martedì, luglio 15, 2025

Roberto Calabrò - Eighties Colours. Garage beat e psichedelia nell’Italia degli anni Ottanta

Originariamente pubblicate nel 2010 in confezione lussuosa e curatissima per Coniglio Editore, le 1.200 copie di "Eighties Colours" andarono velocemente esaurite, anche grazie a una serie di presentazioni ed eventi affollatissimi e di prestigio.

Un libro che parla(va) con dovizia di particolari e stupende foto, dell'esplosione di colori garage/beat/psichedelici nell'Italia di metà anni Ottanta.
Da allora è praticamente irreperibile se non a prezzi sostenuti.

Ben venga dunque la ristampa, seppure in formato più "povero" ed essenziale, con l'aggiunta di un prezioso capitolo che rendiconta ciò che è successo a molti dei gruppi protagonisti nel nuovo secolo, molti dei quali hanno ripreso vita con lo stesso marchio di fabbrica o con nuove iniziative.
E infine la discografia aggiornata.

Per chi ha amato Not Moving, Sick Rose, Party Kidz, Out Of Time, Effervescent Elephants, Avvoltoi, Sciacalli, Ugly Things ma anche Statuto, Four By Art, Peter Sellers & the Hollywood Party, Allison Run, Technicolour Dream etc e non ha in libreria la prima edizione, un acquisto fondamentale e necessario.

Roberto Calabrò
Eighties Colours. Garage beat e psichedelia nell’Italia degli anni Ottanta
Odoya Edizioni
416 pagine
28 euro

lunedì, luglio 14, 2025

Aldo Pedron / Angelo De Negri - LIVE AID. Il juke-box globale compie 40 anni

A quarant'anni dal mitico evento, questo libro ne traccia con maniacale precisione tutti gli aspetti.
Molto interessante la contestualizzazione del periodo storico, sociale, artistico e il riassunto a tutti i precedenti grandi festival.
Poi è un profluvio di dettagli, aspetti poco conosciuti, l'azzardo di Bob Gedolf quando annuncia una serie di nomi partecipanti senza nemmeno averli contattati, paul Mccartney che da tempo non suona, dopo la morte di John, accetta solo per la pressione dei figli, il lancio che aveva dato il singolo collettivo "Do They Know It's Christmas Time", seguito da "Usa for Africa" e da una lunga serie di altri brani, al fine di raccogliere fondi per la carestia nel Corno d'Africa.

L'evento si svolse in alternanza tra Londra a Wembley e lo stadio JFK a Philadelphia, in mondovisione.

Infine il dettaglio di tutte le esibizioni, con scaletta, commenti, dichiarazioni dei protagonisti.
Nomi, tra i tanti, come David Bowie, U2, Style Council, Queen, Dire Straits, Who (riuniti per l'occasione), Elton John, Paul McCartney (con solo "Let it be") accompagnato alla voce da Pete Townshend, David Bowie, Bob Gedolf, Alison Moyet.

Dagli States rispondono con Run DMC, Black Sabbath, Joan Baez, Crosby, Stills and Nash, Beach Boys, Pretenders, Simple Minds, Santana, Madonna, Neil Young, Eric Clapton, Phil Collins (Dieci ore dopo essersi esibito al Wembley Stadium di Londra, arriva negli Stati Uniti con l’aereo supersonico Concorde si esibisce al JFK Stadium di Filadelfia, lo stesso giorno), Plant, Page, Jones con Phil Collins (in un'esibizione imbarazzante), Crosby, Stills, Nash & Young (dopo essersi già esibiti separatamente), Mick Jagger solo e con Tina Turner, Bob Dylan con Keith Richards e Ron Wood.

Il libro si completa con una lunga serie di ulteriori approfondimenti, aneddoti, dati e date.
Difficile trovare qualcosa di più esaustivo.

Aldo Pedron / Angelo De Negri
LIVE AID. Il juke-box globale compie 40 anni
Arcana Edizioni
552 pagine
25 euro >

venerdì, luglio 11, 2025

Kneecapp. More Blacks, More Dogs, More Irish, Mo Chara

Con l'amico MICHELE SAVINI, il nostro inviato i nquel di Dublino, stiamo seguendo le funamboliche vicende dei KNEECAPP, costantemente al centro delle cronache con vicende musicali e socio/ politiche. Si aggiungono nuovi capitoli che Michele ci rendiconta in dettaglio nella sua rubrica.
I precedenti capitoli su varie storie irlandesi" sono qua:

https://tonyface.blogspot.com/search/label/The%20Auld%20Triangle%3A%20narrazioni%20dalla%20Repubblica%20d%27Irlanda

Un furgoncino con montato un maxischermo staziona davanti alla Corte di Westminster, nel cuore di Londra. Sullo schermo, a caratteri cubitali, campeggia il motto: “More Blacks, More Dogs, More Irish, Mo Chara”.
È il 18 giugno e sta per aprirsi il primo capitolo del processo ai Kneecap, il trio rap nordirlandese finito sotto accusa per incitamento alla violenza e al terrorismo. Quella frase, provocatoria e potente, richiama e ribalta uno degli slogan più infami del razzismo britannico del dopoguerra: “No Blacks, No Dogs, No Irish”, che un tempo appariva sulle vetrine di negozi e pub nel Regno Unito.
Simbolo di esclusione e discriminazione, quel cartello è diventato col tempo un’icona della memoria razziale e dell’oppressione subita da intere comunità migranti, in particolare quella caraibica e quella irlandese.

Nel 2016, nel sud di Londra, una giovane coppia (lei di origini giamaicane, lui irlandese) decide di ribaltare quel messaggio discriminatorio. Stampano una maglietta con la scritta “More Blacks, More Dogs, More Irish”, rivendicando con orgoglio l’unione tra oppressi. Il rifiuto diventa così una risposta ironica e provocatoria, con l’obiettivo di capovolgere il pregiudizio storico e trasformare un divieto in un invito: più neri, più cani, più irlandesi...

Il “Mo Chara” aggiunto dai Kneecap in Gaelico significa “amico mio” ed è anche il nome d’arte di Liam Óg Ó Annaidh, membro del trio accusato di incitamento alla violenza e terrorismo a causa di un video risalente ad un concerto del novembre del 2023, in cui veniva filmato mentre incitava alla morte di parlamentari britannici e raccoglieva una bandiera di Hezbollah lanciata su palco, e gridava “Up Hamas, Up Hezbollah”.
Qui di seguito la puntata precedente con tutti i dettagli di quello che era successo:
https://tonyface.blogspot.com/2025/05/kneecapp-il-peso-delle-parole.html

Centinaia di sostenitori, fan e attivisti pro Palestina si sono radunati fin dalle prime ore del mattino davanti al tribunale di Londra per sostenere i Kneecap.
Un’ondata di bandiere irlandesi e palestinesi ha colorato la scena, mentre risuonavano con forza gli slogan “Free Mo Chara” e “Free Palestine”.
Balli, tamburi, fumogeni e performance improvvisate di numerosi artisti accorsi sul posto hanno trasformato la protesta in una vibrante dimostrazione di solidarietà e resistenza.
Tra la folla, tante facce familiari, incluso questo “ragazzo”, presente con sua figlia Leah, che ancora una volta non ha esitato a mostrare con orgoglio da che parte sta.
L’arrivo dei Kneecap in tribunale ha lo stesso tono delle loro performance dal vivo: sfacciato, teatrale, carico di sicurezza e provocazione.
Kefiah palestinese sulle spalle, sorriso stampato in faccia e una spavalderia degna del miglior Liam Gallagher.
Il boato della folla presente dimostra ancora una volta l’enorme interesse mediatico che il trio riesce sempre a suscitare. Quasi da far pensare che davanti a Westminster fossero arrivati i Rolling Stones invece che due ventenni in tracksuit e un tipo con un passamontagna in testa.
Dentro e fuori in poco più di 30 minuti.
Quello che sia successo veramente all’interno del tribunale è ovviamente noto solo a pochi presenti, ma le indiscrezioni che circolano sembrano ancora una volta spingere l’ago della bilancia dalla parte dei Kneecap, e non solo dal punto di vista giudiziario.
È importante evidenziare che la battaglia legale ruota intorno a competenze giuridiche e punti di diritto, più che al fondamento politico dell’accusa.
Sebbene il pubblico ministero Michael Bisgrove abbia chiarito che il processo non verte sulle opinioni politiche del rapper, legittime espressioni di solidarietà verso i palestinesi, ma insiste sul gesto legato all’organizzazione terrorista, la difesa si è dimostrata preparata e con un sorprendente asso nella manica.
Il team di avvocati dei Kneecap è stato più volte definito un vero e proprio “Dream Team” (sembra che uno dei componenti sia uno degli avvocati di Julian Assange), prova che, nonostante le date annullate, le vendite del merchandising vanno piuttosto bene.

La difesa, sotto la guida di Brenda Campbell, ha presentato una mozione per chiedere l’archiviazione del procedimento, sostenendo che i fatti contestati siano avvenuti oltre il termine di sei mesi previsto dalla legge per l’avvio delle indagini. L’accusa, da parte sua, si oppone alla richiesta e un’udienza è stata fissata per il 20 agosto per discutere la questione.
Nel frattempo, Mo Chara è stato “rilasciato su cauzione” e se la mozione verrà respinta dovrà scegliere se dichiararsi colpevole o, come già sostenuto precedentemente, dichiararsi innocente e intraprendere la battaglia giudiziaria.
Ed è proprio a questo punto che inizia il vero “spettacolo”.
Come se non fosse già abbastanza esilarante pensare che, dopo la sonora batosta presa nei loro stessi tribunali lo scorso novembre quando la band ha vinto la causa sui fondi non stanziati, il Governo Britannico rischi ora un altro scivolone epico con la questione della prescrizione, ecco che i Kneecap tornano a mettere in scena il loro solito show, una provocazione studiata per ridicolizzare l’accusatore e ribaltare le carte in tavola.
Mo Chara infatti, dopo aver confermato il suo nome, ha fatto sapere tramite il suo team di avvocati di aver bisogno di un interprete di irlandese per il processo.
Sorprendentemente, il magistrato ha dichiarato di non essere riuscito a trovarne uno disponibile e, tra le risate generali, ha chiesto se per caso ce ne fosse uno presente in sala.
Le risate sono esplose in un boato quando dal finale dell’aula è arrivata la proposta – evidentemente ironica – di usare DJ Próvai come traduttore, mentre i membri della band se la ridevano sotto i baffi.
Dico sorprendentemente per quelli che non hanno visto il film dei Kneecap e non sanno che (spoiler) quello che è successo in tribunale è la falsa riga del chiacchieratissimo biopic della band, dove appunto il personaggio interpretato da Mo Chara si rifiuta di rispondere ad un interrogatorio in inglese e il traduttore (DJ Provaj) corre in suo aiuto traducendo un po’ quello che gli pare e lo toglie dai guai.
Insomma, una mossa prevedibile come la pioggia in Irlanda, con Westminster che si lascia sorprendere, cadendo dritto nella trappola dell’ironia, l’arma più affilata e collaudata nell’arsenale dei Kneecap. Bene ma non benissimo.
Il magistrato si è impegnato a trovare un interprete di Gaelico per la seguente udienza.
Seguiranno aggiornamenti dopo il 20 agosto.

Nel frattempo la band ha tenuto la chiacchieratissima performance a Glastonbury, che fino all’ultimo è sembrata sul punto di essere annullata ma che alla fine è andata regolarmente in scena.
O più o meno.
Anche qui infatti la tempistica nel complicare le cose a proprio sfavore da parte della BBC risulta a tratti esilarante.
Al processo dei Kneecap infatti è seguito un serratissimo tentativo da parte dell’establishment per tentare di cancellare la loro esibizione al famoso festival nella Worthy Farm, con il primo ministro inglese Keir Starmer e una serie di grossi nomi (non ben identificabili) del music business del Regno unito che avevano fatto di tutto perché questo non avvenisse, esercitando forti pressioni sull’organizzazione del festival. Questo ha ovviamente portato ulteriore attenzione mediatica intorno alla performance, prevista al West Holts stage alle 16:00 di sabato pomeriggio, che oltretutto era trasmessa in diretta sul Iplayer della BBC e quindi visibile in tutto il regno unito. Alle 16:00 in punto, proprio qualche minuto prima che i Kneecap salissero sul palco.
La BBC ha interrotto il live streaming senza dare troppe spiegazioni e annunciando che una registrazione della performance sarebbe stata poi disponibile in serata (come prevedibile, prontamente editata e censurata in più parti con cura istituzionale).
Quello che forse non avevano calcolato era che prima dei Kneecap, sullo stesso palco si esibiva Bob Vylan, un altro che non le manda certo a dire. Perciò tutti coloro che erano già collegati in attesa della performance della band irlandese, hanno assistito al finale di quella del duo punk rap inglese, farcita di slogan pro Palestina e pesanti insulti contro l’IDF, le Forze di Difesa Israeliane.
Quando i Kneecap fanno il loro ingresso sul palco, l’atmosfera al West Holts Stage è elettrica.
La folla è talmente numerosa che, già mezz’ora prima dell’inizio, l’organizzazione si vede costretta a chiudere l’accesso all’arena per superamento della capienza. La loro esibizione è, come sempre, travolgente e coinvolge tutti i circa 30.000 spettatori presenti, con il palco a malapena visibile tra una marea di bandiere, per lo più palestinesi e irlandesi. Il trio ha proposto un set rumoroso, caotico, altamente teatrale, distribuendo frecciatine un po’ a tutti: dal primo ministro inglese Keir Starmer fino a Rod Stewart, che la settimana precedente aveva dichiarato ai media britannici che il Regno Unito dovrebbe “dare una possibilità a Nigel Farage". Un’energia che ti arriva dritta in faccia, senza filtri né scuse, senza chiedere il permesso e senza nemmeno fingere un briciolo di sobrietà, cosa che, del resto, nessuno ormai si aspetta più dal polemico trio di Belfast.

Eroina dalla giornata e ulteriore grattacapo per la BBC, la quarantaquattrenne gallese Helen Wilson presente tra la folla ,che ha deciso di trasmettere via Tik Tok la diretta streaming dell’ intera esibizione dei Kneecap, regalando a migliaia di spettatori da casa ( circa un milione e mezzo) un’ ora di performance selvaggia, hackerando la censura con stile e guadagnandosi i ringraziamenti diretti della band.
Ah, dimenticavo…
Mentre l’establishment cerca di capire se i Kneecap siano più pericolosi con un microfono in mano o dentro un’aula di tribunale, loro fanno quello che sanno fare meglio: macinare beat e provocazioni. L’ultimo colpo? Una nuova canzone, RECAP, frutto della produzione con il produttore britannico Mozey.
La traccia è una furiosa esplosione sonora, con un drum & bass pesante e frenetico unito a elementi di post punk e a un testo potentissimo che, alternando come sempre versi in gaelico e in inglese, “dissano” neanche troppo velatamente Kemi Badenoch, la politica conservatrice che lo scorso anno aveva tentato di bloccare i fondi destinati alla band (poi smentita dal tribunale) definendola una “Wally” (stupida) e auspicando il declino della sua carriera politica.
Di seguito, il video e la traduzione di alcuni passaggi del brano giusto per rendere l’idea del tono e dei contenuti:
VIDEO:
https://www.youtube.com/watch?v=nXFM81b-gBk&list=RDnXFM81b-gBk&start_radio=1

“Facciamoci un giro in banca, datemi i soldi di Kemi e portatele i miei ringraziamenti
Chiamalo risarcimento, Badenoch sei una “wank”
Hai cercato di rubare i miei soldi ma sono tornato a riprendermeli indietro.
Na na na, Sparisci per sempre
Ecco il Riepilogo dei Kneecap da West Belfast.
Na na na, Sparisci per sempre
Dicono DJ Próvaí, Móglaí Bap e Mo Chara”

E ancora:
“Non sei come la “Iron Lady”, la tua carriere marcirà… Maggie dorme ancora nella sua scatola
Belfast e Derry gridano “FUCK BADENOCH”

E l’immancabile finale, che suona più o meno cosi:
“Ci hai provato, Kemi.
Peccato per le elezioni.
Non ti abbattere eh, si va avanti
Free Palestine”

Non so se sarà realmente la fine della carriera politica della povera Kemi, ma se aveva già pochi amici nella West Belfast, ora li ha definitivamente persi.

Continua ….

giovedì, luglio 10, 2025

Gli album più venduti in Italia nel primo semestre 2025

Classifiche dominate dalla musica italiana nel primo semestre del 2025.

Tra gli Album (fisico + download + streaming free & premium) in testa Olly con Tutta vita, seguito da Santana Money Gang di Sfera Ebbasta & Shiva. Terzo Bad Bunny con Debí tirar más fotos, unico titolo straniero nelle prime 25 posizioni.
Lucio Corsi al ventesimo posto, Brunori Sas trentanovesimo, Billie Eilish 42°, Kendrick lamar 50°, Pink Floyd "Live at Pompei" 79° posto, "AM" degli Arctic Monkeys 91°.
Il resto è musica leggera, trap e affini.

Sempre Olly primo tra i Singoli (download + streaming free & premium + video streaming), dominata da Balorda nostalgia, seconda Giorgia con La cura per me e terzo Achille Lauro con Incoscienti giovani.

Tra Vinili, Cd e Musicassette, al primo posto Santana Money Gang di Sfera Ebbasta & Shiva, Ranch di Salmo al secondo posto ed È finita la pace di Marracash in terza posizione. "Live at Pompei" dei Pink Floyd è ottavo.

Vendite guidate dallo streaming (+7,1%), crescono i volumi del segmento premium del 15% e che sfiora la cifra record dei 50 miliardi di stream (free + premium) totalizzati. In linea con il dato annuale del 2024, è molto lieve invece la flessione del fisico, che segna -2% ma che vede crescere il vinile del 10%.

mercoledì, luglio 09, 2025

Enrico Ruggeri live a Castelsangiovanni (Piacenza) 8 luglio 2025

In una fredda sera d'estate ENRICO RUGGERI ha entusiasmato il folto pubblico della piazza principale di Castelsangiovanni (Piacenza), all'interno del ValTidone Festival.
Il repertorio non gli manca, lui stesso parla di una quarantina di album. Nemmeno una lunga serie di brani di primissima qualità assurti a classici della canzone d'autore italiana.

Nell'attesa del concerto un'ottima scelta musicale in sottofondo (da David Bowie a Elvis Costello).

Band solida, rodata, precisa e ricca d'intesa, anche quando si lascia andare a improvvisazioni varie.
Ruggeri con voce roca ma sempre all'altezza, nelle quasi due ore di concerto.
Passano veloci "Il portiere di notte", "Il poeta", "Primavera a Sarajevo", "Quello che le donne non dicono", il capolavoro "Il mare d'inverno", aperto dall'intro di "Firth of Fifth" dei Genesis.
C'è anche un breve cenno a "Space Oddity".
Gran finale con un bis aperto dalla nuova, bellissima "Il cielo di Milano" dal nuovo, egregio, "La caverna di Platone" a cui segue una pompatisisma "Mistero" e una versione di "Contessa" in chiave Balkan/ska/(ba)rock, molto divertente.

Ruggeri parla molto, sottolineando, un po' troppo spesso, la sua "diversità" dal resto dei colleghi, la sua continuamente ribadita alterità ma va bene lo stesso.

martedì, luglio 08, 2025

I primi tag


Appaiono, nel 1968, sui muri di New York i primi "tag" (firme a graffiti) ad opera di Julio 204, Taki 183 e Thor191.

Fino ad allora le scritte erano di carattere osceno, politico, religioso, ironico o rappresentavano i limiti territoriali delle varie gang (o il famoso BIRD LIVES comparso nel 1955 dopo la morte di Charlie Parker).
I primi tag invece sono una sorta di definizione di un'identita' personale e singola.

JULIO 204 era un membro della gang portoricana/afroamericana dei Savage Skulls che osteggiava alla fine dei 60's, con ogni mezzo necessario, gli spacciatori di droga nella zona di Hunts Point nel Bronx e ingaggiava scontri con i rivali Seven Immortals, Savage Nomads e Dirty Dozen.

TAKI 183 era la contrazione del nome Dimitrios, diventato Dimitrakis mentre il 183 era il numero civico del suo indirizzo, 183rd Street in Washington Heights. Compare nei primi 70 in un articolo del "New York Times".

THOR 191 scrive la O del suo pseudonimo con l'emblema del simbolo pacifista. Ma si segnalano anche, pur se successivi, CAY 161, FRANK 207, TREE 127, JUNIOR 161, EDDIE 181

lunedì, luglio 07, 2025

Sharp Class + Temponauts live al Festival Beat, Salsomaggiore (Parma) 05/7/2025

Foto di Andrea Amadasi

Il Festival Beat è da ormai molto tempo essenzialmente il pretesto per ritrovare persone con cui abitualmente non si conversa faccia a faccia da almeno un anno.
Così è stato, almeno personalmente, anche questa volta.
La discussa modalità di due serate a disposizione in contemporanea ha comportato una scelta "dolorosa" ma per la quale avevo pochi dubbi: Sharp Class + Temponauts.

Più che una nota dolente, una constatazione ormai ricorrente da anni è che l'età media dei partecipanti è ormai più che alta ed è difficile scorgere tra il pubblico qualcuno/a sotto i 50 anni.

Aprono i TEMPONAUTS con il loro collaudato jingle jangle sound alla Byrds (di cui rifanno "Eight Miles High") con qualche asperità chitarristica in più.
Ospite l'amico Matt Purcell per alcuni brani, applausi e apprezzamenti.

Gli SHARP CLASS sono giovanissimi, freschi, arrembanti.
Con i primi Jam a fare da diretta ispirazione (ma abbracciando anche power pop, rock 'n' roll, soul, i primi Joe Jackson e Elvis Costello e i mai dimenticati Ordinary Boys), sparano un'ora tiratissima, precisi, conivolgenti, lasciando spazio anche a momenti di improvvisazione e una riuscitissima versione di "Gimme Some Lovin" arrangiata benissimo.

Ottimi musicisti, la voce del chitarrista Oliver Orton potente ed espressiva, il basso di Billy Woodfield metronomico, la batteria di Declan Mills esplosiva.

Perfetto mod look con gran finale con una "My Generation" travolgente.
Niente di nuovo?
E chi se ne importa?
Avercene 10, 100, 1000 di band così!

Nel nuovo numero di "Gimme Danger" una mia intervista alla band.

Degli Sharp Class avevo già parlato in passato:

SHARP CLASS - Welcome To The Matinee Show (Of The End Of The World)
E' sempre più raro trovare una band che si definisca chiaramente Mod, tanto più se è di giovane età.
Gli Sharp Class firmano il secondo album e ci riportano nel più classico mondo dei primi Jam, quelli più aggressivi e scarni.
Le canzoni sono fatte molto bene, l'energia non manca di certo, il sound è quello giusto.
Revivalismo?
Può darsi.
Personalmente lo trovo un disco freschissimo, pulsante, elettrico, nervoso, semplicemente bello da ascoltare per gli amanti di certe cose.
Si astengano gli altri.

SHARP CLASS - Tales of a teenage mind
Arrivano da Nottingham e sono giovani, freschi, sinceri, innamorati (e tanto) dei Jam e del classico 79 sound (Chords, Purple Hearts, Jolt).
L'album d'esordio è urgente, diretto, dichiaratamente devoto a quei suoni, senza compromessi.
Cool, clean and hard.

sabato, luglio 05, 2025

Raduno Mod Cattolica
Modcast with Eddie Piller & Friends

Mentre è in corso il Festival Beat a Salsomaggiore Terme (PR) (i dettagli qui: https://www.facebook.com/FestivalBeatSalsomaggioreTerme) segnalo altri due appuntamenti:
ITALIAN MOD RALLY 2025
Cattolica (RN), Italy
Venerdì 26 – Sabato 27 Settembre / Friday 26 – Saturday 27 September
Two days of mods sharp style.

VENERDÌ 26 SETTEMBRE / FRIDAY 26 SEPTEMBER
Setting the tone with good tunes!
Dalle 18:00 / From 6:00 PM – Hotel Lugano
Welcome aperitif
Dalle 22:00 / From 10:00 PM – Hotel Lugano
1st Allnighter – All Mod Disco
Soul, R&B, beat, jazz, freakbeat.

SABATO 27 SETTEMBRE / SATURDAY 27 SEPTEMBER
The style, the sound. Saturday in full effect.
Dalle 15:00 / From 3:00 PM – Hotel Lugano
Scooter Run & Afternoon DJ Set
Dalle 19:30 alle 21:30/ From 7:30 to 9:30 PM – Levante
Mod Dinner
Prenotazione obbligatoria / Reservation required
Dalle 23:00 / From 11:00 PM – Levante
2nd Allnighter – All Mod Disco
Smart Mod Dress only
Prenotazione obbligatoria / Reservation required
...after-party at Hotel Lugano.

WEEKEND DJS SQUAD
Pure vinyl selections from across the Mod scene.
Dave Edwards (UK)
Sean Putney (UK)
Michael Wink (DE)
Filippo Liti (ITA)
Andrea Cumiana (ITA)

LOCATIONS

HOTEL LUGANO
Via Lungo Tavollo, 5 – 47841 Cattolica (RN)
Tel. +39 0541 961695

LEVANTE
Via del Porto, 55 – 61011 Gabicce Mare (PU)
Tel. +39 347 3892614

A weekend for those who know.
From the Mods to the Mods!
Style. Music. Movement

Modcast with Eddie Piller & Friends

https://www.facebook.com/TheModcast

2 lunghissimi mesi estivi........
per rendere gloriosa questa estate in RiViERA con gli amici di Londra...
Gabicce e Cattolica sembreranno un po' Brighton per il PRIMO VERO INTERNATIONAL MOD EXPO in Riviera, il format ufficiale è il MODCAST (London) che si immerge nella nostra Riviera Romagnola - Marchigiana, d'altra parte il fenomeno sottoculturale del Modernismo nasce da questa commistione:
Rivisitazione inglese dello stile italiano con Lambretta, film di Fellini e Antonioni, MODCAST GOES RiViERABEAT Quadrophenia in salsa Isola Delle Rose

venerdì, luglio 04, 2025

Milano Sogna - Il Vodcast della Jungle Sound"

Un vodcast (ideato da Fabrizio Rioda - Lorenzo Rocchi ed Emanuele Concadoro) racconta gli anni 90 dell'underground milanese.
Si chiama Milano sogna ed è stato registrato nello studio A del Jungle, punto di riferimento focale di quella scena.
Nelle prime tre puntate di scena Manuel Agnelli, Alioscia Bisceglia dei Casino Royale e Omar Pedrini.

Prossimamente Morgan, Ferdinando Masi dei Bluebeaters, Omar Pedrini dei Timoria, Cesare Malfatti dei La Crus, Pino Scotto, David Moretti dei Karma, membri dei Ritmo Tribale e degli Scisma tra cui il compianto Paolo Benvegnù.

Estratti
https://www.youtube.com/watch?v=5Jhi-KPwTVU

Fabrizio Rioda con Manuel Agnelli
https://www.youtube.com/watch?v=lrRngXpDrwY&t=61s

Fabrizio Rioda con Alioscia Bisceglia
https://www.youtube.com/watch?v=eVVy1GNkWbg&t=158s Fabrizio Rioda con Omar Pedrini
https://www.youtube.com/watch?v=F_ytXW4L54Q

giovedì, luglio 03, 2025

Lou Reed - Il mio Tai Chi

LOU REED è stato uno dei più grandi artisti del Novecento in ambito "pop/rock".
Ha sperimentato, osato, esplorato.
Dai Velvet Underground alla carriera solista ha lasciato un'ingente serie di capolavori e opere comunque abbondantemente al di sopra della media qualitativa.

Approfondire la sua figura è sempre interessante, anche quando si affronta un contesto poco noto della sua vita, come l'adesione alla pratica del TAI CHI, che lo ha aiutato fisicamente e spiritualmente, per molto tempo, fino agli ultimi istanti della sua vita.

Questo libro è curioso e particolare, entra nell'intimo del grande artista, sempre molto riservato e scontroso.
Che parte dall'idea di Lou di scrivere un libro sull'arte marziale, interrotta dalla malattia e dalla sua umiltà:
"Chi sono io per scrivere un libro sul Tai Chi"?

Ci sono decine di testimonianze.
Oltre alla moglie Laurie anderson, intervengono amici, collaboratori, Iggy Pop, Bob Ezrin, Anohni, i suoi maestri della disciplina, Mick Rock, la seconda moglie Sylvia Reed e tanti altri.

L'intervento più emozionante e inaspettato è di Jonathan Richman:
"Avrò visto i Velvet Underground tra le sessanta e le cento volte.
Avevo sedici anni e per me era una questione di vita o di morte.
Erano tutti gentili con me.
Dopo un po' Lou mi permise perfino di suonare le sue chitarre elettriche durante le prove e ascoltare i suoni.
Guardavo le loro mani. Li guardavo suonare la chitarra durante le prove. Li guardavo sul palco.
Ho imparato a improvvisare da loro.
Li guardavo comporre canzoni.
Li guardavo nei soundcheck. Nel 1968 fare un soundcheck significava che la band si assicurava che tutto funzionasse, più o meno."


Un testo che i fan di Lou Reed apprezzeranno per aggiungere un ulteriore tassello all'approfondimento dell'uomo, al di là dell'artista ma molt ogradevole anche per i lettori "occasionali".
E particolarmente propedeutico per indirizzare alla pratica del Tai Chi.

"Era sempre molto sincero e non si dava delle arie."
(Hsia-Jung Chan. Compagna di studi e pianista classica)

Lou Reed
Il mio Tai Chi
Jimenez Edizioni
280 pagine
22 euro
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