A metà del 2023 tra i migliori album ci sono quelli di Aja Monet, Noel Gallagher, Graham Day, The Darts, Blur, Durand Jones, Edgar Jones, Bobby Harden, DeWolff, Billy Sullivan, Iggy Pop, Everettes, Everything But The Girl, PJ Harvey, Slowthai, Meshell Ndegeocello, Sleaford Mods, John Cale, Elza Soares, Acantha lang, Joel Sarakula, Algiers, The Men, Tex Perkins and the Fat Rubber Band, Gina Birch, Gabriels, Lonnie Holley, The Who, Mudhoney, Kara Jackson, Tinariwen, Geese, Gabriels, Elza Soares.
Tra gli italiani Alex Fernet, Funkool Orchestra, Sick Tamburo, Zac, Polemica, Milo Scaglioni, Il Senato, Lucio Corsi, Statuto, Broomdogs, The Cut, Senzabenza, Forty Winks, The Lancasters, Elli De Mon, Ellen River, Double Syd, Pitchtorch, C+C=Maxigross, Blue Moka, Lory Muratti, Garbo.
PJ HARVEY - I Inside the Old Year Dying
Non delude mai PJ Harvey. Il nuovo, lungamente atteso, album ci porta nel suo mondo ipnotico, solenne, severo, austero, cupo e abrasivo, incurante del facile consenso con ballate che entrano nell'anima e nel cuore, avvolgono, scarnificano. Un'autrice unica, una rarità nel panorama sempre più omologato e piatto odierno. Non il suo migliore episodio ma tra le uscite più interessanti dell'anno in corso.
BLUR - The ballad of Darren
La classe, personalità, immenso spessore artistico della band inglese, forgiate da una lunga serie di esperienze soliste, converge alla perfezione nel nuovo album, arrivato quasi a sorpresa e che esalta la creatività del collettivo ritrovatosi in studio.
Sonorità scarne, approccio urgente, umore plumbeo, romantico, malinconico, a tratti struggente, con alcuni episodi destinati a diventare piccoli classici ("Barbaric" e "The ballad" su tutti).
Non ci sono l'ottimismo e la carica dei Blur "classici" ma invece la riflessione matura di uomini ultra cinquantenni che hanno saputo evolvere la loro creatura artistica nel tempo, mantenendo intatta una precisa identità e l'inconfondibile profilo artistico.
Album di emorme pregio.
JOE STRUMMER & the MESCALEROS - Live at Acton Town Hall
Era tornato da un po' di tempo in forma eccellente Joe Strummer, dopo anni di eccessi e turbolenze. I Mescaleros e il loro un po' sgangherato mix di reggae, latin rock, brani dei Clash funzionavano a dovere. In questo live, registrato un mese prima della triste e prematura scomparsa di Joe nel dicembre 2002, ci sono sedici brani che ripercorrono il meglio della carriera solista più otto brani del repertorio dei Clash, di cui gli ultimi tre con l'apparizione a sorpresa dell'ex “gemello” della band, Mick Jones. Nel reggae dub Bankrobber e nel punk rock iconico di White riot e London's burning rivive la fiamma degli esordi. Un addio ancora più triste, sorta di necessaria chiusura di un'epoca.
GABRIELS - Angels & Queens
Il secondo album della band della stupenda voce di Jacob Lusk è un tripudio di soul, nu soul, gospel, blues, disco music, jazz ballads, composto e proposto con raro gusto e una raffinatezza unica. Un lavoro di altissima qualità e grande potenza.
DEXY'S - The Feminine Divine
Difficile districarsi nel nuovo album dei DEXY'S (ex Midnight Runners) che parte con tre brani di puro (Northern) Soul per poi dedicarsi ad altrenti episodi disco funk (talvolta in odore di Style Council) per finire con un electro funk e due intense ballate.
Conosciamo la versatilità e l'eccentricità artistica (e non solo) di Kevin Rowland, l'album è buono ma (forse) poco centrato e a fuoco.
Abbiamo ascoltato di meglio in passato ma il nuovo disco merita comunque attenzione.
ELZA SOARES - No tempo da intolerancia
Ultimo album, purtroppo postumo, inciso da ormai ultranovantenne, per la grande artista brasiliana (famosa per il suo tribolato, drammatico, controverso legame con il calciatore Garrincha). Un lavoro socio/politico affidato compositivamente solo a donne ((con tanto di partecipazione di Rita Lee degli Os Mutantes, autrice dell'orchestrale "Rainha Africana", poco prima della sua scomparsa) con testi militanti sul femminismo "nero", per le donne e contro il razzismo. Il sound è un complesso mix di ovvie influenze brasiliane, tropicalismo, funk, soul. Una vera delizia.
SNOOPER - Super Snooper
Gli Snõõper arrivano dal Tennessee e sono prodotti dalla Third Man di Jack White.
Art hardcore è una definizione che non esiste ma è l'idea che mi sono fatto nel sentire un mix di Circle Jerks, hardcore velocissimo e un approccio però moderno, sperimentale, folle (vedi King Gizzard...) che li hanno portati ad essere catalogati come "Devo-Core".
Sia quel che sia è un album violentissimo, quanto divertente e sfacciato.
ACANTHA LANG - Bautiful dreams
Da New Orleans un classicissimo esordio a base di soul di sapore Stax, qualche ballata dolce e rilassata, sezione fiati perfettamente dosata, voce più che ottima. Per chi ama il gusto revivalistico di sapore Sessanta, un album delizioso.
THE DARTS - Snake Oil
Secondo album per il quartetto di ragazze americane, accasate all'Alternative Tentacles e prodotte da Jello Biafra in persona. Viste da poco al Festival Beat con un set travolgente, propongono un classico garage punk in chiave "dark", molto Fuzztones, ma con un gusto raffinato e ricercato (a tratti sfociano nei Doors), che le porta fuori dal prevedibile. Suonano tecnicamente molto bene, compongono con grande gusto e l'album entra tra le cose migliori del 2023.
CORDUROY - Men of the cloth
Tornano dopo 5 anni di silenzio i Corduroy con un mini Lp su Acid Jazz di sei brani e un quarto d'ora di musica per festeggiare i 30 anni dallo splendido esordio "Dad man Cat" (uscito in realtà nel 1992).
Cinque strumentali e un cantato che conservano tutta la freschezza del loro mod jazz groove, stiloso, senza eccessi, vellutato ma energico e dal timbro inconfondibile.
Cool sound for cool people.
IL SENATO - Kings of the world
Il supergruppo anglo/italiano con membri di Sick Rose, l’ex bassista e produttore di Paul Weller, Andy Lewis, e Fay Hallam già Makin Time e Prime Movers, arriva al secondo album, che conferma la bontà di un progetto partito come estemporaneo e diventato nel tempo solido e continuativo. La band si muove agevolmente tra beat, Brit Pop, Kinks, Beatles, Who, freakbeat, soul, con un'anima più power pop rispetto al precedente album, agevolata da una produzione eccellente, una ricerca certosina dei giusti suoni e una qualità compositiva di alto livello.
GRIAN CHATTEN - Chaos for the fly
Esordio solista per il cantante dei Fontaines DC che accarezza atmosfere acustiche intimiste, Dylan, Nick Drake, si cimenta in qualche valzer o cose più swinganti. Solo per fan incalliti, trascurabile.
BUDOS BAND - Frontier's edge
Prosegue la carriera della band new yorkese a suon di torrido funk strumentale, con pillole ethio jazz e soul. Niente di nuovo ma sempre un ascolto corroborante e pieno di groove.
NINA SIMONE - You've Got To Learn
Spettacolare live registrato nel 1966 al Newport Jazz Festival. Ci sono la classe, la grazia, la violenza blues, la voce di Nina Simone, su brani dominati dal pianoforte. Come sempre, eccezionale.
AA.VV. - Written In Their Soul. The Stax songwriter demos
Monumentale (e preziosissimo per i cultori del genere) box con sette CD che raccoglie 146 demo di brani della mitica STAX RECORDS.
Una compilation che ci regala la naturalezza con cui cantavano questi artisti, spesso con l'aiuto di pochi strumenti, altre volte con arrangiamenti invece già praticamente completi.
I primi tre dischi contengono canzoni di compositori dell'etichetta in seguito pubblicati da artisti Stax anche sulle sue filiazioni come Volt, Enterprise, We Produce, Koko, Respect.
Il quarto disco demo poi pubblicati da altre etichette come Atlantic, Decca, Hi, Chimneyville.
Negli ultimi tre dischi invece canzoni rimaste inedite.
Per gli appassionati un compendio di grande valore e pregio.
THE DELINQUENTS - Too late, Too little, Too loose
La band romana si avvale delle presenza di musicisti che arrivano da precedenti eccellenti esperienze come Idol Lips e Razor Lips. Gli undici brani di questo debutto sono facilmente ascrivibili a un contesto ben preciso, quel punk rock primitivo che va dai Damned ai Dead Boys, agli Heartbreakers di Johnny Thunders. Tre accordi, tanta potenza sonora, immediatezza, urgenza, cattiveria. E melodie perfette che ben si accoppiano a una base sonora sempre compatta, suoni e attitudine giusti. Perfetti!
RADIO TAHUANIA – Kuru Lalla
Affascinante e trascinante esordio per la band campana che prende ispirazione dalla Chicha, cumbia psichedelica Peruviana, molto in voga nelle zone della selva negli anni ‘70 ed ‘80. Il tutto con l’aggiunta di atmosfere mediterranee, reggae, rock, ritmi caraibici in levare. I brani sono travolgenti, solari, melodicamente seducenti, composti con grande cura e competenza. Bravissimi!
POLEMICA - ...and now...
Terzo album per il quartetto italo americano guidato dalla voce abrasiva di Hilary Binder che riesce ad essere anche melodica e straziante in "Isolation", "Winter whispers" e nella stupenda ballata finale "Tranny me. Il sound della band non disdegna sferzate ritmiche e chitarristiche potenti e aggressive, ma si lascia andare anche a scarni groove funk e un mood generale di carattere post punk. Attingono da numerose influenze ma le mischiano con sapienza, creando un suono originale, molto suggestivo, personale, duro, sfrontato ma allo stesso tempo disperatamente romantico con testi che continuano a guardare alle ingiustizie sociali che ci circondano. Un album ad altissimi livelli creativi.
PICASSO CERVÉZA - Paura dei caccia
Molto gradevole, riuscito, efficace il nuovo lavoro del collettivo pugliese che mischia alla perfezione groove soul funk con sonorità smooth jazz e reminiscenze anni Ottanta tra Style Council, Sade ma anche Steely Dan o Jamiroquai. Tanta padronanza della materia e grande capacità esecutiva e gusto per gli arrangiamenti eleganti e raffinati. Un album da ascoltare con attenzione.
GIANCARLO FRIGIERI - Qualcuno si farà del male
Il cantautore emiliano firma l'undicesimo album di una carriera ricca di soddisfazioni, collaborazioni, sperimentazioni. Frigieri ha sempre amato osare, spostarsi artisticamente in ambiti diversi, con la canzone d'autore come fondamenta. Nel nuovo lavoro riesce a mischiare la tradizione cantautorale nostrana con Velvet Underground ("Qualcuno si farà del male"), Bob Dylan ("Figli d'arte"), rhythm and blues e De Gregori ("Rita"), Lou Reed e tanto altro. Spiccano la maturità e l'originalità della proposta per quello che è probabilmente il vertice della sua produzione. Da ascoltare assolutamente.
ASCOLTATO ANCHE:
KOOL AND THE GANG (classe immutata: disco, funk, perfino reggae, tanto "fun"), NIIA (una buona commistione di nu soul, folk, pop, canzone d'autore. Interessante), ANOHNI (dignitosamente noioso l'ex Anthony and the Johnson)
LETTO
MARINO SEVERINI - Quel giorno Dio era malato
Marino Severini, oltre ad essere, con il fratello Sandro, l'anima dei GANG è un enfatico e solenne affabulatore, il Dario Fo del rock e dalla canzone d'autore italiana.
Il suo è un gramelot visionario che cita frasi, pensieri, ricordi, abbonda con le maiuscole per dare peso e sostanza a certe parole, unendo spesso concetti apparentemente inconciliabili, cultura e ideologie tra loro lontane, quasi antiteche.
Per riunire il tutto, in questo appassionante libro, in una parola e un concetto che ricorre frequentemente tra queste pagine: BELLEZZA.
Che si pone come antidoto e in contrasto con "Il Mostro": MISERIA.
E così vanno a braccetto Joe Strummer e teologhe cattoliche (l'indimenticata Adriana Zarri), preti e contadini, comunisti e anarchici, bestemmiatori e devoti alla Madonna, partigiani, criminali, musicanti, carcerati fantasmi, il circo, compagni, compagne.
Il POPOLO insomma.
Nel libro i suoi racconti intrecciano le canzoni dei Gang, i relativi testi e i loro concerti, con ricordi di infanzia e adolescenza, episodi di vita, la famiglia, i genitori, storie di solidarietà, amore, unione.
Scritto con il cuore, l'anima e il sangue, rosso, più rosso che c'è.
FRANCESCO ALDO FIORENTINO / TOMMASO LAVIZZARI - Surf. Un mercoledì da leoni
Partendo dall'iconico film "Un mercoledì da leoni" di John Milius viene analizzata una "subculture" raramente derubricata come tale, quella della scena surf californiana degli anni Sessanta/Settanta, con dovizia di particolari e informazioni dettagliatissime.
Non c'è musica nè Beach Boys in queste pagine ma un approfondimento etico/filosofico per molti (immagino) insospettabile, scritto con estrema conoscenza della materia e tanta competenza.
"Un mercoledì da leoni" non è un beach movie nè un film d'azione. E' un film di azioni, di gesti importanti, di sguardi d'intesa, di non detti che dicono tutto, di segni che celano e che svelano, che raccontano un mondo mentre ti dicono altro"( Darth Von Trier).
"Nei dodici anni di vita raccontati dalla storia i protagonisti sono sempre sulle onde. Apparentemente immutati eppure cambiano. C'è chi muore, chi si sistema, chi mette su famiglia, qualcuno risponderà alla patria e andrà in Vietnam".
L'analisi dell'epoca e del fenomeno è molto accurata e anche per chi è digiuno dell'argomento è un piacere scoprirne gli anfratti più nascosti e meno prevedibili e scontati.
"Tra il finire degli anni Cinquanta e Sessanta, i surfer sono piutttosto numerosi della California meridionale, tanto da essere suddivisi in base all'area di appartenenza.
Un quantitativo che si può tranquillamente definire, per semplificare il discorso, come una vera e propria contro-cultura.
Semplificando ulteriormente possiamo affermare che se nel Regno Unito i contrasti avvenivano tra Mod e Rocker, in Californa avvenivano tra surfer e hodad data che frequentavano entrambi le spiagge. Gli hodad erano appassionati di hot rod che gironzolavano in spiaggia proprio come i surfer.
Interessante la collocazione socio/Politica/esistenziale dei surfer che descrive Paul Johnson dei Bel Airs autori della hit "Mr Moto":
"Già prima degli anni Cinquanta/Sessanta qualcuno praticava il surf ma si trattava di adulti e non vi era una vera e propria cultura surf o un movimento aggregativo di riferimento.
I ragazzi si riversarono sulle spiagge quando arrivarono le tavole i foam.
I surfisti erano considerati degli spostati, cool per quello che facevano, ma davvero fuori dai canoni, come lo era il fatto di esibirsi in bilico sulle onde".
Spostati che indossavano divise del Terzo Reich ("portate a casa dai genitori che avevano combattutto in Europa nella Seconda Guerra Mondiale") con atteggiamento proto punk, ma che di politico non avevano nulla (molti di loro erano ebrei) indossate come indumenti di recupero, per creare scalpore con atteggiamento goldiardico.
La narrazione prosegue in costante bilico tra il SURF MONDO e il REAL MONDO (che si fondono tra guerra in Vietnam, l'arrivo massiccio delle droghe pesanti, l'integrazione nel "sistema").
"Il film è riuscito nel tentativo di fotografare un'epoca che rispecchia i valori spirituali del surf attraverso topoi e archetipi che hanno raggiunto le masse, tanto da coinvolgere anche chi ilsurf non lo conosceva.
Ha contribuito a distribuire il surf capillarmente e per certi versi con questa pellicola Milius ha realizzato un'opera di evangelizzazione."
Una pubblicazione essenziale per chi è alla costante scoperta di nuove modalità conoscitive delle sottoculture giovanili sparse nei decenni in varie parti del mondo.
Questo interessante e documentato libro aggiunge un ulteriore tassello.
NICOLA IUPPARIELLO - Di vinile e altre storie
Scrittore e fondatore a Napoli di "DiscoDays - Fiera del Disco e della Musica", l'autore analizza, coadiuvato dall'intervento di alcuni esperti del settore e ospiti, la situazione (commerciale e artistica) del VINILE in Italia e nel mondo, riportando dati, riassumendo le molteplici considerazioni espresse negli ultimi anni sull'argomento, dalla fine del CD alla fiscalità delle opere di cultura in Italia (supporti fonografici e audiovisivi continuano a mantenere il 22% di Iva) fino alla totale mancanza di supporto logistico e finanziario alla musica da parte delle istituzioni e al lievitare del costo dei biglietti per i grandi eventi.
Senza dimenticare la scuola:
L’intelligenza uditiva dovrebbe essere coltivata sin da bambini e quale migliore luogo se non la scuola dell’obbligo potrebbe soddisfare l’opportunità di crescita sino all’età adolescenziale.
Formare un orecchio pensante, capace di attivare un processo intellettivo e di coscienza criti- ca utile a determinare una definizione della percezione sonora che vada ben oltre il proprio immediato gusto.
Mai tanta musica, inoltre, è stata prodotta quanto oggi. Attraverso la digitalizzazione non è mai stato così facile creare e rendere accessibile il proprio lavoro come accade in questo periodo e il risultato è una sovrapproduzione.
La visione in merito è forse molto ottimistica ma è una delle tante opinioni in un periodo ancora di transizione tra l'analogico (a cui sono legati i fruitori originari ma anche un crescente numero di giovani, per quanto i numeri rimangano esigui per giustificare entusiasmi):
Il disco in vinile è il supporto del presente e sarà quello del futuro. Alla pari del libro cartaceo: difficile ipotizzare la sua scomparsa a favore dell’e- book.
Il supporto fisico e lo streaming conviveranno a rappresentare due modi complementari di fruizione della musica.
Un saggio di sicuro interesse per chi ha a cuore l'evoluzione e la conoscenza dello status quo della fruizione della musica, divisa tra supporto fisico e piattaforme digitali.
ANDREA DI QUARTO - Revolution! La vera storia dei Public Enemy
Una storia non facile da raccontare quella del gruppo più iconico, politico e rappresentativo nella storia del RAP.
I PUBLIC ENEMY hanno vissuto alti e bassi, scioglimenti, contraddizioni, controversie di ogni tipo, pagando un pesante pegno a scelte radicali e controcorrente.
"Ma ciò che è stato veramente rivoluzionario, nel gruppo, è il suo senso della teatralità, la comprensione del potere dell'immagine e come il drammatico passato razziale dell'America sia stato usato per lasciare un segno nella cultura pop americana".
"La musica rap è la CNN dell'America nera" sentenziò Chuck D, cogliendo il punto e l'importanza di una modalità espressiva nuova, senza filtri, che veniva veramente dalle strade.
Strade spesso storicamente separate tra chi propugnava una via democratica, pacifista e istituzionale (Martin Luther King) e chi ancora seguiva le direttive più spicce e violente di Malcolm X e della Nation of Islam (a cui aderirono i Public Enemy) ma che erano accomunate da un obiettivo preciso: dire basta alla sottomissione dell'uomo nero.
I Public Enemy furono testimoni di rivolte nere, soprusi polizieschi e istituzionali, che ancora proseguono impuniti, e si fecero megafono dell'insoddisfazione e frustrazione di chi li subisce da sempre.
Lasciano due indiscussi capolavori come "It takes a nation of millions to hold us back" e "Fear of a Black Planet" e uno degli inni più forti di sempre, "Fight the power".
Il libro ne riassume nei minimi dettagli la storia complessa e politica, rendendo omaggio a una delle realtà più interessanti mai emerse nella storia della musica recente.
Interessante la particolarità di "It takes a nation":
"...grazie al lavoro diligente degli avvocati che oggi si occupano di copyright, il loro atteggiamento pionieristico nei confronti dei sample non sarà mai ripetuto...
La Bomb Squad campionò dozzine di dischi semplicemente perchè non c'era nessuno a dir loro che non potevano farlo...una volta che l'hip hop iniziò a raggiungere la massa critica, alla fine degli anni Ottanta, molti artisti rock bianchi si dissero semplicemente furibondi per il fatto che la loro musica fosse usata nel rap.
Le cause legali fioccarono ovunque e i musicisti della vecchia guardioa chiedevano di essere pagati....le case discografiche furono legalmente obbligate a pagare per ogni campione presente su un disco, rendendo l'album "It takes a nation..." un esercizio dai costi proibitivi".
VISTO
Alice in concerto a Gragnano Trebbiense (Piacenza - 18/7/2023)
Come ogni anno il ValTidone Festival approda a Gragnano Trebbiense (Piacenza), mio comune natìo, con spettacoli di altissima qualità (da Peppe Servillo a Fabio Concato).
Nella consueta elegante e maestosa location di Villa Marchesi approda Alice con il tributo a Franco Battiato "Eri con me", accompagnata da Carlo Guaitoli al pianoforte e Chiara Trentin al violoncello, in versioni scarne e inclini al classicismo su cui la voce di Alice (sempre potente, pulita, ammaliante, mai un cedimento), dalle inclinazioni liriche, si inserisce alla perfezione.
Nessuna concessione allo spettacolo, poche parole di presentazione, pubblico numerosissimo nonostante il caldo letteralmente asfissiante e, ovviamente, repertorio di spessore elevatissimo.
Scorrono i classici, tra cui spiccano per intensità “I treni di Tozeur”, “Prospettiva Nevski”, "E ti vengo a cercare" ma anche "Summer on a solitary beach" e "Gli uccelli".
Un ottimo concerto.
"Un uomo chiamato Bob Dylan" di Ezio Guaitamacchi - Piacenza 11 luglio 2023
In un'afosissima serata padana è andato in scena, nello stupendo scenario di Palazzo Farnese a Piacenza, lo spettacolo di Ezio Guaitamacchi, coadiuvato da Davide Van De Sfroos, Andrea Mirò e Brunella Boschetti, dedicato a BOB DYLAN.
Un excursus che parte dai primi passi del cantautore e arriva fino alla fine degli anni 70, per poi, dopo un'ora e mezza, riassumere velocemente l'ultimo (pur intenso e molto interessante) periodo.
La rappresentazione è molto interessante, intensa, perfettamente costruita intorno alla narrazione di Guaitamacchi, ricca di aneddoti e curiosità e alle reinterpretazioni raffinate e coinvolgenti dei principali successi (spesso magistralmente riarrangiati, vedi "Like a rolling stone") di Dylan di Davide Van De Sfroos, Andrea Mirò e Brunella Boschetti con l'apporto chitarristico dello stesso Ezio.
I puristi si potrebbero lamentare delle parti cantate in italiano in certi brani e la versione in dialetto lombardo di Van der Sfroos di “A Hard Rain’s Gonna Fall”, che diventa “Un gran brött tempuraal”.
Ma non inficia la qualità di uno spettacolo curatissimo, ricco di immagini video e di quelle canzoni che Dylan non canta più.
Bellezza, addio di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese
Commovente, intenso, romantico ma anche crudo ricordo di DARIO BELLEZZA, poeta e intellettuale (“Miglior poeta della nuova generazione” lo definì Pasolini, con cui collaborò per alcuni anni).
La storia e la vita del “Rimbaud di Monteverde” passa attraverso filmati d'epoca, ricordi (di Barbara Alberti Antonella Amendola, Ulisse Benedetti, Franco Cordelli, Ninetto Davoli, Giuseppe Garrera, Maurizio Gregorini, Fiammetta Jori, Renzo Paris, Elio Pecora, Paco Reconti, Nichi Vendola), stralci delle sue parole e poesie fino alla tragica fine per Aids.
Vincitore del Premio Viareggio nel 1976 con "Morte segreta", autore del romanzo "Lettere da Sodoma", su tematiche esplicitamente ommosessuali, polemico, strafottente, provocatore ma anche molto ironico e divertente.
Una figura tanto importante quanto dimenticata.
Chiosa Elio Pecora, scrittore, poeta e saggista:
Gli anni Settanta sono stati anni che avevavno ancora il bollore e i residui di tutto l'entusiasmo del dopoguerra.Dopo l'acqua si è andata intiepidendo e sempre più raffreddandosi.
Oggi è tutto un altro mondo. Gli stessi giovani si sentirebbero ridicoli a dire che vivono di passione.
Festival Beat - 29° edizione
Il FESTIVAL BEAT è da tempo una consolidata FESTA intorno e all'interno della quale si radunano centinaia e migliaia di "veterani" della scena undeground rock 'n' roll italiana (ma non solo, sempre numerose le partecipazioni dall'estero) a cui si sono progressivamente aggiunte nuove leve e più freschi adepti.
Un'occasione per ritrovarsi, confrontarsi, divertirsi.
Quasi a corollario, una lunga serie di eventi musicali e letterari tra concerti, DJ set, presentazioni di libri, mercatino etc.
Organizzazione come sempre ben fatta perché alla fine ciò che guida queste manifestazioni è semplicemente la PASSIONE, in nome della quale si fanno cose che, in tempi di "ma quanto ci guadagni?", difficilmente ne varrebbe la pena.
Passando al dettaglio delle due serate a cui ho assistito un grande plauso per le americane DARTS (costrette dal maltempo a ripiegare nella bocciofila di Salsomaggiore): garage punk, surf, beat, scatenate e tecnicamente preparatissime, oltre che con una presenza scenica travolgente.
Più morigerato e sofisticato lo psych pop di BARBARA BREANNA, comunque apprezzabile e interessante.
Si torna sul palco grande (dove giovedì avevavano, riportano le cronache, fatto faville i CUT e i MIDNIGHT KINGS) il sabato sera.
Dopo l'assalto rock 'n' roll garage un po' "storto" degli YONIC SOUTH e i divertenti e pregevoli intermezzi degli HUMAN TOYS, JIM JONES ALL STARS cancellano tutto e tutti con un set devastante (due chitarre, basso, batteria, due sax, piano/tastiera) che evoca il fantasma 60's di Mitch Rider and Detroit Wheels, con l'iconoclastìa del primo Little Richard (di cui non a caso riprendono "Can't believe you wanna leave"), una bella dose di selvaggio e primitivo groove e abbonndante attitudine punk e garage.
Sorprendono con versioni in salsa rhythm and blues di "Run run run" dei Velvet Underground e "Parchman farm" di Mose Allison, una brutale "Everybody got something to hide except for me and my monkey" dei Beatles (o meglio, Lennon), una funk punk "Big Bird" di Eddie Floyd (che scrisse con Booker T e fu ripresa anche dai Jam), "Shakedown" (cover degli Hypnotics di cui Jim fece parte negli 80).
Grande band, grande concerto.
Dopo questa esplosione di ritmo ed energia, SHANNON AND THE CLAMS funzionano bene come chill out con un beat intriso di riferimenti 50's (rockabilly, doo wop, rhythm and blues), perfetto per chudere la serata.
Tanta gente, location eccellente anche da un punto strettamente logistico (poter parcheggiare a 100 metri dal concerto capita di rado), situazione rilassata e amichevole.
Alla prossima edizione !!!
COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà"
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".
IN CANTIERE
NOT MOVING LTD live
Lunedì 14 agosto: Lari (Pisa) “Festa Rossa”
Venerdì 15 settembre : Isola d’Elba Festival
Sabato 23 settembre: Festa Privata Imperia
Sabato 7 ottobre: Poviglio (Reggio Emilia) “Caseificio La Rosa”
Venerdì 20 ottobre: Bologna “Skeggia”
Venerdì 27 ottobre: La Spezia “Shake”
Sabato 28 ottobre : Como “Joshua"
Venerdì 24 novembre: Piacenza “Kelly’s”
Sabato 25 novembre: Lonate Ceppino (VA) “Black Inside"
Venerdì 1 dicembre: Pisa “Caracol”
Sabato 2 dicembre: Rubiera (Reggio Emilia) “Condor”
Domenica 3 dicembre: Torino "Blah Blah" ore 18
lunedì, luglio 31, 2023
domenica, luglio 30, 2023
Rock Around the Book 2023
Dopo il buon successo dello scorso anno torna la rassegna ROCK AROUND THE BOOK, viaggio che attraverso l’intervento dei protagonisti del mondo della musica e della letteratura e di altri prestigiosi ospiti ripercorre lo straordinario rapporto tra il mondo delle note e quello delle parole.
L’evento, promosso dal Comune di Alta Val Tidone - provincia di PIACENZA - con la direzione artistica di Gianni Fuso Nerini e l'aiuto di Antonio Bacciocchi, ha debuttato giovedì 27 luglio a Genepreto, con una serata interamente dedicata a Lucio Dalla.
“Dopo l’edizione di debutto e quella dello scorso anno che è stata più itinerante nell’intera valle – commenta il Sindaco Franco Albertini – quest’anno rappresenta la consacrazione di questa manifestazione che regala serate e situazioni emozionanti e uniche. Quando Gianni Fuso Nerini, che ringrazio nuovamente per la grande professionalità e disponibilità ci ha illustrato la sua idea qualche anno fa, come Amministrazione abbiamo subito abbracciato l’idea e stiamo lavorando in grande sinergia per farlo crescere anno dopo anno. Gli appuntamenti di quest’anno sapranno senza dubbio essere un momento importante di intrattenimento ma anche e soprattutto di cultura e di approfondimento su colonne della nostra storia musicale e letteraria”.
°° Il 2 agosto a Pecorara alle 21 si terrà la presentazione del documentario di Roberto Dassoni Radio Libere Tutti-Storia dell’emittenza radiofonica piacentina con l'intervento di vari protagonisti e la moderazione di Oliviero Marchesi.
°° Mercoledì 9 Agosto dalle 21.30 Piazzale Martiri della Libertà a Nibbiano presentazione del Libro "Disco Inferno – Storia del ballo in Italia", con DJ Set di dj Vaccari.
°° Il 17 agosto a Cicogni una serata sulla musica italiana e il 26 a Caminata un evento dedicato a Fabrizio De Andrè.
°° Nel fine settimana in cui Alta Val Tidone ospita il Valtidone Wine Fest, si terrà infine a Trevozzo, l’evento conclusivo su due serate:
venerdì 15 e sabato 16 con una manifestazione interamente dedicata ai Beatles, tra mostre, dj set e attività con le scuole.
°° Il 14 settembre a Campremoldo Sotto nel comune di Gragnano Trebbiense, Clarice Trombella (scrittrice e giornalista di Radio Popolare) parlerà, moderata da Elisabetta Pallavicini e con un accompagnamento musicale, dei suoi libri "Sister resist. 20 storie di resistenza e di sorellanza nel mondo della musica, da Billie Eilish a Kae Tempest" e "Sacerdotesse, imperatrici e regine della musica. 20 donne che hanno rivoluzionato la musica nel mondo".
“Siamo come sempre molto entusiasti di partire con questo evento itinerante che permette davvero di cogliere alcune situazioni che legano lo straordinario mondo della musica e quello delle parole – sottolinea Gianni Fuso Nerini – Avremo alcuni importanti approfondimenti sulle radio libere, sul ballo in Italia e alcuni focus su “mostri sacri” della musica italiana come Dalla e De Andrè, che ci emozioneranno e divertiranno. Ringrazio il Sindaco Franco Albertini per l’impegno nell’organizzazione e tutta la comunità di Alta Val Tidone di cui faccio parte e che dimostra ogni volta la grande disponibilità e generosità”.
https://www.facebook.com/groups/647206386524037
venerdì, luglio 28, 2023
Little Richard
Speciale LITTLE RICHARD.
Una personale scelta tra i suoi (non troppo) numerosi album, piuttosto variegati per chi lo considera solo un classico artista di rock 'n' roll.
Una raccolta con i successi immortali è basilare ma vagando nella discografia si trovano episodi eccellenti.
Here's Little Richard (1957)
Little Richard (1958)
I primi due album sono raccolte di vari singoli già usciti, che assurgeranno a capolavori e pietre miliari del rock 'n' roll.
Nel primo troviamo "Tutti Frutti", "Long Tall Sally", "Ready Teddy", "Sliippin and slidin" , "Rip it up", nel secondo "Good Golly Miss Molly" e "Lucille".
L'aspetto interessante è che si tratta di un perfetto momento di transizione tra il sound rhythm and blues, swing, boogie, shuffle, con una forte impronta esecutiva jazz e quello che si sta affermando come rock 'n'roll.
Due album pieni di sorprese, musicisti strepitosi, piccoli gioielli dimenticati.
Little Richard Is Back (And There's a Whole Lotta Shakin' Goin' On!) (1964)
Dopo la "sbornia" gospel torna al rock 'n' roll con un album ruvido e crudo in cui si cimenta con (quelli che ora chiamiamo) classici come "Hound Dog", "Lawdy Miss Claudie" e "A Whole Lotta Shakin' Goin' On" oltre a blues, gospel, soul e rhytm and blues.
L'album esce contemporaneamente all'arrivo dei Beatles in Usa.
Il confronto è impietoso tra il beat ancora "educato" degli inglesi e le sfacciate "roots" del Maestro.
Album minore forse ma che arriva all'anima.
The Explosive Little Richard (1967)
Un album, per la mitica Okeh Records, poco gradito da Little Richard perché eccessivamente improntato su un repertorio soul, con grande uso di fiati, prodotto da Larry Williams e Johnny "Guitar" Watson.
In realtà è un vero e proprio gioiello di selvaggio black groove con una spettacolare versione di "Money" e una bellissima "Function at the Junction".
La voce di Little Richard si presta benissimo, i ritmi sono infuocati, gli arrangiamenti aggressivi e diretti.
Eccellente.
The Rill Thing (1970)
Un episodio figlio della sua epoca, tra funk, soul, una predilezione per il rock ("Greenwood, Mississippi" è in pieno stile Creedence Clearwater Revival) con tanto di jam session strumentale di 10 minuti, un po' di influenze non lontane dalla lezione di Sly and the Family Stone e una versione rock di "I saw here standing there" dei Beatles.
Tanta energia e tiro.
Un periodo in cui paradossalmente viene contestato dagli ambienti più estremi del Black Power per la sua volontà di suonare per un pubblico misto e non solo per i neri e perché nell'introduttiva "Freedom Blues" inneggia alla "libertà per chiunque, non esclusivamente per i neri".
Una personale scelta tra i suoi (non troppo) numerosi album, piuttosto variegati per chi lo considera solo un classico artista di rock 'n' roll.
Una raccolta con i successi immortali è basilare ma vagando nella discografia si trovano episodi eccellenti.
Here's Little Richard (1957)
Little Richard (1958)
I primi due album sono raccolte di vari singoli già usciti, che assurgeranno a capolavori e pietre miliari del rock 'n' roll.
Nel primo troviamo "Tutti Frutti", "Long Tall Sally", "Ready Teddy", "Sliippin and slidin" , "Rip it up", nel secondo "Good Golly Miss Molly" e "Lucille".
L'aspetto interessante è che si tratta di un perfetto momento di transizione tra il sound rhythm and blues, swing, boogie, shuffle, con una forte impronta esecutiva jazz e quello che si sta affermando come rock 'n'roll.
Due album pieni di sorprese, musicisti strepitosi, piccoli gioielli dimenticati.
Little Richard Is Back (And There's a Whole Lotta Shakin' Goin' On!) (1964)
Dopo la "sbornia" gospel torna al rock 'n' roll con un album ruvido e crudo in cui si cimenta con (quelli che ora chiamiamo) classici come "Hound Dog", "Lawdy Miss Claudie" e "A Whole Lotta Shakin' Goin' On" oltre a blues, gospel, soul e rhytm and blues.
L'album esce contemporaneamente all'arrivo dei Beatles in Usa.
Il confronto è impietoso tra il beat ancora "educato" degli inglesi e le sfacciate "roots" del Maestro.
Album minore forse ma che arriva all'anima.
The Explosive Little Richard (1967)
Un album, per la mitica Okeh Records, poco gradito da Little Richard perché eccessivamente improntato su un repertorio soul, con grande uso di fiati, prodotto da Larry Williams e Johnny "Guitar" Watson.
In realtà è un vero e proprio gioiello di selvaggio black groove con una spettacolare versione di "Money" e una bellissima "Function at the Junction".
La voce di Little Richard si presta benissimo, i ritmi sono infuocati, gli arrangiamenti aggressivi e diretti.
Eccellente.
The Rill Thing (1970)
Un episodio figlio della sua epoca, tra funk, soul, una predilezione per il rock ("Greenwood, Mississippi" è in pieno stile Creedence Clearwater Revival) con tanto di jam session strumentale di 10 minuti, un po' di influenze non lontane dalla lezione di Sly and the Family Stone e una versione rock di "I saw here standing there" dei Beatles.
Tanta energia e tiro.
Un periodo in cui paradossalmente viene contestato dagli ambienti più estremi del Black Power per la sua volontà di suonare per un pubblico misto e non solo per i neri e perché nell'introduttiva "Freedom Blues" inneggia alla "libertà per chiunque, non esclusivamente per i neri".
giovedì, luglio 27, 2023
Andrea Di Quarto - Revolution! La vera storia dei Public Enemy
Una storia non facile da raccontare quella del gruppo più iconico, politico e rappresentativo nella storia del RAP.
I PUBLIC ENEMY hanno vissuto alti e bassi, scioglimenti, contraddizioni, controversie di ogni tipo, pagando un pesante pegno a scelte radicali e controcorrente.
"Ma ciò che è stato veramente rivoluzionario, nel gruppo, è il suo senso della teatralità, la comprensione del potere dell'immagine e come il drammatico passato razziale dell'America sia stato usato per lasciare un segno nella cultura pop americana".
"La musica rap è la CNN dell'America nera" sentenziò Chuck D, cogliendo il punto e l'importanza di una modalità espressiva nuova, senza filtri, che veniva veramente dalle strade.
Strade spesso storicamente separate tra chi propugnava una via democratica, pacifista e istituzionale (Martin Luther King) e chi ancora seguiva le direttive più spicce e violente di Malcolm X e della Nation of Islam (a cui aderirono i Public Enemy) ma che erano accomunate da un obiettivo preciso: dire basta alla sottomissione dell'uomo nero.
I Public Enemy furono testimoni di rivolte nere, soprusi polizieschi e istituzionali, che ancora proseguono impuniti, e si fecero megafono dell'insoddisfazione e frustrazione di chi li subisce da sempre.
Lasciano due indiscussi capolavori come "It takes a nation of millions to hold us back" e "Fear of a Black Planet" e uno degli inni più forti di sempre, "Fight the power".
Il libro ne riassume nei minimi dettagli la storia complessa e politica, rendendo omaggio a una delle realtà più interessanti mai emerse nella storia della musica recente.
Interessante la particolarità di "It takes a nation":
"...grazie al lavoro diligente degli avvocati che oggi si occupano di copyright, il loro atteggiamento pionieristico nei confronti dei sample non sarà mai ripetuto...
La Bomb Squad campionò dozzine di dischi semplicemente perchè non c'era nessuno a dir loro che non potevano farlo...una volta che l'hip hop iniziò a raggiungere la massa critica, alla fine degli anni Ottanta, molti artisti rock bianchi si dissero semplicemente furibondi per il fatto che la loro musica fosse usata nel rap.
Le cause legali fioccarono ovunque e i musicisti della vecchia guardioa chiedevano di essere pagati....le case discografiche furono legalmente obbligate a pagare per ogni campione presente su un disco, rendendo l'album "It takes a nation..." un esercizio dai costi proibitivi".
Andrea Di Quarto Revolution. La vera storia dei Public Enemy
Tsunami Edizioni
336 pagine
24 euro
I PUBLIC ENEMY hanno vissuto alti e bassi, scioglimenti, contraddizioni, controversie di ogni tipo, pagando un pesante pegno a scelte radicali e controcorrente.
"Ma ciò che è stato veramente rivoluzionario, nel gruppo, è il suo senso della teatralità, la comprensione del potere dell'immagine e come il drammatico passato razziale dell'America sia stato usato per lasciare un segno nella cultura pop americana".
"La musica rap è la CNN dell'America nera" sentenziò Chuck D, cogliendo il punto e l'importanza di una modalità espressiva nuova, senza filtri, che veniva veramente dalle strade.
Strade spesso storicamente separate tra chi propugnava una via democratica, pacifista e istituzionale (Martin Luther King) e chi ancora seguiva le direttive più spicce e violente di Malcolm X e della Nation of Islam (a cui aderirono i Public Enemy) ma che erano accomunate da un obiettivo preciso: dire basta alla sottomissione dell'uomo nero.
I Public Enemy furono testimoni di rivolte nere, soprusi polizieschi e istituzionali, che ancora proseguono impuniti, e si fecero megafono dell'insoddisfazione e frustrazione di chi li subisce da sempre.
Lasciano due indiscussi capolavori come "It takes a nation of millions to hold us back" e "Fear of a Black Planet" e uno degli inni più forti di sempre, "Fight the power".
Il libro ne riassume nei minimi dettagli la storia complessa e politica, rendendo omaggio a una delle realtà più interessanti mai emerse nella storia della musica recente.
Interessante la particolarità di "It takes a nation":
"...grazie al lavoro diligente degli avvocati che oggi si occupano di copyright, il loro atteggiamento pionieristico nei confronti dei sample non sarà mai ripetuto...
La Bomb Squad campionò dozzine di dischi semplicemente perchè non c'era nessuno a dir loro che non potevano farlo...una volta che l'hip hop iniziò a raggiungere la massa critica, alla fine degli anni Ottanta, molti artisti rock bianchi si dissero semplicemente furibondi per il fatto che la loro musica fosse usata nel rap.
Le cause legali fioccarono ovunque e i musicisti della vecchia guardioa chiedevano di essere pagati....le case discografiche furono legalmente obbligate a pagare per ogni campione presente su un disco, rendendo l'album "It takes a nation..." un esercizio dai costi proibitivi".
Andrea Di Quarto Revolution. La vera storia dei Public Enemy
Tsunami Edizioni
336 pagine
24 euro
mercoledì, luglio 26, 2023
Francesco Aldo Fiorentino / Tommaso Lavizzari - Surf. Un mercoledì da leoni
Partendo dall'iconico film "Un mercoledì da leoni" di John Milius viene analizzata una "subculture" raramente derubricata come tale, quella della scena surf californiana degli anni Sessanta/Settanta, con dovizia di particolari e informazioni dettagliatissime.
Non c'è musica nè Beach Boys in queste pagine ma un approfondimento etico/filosofico per molti (immagino) insospettabile, scritto con estrema conoscenza della materia e tanta competenza.
"Un mercoledì da leoni" non è un beach movie nè un film d'azione. E' un film di azioni, di gesti importanti, di sguardi d'intesa, di non detti che dicono tutto, di segni che celano e che svelano, che raccontano un mondo mentre ti dicono altro"( Darth Von Trier).
"Nei dodici anni di vita raccontati dalla storia i protagonisti sono sempre sulle onde. Apparentemente immutati eppure cambiano. C'è chi muore, chi si sistema, chi mette su famiglia, qualcuno risponderà alla patria e andrà in Vietnam".
L'analisi dell'epoca e del fenomeno è molto accurata e anche per chi è digiuno dell'argomento è un piacere scoprirne gli anfratti più nascosti e meno prevedibili e scontati.
"Tra il finire degli anni Cinquanta e Sessanta, i surfer sono piutttosto numerosi della California meridionale, tanto da essere suddivisi in base all'area di appartenenza.
Un quantitativo che si può tranquillamente definire, per semplificare il discorso, come una vera e propria contro-cultura.
Semplificando ulteriormente possiamo affermare che se nel Regno Unito i contrasti avvenivano tra Mod e Rocker, in Californa avvenivano tra surfer e hodad data che frequentavano entrambi le spiagge. Gli hodad erano appassionati di hot rod che gironzolavano in spiaggia proprio come i surfer.
Interessante la collocazione socio/Politica/esistenziale dei surfer che descrive Paul Johnson dei Bel Airs autori della hit "Mr Moto":
"Già prima degli anni Cinquanta/Sessanta qualcuno praticava il surf ma si trattava di adulti e non vi era una vera e propria cultura surf o un movimento aggregativo di riferimento.
I ragazzi si riversarono sulle spiagge quando arrivarono le tavole i foam.
I surfisti erano considerati degli spostati, cool per quello che facevano, ma davvero fuori dai canoni, come lo era il fatto di esibirsi in bilico sulle onde".
Spostati che indossavano divise del Terzo Reich ("portate a casa dai genitori che avevano combattutto in Europa nella Seconda Guerra Mondiale") con atteggiamento proto punk, ma che di politico non avevano nulla (molti di loro erano ebrei) indossate come indumenti di recupero, per creare scalpore con atteggiamento goldiardico.
La narrazione prosegue in costante bilico tra il SURF MONDO e il REAL MONDO (che si fondono tra guerra in Vietnam, l'arrivo massiccio delle droghe pesanti, l'integrazione nel "sistema").
"Il film è riuscito nel tentativo di fotografare un'epoca che rispecchia i valori spirituali del surf attraverso topoi e archetipi che hanno raggiunto le masse, tanto da coinvolgere anche chi ilsurf non lo conosceva.
Ha contribuito a distribuire il surf capillarmente e per certi versi con questa pellicola Milius ha realizzato un'opera di evangelizzazione."
Una pubblicazione essenziale per chi è alla costante scoperta di nuove modalità conoscitive delle sottoculture giovanili sparse nei decenni in varie parti del mondo.
Questo interessante e documentato libro aggiunge un ulteriore tassello.
Francesco Aldo Fiorentino / Tommaso Lavizzari
Surf. Un mercoledì da leoni
Milieu Edizioni
155 pagine
16.90 euro
martedì, luglio 25, 2023
Blur a Lucca e organizzazione logistica
In relazione al concerto dei Blur a Lucca e alla disorganizzazione e relative problematiche, rilevate e denunciate da numerosi spettatori, riporto la testimonianza diretta di DAVIDE LIBERALI che nel post di ieri aveva recensito il concerto.
Ritornando sui vari spunti che ha fornito la data italiana di Lucca dei Blur affrontiamo le note ahimè più dolenti della serata che riguardano gli aspetti organizzativi: partiamo dall'ingresso con (cosa che ho apprezzato) controllo rigoroso e metal detector per stoppare possibili malintenzionati e la richiesta di togliere il tappo a chi entrava con bottigliette di plastica.
Tutto molto bene tranne che all'interno del festival le bottigliette venivano vendute con il tappo e per terra si potevano trovare sassi e pietre di notevoli dimensioni, se ci fossero stati malintenzionati ce n'era abbastanza per una sassaiola.
Passiamo ora al listino prezzi di cibi e bevande distribuite con il sistema dei Token, una sorta di voucer del valore di 4 euro da cambiare alla cassa.
L'acquisto minimo era di 5 token: il listino prevedeva 2 token per la birra (molto annacquata) 2 token per una piadina (stranamente già un"ora prima dell'inizio era terrminata) o un panino con due fettine sottili di crudo, 1 token, per 2 bottigliette di acqua oppure un bicchiere da 33 cl contenente qualche cubetto di anguria.
Morale: se una persona voleva prendere solo una bottiglietta d'acqua era obbligato a spendere 20 euro.
Il peggio purtroppo è arrivato con l'inizio del concerto quando realizzo ben presto l'inadeguatezza delle disposizioni organizzative pensate per ospitare i 35000 paganti.
L'area è divisa in tre settori:
settore Pit che dal palco arrivava sino all'altezza del mixer, a occhio 70 mt e conteneva circa 20000 persone (costo circa 85 euro).
In questa zona ho sentito solo lamentarsi dell'acustica in quanto la visuale era abbastanza buona in tutti i punti, una piccola tribunale laterale (posti a sedere numerati a 150 euro) costruita con i tubi Innocenti che in lunghezza arriva ben oltre il mixer e ho letto che chi si è trovato seduto nella parte più lontana di fatto non è riuscito a vedere quasi nulla.
Infine il settore "posti in piedi" dove mi trovavo (ingresso 60 euro) che è stato la nota più scandalosa della serata: per riparare da eventuali intemperie il mixer vi erano una torretta ed una tenda larga più di 20 mt dietro la quale, ovviamente, la visuale era totalmente ostruita: ho frequentato concerti e festival vari in Italia ed in Europa per anni e non ho mai visto nulla di simile ed insensato.
Dietro alle transenne che dividevano dall'area Pit in alcuni punti il terreno risultava un po più basso rispetto all'area pit, per cui mi sono ritrovato a circa 100 dal palco con visuale laterale.
Ai lati del palco sono stati posizionati 2 schermi di dimensioni risibili e praticamente all'altezza dei palco stesso, altra cosa mai vista da nessuna parte, per le gioia di tutte le persone di statura inferiore a mt 1, 70 che di fatto sono riuscite a vedere ben poco.
Sarebbero bastati 2 schermi un po più grandi e posizionati più alti in modo da essere visibili anche da dietro la tenda del server per evitare molti mugugni.
Ultimo punto l'acustica: siamo nel 2023 e non è accettabile un salto di corrente di una decina di secondi durante l'esecuzione di un pezzo in una simile circostanza.
Oltre a quello citato si sono stati altri momenti a livello di acustica in cui il volume era troppo basso, qualche strumento non si sentiva oppure si sentiva molto male, almeno nel mio settore.
In definitiva credo che i Blur e il loro pubblico al seguito non si meritassero una simile organizzazione non all'altezza .
Concludo citando Checco Zalone" ma quelli del Lucca Summer Festival sono del mestiere ?"
Ritornando sui vari spunti che ha fornito la data italiana di Lucca dei Blur affrontiamo le note ahimè più dolenti della serata che riguardano gli aspetti organizzativi: partiamo dall'ingresso con (cosa che ho apprezzato) controllo rigoroso e metal detector per stoppare possibili malintenzionati e la richiesta di togliere il tappo a chi entrava con bottigliette di plastica.
Tutto molto bene tranne che all'interno del festival le bottigliette venivano vendute con il tappo e per terra si potevano trovare sassi e pietre di notevoli dimensioni, se ci fossero stati malintenzionati ce n'era abbastanza per una sassaiola.
Passiamo ora al listino prezzi di cibi e bevande distribuite con il sistema dei Token, una sorta di voucer del valore di 4 euro da cambiare alla cassa.
L'acquisto minimo era di 5 token: il listino prevedeva 2 token per la birra (molto annacquata) 2 token per una piadina (stranamente già un"ora prima dell'inizio era terrminata) o un panino con due fettine sottili di crudo, 1 token, per 2 bottigliette di acqua oppure un bicchiere da 33 cl contenente qualche cubetto di anguria.
Morale: se una persona voleva prendere solo una bottiglietta d'acqua era obbligato a spendere 20 euro.
Il peggio purtroppo è arrivato con l'inizio del concerto quando realizzo ben presto l'inadeguatezza delle disposizioni organizzative pensate per ospitare i 35000 paganti.
L'area è divisa in tre settori:
settore Pit che dal palco arrivava sino all'altezza del mixer, a occhio 70 mt e conteneva circa 20000 persone (costo circa 85 euro).
In questa zona ho sentito solo lamentarsi dell'acustica in quanto la visuale era abbastanza buona in tutti i punti, una piccola tribunale laterale (posti a sedere numerati a 150 euro) costruita con i tubi Innocenti che in lunghezza arriva ben oltre il mixer e ho letto che chi si è trovato seduto nella parte più lontana di fatto non è riuscito a vedere quasi nulla.
Infine il settore "posti in piedi" dove mi trovavo (ingresso 60 euro) che è stato la nota più scandalosa della serata: per riparare da eventuali intemperie il mixer vi erano una torretta ed una tenda larga più di 20 mt dietro la quale, ovviamente, la visuale era totalmente ostruita: ho frequentato concerti e festival vari in Italia ed in Europa per anni e non ho mai visto nulla di simile ed insensato.
Dietro alle transenne che dividevano dall'area Pit in alcuni punti il terreno risultava un po più basso rispetto all'area pit, per cui mi sono ritrovato a circa 100 dal palco con visuale laterale.
Ai lati del palco sono stati posizionati 2 schermi di dimensioni risibili e praticamente all'altezza dei palco stesso, altra cosa mai vista da nessuna parte, per le gioia di tutte le persone di statura inferiore a mt 1, 70 che di fatto sono riuscite a vedere ben poco.
Sarebbero bastati 2 schermi un po più grandi e posizionati più alti in modo da essere visibili anche da dietro la tenda del server per evitare molti mugugni.
Ultimo punto l'acustica: siamo nel 2023 e non è accettabile un salto di corrente di una decina di secondi durante l'esecuzione di un pezzo in una simile circostanza.
Oltre a quello citato si sono stati altri momenti a livello di acustica in cui il volume era troppo basso, qualche strumento non si sentiva oppure si sentiva molto male, almeno nel mio settore.
In definitiva credo che i Blur e il loro pubblico al seguito non si meritassero una simile organizzazione non all'altezza .
Concludo citando Checco Zalone" ma quelli del Lucca Summer Festival sono del mestiere ?"
lunedì, luglio 24, 2023
Blur in concerto a Lucca 22/7/2023
Blur - The ballad of Darren
L'amico DAVIDE LIBERALI ci regala le sue impressioni sul concerto (molto discusso e vituperato a causa dei problemi organizzativi) dei BLUR a Lucca di sabato scorso.
4 novembre 1993, Canguro di San Colombano al Lambro (Lodi) di fronte a un pubblico di 150 persone malcontate la band si esibisce per la prima volta in Italia.
Lucca 22 luglio 2023, a distanza di trent'anni i Blur tornano in Italia a 10 anni dagli ultimi concerti di fronte a 35000 spettatori.
Se le due date di Wembley del 8 e 9 luglio sono state il momento più alto della carriera in patria, non c'è dubbio che quella di ieri sera sia stata la definitiva consacrazione per il pubblico di casa nostra, formato per l'occasione da una grande maggioranza compresa tra i 40 e i 55 anni, presenti tra il pubblico anche diversi genitori con i figli adolescenti qualche over 60.
La scaletta dei 24 brani eseguiti, per la gioia di chi li ha seguiti sin dai primi anni, pesca la metà dei pezzi da Modern life is rubbish (6) e Parklife (6) per prendere qua e là il meglio della loro produzione con l'aggiunta di tre pezzi del nuovo album uscito venerdì scorso.
Ma andiamo con ordine: partenza con St. Charles Square del nuovo album, una bell'intro chitarristica e sonorità che richiamano a Bowie, There's no other way dal baggy sound e unico pezzo del primo album eseguito, ma è con il garage rock di Popscene che si entra nel vivo del concerto, una versione tiratissima come mai mi era capitato di sentire.
Tracy Jacks arriva appena prima di Bettlebum, secondo me il pezzo che maggiormente rappresenta il loro sound con una melodia inconfondibile e la splendida coda strumentale.
Ora tocca a Trimm trabb, brano che parte lento e sperimentale, ma l' incedere e il finale in crescendo sono irresistibili.
Villa Rosie da Modern life è una gemma di cui si sono dimenticati per anni, ripreso live per questo tour è stata una gran cosa, peccato che ieri sera verso la fine se ne va la corrente per qualche secondo rovinandone l'esecuzione.
Al termine del brano, dopo un fremente dialogo con i tecnici, Damon chiede al pubblico un attimo di pazienza e non avendo altre risposte, improvvisando perché non era in scaletta, si piazza al pianoforte ed esegue Intermission, brano con cui aprivano i concetti nel biennio 93/94.
Si riparte con Coffee & TV un'altra canzone manifesto del loro sound, e a breve arriva l'uno due Country House e soprattutto una versione tiratissima di Parklife che manda in visibilio il pubblico.
Tocca ora alla ballata lenta To the end che precede le chitarre distorte di Oily Water e Advert entrambe da Modern life.
In Song 2 (su cui si ripetono i problemi con i suoni), mentre la nuova The Narcisist è degna delle loro migliori produzioni e con This is a low, da Parklife termina la prima parte.
I bis partono con il pezzo del nuovo lp Barbaric, l'immancabile Girls & boys, la splendida For Tomorrow, mentre le melodiche Tender e The Universal vanno a chiudere dopo un'ora e 50 minuti un concerto che rimarrà memorabile.
A 55 anni i Blur con le dovute pause e la maturità dell'età raggiunta non hanno perso la loro caratteristica principale che è sempre stata quella di guardare avanti e innovarsi nel suono senza mai essere ripetitivi.
P.S. Oltre ai citati problemi al suono l'organizzazione dell'evento è stata pessima e meriterebbe un articolo a sé.
BLUR - The ballad of Darren
La classe, personalità, immenso spessore artistico della band inglese, forgiate da una lunga serie di esperienze soliste, converge alla perfezione nel nuovo album, arrivato quasi a sorpresa e che esalta la creatività del collettivo ritrovatosi in studio.
Sonorità scarne, approccio urgente, umore plumbeo, romantico, malinconico, a tratti struggente, con alcuni episodi destinati a diventare piccoli classici ("Barbaric" e "The ballad" su tutti).
Non ci sono l'ottimismo e la carica dei Blur "classici" ma invece la riflessione matura di uomini ultra cinquantenni che hanno saputo evolvere la loro creatura artistica nel tempo, mantenendo intatta una precisa identità e l'inconfondibile profilo artistico.
Album di emorme pregio.
4 novembre 1993, Canguro di San Colombano al Lambro (Lodi) di fronte a un pubblico di 150 persone malcontate la band si esibisce per la prima volta in Italia.
Lucca 22 luglio 2023, a distanza di trent'anni i Blur tornano in Italia a 10 anni dagli ultimi concerti di fronte a 35000 spettatori.
Se le due date di Wembley del 8 e 9 luglio sono state il momento più alto della carriera in patria, non c'è dubbio che quella di ieri sera sia stata la definitiva consacrazione per il pubblico di casa nostra, formato per l'occasione da una grande maggioranza compresa tra i 40 e i 55 anni, presenti tra il pubblico anche diversi genitori con i figli adolescenti qualche over 60.
La scaletta dei 24 brani eseguiti, per la gioia di chi li ha seguiti sin dai primi anni, pesca la metà dei pezzi da Modern life is rubbish (6) e Parklife (6) per prendere qua e là il meglio della loro produzione con l'aggiunta di tre pezzi del nuovo album uscito venerdì scorso.
Ma andiamo con ordine: partenza con St. Charles Square del nuovo album, una bell'intro chitarristica e sonorità che richiamano a Bowie, There's no other way dal baggy sound e unico pezzo del primo album eseguito, ma è con il garage rock di Popscene che si entra nel vivo del concerto, una versione tiratissima come mai mi era capitato di sentire.
Tracy Jacks arriva appena prima di Bettlebum, secondo me il pezzo che maggiormente rappresenta il loro sound con una melodia inconfondibile e la splendida coda strumentale.
Ora tocca a Trimm trabb, brano che parte lento e sperimentale, ma l' incedere e il finale in crescendo sono irresistibili.
Villa Rosie da Modern life è una gemma di cui si sono dimenticati per anni, ripreso live per questo tour è stata una gran cosa, peccato che ieri sera verso la fine se ne va la corrente per qualche secondo rovinandone l'esecuzione.
Al termine del brano, dopo un fremente dialogo con i tecnici, Damon chiede al pubblico un attimo di pazienza e non avendo altre risposte, improvvisando perché non era in scaletta, si piazza al pianoforte ed esegue Intermission, brano con cui aprivano i concetti nel biennio 93/94.
Si riparte con Coffee & TV un'altra canzone manifesto del loro sound, e a breve arriva l'uno due Country House e soprattutto una versione tiratissima di Parklife che manda in visibilio il pubblico.
Tocca ora alla ballata lenta To the end che precede le chitarre distorte di Oily Water e Advert entrambe da Modern life.
In Song 2 (su cui si ripetono i problemi con i suoni), mentre la nuova The Narcisist è degna delle loro migliori produzioni e con This is a low, da Parklife termina la prima parte.
I bis partono con il pezzo del nuovo lp Barbaric, l'immancabile Girls & boys, la splendida For Tomorrow, mentre le melodiche Tender e The Universal vanno a chiudere dopo un'ora e 50 minuti un concerto che rimarrà memorabile.
A 55 anni i Blur con le dovute pause e la maturità dell'età raggiunta non hanno perso la loro caratteristica principale che è sempre stata quella di guardare avanti e innovarsi nel suono senza mai essere ripetitivi.
P.S. Oltre ai citati problemi al suono l'organizzazione dell'evento è stata pessima e meriterebbe un articolo a sé.
BLUR - The ballad of Darren
La classe, personalità, immenso spessore artistico della band inglese, forgiate da una lunga serie di esperienze soliste, converge alla perfezione nel nuovo album, arrivato quasi a sorpresa e che esalta la creatività del collettivo ritrovatosi in studio.
Sonorità scarne, approccio urgente, umore plumbeo, romantico, malinconico, a tratti struggente, con alcuni episodi destinati a diventare piccoli classici ("Barbaric" e "The ballad" su tutti).
Non ci sono l'ottimismo e la carica dei Blur "classici" ma invece la riflessione matura di uomini ultra cinquantenni che hanno saputo evolvere la loro creatura artistica nel tempo, mantenendo intatta una precisa identità e l'inconfondibile profilo artistico.
Album di emorme pregio.
venerdì, luglio 21, 2023
Marino Severini - Quel giorno Dio era malato
Marino Severini, oltre ad essere, con il fratello Sandro, l'anima dei GANG è un enfatico e solenne affabulatore, il Dario Fo del rock e dalla canzone d'autore italiana.
Il suo è un gramelot visionario che cita frasi, pensieri, ricordi, abbonda con le maiuscole per dare peso e sostanza a certe parole, unendo spesso concetti apparentemente inconciliabili, cultura e ideologie tra loro lontane, quasi antiteche.
Per riunire il tutto, in questo appassionante libro, in una parola e un concetto che ricorre frequentemente tra queste pagine: BELLEZZA.
Che si pone come antidoto e in contrasto con "Il Mostro": MISERIA.
E così vanno a braccetto Joe Strummer e teologhe cattoliche (l'indimenticata Adriana Zarri), preti e contadini, comunisti e anarchici, bestemmiatori e devoti alla Madonna, partigiani, criminali, musicanti, carcerati fantasmi, il circo, compagni, compagne.
Il POPOLO insomma.
Nel libro i suoi racconti intrecciano le canzoni dei Gang, i relativi testi e i loro concerti, con ricordi di infanzia e adolescenza, episodi di vita, la famiglia, i genitori, storie di solidarietà, amore, unione.
Scritto con il cuore, l'anima e il sangue, rosso, più rosso che c'è.
Il comunismo per me è questo, in fin dei conti, conquistare un giardino per ogni essere umano, perché ogni essere umano ha diritto al proprio giardino, a coltivarlo, a prendersene cura, a godere della sua magnificenza, a spartirne con altri i semi dei fiori e delle piante.
Giardino dopo giardino si costruisce Il Regno dell'Uomo, la Terra promessa.
Quella dell'Abbondanza e non quella della Miseria dove regnano i predatori e i miserabili.
Marino Severini
Quel giorno Dio era malato
Milieu Edizioni
190 pagine
16.50 euro
Il suo è un gramelot visionario che cita frasi, pensieri, ricordi, abbonda con le maiuscole per dare peso e sostanza a certe parole, unendo spesso concetti apparentemente inconciliabili, cultura e ideologie tra loro lontane, quasi antiteche.
Per riunire il tutto, in questo appassionante libro, in una parola e un concetto che ricorre frequentemente tra queste pagine: BELLEZZA.
Che si pone come antidoto e in contrasto con "Il Mostro": MISERIA.
E così vanno a braccetto Joe Strummer e teologhe cattoliche (l'indimenticata Adriana Zarri), preti e contadini, comunisti e anarchici, bestemmiatori e devoti alla Madonna, partigiani, criminali, musicanti, carcerati fantasmi, il circo, compagni, compagne.
Il POPOLO insomma.
Nel libro i suoi racconti intrecciano le canzoni dei Gang, i relativi testi e i loro concerti, con ricordi di infanzia e adolescenza, episodi di vita, la famiglia, i genitori, storie di solidarietà, amore, unione.
Scritto con il cuore, l'anima e il sangue, rosso, più rosso che c'è.
Il comunismo per me è questo, in fin dei conti, conquistare un giardino per ogni essere umano, perché ogni essere umano ha diritto al proprio giardino, a coltivarlo, a prendersene cura, a godere della sua magnificenza, a spartirne con altri i semi dei fiori e delle piante.
Giardino dopo giardino si costruisce Il Regno dell'Uomo, la Terra promessa.
Quella dell'Abbondanza e non quella della Miseria dove regnano i predatori e i miserabili.
Marino Severini
Quel giorno Dio era malato
Milieu Edizioni
190 pagine
16.50 euro
mercoledì, luglio 19, 2023
Alice in concerto a Gragnano Trebbiense (Piacenza - 18/7/2023)
Come ogni anno il ValTidone Festival approda a Gragnano Trebbiense (Piacenza), mio comune natìo, con spettacoli di altissima qualità (da Peppe Servillo a Fabio Concato).
Nella consueta elegante e maestosa location di Villa Marchesi approda Alice con il tributo a Franco Battiato "Eri con me", accompagnata da Carlo Guaitoli al pianoforte e Chiara Trentin al violoncello, in versioni scarne e inclini al classicismo su cui la voce di Alice (sempre potente, pulita, ammaliante, mai un cedimento), dalle inclinazioni liriche, si inserisce alla perfezione.
Nessuna concessione allo spettacolo, poche parole di presentazione, pubblico numerosissimo nonostante il caldo letteralmente asfissiante e, ovviamente, repertorio di spessore elevatissimo.
Scorrono i classici, tra cui spiccano per intensità “I treni di Tozeur”, “Prospettiva Nevski”, "E ti vengo a cercare" ma anche "Summer on a solitary beach" e "Gli uccelli".
Un ottimo concerto.
Nella consueta elegante e maestosa location di Villa Marchesi approda Alice con il tributo a Franco Battiato "Eri con me", accompagnata da Carlo Guaitoli al pianoforte e Chiara Trentin al violoncello, in versioni scarne e inclini al classicismo su cui la voce di Alice (sempre potente, pulita, ammaliante, mai un cedimento), dalle inclinazioni liriche, si inserisce alla perfezione.
Nessuna concessione allo spettacolo, poche parole di presentazione, pubblico numerosissimo nonostante il caldo letteralmente asfissiante e, ovviamente, repertorio di spessore elevatissimo.
Scorrono i classici, tra cui spiccano per intensità “I treni di Tozeur”, “Prospettiva Nevski”, "E ti vengo a cercare" ma anche "Summer on a solitary beach" e "Gli uccelli".
Un ottimo concerto.
lunedì, luglio 17, 2023
Little Richard - Tutti Frutti
Scritta da Little Richard e Dorothy LaBostrie, registrata nel 1955, "Tutti Frutti" fu il primo grande successo di LITTLE RICHARD dopo anni di infruttuosi tentativi, diventando una delle canzoni più conosciute e iconiche nella storia del rock 'n' roll.
Come spesso accade, nacque quasi casualmente quando nel settembre del 1955 andò al J & M Studio di Cosimo Matassa a New Orleans accompagnato dalla formidabile band di Fats Domino con Lee Allen e Alvin "Red" Tyler ai sassofoni, Huey Smith al piano, Frank Fields al contrabbasso, Justin Adams alla chitarra e Earl Palmer alla batteria. Il tutto prodotto da Robert "Bumps" Blackwell.
Durante una pausa al Dew Drop Inn, Little Richard, insoddisfatto da quello che stava registrando iniziò a suonare un pianoforte nel locale e cantare una canzone che aveva già in repertorio da alcuni anni, pare composta quando lavorava come lavapiatti in una stazione degli autobus di Macon, Georgia (Ho scritto "Tutti Frutti" in cucina, ho scritto "Good Golly Miss Molly" in cucina, ho scritto "Long Tall Sally" in quella cucina).
La partenza era una frase che imitava un'intro di batteria "A-wop-bop-a-loo-mop-a-lop-bam-boom!" (e che Richard disse che usava come una specie di suo slogan, qualcosa che rispondeva alle persone che gli chiedevano come stava) per fare poi esplodere un brano selvaggio, urlato e travolgente a cui fa da contrappunto il tempo shuffle della batteria di Earl Palmer (che suonò poi con centinaia di altri artisti, Righteous Brothers, Elvis Costello, B.B. King) per non appesantire il ritmo di Little Richard che pesta sul piano con tutte e dieci le dita.
Il produttore ne fu così impressionato che decise di metterla subito su nastro.
Dovendo registrare in mono e velocemente Little Richard lancia un urlo prima della partenza del solo di sax per avvertire Lee Allen quando iniziare a suonare.
Il testo era però assolutamente fuori dai limiti della censura, a partire dall'introduzione che originariamente pare dicesse A-wop-bop-a-loo-mop a-good-Goddam! (Goddam=maledizione espressa con rabbia, poco accettabile per i canoni dell'epoca).
Ma soprattutto le parole successive facevano esplicito riferimento all'omosessualità:
Tutti Frutti, good booty
Se non si adatta, non forzarlo
Puoi "lubrificarlo" e rendere tutto più facile
e anche
Se è stretto, va tutto bene
E se è unto, lo rende più facile
Fu così interpellata la cantautrice Dorothy LaBostrie per sistemare le parole e renderle accettabili.
La stessa che ha affermato la maternità completa delle parole del brano dicendo che arrivava da una gelateria che vendeva un gelato con quel nome e che la ispirò quando fu chiamata a sistemare il testo.
Mancando il tempo per rifinire meglio il brano, il tutto fu registrato in tre takes in 15 minuti, il 14 settembre 1955.
Pubblicato su Specialty 561, il disco entrò nella classifica Billboard Rhythm and Blues alla fine di dicembre 1955 e salì al numero 2 all'inizio di febbraio 1956.
Raggiunse anche il numero 21 nella classifica pop di Billboard.
Nel Regno Unito, è entrato nella top 30 solo nel 1957, come lato B di "Long Tall Sally".
Il brano è stato portato al successo da Pat Boone (specializzato nello sbiancare i torridi brani rock 'n' roll e proporli, edulcorati, al pubblico bianco) nel 1956, poi da Elvis e coverizzato da mezzo mondo, dai Queen ai primi Beatles (che la eseguirono a lungo ma senza lasciare, stranamente, alcun documento sonoro).
Avevano bisogno di una rock star che mi bloccasse fuori dalle case dei bianchi perché ero un eroe per i ragazzi bianchi.
I ragazzi bianchi avrebbero messo Pat Boone sul comò e me nel cassetto perché a loro piaceva di più la mia versione, ma le famiglie non mi volevano per l'immagine che proiettavo.
Come spesso accade, nacque quasi casualmente quando nel settembre del 1955 andò al J & M Studio di Cosimo Matassa a New Orleans accompagnato dalla formidabile band di Fats Domino con Lee Allen e Alvin "Red" Tyler ai sassofoni, Huey Smith al piano, Frank Fields al contrabbasso, Justin Adams alla chitarra e Earl Palmer alla batteria. Il tutto prodotto da Robert "Bumps" Blackwell.
Durante una pausa al Dew Drop Inn, Little Richard, insoddisfatto da quello che stava registrando iniziò a suonare un pianoforte nel locale e cantare una canzone che aveva già in repertorio da alcuni anni, pare composta quando lavorava come lavapiatti in una stazione degli autobus di Macon, Georgia (Ho scritto "Tutti Frutti" in cucina, ho scritto "Good Golly Miss Molly" in cucina, ho scritto "Long Tall Sally" in quella cucina).
La partenza era una frase che imitava un'intro di batteria "A-wop-bop-a-loo-mop-a-lop-bam-boom!" (e che Richard disse che usava come una specie di suo slogan, qualcosa che rispondeva alle persone che gli chiedevano come stava) per fare poi esplodere un brano selvaggio, urlato e travolgente a cui fa da contrappunto il tempo shuffle della batteria di Earl Palmer (che suonò poi con centinaia di altri artisti, Righteous Brothers, Elvis Costello, B.B. King) per non appesantire il ritmo di Little Richard che pesta sul piano con tutte e dieci le dita.
Il produttore ne fu così impressionato che decise di metterla subito su nastro.
Dovendo registrare in mono e velocemente Little Richard lancia un urlo prima della partenza del solo di sax per avvertire Lee Allen quando iniziare a suonare.
Il testo era però assolutamente fuori dai limiti della censura, a partire dall'introduzione che originariamente pare dicesse A-wop-bop-a-loo-mop a-good-Goddam! (Goddam=maledizione espressa con rabbia, poco accettabile per i canoni dell'epoca).
Ma soprattutto le parole successive facevano esplicito riferimento all'omosessualità:
Tutti Frutti, good booty
Se non si adatta, non forzarlo
Puoi "lubrificarlo" e rendere tutto più facile
e anche
Se è stretto, va tutto bene
E se è unto, lo rende più facile
Fu così interpellata la cantautrice Dorothy LaBostrie per sistemare le parole e renderle accettabili.
La stessa che ha affermato la maternità completa delle parole del brano dicendo che arrivava da una gelateria che vendeva un gelato con quel nome e che la ispirò quando fu chiamata a sistemare il testo.
Mancando il tempo per rifinire meglio il brano, il tutto fu registrato in tre takes in 15 minuti, il 14 settembre 1955.
Pubblicato su Specialty 561, il disco entrò nella classifica Billboard Rhythm and Blues alla fine di dicembre 1955 e salì al numero 2 all'inizio di febbraio 1956.
Raggiunse anche il numero 21 nella classifica pop di Billboard.
Nel Regno Unito, è entrato nella top 30 solo nel 1957, come lato B di "Long Tall Sally".
Il brano è stato portato al successo da Pat Boone (specializzato nello sbiancare i torridi brani rock 'n' roll e proporli, edulcorati, al pubblico bianco) nel 1956, poi da Elvis e coverizzato da mezzo mondo, dai Queen ai primi Beatles (che la eseguirono a lungo ma senza lasciare, stranamente, alcun documento sonoro).
Avevano bisogno di una rock star che mi bloccasse fuori dalle case dei bianchi perché ero un eroe per i ragazzi bianchi.
I ragazzi bianchi avrebbero messo Pat Boone sul comò e me nel cassetto perché a loro piaceva di più la mia versione, ma le famiglie non mi volevano per l'immagine che proiettavo.
sabato, luglio 15, 2023
Not Moving LTD in tour
Tre date in una settimana che ci hanno portato dalla brezza marina che ci accarezzava le spalle al Peter Pan sulla spiaggia di Marina di Ravenna alla rovente serata a Roma al Forte Prenestino al "Raw and rock 'n' roll Festival" davanti a una folla caldissima fino all'elegante decadenza di Villa Bombrini in quel di Genova al "Lilith Festival".
Tre serate senza risparmio, con interminabili viaggi notturni a base di caffeina per approdare al letto solo all'alba, nella buona vecchia retorica rock 'n' roll.
Ritorniamo sul palco il 14 agosto alla Festa Rossa di Lari (Pisa), prima di una collezione autunno/inverno che precederà uno stop un po' lungo.
E' molto bello condividere il palco con altre band ed apprezzarne le capacità: dai Chronics che hanno spaccato a Ravenna con il loro garage punk intinto di power pop, ai potentissimi act punk rock di Delinquents e Blood 77 e alle trame più complesse tra parti melodiche e "progressive", alternate a brani duri e diretti dei Wendy!? a Roma fino all'ottimo energico cantautorato di Vea e ai suoni fusion/Bjork/quasi jazz/dream pop degli Eugenia Post Meridiem a Genova.
mercoledì, luglio 12, 2023
"Un uomo chiamato Bob Dylan" di Ezio Guaitamacchi - Piacenza 11 luglio 2023
In un'afosissima serata padana è andato in scena, nello stupendo scenario di Palazzo Farnese a Piacenza, lo spettacolo di Ezio Guaitamacchi, coadiuvato da Davide Van De Sfroos, Andrea Mirò e Brunella Boschetti, dedicato a BOB DYLAN.
Un excursus che parte dai primi passi del cantautore e arriva fino alla fine degli anni 70, per poi, dopo un'ora e mezza, riassumere velocemente l'ultimo (pur intenso e molto interessante) periodo.
La rappresentazione è molto interessante, intensa, perfettamente costruita intorno alla narrazione di Guaitamacchi, ricca di aneddoti e curiosità e alle reinterpretazioni raffinate e coinvolgenti dei principali successi (spesso magistralmente riarrangiati, vedi "Like a rolling stone") di Dylan di Davide Van De Sfroos, Andrea Mirò e Brunella Boschetti con l'apporto chitarristico dello stesso Ezio.
I puristi si potrebbero lamentare delle parti cantate in italiano in certi brani e la versione in dialetto lombardo di Van der Sfroos di “A Hard Rain’s Gonna Fall”, che diventa “Un gran brött tempuraal”.
Ma non inficia la qualità di uno spettacolo curatissimo, ricco di immagini video e di quelle canzoni che Dylan non canta più.
Pubblico numeroso, attento e soddisfatto.
Un excursus che parte dai primi passi del cantautore e arriva fino alla fine degli anni 70, per poi, dopo un'ora e mezza, riassumere velocemente l'ultimo (pur intenso e molto interessante) periodo.
La rappresentazione è molto interessante, intensa, perfettamente costruita intorno alla narrazione di Guaitamacchi, ricca di aneddoti e curiosità e alle reinterpretazioni raffinate e coinvolgenti dei principali successi (spesso magistralmente riarrangiati, vedi "Like a rolling stone") di Dylan di Davide Van De Sfroos, Andrea Mirò e Brunella Boschetti con l'apporto chitarristico dello stesso Ezio.
I puristi si potrebbero lamentare delle parti cantate in italiano in certi brani e la versione in dialetto lombardo di Van der Sfroos di “A Hard Rain’s Gonna Fall”, che diventa “Un gran brött tempuraal”.
Ma non inficia la qualità di uno spettacolo curatissimo, ricco di immagini video e di quelle canzoni che Dylan non canta più.
Pubblico numeroso, attento e soddisfatto.
lunedì, luglio 10, 2023
Bellezza, addio di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese
Commovente, intenso, romantico ma anche crudo ricordo di DARIO BELLEZZA, poeta e intellettuale (“Miglior poeta della nuova generazione” lo definì Pasolini, con cui collaborò per alcuni anni).
La storia e la vita del “Rimbaud di Monteverde” passa attraverso filmati d'epoca, ricordi (di Barbara Alberti Antonella Amendola, Ulisse Benedetti, Franco Cordelli, Ninetto Davoli, Giuseppe Garrera, Maurizio Gregorini, Fiammetta Jori, Renzo Paris, Elio Pecora, Paco Reconti, Nichi Vendola), stralci delle sue parole e poesie fino alla tragica fine per Aids.
Vincitore del Premio Viareggio nel 1976 con "Morte segreta", autore del romanzo "Lettere da Sodoma", su tematiche esplicitamente ommosessuali, polemico, strafottente, provocatore ma anche molto ironico e divertente.
Una figura tanto importante quanto dimenticata.
Chiosa Elio Pecora, scrittore, poeta e saggista:
Gli anni Settanta sono stati anni che avevavno ancora il bollore e i residui di tutto l'entusiasmo del dopoguerra.Dopo l'acqua si è andata intiepidendo e sempre più raffreddandosi.
Oggi è tutto un altro mondo. Gli stessi giovani si sentirebbero ridicoli a dire che vivono di passione.
In questa sua poesia "Dopo un anno, feroce giorno in cui un poeta è caduto" lo sguardo lucido di sapeva prevedere le cose...
Pasolini sparito, ucciso come un cane bastardo
in una sgomenta periferia di fango in un giorno di novembre
mai più ritornerai in questa Italia del miracolo
dove la tecnocrazia fra poco trionferà, il conformismo
dei nuovi padroni, laidi nazisti atei o cattolici di un dissenso
solo nominale che perseguita i diversi, distruggendo
ogni anarchia, ogni bellezza ideale.
La storia e la vita del “Rimbaud di Monteverde” passa attraverso filmati d'epoca, ricordi (di Barbara Alberti Antonella Amendola, Ulisse Benedetti, Franco Cordelli, Ninetto Davoli, Giuseppe Garrera, Maurizio Gregorini, Fiammetta Jori, Renzo Paris, Elio Pecora, Paco Reconti, Nichi Vendola), stralci delle sue parole e poesie fino alla tragica fine per Aids.
Vincitore del Premio Viareggio nel 1976 con "Morte segreta", autore del romanzo "Lettere da Sodoma", su tematiche esplicitamente ommosessuali, polemico, strafottente, provocatore ma anche molto ironico e divertente.
Una figura tanto importante quanto dimenticata.
Chiosa Elio Pecora, scrittore, poeta e saggista:
Gli anni Settanta sono stati anni che avevavno ancora il bollore e i residui di tutto l'entusiasmo del dopoguerra.Dopo l'acqua si è andata intiepidendo e sempre più raffreddandosi.
Oggi è tutto un altro mondo. Gli stessi giovani si sentirebbero ridicoli a dire che vivono di passione.
In questa sua poesia "Dopo un anno, feroce giorno in cui un poeta è caduto" lo sguardo lucido di sapeva prevedere le cose...
Pasolini sparito, ucciso come un cane bastardo
in una sgomenta periferia di fango in un giorno di novembre
mai più ritornerai in questa Italia del miracolo
dove la tecnocrazia fra poco trionferà, il conformismo
dei nuovi padroni, laidi nazisti atei o cattolici di un dissenso
solo nominale che perseguita i diversi, distruggendo
ogni anarchia, ogni bellezza ideale.
sabato, luglio 08, 2023
Soul to Soul. Viaggio nella Black Music
MERCOLEDI' 12 luglio a Luzzara (Parma) via Avanzi, ore 21.30.
Un viaggio nella storia della musica SOUL da ray Charles a prince, fino al rap e Beyoncé attraverso le paroile di Antonio Bacciocchi, giornalista e scrittore e l'ascolto di brevi estratti dei brani più importanti in collaborazione con Carlo Maffini, dell'Associazione Vinylistic che alla fine proporrà un inedito set funk&soul.
Un viaggio nella storia della musica SOUL da ray Charles a prince, fino al rap e Beyoncé attraverso le paroile di Antonio Bacciocchi, giornalista e scrittore e l'ascolto di brevi estratti dei brani più importanti in collaborazione con Carlo Maffini, dell'Associazione Vinylistic che alla fine proporrà un inedito set funk&soul.
Not Moving LTD live
Con i NOT MOVING LTD oggi, 8 luglio, siamo in quel di ROMA al Forte Prenestino.
https://www.facebook.com/events/3145339585612457/
La settimana prossima, giovedì, in quel di GENOVA al Lilith Festival a Villa Brombini.
https://www.facebook.com/events/638171801502120
Per seguire le vicende dei Not Moving LTD:
Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=100051397366697
Instagram: https://www.instagram.com/notmovingltd/
Poi si va avanti per il "This could be the last time" TOUR.
venerdì, luglio 07, 2023
1984: il gotha dei writers di New York dipinge i muri di un piccolo paese in provincia di Alessandria
(dall'alto in basso)
Foto allegate:
01: una delle numerose opere del QUA presenti in Quattordio
02: il muro originale dipinto da Phase 2, Delta 2, Ero e Rammellzee
03: i dipinti conservati di Phase 2 e Delta 2 oggi
04: un particolare del museo, con foto dei writers impegnati nella breakdance, in paese
A cura di FABIO PASQUARELLI
È una storia di quelle incredibili, talmente assurde da diventare mitologia.
Quattordio è un bel paese di poco più di 1500 anime in provincia di Alessandria:
lo si raggiunge passando per la Statale 10, dopo essere usciti al casello di Felizzano, sulla Torino-Piacenza.
Nel 1984 il piccolo centro abitato si rese protagonista di una vicenda veramente unica.
Nei mesi di marzo ed aprile di quell’anno si era svolta la mostra “Arte di frontiera” presso la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna ideata dalla ricercatrice Francesca Alinovi (prematuramente scomparsa qualche mese prima).
Alinovi fu la prima ad aver portato in Italia un progetto ed una mostra (successivamente replicata a Milano e Roma) interamente dedicati alla scena del Graffiti Writing e della Street Art americana.
Durante il periodo della mostra il meglio dell’arte d’avanguardia newyorchese si trovava in Italia e in occasione della mostra quattro artisti (Delta 2, Ero, Phase 2 e Rammellzee) furono invitati dalla IVI Spa - Industrie Vernici Italiane (divenuta nel 1986 PPG), quale sponsor dell’evento, in visita allo stabilimento di Quattordio.
Fu così che nel periodo tra giugno e luglio i writers trascorsero molti giorni in azienda e a contatto con la popolazione, integrandosi con le usanze piemontesi certamente differenti da quelle della metropoli americana.
Realizzarono in azienda e in paese molte opere, schizzi e graffiti utilizzando qualsiasi tipo di vernice o resina, applicandoli sui più disparati oggetti:
pannelli metallici, tele, auto (Fiat 500, Ritmo, X1/9), una Vespa, addirittura un pullman, ma la maggior espressione artistica la misero sul muro della piazzetta centrale del paese (oggi Piazzetta Pettazzi), utilizzando bombolette spray.
Negli anni successivi ma soprattutto recentemente grazie ad una maggiore attenzione verso la Street Art, tale opera assumerà una certa importanza poiché è il primo storico graffito realizzato su muro in Italia da writers americani.
Dal 2017 il Comune di Quattordio insieme ai fratelli Alessandro e Marco (Kayone) Mantovani (curatori della galleria d’arte milanese Stradedarts, writers e artisti) crea questa nuova narrazione in cui il paese diventa epicentro del colore e catalizzatore del meglio del writing italiano, che sviluppa e attualizza ciò che accadde in quella mitica estate del 1984:
nasce così il festival QUA (Quattordio Urban Art) che ogni anno porta in paese alcuni dei migliori writers della penisola, per dipingere e decorare nuovi scorci.
Ad oggi, Quattordio è un museo diffuso di street art, che ogni anno colora e anima vie, muri, pareti: tutte le opere sono liberamente visitabili facendo una passeggiata per il centro.
Sullo storico muro di Delta 2 e Phase 2 sono stati fatti interventi conservativi volti a preservare il lavoro di due artisti, ora considerati padri fondatori del movimento.
In paese è stato anche allestito un piccolo museo con alcuni ricordi della visita dei writers newyorkesi: alcuni loro lavori su materiali misti sono esposti nella stanza delle meraviglie, accanto a sensazionali foto della loro permanenza.
Artisti afroamericani immersi ed integrati con una piccola comunità di provincia in un esperimento artistico e sociale senza precedenti: forse il futuro stava proprio lì, nel 1984.
(alcune delle informazioni sono state estrapolate dal sito del Comune di Quattordio, sulla pagina https://www.comune.quattordio.al.it/it/page/qua-quattordio-urban-art il resto delle info)