venerdì, gennaio 17, 2025

Emiliano Loria, Stefano Iacone, Cristina Meini - Complottisti vulnerabili. Le ragioni profonde del cospirazionismo

Un terreno alquanto scivoloso e abituale fonte di scontri e confronti.
Il testo si addentra nel mondo "complottista" (che non significa avere ed esternare dubbi ma aggrapparsi ad evidenti false o perlomeno bizzarre tesi e credenze).

Il libro indaga la mentalità cospirazionista (da cui emerge) una certa fragilità o la ricerca di una piena identità attraverso l'appartenenza a un gruppo di pari.

Internet e social hanno amplificato esponenzialmente queste modalità, con fonti di "informazione" non verificabili, spesso frutto di false o tendenziose interpretazioni, condivise e ulteriormente manipolate, considerate veritiere, il più delle volte per comodità e semplicità delle affermazioni riportate.

Internet è il luogo perfetto, o meglio dovremmo dire che un certo uso della rete è il mezzo perfetto perché il reale possa essere virtaualizzato, diffuso, manipolato e condiviso.
E' la pergamena su cui si può disegnare e ridisegnare a più mani la nuova cartografia dell'universo con le sue costellazioni di credenze...accadrebbe sempre per una ragione, palese o nascosta che sia.
Ciò che accade nel mondo, dalla diffusione del Covid, al riscaldamento climatico, dalle scie chimiche allo scoppio di conflitti, accade per un motivo e un fine segretamente orditi e perseguiti da agenti nascosti.


Il testo è molto accurato, ricco di riferimenti, rimandi a testi, scritti, tesi, le analisi approfondite.
Comunque la si pensi al proposito, un libro molto interessante che prova a chiarire meglio certi processi emotivi e dinamiche di pensiero.

Identificare specifici nemici come responsabili di eventi (verosimilmente stressanti) è più efficace ai fini di placare l'angoscia e le preoccupazioni, rispetto ad ammettere, più realisticamente, il ruolo determinante svolto da fattori incontrollabili, casuali, difficili (se non impossibili) da prevedere.

Emiliano Loria, Stefano Iacone, Cristina Meini
Complottisti vulnerabili. Le ragioni profonde del cospirazionismo
Rosenberg & Sellier
132 pagine
12 euro

giovedì, gennaio 16, 2025

Bill Bruford - Feels good to me

Esordio solista per uno dei più grandi batteristi rock/jazz/fusion in circolazione (è tornato a esibirsi sporadicamente in tempi recenti dopo una quindicina di anni di allontanamento dalla musica).
BILL BRUFORD è stato batterista dei King Crimson, Yes, Gong, U.K..

Affiancato da una line up spettacolare (Allan Holdsworth alla chitarra, Jeff Berlin al basso, Dave Stewart alle tastiere e Kenny Wheeler al filicorno, Annette Peacock alla voce in tre brani), realizza nel 1978 un lavoro prevedibilmente complesso da un punto di vista ritmico ma estremamente pulsante e vivace musicalmente.

Ci si muove nella fusion più funambolica con numerosi riferimenti jazz, oltre all'infuocato funk dalla ritmica impazzita nella bonus track live "Joe Frazier" in cui i musicisti si sbizzarriscono nel loro tecnicismo esasperato.

Figlio dei suoi tempi e di un ambito artistico molto specifico, è comunque un album di grande valore sia compositivo che, soprattutto, esecutivo.
La travolgente "Beelzebub" vale da sola l'ascolto.

Beelzebub live 1979 (con la formazione del disco)
https://www.youtube.com/watch?v=tGNlCkT0SfQ

Joe Frazier 1979
https://www.youtube.com/watch?v=WU8rPDfO_yg

mercoledì, gennaio 15, 2025

Andrea Pomini - Africa ieri, oggi e domani. 50+50 Dischi Per Amare Il Continente

Allegato al nuovo numero di "Rumore" una importante ed essenziale guida per addentrarsi nel magmatico mondo sonoro africano.
Partendo al presupposto che "Africa is not a country" (Dipo Faloyin), tanto meno un "genere musicale".

Basti pensare al miliardo e 200 milioni di abitanti, i 56 stati, le 1.500/2000 lingue parlate per capire la complessità culturale del Continente.

Pomini ci introduce a un primissimo, quanto preciso, sguardo ad alcuni dei dischi più importanti usciti negli ultimi 50/60 anni.
Ogni paese è rappresentato e, puntualmente e ovviamente, manca questo o quello, ma non è il punto.

Partire da queste (complessissime) basi ci può aiutare a scoprire un mondo sonoro, artistico e culturale tanto incredibile quanto trascurato dal nostro interesse euro/anglo centrico.

Complimenti e un caloroso invito a leggere questa settantina di pagine e a dare un ascolto ai 100 dischi proposti.

Andrea Pomini
Africa ieri, oggi e domani. 50+50 Dischi Per Amare Il Continente
Supplemento al numero 396 di "Rumore"
72 pagine
9.90 euro

martedì, gennaio 14, 2025

City Pop

L'amico LEANDRO GIOVANNINI ci ha aiutati ad esplorare l'ambito dello YACHT ROCK (qui: https://tonyface.blogspot.com/search/label/Yacht%20Rock ) in otto interessantisisme puntate che hanno trovato particolare apprezzamento.
andiamo oltre esplorando sempre grazie al suo aiuto un contesto ancora più particolare e "oscuro": il CITY POP.
Di seguito un'introduzione di Leandro.


Da appassionato di Yacht Rock, mi sono sempre chiesto perché gli album pubblicati nel periodo d’oro del genere siano stati successivamente ristampati quasi esclusivamente in Giappone.
Poi capita di approfondire il City Pop, e la risposta diventa chiara.
Nato come genere a sé stante durante il boom economico che ha portato il Giappone a diventare la seconda potenza economica mondiale, il City Pop si sviluppa dalla metà degli anni ’70 fino al 1991, anno del crollo della borsa di Tokyo.
Grazie all’influenza dello Yacht Rock americano, il genere aveva già una base musicale pronta da adattare al gusto locale, diventando, con l’arrivo dei primi walkman, la colonna sonora di un benessere diffuso.

Nessun altro genere musicale ha descritto così bene lo stile di vita della nuova classe media giapponese: cene raffinate, viaggi, lusso e vita notturna, il tutto racchiuso in una sorta di “Japanese Dream” ormai accessibile a molti.
In un Paese da sempre sospeso tra tradizione e modernità, ma fortemente influenzato dalla cultura pop americana del dopoguerra, il City Pop non poteva che nascere e prosperare in Giappone.

Sfuggente per natura, il City Pop è un melting pot musicale che combina jazz, funk, pop e R&B con un suono elegante e ricercato.
Si estende dal soft-rock alla disco più raffinata, ma si distingue soprattutto per le melodie orecchiabili e facili da ascoltare, permeate da una sottile malinconia.

È altrettanto interessante esplorare gli album che hanno gettato le basi del genere, dove si è formato il substrato musicale da cui il City Pop avrebbe poi preso vita. In molte di queste opere, ci si allontana dalle sonorità più leggere e spensierate che caratterizzarono il genere al suo apice – un “sunshine pop” in chiave giapponese – per ritrovare un mix di jazz, funk e soul.
Questi elementi hanno fornito l’ispirazione per produttori e arrangiatori del calibro di Haruomi Hosono, Ryuichi Sakamoto e Tatsuro Yamashita, che hanno saputo plasmare un nuovo linguaggio musicale, fondendo tradizione e modernità con un’eccezionale sensibilità artistica.

Con la crisi economica del 1991 e l’ascesa dei teen idol del J-Pop, il City Pop è stato spazzato via, salvo poi conoscere un revival negli anni 10 del ventunesimo secolo.
Questa rinascita è stata guidata da DJ britannici e americani, appassionati di rare groove, che hanno trovato intrigante la fusione delle sonorità occidentali cantate in giapponese.
A consacrarlo definitivamente è stato il movimento Vaporwave: molti dei sample utilizzati in questo genere provengono da dischi di artisti giapponesi quasi sconosciuti in Occidente.
Negli anni recenti il City Pop ha conosciuto una rinascita, anche nel suo luogo d’origine, grazie a nuovi artisti che si stanno dedicando al genere, ora conosciuto come Nu City Pop.

Per avvicinarsi al City Pop, consiglio di partire con la doppia compilation City Pop Story: Ocean Side & Urban Side, che raccoglie alcune delle canzoni più rappresentative. Da lì, il passo successivo è scoprire gli album degli artisti più celebrati e meritevoli di ascolto.
Ed è proprio ciò che cercherò di fare nelle prossime puntate.

lunedì, gennaio 13, 2025

Ringo Starr - Look up

Non appena saputo che ho pubblicato un libro su di lui (https://www.edizionilow.it/ringo-starr-batterista/) RINGO STARR si è precipitato in studio per realizzare un nuovo album, "Look Up".

RINGO aveva deciso di abbandonare definitivamente il formato album, dopo l'ennesimo sciapo lavoro, "What's my name" del 2019, dedicandosi invece a 5 ep di quattro brani ognuno, molto più efficaci, gustosi e immediati.

T-Bone Burnette lo ha convinto a ritornare sui suoi passi componendo 11 canzoni (che ha anche brillantemente prodotto) in chiave country, ambito sonoro che il batterista ha sempre adorato (dedicandogli il suo secondo album solista "Beaucoup of blues" nel 1970 e la sua prima composizione, "Don't pass me by" nell'Album Bianco dei Beatles).
La mano di Burnette si sente, eccome, con suoni puliti ma grintosi, moderni e mai adagiati sul passatismo.

Registrato tra Nashville (ovviamente) e Los Angeles, troviamo Ringo che suona come sempre sempre preciso e canta con convinzione e partecipazione, gli arrangiamenti sono perfetti, le canzoni di alta qualità tra classicismo e sferzate più rockeggianti (vedi l'iniziale "Breathless", "Never let me go" più di sapore blues o "Rosetta" in chiave funk rock blues).

A dare una mano nuove leve del country e affini come le Larkin Poe e le Lucius, Alison Krauss (già a fianco di Robert Plant), Molly Tuttle e Billy String.

A 84 anni realizza uno dei suoi migliori album (con "Ringo", "Time takes time" e "Vertical man") con una freschezza encomiabile.

Il video di "Look Up"

https://www.youtube.com/watch?v=1SyYbLRlwKI

sabato, gennaio 11, 2025

La musica che gira intorno su PiacenzaSera

Inizia da lunedì una mia nuova rubrica settimanale per il quotidiano online www.piacenzasera.it.

Si intitola "La musica che gira intorno" e tratterà ovviamente di musica, cercando di oglierne gli aspetti meno noti e scontati (facendo talvolta riferimento anche alla mia città).

Il primo post di presentazione è qui: https://www.piacenzasera.it/2025/01/eppure-ce-una-musica-che-gira-intorno-su-piacenzasera-it-il-nuovo-spazio-di-antonio-bacciocchi

venerdì, gennaio 10, 2025

Davide "Gammon" Scheriani - Psicoparade

Attivo da tempo in ambito musicale "Gammon" mette in scrittura l'omonimo format che conduce nel suo canale YouTube, accostando in modo personale e curioso il mondo (genericamente) rock con la sua professione di psicologo.

Si intrecciano esperienze personali sul palco e in studio di registrazione (sempre molto gustose e che colgono in pieno la vita "complessa" di noi musicisti "underground") con considerazioni più ampie sia a livello filosofico che sociale.

Interessante il concetto "Essere irriverenti non significa essere irrispettosi...il rispetto si rivolge agli esseri viventi e non deve mai essere negato.
La riverenza invece si elargisce ai concetti, alle idee, ai pregiudizi"
.
In molti dovrebbero farne tesoro.

Un testo originale, inusuale, molto particolare se non unico.

Davide "Gammon" Scheriani
Psicoparade
Arcana
280 pagine
18.50 euro

giovedì, gennaio 09, 2025

Jean-Philippe Postel - Il mistero Arnolfini

Uno splendido libro che in poco più di 100 pagine, come in un giallo (quasi thriller), ci porta all'interno del dipinto di Van Eyck "I coniugi Arnolfini" del 1.434 e dei suoi particolari, spesso indecifrabili e ricolmi di significati (non di rado nascosti e difficilmente attribuibili a un concetto piuttosto che al suo opposto).

Dal cane in primo piano, alle figure che si riflettono nello specchio alle loro spalle (nella cornice del quale ci sono dieci ulteriori mini dipinti), alla posizione delle mani, gli sguardi che non si incrociano, le due figure che formano una M, le calzature a sinistra in basso e tanto altro.

Postel avvalora l'ipotesi che la donna sia il fantasma della moglie defunta di Giovanni Di Nicolao Arnolfini, nobile lucchese trasferitosi in Belgio ma rimangono ancora alcuni dubbi.

Lettura veloce, appassionante, divertente.

Jean-Philippe Postel
Il mistero Arnolfini
Skira
112 pagine
16 euro

mercoledì, gennaio 08, 2025

Val Wilmer - La musica, importante quanto la tua stessa vita. La rivoluzione del Free Jazz e della Black Music

Finalmente trova un'edizione italiana un libro fondamentale per la comprensione del contesto Free Jazz/New Thing, scritto quasi 50 anni fa dalla fotografa, scrittrice e appassionata Val Wilmer.

Un testo che approfondisce non solo l'aspetto meramente musicale (già di per sé interessantissimo) ma esplora anche quello sociologico e antropologico di quegli anni, unito all'anima artistica che andava a braccetto con quanto accadeva nella cultura afro americana.

La musica nera è, con il cinema, la più importante forma d'arte di questo secolo (lo scorso NdR). E' difficile trovare qualcuno che non ne abbia subito l'influenza.

Importante anche l'approccio alla materia da parte della critica ufficiale ben stigmatizzato dall'autrice:
Nelle avanguardie di ogni arte gli innovatori sono spesso liquidati come "anarchici" o "ciarlatani".

Altrettanto cruciale un aspetto sempre poco considerato, come sottolineano i membri dell'Art Ensemble of Chicago a proposito delle definizioni di "free jazz" o "black music":
Sono i bianchi che hanno messo queste etichette.
I musicisti stessi la chiamano semplicemente "LA MUSICA".


Risaltano le biografie appassionate di John Coltrane, Sun Ra, Albert Ayler, Cecil Taylor e altri.

In particolare è interessante il capitolo "Suoni bene, per essere una donna!" in cui si sottolinea il ruolo subalterno della figura femminile nell'ambito jazz (ai tempi ma non solo...), con la figura rivoluzionaria di Alice Coltrane o la precisa volontà di Sly Stone di proporre la sua Family Stone con uomini, donne, bianchi e neri.
D'altronde il poeta Ted Joans vedeva il musicista con questa considewrazione:
"Soffiare in un tubo mascolino, evitando i vezzi da finocchio".

Non è una lettura semplice ma essenziale per comprendere in tempo reale il cuore della "black music" a cavallo tra i Sessanta e i Settanta.

La musica, importante quanto la tua stessa vita. La rivoluzione del Free Jazz e della Black Music
Shake Edizioni
438 pagine
25 euro
Traduttore: Claudio Mapelli

martedì, gennaio 07, 2025

Marco Tassinari - Una noce di terra umida

Marco con le piante ci lavora.

Ne fa essenze e medicamenti nel suo affascinante laboratorio e bottega a Carrara (Principio Attivo Via Carriona 42 , Carrara).
Un mestiere "di una volta", antico, arcaico che esce da mani e sensibilità sapienti.

Lo racconta in questo ammaliante libro, in cui si intrecciano note aggraziate sulle specifiche delle piante, dei fiori, dei luoghi in cui crescono, degli animali che le circondano e ricordi di un'età che non sembra più appartenere al nostro reale quotidiano.
Non sembra.
Ma invece si può, magari ringraziando il Biancospino, mandando "affanculo i gran potenti, i violenti, gli arroganti e gli arrivisti".

Tutti dovrebbero spaccarsi la schiena a raccogliere radici con una vanga col manico di ferro, in autunno e inverno. E tutti dovrebbero divertirsi a raccogliere fiori profumati a giugno, fra insetti che si divertono, o se gli gira, si incazzano.

Un libro di una grazia rara che ci fa amare e apprezzare ancora di più quelle giornate trascorse camminando nel silenzio (apparente) di un bosco o in un sentiero, circondati da fiori e piante con storie, proprietà benefiche e tanti incredibili segreti che Marco ci racconta con passione commovente.
Leggete questo libro.

Marco Tassinari
Una noce di terra umida
Società Editrice Apuana Collana Le Lucciche
100 pagine
euro 12
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