trattava di musica inventata dai neri: dovete accettare il fatto che il mondo non è bianco, ma a due colori”.
La 2 Tone tentava di infondere nella testa della gente l’idea di uguaglianza e di dare un freno al razzismo.
Venivano tutti dal nulla: lavori di merda, monolocali di merda, senza un soldo in tasca. Cercavano di farcela partendo da zero. C’era un’atmosfera di avventura. L’ideale alla base della 2 Tone avrebbe preso vita sulle piste da ballo dell’intero paese.
Finì malamente.
Il libro è impietoso nel raccontare anche il lato oscuro della vicenda ma è sempre equilibrato e il più possibile fedele alla realtà.
Indispensabile per i cultori di un certo ambito.
"La 2Tone ispirò uno stile che travolse il paese. Sostenne l'antirazzismo, mise in discussione il sessismo e incoraggiò persone di idee differenti a sposare il multiculturalismo. Il suo impatto continuerà a dar vita a dibattiti sociologici e politici, sia sulla carta stampata che nei pub. Tali discussioni sono importantissime e aiutano a interpretare uno dei più grandi culti giovanili della storia britannica."
Daniel Rachel
Too Much Too Young
Pagine 480
Hellnation Libri
34 euro
Steve Turner - King Mod: The story of Peter Meaden, The Who and the birth of a British sub-culture
Peter Meaden è stato lo scopritore e manager dei primi WHO (e High Numbers, per i quali scrisse i testi del primo - e unico con quel nome - singlo "I'm the face" / "Zoot Suit") e tra i protagonisti della scena MOD degli anni Sessanta.
Il libro ne narra la storia, ricchissima di dettagli inediti o poco conosciuti (oltre a tante foto rare) e include un'intervista del 1975 sulla sua vita, gli Who, i mods etc.
Durante la quale formulò la famosa e definitiva frase sul MOD:
"Modism, Mod living, is an aphorism for clean living under difficult circumstances."
Purtroppo le sue condizioni psico fisiche erano piuttosto compromesse (l'incontro tra l'autore e Meaden avviene in una clinica psichiatrica) e non tutte le sue considerazioni sono affidabili e condivisibili (soprattutto le contestualizzazioni temporali) ma per chi ama l'ambito subculturale è un documento preziosissimo.
Ci sono appunti importanti, come l'articolo del settembre 1962 sulla filosofia di Mark Feld (futuro Marc Bolan) considerato il primo documento ufficiale sulla scena modernista, in cui non parla mai di mod, né di musica, nè di droghe, scooter o altro ma fa esclusivo riferimento alla sola ossessione per l'estetica.
Anche se già nel 1958 il "Daily Mirror" pubblicava l'articolo dal titolo "Are you a Trad or a Mod?", ripreso poi nel marzo 1963 dal "Mirror": "Trad or Mod?".
Le descrizioni dell'epoca sono accuratissime, a partire dal luogo in cui partì la scena Mod, il club londinese "The Scene" in cui Sandra Blackstone (compagna di un soldato americano di stanza a Londra) suonava 45 giri rarissimi con la regola del club "nessun disco della Top 20".
Quando incontra gli Who, dediti a blues e rythm and blues, per soddisfare il loro pubblico trova un gruppo di ragazzi "malleabili e da plasmare".
"Li portai allo "Scene", videro i mods e incominciarono a identificarsi con loro e a entrare nel mio mondo speciale".
Grazie a Guy Stevens, Dj e prime mover della scena mod londinese (poi produttore di "London calling" dei Clash) porta a Townshend e soci una lunga serie di rari brani "black" da cui prendere ispirazione.
La fine mediatica e numerica della scena mod avviene per un fattore particolare:
"LSD. Le pillole Drynamil incoraggiavano il movimento e la parlata veloce, LSD, mescalina e peyote portavano alla riflessione e introversione. La vita interiore diventò più importante delle altre attività."
Peter Meaden venne lasciato presto dagli Who, si dedicò alla Steve Gibbons Band ma finì malamente la sua vita tra depressione, esaurimenti nervosi, problemi psichiatrici e dipendenze pesanti.
Morì nel 1978, a 37 anni, poco prima di Keith Moon.
Gli Who si premurarono di coprire le spese funerarie.
Il libro è INDISPENSABILE per chi vuole approfondire certe tematiche e periodi (affiancherei l'eccellente "Stoned" dell'amico Andrew Loog Oldham, manager dei primi Stones).
"Al raduno di Hastings nel 1966 c'erano solo mods. 15.000 mods e TRE rockers in un bar!"
"Quanti ambasciatori del rock inglese sono stati direttamente influenzati dal Mod: Who, Rod Stewart, David Bowie, Stones, Small Faces, Animals, Georgie Fame, Julie Driscoll, Brian Auger, Zoot Money, Steve Winwood, Eric Clapton, Kinks, Marc Bolan, Jeff Beck, Robert Plant, Jimmy Page, Elton John, Anddy Summers, Bryan Ferry".
"Essere un mod non era solo essere al massimo della moda ed estetica ma anche conoscere le migliori canzoni, i club, i bar, le boutique, i trend e le feste. Perdere le attività di un weekend significava essere tagliato fuori, il peggiore peccato che potesse commettere un mod. Non c'era nostalgia, i mod vivevano esclusivamente nel presente con uno sguardo attento al futuro."
Steve Turner
King Mod: The story of Peter Meaden, The Who and the birth of a British sub-culture
Red Planet Publishing Ltd
272 pagine
25 sterline
Sly Stone - Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin)
Mi preme segnalare l'opera meritoria di JIMENEZ EDIZIONI che ha pensato di tradurre (grazie a Alessandro Besselva Averame) la recente autobiografia di SLY STONE "Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin)".
Spesso chi non è parente stretto dell'inglese si rammarica dell'impossibilità di leggere ottimi libri pubblicati solo in lingua originale.
L'invito è di approfittarne, il libro è davvero molto bello e importante.
La riporto sotto:
E' stimolante e affascinante scoprire cose nuove attraverso la lettura.
E' invece rassicurante, quanto gradevole, leggere di argomenti abbondantemente conosciuti, a cui si aggiungono particolari inediti ad arricchire la passione per il soggetto.
In questo senso l'autobiografia (al momento solo in inglese) di SLY STONE non aggiunge rivelazioni sorprendenti a quanto già gli appassionati del personaggio conoscono ma l'ironia e il disincanto con cui Sly narra la sua straordinaria storia umana e artistica, rende il libro (pubblicato, primo titolo in assoluto, dalla casa editrice di Questlove) divertente, irresistibile, pulsante.
Sly and the Family Stone sono un pezzo preziosissimo ed essenziale in tutta la storia della musica pop/rock/black, con all'attivo alcuni album di grandissimo pregio e un discreto numero di capolavori.
"Sly and the Family Stone avevano un concept. Bianchi e neri insieme, donne e uomini e le donne non erano solo cantanti ma suonavano gli strumenti".
Il libro è stato “created in collaboration” con Sly dallo scrittore Ben Greeman (e l'ex fidanzata di Sly, Arlene Hirschkowitz) che ha presumibilmente messo insieme una serie di dati già conosciuti e le parole (probabilmente un po' confuse e concise - vedi la pagina finale del libro con mini intervista con risposte a monosillabi -) estrapolate da qualche chiacchierata con il protagonista.
Sly non si tira indietro nel descrivere il lungo periodo nell'abisso di cocaina, crack e altre sostanze anche se, ovviamente, si trattiene parecchio, confutando spesso quanto invece spiattellato da ex collaboratori e amici nel libro di Joel Selvin, "Sly & the Family Stone: An Oral History".
Anche il declino artistico (con sporadici ritorni, spesso confusi e non di rado poco dignitosi) è affrontato con parole malinconiche e remissive, mentre si accavallano racconti relativi alla dipendenza e alle problematiche "familiari".
"Drugs were still around but they didn't dominate".
I fan più hardcore di Sly troveranno solo piccole aggiunte a una storia già conosciuta, i neofiti invece un ottimo mezzo per approfondire una vicenda artistica inimitabile.
"La cosa divertente era che alcuni bianchi pensavano che fossimo troppo militanti.
Dove ci schieravamo veramente? Da qualche parte nel mezzo, che era il posto migliore dove stare se volevi continuare a trovare soluzioni.
Se eri lontano, da una parte o dall’altra, eri una minaccia e le minacce venivano eliminate.
Quel pensiero mi ha portato a trascorrere più tempo a casa di quanto avrei altrimenti potuto.
E per quanto riguarda cambiare la direzione band, anche se me lo avessero chiesto, non lo avrei fatto.
Il punto era proprio questo, elevarsi al di sopra di tutto ciò. Le divisioni erano sottrazioni."
"Mi sentivo incompleto senza uno strumento o sarebbe meglio dire che mi sentivo completo solo con uno strumento".
"Quando facevo il DJ alla KSOL alcuni ascoltatori pensavano che in una radio Rhythm and blues non si doveva sentire musica bianca. Ma era una cosa senza senso per me. La musica non ha colore".
Sly Stone
Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin)
Jimenez Edizioni
290 pagine
22 euro
Graeme Thomson - George Harrison. Behind the locked door. La biografia
La lunga e dettagliata storia di "Beatle George", rimasto tale nonostante i reiterati tentativi di sfuggire "a una storia dell'orrore, terribile, folle, un vero incubo, un'esperienza caratterizzata da pazzia, panico, paranoia" (come ha più volte dichiarato).
Curiosamente, ma non troppo, George, Paul, John, Ringo, cercarono di scappare dal marchio Beatles, dopo lo scioglimento, non riuscendoci mai, continuando a fare riferimenti, positivi o negativi, a quella esperienza, nelle canzoni, interviste, dichiarazioni, scritti.
Curiosa la storia dell'esperienza delle "Anthology", mezzo incubo per chi le ha gestite, con una tensione latente e costante tra i Threetles.
Si racconta del George mistico che fa a pugni con quello estremo, tra droghe, alcol, sesso, tradimenti, con il senso di onnipotenza che gli diede la fama con i Fab Four, con un carattere che poteva essere duro e scostante.
"Mi ha sempre destato qualche perplessità il fatto che il suo comportamento non fosse poi così tanto aderente ai valori che professava.
Non era sempre una persona amorevole.
Aveva un lato parecchio spiacevole. A volte era difficile capirlo: non era una passeggiata. Se dicevi qualcosa nel modo sbagliato se la prendeva anche se dal tuo punto di vista era un'uscita innocente.
Diciamo che ti rimetteva al tuo posto." (Glyn Johns)
La frustrazione di essere relegato compositivamente in secondo piano durante l'era Beatles: "non si rendevano conto di chi ero e questo era uno dei principali difetti di John e Paul.
Erano così impegnati a interpretare le parti di John e Paul che non prestavano attenzione alle persone intorno a loro".
La storia (e il libro) sottolineano come in realtà lo spazio lasciato a George fosse consono alle sue capacità compositive che non andavano al di là delle due/tre canzoni ad album.
La carriera solista lo dimostra e anche i brani che John e Paul rifiutarono durante il periodo Beatles.
Dovuto anche, per sua stessa ammissione, alla necessità di avere molto tempo per comporre e rifinire le canzoni.
Una storia fatta di successo ma anche di lunghi silenzi, insicurezze, i gravi problemi di salute che lo porteranno a una morte prematura, la marea di soldi persi con la casa di produzione cinematografica, la pace che trovava solo nei suoi giardini, l'aggressione subita in casa, la ricerca, quasi paranoica, di solitudine in posti remoti, lontano dalle folle, il credo religioso che lo portò a una morte serena.
I Beatlesiani non si possono esimere, il libro è pieno di spunti e particolari poco noti (difficile trovare aspetti inediti sui Beatles...), non è agiografico e racconta la storia di un ragazzo che voleva solo suonare la chitarra in un gruppo rock 'n' roll.
"Non riusciva proprio a capire perché fosse diventato un musicista famoso in tutto il mondo.
La cosa lo ha sempre un po' confuso.
Si chiedeva perché lui, un ragazzo qualsiasi di Liverpool, destinato a svolgere un lavoro semplice e umile fosse diventato all'improvviso così conosciuto"
(Pattie Boyd)
Graeme Thomson
George Harrison. Behind the locked door. La biografia
Il Castello Editore
472 pagine
24 euro
Sara Boero (Traduttrice)
Andrea Valentini - L.A.M.F. La leggenda di Johnny Thunders
Ho sempre amato leggere libri e/o biografie sui miei artisti preferiti.
E così la ormai oberata libreria di casa è piena di titoli dedicati a Beatles, Who, Clash, Weller, Gil Scott Heron, Clash che, ovviamente, raccontano, di base, la stessa storia ma a cui non rinuncio mai a dare una lettura.
Di Johnny Thunders aveva già scritto in maniera esaustiva Nina Antonia in "In cold blood".
Il libro di Valentini riesce ad andare oltre.
Con maniacale (doverosa e benvenuta) precisione elenca, date, dati, nomi, concerti, interpella protagonisti, fan, spettatori, scova dichiarazioni, interviste, foto, flyer. Aggiunge sostanzialmente ancora tanto e scrive il libro definitivo sul grande e mai dimenticato Johnny.
E leggerlo è un (doloroso quanto la sua tribolata vita e vicenda artistica) piacere.
Grazie per avere raccolto la mia testimonianza del tour italiano del 1984 con i Not Moving in cui supportammo Johnny Thunders per tre date.
L'unico romanticismo è quello di Johnny quando era vivo e in buona salute.
Il romanticismo lo si vedeva quando era sul palco ed era Johnny Thunders.
(Nina Antonia)
Andrea Valentini
L.A.M.F. La leggenda di Johnny Thunders
Tsunami Edizioni
322 pagine
25 euro
Alessio Cacciatore / Giorgio Di Berardino - Oasis. La rivoluzione inglese del rock
Presumo che qualcuno si sia accorto che gli OASIS si riuniranno il prossimo anno.
Giunge all'uopo una biografia dettagliatissima da parte di due autorevoli super esperti, che scandaglia in ogni dettaglio la storia dei Gallagher e soci.
Nulla viene tralasciato, dalla nascita allo scioglimento, le carriere soliste e l'imminente ritorno sui palchi (pare anche in studio di registrazione).
Una delle storie più appassionanti, divertenti e significative del rock inglese di sempre.
Il corposo volume è la biografia definitiva.
Vediamo se e quanto ci sarà da aggiungere.
"Le loro canzoni erano per quelli ai quali niente andava bene e che non avevano un becco di un quattrino. Se qualcuno non avesse potuto permettersi di comprare il disco ma, ascoltando una loro canzone alla radio, si fosse messo a fischiettarla pensando "cazzo che forte!", bé per lui sarebbe stato sufficiente."
Alessio Cacciatore / Giorgio Di Berardino
Oasis. La rivoluzione inglese del rock
Diarkos
510 pagine
19 euro
Carlo Babando - Miss Black America
Il lungo e intricato percorso di Carlo Babando (già autore dello splendido "Blackness") all'interno della "black music" e della cultura afroamericana ci porta in un nuovo viaggio che passa da Robert Johnson a Sun Ra, ai Public Enemy, Gil Scott Heron, Travis Scott, Beyoncè, Angela Davis.
Una riflessione sui collegamenti, le evoluzioni, i passaggi attraverso i secoli, i dischi, la cultura.
Come specifica alla fine:
"I capitoli che avete letto hanno l'unica pretesa di complicare le idee, non di metterle in ordine...incamminarsi lungo i percorsi dell'identità afroamericana contemporanea significa buttarsi alle spalle molti steccati e provare per un attimo a guardare con occhi nuovi quello che talvolta diamo per assodato. Non azzerando la storia, al contrario: riportandola alla luce e imparando a dialogarci".
Molto interessante la considerazione su come l'impegno socio/politico di molti artisti sia in qualche modo imposto dalla necessità di "ottenere attenzione e non venire contemporaneamente accusato di disinteresse da parte della comunità di appartenenza".
E pure quella di come lo sguardo all'Africa sia talvolta solo di facciata, una suggestione verso una realtà immaginata ma non corrispondente alla quotidianità del luogo. Ovvero: gli afroamericani non sono africani.
Neppure gli immigrati dalle West Indies in Inghilterra sono più giamaicani (come si evince dai capitoli dedicati alla Black Culture britannica).
Come sosteneva Sun Ra in una conferenza, già nel 1971:
"Afroamericani e africani non possono ritenersi parte di una realtà interconnessa.
L'uomo nero a stelle e strisce si sta solo raccontando una bugia, proitettando oltre il Sahara qualcosa che ormai i secoli hanno inevitabilmente mutato".
La cultura afroamericana è in costante movimento, assimilando progressivamente nuove influenze, mantenendo il rapporto con le radici ma rielaborandole, sorpassando gli schemi classici che le vogliamo attribuire, per comodità e pigrizia mentale.
Il libro è colmo di riferimenti a brani, dischi, artisti e richiede un minimo di preparazione e conoscenza della materia ma è anche fonte di infiniti stimoli e indicazioni per il lettore meno competente della materia.
Come sempre, un saggio competente e completo.
Carlo Babando
Miss Black America
Mar Dei Sargassi Edizioni
220 pagine
18 euro
Bobby Gillespie - Tenement Kid
Un perfetto romanzo di formazione se non fosse "solo" l'autobiografia di un musicista che ha marchiato a fuoco la stagione Ottanta/Novanta.
BOBBY GILLESPIE racconta la sua difficile e avventurosa vita con dovizia di particolari (forse troppi e con eccessivi dettagli) in un libro che parte dall'infanzia e arriva a una delle indiscutibili pietre miliari del pop rock degli anni Novanta, "Screamadelica" dei suoi Primal Scream, nel 1991.
L'adolescenza nella povera periferia di Glasgow degli anni Sessanta, tra difficoltà varie e le domeniche sugli spalti a tifare Celtic.
Genitori socialisti working class.
"Nelle case dei cattolici c'era il ritratto del Papa, in quelle dei protestanti quello della Regina, da noi Che Guevara e la foto di Tommie Smith e John Carlos con il pugno chiuso alle Olimpiadi di Messico 1968".
I primi rigurgiti rock con Thin Lizzy e David Bowie e poi il punk che spazza via tutto, l'identificazione nei Sex Pistols, Jam e Clash e il successivo superamento di ciò che in un lampo era diventato "classico".
"A un certo punto quando i Clash o i Jam suonavano da noi non compravo più i biglietti. Erano diventati troppo famosi, troppo normali. Volevo l'eccitazione di una band che suonava in un piccolo club e che incidesse per una piccola label.
Ero dentro alla faccia più occulta e nascosta del rock 'n' roll.
Cercavo nuove energie.
Le Slits, gli Au Pairs, Raincoats, Pop Group, le Modettes".
L'ascesa verso la notorietà è irta di problemi, sconfitte, delusioni.
Dagli Altered Images, ai Wake, fino ad approdare a una nuova band, caotica, estrema, dissonante, in cui la sua batteria più che minimale ci sta alla perfezione: Jesus and the Mary Chain.
Arriva il successo, quello vero, ma quando i litigiosi fratelli Reid gli intimeranno di scegliere, non avrà dubbi nell'abbracciare il suo primo sogno e progetto, i Primal Scream.
Anche in questo sarà dura e complicato ma, tra eccessi di ogni tipo, alti e bassi, arriveranno i primi posti nelle classifiche e "Screamadelica" li consegnerà alla storia.
Un racconto molto reale e divertente che rappresenta al meglio la vita di quei musicisti che hanno venduto, anzi no, regalato, la vita al rock 'n' roll.
"Eravamo ossessionati dal rock 'n' roll.
Era una religione per noi.
Nei Jesus and the Mary Chain tutti erano fanatici, ossessionati dalla musica e dall'estetica.
Il rock n roll mi diede il coraggio di essere me stesso, indipendentemente dal lavoro che facessi o il luogo in cui vivessi.
Mi aiutò ad avere un codice per vivere.
Ha risvegliato la mia coscienza.
Il senso di cosa fosse cool e di cosa non lo fosse.
Il punk e il post punk furono la mia rivoluzione culturale.
Mi diedero un modo di pensare e fu una specie di religione, una causa".
Bobby Gillespie
Tenement Kid
White Rabbit
412 pagine
10 sterline
Warren Zanes - Liberami dal nulla. Bruce Springsteen e Nebraska
Pur non essendo un grande fan di Bruce Springsteen, di cui ho sempre apprezzato poco, il libro di Warren Zanes (chitarrista dei Del Fuegos e stupendo narratore), molto ben tradotto da Alessandro Besselva Averame, è coinvolgente, appassionante, ricco di spunti, idee, osservazioni.
Si parla di "Nebraska" l'album inciso in solitudine nel 1982, dopo il successo di "The river" e poco prima della consacrazione di "Born in the Usa".
Un disco cupo, drammatico, ostico, acustico, chitarra e voce, che spiazzò fan e critici (per il sottoscritto rimane il migliore della sua produzione).
Scritto e registrato in un momento di profonda crisi esistenziale (come rivela e approfondisce il libro).
"Era pronto a fare il grande salto verso il successo, poi si fermò.
In pratica entrò in clandestinità...Nebraska era una pittura rupestre nell'era della fotografia".
E' noto l'amore del Boss per i Suicide, gruppo apparentemente antitetico alla sua opera ma che invece sono stati decisivi per l'incisione dell'album.
"I Suicide, c'era qualcosa in loro che mi attirava. Una musica pericolosissima che parlava ad alcune parti di te con le quali non sempre la musica riusciva a entrare in contatto. Ha influenzato parecchio "Nebraska", direi soprattutto il tono del disco. Nella loro musica c'era una spietatezza che mi affascinava e che volevo entrasse a fare parte della mia musica."
Zanes chiacchiera con Bruce, racconta particolari inediti, fa parlare collaboratori e amici, tesse un'affascinante tela che copre tutto il prima, durante e dopo un disco così unico, particolare e importante.
Warren Zanes scrive una delle considerazioni più illuminate su cosa vuol dire suonare in una band:
Fin dall'epoca dei primi Beatles, i gruppi rock rock 'n' roll rappresentavano il luogo in cui si identificavano molti giovani maschi americani.
Per quelli che arrivarono dopo, entrare a fare parte di una band significa ESISTERE.
La gente faceva dei sacrifici per riuscirci.
Io sapevo il motivo, se non altro perché lo sperimentavo dall'interno.
Quando mio fratello mi portò nei Del Fuegos, un sacco di cose cominciarono improvvisamente ad avere senso.
Ero parte di qualcosa.
E quando me ne andai, non parlandogli più per due anni dopo una serie di brutali discussioni?
Non facevo più parte di quella cosa.
O eri dentro o eri fuori.
Mi sono reso conto che le persone non parlano molto spesso della pazienza e della forza d'animo che occorrono per fare parte di un gruppo.
LE BAND TI POSSONO SPEZZARE IL CUORE."
Warren Zanes
Liberami dal nulla. Bruce Springsteen e Nebraska
Jimenez Edizioni
280 pagine
22 euro
Marta Cagnola / Simone Fattori - Musicarelli. L'Italia degli anni '60 nei film musicali
Molti della mia generazione (1961) sono cresciuti con i Musicarelli.
Prima da molto piccoli, poi da più grandicelli e infine, negli anni Ottanta, cercando di cogliere in quel marasma, scampoli dei tanto amati dell'epica/epoca Sixties (vedere in azione Motowns, Rcoky Roberts, Lola Falana, i primitives, i Rokes, tra i tanti, era particolarmente interessante e istruttivo, in epoca pre You Tube).
All'inizio nei cinema parrocchiali e poi nelle tv private.
"Se nella sale di prima visione, quelle delle grandi città, il musicarello non fa registrare numeri elevatissimi, nei successivi passaggi alle seconde e terze visioni, nei capoluoghi di provincia e nei piccoli centri. compresi i passaggi successivi nelle sale parrocchiali, si registrano sempre incassi notevoli.
Un centinaio di titoli usciti tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Settanta, dalla trama esile, inframezzata da siparietti comici ma soprattutto dalle canzoni dei/delle protagonisti/e (che spesso davano il titolo al film).
"Il film musicale è un film che non sfrutta soltanto le canzoni, che sono fini a se stesse ma è un film completo in tutti i suoi punti. Nei punti comici, patetici, drammatici e umoristici, naturalmente". (Aldo Grimaldi)
Il libro analizza il fenomeno, elenca e commenta (con tanto di locandina) tutti i film, raccoglie varie testimonianze inedite in relative interviste (Rita Pavone, Al Bano, Shel Shapiro, Mal, tra i vari protagonisti), conferma come l'ambito ebbe enorme successo, soprattutto economico (a fronte di investimenti modesti e produzioni minimali). Parteciperanno attori famosi e future star (da Totò a Terence Hill, Nino Taranto, Paolo Villaggio etc).
"Il musicarello ha rappresentato negli anni Sessanta anche una palestra nella quale si sono fornati molti attori destinati successivaemte al grande successo di pubblico."
C'è tutto l'immaginario del fenomeno e l'approfondimento necessario a comprenderlo, senza esaltazioni inopportune o revivalismi improbabili.
"Un unico grande film, pieno di musica popolare, di facce entrate nell'iconografia italiana, di comicità semplice, di storie romantiche e travagliate, ma che con candida ingenuità ci raccontano come è cambiata la società italiana tra il 1960 e 1970".
"Il linguaggio ideale per raggiungere il pubblico dei giovani è veloce, leggero, energico ma anche romantico e sognatore.
Il tono deve essere divertente anche comico ma deve contenere un messaggio ecumenico che non disturbi troppo la borghesia cattolica impegnata a produrre e guadagnare. Un linguaggio innocuo insomma, che contenga talmente tanti messaggi da non contenerne alcuno e con un solo obiettivo: vendere.
Biglietti del cinema, 45 giri delle canzoni, serate degli artisti, la loro faccia e le loro vite sulle riviste."
Marta Cagnola / Simone Fattori
Musicarelli. L'Italia degli anni '60 nei film musicali
Vololibero Edizioni
250 pagine
26.50 euro
AA.VV. - Musica concreta. A cura di Stefano Ghittoni
Stefano Ghittoni si è premurato di raccogliere le testimonianze di una quarantina di musicisti, artisti e "affini" in relazione al concetto di musica ("concreta"), sia in veste prettamente artistico che filosofico, concettuale, personale.
Un racconto collettivo, di saggi o più semplicemente di pensieri, in libertà e non, su cosa possa essere e significare la musica, su cosa sia e cosa significhi... Svilupperemo queste narrazioni in modo libero e liberato, come già successo con Milano OFF che diventa un po’ il padre illegittimo di questa raccolta. Ma le sviluppiamo anche in modo pragmatico, perché siamo stati marxisti (almeno io, poeticamente se non altro) e facendo l’ennesimo salto verso l’alto uniamo, parlando di musica, l’anima e il corpo, l’impegno e il divertimento, l’azione e l’inerzia, l’efficacia e la riflessione.
E giochiamo sul doppio significato di musica “concreta” come genere e “concreta” nel senso di musica utile a vivere meglio.
(Stefano Ghittoni)
Il parterre dei contributi è quanto di più vario, antitetico o, al contrario, conforme si possa immaginare.
Ci sono ricordi, citazioni, esperienze personali, soprattutto un approccio filosofico comune che testimonia come "la musica ci abbia salvato (o dannato) la vita". Con i racconti di Antonio Bacciocchi / Paolo L. Bandera / Luca Barcellona / Elena Bellantoni / Andrea Benedetti / Patrick Benifei / Francesca Bono / David Love Calò / Chiara Castello / Jonathan Clancy / Marica Clemente / Francesco Clerici / Alex Cremonesi / Luca Collepiccolo / Fabio De Luca / Bruno Dorella / Pablito El Drito / Mauro Fenoglio / Marco Foresta / Andrea Frateff Gianni / Luca Frazzi / Stefano Ghittoni / Paquita Gordon / Igort / Andrea Lai / Maurizio Marsico / Ferdinando Masi / Sergio Messina / Alessandra Novaga / Rita Lilith Oberti / Monica Paes / Francesca Pongiluppi / Paolo Rumi / Hugo Sanchez / Gaetano Scippa / Francesco Spampinato / Alessandra Zerbinati
IL RESTO
Ferdinando Molteni - L’anello di Bindi – Canzoni e cultura omosessuale in Italia dal 1960 ad oggi
Sul terreno "scivoloso" del contesto, l'autore, giornalista e scrittore, riesce a districarsi con estrema capacità di sintesi e autorevolezza, elencando una serie di canzoni italiane che trattano chi in maniera esplicita, chi in modo più sfumato, il "tema" dell'omosessualità.
Dalla triste e drammatica storia di Umberto Bindi, ostracizzato ed escluso dal "grande giro", fino ai prodromi di "Coccinella" di Ghigo Agosti, ancora in quelli (anni Sessanta) chiamati in maniera azzeccata "gli anni del sottointeso".
Arriveranno poi i testi espliciti di Ivan Cattaneo o Andrea Tich nei Settanta e Ottanta a parlare più chiaro.
In mezzo le figure controverse di Renato Zero e Lucio Dalla che non ammetteranno mai l'appartenenza al mondo gay, pur non facendo mancare i numerosi riferimenti. Gianna Nannini e Giuni Russo saranno le paladine dell'omosessualità femminile (pur sempre in "chiaroscuro"), Raffaella Carrà diventerà, inconsapevolmente, un'icona gay, Tiziano Ferro l'epitome del coming out (dopo anni di indecisione).
Un libro piuttosto esaustivo su dinamiche comunicative che si sono progressivamente evolute ma che costituiscono, incredibilmente, ancora una barriera nella società odierna.
Federico Martelli - The Beatles everyday
L'universalità dell'opera dei Beatles si evidenzia anche da un libro come questo, scritto da un diciottenne, innamorato dei Fab Four che affronta l'improbo compito di redigere, per ogni giorno dell'anno, una recensione di una brano dei Fab Four.
Lo fa senza particolari deferenze alla leggenda, scrivendo in libertà, spigliato, sfacciato, non risparmiando critiche pungenti quando lo ritiene opportuno, togliendo quella patina paludata e polverosa da un gruppo intoccabile.
E' bello pensare di leggere e poi ascoltare, giorno per giorno, l'opera omnia dei Beatles, seguendo le sue indicazioni, potenziale, vero e proprio "buongiorno" mattutino.
Federico Martelli
The Beatles everyday Officine Gutenberg
370 pagine
20 euro
Federico Traversa - One love. Bob Marley
Scrittore, giornalista, cofondatore della casa editrice Chinaski, conduttore radiofonico per Radio Popolare Network, Federico Traversa tributa omaggio a un suo riferimento umano e musicale: BOB MARLEY.
Lo fa attraverso una biografia romanzata ma precisa ed efficace, scorrevole e coinvolgente, intersecandola con (tragiche) vicende personali, in una sorta di doppio racconto commovente e intenso.
La storia del piccolo Bob che lentamente, molto lentamente, esce, grazie alla musica, alla sua intraprendenza e talento, dal ghetto di TrenchTown, quartiere di Kingston, Giamaica e diventa un idolo, un profeta, tra vizi (tanti) e virtù (di più), figli sparsi, marijuana (senza limiti), Rastafarianesimo, impegno sociale e politico, vicende incredibili e la prematura scomparsa nel 1981, a 36 anni, per un male incurabile (e trascurato).
Anche per chi poco apprezza o conosce il grande Bob, il libro è piacevolissimo e veloce da leggere e inevitabilmente vi porterà a (ri)dare un ascolto a "Exodus", "Uprising", "Soul rebels".
Federico Traversa
One love. Bob Marley
Il Castello
300 pagine
Stefano I. Bianchi - Steve Albini. Big Black, Rapeman, Shellac
Personaggio pressoché unico nella storia della musica "pop/rock/alternativa".
Musicista con band a loro modo seminali, pur nella totale iconoclastia, provocatoria fino all'eccesso, fonico geniale (guai a indicarlo come produttore), umanamente controverso (eufemismo), difficilmente inquadrabile ma sempre lucido e spiazzante.
I dischi a cui ha lavorato Steve Albini sono più di 1.500...basti ricordare che tra i più famosi ci sono "Surfer Rosa" dei Pixies, "In Utero" dei Nirvana, "Rid of me" di PJ Harvey, "Tweez" degli Slint, "Pod" dei Breeders.
Il libro ne ripercorre in modo certosino ma mai pedante la storia artistica, riporta una bellissima intervista del 1997 per "Blow Up" e una serie di impietosi giudizi su molte band con cui ha lavorato.
Libro esaustivo e completo.
"...è difficile immaginare che oggi potrebbero nascere e avere successo band che si battezzano Rapeman o cantano quello che cantavano i Big Black. Se ciò sia un bene o un male lascio all'interpretazione personale di chi legge e ascolta".
Steve Albini su "Surfer Rosa" dei Pixies:
"Un raffazzonato polpettone da una band che al suo meglio suona un blando college rock da intrattenimento..non avevo mai incontrato quattro vacche tanto ansiose di essere portate in giro per l'anello al naso".
"Quando una band mi chiama per registrare dico subito ai miei clienti che non voglio assolutamente essere citato nei loro bei dischettini. Farò semplicemente un buon lavoro per loro e questo non implica sobbarcarsi alcuna responsabilità per i loro fottuti gusti o errori."
Steve Albini. Big Black, Rapeman, Shellac
Director's Cut #34 (aprile 2024)
132 pagine b/n
13,00 euro
Luca Frazzi - I 100 dischi essenziali punk italiani
Dopo la pubblicazione, funestata da inenarrabili polemiche, "c'è questo/non c'è quello", "dovrebbe essere nei primi 10, non al 22° posto", di "100 dischi essenziali new wave e post punk italiani", un anno fa (https://tonyface.blogspot.com/2023/08/100-dischi-essenziali-new-wave-e-post.html), LUCA FRAZZI, nella guida estiva di "Rumore", si dedica ai 100 dischi PUNK, dal 1977 al 1982, ovvero tutto ciò che è arrivato PRIMA dell'hardcore o che comunque ne ha intercettato solo i pionieristici esempi (CCM, Wrecthed, Chelsea Hotel, Indigesti, Fall Out, Peggio Punx, Nabat).
Lo sguardo è rivolto soprattutto a chi ha aperto le "danze", anzi il pogo: Skiantos, Tampax, Hitler SS, Gaznevada, Sorella Maldestra, Gags, Decibel, Kandeggina Gang, Chrisma, il Great Complotto, Dirty Actions.
E anche a tutti quelli "tangenti" al punk, pur se molto lontani nel risultato finale (da Faust'o a Ivan Cattaneo) fino alle parodie (Anna Oxa, Incesti, Aedi, Andrea Mingardi).
Molto spesso si ricorre a compilation postume, cassette, singoli.
I dischi realizzati in tempo reale furono numericamente scarsi.
Come sempre una raccolta importante, per archiviare, con minuziosi dettagli, un'epoca lontana, più volte indagata, non sempre con la giusta precisione.
Ora ci siamo.
Dafne Boggeri in collaborazione con Sara Serighelli - Out of the grid: Italian Zines 1978–2006
Una mappatura delle realtà editoriali indipendenti che si sono sviluppate sul territorio italiano tra il movimento del '77 e l'avvento del web 3.0. a cura di Dafne Boggeri in collaborazione con Sara Serighelli.
450 pagine (in inglese) in cui si testimonia l'attività di 100 fanzine (dal 1978 al 2006) che spaziano dal punk al reggae, alla new wave, mod (c'è anche la mia "Faces"), arte e tanto altro.
Formato A4, copertine, interni delle pubblicazioni, brevi introduzioni, varie interviste.
Un ennesimo tassello che contribuisce a conservare la memoria di un'epoca unica e particolarissima.
Interessante la sottolineatura sulla necessità, in Italia, per ogni pubblicazione, di essere registrata "presso la cancelleria del Tribunale Civile nella circoscrizione in cui viene fatta la pubblicazione" con un "direttore responsabile ovvero un giornalista regolarmente iscritto all’Ordine dei Giornalisti nell’albo dei Professionisti o in quello dei Pubblicisti."
Sostanzialmente tutte le fanzine sono di fatto illegali (se non affiliate a situazioni in regola, vedi la funzione che faceva Stampa Alternativa ai tempi).
Ovviamente solo raramente le fanzine adempivano e adempiono a queste regole.
Dafne Boggeri in collaborazione con Sara Serighelli
Out of the grid: Italian Zines 1978–2006
Presses du Réel
456 pagine
47 euro
Luca 'O Zulù Persico - Vocazione rivoluzionaria
Che la voce dei 99 Posse ne avesse da raccontare era indubbio.
La rap band napoletana ha segnato a fuoco la scena musicale italiana, diventando uno dei nomi più rappresentativi non solo del giro hip hop ma ha saputo anche rapportarsi in maniera sempre equilibrata con un ambito più ampio, dall'autogestione dei centri social al mainstream delle major discografiche.
Con difficoltà, contraddizioni, contestazioni ma mantenendo sempre una credibilità e autorevolezza indiscutibili, nonostante le immancabili critiche e accusa di essersi “venduti” quando è arrivato il successo.
Una popolarità gestita molto spesso a fatica, tra centinaia di concerti, offerte economiche molto generose, rifiutate in nome della coerenza mentre il “fuoco amico” imperversava nel nome di chissà quale integrità e regola di appartenenza.
In mezzo l'impegno politico e sociale, sul campo, tra manifestazioni di piazza, viaggi in Palestina, Iraq, Chiapas, talvolta molto rischiosi e la ferita ancora grondante sangue del G8 di Genova.
Le “mazzate” sono una triste (per quanto raccontate sempre con ironia e sarcasmo, conseguenza prevista di certe azioni) costante di molti di questi episodi (per inciso: prese e restituite).
Inaspettata la caduta nelle dipendenze più estreme da cui è uscito con fatica e a malapena.
In tal senso il racconto non ci risparmia nulla.
Grazie alla moglie Stefania e al figlio Raul, arrivò l'àncora di salvezza a cui aggrapparsi per uscirne vivo. Una lotta dura che segue la prima fine della band, nel 2001 (si riuniranno nel 2009).
Da cui nascono nuovi progetti, esperienze discografiche e teatrali, nuovi tour, dischi, collaborazioni, libri, articoli per giornali. A fronte di questa continua battaglia una considerazione inaspettata e, per molti aspetti, ironica e divertente.
“Nel frattempo perdevo il controllo su quello che accadeva sui social, di cui non mi occupavo per manifesta incapacità tecnica e ostilità generazionale, aggravata da futili motivi. E sui social c'era la guerra”.
Dopo tante battaglie a mani nude, quella virtuale delle malevolenze spietate dei social sono ingestibili, molto più pericolose e infide e chi non è preparato, pur grande e grosso che sia e con esperienze ben più terribili alle spalle, rischia di soccombere (anche in questo il già citato “fuoco amico” è in prima linea).
Un racconto sincero, diretto, che si alterna a vari testi e a un buon apparato fotografico. Una fotografia sempre di una generazione combattente e non ancora doma.
Riccardo Pedrini - Ordigni
Pubblicato originariamente nel 1998 esce ora un'edizione aggiornata con nuova copertina a cura di Hellnation Libri.
Un testo essenziale per la comprensione del primo punk (bolognese in questo caso ma dalla storia affine a tutto quello che accadde in Italia a cavallo tra i 70 e gli 80). Non la classica cronologia di nomi, eventi, date (che ovviamente non mancano) ma un'analisi approfondita di ciò che pulsò, in maniera caotica e approssimativa, in quei giorni.
" Si tentava un'altra forma di vita, a suo modo irriducibile, o non riconducibile, se avessimo letto Bataille avremmo detto che quella passione sorgeva dalla negatività senza utilizzo a cui ci sentivamo predestinati...i Ramones ti facevano sentire felice mentre calpestavi i sobborghi in cerca di una piccola gioia subito. I Pistols erano rabbia lucida e insegnavano l'attitudine al confronto. I Clash erano la voce della metropoli globale, comprensibili da Brixton alla Bolognina".
Pedrini (ex bassista dei Nabat e tra i primi skinhead bolognesi e italiani, successivamente membro del collettivo Wu Ming) entra nell'anima e nel cuore della vicenda, ne ricuce attitudini, vicende e situazioni, con lucidità, talvolta spietata, altre volte amara o affettuosa.
"L'importanza di quella fase, per la storia del nostro paese è largamente sottovalutata.
TUTTA la storia recente del nostro paese è largamente sottovalutata, inesplorata, resa estranea a quegli stessi che l'hanno vissuta.
Perché in realtà si crede di ricordare e non si è in grado, generalmente, di tenere un discorso coerente né sugli anni Settanta, né, forse in maniera ancora maggiore, sugli anni Ottanta...è difficile oggi rendersi conto della portata rivoluzionaria all'epoca, insita nel semplice fatto di radersi i capelli, mettersi un paio di pantaloni a tubo, andarsene in giro con i vestiti trafitti da un bel po' di spille da balia.
Significava rifiutare in blocco, incosapevolmente o meno, anni e anni di controcultura, rifiutare la liberazione del corpo come mille altre utopie, significava invertire scientemente un'immagine giovanile allora dominante.
Tutti avevano i capelli lunghi. Tutti portavano i jeans a campana. Tutti si occupavano di politica."
Pedrini parte dai primi passi del punk bolognese (da cui esclude tutto il giro Skiantos etc), facendolo iniziare da quando Raf Punk e vari accoliti (tra cui anche i primi Nabat) incominciarono a farsi vedere e sentire, molto rumorosamente, analizza il passaggio di molti allo stile skinhead, per chiudere nel 1983, quando proprio questa scena collassa con il "famoso" raduno Oi! di Certaldo che distrugge definitivamente anni di convivenza con la divisione tra neofascisti, apolitici, "rossi", punk etc etc.
Per chi vuole aggiungere un tassello in più alla conoscenza di questo (ancora) contorto ambito, questo libro servirà a dare un aiuto determinante.
Riccardo Pedrini
Ordigni
Hellnation Libri / Red Star Press
162 pagine
15 euro
Stefano Gallone / Joyello Triolo - Easter egg e dischi
Easter Egg sono quei messaggi criptati, lasciati dagli autori nei dischi (ma non solo) che solo i fan e i cultori più appassionati riescono a cogliere.
Nella (lunga) storia della musica rock, come il libro dimostra, ce ne sono in abbondanza.
I Beatles si divertirono tantissimo a spargerne nei loro album (vedi "Glass Onion" ma soprattutto la vicenda del "Paul is dead" su cui giocarono parecchio).
Finito il sogno, Paul e John se ne mandarono di più o meno espliciti nei rispettivi dischi.
Anche i Led Zeppelin con le manie di occultismo non si sono risparmiati in tal senso e nemmeno i Pink Floyd sono stati parchi.
Il libro è molto divertente e appassionante, nel svelarci una lunga serie di particolari intriganti che abbracciano uno scibile sonoro e artistico ampissimo, da James Brown ad Aphex Twins, da Bob Dylan agli Iron Maiden, da Radiohead a Frank Zappa.
Chissà se c'é qualcosa anche nel disco che state ascoltando ora....
Stefano Gallone / Joyello Triolo
Easter egg e dischi
Arcana Edizioni
184 pagine
16 euro
Ezio Guaitamacchi - She's a woman
A Ezio Guaitamacchi piace raccontare storie.
Di musica, cultura, spettacolo, recenti, lontane, ricche di particolari spesso poco conosciuti o addirittura inediti.
Nel suo nuovo libro ne troviamo 33, relative a personaggi storici e iconici (Billie Holiday, Madonna, Lady Gaga, Janis Joplin) e altri meno conosciuti (almeno dalle nostre parti, vedi le Dixie Chicks o Mercedes Sosa).
Sono storie spesso amare, crudeli, caratterizzate da maschilismo, violenza (pubblica e privata) ma anche di rivalse, vittorie, autodeterminazione, coraggio.
Il tutto corredato da una confezione elegante, ricchissima di foto, didascalie, curiosità, piccoli box che rimandano ad altre vicende ancora.
Un libro che si legge speditamente e con grande gusto.
Molto bella e appassionata la prefazione di Gianna Nannini.
Ezio Guaitamacchi
She's a woman
Rizzoli Lizard
288 pagine
35 euro
Marco Fazzini e Roberto Jacksie Saetti - Mingle with the Universe
Dalle nostre parti ERIC ANDERSEN ha sempre avuto poca risonanza, se non in un agguerrito e fedele nucleo di fan, che lo ha spesso portato in tour, ci ha lavorato (il violinista Michele Gazich in particolare), lo ha seguito lungo tutta la lunga e gloriosa carriera.
Il suo primo album è del 1965, ha collaborato con mostri sacri come Bob Dylan, Lou Reed, Joni Mitcehll, James Taylor, Andy Warhol, Rick Danko della Band.
Talvolta circostanze sfortunate ne hanno fermato la carriera che però conta una serie di piccoli gioielli come "Blue river" e "Ghosts Upon the Road".
In questo libro (in italiano e inglese) sono raccolte una lunga intervista sulla sua carriera, la traduzione di alcune delle canzoni più famose, suoi scritti esclusivi e varie testimonianze di chi ha lavorato e collaborato con lui.
Un eccelente modo per (ri)scoprirlo.
Marco Fazzini e Roberto Jacksie Saetti
Mingle with the Universe
Agenzia X Edizioni
309 pagine
16 euro
Michael Muhammad Knight - Islam Punk
Pubblicato in Usa nel 2009 (con il titolo "The Taqwacores"), l'anno dopo in Italia con il palese riferimento al brano dei CCCP, è un divertentissimo resoconto della vita di una stramba e immaginaria comunità di Buffalo, composta da punk musulmani, devoti ad Allah e al Corano ma, allo stesso tempo, amanti dei piaceri comuni (sesso, droga, alcol, punk) che male si accoppiano con i precetti sacri.
Il culmine arriverà con un concerto di band taqwacore che si sublimerà in una serie di eventi inaspettati.
Godibilissimo e a suo modo geniale.
Il libro fece nascere una piccola scena hardcore ,che si ispirò alle sue pagine, con nomi (marginali) come The Kominas, 8-bit, Vote Hezbollah Diacritical e Secret Trial Five.
Dal libro fu tratto un omonimo film.
Aldo Gianolio e Piercarlo Poggio - John Coltrane. Tranesonic o il riflesso dell'universo
La vita del grandissimo JOHN COLTRANE , elaborata con meticoloso puntiglio e grande cura, anche molto "tecnica", con tanto di spartiti di alcuni dei brani più significativi, in questa nuova pubblicazione editoriale della rivista "Blow Up".
Poco più di 100 pagine per introdurci al genio di uno dei jazzisti e musicisti più influenti e significativi della storia.
"Soultrane" "Giant steps", "A love supreme", "Ascension", "Meditations", le collaborazioni prestigiose, la prematura scomparsa nel 1967 a 40 anni.
Un testo che unisce le esigenze dei cultori dell'artista con chi si avvicina alla sua opera più prosaicamente e superficialmente.
La difficile ma caparbia ripresa dopo le dipendenze, dall'estate 1957:
"La dura disciplina che si autoimpose, tra astinenza, regime alimentare vegetariano, letture (religiose, filosofiche, storiche) e profonde riflessioni sulla sua identità di artista afroamericano, lo condusse a rivedere la luce, ad approdare a una visione mistica e spirituale dell'esistenza che non abbandonerà per il resto della vita".
"La posizione di Coltrane non era radicale come quella di Archie Shepp, la sua non era una posizione internazionalista rivoluzionaria, il suo non era un atteggiamento proletario.
Ma non sarebbe corretto affermare la non-politicità di Coltrane perchè anche se pervaso da una fervente religiosità, questa non gli serviva come alibi per sfuggire alla realtà e le responsabilità di intellettuale afroamericano, essendo ben consapevole della sua condizione di nero in America e dello stato sociale del suo popolo."
"Io suono, altri scrivono, altri fanno comizi, ognuno per conto proprio. Se alla fine ci ritroviamo tutti dalla stessa parte vorrà dire che nelle cose essenziali la pensiamo tutti allo stesso modo.
E ognuno di noi lo dice come può"
(John Coltrane)
John Coltrane. Tranesonic o il riflesso dell'universo
Director's Cut #3
132 pagine
15,00 euro
Edi Kermit Toffoli - Provincial punk. Le avventure di un giovane punk nell'Italia dei primi anni ottanta
Essere punk (o da quelle parti) in Italia a fine anni Settanta e per buona parte degli anni Ottanta era un bel problema.
Che si amplificava esponenzialmente vivendo in provincia. Edi Kermit Toffoli fu uno dei primissimi a vestire quegli abiti scomodi a Gemona, nel Friuli profondo, da poco devastato dal terremoto.
Il libro (corredato da suggestive foto d'epoca) racconta quegli anni febbrili e incerti, la sua attività artistica (e vita) precaria con i Mercenary God e The Sex, le illusioni, le delusioni, la violenza, ma anche il divertimento, la passione, la gioia di vivere ai margini (Outside of society, that's where I want to be - Patti Smith Group da "Rock n roll nigger"), lo straniamento di fronte all'arrivo del rigore dell'hardcore.
Alla fine troverà una strada più sicura, diventerà autore (per i Nomadi) e musicista (Cleverness e professionismo da solista).
Un'ulteriore testimonianza di un'epoca, dalla quale escono sempre più ricordi e documenti, a dimostrazione della vitalità scomposta e anarcoide che c'era ai tempi anche da noi.
Edi Kermit Toffoli
Provincial punk. Le avventure di un giovane punk nell'Italia dei primi anni ottanta
Goodfellas Spittle
208 pagine
19 euro
Luca Garrò - I folli del rock. Storie di geni tormentati, sostanze e sregolatezza
Il rock annovera una lunga casistica di "folli" (artisticamente parlando ma soprattutto in relazione allo stile di vita) che hanno lasciato testimonianze di ogni tipo in tal senso.
Sarebbe stato facile fare un elenco di episodi più o meno bizzarri per soddisfare senza problemi la curiosità/morbosità del lettore.
Garrò invece affronta la tematica in chiave "medica" e soprattutto esistenziale.
"Siamo così abituati a pensare a un certo prototipo di musicista in termini esclusivamente di eccessi, nichilismo e autodistruttività da dimenticare spesso di trovarci di fronte a esseri umani come noi, con le nostre stesse paure, fragilità e ossessioni.
Che talvola abbiamo bollato come eccentrici, disinibiti o viziosi e che magari abbiamo invidiato per il loro successo e per una vita apparentemente fatta di tanti privilegi e nessuna responsabilità, ma i cui comportamenti spesso non erano altro che sintoni di un disagio sconosciuti al pubblico."
Si parla di 20 artisti, da Amy Winehouse a Brian Wilson, Syd Barrett, GG Allin, Ozzy Osbourne, David Bowie, Roger Waters, Lou Reed etc.
Storie spesso tragiche e tristi che fanno dimenticare l'enfasi della patina "rock 'n' roll" tanto amata dalla narrazione abituale.
Libro ben fatto pur nella mancanza del più rappresentativo dell'ambito: Keith Moon.
Luca Garrò
I folli del rock. Storie di geni tormentati, sostanze e sregolatezza
Diarkos
258 pagine
19 euro
Donato Zoppo - CSI. E' stato un tempo il mondo
Donato Zoppo racconta una delle vicende più intriganti della musica rock italiana, in una modalità , come sottolinea Federico Guglielmi nella prefazione, di "romanzo quasi epico".
L'esordio del Consorzio Suonatori Indipendenti - CSI, l'album "Ko de Mondo" del 1994, sviscerato in tutte le sue particolarità, dalla formazione del gruppo alla realizzazione durate un mese e mezzo in Bretagna.
Il tutto corroborato da interviste esclusive e inedite ai protagonisti Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli, Giorgio Canali, Ginevra Di Marco, Alessandro Gerbi, Pino Gulli ma anche il discografico Stefano Senardi, Finaz della Bandabardò, Enrico De Angelis, Guido Harari e tanti altri.
Sono gli anni Novanta in cui il "nuovo rock italiano" da carbonaro diventa adulto e maturo, si prende le classifiche (Litfiba e CSI conquisteranno i primi posti), nel momento in cui menti illuminate, Stefano Senardi su tutti, tra i principali protagonisti della vicenda raccontata, ne intuiscono la potenzialità, lasciando libertà artistica, senza intrusioni, a nomi come CSI, Ritmo Tribale, Casino Royale, Mau Mau, Subsonica, Statuto, Negrita, tra i tanti.
Sarà una stagione breve, densa di perle e piccoli capolavori.
In questo libro si respira tutta l'atmosfera di quei momenti e di quegli anni, con abbondanza di dettagli, aneddoti, particolari inediti.
Donato Zoppo
CSI. E' stato un tempo il mondo
Compagnia Editoriale Aliberti
208 pagine
16.90 euro
Umberto Negri - Io e i CCCP – Storia fotografica e orale
Umberto Negri è stato il bassista dei CCCP nella prima fase della loro storia, lasciando la band poco prima della pubblicazione dell'album d'esordio “Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi”.
Esce ora, in concomitanza con le varie celebrazioni del 40ennale della band (mostra, ristampe, docufilm, concerti), la ristampa aggiornata della sua testimonianza di quel periodo, in particolare attraverso una lunga serie di foto, tra Emilia e Berlino, che ritrae l'embrione di quella che poi è stata l'avventura della band reggiana.
Il tutto corredato da una serie di aneddoti, storie, documenti, talvolta con considerazioni piuttosto amare e aspre sulla fine del rapporto con la band (con tanto di problematiche legate a diritti d'autore e rivendicazioni artistiche su brani concepiti insieme e mai attribuiti a lui, peraltro rigorosamente escluso dalle suddette celebrazioni).
Il libro documenta bene quegli anni furibondi e "affamati", rievoca tante cose da testimone sul campo e le foto sono la perfetta integrazione, urgente e diretta, di un periodo, senza alcun afflato nostalgico, irripetibile.
Umberto Negri
Io e i CCCP – Storia fotografica e orale
Shake edizioni
470 pagine
24 euro
Stefano Mannucci - Batti il tempo
Una serie di gustosi racconti dal taglio biografico, in cui si innestano vicende più o meno conosciute della lunga vicenda pop rock jazz.
Dalla travagliata e breve storia tra Miles Davis e Juliette Greco, allo sbarco degli Stones in USA, la collaborazione tra Beatles e Stones, John Lennon e il rapporto in bilico tra ammirazione reciproca e una rivalità sotterranea con Bob Dylan, la relazione spietata tra Jackson Browne e Joni Mitchell e tanto altro.
Stefano Mannucci, decano del giornalismo rock italiano e storica voce di Rai Stereonotte e Radiofreccia, si destreggia con consumata abilità tra musica e riferimenti diretti al contesto storico e sociale in cui si svolgevano.
La parte più interessante arriva nelle ultime pagine, ambientate in un futuro (imminente?) in cui l'Intelligenza Artificiale fa rivivere i miti del rock, sia visivamente, in affollati concerti di ologrammi, sia proponendo nuovi brani che nessuno saprebbe distinguere da un falso.
"A costi ragionevolmente contenuti, i falsari possono prosperare sull'Industria della Nostalgia e sull'irragionevole testardaggine di chi non si rassegna a sapere nell'Oltretomba i proprio beniamini" inaugurando "il "filone dalla non-storia del rock".
Stefano Mannucci
Batti il tempo
Il Castello
330 pagine
19 euro
Guido Michelone - Il dizionario del jazz
Il mondo JAZZ è un universo ormai ampio e inestricabile tante sono le tendenze e contaminazioni, tanti sono i generi, dischi, gruppi, solisti etc.
Guido Michelone, esperto e conoscitore della materia, propone una guida in cui, attraverso brevi prefazioni, ci introduce a liste di brani che rappresentano al meglio il contesto.
Dall'hard bop al soul jazz, dal latin al free.
Ma ci sono anche una breve storia culturale/artistica/sociale, una filmografia jazz, i 100 album "che bisogna avere", i libri, i negozi, il look e tanto altro. Un "Bignami" per mettere un piede nel mondo jazz e non scivolare ma andare spediti verso la sua essenza.
Guido Michelone
Il dizionario del jazz
Diarkos
334 pagine
18 euro
Stefano Scrima - Sto solo dormendo
Stefano Scrima ci ha abituati a ottimi e interessanti saggi sulla musica, vista da varie angolazioni, con approfondimenti sempre centrati e stimolanti.
In questo caso l'analisi va all'opera di JOHN LENNON, attraverso le sue varie fasi compositive.
Il proletario ribelle che, per primo nei Beatles, esce dalla narrazione easy/cuore/amore del primo periodo con brani drammatici ed esistenziali come "I'm a loser", "Help!", "Nowhere man".
Verranno l'impegno politico già accennato in "Revolution", il pacifismo e l'inasprimento delle posizioni con "Power to the people" e il militante "Sometime in New York City", costantemente in una situazione contraddittoria (la star ricca sfondata che inneggia alla "rivoluzione").
"Negli anni Sessanta e Settanta mi ero un po' improvvisato nella cosiddetta politica, più che altro per un senso di colpa.
Il senso di colpa di essere ricco e anche pensando che pace e amore non fossero abbastanza, che bisognasse farsi sparare o qualcosa del genere epr essere uno del popolo".
"L'errore più grave che io e Yoko commettemmo in quel periodo fu di lasciarci influenzare da quei macho "veri rivoluzionari" con le loro folli idee sulla necessità di ammazzare la gente per liberarla dal capitalismo e/o comunismo (dipende da come la pensate)."
Alla fine il ritiro per dedicarsi alla famiglia e a sé stesso, coltivando la sua innata pigrizia ("I'm only sleeping", appunto).
"Yoko mi ha fatto capire che un'alternativa era possibile. Non sei obbligato a farlo...se non produrrò nient'altro da offrire al consumo del pubblico se non il silenzio, così sia. Amen".
L'epilogo lo conosciamo, purtroppo.
Il libro è un ulteriore tassello, frutto di una visione personale e originale dell'autore, che non mancherà di essere apprezzatissima dai Beatlesiani e dai cultori di "certa musica".
Stefano Scrima
Sto solo dormendo
Arcana
92 pagine
12 euro
Stefano Scrima - Filosofia del walkman
Un breve (quanto colto, approfondito e illuminante) saggio su come l'introduzione (rivoluzionaria) del walkman negli anni Ottanta sia stato il simbolo del passaggio da un concetto di fruizione musicale (culturale e sociale) condivisa e collettiva a una modalità individualistica e consumistica.
"La "non disponibilità verso l'altro testimonia una mancanza di interesse per la collettività, per le sorti della società, per la politica, per la musica come qualcosa che no nsia solo moda-piacere-divertimento-consumo a favore di quella che abbiamo chiamato "fuga nel privato" in cui a contare di più è la nostra libertà, tuttavia non libera di scegliere, di competere e consumare nel mercato globale in cui la responsabilità delle nostre esiste è interamente demandata a noi, nonostante tutto."
Scrima fa un'analisi socio politica più che efficace di un momento epocale di cui viviamo le nefaste conseguenze e di cui il walkman diventa inconsapevole e incolpevole simbolo e simulacro.
"La società neoliberista che Regno Unito e Usa stavano preparando era la società degli individui e della libertà come ideologia, quella in cui è necessario primeggiare, distinguersi, vincere e farlo attraverso la propria unicità."
Il walkman arriva nel momento in cui il Rock viene musealizzato, depotenziato, normalizzato e perde tutta la sua capacità "eversiva" (ultimi scampoli arrivati, in tal senso, dal punk).
"Il rock istituzionalizzato degli anni Ottanta, consapevole di non avere più nessuna possibilità di cambiare il mondo e avendo dalla sua parte il solo potere dell'intrattenimento, si unì per vendere la sua performance in cambio di atti di beneficenza, cosa che funzionò molto bene. Il controllo che mettiamo in atto estraniandoci dal mondo uditivo "naturale" non permette solo di reinterprtare a nostro piacere l'ambiente, ma anche e soprattutto di avere più potere su di noi, sui nostri pensieri e sul nostro umore."
Testo più che consigliato, incisivo, minimale, tanto quanto preciso, informato e informativo.
Stefano Scrima
Filosofia del walkman
Il Melangolo
120 pagine
10.50
Penny Rimbaud - Shibboleth: My Revolting Life
E' un racconto (solo in inglese) acre, pieno di dubbi, di rimpianti (non per quello che è stato fatto ma per ciò che non è accaduto) quello di Penny Rimbaud, membro dei CRASS, paladini dell'"anarco punk", fautori di una delle più interessanti forme di autoproduzione, agitatori sociali, band influente per centinaia di gruppi ed esperienze simili e tanto altro.
Nati nel 1977, scioltisi nel 1984, sono stati protagonisti di clamorose iniziative contro lo stato, il governo Tatcher oltre che di sei album, due live e vari 45 giri (la band ha venduto circa DUE MILIONI di DISCHI).
Il libro (pubblicato nel 1998) ne racconta le gesta, intorno a una vicenda che toccò profondamente l'autore, la morte dell'amico Phil Russell/Wally Hope, probabilmente ucciso dalle autorità, lasciando però il caso insoluto.
Ci sono puntualizzazioni profonde e talvolta amare sul ruolo dei Crass.
"Poco dopo avere pubblicato il nostro primo album abbiamo realizzato di essere in pericolo di diventare i "leader" di un nuovo movimento di cambiamento sociale.
Un ruolo che rifiutavamo di avere. La rivoluzione che cercavamo non doveva avere leader."
Molto interessante e facilmente trasferibile ai giorni nostri e a quanto accaduto in tutti questi anni, la riflessione sullo scoppio della guerra delle Falklands, voluta dal governo inglese e sui movimenti pacifisti:
"Quando i problemi sono astratti il movimento pacifista è sempre stato felice e pronto a cantare "no war".
Ora che una guerra contro cui urlare c'era davvero, il silenzio era davvero doloroso".
Alla fine la band, la Comune in cui vivevano, lavoravano, accoglievano ospiti da tutto il mondo (inclusi 12 punk italiani che restarono lì a sbafo per dieci giorni senza sapere una parola di inglese, a parte "Crass"), componevano, progettavano azioni, esplosero.
Ognuno alla ricerca di sé stesso/a e di una vita personale e non più comunitaria.
"Per cinque anni le nostre vite sono state dominate dal vorace appetito dell' "Organizzazione Crass".
A parte la routine dei tour e dei dischi, la vita nella casa chiedeva sempre di più.
Il telefono non smetteva mai di squillare, quando un gruppo di ospiti se ne andava, ne arrivava subito un altro.
Come qualcosa che sembrava di una facilità spaventosa, ognuno della band svolgeva il ruolo assegnato.
Ma a quale costo? Ai tempi nessuno lo sapeva.
Dei problemi personali e dei dubbi non si parlava mai, non c'era semplicemente tempo per quello e in ogni caso, c'era una rivoluzione da combattere".
Uno scritto molto interessante per i cultori della band ma che ripercorre il cammino di tanti "rivoluzionari" e le loro (nostre) sconfitte.
Nel giro di sei mesi il movimento punk fu venduto e acquistato.
I controrivoluzionari capitalisti lo uccisero con il denaro.
Il punk degenerò dall'essere una forza di cambiamento per diventare un altro elemento del grande circo mediatico.
Venduto, igienizzato e strangolato il punk diventò un'altra merce sociale, la memoria bruciata di ciò che poteva essere. Non volevamo diventare un' altra serie di vittime del mercato.
Questa volta volevamo che funzionasse".
Penny Rimbaud
Shibboleth: My Revolting Life AK Press
344 pagine
6.95 pounds
Paul Sexton - Charlie's Good Tonight
Una biografia elegante, sobria, raffinata tanto quanto il soggetto, il favoloso CHARLIE WATTS.
Ci sono la sua vita, il suo aplomb e distacco dalle "cose terrene" (vedi i milioni di dollari dei tour mondiali degli Stones con centinaia di migliaia di persone al loro cospetto). Mai rassegnato al suo ruolo di batterista "rock", si è sempre considerato un jazzista.
"Charlie Parker, se sono quello che sono è grazie a quest'uomo".
Cresce artisticamente nel brulicante calderone della Londra "blues" dei primi anni Sessanta.
Quando andavo nei locali non era mai per ballare ma per starmene vicino al batterista e guardarlo suonare.
E inevitabilmente erano Neri Americani e suonavano jazz. Io volevo suonare come loro".
E poi i ROLLING STONES e la loro epopea, la sua riluttanza al successo e al proscenio, la scarsa voglia di imbarcarsi in tour mondiali di anni, a favore di una vita ritirata tra le sue collezioni, cani, cavalli, vestiti di gran classe.
Poche parole ma sempre perfettamente scandite ed efficaci.
"Noi abbiamo rivenduto la musica agli americani che non hanno mai ascoltato gente da cui abbiamo copiato la metà di quello che facciamo. Questo all'inizio. Gli vendiamo indietro le nostre influenze, il nostro modo di farle. Forse è più accettabile il modo in cui lo facciamo noi."
Sempre stupito dal successo ottenuto.
"Non ho cambiato la mia attitudine verso la gente. è la gente che ha cambiato la sua verso di me."
Il libro non indulge nelle sciocchezze da vita da rockstar e legge con molta discrezione il suo periodo più oscuro tra alcol e droghe.
Molto belle le storie della sua enorme generosità (altrettanto quelle sui regali che a ogni compleanno si scambiano gli Stones).
Ancora più stupendo l'aneddoto sulla sua collezione di auto, senza avere la patente..."non posso guidare. Mi piace sedermi sulle mie auto e ascoltare il loro motore".
Quello che risalta è il rispetto e l'amore che ha sempre circondato uno dei più grandi batteristi rock 'n' roll di sempre.
E' quello che, alla fine, conta.
Paul Sexton
Charlie's Good Tonight
Mudlark
334 pagine
17 sterline
Jason Quinn / Lalit Kumar Sharma - The Beatles: All Our Yesterdays
Uscita nel 2017, in India, è una gradevolissima graphic novel dalla nascita dei BEATLES fino all'esordio discografico di "Love me do".
Date precise, particolari curati e circostanziati, storia ben sviluppata, un libro molto carino che non dovrebbe mancare nella biblioteca dei Beatles fan più accaniti.
Jason Quinn / Lalit Kumar Sharma
The Beatles: All Our Yesterdays
Campfire
150 pagine
17 dollari
Francesco Massaccesi/ Paolo Massagli - Janis Joplin
Affascinante graphic novel, molto bene illustrata (in bianco e nero da Paolo Massagli) e sceneggiata (da Francesco Massaccesi) in cui si intrecciano i ricordi di alcuni soldati feriti in un ospedale del Vietnam in guerra e la vita di JANIS JOPLIN.
Sullo sfondo/in primo piano un'America in lotta per la pace, per i diritti civili, per un futuro migliore e più giusto.
Che ancora non è arrivato.
Francesco Massaccesi/ Paolo Massagli
Janis Joplin
Inkiostro Editore
48 pagine
20 euro
Martin "Sticky' Round - Scooterboys. The lost tribe
La scena "Scooterboy" fu una diretta filiazione da quella Mod, nei primi anni Ottanta, per assumere progressivamente (in Gran Bretagna) una dimensione molto personale che dalle origini si allontanava drasticamente.
Come descrive bene il libro:
"Per i Mods lo scooter è un accessorio.
Per gli Scooterboys la classica Vespa o Lambretta è essenziale".
Da un certo punto in poi gli Scooterboys si affrancarono dalla cultura Mod, assorbirono, soprattutto esteticamente, elementi dagli skinhead, perfino dagli psychobilly e rocker. Conservarono l'amore per soul, northern soul e ska ma non mancavano nelle serate musiche di ben altro tipo.
La disamina del libro è molto interessante, partendo dalle primigenie passioni degli inglesi per lo scooter, arrivando a un elemento essenziale per comprendere l'uso del mezzo negli anni Ottanta Tatcheriani di disoccupazione e devastazione sociale: gli scooter erano economici.
Se ne trovavano usati (seppur mal ridotti) a pochi spiccioli, la miscela era particolarmente bassa di prezzo, non c'erano ancora controlli sull'uso dipendenti dall'età o dall'uso del casco.
Si sviluppò così una scena di fanatici dello scooter, i raduni diventarono affollatissimi, l'estetica era l'ultimo dei problemi (l'importante era arrivare con il proprio mezzo, banditi e sbeffeggiati coloro che lo trasportavano in loco su un furgone).
I mezzi divennero sempre più personalizzati, talvolta al limite del grottesco.
L'estensione a quello che era un culto riservato a pochi, alla massa generò sfruttamento economico da parte di alcuni, violenza ai raduni, attenzionamento delle autorità, rivalità e tanti altri aspetti deprecabili.
Il fenomeno si è successivamente espanso in tutto il mondo (in Indonesia in particolare), pur se molto più circoscritto e differente dagli anni Ottanta, rimanendo però sempre un ambito "segreto" e di pertinenza di pochi appassionati, costantemente lontani dall'attenzione dei media.
Il libro è ricco di foto a colori, bellissima copertina rigida, molto (auto)ironico e divertente, pieno di aneddoti.
Consigliatissimo a chi vuole aggiungere un ulteriore tassello alla conoscenza delle (cosiddette) sottoculture.
Belle le parole di Mani degli Stones Roses e Primal Scream (scooterista di prima generazione che proprio nella scena incontrò il cantante Ian Brown e il chitarrista John Squire):
"Per me gli Scooterboys sono persone dimenticate.
Tutti ricordano i Mod e i Rocker ma noi abbiamo portato gli scooter a un altro livello di personalizzazione.
Noi abbiamo sempre riconosciuto l'eredità dai Mod ma eravamo più dei Casual strdaioli.
Il nostro giro non era strettamente Mod ma un mix di skinehead, football casual e segaioli."
Martin "Sticky' Round
Scooterboys. The lost tribe
192 pagine
Carpet Bombing Culture
Prezzo ordinario del 2019 16.95 sterline (venduto in varie piattaforme a prezzi più elevati)
Matteo Ceschi - G. Storia ed estetica Grunge
Lo storico, giornalista, saggista e fotografo milanese si immerge nel variegato e magmatico mondo del GRUNGE, definizione che ha sempre cercato di illustrare un contesto poco circoscrivibile.
Ma è sufficiente elencare Nirvana, Soundgarden, Pearl Jam, Alice in Chains, Mudhoney per avere chiaro un quadro, perlomeno sonoro.
Nel libro si ripercorrono quegli anni furibondi ed esplosivi, analizzando e approfondendo anche l'aspetto estetico (paradossalmente il Grunge ha vissuto più o meno in antitesi con questo concetto, abbracciando una forma del tutto casuale e basata sulla (apparente) incuria dell'immagine) di copertine e foto.
Basti pensare all'artwork di "Louder than love" dei Soundgarden con la massa di capelli di Chris Cornell che "sfonda" l'obiettivo, marchio di fabbrica dell'ambito.
"Seattle era una piccola capsula di arte e musica, una capsula completamente isolata e provinciale a cui era stato permesso di crescere, perché a nessuno importava un bel niente di quello che accadeva dalle nostre parti".
(Chris Cornell)
Molto interessante l'opera di (ri)scoperta di personaggi per lo più sconosciuti come Tina Bell, voce della gemma nascosta dei prime mover Bam Bam e Susan Silver, manager di Soundgarden e Alice In Chains, ex moglie di Chris Cornell, anime femminili del grunge, raramente considerate.
Gli appassionati troveranno spunti inediti e un approfondimento inusuale di ciò che è stato il Grunge.
Riccardo Cogliati - Smells like Italy. I concerti italiani dei Nirvana 1989-1991
Un dettagliatissimo resoconto dei concerti italiani dei NIRVANA, dal primo breve e caotico tour con i Tad (ero presente al "Bloom" al delirio che accadde) del 1989, alle esibizioni di un gruppo ormai famosissimo in tutto il mondo.
Ogni episodio è ricco di testimonianze di centinaia di protagonisti diretti (organizzatori, manager, tecnici) e spettatori, con ampio corredo fotografico degli eventi.
Ne emerge una visuale più approfondita e spesso inedita (molti dei retroscena sono diventati leggendari, non di rado mai avvenuti) del fenomeno Nirvana (soprattutto sui singoli componenti e le loro usanze comportamentali) ma anche di come era strutturata la rete concertistica in Italia, ai tempi ancora pionieristica e non del tutto affidabile.
Lettura molto veloce e fruibile, i fan di un'epoca e chi ha vissuto quei concerti apprezzeranno ancora di più.
Riccardo Cogliati
Smells like Italy. I concerti italiani dei Nirvana 1989-1991
Tsunami Edizioni
360 pagine
25 euro
AA.VV. - Alice Castello. Psychedelic Village
Alice Castello, paese di 2.500 abitanti nel vercellese, ha dato vita a una delle saghe psichedeliche più note in Italia, quella degli Effervescent Elephants, gruppo attivo soprattutto negli anni Ottanta ma con diversi album pubblicati nel corso del tempo, in cui hanno vagato tra psichedelia, new wave, rock, blues e tanto altro.
Da questa esperienza (preceduta da gruppi già attivi nei primi Settanta come Morpho Menelaus, Alter Ego e After Trips) è poi scaturita una nuova scena in cui si sono riversati gli ex membri e nuovi componenti, dai Mirrors a Folli di Dio, The Arcanes, Lodovico Ellena e gli Assurdi, gli Astral Weeks, Looking Glass Alice, Sangue di Giuda, Ganesh Blues Band e tanti altri.
In molte di queste incarnazioni è presente il deus ex machina di tutta la scena, Ludovico Ellena (autore anche di numerosi libri sulla psichedelia), lo stesso che ha imbastito questo veloce e breve libretto che ne narra in dettaglio tutta la storia.
Lory Muratti / Andy - L'ora delle distanze
Un libro, perfettamente definito "viaggio psycho fantasy, dark e pop" a firma di Muratti, "un vortice di colori fluo ispirato e illustrato dai quadri visionari di Andy dei Bluevertigo", a cui è allegato un 45 giri con due solenni brani che mischiano sapientemente canzone d'autore, new wave e David Bowie. Un progetto audace e coraggioso, interessante e fascinoso, di alta qualità.
AA.VV.
Alice Castello. Psychedelic Village
Menhir Libri
35 pagine
5 euro
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Il meglio dell'anno,
Libri
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