Visto che me l'hanno chiesto in un po' di seguito l'articolo sui "Mods" scritto da moi , pubblicato su Alias del "Manifesto" il 12 agosto.Gli albori 1958-1963
La cultura mod nasce sul finire degli anni Cinquanta a Londra, quando un numero limitato ed esclusivo di giovani ragazzi e ragazze creò uno stile personale e lontano dalle mode e da ogni riferimento estetico e sociale fino ad allora conosciuto in patria e altrove.
La parola è una abbreviazione di modernists, ovvero i fan del modern jazz, che nei primi anni Cinquanta avevano sviluppato uno stile fortemente elegante fino all'ultimo dettaglio ma si configura anche come concetto culturale che volge le spalle al passato e guarda avanti verso un nuovo stile di vita , antitetico a ciò che fino ad allora veniva proposto ad un giovane (infanzia-adolescenza-scuola-lavoro-famiglia).
I mods “inventano” un nuovo concetto di “gioventù” o giovanilismo , dove per la prima volta i ragazzi si appropriano della propria vita attraverso un linguaggio estetico , culturale , artistico , assolutamente personale , non necessariamente impostato in funzione di una vita lavorativa o della ricerca di una posizione sociale.
E’ la “rivolta nello stile”.
I primi mods sono assolutamente esclusivi , elitari , poco inclini ad “espandere il verbo” , riversano la loro attenzione e tutto il tempo libero sul perfezionamento dell’aspetto estetico , sulla qualità della propria vita , sulla ricerca di dischi e di musica esclusiva.
Esteticamente l’ispirazione attinge agli stili italiano e francese con giacche a tre bottoni , polo , pettinature curatissime e come mezzo di trasporto vengono scelti gli scooters italiani (Vespe e Lambrette) oltre che per la loro eleganza , soprattutto perché rispetto alle moto o ad altri mezzi non sporcano i vestiti.
Uno dei capi più caratteristici dell’abbigliamento mod , il parka verde dell’esercito americano aveva esclusiva funzione di protezione e di impermeabile per non sdrucire i vestiti eleganti che indossavano per andare alle feste ai concerti o allo shopping.
Immediatamente gli scooters subiscono la dovuta personalizzazione mediante l’aggiunta di specchietti , fanali , cromature e modifiche varie (che nel boom del mod-ism assumeranno aspetti a volte grotteschi con decine di accessori).
Ciò che i mods ricercavano era il “total look” ovvero la sintesi di numerosi stili eleganti , puliti , rigorosi , in uno stile personale e inimitabile , in continua evoluzione e passibile di costanti modifiche e personalizzazioni.
Il fulcro della filosofia mod era nel prendere il meglio dalla società , alla costante ricerca di una perfezione estetica , comportamentale , sociale.
L’attenzione musicale era rivolta a generi assolutamente elitari come cool jazz, soul, R&B ,ska jamaicano , assolutamente lontani dai gusti e dalla fruizione di massa.
Anzi , più il genere era oscuro e lontano dalla commercialità e più diventava appetibile al mod
Da un punto di vista sociale il fenomeno è sempre stato piuttosto trasversale anche se la working class era numericamente più rappresentata anche in virtù della volontà di miglioramento estetico e di una collocazione paritaria all’interno della società.
60’s
Il fenomeno mod si allargò lentamente in ambito giovanile e con l’esplosione dei Beatles e il conseguente fenomeno musical culturale del beat , divenne in breve tempo vittima dell’interesse dei massmedia e del mercato che provvide a omologarlo e a farlo diventare una moda.
Nacquero le prime mod bands che suonavano per i mods , dagli Who , agli Small Faces , agli Action a bands amate dai mods come i Kinks , Georgie Fame , Zoot Money Big Roll Band e decine di altre. Personaggi come Rod Stewart , David Bowie , Marc Bolan , Ron Wood furono assidui frequentatori e protagonisti della scena mod londinese , il programma della BBC “Ready Steady Go” della BBC diede sempre più spazio ed impulso al fenomeno che trovò spesso le prime pagine dei giornali a causa dei mitici scontri sulle spiagge di Brighton e Margate con gli odiati rockers.
Scontri che a loro volta attirarono sempre più giovani , assolutamente disinteressati alla cultura e allo stile , ma solamente vogliosi di qualche emozione forte e scazzottata.
La cosa , assolutamente antitetica al concetto originale mise in fuga i mods originali che rinnegarono l’evoluzione in atto e si divisero in due correnti sotterranee: gli stylistics , che proseguirono nel loro stile elitario affidandosi al soul e al rythm and blues , allontanandosi sdegnosamente dai gruppi che ormai stavano prendendo la via per strade più rock e psichedeliche e dalla scena che si imbastardiva , e gli hard-mods che indurirono l’aspetto estetico , accentuarono la “cultura di strada” e diedero vita , con successivi processi evolutivi alla cultura skinhead.
In breve tempo , complice anche il fatto che l’età media dei mods originali era sempre stata particolarmente bassa (non più di 18/20 anni) , persi per strada gli iniziatori e passati ad altre mode (e altre droghe…) coloro che si erano lasciati attrarre dalla moda , il fenomeno mod scomparve.
Ne proseguì in qualche modo l’anima all’interno della scena Northern Soul che dalla fine degli anni 60 , nei 70’s (fino ai giorni d’oggi) continuò a portarne avanti in qualche modo l’attitudine di amanti del ballo di un particolare sound , della ricerca della musica rara , della dedizione ad uno stile , ma lo spirito mod si era ormai perso.
In una recente intervista l’ex batterista degli Small Faces e Who kenney Jones , mod della prima ora , ricorda scherzosamente e con ironia , cogliendo però probabilmente nel segno più di tante altri analisi , che i mods scomparvero nel momento in cui entrò in vigore in Inghjilterra la legge che obbligava a portare il casco anche per chi guidava gli scooters. Accessorio insopportabile per chi spendeva ore e tantissimi soldi per avere un taglio di capelli perfetto ed impeccabile !!
70’s Nel 1973 gli Who pubblicano l’album “Quadrophenia” , pietra miliare del rock e (involontario) manifesto programmatico del revival che di lì a poco sarebbe esploso portando in questo caso definitivamente il mod-ism a radicarsi nella (sotto) cultura inglese e non solo.
Con l’arrivo del punk i giovani ritrovarono un ideale estetico stilistico e culturale a cui far riferimento , forte ed eccitante , ma nel momento in cui , passata la prima ondata , anche il fenomeno punk venne immediatamente canonizzato ed omologato dai media e dal mercato , alcuni cercarono altrove qualcosa di ancora “puro” e soprattutto “nuovo”.
Il mod rinacque “dal basso” ,grazie ad uno spirito di ricerca personale e , fatto curioso , più o meno contemporaneamente in diverse parti del mondo (Europa , USA , Australia) seguendo le medesime modalità.
Il sottoscritto si definiva “mod” già nel 1978 quando il film “Quadrophenia” , destinato a far da detonatore al revival , doveva ancora attendere un anno prima di uscire.
Il riferimento era il libretto interno dell’album “Quadrophenia” in cui si parlava della vicenda del mod protagonista della storia , corredata da alcune foto che in qualche modo rappresentavano , con quelle dei primi Who , l’unico riferimento concreto dell’estetica e dell’etica mod.
In Inghilterra nel frattempo i Jam riportavano prepotentemente in auge suoni e colori di quell’epoca , mentre in maniera sotterranea bands come Chords e Purple Hearts compivano i primi passi verso un suono che mischiava l’irruenza elettrica del punk con marcate influenze 60’s mentre i Nine Below Zero di Dennis Greaves (futuro leader dei Truth) pur non definendosi mod divennero seguitissimi dai giovani in scooter e parka.
Quando nel 1979 il film “Quadrophenia” arrivò nelle sale il revival esplose come nuovo fenomeno di moda e come tale dopo poco tempo scomparve , cancellato dal sopraggiungere di un nuovo trend da seguire.
Fortunatamente lasciò alle spalle ottime bands come Secret Affair , i già citati Chords e Purple Hearts , Long Tall Shorty , i Jolt , ma anche una lunga serie di improbabili gruppi che saltavano nella nuova moda musicale sperando di cogliere uno sprazzo di popolarità (dai Lambrettas ai Merton Parkas , dai Killermeters ai Back To Zero , dagli Squire , ai Mods , ai Beggar) ; ma soprattutto una scena di base , che da allora supererà tutte le mode , i revivals e i cambi generazionali , diventando sempre più radicata e solida all’interno delle scene cosiddette sottoculturali o giovanili , superando per la prima volta il fenomeno del tabù adolescenziale.
Molti dei mods di allora sono restati fedeli all’etica ed estetica che accompagnò la loro adolescenza continuando a seguirne (e a modificarne) i dettami fino all’età matura e alla collocazione , in maniera coerente e limpida , all’interno della società.
Dagli 80’s ad oggi
Finita la moda , sancito anche dallo scioglimento dei Jam nel 1982 (Weller pur unendosi all’ex Merton Parkas Mick Talbot negli Style Council , virerà verso un sound jazzato ed eccessivamente raffinato e commerciale per il gusto mod) , la scena mod ha continuato a proliferare , seppure spesso decimata numericamente e indirizzata prevalentemente verso le serate a base di soul e rythm and blues , a scapito delle live bands , sempre più snobbate.
Nonostante ciò a metà degli anni 80 l’etichetta di Eddie Piller (futuro fondatore della Acid Jazz Records e scopritore di nomi come Jamiroquai e James Taylor Quartet) , la Countdown , permise a talenti come Makin Time e Prisoners di emergere e crearsi ottimi seguiti , arrivando (nel caso dei Makin Time ) anche nelle charts inglesi , aprendo più o meno consapevolmente la strada al cosiddetto “brit pop” (Oasis , Blur , Ocean Color Scene ,Charlatans , Supergrass) che se da una parte non si è mai esplicitamente definita mod , alla scena ha sempre fatto diretto riferimento (basti pensare al periodo “Parklife” dei Blur , all’estetica degli Oasis , alla presenza nei Charlatans dell’ex bassista dei Makin Time , alla costante partecipazione di alcuni dei membri degli Ocean Color Scene a vari raduni mod).
Sempre la metà degli anni 80 permise l’affacciarsi di ottimi talenti come i Moment e gli Small World (spentisi purtroppo nell’anonimato nonostante ottimi lavori discografici) e di una brevissima quanto effimera scena londinese , chiamata “Thames Beat” di cui facevano parte bands come Times , Jetset , gli stessi Squire , i Direct Hits e i Biff Bang Pow di Alan Mc Gee futuro boss della Creation Records ( che lanciò gli Oasis , Primal Scream , Teenage FanClub , My Bloody Valentie) e che seppur non dichiaratamente mod si rifacevano a quei suoni e a quell’estetica.
Purtroppo lasciarono poche tracce e non sempre di livello accettabile.
Il Brit Pop rilanciò in prima pagina l’immagine mod e nel contempo riportò in auge il “modfather” Paul Weller che nel frattempo , dedicatosi alla carriera solista , non sempre aveva trovato riscontro e facile presa su pubblico e critica.
Un’immagine molto “contaminata” e che portava gli stilemi del modism solo di riflesso , ma a cui tributava spesso e volentieri omaggio (vedi gli Oasis con la cover di “My generation” degli Who immancabile nei concerti o i Blur che nell’album “Parklife” chiamarono il protagonista di “Quadrophenia” Phil Mc Daniels alla voce , per non parlare di Paul Weller tornato a vestire in pieno gli abiti , il suono e l’etica mod) , mentre gli Who in una delle numerose reunion riportarono sul palco “Quadrophenia”!.
Ai nostri giorni le bands che più o meno esplicitamente si rifanno al mod sono numerose (basti pensare al mood degli Arctic Monkeys) anche se quelli più fedelmente vicini allo spirito classico sono indubbiamente gli Ordinary Boys autori di due pregevoli albums , i Rifles che dopo una serie di stupendi singoli tra Jam , Clash e Specials si apprestano a pubblicare il primo album “No love lost” , mentre sono più che degni di una particolare citazione gli immensi The Movement dalla Danimarca che si rifanno da vicino ai primi Jam con testi inneggianti al marxismo e alla rivolta proletaria. Non dimenticando ovviamente i nostri Statuto da oltre ventanni orgogliosi interpreti del verbo mod al 100%.
Nel frattempo molte delle bands del revival 79 (Secret Affair , Purple Hearts , Long Tall Shorty , Chords con il nome di The Pope ) si sono parzialmente riunite per sporadici concerti e anche incisioni , affiancandosi alle sempre più numerose (e talvolta patetiche) reunions di classici nomi dei 60’s (Action , Creation , Zombies , Yardbirds tra gli altri , per lo più caratterizzate dalla presenza di un paio di membri originali) in attesa del nuovo imminente album degli Who , dopo 23 anni di silenzio discografico , preceduto a breve dal singolo più lungo della storia , la mini opera rock “Wire & glass”
Tony “Face” Bacciocchi